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“Parole di pace”

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“Words of Peace – Paroles de Paix – Friedensworte

Palabras de Paz – Palavras de Paz – Fridord

Békeszavak – Cuvinte de Pace – Słowa Mira

Мировые слова – Думи на мир – Λόγια ειρήνης

Bake hitzak – Komzoù Peoc’h - Fríðorð – Paroloj de Paĉo”

 

Canzoni contro la guerra

Antiwar Songs

Chansons contre la guerre

Antikriegslieder

Canciones contra la guerra

Canções contra a guerra

Cântece împotrivă războiului

Avτιπoλεμικά τραγούδια

Anti-oorlog lieden

Sonioù a-enep d’ar brezel

Militkontraŭaj kantadoj

Volume 5

2003


 

Canzoni contro la guerra

Antiwar Songs

Chansons contre la guerre

Antikriegslieder

Canciones contra la guerra

Canções contra a guerra

Cântece împotrivă războiului

Avτιπoλεμικά τραγούδια

Anti-oorlog lieden

Sonioù a-enep d’ar brezel

Militkontraŭaj kantadoj


 

452. ANDREA

Fabrizio de André

 

Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare

Andrea s'è perso s'è perso e non sarà tornare

Andrea aveva un amore Riccioli neri

Andrea aveva un dolore Riccioli neri.

 

C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera

C'era scritto e la firma era d'oro era firma di re

 

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.

 

Occhi di bosco contadino del regno profilo francese

Occhi di bosco soldato del regno profilo francese

E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla più rara

E Andrea ha in bocca un dolore la perla più scura.

 

Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo

Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del pozzo

Il secchio gli disse - Signore il pozzo è profondo

più fondo del fondo degli occhi della Notte del Pianto.

 

Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

Lui disse - Mi basta mi basta che sia più profondo di me.

 


 

453. TOM TRAUBERT’S BLUES

Tom Waits

 

Ricordiamo questa allucinata canzone anche nell’interpretazione di Maggie Holland.

 

Wasted and wounded, it ain't what the moon did

I got what I paid for now

see ya tomorrow hey Frank can i borrow

a couple of bucks from you, to go

Waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

        Mathilda with me

 

I'm an innocent victim of a blinded alley

and I'm tired of all these soldiers here

no one speaks English and everything is broken

and my Stacys are soaking wet

to go waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go

        waltzing Mathilda with me

 

now the dogs are barking

and the taxi cabs parking

a lot they can do for me

I begged you to stab me

you tore my shirt open

and I'm down on my knees tonight

Old Bushmills I staggered

you buried the dagger in

your siluette window light to go

Waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

        Mathilda with me

 

now I've lost my St. Christopher

now that I've kissed her and the

one armed bandit know, and the

maverick Chinaman, and the cold blooded signs

and the girls down by the strip tease shows go

waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

        Mathilda with me

 

No, I don't want your sympathy

the fugitives say that the streets aren't for dreaming now

manslaughter dragnets and the ghost that sell memories

they want a piece of the action anyhow go

waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

        Mathilda with me

 

and you can ask any sailor

and the keys from the jailor

and the old men in wheelchairs know

that Mathilda's the defendant, she killed about a hundred

and she follows whatever you may go

waltzing Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go waltzing

        Mathilda with me

 

and it's a battered old suitcase

to a hotel someplace

and a wound that will never heal

no prima donna the perfume is on

an old shirt that’s stained

with blood and whiskey

and goodnight to the streets sweepers

the night watchman flame keepers

and goodnight Mathilda too.

 

*

 

IL BLUES DI TOM TRAUBERT

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Sconvolto e ferito, e non è certo un caso,

di certo ho avuto quel che ho pagato

a domani, ciao Frank, che mi presti

un par di dollari per andare

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

 

Sono vittima innocente di un vicolo cieco

e ne ho abbastanza di tutti ‘sti soldati qui

nessuno parla inglese e tutto quanto è distrutto

e i miei scarponi sono bagnati fradici

per ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

 

e ora i cani abbaiano

e i tassi’ che parcheggiano

posson fare tante cose per me

ti ho pregato di pugnalarmi

mi hai fatto uno strappo alla camicia

e stasera sono giù come una bestia

barcollavo in preda all’Old Bushmills [*]

e tu hai seppellito il pugnale

il tuo profilo alla finestra illuminata per andare

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

 

Ora ho perso il mio San Cristoforo

ora che l’ho baciata e che

il bandito monco sa,

e che il dissidente cinese, i segnali a sangue freddo

e quelle spogliarelliste laggiù vanno

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

 

No, non voglio la tua simpatia

i fuggitivi dicono che le strade non son fatte per i sogni ora

stragi retate di polizia e il fantasma che vende ricordi

tutti vogliono un pezzo d’azione e comunque vanno

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

 

e puoi chiedere a qualunque marinaio

e anche le chiavi al carceriere

e i vecchi in carrozzina sanno

che Mathilda è l’imputata, ne ha ammazzati un centinaio

e ti vien dietro ovunque vada

a ballare Waltzing Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni

a ballare Waltzing Mathilda insieme a me?

 

è come una vecchia valigia ammaccata

da qualche parte in un albergo

e una ferita che non guarirà mai

nessuna primadonna, il profumo

è su una vecchia camicia macchiata

di sangue e whiskey

e buonanotte agli spazzini

al metronotte ai guardafiamma

e buonanotte pure a Mathilda.

 

 

[*] marca di whisky (irlandese)

454. SPIRITS PAST

Gil Scott Heron

 

It's getting to be the time of the year

When people once spoke of love and good cheer

With peace on the earth and good will to all men

And we all believed that there'd come a day

When peace would be more than on its way

'Cause peace has been on its way since I don't know when

 

And the folks who decide what will be

Haven't confided in me

And I don't think that everybody can wait till then

 

It makes me sad that my kids won't see

Christmas the way it used to be

I was so excited though we didn't have a dime

But that seems like such a long time ago

And i am still a child i know

But it seems like we've lost much more than the time

 

And the folks who decide what will be

Haven't confided in me

And i don't think that everybody can wait till then.

 

*

 

SPIRITI DEL PASSATO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Sta arrivando la stagione dell’anno

in cui, una volta, la gente parlava d’amore e d’allegria

con la pace sulla terra e e buona volontà per tutti

e tutti credevamo che sarebbe venuto un giorno

in cui la pace sarebbe stata più che in cammino

perché la pace è in cammino da non so quanto tempo

 

Ma quelli che decidono cosa accadrà

non hanno avuto fiducia in me

e non penso che ognuno possa aspettare fino a allora

 

Sono triste perché i miei figli non vedranno

Natale com’era una volta

ero cosi’ eccitato malgrado non avessimo un quattrino

ma questo sembra oramai tanto lontano

e io sono ancora un bambino, lo so,

ma mi sembra che abbiamo perso molto più che il tempo

 

 

 

 

E quelli che decidono cosa accadrà

non hanno avuto fiducia in me

e non penso che ognuno possa aspettare fino a allora.


 

455. IL SILURAMENTO DELLO “SGARALLINO”

“Mago Chiò”

(1943)

 

Il 12 settembre 1943, quattro giorni prima del rovinoso bombardamento che distrusse la città di Portoferraio, all’Isola d’Elba, assieme a tutte le sue installazioni industriali, un siluro tirato da una fregata inglese distrusse “per errore” (cosi’ affermò il capitano dell’unità militare) il postale “Andrea Sgarallino”, che assicurava ancora il servizio passeggeri tra Piombino e il capoluogo elbano. Si era soli quattro giorni dopo l’armistizio dell’otto settembre, e gli elbani, che crepavano letteralmente di fame, erano andati in massa in continente per cercare di trovare qualcosa da mangiare. Si tratta, insomma, di quello che oggi si definisce uno “spiacevole effetto collaterale”. Dei quasi mille passeggeri ammassati sul piroscafo, ne morirono 830; praticamente ogni famiglia elbana (compresa la mia) ebbe almeno un morto, quel giorno, sulla maledetta nave.

“Mago Chiò” era un popolare cantastorie e rimatore portoferraiese che fino alla sua morte continuò a comporre canzoni (senza strumenti, perché non conosceva la musica), strofe e stornelli popolari. In realtà era una figura talmente nota nell’Elba di quell’epoca, che ogni nuova canzone gli veniva automaticamente attribuita. Non è quindi certo che la seguente canzone sia stata da lui effettivamente scritta. Ringrazio mio cugino Renzo Dini di San Piero che me la ha fatta avere, conservata ancora in un vecchio quaderno di mia zia Sebastiana (" Bastiana la Titta”, morta nel 1995). A San Piero, tra l’altro, il caffé sulla Piazza della Chiesa (la stessa dove ogni anno, a fine agosto, si tiene una “Serata De André”) si chiama ancora proprio “Mago Chiò”.

 

 

Il dodici settembre

partiva da Piombino

ben carico di gente

l’ “Andrea Sgarallino”

 

Il dodici settembre

ben carico di gente

partiva da Piombino

ched’è sul continente

 

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati

Erano quasi mille, non sono più tornati

 

Nel mezzo del canale

che c’era il sole in cielo

qualcun vede qualcosa

movendo l’acqua a pelo

 

Nel mezzo del canale

passate le tonnare

qualcun vede qualcosa,

non si poté sbagliare.

 

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati

Erano quasi mille, non sono più tornati

 

Si sentono le grida

si sentono le urla

si chiama il capitano

e non è certo burla

 

Si sentono le grida

nessuno è più al sicuro:

“Buttarsi tutt’a mare,

Che sta a arrivà un siluro!”

 

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati

Erano quasi mille, non sono più tornati

 

Ma non féciono in tempo,

nessun s’era buttato;

che ci fu l’esplosione

dell’ordigno scoppiato

 

 

Ma non féciono in tempo,

nessun s’era salvato;

per ottocentotrenta

il tempo s’è fermato

 

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati

Erano quasi mille, non sono più tornati

 

Aspetta aspetta al molo

la gente ‘un vé arrivare

la nave di ritorno

e inizia a lagrimare

 

Aspetta aspetta al molo

la gente ode vociare

che l’Andrea Sgarallino

or giace in fondo al mare

 

Erano tutt’a bordo, erano ben stipati

Erano quasi mille, non sono più tornati

 

“Sia maladetto ‘l giorno

che son venuto in terra,

Sia maladetto l’omo

che vòrse (*) questa guerra”

 

“Sia maladetto l’omo,

sia maladetto Iddio,

ché a bordo c’era mamma

e pur l’amore mio”.

 

 

Erano a bordo, e non avran domani

Erano quasi mille, ed eran tutti elbani.

 

(*) volle


 

456. L’ECCIDIO DI ANCONA

Anonimo

(1914)

 

Il fatale sette giugno

proprio il dì dello Statuto,

degli onesti avean voluto

seriamente protestar

 

contro i capi e le feroci

compagnie di disciplina;

ma il prefetto alla mattina

Malatesta fé arrestà.

 

Il comizio fu inibito

ed allora a Villa Rossa

quella gente alquanto scossa

dal rifiuto, si adunò,

 

Tutti quanti gli oratori,

già d'accordo nel parlare

stabiliron di iniziare

una seria agitazion.

 

Nell'uscire i comizianti

dal local tranquilli e buoni,

fur purtroppo testimoni

di una scena di terror.

 

Spinti, oppressi e circondati,

assaliti qual canaglia,

dello stato la sbirraglia

contro il popolo sparò.

 

Fu per l'orrida tragedia,

che nel mondo non v'è uguali,

tre compagni 'a noi più cari

morti caddero nel suol.

 

Maledetta la sbirraglia

che ci ha immersi nel dolore!

Lì per li, colpita al cuore,

tutta Italia protestò.

 

Ma non basta la protesta,

non è nulla il nostro pianto,

per coloro che soffron tanto,

che hanno perso i lor figliol.


 

457. NAPOLEONE

Stornelli popolari toscani

(1814)

 

Guarda, o Napoleone, quel che fai:

la meglio gioventù tutta la vòi

che le ragazze te le friggerai.

 

Napoleone, fa' le cose giuste,

falla la coscrizion delle ragazze,

pigli le belle e lascia star le brutte.

 

Napoleone, te ne pentiraii,

la meglio gioventù tutta la vòi,

della vecchiaia che te ne farai?

 

Quando Napoleone mosse battaglia

fece tremar d'ogn'albero la foglia,

cannonate tirava di mìtraglia.

 

Napoleon, non ti stimar guerriero,

a Mosca lo trovasti l'osso duro,

all'isola dell'Elba prigioniero.

 


 

459. REGAZZINE VI PREGO ASCOLTARE
Canzone popolare romana

(1918)

 

Regazzine vi prego ascoltare

la mia storia con giusta ragion,

io la voglio davver raccontare,

che mi trovo ne li gran dolor.

 

Da quel dì dalla morte crudele

fianco mio l'amor mi rapì,

a pensar ch'ero tanto fedele,

trovo pace né notte e né di'.

 

Mi voleva per Pasqua sposarmi

ma il destino non volle così:

non avendo compiuto i vent 'anni

che sul Piave innocente morì.

 

Mi ricordo dei cari suoi baci

che mi dava stringendo al mio sen;

mi diceva: sei bella, mi piaci,

sulla terra sei nata per me.

 

Regazzine che fate all'amore,

capirete quant'è il mio soffrir:

non c'è al mondo più grande dolore

di vedere l'amante a morir.

 

Son rimasta nel mondo smarrita,

senza aver la mia gioia al sen;

prego Dio che mi tolga la vita

per andare a viver con sé.

 

Così disse con voce tremante,

per tre volte così replicò;

chiuse gli occhi dolenti all'istante

poi in cielo con lui se ne andò.


 

459. SON MARITATA GIOVANE

Anonimo

(1896)

 

Son maritata giovane,

son maritata giovane,

son maritata giovane,

 

l'età di quindici anni,

l'età di quindici anni,

l'età di quindici anni.

 

Mio marito è morto,

è morto militar.

E son rimasta vedova

con due figli al cuor.

 

Uno lo tengo in braccio

e l'altro per la man.

Uno si chiama Pietro

e l'altro Franceschin.

 

Tutte le ore che passano

mi sento di morir,

E de'o andare in 'Merica,

'Merica a lavorar.

 

'Merica, 'Merica, 'Merìca,

'Merica a lavorar.


 

460. LA BADOGLIEIDE

Nuto Revelli

[ Musica di L. Bianco ]

(1945)

 

O Badoglio, o Pietro Badoglio

ingrassato dal Fascio Littorio,

col tuo degno compare Vittorio

ci hai già rotto abbastanza i coglion.

 

T’ l’as mai dit parei,

t’ l’as mail dit parei,

t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,

t’ l’as mai dit parei,

t’ l’as mai dilu: sì sì

t’ l’as falu: no no

tutto questo salvarti non può.

 

Ti ricordi quand’eri fascista

e facevi il saluto romano

ed al Duce stringevi la mano?

sei davvero un gran porcaccion.

 

Ti ricordi l’impresa d’Etiopia

e il ducato di Addis Abeba?

meritavi di prendere l’ameba

ed invece facevi i milion.

 

Ti ricordi la guerra di Francia

che l’Italia copriva d’infamia?

ma tu intanto prendevi la mancia

e col Duce facevi ispezion.

 

Ti ricordi la guerra di Grecia

e i soldati mandati al macello,

e tu allora per farti più bello

rassegnavi le tue dimission?

 

A Grazzano giocavi alle bocce

mentre in Russia crepavan gli alpini,

ma che importa ci sono i quattrini

e si aspetta la grande occasion.

 

L’occasione infine è arrivata,

è arrivata alla fine di luglio

ed allor,  per domare il subbuglio,

ti mettevi a fare il dittator.

 

 


 

Gli squadristi li hai richiamati,

gli antifascisti li hai messi in galera,

la camicia non era più nera

ma il fascismo restava il padron.

 

Era tuo quell’Adami Rossi

che a Torino sparava ai borghesi;

se durava ancora due mesi

tutti quanti facevi ammazzar.

 

Mentre tu sull’amor di Petacci

t’affannavi a dar fiato alle trombe,

sull’Italia calavan le bombe

e Vittorio calava i calzon.

 

I calzoni li hai calati

anche tu nello stesso momento,

ti credevi di fare un portento

ed invece facevi pietà.

 

Ti ricordi la fuga ingloriosa

con il re, verso terre sicure?

Siete proprio due sporche figure

meritate la fucilazion.

 

Noi crepiamo sui monti d’Italia

mentre voi ve ne state tranquilli,

ma non crederci tanto imbecilli

di lasciarci di nuovo fregar.

 

No, per quante moine facciate

state certi, più non vi vogliamo,

dillo pure a quel gran ciarlatano

che sul trono vorrebbe restar.

 

Se Benito ci ha rotto le tasche

tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;

pei fascisti e pei vecchi cialtroni

in Italia più posto non c’è.

 

T’ l’as mai dit parei,

t’ l’as mail dit parei,

t’ l’as mai dit, t’ l’as mai fait,

t’ l’as mai dit parei,

t’ l’as mai dilu: sì sì

t’ l’as falu: no no

tutto questo salvarti non può.


 

461. NON TI RICORDI IL 31 DICEMBRE

Canto partigiano piemontese

(1943)

 

Non ti ricordi il 31 dicembre,

quella colonna di camion per Boves

che trasportavano migliaia di tedeschi,

contro sol cento di noi partigian.

Che trasportavano migliaia di tedeschi,

contro sol cento di noi partigian.

 

E da San Giacomo e poi la Riboira

Castellare, Madonna dei Boschi

la s'infuriava la grande battaglia

contro i tedeschi, fascisti traditor.

La s'infuriava la grande battaglia 

contro i tedeschi, fascisti traditor.

 

Dopo tre giorni di lotta accanita

tra vasti incendi e vittime borghesi

non son riusciti con la loro barbaria

noi partigiani poterci scacciar.

Non son riusciti con la loro barbaria

noi partigiani poterci scacciar.

 

Povere mamme che han perso i lor figli

povere spose che han perso i mariti

povera Boves ch'è tutta distrutta

sotto quei colpi del vile invasor.

Povera Boves ch'è tutta distrutta

sotto quei colpi del vile invasor.


 

462. SE IL CIELO BIANCO FOSSE DI CARTA

Ivan della Mea

(1965)

 

Se il cielo fosse bianco di carta

e tutti i mari neri d’inchiostro

non saprei dire a voi, miei cari,

quanta tristezza ho in fondo al cuore,

qual e il pianto, qual è il dolore

intorno a me.

 

Si sveglia l’alba nel livore

dì noi sparsi per la foresta,

a tagliar legna seminudi,

coi piedi torti e sanguinanti;

ci hanno preso scarpe e mantelli,

dormiamo in terra.

 

Quasi ogni notte, come un rito,

ci danno la sveglia a bastonate;

Franz ride e lanci una carota

e noi, come larve affamare,

ci si contende unghie e denti

l’ultima foglia.

 

Due ragazzi sono fuggiti:

ci hanno raccolti in un quadrato,

uno su cinque han fucilato,

ma anche se io non ero un quinto

non ha domani questo campo...

ed io non vivo..,

Questo è l’addio

a tutti voi, genitori cari,

fratelli e amici,

vi saluto e piango.

 

Chaìm.


 

463. PARA TODOS TODO

(No morirá la flor de la palabra)

por el subcomandante Marcos

 

No morirá la flor de la palabra. Podrá morir el rostro oculto de quien la

nombra hoy, pero la palabra que vino desde el fondo de la historia y de la

tierra ya no podrá ser arrancada por la soberbia del poder.

Nosotros nacimos de la noche. En ella vivimos. Moriremos en ella. Pero la

luz será mañana para los demás, para todos aquellos que hoy lloran la

noche.

Para quienes se niega el día. Para quienes es regalo la muerte. Para

quienes está prohibida la vida.

Para todos la luz. Para todos todo.

Para nosotros la alegre rebeldía. Para nosotros nada.

Nuestra lucha es por la vida y el mal gobierno oferta muerte como futuro.

Nuestra lucha es por la justicia y el mal gobierno se llena de criminales

y asesinos.

Nuestra lucha es por la historia y el mal gobierno propone olvido.

Nuestra lucha es por la paz y el mal gobierno anuncia muerte y destrucción.

Para todos la luz. Para todos todo.

Para nosotros la alegre rebeldía. Para nosotros nada.

Aquí estamos. Somos la dignidad rebelde. El corazón olvidado de la patria.

 

*

 

PER TUTTI, TUTTO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Non morirà il fiore della parola. Potrà morire il viso nascosto di chi oggi la dice, ma la parola che è venuta dal profondo della storia e della terra non potrà essere strappata via dal potere e dalla sua superbia.  Della notte noi siamo nati. In essa viviamo, in essa moriremo. Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro che, oggi, piangono la notte.

Per coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per coloro cui la vita è proibita.

Per tutti la luce. Per tutti tutto.

Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.

La nostra lotta è per la vita, ed il malgoverno offre morte come futuro.

La nostra lotta è per la giustizia, e il malgoverno si riempie di criminali ed assassini.

La nostra lotta è per la storia, e il malgoverno propone dimenticanza.

La nostra lotta è per la pace, e il malgoverno annuncia morte e distruzione.

Per tutti la luce. Per tutti, tutto.

Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.

Qui stiamo. Siamo la dignità ribelle. Il cuore dimenticato della patria.

 

*

 

 

 

 

 

FOR ALL THE PEOPLE, EVERYTHING

Versione inglese di Riccardo Venturi

 

The flower of the word will not die. Maybe, the hidden face of all those, who say it now, will die, but the word coming from the depths of history and of the earth cannot be uprooted by the arrogance of power. From the night we came. In the night we live, in the night we shall die. But, tomorrow, the ligh will shine for the others, for all those who are crying in the night, today.

For all those who are denied the daylight. For all those who see death as a welcome gift. For all those who are forbidden to live.

For all the people, the light. For all the people, everything.

For us, the gay rebellion. For us, nothing.

Our struggle is for life, and a bad government gives us death for the future.

Our struggle is for justice, and a bad government is filled with criminals and assassins.

Our struggle is for memory, and a bad government offers oblivion.

Our struggle is for peace, and a bad government announces death and destruction.

For all the people, the light.  For all the people, everything.

For us, the gay rebellion. For us, nothing.

Here we are. We bear the dignity of rebellion. We are the the forgotten heart of our fatherland.

 

*

 

TOUT POUR TOUT LE MONDE
Versione francese di Riccardo Venturi

 

La fleur de la parole ne mourra pas. Ce qui peut mourir, c’est seulement la face cachée de ceux qui la disent aujourd’hui, mais la parole venue du profond de l’histoire et de la terre ne pourra pas être arrachée par le pouvoir et par son arrogance. Nous sommes nés de la nuit. Dans la nuit nous vivons, dans la nuit nous mourrons. Mais, demain, la lumière brillera pour tous ceux qui, aujourd’hui, pleurent la nuit.

Pour tous ceux à qui le jour est nié. Pour tous ceux qui voient la mort comme un beau cadeau. Pour tous ceux à qui la vie est interdite.

La lumière pour tout le monde. Tout pour tout le monde.

Pour nous, la joyeuse rébellion. Pour nous, rien.

Notre combat est pour la vie, et un gouvernement méchant nous offre la mort pour l’avenir.

Notre combat est pour la justice, et un gouvernement méchant se remplit de criminels et d’assassins.

Notre combat est pour l’histoire, et un gouvernement méchant nous propose l’oubli.

Notre combat est pour la paix, et un gouvernement méchant annonce la mort et la ruine.

La lumière pour tout le monde. Tout pour tout le monde.

Pour nous, la gaie rébellion. Pour nous, rien.

Nous sommes là. Nous sommes la dignité de la rébellion. Le cœur oublié de la patrie.

 

 

*


 

ALLES FÜR ALLE

Versione tedesca di Riccardo Venturi

 

Die Blume des Wortes wird nicht sterben.

Non morirà il fiore della parola. Potrà morire il viso nascosto di chi oggi la dice, ma la parola che è venuta dal profondo della storia e della terra non potrà essere strappata via dal potere e dalla sua superbia.  Della notte noi siamo nati. In essa viviamo, in essa moriremo. Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro che, oggi, piangono la notte.

Per coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per coloro cui la vita è proibita.

Per tutti la luce. Per tutti tutto.

Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.

La nostra lotta è per la vita, ed il malgoverno offre morte come futuro.

La nostra lotta è per la giustizia, e il malgoverno si riempie di criminali ed assassini.

La nostra lotta è per la storia, e il malgoverno propone dimenticanza.

La nostra lotta è per la pace, e il malgoverno annuncia morte e distruzione.

Per tutti la luce. Per tutti, tutto.

Per noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.

Qui stiamo. Siamo la dignità ribelle. Il cuore dimenticato della patria.

 

*

 

ALLES VOOR ALLEMAAL

Versione olandese di Eliza Wouters-Dijksmuide

 

De bloem van het woord zal niet sterven. Wat kan sterven is het verborgen gezicht van wie vandaag het zegt, maar het woord, dat uit het diepst van de geschiedenis en van de aarde is gekomen, kan niet meer ontworteld worden door de verwaandheid van de macht. Uit de nacht komen we. In de nacht leven we, in de nacht zullen we sterven.

Maar morgen, voor de anderen zal er licht zijn, voor allen die vandaag in de nacht huilen.

Voor allen die van de daglicht worden beroofd. Voor allen, die de dood voor een geschenk houden. Voor allen, aan die het leven is verboden.

Licht voor allemaal. Alles voor allemaal.

Voor ons, een vrolijke opstand. Voor ons, niets.

Ons gevecht is voor het leven, en een boze regering geeft dood als toekomst.

Ons gevecht is voor het recht, en een boze regering vult zich met misdadigers en moordenaars.

Ons gevecht is voor het herinneren, en een boze regering biedt ons het vergeten aan.

Ons gevecht is voor de vrede, en een boze regering kondigt dood en verwoesting aan.

Licht voor allemaal. Alles voor allemaal.

Voor ons, een vrolijke opstand. Voor ons, niets.

Hier zijn we. Wij zijn de menselijke waardigheid, die staat op. Het vergeten hart van het vaderland.

 

 

*


 

KEMENT TRA EVIT AN HOLL

Versione bretone di Gwenaëlle Rempart

 

Ne varvo ket bleuñv ar gomz.  Gallout a ray mervel bizaj kuzh ar re hiziv o lavar anezhi, met ne c’hall ket ken ur galloud rok diframmañ ar gomz deut eus donder an istor hag an douar.

Ganet e oamp bet eus an noz. Enni e bezomp, enni e varvimp. Met warc’hoazh e vo gouloù evit ar re all, evit ar re holl a ouel hiziv en noz.

Evit ar re a ziouer gouloù an heol. Evit ar re a dremen ar marv evel ur prof. Evit ar re a zo difennet ouzh bevañ.

Ar gouloù evit an holl. Kement tra evit an holl.

Evidomp, ar reveulzi laouen. Evidomp, netra.

Hon emgann a zo evit ar vuhez, hag ur gouarnamant drouk a ginnig deomp marv e-giz dazont.

Hon emgann a zo evit ar reizh, hag ur gouarnamant drouk a garg gant torfedouroù ha muntrerien.

Hon emgann a zo evit an istor, hag ur gouarnamant drouk a ginnig ankounac’h.

Hon emgann a zo evit ar peoc’h, hag ur gouarnamant drouk a gemenn marv ha dismantr.

Ar gouloù evit an holl. Kement tra evit an holl.

Evidomp, ar reveulzi laouen. Evidomp, netra.

Amañ omp. An dellezekelezh dispac’hel omp. Kalon disoñjet ar vammvro.


 

464. SINÀN CAPUDÀN PASCIA’

Fabrizio de André

 

Da Creuza de mä, ovviamente…

 

Teste fascië 'nscià galéa

ë sciabbre se zeugan a lûn-a

a mæ a l'è restà duv'a a l'éa

pe nu remenalu ä furtûn-a

intu mezu du mä

gh'è 'n pesciu tundu

che quandu u vedde ë brûtte

u va 'nsciù fundu

intu mezu du mä

gh'è 'n pesciu palla

che quandu u vedde ë belle

u vegne a galla (2)

E au postu d'i anni ch'ean dedexenueve

se sun piggiaë ë gambe e a mæ brasse neuve

d'allua a cansún l'à cantà u tambûu

e u lou s'è gangiou in travaggiu dûu

vuga t'è da vugâ prexuné

e spuncia spuncia u remu fin au pë

vuga t'è da vugâ turtaiéu (3)

e tia tia u remmu fin a u cheu

e questa a l'è a ma stöia

e t'ä veuggiu cuntâ

'n po' primma ch'à vegiàià

a me peste 'ntu murtä

e questa a l'è a memöia

a memöia du Cigä

ma 'nsci libbri de stöia

Sinán Capudán Pasciá

E suttu u timun du gran cäru

c'u muru 'nte 'n broddu de fàru

'na neutte ch'u freidu u te morde

u te giàscia u te spûa e u te remorde

e u Bey assettòu u pensa ä Mecca

e u vedde ë Urì 'nsce 'na secca

ghe giu u timùn a lebecciu

sarvàndughe a vitta e u sciabeccu

amü me bell'amü

a sfurtûn-a a l'è 'n grifun

ch'u gia 'ngiu ä testa du belinun

amü me bell'amü

a sfurtûn-a a l'è 'n belin

ch'ù xeua 'ngiu au cû ciû vixín

e questa a l'è a ma stöia

e t'ä veuggiu cuntâ

'n po' primma ch'à a vegiàià

a me peste 'ntu murtä

e questa a l'è a memöia

a memöia du Cigä

ma 'nsci libbri de stöia

Sinán Capudán Pasciá.

E digghe a chi me ciamma rénegôu

che a tûtte ë ricchesse a l'argentu e l'öu

Sinán gh'a lasciòu de luxî au sü

giastemmandu Mumä au postu du Segnü

intu mezu du mä

gh'è 'n pesciu tundu

che quandu u vedde ë brûtte

u va 'nsciù fundu

intu mezu du mä

gh'è 'n pesciu palla

che quandu u vedde ë belle

u vegne a galla

 

 

1) Nella seconda metà del XV secolo in uno scontro alle

isole Gerbe tra le flotte della repubblica di Genova e quella turca

insieme ad  altri prigionieri venne catturato dai Mori un marinaio di nome Cicala

che  divenne in seguito Gran Visir e Serraschiere del Sultano assumendo il

nome di  Sinán Capudán Pasciá.

2) Ritornello popolare di alcune località rivierasche tirreniche.

3) Turtaieu: letteralmente "imbuto".

Termine indicante un individuo che mangia smodatamente.

 

*

 

SINÀN CAPUDÀN PASCIA’

Versione italiana ripresa dall’album

 

Teste fasciate sulla galea

le sciabole si giocano la luna

la mia è rimasta dov'era

per non stuzzicare la fortuna

in mezzo al mare c'è un pesce tondo

che quando vede le brutte va sul fondo

in mezzo al mare c'è un pesce palla

che quando vede le belle viene a galla

E al posto degli anni che erano diciannove

si sono presi le gambe e le mie braccia

da allora la canzone l'ha cantata il tamburo

e il lavoro è diventato fatica

voga devi vogare prigioniero

e spingi spingi il remo fino al piede

voga devi vogare imbuto

e tira tira il remo fino al cuore

e questa è la mia storia

e te la voglio raccontare

un po' prima che la vecchiaia

mi pesti nel mortaio

e questa è la memoria

la memoria del Cicala

ma sui libri di storia

Sinán Capudán Pasciá

e sotto il timone del gran carro

con la faccia in un brodo di farro

una notte che il freddo ti morde

ti mastica ti sputa e ti rimorde

e il Bey seduto pensa alla Mecca

e vede le Uri su una secca

gli giro il timone a libeccio

salvandogli la vita e lo sciabecco

amore mio bell'amore

la sfortuna è un avvoltoio

che gira intorno alla testa dell'imbecille

amore mio bell'amore

la sfortuna è un cazzo

che vola intorno al sedere più vicino

e questa è la mia storia

e te la voglio raccontare

un po' prima che la vecchiaia

mi pesti nel mortaio

e questa è la memoria

la memoria di Cicala

ma sui libri di storia

Sinán Capudán Pasciá

E digli a chi mi chiama rinnegato

che a tutte le ricchezze all'argento e all'oro

Sinán ha concesso di luccicare al sole

bestemmiando Maometto al posto del Signore

in mezzo al mare c'e' un pesce tondo

che quando vede le brutte va sul fondo

in mezzo al mare c'è un pesce palla

che quando vede le belle viene a galla.


 

465. THEY DANCE ALONE

Sting

 

Una celebre canzone dedicata ai desaparecidos cileni e argentini, soprattutto, alle loro coraggiose donne –madri, mogli, compagne, figlie- che non hanno mai cessato di reclamare notizie sulla loro sorte, anche a costo della loro vita e della loro libertà (si pensi solo alle madres de plaza de Mayo argentine). La canzone è sul ritmo di una cueca, una danza popolare cilena.

 

Why are these women here dancing on their own?

 Why is there this sadness in their eyes?

 Why are the soldiers here

 Their faces fixed like stone?

 I can't see what it is that they despise

 They're dancing with the missing

 They're dancing with the dead

 They dance with the invisible ones

 Their anguish is unsaid

 They're dancing with their fathers

 They're dancing with their sons

 They're dancing with their husbands

 They dance alone, they dance alone

 

 It's the only form of protest they're allowed

 I've seen their silent faces they scream so loud

 If they were to speak these words they'd go missing too

 Another woman on the torture table what else can they do

 They're dancing with the missing

 They're dancing with the dead

 They dance with the invisible ones

 Their anguish is unsaid

 They're dancing with their fathers

 They're dancing with their sons

 They're dancing with their husbands

 They dance alone, they dance alone

 

 One day we'll dance on their graves

 One day we'll sing our freedom

 One day we'll laugh in our joy

 And we'll dance

 One day we'll dance on their graves

 One day we'll sing our freedom

 One day we'll laugh in our joy

 And we'll dance

 

 Ellas danzan con los desaparecidos

 Ellas danzan con los muertos

 Ellas danzan con amores invisibles

 Ellas danzan con silenciosa angustia

 Danzan con sus padres

 Danzan con sus hijos

 Danzan con sus esposos

 Ellas danzan solas

 Danzan solas

 

 Hey Mr. Pinochet

 You've sown a bitter crop

 It's foreign money that supports you

 One day the money's going to stop

 No wages for your torturers

 No budget for your guns

 Can you think of your own mother

 Dancin' with her invisible son

 They're dancing with the missing

 They're dancing with the dead

 They dance with the invisible ones

 Their anguish is unsaid

 They're dancing with their fathers

 They're dancing with their sons

 They're dancing with their husbands

 They dance alone, they dance alone.

 

*

 

BALLANO DA SOLE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Perché queste donne stanno ballando da sole?

Perché hanno questa tristezza negli occhi?

Chi sono questi soldati

con la faccia immobile come pietra?

Non posso vedere quel che disprezzano,

stanno ballando con gli scomparsi

stanno ballando coi morti

ballano con gli invisibili

e il loro tormento è indicibile

Stanno ballando coi loro padri

stanno ballando coi loro figli

stanno ballando coi loro mariti

e ballano da sole, ballano da sole

 

E’ la sola forma di protesta loro permessa

ho visto i loro volti silenziosi gridare a voce altissima

se potessero dire queste parole, scomparirebbero anch’esse

un’altra donna sul banco di tortura, cos’altro possono fare?

Stanno ballando con gli scomparsi

stanno ballando coi morti

ballano con gli invisibili

e il loro tormento è indicibile

Stanno ballando coi loro padri

stanno ballando coi loro figli

stanno ballando coi loro mariti

e ballano da sole, ballano da sole

 

Un giorno balleremo sulle loro tombe

un giorno canteremo la nostra libertà

un giorno rideremo di gioia

e balleremo

un giorno balleremo sulle loro tombe

un giorno canteremo la nostra libertà

un giorno rideremo di gioia

e balleremo

 

 Ellas danzan con los desaparecidos

 Ellas danzan con los muertos

 Ellas danzan con amores invisibles

 Ellas danzan con silenciosa angustia

 Danzan con sus padres

 Danzan con sus hijos

 Danzan con sus esposos

 Ellas danzan solas

 Danzan solas

 

Olà señor Pinochet

hai seminato un seme amaro

è il denaro straniero che sostiene

ma un giorno i soldi finiranno

niente più paghe per i tuoi aguzzini

niente più somme stanziate per le tue armi

e pensa a tua madre

che balla col suo figlio invisibile

Stanno ballando con gli scomparsi

stanno ballando coi morti

ballano con gli invisibili

e il loro tormento è indicibile

Stanno ballando coi loro padri

stanno ballando coi loro figli

stanno ballando coi loro mariti

e ballano da sole, ballano da sole.


 

466. SHED A LITTLE LIGHT
James Taylor

 

Let us turn our thoughts today

To Martin Luther King

And recognize that there are ties between us

All men and women

Living on the Earth

Ties of hope and love

Sister and brotherhood

That we are bound together

In our desire to see the world become

A place in which our children

Can grow free and strong

We are bound together

By the task that stands before us

And the road that lies ahead

We are bound and we are bound

 

There is a feeling like the clenching of a fist

There is a hunger in the center of the chest

There is a passage through the darkness and the mist

And though the body sleeps the heart will never rest

 

(Chorus)

Shed a little light, oh Lord

So that we can see

Just a little light, oh Lord

Wanna stand it on up

Stand it on up, oh Lord

Wanna walk it on down

Shed a little light, oh Lord

 

Can't get no light from the dollar bill

Don't give me no light from a TV screen

When I open my eyes

I wanna drink my fill

From the well on the hill

 

(Do you know what I mean?)

- Chorus -

 

There is a feeling like the clenching of a fist

There is a hunger in the center of the chest

There is a passage through the darkness and the mist

And though the body sleeps the heart will never rest

 

Oh, Let us turn our thoughts today

To Martin Luther King

And recognize that there are ties between us

All men and women

Living on the Earth

Ties of hope and love

Sister and brotherhood

 

*

 

SPANDI UN PO’ DI LUCE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Rivolgiamo i nostri pensieri oggi

a Martin Luther King

e riconosciamo che ci sono dei legami tra di noi

fra tutti gli uomini e le donne

che vivono sulla Terra

Legami di speranza e d’amore

di fratellanza e sorellanza,

che siamo legati assieme

nel desiderio che il mondo divenga

un luogo dove i nostri figli

possano crescere liberi e forti.

Siamo legati assieme

dal compito che abbiamo davanti

e dalla strada che abbiamo dinanzi a noi;

siamo legati, si’, siamo legati.

 

C’è una sensazione come serrare un pugno

c’è una fame in mezzo al petto

c’è un passaggio tra le tenebre e la nebbia

e anche se il corpo dorme, il cuore non riposa mai

 

(Coro)

Spandi un po’ di luce, Signore,

per farci vedere

Oh, solo un po’ di luce, Signore,

voglio stare in piedi e alzarmi,

oh, stare in piedi e alzarmi, Signore

voglio camminare su e giù

spandi un po’ di luce, Signore

 

I dollari non mi danno alcuna luce,

non mi dare luce da un televisore

quando apro gli occhi

voglio bere a sazietà

dal pozzo sulla collina

 

(Sapete quel che voglio dire?)

 

(Coro)

 

C’è una sensazione come serrare un pugno

c’è una fame in mezzo al petto

c’è un passaggio tra le tenebre e la nebbia

e anche se il corpo dorme, il cuore non riposa mai

 

Rivolgiamo i nostri pensieri oggi

a Martin Luther King

e riconosciamo che ci sono dei legami tra di noi

fra tutti gli uomini e le donne

che vivono sulla Terra

Legami di speranza e d’amore

di fratellanza e sorellanza.

 


 

467. SUL CONFINE

Cristiano de André

 

Passerà questo tempo indeciso

Passerai anche tu

Motori già piu' veloci

Passeranno i tuoi occhi blu

Passeranno le stelle, le notti più scure, le paure

Passeremo anche noi

Passerà questo tempo infelice

Questo battere il piede per terra, la terra col piede

 

Passeranno canzoni sfinite

Che hanno già camminato nel vento

Non si reggono in piedi

Consumate dal tempo

Passeranno le piogge d'inverno

Dietro ai vetri appannati

E un passare di stelle cadenti

E desideri infiniti

Passeremo anche noi, passeremo anche noi

Si alla fine anche noi, passeremo anche noi

 

Passerà questa strana fortuna, questa mediocrità

Le invenzioni per pochi denari, questa normalità

Passerà l'occasione  portata dal vento

E in un momento passerai anche tu

 

Passeranno i ricordi del cuore

E le strette di mano

Chi si lega ai ricordi si sa

Non può andare lontano

La squallida stanza di un uomo

Che vive da solo

Passeranno poi tutte le cose

Nel bene e nel male

Nel bene e nel male

 

Passeranno poi tutte le cose

Nel bene e nel male

Passerà questo tempo indeciso

Passerai anche tu

Passerà un leggero sorriso

Che mi sembrerai tu

Passeranno le emozioni, giornate

E infinite stagioni, passeremo anche noi

Passeremo anche noi

 

 

 

Passereranno canzoni ascoltate

Per un lungo momento

Che ci vivono accanto

A dispetto del tempo

Passeranno le pioggie d'inverno

Dietro ai vetri appannati

E un passare di stelle cadenti

E desideri infiniti

 

Passeranno i ricordi del cuore

E le strette di mano

Chi si lega ai ricordi si sa

Non può andare lontano

Gli amori cosi' all'improvviso

E di buona fortuna

Passeranno poi tutte le cose

Nel bene e nel male

Nel bene e nel male


 

468. AIDA

Rino Gaetano

 

Maledetto incidente stradale che ce lo ha portato via. Grazie, Rino.

 

Lei sfogliava i suoi ricordi le sue istantanee i suoi tabu'

le sue madonne i suoi rosari e mille mari e alalà

i suoi vestiti di lino e seta le calze a rete Marlene e Charlot

e dopo giugno il gran conflitto e poi l'Egitto  e un'altra età

marce e svastiche e federali sotto i fanali l'oscurità

e poi il ritorno in un paese diviso più nero nel viso più rosso d'amore

Aida come sei bella

Aida le sue battaglie i compromessi la povertà

i salari bassi la fame bussa il terrore russo Cristo e Stalin

Aida la costituente la democrazia e chi ce l'ha

e poi trent'anni di safari tra antilopi e giaguari sciacalli e lapin

Aida come sei bella


 

469. DIE GEDANKEN SIND FREI

Trad.

 

La conosco cantata in inglese da Pete Seeger, è una vecchia canzone libertaria dell'area alpina di lingua tedesca (Baviera, Austria, Svizzera tedesca, Südtirol - l'avrà fischiettata anche Andreas Hofer contro Napoleone, boh?), avrà trecent'anni, poi s'è diffusa in tutto il mondo di lingua tedesca come emblema dell'anticonformismo e di libertà; i tiranni che la intendevano, non per caso, la bandivano, magari qualcuno è morto per lei, per quello che lei rappresenta. Per Pete Seeger rappresentò la voce di quei molti giusti che si opposero e si oppongono al Vietnam come a tutte le guerre... [Alex Agus dal ng it.fan.musica.de-andre]

 

In realtà il testo risale a circa il 1780 e fu per la prima volta diffuso su dei fogli volanti.

 

Die Gedanken sind frei, wer kann sie erraten.

sie fliehen vorbei wie nächtliche Schatten.

Kein Mensch kann sie wissen, kein Jäger sie schießen,

es bleibet dabei: die Gedanken sind frei!

 

Ich denke was ich will, und was mich beglücket,

doch alles in der Still, und wie es sich schicket.

Mein Wunsch und begehren kann niemand verwehren,

es bleibet dabei: die Gedanken sind frei!

 

Und sperrt man mich ein im finsteren Kerker,

daß alles sind rein vergebliche Werke.

Denn meine Gedanken zerreissen die Schranken

und Mauern entzwei; Die Gedanken sind frei!

 

Drum will ich auf immer den Sorgen entsagen,

und will mich nimmer mit Grillen mehr plagen.

Man kann ja im Herzen stets lachen und scherzen und

denken dabei: die Gedanken sind frei!

 

Ich liebe den Wein, mein Mädchen vor allem,

sie tut mir allein am besten gefallen.

Ich bin nicht alleine bei meinem Glas Weine:

mein Mädchen dabei, die Gedanken sind frei!

 

*

 

MY THOUGHTS ARE FREE

Pete Seeger

Versione inglese di Arthur Kevess

 

Die gedanken sind frei

My thoughts freely flower

Die gedanken sind frei

My thoughts give me power

No scholar can map them

No hunter can trap them

No man can deny

Die gedanken sind frei

 

I think as I please

And this gives me pleasure

My conscience decrees

This right I must treasure

My thoughts will not cater

To duke or dictator

No man can deny

Die gedanken sind frei

 

Tyrants can take me

And throw me in prison

My thoughts will burst forth

Like blossoms in season

Foundations may crumble

And structures may tumble

But free men shall cry

Die gedanken sind frei

 

*

 

I PENSIERI SONO LIBERI

Versione italiana (dalla versione inglese) di Alex Agus

 

I pensieri sono liberi,

i miei pensieri sbocciano liberi,

I pensieri sono liberi,

i miei pensieri mi danno forza,

nessun sapiente può tracciarne la linea,

nessun cacciatore li può catturare,

nessuno lo può negare,

i pensieri sono liberi!

 

Penso quel che mi va di pensare,

e questo mi piace,

è la mia coscienza che decreta

questo diritto di cui debbo far tesoro,

i miei pensieri non serviranno

duci o dittatori,

nessuno lo può negare,

i pensieri sono liberi!

 

I tiranni possono catturarmi

e gettarmi in galera,

i miei pensieri sbocceranno

come fiori in estate,

le fondamenta possono sbriciolarsi,

e le costruzioni crollare,

ma gli uomini liberi continueranno a gridare:

i pensieri sono liberi!


 

470. WHAT’S GOING ON

Marvin Gaye

[Marvin Gaye – Al Cleveland – Renaldo Benson]

 

Mother, mother

There's too many of you crying

Brother, brother, brother

There's far too many of you dying

You know we've got to find a way

To bring some lovin' here today - Ya

 

Father, father

We don't need to escalate

You see, war is not the answer

For only love can conquer hate

You know we've got to find a way

To bring some lovin' here today

 

Picket lines and picket signs

Don't punish me with brutality

Talk to me, so you can see

Oh, what's going on

What's going on

Ya, what's going on

Ah, what's going on

 

In the mean time

Right on, baby

Right on

Right on

 

Father, father, everybody thinks we're wrong

Oh, but who are they to judge us

Simply because our hair is long

Oh, you know we've got to find a way

To bring some understanding here today

Oh

 

Picket lines and picket signs

Don't punish me with brutality

Talk to me

So you can see

What's going on

Ya, what's going on

Tell me what's going on

I'll tell you what's going on - Uh

Right on baby

Right on baby

 

 

CHE COSA ACCADE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Madre, madre

ci son troppi di voi che piangono

fratello, fratello, fratello

ci son troppi, troppi di voi che muoiono

sapete che dobbiamo trovare un modo

per portare un po’ d’amore qui, si’

 

Padre, padre

non abbiamo bisogno di escalation

vedi, la guerra non è una risposta

perché solo l’amore può vincere l’odio

sai che dobbiamo trovare un modo

per portare un po’ d’amore qui, si’

 

Picchettaggi e cartelli

non reprimetemi con brutalità

parlatemi, invece, cosi’ vedrete

oh, che cosa accade

che cosa accade,

si’, che cosa accade

ah, che cosa accade

 

Nel frattempo

forza, avanti, ragazzo

forza

avanti

 

Padre, padre, tutti pensano che abbiamo torto

oh, ma chi sono per giudicarci

solo perché abbiamo i capelli lunghi

oh, lo sai che dobbiamo trovare un modo

per portare un po’ di comprensione qui, oggi

oh

 

Picchettaggi e cartelli

non reprimetemi con brutalità

parlatemi, invece, cosi’ vedrete

oh, che cosa accade

che cosa accade,

si’, che cosa accade

ah, che cosa accade

 


 

471. BILLY DON’T BE A HERO

Paper Lace

 

The marching band came down along main street

the soldiers blue step in behind

I looked across and there I saw Billy

waiting to go and goin’ the line

and with her head upon his shoulder

his young and lovely fiancée

from where I stood I saw she was crying

and through a tear I heard her say:

 

"Billy don't be a hero,

don't be a fool with your life

Billy don't be a hero,

come back and make me your wife"

and as Billy started to go

she said "keep your pretty head low

Billy don't be a hero come back to me"

 

The soldiers blue were traped on a hill side

the battle raging all around

The seargent cried "we've got to hang on boys

we've got to hold this piece of land

I need a volunteer to ride up

and bring us back some extra men"

And Billy’s hand was up in a moment

Forgetting all the words she said.

 

She said:

"Billy don't be a hero,

don't be a fool with your life

Billy don't be a hero,

come back and make me your wife"

and as Billy started to go

she said "keep your pretty head low

Billy don't be a hero come back to me"

 

I heard his fiancée got a letter

that told how Billy died that day

the letter said that he was a hero

she should be proud he died that way

I heard she threw the letter away.

 

"Billy don't be a hero,

don't be a fool with your life

Billy don't be a hero,

come back and make me your wife"

and as Billy started to go

she said "keep your pretty head low

Billy don't be a hero come back to me"

 

*

 

BILLY NON ESSERE UN EROE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

La banda percorreva a passo di marcia la strada principale

i soldati in blu venivano dietro

ho guardato in mezzo a loro e ho visto Billy

 

che aspettava di andare al fronte

e, con la testa sulle spalle

la sua giovane e graziosa fidanzata;

da dove stavo, ho visto che piangeva

e fra una lacrima, ho sentito che diceva:

 

"Billy, non essere un eroe,

non fare lo stupido con la tua vita

Billy non essere un eroe,

ritorna, e sposami”.

E quando Billy si mise in cammino

lei disse “tieni bassa la tua bella testa,

Billy, non essere un eroe e ritorna da me”

 

I soldati in blu furono messi in trappola su una collina

e la battaglia infuriava tutto attorno

il sergente urlò: “dobbiamo resistere, ragazzi,

dobbiamo tenere questo pezzo di terra.

Ho bisogno di un volontario che si metta a cavallo

per portarci qualche uomo in più”.

E dopo un momento Billy alzò la mano

dimenticando tutto ciò che lei aveva detto.

 

Aveva detto:

"Billy, non essere un eroe,

non fare lo stupido con la tua vita

Billy non essere un eroe,

ritorna, e sposami”.

E quando Billy si mise in cammino

lei disse “tieni bassa la tua bella testa,

Billy, non essere un eroe e ritorna da me”

 

Ho sentito che la sua fidanzata ha ricevuto una lettera

che diceva come Billy era morto quel giorno

la lettera diceva che era un eroe

e che lei doveva essere fiera che fosse morto in quel modo.

Ho sentito dire che lei gettò via la lettera.

 

"Billy, non essere un eroe,

non fare lo stupido con la tua vita

Billy non essere un eroe,

ritorna, e sposami”.

E quando Billy si mise in cammino

lei disse “tieni bassa la tua bella testa,

Billy, non essere un eroe e ritorna da me”

 


 

472. CAN’T FIND OSAMA, BOMB IRAQ

(  )

 

Altogether now,

 

One... Two... One Two Three Four...

 

If you cannot find Osama, Bomb Iraq.

If the markets are a drama, Bomb Iraq.

If the terrorists are frisky,

Pakistan is looking shifty,

North Korea is far too risky, Bomb Iraq.

 

If we have no allies with us, Bomb Iraq.

If we're thinkin' someone's dissed us, Bomb Iraq.

So to hell with the inspections,

Let's look tough for the elections,

Close your mind and take directions, Bomb Iraq.

 

It's "pre-emptive non-aggression", Bomb Iraq.

Let's prevent this mass destruction, Bomb Iraq.

They've got weapons we can't see,

And that's good enough for me

'Cos it's all the proof I need, Bomb Iraq.

 

If you never were elected, Bomb Iraq.

If your mood is quite dejected, Bomb Iraq.

If you think Saddam's gone mad,

With the weapons that he had,

(And he tried to kill your dad), Bomb Iraq.

 

If your corporate fraud is growin', Bomb Iraq.

If your ties to it are showin', Bomb Iraq.

If your politics are sleazy,

And hiding that ain't easy,

And your manhood's getting queasy, Bomb Iraq.

 

Fall in line and follow orders, Bomb Iraq.

For our might knows not our borders, Bomb Iraq.

Disagree? We'll call it treason,

Let's make war not love this season,

Even if we have no reason, Bomb Iraq.

 

Hey! The Christian God's on our side, Bomb Iraq.

Bless the weapons, take the ride and Bomb Iraq.

Let the innocents be killed,

And lots of heathen blood be spilled,

To get our fuel tanks cheaply filled, let's BOMB IRAQ!

 

 

OSAMA NON SI TROVA, BOMBARDIAMO L’IRAQ

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Tutti insieme ora,

 

Uno…due…un due tre quattro…

 

Se Osama non si trova, bombardiamo l’Iraq.

Se i mercati sono un dramma, bombardiamo l’Iraq.

Se i terroristi sono ovunque,

Se il Pakistan sembra ambiguo,

Se la Corea del Nord è troppo rischiosa, bombardiamo l’Iraq.

 

Se non abbiamo nessun alleato, bombardiamo l’Iraq.

Se qualcuno non ci soddisfa, bombardiaùp l’Iraq.

E affanculo le ispezioni,

pensiamo piuttosto alle elezioni,

chiudere la mente e prendere istruzioni: bombardiamo l’Iraq.

 

E’ una “non-aggressione preventiva”, bombardiamo l’Iraq.

Impediamo questa distruzione di massa, bombardiamo l’Iraq.

Hanno armi che non possiamo vedere,

e questo è abbastanza per me

perché sono tutte le prove che mi servono: bombardiamo l’Iraq.

 

Se non sei mai stato eletto, bombarda l’Iraq.

Se sei un poco giù di corda, bombarda l’Iraq.

Se pensi che Saddam è impazzito

con tutte le armi che aveva

(e ha tentato di ammazzarti il babbo), bombarda l’Iraq.

 

Se la tua bancarotta cresce, bombarda l’Iraq.

Se vengono a galla i tuoi legami, bombarda l’Iraq.

Se i tuoi politici sono dei buoni a nulla

e nascondono che non sarà facile,

se la tua virilità sta facendo cilecca, bombarda l’Iraq.

 

State in riga e rispettate gli ordini, bombardate l’Iraq.

Perché la nostra potenza non conosce limiti, bombardate l’Iraq.

Non siete d’accordo? Lo chiameremo tradimento,

e stavolta facciamo la guerra e non l’amore

anche se non abbiamo ragione, bombardiamo l’Iraq.

 

Uau! Il Dio cristiano è dalla nostra parte, bombardiamo l’Iraq.

Benedite le armi, fate un salto laggiù e bombardate l’Iraq.

Che degli innocenti siano uccisi

e sgorghi un sacco di sangue pagano

perché i nostri serbatoi sian riempiti a poco prezzo: BOMBARDIAMO L’IRAQ!

 

 

 

473. BAMBINO

Banco del Mutuo Soccorso

 (musica: V. Nocenzi  / testo: F. Di Giacomo)

 

Guarda, guarda bambino

come sono, sono alti gli aeroplani.

Guarda, guarda lontano

quante stelle cadono giù,

grappoli di rose, nel silenzio veloce.

Senti, senti bambino

questa storia che non sa di pane,

che ti arriva nel cuore,

così lieve non fa rumore,

sparano lontano, è una pioggia di stelle.

Come si fa, ma come fanno gli angeli

a volare in un cielo rosso.

Stringimi forte ora, che non mi sento di scappare

questa è una notte vera.

Tu, dimmelo ancora,

tu dimmelo ancora,

tu stringimi ancora,

tu, ancora, ancora.

Come si fa, ma come fanno gli angeli

a volare in un cielo rosso.

Stringimi forte ora, che non mi sento di scappare

questa è una notte vera.

Tu, dimmelo ancora,

tu, dimmelo ancora,

tu, stringimi ancora,

tu, ancora, ancora.


 

474. RESIST WAR

Chris Brown – Kate Fenner

 

La canzone si puo' scaricare da http://www.resistwar.com/ dove gli autori invitano a farlo e a diffonderla.

 

 

I will resist war

I will not be seduced by hate

I'll live in service

the only enemy is my own heart

should I decide too late

to challenge the very name

for what is war

but rich spending poor inside a game

 

It's not just the bullets

it's more than cannons in a field

it's the brutal fabric

sewn by every crooked deal

and the loose threads of justice

pulled for this contest we are in

for what is life

if it takes them to die for us to win

 

Are you listening?

there is a prophet in our midst

it is the corpse

a dead hand curled into a fist

will you ignore

the timeless story of the name

of what war is

and how it all turns out the same

 

oh truth--what's to be done?

they've made a liar of everyone

 

And every tyrant

is built a dollar at a time

so here's your Hitler--

standing on nickles and on dimes

oh the crimes

being done everyday

and nothing's changing

it's all perpetuating hate

 

One more lie

one more battle

one more grave

war without end

and if the willing and the brave

and the deaths of millions

has promised no relief

then I take my life

and place it on the side of peace.

 

*

 

RESISTERE ALLA GUERRA

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Resisterò alla guerra,

non sarò sedotto dall’odio.

Vivrò mobilitato

l’unico nemico è il mio cuore.

Se decidessi troppo tardi

di mettere in discussione il suo stesso nome,

per che cosa è la guerra,

se non un ricco che spende poveri in un gioco?

 

Non sono solo i proiettili,

è più che dei cannoni su un campo di battaglia

è la stoffa brutale

cucita con ogni losco affare

sono i fili allentati della giustizia

che sostengono questa lotta in cui siamo dentro,

e per cosa mai sarà la vita

se li porta a morire perché noi vinciamo?

 

State ascoltando?

C’è un profeta in mezzo a noi,

è il cadavere,

una mano morta avvolta in un pugno.

E ignorerete

la storia senza tempo del nome

di ciò che è guerra,

e di come si rivela sempre la stessa cosa?

 

Oh, la verità…che cosa si deve fare?

Hanno reso ciascuno di noi un bugiardo

 

E ogni tiranno

è costruito un dollaro alla volta;

eccovi il vostro Hitler

fondato sui quattrini

oh, i crimini

che vengono commessi ogni giorno

e niente cambia,

tutto sta perpetuando l’odio

 

 

Ancora una menzogna,

ancora una battaglia

ancora una tomba

guerra senza fine

e se i volonterosi e i coraggiosi

e la morte di milioni

non hanno promesso rinforzi

allora prenderò la mia vita

e la metterò dalla parte della pace.


 

475. BLA, BLA, BLA

Banco del Mutuo Soccorso

[ Musica e testo : V. Nocenzi ]

 

Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla,

bla, bla, bla.

Buongiorno Duca-Sire bonne soire ma guardi buongiorno, sono appena le tre

si ma dopo mezzo dì... Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla.

Duca stia attento per carità ho detto che e' giorno e giorno sarà...

Mi spiace perché insisto buonasera sire bla, bla, bla. Buonasera, bla, bla,

bla.

Ah, si ! Una pattuglia, dieci plotoni. Cinquanta pattuglie e sei

battaglioni.

Vedremo chi la spunterà...

Felloni a morte è il nostro motto e non ci fermeremo, si sentiranno

poi di averci offeso ma è troppo tardi e non si torna indietro...

No, no... vincerò, superbia.......con quei cannoni non ci fanno un baffo,

lanciamo un missile in tre secondi, fellone in aria salterà...

Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla. Bla, bla, bla, bla, bla, bla,

bla, bla, bla.

Dieci pattuglie, cento plotoni. Mille pattuglie e sei battaglioni.

Vedremo chi la spunterà...

Felloni a morte è il nostro grido e non ci fermeremo si sentiranno

poi d'averci offeso ma è troppo tardi e non si torna indietro. No, no...


 

476. BUONA NOTTE, SOGNI D’ORO

Banco del Mutuo Soccorso

[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi  / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]

 

Ma cos'è che non va stasera

ma perché quella faccia scura e seria.

Tu magari non hai capito

qualcosa che ti è sfuggito.

C'è sempre chi ne parla male

ma da noi è tutto regolare.

Tutto bene qui in occidente

stai sicura che non succede niente.

Una bomba vorrai scherzare

che ti ammazza e nemmeno fa rumore.

Stai tranquilla non aver paura

questa è una notte sicura.

Buona notte e sogni d'oro

dormi che va bene così.

Buona notte e sogni d'oro

dormi, forse è meglio così.

Dammi retta non ci pensare

il giornale s'inventa tante storie.

Una bomba vorrai scherzare

che ti ammazza e nemmeno fa rumore.

Non guardarmi con gli occhi assenti

siamo sani, noi siamo intelligenti.

Stai tranquilla non aver paura

questa è una notte sicura.

Buona notte e sogni d'oro

dormi che va bene così.

Buona notte e sogni d'oro

dormi, forse è meglio così...


 

477. BUONE NOTIZIE

Banco del Mutuo Soccorso

[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi  / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]

 

Buone notizie, è calma la città

il tempo è buono, la guerra non si fa

c'è chi ha capito, chi ancora non lo sa

chi vuol sapere che cosa succederà.

Il re ha lasciato stanotte la città

quelli informati hanno detto che non tornerà

c'è chi ci crede, chi dubita si sa

ma per la strada qualcuno ride già.

Buone notizie, la festa ci sarà

anche se è vero che a qualcuno non piacerà

c'è chi discute, chi non dice la verità

ma di sicuro, un accordo si troverà

e tutti quelli che hanno detto sempre no

oggi sono in pochi e si vergognano anche un po'.

Buone notizie che grande novità

solo per oggi, la guerra non si fa,

buone notizie è cosa certa ormai,

c'è sul giornale che sai non sbaglia mai,

qualcuno piange, per cosa per cosa non si sa,

buone notizie domani... se verrà.


 

478. LA BOMBA

I Nomadi

 

Nel cielo suona una tromba

o forse invece è una bomba

o forse è solo un temporale

che mi sorprende per le scale

ma cosa dico non ci sento

ora sta cambiando il vento.

 

Ascolto l'eco dei tuoni

e inseguo ancora i miei sogni

sogni rosa di un bambino

che guarda il mondo da vicino

e che non crede a chi dirà

che astenersi è santità.

 

Ecco che il vento è cambiato

e un altro tempo ha portato

il tempo della primavera

di un giorno in cui non è mai sera

ma questo giorno non mi dà

che un cielo grigio di realtà

 

E intanto gocciola il tempo

e sembra privo di senso

ma giù dal cielo una bomba cadrà

sulla terra evaporerà

il riso dei bimbi, il verde dei prati

i sogni d'amore mai giocati.

 

Ancora il vento è cambiato

e un gran silenzio ha lasciato

con giochi vuoti di parole

sciolte come nebbia al sole

in fondo a tutto resta già

un fatto che è violenza in verità.

 

Lo so non basta cantare

però io questo so fare

sentirsi un po' più innocente

rispetto al silenzio di tanta gente

portar sorriso quando si muore

quando sulla testa scoppierà un sole.

 

 

 

 

 

 

479. TAXI

Banco del Mutuo Soccorso

 [musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi  / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]

 

Notte poco adulta sopra un taxi compiacente

taxista riservato, anzi indifferente

"Signore, dica pure, dove vuole andare?"

Dico - scegli tu, vai pure dove ti pare.

E' tutto assai normale

anche i lampioni hanno un respiro regolare.

 

Notte senza cuore, misteriosa come tante

la radio certe volte non è convincente

speciale notiziario ha invitato gli utenti

"dormite più tranquilli col coltello tra i denti"

è tutto assai normale

anche le stelle stanno ancora a guardare.

 

Anche se il Presidente con voce naturale

ha detto che domani c'è la guerra mondiale

anche se il Presidente tra un applauso e un evviva

ha detto che stavolta sarà definitiva.

Anche se il Presidente con voce naturale

ha detto che domani c'è la guerra mondiale

anche se il Presidente tra un applauso e un evviva

ha detto che stavolta sarà definitiva.

 

Notte primo amore, tu che muori domattina

il taxi girotonda in crisi di benzina

ho un libro di Bukowsky sull'eiaculazione

seguire le avvertenze con estrema attenzione

salute al Presidente e anche alla nazione.

E' tutto assai normale

sta a vedere forse avrò capito male.

 

Anche se il Presidente con voce naturale

ha detto che domani c'è la guerra mondiale

anche se il Presidente tra un applauso e un evviva

ha detto che stavolta sarà definitiva.


 

480. NOI PARTE DUE

Max Pezzali

 

So benissimo che la maggior parte delle persone di questo NG vomiterà al sol sentir nominare Max Pezzali.Purtroppo quest'autore, complici anche i singolacci pseudodance che fa uscire ogni anno, è poco considerato e molto molto vittima di luoghi comuni che lo identificano come cantante sfigato per ragazzini brufolosi. Vi devo dire che invece se si comprano i suoi dischi e si eliminano i singoli qualcosa di buono (veramente buono) c'è!

La canzone del subject è stata scritta a quattro mani da Max Pezzali e J.Ax (degli articolo 31); non parla direttamente della guerra (ecco il perchè del punto interrogativo nel subject) ma è piuttosto un inno di rabbia contro tutto quello che c'è di sbagliato, e contro i sogni con cui molti miei coetanei sono stati drogati. Sebbene non si parli di guerra penso possa essere comunque inserita in questo contesto. La parte finale in cui si invita a "scegliere se fare parte dell'ingranaggio o del piano di sabotaggio" è poi un chiaro invito a farsi sentire, un po' come stanno facendo milioni di pacifisti in tutto il mondo.

 

 

Rinnegati e illegittimi

figli di anni vuoti e inutili

quegli ottanta che dicono

causa di mali conosciuti e non

mai toccati dall'epoca

dei grandi temi di politica

sospettati di fingerci

o troppo vecchi o troppo giovani.

 

Addestrati a credere

che bastava crescere

dentro al meccanismo

per aver tutto a portata di mano

o diploma o laurea

carta canta e canterà

ma poi sul piu' bello

scusate tanto avevamo sbagliato.

 

(Noi) mentre il mondo va

(Noi) in velocità

(Noi) raggiungendoci

(Noi) stritolandoci.

 

Ci dicevano trovati

un posto fisso e poi sistemati

e da li' chi ti sposterà

poi e' arrivata la mobilità

e noi ultimi reduci

di scuole vecchie ed immutabili

fionde in mano a combattere

nemici con le bombe atomiche.

 

Con quell'ansia dentro che

non ti fa capire se

sei tu inadeguato

o tutto il mondo che hai intorno e' sbagliato

senso di precarietà

le responsabilità

che hanno un peso sempre

un po' troppo grande per uno già grande.

 

(Noi) ma non siamo qui

(Noi) per arrenderci

(Noi) mimetizzati

(Noi) poi colpiscili.

 

[Erano tempi di ansia noi si girava in banda

zero valori ma tele a colori tanta

doppi lavori ai genitori e a noi cartoni manga

promozioni e standa c'erano firme su occhiali

stivali e cambiali in banca.

Anni 80 basta panta zampa, pace, amore e yoga

una generazione alla moda prova i soldi come nuova droga

lavoro sicuro futuro pianificato

qualcuno capiva quanto quel gioco fosse sbagliato

e se non giocavi eri un outsider magari sognavi l'hip hop

e gli States, Michael J.Fox sullo skate era il tuo easy rider

senza una meta precisa o parvenza di etica

scuola obsoleta di decisa appartenenza politica

prepara alla carriera da schiavi puliti e ordinati

sfruttati e gabbati non tutti siamo stati zitti e bravi.

(Noi) nel mondo digitale severo dove sei uno o sei zero

saremo gli ultimi a ricordare la tele in bianco e nero.

E ora che e' finito il rodaggio ci vuole coraggio:

scegliere se fare parte dell'ingranaggio o del piano di sabotaggio

il sistema presenta errori di fondo: chiudiamo il conto

o saremo solo una virgola tra il vecchio e il nuovo mondo.]

 

(Noi) mentre il mondo va

    [e' un'altra guerra per]

(Noi) in velocità

    [trema la terra per]

(Noi) raggiungendoci

    [ansia che sale per]

(Noi) stritolandoci

    [può fare male ma]

(Noi) ma non siamo qui

    [solo di passaggio]

(Noi) per arrenderci

    [all'ingranaggio]

(Noi) mimetizzati

    [giocala di intelligenza]

(Noi) poi colpiscili

    [e fai la differenza.]

 

[Ah... il trentunesimo articolo]

    mentre il mondo va

[ottoottotre "S.F."]

    in velocità

[sotto il fuoco anche se non lo sai]

    raggiungendoci

[e' per la nostra generazione]

    stritolandoci

[ancora in piedi]

    mentre il mondo va

[e sono fuori di qui]

    in velocità

[J.Ax]

    raggiungendoci, stritolandoci.


 

481. LE GRAND CHAMBARDEMENT

Guy Béart

 

Guy Béart (il cui vero cognome è Béhar) è nato al Cairo il 16 luglio 1930. Assieme a Brel e Brassens forma il cosiddetto trio dei « grandi B » della canzone d’autore francese, anche se Béart non è mai stato conosciuto all’estero quanto gli altri due. Ma, sicuramente, Guy Béart meriterebbe di essere meglio conosciuto anche fuori dalla Francia, anche per i suoi caratteri di assoluta originalità e per la varietà di « stili » (cosa in cui si avvicina ad un altro grande maestro della canzone francese, Serge Gainsbourg) presenti nelle sue canzoni. Figlio di un ingegnere e destinato lui stesso a studi di ingegneria, Guy Béart arriva in francia nel 1947. La morte del padre, nel 1952, lascia tutta la famiglia in ristrettezze economiche, ed il giovane Béart (il cui talento musicale ha già cominciato ad esprimersi) è costretto a sbarcare il lunario in un ufficio. Ma a partire dal 1954 si aprono per lui i cabaret della Rive Gauche ed il mitico teatro Bobino, quello in cui Brassens si è esibito fino alla morte. Juliette Gréco comincia ad ordinargli delle canzoni (tra le quali la spassosa Chandernagor, in cui i nomi dei vecchi « Comptoirs d’Inde » francesi dissimulano le parti del corpo femminile, e Qu’on est bien). Nel 1957 la carriera artistica di Béart prende lo slancio definitivo, quando il produttore Jacquest Canetti gli fa registrare il primo album a cui collabora Boris Vian. Il disco è un successo e gli vale, nel ’58, il Grand Prix de l’Académie du Disque Français. L’anno dopo, Bruno Coquatrix lo fa consacrare all’ Olympia, ed il primo recital resta famoso per le sue folli risate sul palcoscenico e per i suoi « buchi di memoria » durante l’interpretazione delle canzoni ; ma il pubblico, assai caloroso, glieli « copre » cantando a memoria le canzoni assieme a lui.

Analogamente alle canzoni di Georges Brassens, quelle di Béart hanno usualmente una melodia semplice all’ascolto, ma di scrittura complessa. Negli anni ’60, dopo gli inizi folgoranti, la carriera di Béart sembra marcare il passo e le case discografiche cominciano a disinteressarsi di lui, a tal punto che gli diviene difficile registrare dei dischi. E’ per questo che, nel 1963, fonda con l’aiuto di Jacques Canetti la sua propria casa, l’ APAM (Auto Production des Artistes du Micro). Nel frattempo, Béart inizia anche una carriera televisiva, e crea una trasmissione che diverrà assai popolare per tutti gli anni ’60, Bienvenue. Dal 1963 al 1970 sono ospiti della trasmissione i più grandi artisti internazionali, da Duke Ellington a Yves Montand ; va detto che Béart « si serve » della trasmissione anche per far conoscere le proprie canzoni. Nel 1965, la sua compagna Généviève Galéa dà alla luce una figlia : si tratta della nota (e bellissima) attrice Emmanuelle Béart, che fa il suo esordio, ventiduenne, nei due film di Claude Berri ispirati a Jean de Florette e Manon des Sources di Marcel Pagnol.

Come detto, Guy Béart ha « esplorato » un po ‘ tutti gli stili nelle sue canzoni (più di trecento in tutto). Dalle canzoni popolari francesi (Vive la rose, 1971) alla tradizione classica (Les chansons gaies des belles années, 1982), dal futurismo fantascientifico (Futur-fiction fantastique, 1977) all’attualità più cruda (Les nouvelles chansons, 1978). Nelle sue canzoni davvero tutto trova posto : politica, filosofia, amore, religione, scienza, architettura e via dicendo. Nel 1976 la sua poesia seduce una coppia di grandi attori francesi, Madeleine Renaud e Jean-Louis Barrault ; insieme decidono di incidere un album nel quale i due attori leggono una silloge di 31 testi.

Pur soggetto a frequenti « cali » nei favori del pubblico, dovuti senz’altro alla sua estrema complessità ed imprevedibilità, Guy Béart è tuttora attivissimo.

 

 

 

 

La terre perd la boule
Et fait sauter ses foules
Voici finalement
Le grand le grand
Voici finalement
Le grand chambardement

Un grain de sable explose
Un grain c'est peu de choses
Mais deux mais dix mais cent
Ça c'est intéressant

Voyez messieurs mesdames
Dans l'univers en flammes
Entre les hommes-troncs
La danse des neutrons

C'est l'atome en goguette
Le ping-pong des planètes
La lune fait joujou
Et met la terre en joue

C'est la grande escalade
Les monts en marmelade
Sous le rayonnement
Du grand du grand
Sous le rayonnement
Du grand chambardement

Place pour le quadrille
Des fusées des torpilles
Ce soir c'est le grand bal
La "der des der" globale

Oyez les belles phrases
La Chine table rase
Se crêpant le chignon
A coups de champignons

Sur les montagnes russes
Passées au bleu de Prusse
Les bons gars du Far-West
Ont bien tombé la veste

Regardez qui décide
Ce joyeux génocide
Qui dirige vraiment
Le grand chambardement

Ciel ! Ce sont les machines
Les machines divines
Qui nous crient en avant
En langue de savant

Que les calculatrices
Sur le feu d'artifice
Alignent leurs zéros
Comme des généraux

Elles ont fait merveille
Bravo pour ces abeilles !
Qu'on décore à cette heure
Le grand ordinateur !

Nous finirons la guerre
Avec des lance-pierres
Si nous vivons demain
Nous en viendrons aux mains

Si nous vivons demain
Nous en viendrons aux mains

 

*

 

IL GRANDE PARAPIGLIA

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

La terra perde la testa

e fa saltare in aria le folle

ed ecco finalmente

il grande il grande il grande

ed ecco finalmente

il grande parapiglia


Un grano di sabbia esplode

un granello è poca cosa

ma due ma dieci ma cento

diventa interessante

 

Vedete signore e signori

nell’universo in fiamme

in mezzo ai mutilati

la danza dei neutroni

 

E’ l’atomo impazzito

il ping-pong dei pianeti

la luna fa cucu’

e punta diretta alla terra

 

E’ la grande scalata,

i monti di marmellata

sotto l’imperversare

del grande grande grande

sotto l’imperversare

del grande parapiglia

 

Avanti per la quadriglia

dei missili e dei siluri

stasera c’è il gran ballo,

il gran finale globale

 

Udite le belle frasi,

la Cina tabula rasa

che fa, che fa a cazzotti

a colpi di funghi atomici

 

Sulle montagne russe

ripassate al blu di prussia

i ragazzi del Far West

si son già levati la giacca

 

Guardate chi decide

questo allegro genocidio,

chi dirige veramente

il grande parapiglia

 

Oh, cielo! Sono le macchine,

le macchine divine

che ci urlano in faccia

con linguaggio da sapienti

 

Ché i calcolatori

sotto i fuochi d’artificio

allineano gli zeri

come dei generali

 

Han fatto meraviglie,

che brave queste api!

E che si decori adesso

Il gran Computer!

 

Finiremo la guerra

con solo delle fionde,

se sopravviveremo

riverremo alle mani

 

Se sopravviveremo

riverremo alle mani.


 

482. THOUSANDS OF FEET BELOW YOU

Alice Walker

 

 

Thousands of feet

Below you

There is a small

Boy

Running from

Your bombs.

 

If he were

To show up

At your

mother's

House

On a green

Sea island

Off the coast

Of Georgia

 

He'd be invited in

For dinner.

 

Now, driven,

You have shattered

His bones.

 

He lies steaming

In the desert

In fifty or sixty

Or maybe one hundred

Oily,

slimy

Bits.

 

If you survive

& return

To your

island

Home

& your

mother's

Gracious

Table

Where the cup

Of

loving kindness

Overflows

The

brim

(&

From which

No one

In memory

Was

ever

Turned)

 

Gather yourself.

 

Set a place

For him.

 

*

 

QUALCHE MIGLIAIO DI METRI SOTTO DI VOI

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Qualche migliaio

di metri sotto di voi

c’è un

ragazzino

che sta scappando

dalle vostre bombe.

 

Se per caso

arrivasse

a casa

di vostra

madre

su una verde

isola

al largo

della Georgia

 

sarebbe invitato

a pranzo.

 

Ora, spazzato via,

avete disintegrato

le sue ossa.

 

Giace in vapore

nel deserto

in cinquanta, sessanta

o forse cento

pezzi

sporchi di petrolio.

 

Se sopravviverete

e ritornerete

alla vostra

isola

a casa

e la bella tavola

di vostra

madre

dove il calice

dell’amabilità

e della gentilezza

trabocca

dall’orlo

(e

dalla quale

nessuno,

che ci si ricordi,

è mai

stato

mandato via)

 

Stringetevi.

 

Fategli

un po’ di posto.


 

483. WALLFLOWER

Peter Gabriel

 

6 x 6 - from wall to wall

Shutters on the windows, no light at all

Damp on the floor, you got damp in the bed

They're trying to get you crazy - get you out of your head

 

And they feed you scraps and they feed you lies

To lower your defences - no compromise

Nothing you can do, the day can be long

Your mind is working overtime, your body's not too strong

Hold on, hold on, hold on, hold on, hold on, hold on

They put you in a box so you can't get heard

Let your spirit stay unbroken, may you not be deterred

 

 

Hold on

You have gambled with your own life

And you face the night alone

While the builders of the cages

Sleep with bullets, bars and stone

They do not see your road to freedom

That you build with flesh and bone

 

They take you out and the light burns your eyes

To the talking room - it's no surprise

Loaded questions from clean white coats

Their eyes are all as hidden as their Hippocratic Oath

They tell you - how to behave, behave as their guest

You want to resist them, you do your best

They take you to your limits, they take you beyond

For all that they are doing there's no way to respond

Hold on, hold on

They put you in a box so you can't get heard

Let your spirit stay unbroken, may you not be deterred

 

Hold on

You have gambled with your own life

And you face the night alone

While the builders of the cages

Sleep with bullets, bars and stone

They do not see your road to freedom

That you build with flesh and bone

 

Though you may disappear, you're not forgotten here

And I will say to you, I will do what I can do

 

You may disappear, you're not forgotten here

And I will say to you, I will do what I can do

And I will do what I can do

And I will do what I can do

 

*

 

TAPPEZZERIA

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

1 m x 1m da parete a parete

scuri alle finestre, niente luce

pavimento umido, letto umido

tentano di farti impazzire, di farti andare fuori di testa

 

E ti danno in pasto porcherie e bugie

per abbassare le tue difese – nessun compromesso,

niente che tu possa fare, e il giorno può essere lungo

la tua mente fa gli straordinari, il tuo corpo non è troppo robusto

resisti, resisti, resisti, resisti

ti mettono in una specie di scatola in modo che non ti sentano

ma fai che la tua mente non si spezzi e che non ti dissuadano

 

Resisti

hai giocato d’azzardo con la tua vita

e affronti la notte da solo

mentre i costruttori di gabbie

dormono con pallottole, spranghe e pietre

non vedono il tuo cammino verso la libertà

che costruisci col sangue e con le ossa

 

Ti portano fuori e la luce ti brucia gli occhi

alla stanza dell’interrogatorio – non c’è da stupirsi

domande su domande da parte di camici bianchi puliti

i loro occhi nascosti come il loro giuramento di Ippocrate

ti dicono come comportarti, comportarti da loro ospite

tu vuoi resistergli, fai del tuo meglio

ti portano al limite, ti portano oltre il limite

perché a quello che fanno non c’è modo di rispondere

resisti, resisti

ti mettono in una specie di scatola in modo che non ti sentano

ma fa che la tua mente non si spezzi e che non ti dissuadano

 

Resisti

hai giocato d’azzardo con la tua vita

e affronti la notte da solo

mentre i costruttori di gabbie

dormono con pallottole, spranghe e pietre

non vedono il tuo cammino verso la libertà

che costruisci col sangue e con le ossa

 

Anche se puoi scomparire, qui non sei dimenticato

e io ti dico che farò quello che posso

 

Potrai scomparire, ma qui non sarai dimenticato

e io ti dico che farò quello che posso

che farò quello che posso

che farò quello che posso.


 

484. SCOLPISCI GUERRA
Marco Parente

 

Armi di tutto il mondo

Fermatevi a pensare

Se la bellezza è un coltello

Scolpisce la violenza

Che hai in mano

Se la pace ha una pistola

L’obiettivo cambia bersaglio

Quante più cose salverò

Quanto più senso avrò

Quando mi vincerò

Armi di tutto il mondo

Fermatevi a pensare

Se la bellezza è un coltello

Scolpisce un nuovo bersaglio

Quante più cose salverò

Quanto più senso avrò

Quando mi vincerò

Quanto più senso avrò

Quando mi vincerò

Quando mi vincerò

Quando mi vincerò

Quando mi vincerò

Quando mi vincerò

Quando mi vincerò

Quanto più senso avrò


 

485. PLANEDENN

Gilles Servat

[ Yann-Ber Piriou – Gilles Servat ]

(1975)

 

Pa rankas dilezel ar ger

Ha mont d'ar brezel da bellvro

Ar c'hleier-galv a vralle taer

Ne zuas ket he gwaz en dro

 

Pa'c'h eo aet kuit da seitek vloaz

E oa koant' vel ur rozenn wenn

Lizher avat n'he deus bet biskoazh

He merc'h zo kollet da viken

 

Ha pa laoskas he mab barkoù

Da vont da vervel' vel an tad

An drez a greskas ene brajoù

Gant ar balan hag al linad

 

Bugale all zo aet da Baris

Bevan aman ne oa ket aes

Bugale all zo aet da Baris

Skeud an Ankou zo war ar maez

 

He zi bet gwechall leun a vuhez

A zo digor d'an avel foll

A piv a gredo tamall neuze

M'he deus gwinardant war an daol?

 

Kredit ac'hanon kompagnunez

Evit dastun o fezhioù aour

Un toullad mat eus an aotronez

A oar ober teil gant ar paour

 

Arc' hoazh e vo kaset d'an ospis

Hec'h-unan gant he c'halon yen

He bugale zo aet da Baris

Pe da lec'h all n'ouzon ket ken

 

 *

 

[ Versione francese fornita da Paolo Sollier, senza titolo ]

 

Quand il dut quitter  la maison

Et partir à la guerre en pays lointain

L'appel du clocher sonnait violemment

Son homme ne revint jamais

 

Quand elle est partie à 17 ans

Elle était jolie comme une rose blanche

Aucune lettre elle ne reçut jamais

Sa fille est perdue pour toujours

 

Quand son fils laissa ses prés

Pour aller mourir  comme le père

La ronce poussa dans les champs

Avec le genêt et l'ortie

 

Les autres enfants sont allés à Paris

Vivre ici n'était pas facile

Les autres enfants sont allés à Paris

L'ombre de la mort est sur la campagne

 

Sa maison autrefois pleine de vie

Est ouverte au vent fou

Et qui trouvera quelque chose à dir

Si elle a de l'eau-de- vie sur la table

 

Croyez-moi compagnons

pour amasser leur pièces d'or

Un bon tas de messieurs

Sait faire du fumier avec le pauvre

 

Demain elle sera mise à l'hospice

Seule avec son coeur froid

Ses enfants sont allés à Paris

Ou ailleurs je ne sais plus

 

*

 

DESTINO

Versione italiana [dalla traduzione francese] di Paolo Sollier

 

Quando dovette lasciare la casa

E partire per la guerra in un paese lontano

Il richiamo del campanile suonava violento

Il suo uomo non tornò mai

 

Quand'è partita,a 17 anni

Era graziosa come una rosa bianca

Non ricevette mai alcuna lettera,

Sua figlia è perduta per sempre

 

Quando suo figlio lasciò i suoi prati

Per andare a morire come il padre

I rovi crebbero nei campi

Insieme alla ginestra e all'ortica

 

Gli altri ragazzi sono andati a Parigi

Vivere qui non era facile

Gli altri ragazzi sono andati a Parigi

L'ombra della morte domina la campagna

 

La sua casa un tempo piena di vita

E' aperta al vento impazzito

E chi troverà da dire

Se ha dell'acquavite sul tavolo?

 

Credetemi,compagni

Per accumulare monete d'oro

Un mucchio di signori

Del povero sa fare concime

 

Domani sarà messa all'ospizio

Sola col suo cuore desolato

I suoi ragazzi sono andati a Parigi

O altrove, non lo so più.


 

486. CAMBIA IL VENTO

Gang

[Massimo Bubola – Sandro Severini]

(1993)

 

Come pioggia che laverà queste strade

Come lampo che brillerà sopra il mare

 

Tieni il tuo spirito più in alto

Che i nostri occhi vedano bene

Questi anni scuri di cobalto

Questi anni lunghi come catene

 

Non lo senti che cambia il vento

Dai deserti sulle città

Questo fuoco che abbiamo dentro

Fino al cielo si innalzerà

 

Come neve che scenderà sulla guerra

Come grano che coprirà questa terra

 

Tieni il tuo cuore ancora sveglio

Che intorna al campo vanno le jene

Le vecchie torri di comando

Stanno crollando sullo scacchiere

 

Non lo senti che cambia il vento

Dai deserti sulle città

Questo fuoco che abbiamo dentro

Fino al cielo si innalzerà

 

Tieni il tuo spirito più in alto

Che i nostri occhi vedano bene

Questi anni scuri di cobalto

Questi anni lunghi come catene

 

Non lo senti che cambia il vento

Dai deserti sulle città

Questo fuoco che abbiamo dentro

Fino al cielo si innalzerà.


 

487. SE NON CI AMMAZZA I CRUCCHI

I Gufi

 

Dicono le note del disco che questo testo fu raccolto da Dario Fo da un amico partigiano nell'autunno del '43,in un'osteria di Porto Val Travaglia, presso Varese.

[Paolo Sollier dalla mailing list “Bielle]

 

 

Se non ci ammazza i crucchi,

Se non ci ammazza i bricchi,

I bricchi ed i crepacci

E il vento di Marenca,

Se non ci ammazza i crucchi,

Se non ci ammazza i bricchi,

Quando saremo vecchi

Ne avrem da raccontar

Quando saremo vecchi

Ne avrem da raccontar

 

La mia mamma la mi diceva

Non andare sulle montagne

Mangerai sol polenta e castagne

Ti verrà l'acidità

Mangerai sol polenta e castagne

Ti verrà l'acidità

La mia morosa la mi diceva

Non andare con i ribelli

Non avrai più i miei lunghi capelli

Sul cuscino a riposar

Non avrai più i miei lunghi capellì

sul cuscino a riposar

 

Se non ci ammazza i crucchi,

Se non ci ammazza i bricchi,

I bricchi ed i crepacci

E il vento di Marenca

Se non ci ammazza i crucchi,

Se non ci ammazza i bricchi,

Quando saremo vecchi

Ne avrem da raccontar

Quando saremo vecchi

Ne avrem da raccontar

 

Questa notte mi sono insognato

Ch'ero sceso giù ibn città,

C'era mia mamma vestita di rosso

Che ballava col mio papà

C'era mia mamma vestita di rosso

Che ballava col mio papà

C'era i tedeschi buttati in ginocchio

Che chiamavano pietà

C'era i tedeschi buttati in ginocchio

Che chiamavano pietà

C'era i fascisti vestiti da prete

Che scappavan di qua e di là

C'era i fascisti vestiti da prete

Che scappavan di qua e di là

 

Se non ci ammazza i crucchi,

Se non ci ammazza i bricchi,

I bricchi ed i crepacci

E il vento di Marenca

Se non ci ammazza i crucchi,

Se non ci ammazza i bricchi,

Quando saremo vecchi

Ne avrem da raccontar

Quando saremo vecchi

Ne avrem da raccontar.


 

488. LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDA

Max Manfredi

 

Prologo

 

Germania del 1500 : i segni della fine sembrano vicini

La riforma protestante di Lutero va diffondendosi ;

ma un gruppo di fanatici più radicali,

detti Anabattisti (Ribattezzatori)

si impadroniscono con la forza della città di Münster,

e fondano il " Regno dei Giusti ",

la " Gerusalemme Celeste ".

Dopo la morte in battaglia dell'amico Jan Matthys,

il sarto e saltimbanco Jan di Leida

decide di travestirsi coi panni del Messia.

Adorato dalla gente per il suo talento di guitto,

esercita potere assoluto su Münster,

praticando la poligamia e dettando esecuzioni

capitali anche fra i suoi.

Ma è un regno che dura pochi anni,

quasi il tempo di un assedio; un regno affamato,

stremato, un regno di cadaveri, topi,

donne in delirio.

Il vescovo e i nobili protestanti

Riconquistano Münster, massacrandone gli abitanti.

L'Agnello cresce all'ombra del Macellaio,

ed anche il Macellaio ha il suo Angelo.

 

 

LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDA

 

 

Aspettavano il Regno dei Giusti,

E ce n'era da aspettare.

Jan di Leida aveva amici robusti:

"Su ragazzi diamoci da fare".

Erano  tempi contundenti, nascevano bambini a due teste

E c'era il diavolo in tutti i conventi, c'erano croci sulle finestre.

 

Sulla porta della bottega, Jan vide l'Angelo del Macellaio:

Lo riconobbe subito per via dello sguardo buio.

Gli parlava nel dialetto delle bestie da macello

E gli disse:"Fatti lupo, Jan, o quelli,  quelli ti fanno agnello".

La morale di questa storia, la morale è un cavallo baio

Che galoppa dove vuole e porta l'Angelo del Macellaio.

 

Con la fede come spada, con la bibbia come scudo

Per il suo Regno dei Giusti,  Jan di Leida girava nudo.

Per costruire il regno, Jan ci mise tanto poco:

L'Anticristo aveva mille facce

(E ognuna conosceva il fuoco).

Mise il buio sulle spalle, buio come un mantello;

Vide fuoco all'orizzonte (era il sangue dell'Agnello! )

 

Sposò diciotto donne e una fu regina.

Gli apostoli correvano a bandire la dottrina:

"Sulla forca i ricchi e i preti,

E' il momento della gloria,

Beni e donne son di tutti e sipario sulla storia! "

 

La morale di questa favola

È un vangelo, sì ma "buon peso":

Tutto sarà tolto al povero, anche quello che lui s'è ripreso.

Con la fede come spada, con la birra come scudo,

Tra profeti, topi e guitti, Jan di Leida regnava nudo.

 

Nell'assedio della fame, rivide l'Angelo del Macellaio;

Ma non si riconobbero: avevano lo sguardo buio.

Nella peste dell'aprile era un tremito di gole:

"Il tuo amico l'han beccato, il  tuo regno è neve al sole! "

E cinsero d'assedio la sua bella Gerusalemme:

Sputarono sul trono e calpestarono le gemme.

 

Tutti i giorni alla tortura, con la folla che applaudiva

E le donne che seguivano un vangelo alla deriva.

E poi l'hanno messo in alto,

In una gabbia d'acciaio,

E restava per vegliarlo solo l'Angelo del Macellaio.

Tutti gli angeli di pietra non fiatarono per niente:

Forse avevano dei business con la polvere d'Oriente.

 

Con la fede come spada, con la bibbia come scudo,

per la sua Gerusalemme, Jan di Leida gira nudo..nudo.


 

489. TRIVIALE POURSUITE

Renaud

 


Question d'histoire d'abord :
Où est la Palestine ?
Sous quelle botte étoilée ?
Derrière quels barbelés ?
Sous quel champ de ruines ?

Question d'histoire encore :
Combien de victimes,
Combien de milliers d'enfants
Dans les décombres des camps
Deviendront combattants ?

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi

Question d' géographie :
Où est la Kanaky ?
Combien de flics, de soldats
Pour tenir Nouméa
Pour flinguer Eloi ?

Combien de petits blancs
De colons arrogants
Se partagent la terre ?
Et combien de misère
Pour le peuple kanak ?
Combien de coups de matraque ?

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi

Question de sport :
Qui détiendra le record
Et restera vivant
Libre et innocent
Derrière les barreaux ?
Vingt ans pour Otelo
Autant pour Mandela
Et combien de hors-la-loi
Chez ces p'tits juges en bois
Dont on fait les salauds

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi

Question science et nature :
Où balancer ces ordures ?
Allez, à la Vologne !
Ces chiens qui assassinent
Ces rats qui emprisonnent !

Question d' littérature :
Qui a écrit que les hommes
Naissaient libres, égaux ?
Libres mais dans le troupeau
Egaux devant les bourreaux ?

J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi
Souffre-moi
Souffre-moi

*


TRIVIAL PURSUIT [*]

Versione italiana di Manuela Scelsi e Riccardo Venturi

Prima una domanda di storia:
Dov'è la Palestina?
Sotto quale volta celeste
Dietro quale filo spinato?
Sotto quale campo di rovine?

Ancora una domanda di storia:
Quante vittime,
Quante migliaia di bambini
Nelle macerie dei campi
Diventeranno combattenti?

Non ne so niente, mi spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di geografia:
Dov'è la Nuova Caledonia? [**]

Quanti poliziotti, soldati
Per tenere Nouméa [***],
Per sparare a Eloi?

Quanti piccoli bianchi
e coloni arroganti
Si dividono la terra?
E quanta miseria
Per il popolo kanako?
Quanti colpi di manganello?

Non ne so niente, mi spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
 
Domanda di sport:
Chi deterrà il record
E resterà vivo
Libero e innocente
Dietro le sbarre?
Vent'anni per Otelo [*****]
Altrettanti per Mandela
E quanti fuorilegge
Da questi giudici cosi’ severi
Che ci considerano dei mascalzoni  

 

Non ne so niente, mi spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.

Domanda di scienze naturali:
Dove gettare ‘sta spazzatura?
Dai, alla Vologne! [******]
Questi cani che assassinano
Questi ratti che imprigionano!

Domanda di letteratura:
Chi ha scritto che gli uomini
nascono liberi e uguali?
Liberi, ma nel gregge,
Uguali davanti ai boia?

Non ne so niente, mi spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
E porta pazienza,

porta pazienza.

 

NOTE

 

[*] Gioco di parole intraducibile tra il nome del “Trivial Pursuit” (il noto gioco di società a base di domande e risposte di cultura generale) e “triviale poursuite” = ‘banale inchiesta’, ‘serie di domande cretine’. Si aggiunga a questo che, normalmente, in francese il nome del gioco di società (che è in inglese e significa alla lettera ‘ricerca nei campi dello scibile’ – trivial ha qui ancora il senso “classico” del termine) si pronuncia esattamente come “triviale poursuite”)

 

[**] La Nuova Caledonia, in Oceania, è un “TOM” (Territoire d’Outremer) facente parte della Francia ma che gode di una relativa autonomia. “Kanaky” (terra dei Kanaki) è il nome locale dell’isola. La Nuova Caledonia è da molti anni agitata da moti indipendentisti, che godono del favore della molta della popolazione. A tale riguardo va detto che la Francia ha sempre militarizzato l’isola e vi mantiene un notevole contingente.

 

[***] Il capoluogo della Nuova Caledonia

 

[****] Leader del Partito Indipendentista Kanako assassinato in circostanze misteriose alcuni anni fa.

 

[*****] Otelo Saraiva de Carvalho, leader di estrema sinistra della “Rivoluzione dei Garofani” portoghese poi rimasto implicato in un affare non chiaro che lo portò, circa alla metà degli anni ’80, ad una lunga condanna detentiva da molti ritenuta un buon sistema per “toglierselo di mezzo”. Ha comunque scontato solo pochi anni di carcere, tornando in libertà.

 

[******] La più grande discarica della banlieue parigina, presso Rungis.




 

490. OHIO

Crosby, Still, Nash & Young

[1970]

 

Tin soldiers and Nixon coming,

We're finally on our own.

This summer I hear the drumming,

Four dead in Ohio.

 

Gotta get down to it

Soldiers are gunning us down

Should have been done long ago.

What if you knew her

And found her dead on the ground

How can you run when you know?

 

Gotta get down to it

Soldiers are gunning us down

Should have been done long ago.

What if you knew her

And found her dead on the ground

How can you run when you know?

 

Tin soldiers and Nixon coming,

We're finally on our own.

This summer I hear the drumming,

Four dead in Ohio.

 

*

 

OHIO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Soldatini di piombo e Nixon che arrivano,

finalmente siamo per conto nostro.

Quest’estate sento i tamburi che battono,

quattro morti in Ohio.

 

Dobbiamo occuparcene,

i soldati ci stanno abbattendo a fucilate,

bisognava farlo già da tempo.

Che diresti se tu la conoscessi

e la trovassi morta per terra,

come reagisci quando lo saprai?

 

Dobbiamo occuparcene,

i soldati ci stanno abbattendo a fucilate,

bisognava farlo già da tempo.

Che diresti se tu la conoscessi

e la trovassi morta per terra,

come reagisci quando lo saprai?

 

Soldatini di piombo e Nixon che arrivano,

finalmente siamo per conto nostro.

Quest’estate sento i tamburi che battono,

quattro morti in Ohio.


 

491. DRAFT DODGER RAG

Phil Ochs

 

 

I'm just a typical American boy from a typical American town

I believe in God and Senator Dodd and keeping old Castro down

And when it came my time to serve I knew better dead than red

But when I got to my old draft board, buddy, this is what I said:

 

Sarge, I'm only eighteen, I got a ruptured spleen

And I always carry a purse

I got eyes like a bat, my feet are flat, and my asthma's

getting worse

O think of my career, my sweetheart dear, and my poor old

invalid aunt

Besides, I ain't no fool, I'm a goin' to school, and I'm

working in a defense plant

 

I've got a dislocated disc and a racked up back

I'm allergic to flowers and bugs

And when the bombshell hits, I get epileptic fits

And I'm addicted to a thousand drugs

I got the weakness woes, and I can't touch my toes

I can hardly reach my knees

And if the enemy came close to me

I'd probably start to sneeze

 

(chorus)

 

I hate Chou En Lai, and I hope he dies,

but one thing you gotta see

That someone's gotta go over there

and that someone isn't me

So I wish you well, Sarge, give 'em Hell

Yeah, Kill me a thousand or so

And if you ever get a war without blood and gore

Well I'll be the first to go.

 

*

 

RAG DEL RENITENTE ALLA LEVA

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Sono solo un tipico ragazzo americano di una tipica città americana

credo in Dio nel senatore Dodd e nel tenere buono il vecchio Castro

e quando è venuta l’ora di andar sotto le armi sapevo bene meglio morti che rossi

ma quando sono andato al mio vecchio ufficio di leva, amico, questo è quel che ho detto:

 

 

 

Sergente, ho solo diciott’anni, ho una rottura alla milza

e porto sempre una borsa

ho gli occhi come un pipistrello, ho i piedi piatti e l’asma

mi sta peggiorando

pensi alla mia carriera, alla mia fidanzata e alla mia povera

vecchia zia

inoltre non sono uno scemo, vado a scuola e lavoro

in una fabbrica impegnata nella difesa

 

Ho un disco fuori posto e la scoliosi

sono allergico ai fiori e agli insetti

e quando scoppia la bomba mi vengon le crisi epilettiche

e sono dedito all’uso di un migliaio di stupefacenti

soffro di debolezza congenita e non ce la fo a piegarmi fino all’alluce

a malapena arrivo alle ginocchia

e se il nemico si avvicina

probabilmente mi metterei a starnutire

 

(coro)

 

Odio Ciu En Lai e spero che muoia

ma bisogna che Lei capisca

che qualcuno vada pur laggiù

e quel qualcuno non sono io

E allora tanti saluti, sergente, li mandi all’inferno

oh yeah, me ne ammazzi un migliaio buono

e se per caso ha una guerretta incruenta,

beh, allora sarò il primo a andarci.


 

492. SKY PILOT

The Animals

 

He blesses the boys, as they stand in line

The smell of gun grease and their bayonets they shine

He's there to help them all that he can

To make them feel wanted he's a good holy man

 

Sky Pilot

Sky Pilot

How high can you fly?

You'll never, never, never, reach the sky

 

He smiles at the young soldiers, tells them it's all right

He knows of their fear in the forthcoming fight

Soon there'll be blood and many will die

Mothers and fathers back home they will cry

 

Sky Pilot

Sky Pilot

How high can you fly?

You'll never, never, never, reach the sky

 

He mumbles a prayer and it ends with a smile

The order is given, they move down the line

But he'll stay behind, and he'll meditate

But it won't stop the bleeding, or ease the hate

 

As the young men move out into the battle zone

He feels good, with God you're never alone

He feels so tired as he lays on his bed

Hopes the men will find courage in the words that he said

 

Sky Pilot

Sky Pilot

How high can you fly?

You'll never, never, never, reach the sky

 

*

 

PILOTA NEL CIELO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Benedice i ragazzi mentre stanno al fronte

l’odore del grasso, le baionette splendenti

è là per aiutarli e far tutto quel che può

per farli sentire voluti, è un vecchio e sant’uomo

 

 

Pilota nel cielo

pilota nel cielo

quanto alto puoi volare?

Non arriverai mai, mai, mai al cielo

 

Sorride ai soldatini, gli dice che tutto va bene

conosce le loro paure nella battaglia a venire

presto scorrerà il sangue e molti moriranno

madri e padri rimasti a casa piangeranno

 

Pilota nel cielo

pilota nel cielo

quanto alto puoi volare?

Non arriverai mai, mai, mai al cielo

 

Mormora una preghiera e finisce con un sorriso

l’ordine è dato, si muovono verso il fronte

ma lui rimarrà nelle retrovie a meditare

e non fermerà il massacro né placherà l’odio

 

Mentre i ragazzi si spingono alla zona di combattimento

lui si sente bene, con Dio non sei mai solo

si sente tanto stanco mentre se ne sta a letto

spera che gli uomini saranno incoraggiati dalle sue parole

 

Pilota nel cielo

pilota nel cielo

quanto alto puoi volare?

Non arriverai mai, mai, mai al cielo

 


 

493. STILL IN SAIGON

Dan Daley

Interpretazione della Charlie Daniels Band

(1981)

 

Got on a plane in 'Frisco

and got off in Vietnam

I walked into a different world,

the past forever gone

 

I could've gone to Canada

or I could have stayed in school

But I was brought up differently –

I couldn't break the rules  

 

Thirteen months and fifteen days –

the last ones were the worst

One minute I kneel down and pray

and the next I stand and cure

 

No place to run to where

I did not feel that war

When I got home I stayed alone

and checked behind each door

'Cause I'm...  

 

Still in Saigon,

Still in Saigon

I am still in Saigon In my mind  

 

The ground at home was covered in snow

and I was covered with sweat

My younger brother calls me a killer

and my daddy calls me a vet

 

Everybody says I'm someone else,

that I'm sick and there's no cure

Damned if I know who I am –

there was only one place I was sure

When I was...  

 

Still in Saigon,

Still in Saigon

I am still in Saigon In my mind  

 

Every summer when it rains,

I smell the jungle, I hear the flames

I can't tell no one -- I feel ashamed

Afraid someday I'll go insane  

 

It has been ten long years ago

and time has gone on by

But now and then I catch myself,

eyes searching through the sky

 

All the sounds from long ago

will be forever in my head

Mingled with the wounded cries

and the silence of the dead.

'Cause I'm...

 

Still in Saigon,

Still in Saigon

I am still in Saigon In my mind.

 

*

 

ANCORA A SAIGON

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Ho preso un aereo a San Francisco

e mi sono ritrovato in Vietnam

sono piombato in un mondo diverso,

il passato è finito per sempre

 

Potevo andare in Canada

o restare a scuola

ma sono stato tirato su in un altro modo

non potevo infrangere le regole

 

Tredici mesi e quindici giorni –

gli ultimi furono i peggiori

il minuto prima m’inginocchio e prego,

quello dopo sono in piedi e guarisco

 

E non poter scappare in nessun posto

dove non provavo quella guerra

quando tornai a casa me ne stavo da solo

e controllavo dietro ogni porta

perché…

 

Sono ancora a Saigon,

ancora a Saigon,

Sono ancora a Saigon nella mia mente

 

Il terreno di casa era coperto di neve

e io ero tutto coperto di sudore

mio fratello minore mi chiama assassino

e mio padre mi chiama reduce

 

Tutti dicono che sono un altro,

che sono malato e che non c’è nessuna cura

ma cazzo se lo so chi sono

c’era solo un posto dov’ero al sicuro

quando…

 

Quando ero ancora a Saigon,

ancora a Saigon,

sono ancora a Saigon nella mia mente

 

Ogni estate, quando piove

sento l’odore della giungla e le fiamme

non posso dirlo a nessuno, mi vergogno

ho paura che un giorno impazzirò

 

E’ stato dieci lunghi anni fa

e il tempo è passato via

ma di tanto in tanto mi nascondo

con gli occhi che scrutano il cielo

 

Tutti i suoni di tanto tempo fa

ce li avrò per sempre in testa

mischiati alle grida dei feriti

e al silenzio dei morti

perché…

 

Sono ancora a Saigon,

ancora a Saigon

Sono ancora a Saigon nella mia mente.


 

494. GOODNIGHT SAIGON

Billy Joel

 

We met as soul mates

On Parris Island

We left as inmates

From an asylum

And we were sharp

As sharp as knives

And we were so gung ho

To lay down our lives

We came in spastic

Like tameless horses

We left in plastic

As numbered corpses

And we learned fast

To travel light

Our arms were heavy

But our bellies were tight

We had no home front

We had no soft soap

They sent us Playboy

They gave us Bob Hope

We dug in deep

And shot on sight

And prayed to Jesus Christ

With all our might

We had no cameras

To shoot the landscape

We passed the hash pipe

And played our Doors tapes

And it was dark

So dark at night

And we held on to each other

Like brother to brother

We promised our mothers we'd write

And we would all go down together

We said we'd all go down together

Remember Charlie

Remember Baker

They left their childhood

On every acre

And who was wrong?

And who was right?

It didn't matter in the thick of the fight

We held the day

In the palm

Of our hand

They ruled the night

And the night

Seemed to last as long as six weeks

On Parris Island

We held the coastline

They held the highlands

And they were sharp

As sharp as knives

They heard the hum of our motors

They counted the rotors

And waited for us to arrive

And we would all go down together

We said we'd all go down together

Yes we would all go down together.

 

*

 

BUONANOTTE SAIGON

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Come anime gemelle

ci siamo incontrati

a Parris Island

ci lasciammo da internati

in un manicomio

ed eravamo acuti,

acuti come coltelli

eravamo cosi’ entusiasti

di sacrificare le nostre vite

siamo arrivati irrefrenabili

come cavalli indomabili

siamo ripartiti avvolti di plastica,

delle salme numerate.

E abbiamo imparato alla svelta

a portarci poca roba dietro

le armi erano pesanti

ma avevamo la pancia vuota

nessun fronte interno

niente sapone soffice

ci mandavano Playboy

ci davano Bob Hope

scavavamo profondo

e sparavamo a vista

pregavamo Gesù Cristo

con tutte le nostre forze

non avevamo macchine

per fotografare il paesaggio

ci passavamo il cilum

mettevamo su i nastri dei Doors

ed era buio

cosi’ buio la notte

ci stringevamo l’uno all’altro

come dei fratelli

promettevamo alle mamme di scrivere

e volevamo tutti crepare insieme

dicevamo tutti che saremmo crepati insieme

ricordi Charlie

ricordi Baker

hanno lasciato la loro infanzia

su ogni metro di terra

e chi aveva torto?

e chi aveva ragione?

Non importava quanto la mischia era fitta

di giorno li tenevamo

tutti in mano

ma di notte comandavano loro

e la notte

ci sembrava lunga più d’un mese

A Parris Island

tenevamo la fascia costiera

loro tenevano le alture

ed erano acuti

acuti come coltelli

sentivano il rumore dei nostri motori

contavano le pale degli elicotteri

ed aspettavano che arrivassimo

e volevamo tutti crepare insieme

dicevamo tutti che saremmo crepati insieme

si’ volevamo tutti crepare insieme.


 

495. GUERRA MUNDIAL

Joaquín Sabina

[testo di Manolo Tena]

 

Malas noticias en la radio

Ya viene dicen los diarios,

con sólo apretar un botón

el kiosco va a hacer explosión.

Cuidado ya está aquí la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.

Los azules culpan a los negros,

los verdes a los amarillos.

Los rojos gritan: “¡ me defiendo!”

Los verdes dicen: “yo no he sido”.

Y mientras tanto tú, cambiando de champú.

Cuando va a estallar la Tercera Guerra Mundial.

Cuidado ya está aquí la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.

Los políticos estrechan sus manos,

los generales brindan con champán,

y tú llorando porque tu amor te ha dejado,

o haciendo régimen para adelgazar.

¿Que ganas con ahorrar?

Si vamos a volar

Por los aires en la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.

Cuidado ya está aquí la Tercera Guerra Mundial.

Muy pronto va a estallar la Tercera Guerra Mundial.

 

*

 

GUERRA MONDIALE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Brutte notizie alla radio,

sta arrivando, dicono i giornali.

Pigiando solo un bottone

Tutta la baracca salta per l’aria.

Attenti, sta arrivando la Terza Guerra Mondiale.

Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

Gli azzurri danno la colpa ai neri,

i verdi la danno ai gialli.

I rossi urlano: “Mi difendo!”

I verdi dicono: “Io non sono stato”.

E nel frattempo tu stai a cambià’ lo sciampo.

Quando scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

Attenti, sta arrivando la Terza Guerra Mondiale.

Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

I politici si fan strette di mano,

i generali brindano con lo champagne,

e tu che fai? Piangi perché il tuo amore t’ha lasciato

oppure fai una dieta per diventare più carina.

Che te ne fai di risparmiare,

se, tanto, salteremo

tutti in aria nella Terza Guerra Mondiale?

Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.

Attenti, sta arrivando la Terza Guerra Mondiale.

Presto scoppierà la Terza Guerra Mondiale.


 

496. ASÍ EN LA GUERRA COMO EN LOS CELOS

Joan Manuel Serrat

 

Joan Manuel Serrat è considerato il più grande cantautore spagnolo e catalano. Inizia la sua carriera quasi quarant’anni fa, nel 1965, in pieno franchismo, aderendo (con tanto di tessera ufficiale n° 13) al collettivo di cantanti in lingua catalana Els Setze Jutges (“I sedici giudici”), che diverrà ispiratore e “spina dorsale” di un più vasto movimento di rinnovamento della canzone catalana, già attivo dai primi anni ’60, noto come Nova cançó catalana (“Nuova canzone catalana”). Movimento di rinnovamento e protesta nella “pace terrificante” della Spagna di allora; già l’uso di una lingua diversa dal castigliano era simbolo di non accettazione e di ribellione!

Nonostante tutto ciò, la “NCC” ottiene un successo clamoroso; nel 1966, Serrat piazza una sua canzone, Cançó de matinada (“Canzone di mattina”) nella hit parade nazionale, primo caso in assoluto per una canzone in lingua catalana.

Ben presto, Serrat diventa –assieme a Lluís Llach e ad altri- un simbolo di opposizione autentica al franchismo; e un simbolo niente affatto “teorico”, date le noie spesso di carattere poliziesco e intimidatorio che deve subire. Nel frattempo comincia ad essere conosciuto anche all’estero; sue canzoni sono tradotte un po’ ovunque e cantate, ad esempio, da David Broza in Israele, da Carlos do Carmo in Portogallo (nel ’74, dopo la Revolução dos cravos, Serrat vola in testa alle classifiche lusitane), da Mina in Italia e da Jaime Marques in Brasile.

Con la fine del franchismo, Serrat non cessa di scrivere e cantare le sue canzoni piene di bellezza, di libertà e di meraviglia del vivere; ne è prova l’ “aggiornamento” regolare di una sua vecchia canzone, Fa vint anys qu’havia vint anys (“Fan vent’anni che avevo vent’anni”), o le lacrime nello stadio di Santiago del Cile poco dopo la fine del regime fascista di Pinochet (1989), lo stesso stadio dove era stato ucciso Víctor Jara, mentre canta Volver a los diecisiete di Violeta Parra. Il suo ultimo lavoro sono giustappunto delle “rielaborazioni” di canzoni latinoamericane mediante il suo “alter ego” Tarrés, in un album intitolato Cansiones (2000).

 

Así en la guerra como en los celos

Sangre, sudor y lágrimas quedan

Al paso de los heraldos negros

Que nublan la verdad y la envenenan.

 

Rumbos perdidos a flor de tango.

Cuentas pendientas, rencores viejos.

Con vento, polvo; con lluvia, fango.

Así en la guerra como en los celos.

 

Un azote en el alma que te empuja a correr.

Un eclipse total de la razón.

Una venda en los ojos que no te deja ver.

Una mortaja negra en el corazón.

 

Así en la guerra como en los celos.

 

De los infiernos, fuego y ceniza.

A las tinieblas, ceniza y fuego.

Caricies vueltas papel de lija.

Así en la guerra como en los celos.

 

Exilio del que jamás se vuelve.

Cizaña que deja el vergel yermo.

A hierro mata y a hierro muere.

Así en la guerra como en los celos.

 

Un azote en el alma que te empuja a correr.

Un eclipse total de la razón.

Una venda en los ojos que no te deja ver.

Una mortaja negra en el corazón.

 

Así en la guerra como en los celos.

 

*

 

COSI’ IN GUERRA COME NELLE GELOSIE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Cosi’ in guerra come nelle gelosie,

sangue, sudore e lacrime restano

al passo degli araldi neri

che offuscano la verità e l’avvelenano.

 

Strade smarrite a ritmo di tango.

Conti in sospeso, vecchi rancori.

Col vento, polvere; con la pioggia, fango.

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

 

Una frusta nell’anima che ti spinge a correre.

Un’eclisse totale della ragione.

Una benda sugli occhi che non ti fa vedere.

Un nero sudario nel cuore.

 

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

 

Dagli inferni, fuoco e cenere.

Nelle tenebre, cenere e fuoco.

Carezze volte in carta vetrata.

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

 

Esilio di chi non torna mai.

Loglio che manda l’orto alla malora.

Di spada ferisce e di spada perisce.

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

 

Una frusta nell’anima che ti spinge a correre.

Un’eclisse totale della ragione.

Una benda sugli occhi che non ti fa vedere.

Un nero sudario nel cuore.

 

Cosi’ in guerra come nelle gelosie.

497. TO AKOPNTEON

Μάνος Λόιζος / Manos Loïzos

 

Στην γειτονιά μου την παλιά είχα έναν φίλο

που ήξερε και έπαιζε ακορντεόν

όταν τραγούδαγε φτυστός ήταν ο ήλιος

φωτιές στα χέρια του άναβε το ακορντεόν

 

Μα ένα βράδυ σκοτεινό σαν όλα τα άλλα

κράταγε τσίλιες παίζοντας ακορντεόν

γερμανικά καμιόνια στάθηκαν στην μάντρα

και μια ριπή σταμάτησε το ακορντεόν

 

Τ’ αρχινισμένο σύνθημα πάντα μου μένει

οπότε ακούω από τότε ακορντεόν

και έχει σαν στάμπα την ζωή μου σημαδέψει

δεν θα περά δεν θα περάσει ο φασισμός

 

*

 

LA FISARMONICA

Versione italiana di Giuseppina di Lillo

 

 

Nel mio vecchio quartiere avevo un amico

che sapeva e suonava la fisarmonica

quando cantava era come il sole

gli metteva il fuoco alle mani la fisarmonica.

 

Ma una sera scura come le altre

faceva il palo suonando la fisarmonica

camion tedeschi si fermarono davanti alla mandra

ed una raffica fermò la fisarmonica

 

E come uno slogan mi rimane

ogni volta che sento una fisarmonica

e come un timbro ha segnato la mia vita

«non passerà, non passerà il fascismo».


 

498. O ΔPOMOΣ

Μάνος Λόιζος / Manos Loïzos

 

 

Ο δρόμος είχε την δική του ιστορία

κάποιος την έγραψε στον τοίχο με μπογιά

ήταν μια λέξη μοναχά ελευθερία

κι’ έπειτα είπαν πως την έγραψαν παιδιά

 

ύστερα κύλησε ο καιρός και η ιστορία

πέρασε εύκολα απ’ την μνήμη στην καρδιά

ο τοίχος έγραφε μοναδική ευκαιρία

εντός πωλούνται πάσης φύσεως υλικά

 

τις Κυριακές από νωρίς στα καφενεία

έπειτα γήπεδο στην χύμα τα καβγά

ο δρόμος είχε την δική του ιστορία

είπανε όμως πως την έγραψαν παιδιά

 

*

 

LA STRADA

Versione italiana di Giuseppina di Lillo

 

La strada aveva una storia tutta sua

qualcuno la scrisse sul muro con la vernice

era una parola sola  «libertà»

e dopo dissero che l’avevano scritta dei bambini

 

poi il tempo passò e la storia

passò facilmente dalla memoria al cuore

il muro riportava le parole «occasione unica

all’interno si vendono merci di ogni genere»

 

e le domeniche passate al bar

poi allo stadio baruffe a volontà

la strada aveva una storia tutta sua

e dissero che l’avevano scritta dei bambini.


 

499. ΣTON ΠOΛEMO O TZO

Λαυρέντης Mαχαιρίτσας / Lavrendis Maheritsas

 

Στον πόλεμο ο Τζο περνάει καλά

τον έχουν όπα όπα

τον νέγρο, τον λοχία, τον παλικαρά

 

και που’ χει μαύρη πέτσα

κανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροι

τον λένε παλικαρά

 

και που’ χει μαύρη μάνα

κανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροι

τον λένε παλικαρά

 

τον μαύρο, τον λοχία, τον Τζο, τον φουκαρά

 

Στον πόλεμο ο Τζο περνάει καλά

ώσπου κακιά μια σφαίρα

και το δεξί πιο πέρα

το χέρι του πετά

 

και που’ χει μαύρη μάνα

κανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροι

τον λένε παλικαρά

 

και που’ χει μαύρη πέτσα

κανένας δε νογά

κατώτεροι και ανώτεροι

τον λένε παλικαρά

 

του δίνουν και βραβείο στον Τζο τον φουκαρά

 

Μονόχειρας ο Τζο ζητάει δουλειά

μα τι δουλειά να κάνει

που το δεξί έχει χάσει

πέρα στον Βιετνάμ

 

και που’ χει μαύρη μάνα

θυμήθηκαν ξανά

κατώτεροι και ανώτεροι

τον λένε αληταρά

 

και που’ χει μαύρη πέτσα

θυμήθηκαν ξανά

κατώτεροι και ανώτεροι

τον λένε αληταρά

 

τις πόρτες δεν ανοίγουν στον Τζο το φουκαρά

 

*

 

ALLA GUERRA, JOE

Versione italiana di Giuseppina di Lillo

 

Alla guerra Joe se la passa bene

se lo tengono caro caro

il negro, il sergente, il prode

 

e che abbia la pelle nera

a nessuno interessa

superiori e subalterni

lo chiamano prode

 

e che abbia la madre nera

a nessuno interessa

superiori e subalterni

lo chiamano prode

 

il negro, il sergente, Joe, il poveretto.

 

Alla guerra, Joe se la passa bene

finché una pallottola della malasorte

non gli butta dall’altra parte

il suo braccio destro

 

e che abbia la madre nera

a nessuno interessa

superiori e subalterni

lo chiamano prode

 

e che abbia la pelle nera

a nessuno interessa

superiori e subalterni

lo chiamano prode

 

e gli danno pure un premo a Joe il poveretto

 

Ormai monco, Joe cerca lavoro

ma che lavoro può fare

ora che ha perso il suo braccio destro

laggiù in Vietnam

 

e che ha la madre nera

tutti ora se ne ricordano

superiori e subalterni

lo chiamano mascalzone

 

e che ha la pelle nella

tutti ora se ne ricordano

superiori e subalterni

lo chiamano mascalzone

 

le porte non si aprono per Joe il poveretto.

 

 

 

500. PIASTRELLE

Antonio Teresano

(Redshadow)

 

La “CCG” n° 500 ha il titolo in rosso invece che nel blu consueto, e un autore cui ben si attaglia. Antonio Teresano, più noto come Red o Redshadow, vecchio frequentatore e filibustiere di questi lidi. Riportiamo, dal ng. it.fan.musica.guccini, la sua presentazione alla canzone:

 

“Ho qualche canzone in testa per quest'iniziativa...ma non ho la forza morale né fisica per leggermi un elenco di 500 brani onde evitare ripetizioni... quindi mando un pezzo mio (per favore...tenete a freno l'entusiasmo!) che con la guerra c'entra fino a un certo punto... cioe' c'entra ma come pretesto ma allo stesso tempo piu' di quanto sembri.

Insomma, visto che e' un po' che, parafrasando Celentano (che vette inaspettate raggiunge la mia dialettica!) leggo poco e scrivo ancora meno, volevo giustificare gli sforzi epici che ho fatto per pagare il fisso ad un telefono che non uso mai e deludere chi mi vuole male dimostrando che,

seppur con la pressione ai minimi storici, sono ancora vivo, anche se vista l'aria che tira fra sceriffi del mondo stelle&strisce e poliziotti di casa nostra travestiti da naziskins che scoltellano qua e la', non so quanto questo sia un vantaggio.....

Un saluto a chi se lo merita e....del sogno americano ne puoi fare a meno!”

 

 

Soldato cosa fai?

Io non ti ho fatto nulla

io non ho aperto bocca, cosa fai?

 

Ma come dove vai?

Io sono nato qua, all'ombra della luna

la stessa che tu guardi

e che io cerco di afferrare

 

No, non ho dormito

io non dormo mai la notte

primule di anime mi illudono

poi se ne vanno via

 

Poliziotto, cosa fai?

No, non li ho rubati

quei soldi sono miei

dollari a quintali, sogni esagonali

cosa fai?

 

Mi colpisci ancora e ridi

una caserma a modo

di quelle molto belle

chissa' quante piastrelle

la mia bile coprira'

 

La fidanzata a Rimini

domani rivedrai

io prego tutti i giorni

a volte anche allo specchio

ma Dio non si vede mai

 

Madre cosa fai?

Perche' urli su quel letto?

e' vero sta nascendo

tuo figlio dall'oblio

Che raccoglie vento

semina tempesta

dice che vuol partire invece resta

 

Soldato cosa fai?

Uccidi da lassu'

dove fumano gli angeli

cavalcano le rondini

tu butti mille bombe da lassu'

 

Tuo nonno ti teneva sui ginocchi

ti raccontava storie

aneddoti, memorie

perche' piangi, perche' vivi, dove vai?

 

Siamo carnefici e aggressori

o vittime indolori

dei mutui non pagati, dei dollari a motore

 

E c'e' sempre una canzone

che ci ricorda amore

o chiacchiere fra amici ad un bancone

 

Mi dici dove vai? O almeno come stai?

Almeno per un po' non saro' solo coi miei guai

tra bombe e temporali

e sorrisi sui giornali

un sole nero che non tramonta mai

un cielo sporco che non sorride mai.


 

501. ELS TRENS DE KOSOVO

Lluís Llach

(1999)

 

Assieme a Joan Manuel Serrat, Lluís Llach (si pronuncia gliuis gliàc) è il più noto rappresentante della Nova cançó catalana; ma, a differenza di Serrat, compone le sue canzoni esclusivamente in catalano. Il suo percorso inizia nel 1967 come membro de Els setze jutges; e già dai primi anni scrive autentici inni di lotta e resistenza antifascista che divengono ben presto notissimi in tutta la Spagna sebbene composti, come detto, esclusivamente in lingua catalana. E’ il caso di Cal que neixin flors a cada instant (“Bisogna che nascano fiori in ogni momento”), La gallineta (“La gallinella”) o L’estaca, forse la sua canzone più nota, tradotta in molte lingue e vero strumento di rivendicazione e lotta popolare. D’altro lato, Lluís Llach è forse il cantautore iberico con la più vasta e solida formazione musicale e che più ha sviluppato il proprio percorso artistico e politico. La sua versatilità di compositore è straordinaria, passando fra la tradizione catalana e le sonorità mediterranee (in questo molto simile al De André di Creuza de mä), tra cantate di sapore classico e ritmi decisamente pop e rock.

 

Tornen els trens, plens de la pobra gent, pobra,

ulls que miren enlloc perquè venen d’enlloc i enlloc veuen el seu destí.

Tornen els trens d’un món que tots pensàvem lluny

però ens desperta el traquetreig de rodes i de llops,

la negror d’un temps que és tan a prop

la tristesa per no haver sabut dir prou…

 

Ploren els trens, van buits de la pobra gent, pobra,

que no tenen un nom, ni una casa ni un foc on cremar tant de desesper.

Quan el dolor no té carnet, no té un nom,

esdevé el dolor de tots i tots en som partícips,

tots fem fila cap el vell exili,

si l’exili no el portem al cor.

 

Xisclen els trens,

quin és l’odi que els empeny,

quina la ràbia que emmetzina tant d’amor

Som nosaltres a l’andana tot veient com passen?

O hem pujat fa temps dalt de la màquina,

mentre anem contant els llargs vagons…

 

Corren els trens, la llum de la pobra gent, pobra,

fa senyal d’un camí basardós i tenaç d’una Europa en plena nit.

Tornen els trens d’un temps que tots pensàvem lluny

i ens desperta el traquetreig de rodes i de llops,

la negror d’un temps que és tan a prop,

la vergonya per no haver dit: prou.

 

 

 

*


 

I TRENI DEL KOSOVO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Tornano i treni, pieni di povera gente, povera,

occhi che guardano altrove perché vengono da altrove e altrove vedono il proprio destino.

Tornano i treni da un mondo che tutti pensavamo lontano

ma ci risveglia lo sferragliare delle ruote sui binari,

l’oscurità d’un tempo che è cosi’ vicino,

la tristezza per non aver saputo dire basta…

 

Piangono i treni, vanno stipati di povera gente, povera,

che non ha un nome, né una casa o un focolare dove bruciare tanta disperazione.

Quando il dolore non ha documenti, non ha un nome,

diventa il dolore di tutti e tutti ne siamo partecipi,

tutti ci incamminiamo verso il vecchio esilio,

ammesso che l’esilio non lo portiamo in cuore.

 

Fischiano i treni,

qual è l’odio che li spinge,

quale la rabbia che distrugge tanto amore,

e forse stiamo alla finestra a guardarli passare?

Oh, è da tempo che spingiamo quella macchina

mentre andiamo contando i lunghi vagoni…

 

Corrono i treni, la luce della povera gente, povera,

è segno d’un cammino accidentato e tenace di un’Europa in piena notte.

Tornano i treni da un tempo che tutti pensavamo lontano

i ci risveglia lo sferragliare delle ruote sui binari,

l’oscurità d’un tempo che è cosi’ vicino,

la vergogna per non aver detto basta.

 

 

 

 


 

502. MARLENE

Noir Désir

 

Oh Marlene

les cœurs saignent

et s'accrochent en haut

de tes bas

oh Marlene

dans tes veines

coule l'amour

des soldats

et quand ils meurent ou s'endorment

c'est la chaleur de ta voix

qui les apaise, et les traine

jusqu'en dehors des combats

oh Marlene, c'est la haine

qui nous a amenés là

mais Marlene, dans tes veines

coulait l'amour des soldats

eux quand ils meurent

ou s'endorment

c'est dans le creux de tes bras

qu'ils s'abandonnent

et qu'ils brûlent

comme un clope

entre tes doigts.

 

Hier und immer,

Da kennt man sie,

Kreuz unter Kreuzen

Marlene immer liebt.

 

(Ici et toujours

On la connait là

Croix parmi les croix

Marlene aime toujours.)

 

*

 

MARLENE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Oh Marlene

i cuori sanguinano

e s’attaccano sopra

alle tue calze

oh Marlene

nelle tue vene

scorre l’amore

 

dei soldati

e quando muoiono o s’addormentano

è il calore della tua voce

che li calma, e li porta via

fuori dalle battaglie

oh Marlene, è l’odio

che ci ha portati là

ma, Marlene, nelle tue vene

scorreva l’amore dei soldati

loro, quando muoiono

o s’addormentano

è nel tuo abbraccio

che si abbandonano

e bruciano

come una sigaretta

tra le tue dita.

 

Hier und immer,

Da kennt man sie,

Kreuz unter Kreuzen

Marlene immer liebt.

 

(Qui, per sempre,

la si riconosce

croce tra le croci

Marlene sempre ama).


 

503. UTOPIA

Alanis Morrissette

 

Più che una canzone contro la guerra questa è una canzone a favore della pace, ma spero che vorrete accettarla ugualmente :-)

[Maurizio dal ng it.fan.musica.guccini]

 

we'd gather around all in a room fasten our belts engage in dialogue

we'd all slow down rest without guilt not lie without fear disagree sans

judgement

we would stay and respond and expand and include and allow and forgive and

enjoy and evolve and discern and inquire and accept and admit and divulge

and open and reach out and speak up

 

This is utopia this is my utopia

This is my ideal my end in sight

Utopia this is my utopia

This is my nirvana, my ultimate.

 

we'd open our arms we'd all jump in we'd all coast down into safety nets

we would share and listen and support and welcome be propelled by passion

not invest in outcomes we would breathe and be charmed and amused by

difference be gentle and make room for every emotion

we'd provide forums we'd all speak out we'd all be heard we'd all feel seen

we'd rise post-obstacle more defined more grateful we would heal be humbled

and be unstoppable we'd hold close and let go and know when to do which we'd

release and disarm and stand up and feel safe

 

this is utopia this is my utopia

this is my ideal my end in sight

utopia this is my utopia

this is my nirvana

my ultimate

 

*

 

UTOPIA

Versione italiana di Maurizio

 

Potremmo riunirci tutti in una stanza, allacciare le cinture, iniziare un

dialogo.

Potremmo calmarci tutti, riposarci senza colpa, essere sinceri senza paura,

essere in disaccordo senza essere giudicati.

Potremmo essere presenti e rispondere ed aprirci e comprendere, permettere e

perdonare e ed essere felici e crescere e capire e domandare ed approvare

ed accettare e divulgare ed aprirci e raggiungere e parlare liberamente.

 

Questa è utopia, questa è la mia utopia

Questo è il mio ideale, il mio obiettivo in vista.

Utopia, questa è la mia utopia

Questo è il mio Nirvana, il mio fondamento.

 

Potremmo aprire le braccia, spiccare tutti il salto, cadere tutti sulle reti

di sicurezza.

Potremmo partecipare ed ascoltare e incoraggiare ed accogliere,

essere spinti dalla passione, non investire nei risultati.

Potremmo respirare e ed essere affascinati e divertiti dalla differenza,

essere gentili e fare spazio ad ogni emozione.

Potremmo organizzare dibattiti, parlare tutti apertamente, essere tutti

ascoltati, sentirci tutti capiti.

Potremmo fissare obiettivi più precisi, più gratificanti, guarire, essere

umili ed inarrestabili.

Potremmo tenere stretto e lasciare andare e sapere quando fare una cosa o

l'altra.

Potremmo liberare e disarmare e opporci e sentirci sicuri.

 

Questa è utopia, questa è la mia utopia

Questo è il mio ideale, il mio obiettivo in vista.

Utopia, questa è la mia utopia

Questo è il mio Nirvana, il mio fondamento.


 

504. THE CALL

(War, war, war!)

Country Joe McDonald

 

Far and near, high and clear,

Hark to the call of War.

Over the gorse and the golden dells,

Ringing and swinging the clamorous bells,

Praying and saying of wild farewells:

War! War! War!

 

High and low, all must go:

Hark to the shout of War!

Leave to the women the harvest yield;

Gird ye, men, for the sinister field;

A sabre instead of a scythe to wield;

War! Red war!

 

Rich and poor, lord and boor,

Hark to the blast of War!

Tinker and tailor and millionaire,

Actor in triumph and priest in prayer,

Comrades now in the hell out there,

Sweep to the fire of War!

 

Prince and page, sot and sage,

Hark to the roar of War!

Poet, professor and circus clown,

Chimney-sweep and fop of the town,

Into the pot and be melted down:

Into the pot of War!

 

Women all, hear the call

The pitiless call of War!

Look your last on your dearest ones,

Brothers and husbands, fathers, sons:

Swift they go to the ravenous guns,

The gluttonous guns of War.

 

Everywhere thrill the air

The maniac bells of War.

There will be little of sleeping to-night;

There will be wailing and weeping to-night;

Death's red sickle is reaping to-night:

War! War! War!

War! War! War!

War! War! War! War!

War! War! War! War!

War! War! War! War!


IL RICHIAMO

(Guerra, guerra, guerra!)

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Vicino e lontano, alto e forte

ascoltate il richiamo della Guerra.

Sulle ginestre, sulle rapide splendenti,

le campane rumorose che suonano a distesa

pregando e promettendo tremendi addii:

Guerra! Guerra! Guerra!

 

Alti e bassi, tutti devono andare:

ascoltate il grido della Guerra!

Lasciate alle donne il raccolto;

cingetevi, uomini, per il sinistro campo;

una spada da usare invece della falce;

Guerra! Sanguinosa guerra!

 

Ricchi e poveri, signori e villani,

ascoltate lo scoppio della Guerra!

Sarto, calderaio e milionario,

attore in trionfo o prete in preghiera,

compagni che ora siete chissà dove,

disperdetevi al fuoco della Guerra!

 

Principe e paggio, stupidi e sapienti,

ascoltate il ruggito della Guerra!

Poeta, professore e clown del circo,

spazzacamino e damerino di città,

giù nel paiolo e siate ben mescolati:

nel paiolo della Guerra!

 

O donne tutte, ascoltate il richiamo,

lo spietato richiamo della Guerra!

Date l’ultimo sguardo ai vostri cari,

fratelli, mariti, padri e figli:

veloci corrono alle armi fameliche,

le armi ingorde della Guerra.

 

E, dovunque, l’aria trasale

alle campane impazzite della Guerra.

Non si dormirà molto questa notte;

ci saran lamenti e pianti questa notte.

la rossa falce della morte sta mietendo stanotte:

Guerra! Guerra! Guerra!

Guerra! Guerra! Guerra!

Guerra! Guerra! Guerra! Guerra!

Guerra! Guerra! Guerra! Guerra!

Guerra! Guerra! Guerra! Guerra!

 

505. THE BUTCHER’S TALE

(Western Front 1914)

The Zombies

 

A butcher yes that was my trade

But the king's shilling is now my fee

A butcher I may as well have stayed

For the slaughter that I see...

 

And the preacher in his pulpit

Sermons: "Go and fight, do what is right"

But he don't have to hear these guns

And I'll bet he sleeps at night...

 

And I...

And I can't stop shaking

My hands won't stop shaking

My arms won't stop shaking

My mind won't stop shaking

I want to go home

Please let me go home

Go home...

 

And I have seen a friend of mine

Hang on the wire

Like some rag toy

Then in the heat the flies come down

And cover up the boy

And the flies come down in the battlefields

If the preacher he could see those flies

Wouldn't preach for the sound of guns...

 

And I...

And I can't stop shaking

My hands won't stop shaking

My arms won't stop shaking

My mind won't stop shaking

I want to go home

Please let me go home

Go home...

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

IL RACCONTO DEL MACELLAIO

(Fronte occidentale 1914)

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Macellaio, si’, macellaio era il mio mestiere

ma ora son pagato col soldo del re;

e avrei potuto restarmene a fare il macellaio

visto il macello che vedo…

 

E il cappellano militare, dal pulpito,

predica: “Andate a combattere, fate ciò che è giusto”

ma lui non deve sentire questi cannoni

e scommetto che la notte dorme…

 

E io…

Io non ce la fo a smetter di tremare

le mie mani non voglion smettere di tremare

le mie braccia non voglion smettere di tremare

la mia mente non vuole smettere di tremare

voglio andare a casa

per favore fatemi andare a casa

a casa…

 

Ho visto un mio compagno

infilzato e appeso al filo spinato

come un giocattolo di stracci

e poi, col caldo, scendono le mosche

e ricoprono il ragazzo

e le mosche scendono sui campi di battaglia

Se il cappellano militare vedesse quelle mosche

non farebbe più sermoni per il rumore dei cannoni…

 

E io…

Io non ce la fo a smetter di tremare

le mie mani non voglion smettere di tremare

le mie braccia non voglion smettere di tremare

la mia mente non vuole smettere di tremare

voglio andare a casa

per favore fatemi andare a casa

a casa…


 

506. THE SUN IS BURNING

Christy Moore

 

Christy Moore è un gigante della musica irlandese, grande artefice del  primo folk revival degli anni anni 70. Iniziò con il gruppo dei Planxty  di  cui fu coofondatore. Vanta una produzione sterminata tutta di ottimo  livello e pur spaziando e contaminandosi con vari generi musicali resta

sempre fedele alla musica della sua isola verde. Insomma musica popolare che si trasforma ridiventa viva .

 

The sun is burning in the sky

Strands of clouds go slowly drifting by

In the park the dreamy bees are droning in the flowers among the trees

And the sun burns in the sky.

 

Now the sun is in the west,

Little babes lie down to take their rest,

And the couples in the park are holding hands and waiting for the dark

And the sun is in the west.

 

Now the sun is sinking low,

Children playing know it's time to go.

High above a spot appears, a little blossom blooms and then draws near

And the sun is sinking low.

 

Now the sun has come to earth

Shrouded in a mushroom cloud of death.

Death comes in a blinding flash of hellish heat and leaves a smear of ash

And the sun has come to earth.

 

Now the sun has disappeared

All that's left is darkness, pain and fear.

Twisted sightless wrecks of men go crawling on their knees and cry in pain

And the sun has disappeared.

 

*

 

IL SOLE STA BRUCIANDO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Il sole sta bruciando nel cielo

fili di nubi vanno lentamente alla deriva

nel parco ronzano le api sognanti nei fiori, tra gli alberi

e il sole brucia nel cielo.

 

Ora il sole è all’occidente,

dei bambini si sdraiano per riposarsi,

e le coppiette nel parco si tengono per mano aspettando il buio,

e il sole è all’occidente.

 

Ora il sole sta calando,

i bambini che giocano sanno che è ora d’andar via.

Appare un punto, lassù in alto, un piccolo boccio spunta e si avvicina,

ed il sole sta calando.

 

Ora il sole è venuto sulla terra,

ammantato in una nuvola di morte a forma di fungo.

La morte viene in un lampo accecante di calore infernale e lascia una macchia di cenere

e il sole è venuto sulla terra.

 

Ora il sole è scomparso

e tutto quel che ha lasciato è buio, dolore e paura.

Relitti umani contorti e ciechi si trascinano sulle ginocchia e gridano di dolore

e il sole è scomparso.


 

507. WHY?

Tracy Chapman

 

Why do the babies starve

When there's enough food to feed the world

Why when there're so many of us

Are the people still alone

 

Why are the missiles called peace keepers

When they're aimed to kill

Why  is a woman still not safe

When she's in her home

 

Love is hate

War is peace

No is yes

And we're all free

 

But somebody's gonna have to answer

The time is coming soon

Amidst all these questions and contradictions

There's some who seek the truth

 

But somebody's gonna have to answer

The time is coming soon

When the blind remove their blinders

And the speechless speak the truth

 

*

 

PERCHE’?

Versione italiana di Manuela Scelsi

 

Perché i bambini muoiono di fame

Quando c'è abbastanza cibo per sfamare il mondo

Perché se siamo così tanti

Ci sono ancora persone sole

 

Perché i missili sono "guardiani della pace"

Quando sono pronti ad uccidere

Perché una donna non è sicura

Nemmeno nella sua casa

 

Amore è odio

Guerra è pace

No è sì

E noi siamo tutti liberi

 

Ma qualcuno dovrà rispondere

L'ora arriverà presto

Tra tutte queste domande e contraddizioni

C'è qualcuno che cerca la verità

 

Ma qualcuno dovrà rispondere

L'ora verrà presto

Quando i ciechi si toglieranno i paraocchi

E i muti diranno la verità.


 

508. STOP WAR

Isola Posse All Star

 

"Posse?"

"Eh?"

"È allarme rosso! Siamo in guerra..."

"Ci siamo sempre stati in guerra noi..."

"Ci sono anche gli italiani... su gli italiani!?"

"No sei fuori è una storia pesa... ci sono i blindati in piazza, hanno

attaccato coi missili..."

"Eh?"

"Panico totale! Non passa!!!"

 

Deda MC

 

Niente pace, niente giustizia

ne ho sentite anche troppe di cazzate, vomita-sentenze

di una bocca che scrive parole di fuoco su un gioco...

con un buono e un cattivo, un Occidente indignato

nulla ha dichiarato e accanto un positivismo violento.

 

Attento! Non confondo Saddam con Che Guevara:

a Panama è la Casa Bianca che spara.

Nessuno ti ha per questo mai informato...

Nessuno! che si sia mai preoccupato... Nessuno!

Ma la posta in gioco questa volta è più alta:

"La questione del petrolio va risolta."

 

E allora lo studio si apre ed armato di retoriche di guerra:

"Il dolore va premiato!"... una campagna se vuoi un pò troppo efficace

finchè non c'è giustizia, no! nessuna pace!

 

Gopher D

 

Dico, menti marce regolano il gioco

ipotesi e parole contano poco

non è poi così assurdo capire

che chi paga è anche chi non ci crede

e salta in aria come fosse niente

sotto le rovine nelle strade deserte...

Non hai il diritto di sentirti sicuro

con le mani tra le gambe dì l'addio al suo culo

aspettando solo che giunga l'ora

all'angolo della strada, all'angolo della strada

all'angolo della strada, all'angolo della strada

Stop war! Qual è il tuo conflitto?

Stop al panico o sei giù sconfitto!

 

 

 

"Visto? Era una questione di soldi!

Ehi, Dee Mò... fai tu lo speaker dacci i dati!"

 

 

Speaker Dee Mò

 

Chi vive da schiavo, chi incassa è soltanto uno schema

se vuoi un posto amplificato

ma dai un'idea del sistema applicato nel mondo:

la divisione è mega!

Azioni in catene, azioni aguzzine...

sistemi economici, politiche assassine

tra nord e sud, sud e nord del pianeta

non sono comunista, nemmeno un profeta,

ma uno speaker! Dee Mò

Speaker d'informazione indipendente

Saddam faceva la spesa in Occidente

strategicamente un buon cliente:

chi nasconde i fatti mente!

Saddam è uno dei tanti e poi è stato stipendiato

questione di feeling, di feeling con la Nato,

che conta soldi, soldi su macerie

come la parte e business, cose serie.

E fucilate sui ragazzi in Palestina,

berretti verdi in America Latina:

perché su queste vergogne, ehi, tutto tace?

Deda è giustizia questa? No, nessuna pace!

Perché non è l'Islam che muove Saddam

e conta più una banca della Casa Bianca!!!

È solo il business che comanda!

È una piazza d'armi e d'affari

i giochi son loschi, Treble? E non son chiari!!!

Metà del mondo vive per scommessee paga con la vita

il panico di questa guerra è quotato a Wall Street...

Mone, mone, mone, mone? None, none, none, none!

 

Treble

 

None none! Non voglio vivere questa guerra:

non è un gioco, questo Risiko tragico...

None none! Non voglio vivere questa guerra!

Intanto il generale bombarda bam! bam!

sta lanciando Scud su Israele bam! bam!

B-52 su Baghdad bam! bam!

L'Islam minaccia l'Occidente... SANGUE...

il terrorismo dilagherà!!!

Notizie tagliate e ricucite come un capo comanda

sparate nelle orecchie da una brutta b-b-banda

lu Maciaro insegna [...]

 

che qui la strage regna

e un radio-titolo importante che venda

tanto di morte il panico di sicuro si guadagna

dal tempo dell'altra guerra: "Questa è l'ultima!"

e allora va dell'era il giornale bombarda!!!

 

Vai Treble il tuo discorso è stato chiaro... anche questa è andata a segno!

 

Stop war! Qual è il tuo conflitto?

Stop al panico o sei già sconfitto!


 

509. INFANT DE BEIRUT

Lluís Llach

 

Una canzone davvero “sorella” di Sidùn di Fabrizio de André.  Coincidenza o…?

 

No sé bé si era tristesa

o el dolor antic d’uns ulls d’infant.

Però, per un moment, del món va ser el retrat

aquella imatge d’un infant de Beirut.

 

El fràgil braç, tendra tragèdia,

brandant fusell; mort i bandera.

El cos menut i bru perdent-se en la ciutat,

un nínxol anònim per l’infant de Beirut.

 

Al cel hi té el Deus del napalm,

i el tro infernal d’ocells de plata,

en l’horitzó, només, l’exili sempre amarg,

bressol i tomba per un infant de Beirut.

 

Morir a Beirut, morir a Mauthausen,

el mateix foc en temps distants,

mirall glaçat d’un món on ja ningú no respon

als ulls immòbils d’un infant de Beirut.

 

*

 

BAMBINO DI BEIRUT

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Non so bene se era tristezza

o il dolore antico d’occhi di bambino.

Però, per un momento, del mondo fu il ritratto

quell’immagine d’un bambino di Beirut.

 

Il braccio fragile, tenera tragedia,

che brandiva un fucile; morte e bandiera.

Il corpo minuto e magro che si perdeva nella città,

un lenzuolo anonimo per il bambino di Beirut.

 

In cielo ci sono il Dio del napalm

e il ronzio infernale d’uccelli d’argento,

all’orizzonte solo l’esilio sempre amato,

culla e tomba per un bambino di Beirut.

 

Morire a Beirut, morire a Mauthausen,

lo stesso fuoco in tempi distanti,

specchio gelato d’un mondo dove nessuno risponde

agli occhi immobili d’un bambino di Beirut.

 

510. FILLS D’HIROSHIMA

Lluís Llach

 

Digueu els noms, fills d’Hiroshima,

els noms complets i a poc a poc.

Feu-vos presents a tot arreu,

i ompliu l’espai de l’univers.

 

Envaïu l’aire que respirem,

el sexe, els ulls, el nostre alè.

Burxeu la nàusea, al nostre instint,

i trasbalseu la nostra quietut.

 

Reagan, mal actor. Andròpov, policia.

Mals actors, mal teatre, mal públic, teló.

 

Feu-vos valents, fills d’Hiroshima,

des del temor del vostre infern,

per una humana convivència

pel somni ingenu de la pau.

 

Per una pau sense terror,

ja no és posible l’ambigüitat

contra els voltors, vells i carronyers,

obrim trinxeres, queda poc temps.

 

Reagan, policia. Andròpov, mal actor.

Mals actors, mal teatre, mal públic, teló.

 

Digueu els noms, fills d’Hiroshima,

ompliu l’espai que respirem.

Feu-nos valents, fills d’Hiroshima,

per una pau sense terror.

 

*

 

FIGLI DI HIROSHIMA

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Dite i vostri nomi, figli di Hiroshima,

i nomi completi, e a poco a poco.

Presentatevi a tutti quanti

e riempite lo spazio dell’universo.

 

Invadete l’aria che respiriamo,

il sesso, gli occhi, il nostro respiro.

Fate crescere la nausea nel nostro istinto

e rovesciate la nostra quiete.

 

 

 

Reagan, un guitto. Andropov, un poliziotto.

Guitti, teatraccio, pubblico schifoso, sipario.

 

Fatevi coraggio, figli di Hiroshima,

dalla paura del vostro inferno,

per una umana convivenza,

per il sogno ingenuo della pace.

 

Per una pace senza terrore

non è più possibile l’ambiguità.

Contro gli avvoltoi, vecchie iene,

apriamo trincee, resta poco tempo.

 

Reagan, un poliziotto. Andropov, un guitto.

Guitti, teatraccio, pubblico schifoso, sipario.

 

Dite i vostri nomi, figli d’Hiroshima,

riempite lo spazio che respiriamo.

Fateci coraggio, figli di Hiroshima,

per una pace senza terrore.


 

511. LES CHAROGNARDS

Renaud

(1975)

 

Questa non è una “canzone contro la guerra”; o forse non lo è direttamente. Ma è una delle più cupe e terribili canzoni di Renaud incazzato sul serio, del Renaud che non faceva sconti ed era ancora ben lontano dall’ “istituzionalizzazione” cui è stato sottoposto. Una canzone che ci parla di tanta di quella “brava gente” (verrebbe da dire, con Claudio Lolli, di quella “vecchia piccola borghesia che gode quando un ladro muore”) che magari, adesso, è tutta dietro a’ prodi guerrieri impegnati in qualche “liberazione”.  Una canzone che è anche una risposta a tante stupide frasi fatte che tutti noi sentiamo ogni giorno.

 

 

Il y a beaucoup de monde sur la rue Pierre Charron
Il est deux heures du mat', le braquage a foiré,
J'ai une balle dans le ventre une autre dans le poumon,
J'ai vécu à Sarcelles, j'crève aux Champs-Élysées.

 

Je vois la France entière du fond de mes ténèbres,
les charognards sont l'à, la mort ne vient pas seul.
J'ai la connerie humaine, comme oraison funèbre,
le regard des curieux comme unique linceul.

 

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

 

Le boulanger du coin a quitté ses fourneaux
pour s'en venir cracher sur mon corps déjà froid.
Il dit:"J'suis pas raciste,mais quand même les bicots,
chaque fois qui a un sale coup,ben y faut qu'il en soient".

 

"Moi monsieur j'vous signale, que j'ai fais l'Indochine".
Dit un ancien para à quelques arrivistes.
"Ces mec c'est d'la racaille, c'est pire que des viêt-minh.
Faut les descendre d'abord et discuter ensuite".

 

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

 

Les zonards qui sont là vont s'faire lyncher sûr’ment,
s'ils continuent à dire que les flics assassinent,
qu'on est un être humain même si on est truand
et que ma mise à mort n'a rien de légitime.

 

"Et s'il prenait ta mère, comme otage, ou ton frère?"
Dit un père, béret Basque, à un jeune blouson d'cuir.
"Et si c'était ton fils qui était couché par terre
Le nez dans sa misère? "Répond l'jeune pour finir.

 

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

 

Mais monsieur blanc cassis continue son délire.
Convaincu que déjà, mon âme est chez le diable,
que ma mort fut trop douce, que je méritais pire.
J'espère bien qu'en enfer, je r'trouvai ces minables.

 

Je n'suis pas un héros, j'ai eu c'que j'méritais.
Je ne suis pas à plaindre, j'ai presque de la chance.
Quand je pense à mon pote qui lui n'est que blessé,
il va finir ses jours à l'ombre d'une potence.

 

Elle n'a pas dix-sept ans cette fille qui pleure,
en pensant qu'à ses pieds,il y a un homme mort.
Qu'il soit flic ou truand, elle s'en fout d'sa pudeur.
Comme ces quelques larmes me réchauffent le corps.

 

C'est bien fait pour ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.

 

Il y a beaucoup de monde sur la rue Pierre Charron.
Il est deux heures du mat`, mon sang coule au ruisseau.
C'est le sang d'un voyou qui rêvait de millions,
j'ai des millions d'étoiles au fond de mon caveau.
J'ai des millions d'étoiles au fond de mon caveau.

*

GLI AVVOLTOI

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

C’è un sacco di gente nella rue Pierre Charron,

le due del mattino, la rapina è andata a puttane

ho una pallottola in pancia e un’altra in un polmone.

Ho vissuto a Sarcelles [*], crepo sugli Champs-Élysées.

 

Vedo tutta la Francia dal fondo delle mie tenebre,

gli avvoltoi sono là, la morte non viene da sola.

Ho la stronzaggine umana come orazione funebre,

lo sguardo dei curiosi come mio solo sudario.

 

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,

non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

 

Il fornaio dell’angolo a lasciato i suoi forni

per venire a sputare sul mio corpo già freddo.

Dice: “Non sono razzista, ma comunque ‘sti marocchini

ogni volta che ne fanno una, è bene ci restino secchi”.

 

 

“Io, signore, le dico che ho fatto la guerra d’Indocina”,

dice un vecchio parà a qualche arrivista.

“Questo qui è una canaglia, è peggio dei viet-minh.

Meglio stenderli prima, e poi discutere”.

 

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,

non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

 

Quegli straccioni di periferia che son là si faranno di certo linciare

se continuano a dire che gli sbirri sono degli assassini,

che uno è un essere umano anche se è un malvivente

e che la sua condanna a morte non è per niente legittima.

 

“E se prendesse tua madre in ostaggio, o tuo fratello?”,

dice un vecchio col basco a un ragazzo in giaccone in pelle.

“E se fosse tuo figlio, quello li’ steso per terra,

col naso dentro la sua sventura?”, risponde il ragazzo per finirla li’.

 

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,

non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

 

Ma quel brav’uomo [**] continua il suo delirio.

Convinto che la mia anima sia già all’inferno,

che son morto troppo bene, che meritavo di peggio.

Spero tanto che all’inferno ritroverò questi idioti.

 

Non sono un eroe, ho avuto quel che meritavo.

Non sono da compatire, ho avuto quasi fortuna.

Quando penso al mio compagno che, lui, è solo ferito,

e che finirà i suoi giorni all’ombra della forca. [***]

 

Non deve avere neanche diciassett’anni, ‘sta ragazzina che piange

pensando che, ai suoi piedi, c’è un uomo morto.

Che sia uno sbirro o un delinquente, se ne sbatte del pudore.

E quelle poche lacrime mi scaldano tanto addosso.

 

Ben ti sta, brutto stronzo, non sei che un delinquentello,

non si porterà il lutto, han fatto bene a farti la pelle.

 

C’è un sacco di gente nella rue Pierre Charron.

Le due del mattino, il sangue mi cola nel rigagnolo.

E’ il sangue di una canaglia che sognava i milioni,

ho milioni di stelle in fondo alla mia tomba,

ho milioni di stelle in fondo alla mia tomba.

 

NOTE

 

[*] Città dormitorio della banlieue parigina.

[**] Arrendendomi per una traduzione che renda minimamente l’idea, dico solo che “monsieur blanc cassis” è un’espressione che vuole indicare un tipico vecchietto francese “benpensante” che la domenica, al caffé, va a bersi un “blanc cassis” (un tipico aperitivo, detto anche “kir”, a base di vino bianco e succo di ribes). Potremmo dire il classico “signor Rossi” che fa il regalino ai nipotini, dice che non c’è più religione, guarda “Domenica In” e vota Fronte Nazionale perché ci vuole ordine e disciplina.

[***] All’epoca in cui è stata scritta la canzone in Francia era ancora in vigore la pena di morte.


 

512. LA BALLATA DELL’ARDIZZONE

Ivan della Mea

(1962)

 

M'han dit che incö la pulisia

a l'ha cupà un giuvin ne la via;

sarà stà, m'han dit, vers i sett ur

a cumisi dei lauradur.

 

Giovanni Ardizzone l'era el so nom,

de mesté südent üniversitari,

comunista, amis dei proletari:

a l'han cupà visin al noster Domm.

 

E i giurnai de tüta la téra

diseven: Castro, Kennedy e Krusciòv;

a lü 'l vusava: " Si alla pace e no alla guerra!"

e cun la pace in buca a l'è mort.

 

In via Grossi i pulé cui manganell,

vegnü da Padova, specialisà in dimustrasiun,

han tacà cunt i gipp un carusel

e cunt i röd han schiscià l'Ardissun.

 

A la gent ch'è andà inséma la vista,

per la mort del giuvin stüdent

e pien de rabia: "Pulé fascista –

vusaven - mascalsun e delinquent".

 

E i giurnai de l'ultima edisiun

a disen tücc: " Un giovane studente,

e incö una gran dimustrasiun,

è morto per fatale incidente,

è morto per fatale incidente,

è morto per fatale incidente".

 

*

 

[Versione italiana]

 

M'hanno detto che oggi la polizia

ha ammazzato un giovane per la via;

sarà stato, m'han detto, verso le sette,

a un comizio di lavoratori.

 

Giovanni Ardizzone, era il suo nome,

di mestiere studente universitario,

comunista, amico dei proletari,

L'hanno ammazzato vicino al nostro Duomo.

E i giornali di tutta la terra dicevano:

Castro, Kennedy e Kruscev;

e lui gridava: Si alla pace e no alla guerra;

e con la pace in bocca è morto.

 

In via Grossi i poliziotti coi manganelli,

venuti da Padova specializzati in dimostrazioni,

hanno attaccato, con le jeep, un carosello

e con le ruote han sciacciato l'Ardizzone.

 

La gente ha cominciato a non vederci più dalla rabbia

per la morte del giovane studente

e, rabbiosa: Polizia Fascista –

gridava Mascalzoni, delinquenti!

 

I giornali dell'ultima edizione dicono tutti:

" Un giovane studente, oggi,

durante una grande manifestazione,

è morto per un fatale incidente".


 

513. IL FIGLIO DEL POLIZIOTTO

Paolo Pietrangeli

(1965)

 

"Vedi sono più importante:

ho tre maglie e tu una sola;

vedi sono più importante:

ho il papà con la pistola;

e combatte contro tutti

assassini, farabutti;

e la sera torna a casa

con la sua divisa blù,

e si siede sul mio letto

mi racconta quel che ha fatto

fino a che non m'addormento

e son contento":

 

"Quando il nostro commissario

con la fascia tricolor

lui mi ha detto di sparare

non se ne poteva più.

Eran mille scalmanati,

noi duecento baschi blù:

son bastati due o tre morti

non si son sentiti più.

Tira un colpo o due per aria

poi ti vedo quel barnon:

gli ho sparato in mezzo agli occhi

e non se ne parli più":

 

"Vedi sono il bambino

più importante della scuola:

ho il papà con la divisa

ho il papà con la pistola:

e m'ha detto che ha sparato

contro certi esseri strani

che gridavan per le piazze

che gridavan come cani;

e m'ha detto ch'eran brutti

e cattivi e sporchi e storti

e che non se ne stan buoni

fino a che non sono morti".

 

"Quando il nostro commissario

con la fascia tricolor

lui mi ha detto di sparare

non se ne poteva più.

Eran mille scalmanati

noi duecento baschi blù:

son bastati due o tre morti

non si son sentiti più". 


 

514. KIMIAD AR SOUDARD YAOUANK

Tradizionale bretone

 

L’addio del giovane che parte per andare a fare il militare; e nella Francia di allora, il servizio durava sette anni, quasi sempre con qualche guerra nel mezzo. Era la sorte di tanti bretoni, nel XIX secolo, che non parlavano una parola di francese e si ritrovavano nelle guarnigioni dell’est, con la prospettiva, in molti casi, di non tornare più.

Con questa mia seconda traduzione dal bretone, colgo l’occasione, dopo le diverse traduzioni in che ha fatto per le “CCG”, per presentare a tutti Gwenaëlle Rempart. E’ una giovanissima poetessa e studiosa nativa dell’isola di Ouessant con cui sono entrato in contatto durante i miei strampalati studi di bretone; ma tra isolani pazzi ci si capisce fregandose della latitudine. E cosi’ io ho cominciato a tradurre in italiano le canzoni della sua terra, e lei in bretone Guccini e De André!

 

Ma c'halon a zo frailhet, dre nerzh ma enkrezioù
Ma daoulagad entanet n'o deus mui a zaeloù
Deut eo, siwazh ! an devezh ma rankan dilezel
Lec'h kaer ma bugaleaj, ma bro gaer Breiz-Izel !

Keno dit, ma zi balan, kuzhet barzh an draoñienn,
Tachenn c'hlaz war behini, bugel, e c'hoarien ;
Gwez ivin ker bodennek, e disheol a bere
E-pad tommder an hañvoù e kousken da greisteiz

Keno ! keno mamm ha tad, bremañ n'esperit mui
E chomfe ho mab karet da harpañ ho kozhni
Evit gounit deoc'h bara, 'vel m'hoc'h eus graet dezhañ
Al lezenn zo didruez, ho kuitaat a renkan.

Nag a wech, ma mamm dener, e renkfet-hu leñvañ
Pa zeui ma c'hi ankeniet en-dro deoc'h da ruzañ
Pa welfot, war an oaled, ma skabellig c'houllo
Hag ar c'hevnid o steuiñ war ma fenn-bazh derv

Keno ! bered ar barrez, douaroù binniget,
Pere a guzh ma c'herent gant ar Zalver galvet ;
Da ouel an Anaon klemmus, n'in mui war ho pezioù
Da skuilhañ dour binniget mesket gant ma daeloù

Keno ! ma muiañ-karet, ma dousig koant Mari
Ur blanedenn digar a zeu d'hon glac'hariñ
Eürusted ha levenez skedus zo tremenet
'Vel en oabl ar goumoulenn gant an avel kaset

Na welin mui da lagad ker lemm ha ker laouen
O virviñ gant plijadur, e ti pa erruen,
Da zornig gwenn ken mibin o treiñ ar c'harr e dro
Da vouezh flour mui na glevin o kanañ va gwerzoù


Pa oamp er c'hatekismoù, hon-daou c'hoazh bugale,
Hor c'halonoù diskiant, e kuzh en em gleve
Dirak Gwerc'hez ar c'hroaz-hent, nag a wech he touejomp
Na erruje birviken disparti etrezomp

Yaouank ha dibreder, siwazh ! ne ouiemp ket
Nag ha bet c'hwerventez ar vuhez zo hadet
Evidomp ne oa, neuze, Lezennoù na Roue,
N'anve'emp med ul lezenn, hini ar garantez

Keno ! ma nez-amezeg, Yannig, ma gwir vignon
Kamarad ma c'hoarioù, ma breur dre ar galon
Piv a gemero bremañ lod e-barzh ma foanioù ?
Piv a gomzo ganin-me deus ar gêr hag ar vro ?

Hepdon te yelo bremañ d'ar parrezioù tostañ
Da bigosaat al leurioù 'barzh el lajoù-dornañ
Hepdon te yel da c'hounid maout ar c'hourennadeg
Da chasañ war rubannoù e-barzh er varradeg

Keno ! ma c'hazeg velen, skañv evel un heizez
Mistr evel ul logodenn, jentil vel un oanez
N'ez santin ken, dindanon, gant an hast o tripal
Ma daouarn mui ne stagint ar seizenn war da dal

Keno ! ma c'hi keazh, Mindu, ma leal kamarad,
N'efomp ken, dre ar c'hlizhenn, da glask roudoù ar c'had
Ne glevin ken, er menez, da chilpadenn skiltrus,
War ma dorn mui ne santin da deod garantezus

A-benn un nebeud amzer, kalz a vignoned yen
Barzh er soudard divroet, hep mar, ne soñjfont ket
Mes da galon-te, Mindu, n'eo ket ankouezus
Pell e ri c'hoazh va c'hañvoù, gant da yezhoù klemmus

Keno 'ta plijadurioù, leurioù-nevez, prejoù,
Nezadegoù, nozvezhoù, foarioù ha pardonioù,
Ebatoù ker birvidik, binioù zar dha sklentin,
Na drido mui va c'halon gant da sonioù lirzhin

Keno kement a garan, keno da virviken !
Pell ouzh a Vreizh me varvo, mantret gant an anken
Vel ur blantenn gizidik, evit ar vro krouet
A renk gweñviñ ha mervel, kerkent m'eo divroet .

 

 

*

 

L’ADDIO DEL GIOVANE SOLDATO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Ho il cuore spezzato dalla durezza delle mie pene,

i miei occhi entusiasti non hanno più da dir niente

è arrivato, ohimé, il giorno in cui devo abbandonare

il bel luogo della mia infanzia, la mia bella Bretagna!

 

Addio, casa tra le ginestre, nascosta nella valle,

verde campo dove giocavo da bambino;

cari alberi di tasso alla cui ombra

durante la calura estiva dormivo a mezzogiorno

 

Addio! Addio, mamma e babbo, adesso non sperate più

che il vostro figlio amato resti ad aiutarvi nella vecchiaia

per guadagnarvi il pane, come voi avete fatto;

la legge è spietata, vi devo lasciare.

 

Quante volte, mia tenera mamma, dovrai piangere

quando il mio cane in pena si trascinerà dietro a voi

e quando vedrai, sul focolare, il mio sgabello vuoto

e le ragnatele allinearsi sul mio bastone di quercia

 

Addio, cimitero della parrocchia, terra benedetta

dove riposano i miei parenti chiamati dal Salvatore;

piangano le anime dei morti, non andrò più sulle vostre tombe

a versare acqua benedetta mescolata alle mie lacrime

 

Addio, o colei che più amo, mia dolce e gentile Mari’,

un destino crudele è venuto ad affliggerci

la gioia e la radiosa allegria sono passate

come la nube nel cielo è portata via dal vento

 

Non vedrò più i tuoi cari occhi vivaci e pieni d’allegria

brillare di piacere quando arrivavo a casa,

la tua manina bianca condurre lesta il carro,

né più la tua dolce voce sentirò cantare le mie canzoni

 

Quando eravamo al catechismo, ancora da ragazzi,

con il cuore incosciente ci incontravamo di nascosto

al tabernacolo del crocevia, e quante volte abbiam giurato

di non separarci mai tra di noi

 

Giovani e spensierati, ahimé, non sapevamo

quanta amarezza la vita ha seminato;

per noi non c’erano allora né leggi né re,

non c’era che una sola legge, quella dell’amore

 

 

Addio, o mio vicino, Yannig, mio vero amico,

compagno dei miei giochi, mio fratello di cuore;

a chi farò parte adesso delle mie pene,

e chi mi parlerà di casa e del paese?

 

Senza di me andrai adesso alle parrocchie [*] più vicine

a sgobbare tra le zolle in mezzo agli attrezzi

senza di me andrai a cercar di vincere alle gare di lotta

e a caccia sulle colline in mezzo alle staccionate

 

Addio, miei biondi cavalli, leggeri come una cerbiatta,

eleganti come un topolino [**], gentili come un agnellino

non vi sentirò più, sotto di me, galoppare in fretta,

le mie mani più non stringeranno le redini sulla vostra fronte

 

Addio, mio cane fedele, Mindu [***], mio leale compagno

non andremo più, nella bruma, a cercare le tracce della lepre

non sentirò più, sui monti, il tuo guaito stridente

non sentirò più sulle mani la tua lingua affettuosa

 

In capo a poco tempo molti amici dovranno

partire in mezzo ai soldati e, senza dubbio, non ci penseranno

ma il tuo cuore, Mindu, non si dimenticherà;

da lontano renderai ancora sopportabili le mie pene con la tua lingua

 

Addio o miei piaceri, campi appena arati, prati,

corse pazze, serate di festa, fiere e sagre paesane,

gioie care e splendenti, cornamuse dal suono chiaro,

il mio cuore più non gioirà alle vostre allegre canzoni

 

Addio a tutto ciò che amo, addio, addio per sempre!

Lontano dalla Bretagna morirò in preda all’angoscia;

come una pianta fragile, per la madrepatria,

devo appassire e morire non appena sarò partito.

 

 

[*] S’intenda “paesi, villaggi”. Nella Bretagna tradizionale le comunità rurali venivano (e vengono tuttora) denominate parrez “parrocchia”.

[**] sic.

[***] Cioè “Musonero”.


 

515. E PARREZ LANGONNED

Alan Stivell

(trad.)

 

Una delle più note canzoni tradizionali bretoni, interpretata da Alan Stivell nell’album “quasi” omonimo, E Langonned. E’ incentrata sulla lunghezza e sulla durezza del servizio militare, al termine del quale –oltretutto- ci potevano essere delle…brutte sorprese (sempre che si fosse sopravvissuti).

 

Kenavo ma zad, ma mamm
Kenavo mignoned
Kenavo deoc'h tud yaouank
Eus parrez Langonned

Ne oa ket roet din ar choaz
Dav oa din partiel
Kaset oan war ar mor bras
Kuitaet ma Breizh-Izel

Me oa-me gwall glac'haret
'Vont d'ober ma servij
Lesket 'moa e Langonned
Fleurenn ma yaouankiz

Lesket 'moa e ti he mamm
Ma mestrezig karet
Kaset oan d'an Oriant
Ha du-se oan gwisket

Berv e oa ma daoulagad
An ael oa uhel
Barzh an neñv e oa stered
Daole din sklerijenn

Ma vijen bet e skolioù
'M bije skrivet ul lizher
'Vit kontañ ma holl boanioù
Ha ma brasañ mizer

Fin oa bet ar beajoù
Erru oan me amzer
Digoue'et oan en-dro er vro
Echu oa ma c'hoñje

An eostig save d'al lein
Ha gane melodi
Kavet din ma Breizh-Izel
Erru oan 'barzh ma zi

Kentañ hin' am boa kavet
Oa 'vatezhig vihan
Ha ganti 'm boa goulennet
E-menn 'mañ 'r plac'h yaouank

'Mañ-hi du-se 'barzh ar sal vras
E-touez ar yaouankiz
Sonerien ouzh he gortoz
'Vit monet d'an iliz

En ur glevet kement-all
Me oa chomet souezhet
'C'haloupat da benn kêr all
Du-se em boa gwelet

Klevet 'peus, kamaraded
Setu aze 'n avis
Ma fell deoc'h bezañ touellet
Kit d'ober ho servij

Ha bezet gourc'hemennet
C'hwi holl merc'hed yaouank
'Mañ doganet ar baotred
'Vont da servij Bro-Frañs.

 

*

 

 

NELLA PARROCCHIA DI LANGONNET

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Arrivederci, babbo e mamma,

arrivederci, amici

e arrivederci a voi, ragazzi

della parrocchia di Langonnet.

 

Non mi è stata data scelta,

sono dovuto partire.

Mi hanno mandato per l’oceano

una volta lasciata la mia Bretagna.

 

Avevo molta pena

andando a fare il militare,

avevo lasciato a Langonnet

il fiore della mia giovinezza

 

 

 

 

Avevo lasciato da sua madre

la mia amata fidanzata,

mi hanno mandato a Lorient

e li’ mi hanno messo la divisa

 

I miei occhi ardevano,

l’angelo stava lassù in alto,

nel cielo c’erano delle stelle

che mi gettavano il loro chiarore

 

Se fossi andato a scuola

avrei scritto una lettera

per raccontare tutte le mie pene

e la mia più grande miseria

 

I viaggi hanno avuto fine,

il mio tempo era terminato

e sono tornato al paese

dopo finito il servizio

 

L’usignolo si levava

e cantava una melodia,

ritrovata la Bretagna

ero arrivato a casa.

 

La prima che ho visto

era la servetta,

e le ho domandato

di avvertire la mia ragazza

 

“E’ la nella grande sala

con tutta la gioventù,

dei suonatori la aspettano

per andare in chiesa.”

 

Quando ho sentito questo

sono rimasto stupefatto,

son corso all’altro capo del paese

e là l’ho vista

 

Avete capito, compagni

e vi do un avvertimento:

se volete essere traditi

andate a fare il militare

E vi faccio i complimenti

a tutte voi, ragazze

che fate cornuti i ragazzi

che vanno a servire la Francia.

516. SOLDIER OF PLENTY

Jackson Browne

 

God is great, God is good

He guards you neighborhood

Though it's generally understood

Not quite the way you would

You try to take the slack

Stay awake and watch his back

But something happens every now and then

And someone breaks into the promised land

Ah boy boy

This world is not your toy

This world is long on hunger

This world is short on joy

 

A-E-I-O

You speak as if you know

What's good for everyone

What's good in what you've done?

What's good about a world in which

War rages at a fever pitch

And people die for the little things

A little corn, a little beans

 

Ah boy boy

This world is not your toy

This world is, this world is

Long on hunger

Short on joy

How much longer

You gonna keep the world hungry boy?

 

You measure peace with guns

Progress in mega-tons

Who's left when the war is won?

Soldier of misfortune--

Soldier of an angry call

Soldier on foreign soil

I'm not here to fight your war

I know what you're fighting for

 

Ah boy boy

This world is not your toy

This world is, this world is

Long on hunger

Short on joy

How much longer

You gonna keep the world hungry boy?

*

 

SOLDATO DELL’ABBONDANZA

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Dio è grande, Dio è buono

vigila su tutto il vicinato

anche se tutti quanti capiscono

che non è nel modo che vorrebbero.

Tenti di stargli alle calcagna,

stai all’erta e  lo sorvegli

ma qualcosa accade di tanto in tanto

e qualcuno irrompe nella terra promessa

oh ragazzo, ragazzo

questo mondo non è un balocco

questo mondo ha tanta fame

questo mondo ha poca gioia

 

A-E-I-O

parli come se tu sapessi

quel che è bene per tutti

e che c’è di buono in quel che hai fatto?

Che c’è di buono in un mondo

dove la guerra infuria come una febbre

e dove si muore per le cose da nulla

un po’ di grano, un po’ di fagioli

 

Oh ragazzo, ragazzo

questo mondo non è un balocco

questo mondo ha, questo mondo ha

tanta fame

e poca gioia

e per quanto ancora

terrai il mondo affamato, ragazzo?

 

Misuri la pace in cannoni

e il progresso in megatoni,

chi rimarrà quando la guerrà sarà finita?

Soldato di sventura,

soldato richiamato di rabbia

soldato su un suolo straniero

non sono qui per fare la tua guerra

io non so per cosa stai combattendo

 

Oh ragazzo, ragazzo

questo mondo non è un balocco

questo mondo ha, questo mondo ha

tanta fame

e poca gioia

e per quanto ancora

terrai il mondo affamato, ragazzo?


 

517. RUMOURS OF WAR

Billy Bragg

 

There are soldiers marching on the common today

They were there again this evening

They paced up and down like sea birds on the ground

Before the storm clouds gathering

 

I must buy whatever tinned food is left on the shelves

They are testing the air raid sirens

They've filled up the blood banks and emptied the beds

At the hospital and the asylum

 

I saw a man build a shelter in his garden today

And we stood there idly chatting

He said: "No, no I don't think war will come"

Yet still he carried on digging

 

Everything in my life that I love

Could be swept away without warning

Yet the birds still sing and the church bells ring

And the sun came up this morning

 

Life goes on as it did before

As the country drifts slowly to war.

 

 

*

 

 

RUMORI DI GUERRA
Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Dei soldati marciano sul suolo pubblico, oggi

ed erano là anche stasera

andavano su e giù come uccelli marini a terra

prima che si raccolgano le nubi di burrasca

 

Devo comprare tutto lo scatolame rimasto sugli scaffali

stanno provando le sirene di allarme aereo

hanno rifornito le banche del sangue e liberato i letti

all’ospedale e al manicomio

 

Oggi ho visto uno che si costruiva un rifugio nel giardino

e siamo stati là un po’ a far due chiacchiere

ha detto, “No, non credo che ci sarà la guerra”

eppure continuava a scavare

 

 

 

Tutto quel che amo nella mia vita

potrebbe essere spazzato via senza avvisaglia

ma gli uccelli cantano ancora e le campane suonano

e il sole è sorto, stamattina

 

La vita va avanti come prima

e il paese scivola lento nella guerra.


 

518. OLIVER’S ARMY

Elvis Costello

 

Don't start me talking

I could talk all night

My mind goes sleepwalking

While I'm putting the world to right

 

Called careers information

Have you got yourself an occupation?

 

Oliver's army is here to stay

Oliver's army are on their way

And I would rather be anywhere else

But here today

 

There was a checkpoint Charlie

He didn't crack a smile

But it's no laughing party

When you've been on the murder mile

 

Only takes one itchy trigger

One more widow, one less white nigger

 

(Chorus)

 

Hong Kong is up for grabs

London is full of Arabs

We could be in Palestine

Overrun by a Chinese line

With the boys from the Mersey and the Thames and the Tyne

 

But there's no danger

It's a professional career

Though it could be arranged

With just a word in Mr. Churchill's ear

 

If you're out of luck or out of work

We could send you to Johannesburg

 

(Chorus)

 

 

 

*

 

 

 

 

 

L’ESERCITO BRITANNICO

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Don't start me talking

I could talk all night

My mind goes sleepwalking

While I'm putting the world to right

 

Called careers information

Have you got yourself an occupation?

 

Oliver's army is here to stay

Oliver's army are on their way

And I would rather be anywhere else

But here today

 

There was a checkpoint Charlie

He didn't crack a smile

But it's no laughing party

When you've been on the murder mile

 

Only takes one itchy trigger

One more widow, one less white nigger

 

(Chorus)

 

Hong Kong is up for grabs

London is full of Arabs

We could be in Palestine

Overrun by a Chinese line

With the boys from the Mersey and the Thames and the Tyne

 

But there's no danger

It's a professional career

Though it could be arranged

With just a word in Mr. Churchill's ear

 

If you're out of luck or out of work

We could send you to Johannesburg

 

(Chorus)

 


 

519. ROCKETS
Cat Power

 

Where do the dreams of babies go

'cause you know they're all so good

and they're also gone so fast

 

keep all your guns at home

help keep your momma safe

cause you know she's pretty good too

 

Where is the night so warm and so strange

that no one is afraid of themselves

pick, pick up, dig, dig out those weeds

out of your happy-go-lucky fields

of such polluted thinking

 

Where do the rockets find planets

Where do the rockets find planets

Where do the rockets find planets

Where are the dreams of the babies going

'cause you know they're all going fast

take, take as much as you can

'cause you know it's going so fast

you know it's so good.

 

where are the many mountains so brave

that they do not explode over everyone

pick, pick up, dig, dig out those weeds

out of your happy-go-lucky field

of such polluted thinking

 

Where do the rockets find planets

Where do the rockets find planets

 

keep your guns at home

keep your guns at home

help keep your momma safe

you know she's all good

she's pretty good

 

Where are the dreams of babies going

'cause you know they're all good

 


 

520. NO BLOOD FOR OIL

Jim Lesses

 

You burn the truth at midnight; The flames light up the sky.

You stand around and warm your hands, and watch our freedoms die.

You start your wars for Mammon; For capital and greed;

Start your wars for land and oil, and watch our children bleed...

 

CHORUS

No blood for oil! No oil for your 'freedom',

Your freedom is worthless; When you pay with our lives.

No blood for oil! No oil for your 'freedom',

Your freedom is worthless; When you pay with our lives.

 

You shackle us with terror; You blind us all with fear.

And all the while you tear away, at all that we hold dear.

Turn neighbour against neighbour; Breed hate beneath the sun.

Smash our doors; start your wars, with a bible and a gun...

 

CHORUS

 

BRIDGE

And all around the world, the calls for peace crash in like waves,

But you ignore our very cries, and send us to our graves....

 

CODA: I said, No blood for oil!


 

521. LIKE SOLDIERS DO

Billy Bragg

 

Blues eyes fighting the grey eyes fighting the tears

Armed to the teeth for a war of words

Reaching all the years

I advanced across a poppy field

I saw the gleam as you raised your shield

And love screamed down

With the sun behind its back

 

Our Fathers were all soldiers,

Shall we be soldiers too

Fighting and falling like soldiers do

 

Nothing is clear in this tactical unclear war

I can't be bothered to find out

What we are fighting for

No one can win this war of the senses

I see no reason to drop my defences

So stand fast my emotions,

Rally round my shaking heart

 

Our Fathers were all soldiers,

Shall we be soldiers too

Fighting and falling like soldiers do

 

Blue eyes fighting the grey eyes fighting the tears

Armed to the teeth for a war of words

Reaching all the years

I advanced across a poppy field

I saw the gleam as you raised your shield

And love screamed down

With the sun behind its back

I knew once again I was under attack

So stand fast my emotions,

Rally round my shaking heart

 

Our Fathers were all soldiers,

Shall we be soldiers too

Fighting and falling like soldiers

Fighting and falling like soldiers

Fighting and falling like soldiers do.


 

522. MONEY IS YOUR BLOOD

Torben Franck

 

You think you're so clever

that's just your perception

you're murdering this world

with weapons of mass deception

 

I cannot see your face for lies

they swarm around like hungry flies

you bomb, you murder, your endless toil

for nothing more than bloody oil

 

The time has come for sentence

for you there's no redemption

this war is so pretentious

because money is your blood

 

For several hundred years

the source of oppression

you prey on human fears

'til your dirty work is done

 

And when the next war passes by

you'll shoot the stars of the sky

but now i hear the turning tide

it's time to stop 'cause you can't hide.


 

523. KHORAKHANÉ

Fabrizio de André

(1996)

 

Il cuore rallenta la testa cammina

in quel pozzo di piscio e cemento

a quel campo strappato dal vento

a forza di essere vento

 

porto il nome di tutti i battesimi

ogni nome il sigillo di un lasciapassare

per un guado una terra una nuvola un canto

un diamante nascosto nel pane

 

per un solo dolcissimo umore del sangue

per la stessa ragione del viaggio viaggiare

Il cuore rallenta e la testa cammina

in un buio di giostre in disuso

 

qualche rom si è fermato italiano

come un rame a imbrunire su un muro

saper leggere il libro del mondo

con parole cangianti e nessuna scrittura

 

nei sentieri costretti in un palmo di mano

i segreti che fanno paura

finchè un uomo ti incontra e non si riconosce

e ogni terra si accende e si arrende la pace

 

i figli cadevano dal calendario

Jugoslavia Polonia Ungheria

i soldati prendevano tutti

e tutti buttavano via

 

e poi Mirka a San Giorgio di maggio [*]

tra le fiamme dei fiori a ridere a bere

e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi

e dagli occhi cadere

 

ora alzatevi spose bambine

che è venuto il tempo di andare

con le vene celesti dei polsi

anche oggi si va a caritare

 

e se questo vuol dire rubare

questo filo di pane tra miseria e sfortuna

allo specchio di questa kampina [**]

ai miei occhi limpidi come un addio

 

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca

il punto di vista di Dio.

 

Cvava sero po tute

i kerava

jek sano ot mori

i taha jek jak kon kasta

vasu ti baro nebo

avi ker

kon ovla so mutavia

kon ovla .

Ovla kon ascovi

me gava palan ladi

me gava

palan bura ot croiuti. [***]

         

*

 

NOTE

 

Khorakhané: tribù Rom serbo-montenegrina di religione musulmana. Il termine

“Khorakhané” significa “Amanti del Corano” il lingua romanes.

[*] La principale festa Rom, il 6 maggio.

[**] Tenda mobile

[***] In lingua romanes-khorakhané:

 

Poserò la testa sulla tua spalla

e farò

un sogno di mare

e domani un fuoco di legna

perché l'aria azzurra

diventi casa

chi sarà a raccontare

chi sarà

sarà chi rimane

io seguirò questo migrare

seguirò

questa corrente di ali.

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’HORAC’HANE

Versione bretone di Gwenaëlle Rempart

 

Evit frankiz ar pobloù a-enep d’ar brezel hag ar feulster

Pour la liberté des peuples, contre la guerre et la violence

 

Ar galon a c’horreka hag ar penn a gerzh

e puñs-se staot ha simant

d’ar park-se diframmet gant an avel

dre forzh bezañ avel

 

Me am eus an holl anvoù-badez

ha pep anv a zo siell ur paseporzh

evit un roudouz ur vro ur koabrenn ur c’han

evit un diamant kuzhet er bara

 

evit ur gwall imor ar gwad hepken,

evit memes abeg ar veaj, beajiñ.

Ar galon a c’horreka hag ar penn a gerzh

e teñvalijenn manejoù dilezet

 

ur Rom bennak en deus chomet italian

evel kouevr o tuiñ war ur voger,

gouzout lenn levr ar bed

gant gerioù o cheñch ha hep skritur

 

 war hentoù gwasket e boz an daouarn

kevrinoù spontus, betek ma

en em gav unan ganit hag en em anav

hag enaou pep bro ha pleg ar peoc’h

 

ar baotred a gouezhe eus ar deiziadur

Yugoslavia Polonia Hungaria

ar soudarded a gemere holl

ha holl a skoe kuit

 

ha da fest Sant Jorj e miz Mae e oa Mirka

o c’hoarzin hag oc’h evan etre flamm ar bleuñv,

hag o kargañ an daoulagad e oa daeroù divec’h,

hag eus an daoulagad e gouezhent

 

bremañ savit merch’ed nevez

poent eo bremañ da vont

gant gwazhied glas-oabl an daouarzorn

hiziv ivez ez eer da glask aluzen

 

 

 

 

ha mar talvez an dra-se laerezh

un tamm bara etre mizer ha chañs,

da velezour ar kampina-mañ

da va daoulagad boull evel ur c’himiad

 

e c’hell lavaret hepken an hini a oar dastum en e c’henoù

savboent Doue.

 

Cvava sero po tute

i kerava

jek sano ot mori

i taha jek jak kon kasta

vasu ti baro nebo

avi ker

kon ovla so mutavia

kon ovla .

Ovla kon ascovi

me gava palan ladi

me gava

palan bura ot croiuti.

 

[ Ma fenn a bozin war za zivskoaz

hag a rin

hunvre mor

ha warc’hoazh tan keuneud

evit ma teu an aer c’hlas

da di

ha piv a gonto

piv a vo

an hini a chom a vo

me a heulio ar vigrazhon-mañ

me a heulio

red eskell. ]


 

524. ITACA

Lucio Dalla (1971)

 

Dallo storico album "Storie di casa mia".

 

Capitano che hai negli occhi

il tuo nobile destino

pensi mai al marinaio

a cui manca pane e vino?

Capitano che hai trovato

principesse in ogni porto

pensi mai al rematore

che sua moglie crede morto.

 

Itaca Itaca Itaca

la mia casa ce l’ho solo là,

Itaca Itaca Itaca

a casa io voglio tornare

dal mare dal mare dal mare…

 

Capitano le tue colpe

pago anch’io coi giorni miei

mentre il mio più gran peccato

fa sorridere gli dei

e se muori, è un re che muore

la tua casa avrà un erede

quando io non torno a casa

entran dentro fame e sete.

 

Itaca Itaca Itaca

la mia casa ce l’ho solo là,

Itaca Itaca Itaca

a casa io voglio tornare

dal mare dal mare dal mare…

 

Capitano che risolvi

con l’astuzia ogni avventura

ti ricordi di un soldato

che ogni volta ha più paura?

Ma anche la paura in fondo

mi dà sempre un gusto strano...

Se ci fosse ancora mondo

sono pronto, dove andiamo?… [*]

 

Itaca Itaca Itaca

la mia casa ce l’ho solo là,

Itaca Itaca Itaca

a casa io voglio tornare

dal mare dal mare dal mare…


 

[*] Variante dal vivo degli ultimi due versi:

 

Ma se non mi porti a casa

capitano, io ti sbrano

 

[*] Segnalata da Hooke (Andrea Lisi), che ringrazio

525. PER DUE INNAMORATI

Lucio Dalla

(1971)

 

Son due innamorati

che morte prese insieme

mano pietosa li mise accanto

sposo e sposa in bianco

sposo e sposa in bianco

 

e vittime innocenti

dell'odio e della guerra

faranno un letto matrimoniale

nel cuore della terra

 

Disse Dio

se donna prenderai

sarà tua

non la lasciare mai

mai

 

Crudele fu il divorzio

dell'anima dal corpo

nel solo amplesso eterno adesso

lieve sarà l'affanno

 

Uccelli senza estate

cui sorte spegne il canto

nel nuovo grembo dimenticate

della violenza il pianto

 

Disse Dio

se  donna prenderai

sarà tua

veglia sopra di lei, di lei

 

La notte di tempesta

che offende la campagna

lascerà il posto ad una festa,

ad un'eterna fiamma,

ad un'eterna fiamma,

ad un'eterna fiamma.

 

Di questi innamorati

che morte vinti tiene

i casti corpi dimenticati

potranno sposarsi assieme.

 

 

Disse Dio

da donna vita avrai

figlio mio

e a donna ti unirai

ti unirai

 

Son due innamorati

che morte vinti tiene,

la fossa è un letto,

dal loro seme

frutti matureranno.

 

Nel giorno del Signore,

nemico della guerra

ha messo un fiore il loro amore

e non è un fiore di serra,

 

ha messo un fiore il loro amore

ha messo un fiore il loro amore

è non è un fiore di serra,

 

ha messo un fiore il loro amore…


 

526. YAWANKIZ MA BRO

Gilles Servat

 

Le ciel a une vilaine couleur

De chiure de dictateur

Tâches d'huile et d'goudron quadrillées

Sur l'parking du paradis

Les roues des vieux caddies rouillés

Grincent sous l'poids du crédit

A l'horizon une clarté vagabonde

Comme l'espérance du monde

 

Le métronome de la FM

Balance des requiems

Les mots s'écoulent de la radio

Comme un jus d'incompréhension

Quatre boums encore des coups de marteau

Pour démolir les émotions

A l'horizon une clarté irradie

Comme une belle mélodie

 

O Yawankiz ma bro

Diwan a zo ennout

O Yawankiz ma bro

A skubo ar c'haoc'h war an douar

O Yawankiz ma bro

An da-zont en da imbroud

O Yawankiz ma bro

A livo livrin dremm ar bed goular

 

On prends le mort pour le vivant

On n'embrasse que du vent

La voix qui sort du magnéto

La mise en scène de la télé

Et l'encre qui trame les photos

Sont plus pour la réalité

A l'horizon une clarté palpitante

Comme une musique vibrante

 

A l'ombre des oiseaux blessés

Passent des amours pressés

Sur les murs des culs et des seins

Soutiennent les mensonges des marchands

Et l'image des politiciens

Vendue avec les mêmes slogans

A l'horizon une clarté d'déchirure

Comme une rivière d'eau pure

 

 

O Yawankiz ma bro

Diwan a zo ennout

O Yawankiz ma bro

A skubo ar c'haoc'h war an douar

O Yawankiz ma bro

An da-zont en da imbroud

O Yawankiz ma bro

A livo livrin dremm ar bed goular

 

Sur les ruines et sur les débris

Des idéaux trahis

Sur les morceaux des barbelés

Sur le béton brisé des murs

Blanc jaune rouge noir ou zébré

L'enfant s'invente le futur

A l'horizon une clarté vagabonde

Comme l'espérance du monde

 

*

 

GIOVENTU’ DEL MIO PAESE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Il cielo ha un brutto colore

da cacata di dittatore

macchie d’olio e di catrame quadrettate

sul parcheggio del paradiso

le rotelle di vecchi carrelli del supermercato arrugginiti

cigolano sotto il peso del credito

all’orizzonte un chiarore vagabondo

come la speranza del mondo

 

Il metronomo della radio in MF

sputa fuori dei requiem

le parole defluiscono dalla radio

come un succo d’incomprensione

ancora quattro tonfi, delle martellate

per demolire le emozioni

all’orizzione s’irradia un chiarore

come una bella melodia

 

O gioventù del mio paese,

il germe è in te

o gioventù del mio paese

che spazzerà via la merda sulla terra

o gioventù del mio paese

del futuro e del presente

o gioventù del mio paese

che colorerà la faccia del mondo squallido

 

Si scambia il morto per il vivo,

non si bacia che il vento

la voce che sorte dallo stereo

la messa in scena della TV

e l’inchiostro che ordisce le foto

non sono più per la realtà

all’orizzonte un chiarore palpitante

come una musica vibrante

 

All’ombra degli uccelli feriti

passano amori frettolosi

sui muri, culi e tette

sostengono le bugie dei mercanti

e l’immagine dei politici

venduta con gli stessi slogan

all’orizzonte un chiarore lacerante

come un ruscello d’acqua pura

 

O gioventù del mio paese,

il germe è in te

o gioventù del mio paese

che spazzerà via la merda sulla terra

o gioventù del mio paese

del futuro e del presente

o gioventù del mio paese

che colorerà la faccia del mondo squallido

 

Sulle rovine e sulle macerie

degli ideali traditi

sui pezzi di filo spinato

sul cemento screpolato dei muri

bianco giallo rosso nero o a strisce

il bambino s’inventa il futuro

all’orizzonte un chiarore vagabondo

come la speranza del mondo.

 


 

527. BALL OF CONFUSION

The Temptations

[ Barrett Strong/Norman Whitfield ]

 

Dall’album “Motown Hitsville, USA”, Volume 1, disco 4.

 

People moving out,

People moving in.

why, because of the color of their skin

run, run, run but you sho' can't hide

 

An eye for an eye,tooth for a tooth,

vote for me and I'll set you free

rap on, brother, rap on

 

The only person talking about love thy brother is the preacher

and it seems

nobody's interested in learning

but the teacher

 

segregation, determination, demonstration, intergration,

Aggravation, humiliation, obligation to our nation

 

Ball of confusion, oh yeah

That's what the world is today, hey

 

The sale of pills are at an all time high

young folks walking round with their heads in the sky

the cities ablaze in the summertime, and oh

the beat goes on

 

evolution, revolution, gun control, sound of soul

shooting rockets to the moon

kids growing up too soon

politicians say more taxes, will solve everything

and the band played on

 

So, round and around and around we go

where the world's headed, nobody knows

 

Oh, Great Googamooga, can't you hear me talking to you

just a ball of confusion, oh yeah

that's what the world is today, hey

 

Fear in the air, tension everywhere

unemployment rising fast, the Beatles new record's a gas

and the only safe place to live, is on an indian reservation

and the band played on

 

Eve of destruction, tax deduction

city inspectors, bill collectors

mod clothes in demand,

population out of hand,

suicide, too many bills

hippies moving to the hills

people all over the world are shouting end the war

and the band played on

 

Oh, Great Googamooga, can't you hear me talking to you

just a ball of confusion,

that's what the world is today, hey

 

(Adlib and close)


 

528. MARCH OF DEATH

Zack de la Rocha – DJ Shadow

 

Tra gli ultimi a cantare online contro la guerra, il duo formato da Zack de la Rocha (ex cantante dei Rage Against The Machine) e da DJ Shadow (uno dei maggiori esponenti del "trip-hop"), che da un paio di giorni hanno messo sul web un altro brano contro il conflitto in Iraq, dal titolo "March of death". (fonte: www.corriere.it) [k.d. dal NG it.fan.musica.guccini]

 

Introduzione degli autori:

 

<< Without just cause or reason, without legal or moral justification, and

without a thread of proof that Iraq directly threatens the security of the

United States, the Bush administration has headed to war. As I am writing

this, bombs are raining upon the defenseless civilians of Baghdad in a

continuation of a policy that has already claimed the lives of over 1

million innocent Iraqi people. People just like us who want democracy but

find themselves cornered by a dictator on one side, naked U.S. aggression on

another, and the oil beneath their country; for which it appears they are to

be massacred.

Lies, sanctions, and cruise missiles have never created a free and  just

society. Only everyday people can do that. Which is why I'm joining the

millions world wide who have stood up to oppose the Bush administration's

attempt to expand the U.S. empire at the expense of human rights at home and

abroad. In this spirit I'm releasing this song for anyone who is willing to

listen. I hope it not only makes us think, but also inspires us to act and

raise our voices. >>

(Zack de la Rocha)

 

<< Artists, be they painters, actors, writers or musicians, have a

responsibility to reflect and interpret the world around them. Our current

administration's foreign policy strikes me as being reckless, inhumane, and

hopelessly out of step with the so-called "values" it claims to defend. We,

the word's only superpower, have immense capacity to ease human suffering

throughout the word, yet we instead choose to inflict it upon those we deem

a threat to our agenda of empire. As an American, my government's actions

give me cause for great concern. I'm proud to support Zack de la Rocha in

giving a musical voice to that concern. >>

(DJ Shadow)

 

*

 

I was born with the voice of a riot, a storm

lightening the function, the form, far from the norm

I won't follow like cattle, I'm more like the catalyst

calm in the mix of battle

who let the cowboy on the saddle? He don't know a

missile from a gavel:

para terror troopin filippin loops of death upon innocent flesh

but I'm back in the cipher my foes and friends, with a verse and a pen

against a line I won't toe or defend, instead I curse at murderous men

in suits of professionals who act like animals

this man child, ruthless and wild

who gonna chain this beast back on the leash?

this Texas furor, for sure a, compassionless con who

serve a, lethal needle to the poor, the cure for crime is murder?

 

on the left, left, right, left

but it's just a march of death

 

I read the news today, oh boy, a snap shot of a midnight ploy

vexed and powerless, devoured my hours I'm motionless with no rest

'cause a scream now holds the sky, under another high-tech driveby

a lie is a lie this God is an eagle or a condor for war nothing more

Islam peace, Islam stare into my eye brother please off our knees

to beef now we feed their desease, interlocked our hands across seas

what is a flag but a shroud out loud, and outside my window is a faceless

 [crowd

'cause a cowering child just took her last breath, one snare in the march of

 [death

 

on the left, left, right, left

but it's just a march of death

 

Here it comes the sound of terror from above

he flex his Texas twisted tongue

the poor lined up to kill in desert slums

for oil that burn beneath the desert sun

now we spit flame to flip this fame

we are his targets taking aim

we're the targets taking aim

all his targets are taking aim

529. FALSKIR FRÆÐIMENN

Anonimo islandese

(1937)

 

Nel maggio del 1937 una “delegazione scientifica” tedesca fu accolta con tutti gli onori in Islanda; lo scopo ufficiale era quello di compiere delle ricerche geologiche nella desolata zona interna dell’ Ódáðahraun. Ben presto, però, alcuni pastori notarono delle cose strane ed avvertirono le autorità, le quali si accorsero che i finti “scienziati” erano in realtà dei militari hitleriani che stavano facendo dei rilievi per tracciare la pista di un aeroporto, futura testa di ponte per un’invasione dell’isola –strategicamente fondamentale per la futura guerra.

Sebbene totalmente disarmate, le autorità islandesi espulsero immediatamente l’intera delegazione tedesca, confiscarono tutti i rilievi e gli strumenti e pretesero le scuse ufficiali del governo nazista (che, incredibile a dirsi, le fece).

Nella tradizione islandese rientra la composizione immediata di strofe popolari per commentare qualsiasi episodio; è una pratica che non si è interrotta del tutto neanche ai nostri giorni. Quelle che seguono, sull’aria di una víkivaki (la danza tradizionale islandese), sono ispirate a quell’episodio. Sono probabilmente di provenienza cittadina (di Reykjavík, cioè).

 

Falskir fræðimenn

þýskir herjamenn

lönduðu einn dag,

einn fagran dag

á landið vort

 

Velkomnir voru

af öllu hjörtu

lönduðu einn dag,

einn fagran dag

á landið vort

 

Sögðu þeir gerast

jarðafræðilegar

förskunar einn dag,

einn fagran dag

á landið vort

 

En sendir voru

til að þeir bygðu

flugvélabönu

einn skálan dag

á landið vort

 

Voru þeir sendir

út af landi

með stórri skám

einn fagran dag

af landi voru

 

 

 

Settu þeir út,

einn fagran dag,

þeim var sagt nei,

á landið vort

styrjöld aldrei!

 

*

 

FALSI SCIENZIATI

Versione islandese di Riccardo Venturi

 

Falsi scienziati,

ufficiali tedeschi

sbarcarono un giorno,

un bel giorno

sulla nostra terra

 

Fu dato loro

il benvenuto di cuore,

sbarcarono un giorno,

un bel giorno

sulla nostra terra

 

Dissero che avrebbero fatto

delle ricerche

geologiche un giorno,

un bel giorno

sulla nostra terra

 

Ma erano stati mandati

perché costruissero

una pista per aeroplani,

un brutto giorno

sulla nostra terra

 

Furono cacciati

via dal paese

con gran vergogna,

un bel giorno

dalla nostra terra

 

E partitrono

un bel giorno,

fu detto loro “no”,

sulla nostra terra

la guerra mai!


 

530. Ο ΚEMAΛ

Μ. Φραγκούλης / M. Frangulis

 

Ακούστε τώρα την ιστορία του Κεμάλ

ενός νεαρού πρίγκιπα της Ανατολής

απόγονου του Σεβάχ του Θαλασσινού

που νόμιζε ότι μπορεί να αλλάξει τον κόσμο

αλλά μικρές οι βουλές του Αλλάχ

και σκοτεινές οι ψυχές των ανθρώπων

 

Στης Ανατολής τα μέρη μια φορά και έναν καιρό

ήταν άδειο το κεμέρι

μουχλιασμένο το νερό

 

Στην Μοσούλη, στην Βασόρα

στην παλιά την χουρμαδιά

πικραμένα κλαινε τώρα

της ερήμου τα παιδιά

 

Και ένας νέος από σόι

και γενιά βασιλική

αγρικάει το μοιρολόι

και τραβάει κατά κει

 

Τον κοιτάνε οι Βεδουίνοι

με ματιά λυπητερή

και όρκο στον Αλλάχ τους δίνουν

πως θα αλλάξουν οι καιροί

 

Σαν άκουσαν οι άρχοντες

του παιδιού την αφοβιά

ξεκινάνε με λύκου δόντι

και με λιονταριού φοριά

 

Απ’ την Τίγρη στον Ευφράτη

και απ’ την γη στον ουρανό

κυνηγάν τον αποστάτη

να τον πιάσουν ζωντανό

 

Πέφτουν πάνω του τα στίφη

σαν ακράτητα σκυλιά

και τον πάνε στο χαλίφη

να τον βάλει στην θηλιά

 

Μαύρο μέλι, μαύρο γάλα

ήπιε εκείνο το πρωί

πριν να αφήσει στην κρεμάλα

την στερνή του την πνοή

 

Με δυο γέροι και καμήλες

με ένα κόκκινο φαρί

στους παράδεισου τις πύλες

ο προφήτης καρτερεί

 

Πάνε τώρα χέρι χέρι

και είναι γύρο συννεφιά

μα τις Δαμάσκου  το αστέρι

τους κρατούσε συντροφιά

 

Σε ένα μήνα σε ένα χρόνο

βλέπουν μπρος τους τον Αλλάχ

ο από του ψιλό του θρόνο

λεει στον άμυαλο Σεβαχ

 

Νικημένου μου ξεφτέρι

δεν αλλάζουν οι καιροί

με φωτιά και με μαχαίρι

πάντα ο κόσμος προχωρεί

 

Καληνύχτα Κεμάλ

αυτός ο κόσμος δεν θα αλλάξει ποτέ

Καληνύχτα

 

*

 

KEMAL

Versione italiana di Giuseppina di Lillo

 

Ascolterete ora la storia di Kemal

un giovane principe dell’Oriente

discendente di Simbad il Marinaio

il quale credeva di poter cambiare il mondo

ma, piccole sono le volontà di Allah

e scure le anime degli uomini.

 

Nelle terre d’Oriente

tanto tempo fa

era vuota la borsa

e imputridita l’acqua

 

A Mosul, a Bassora,

vicino alla vecchia palma

piangono lacrime amare ora

i figli del deserto

 

Ed un giovane, di sangue

e  famiglia regale

sente il pianto

e si avvicina

 

Lo guardano i Beduini

con sguardo triste

e giurano al loro Allah

che i tempi cambieranno

 

Appena sanno gli arconti

di questo giovane ardito

partono come lupi affamati

e come leoni impetuosi

 

Dal Tigri all’Eufrate

e dalla terra sin su nel cielo

danno la caccia al traditore

per catturarlo vivo.

 

Gli piombano addosso le orde

come cani arrabbiati

e lo portano dal califfo

per mettergli il cappio

 

Miele nero, latte nero

ha bevuto quella mattina

prima di lasciare sulla forca

il suo ultimo respiro

 

Con due vecchi e cammelli

con un cavallo rosso

alle porte del paradiso

il profeta lo attende

 

E se ne vanno ora fianco a fianco

e tutt’intorno nuvole

ma la stella di Damasco

gli fa compagnia

 

Dopo un mese, dopo un anno

vedono davanti a loro Allah

che dall’alto del suo trono

dice allo sventato Simbad

 

Caro sparviero sconfitto

non cambiano i tempi

a fuoco e a coltelli

procede sempre il mondo

 

Buonanotte Kemal,

questo mondo non cambierà mai

Buonanotte.

 

 

531. H MΠAΛANTA TOY NEKPOY ΣTPATIΩTH

από ένα ποίημα του Μπέρτολντ Μπρεχτ

da una poesia di Bertolt Brecht

Μαρία Φαραντούρη / Maria Farandouri

 

Για πέμπτο Μάη πολεμάει

για ειρήνη κουβέντα καμιά

και ο φανταράκος τα βροντάει

πεθαίνει ηρωικά

 

Και ο Αυτοκράτωρ οργίζεται

και βγάζει διαταγή

ο θάνατος αναβάλλεται

η νίκη όσο αργεί

 

μα ο φαντάρος κείτεται

στον τάφο του δίχως ντροπή

και ξάφνου τον επισκέπτεται

μια επιτροπή

 

Με φτυάρι και με αγιασμό

ξεθάβουν το νεκρό

του λένε γύρνα στο μέτωπο

και βγάλε το σκασμό

 

Τον εξετάζει ένας γιατρός

τον βρίσκει λίαν καλώς

κοπάνα μονάχα την κάνει ο νεκρός

γιατί είναι πολύ δειλός

 

Τον σήκωσαν και φεύγουνε

στην νύχτα την μαγευτική

ενώ αρμοδίως τους φώτιζε

σελήνη ρομαντική

 

Το στόμα το σάπιο του βουτούν

σε μαύρο κρασί γλυκό

και δυο νοσοκόμες

του κρατούν μπροστά του

γυμνό θηλυκό

με τύμπανα και ταρατατζούμ

η μπάντα πάει εμπρός

για της πατρίδος το αλαλούμ

παρέλαση κάνει ο νεκρός

 

Μπροστά του πάει ένας κύριος

με φράκο παχουλός

πολύ του καθήκοντος κύριος

σαν κάθε πολίτη καλός

 

σκυλιά ποντίκια και ασβοί

δακρύζουν με πατριωτισμό

στο ύψος των περιστάσεων

στου έθνους τον παλμό

 

Στο άλλο χωριό τους δέχεται

ο κόσμος με ουρλιαχτά

χλωμό το φεγγάρι κατέρχεται

και το νεκρό χαιρετά

 

Με ζήτω και με τσουμπαπά

σημαίες και παπά

χορεύει ο νεκρός του σκοτωμού

σαν μεθυσμένη μαϊμού

 

Μες το μεγάλο τραλαλά

εχάθηκε ο νεκρός

τον βλέπουν μόνο από ψιλά

αστέρι και σταυραϊτός

ξημέρωσε ο ουρανός

τ’ άστρα έχουν χαθεί

 

στην μάχη πάλι πάει ο νεκρός

να ξανασκοτωθεί.

 

*

 

[trascrizione semi-fonetica del testo greco ]

 

Jia pémpto Mái polemái

gia iríni kouvénda kamiá

ke o fandarákos ta vrondái

pethéni iroiká

 

Ke o Aftokrátor orjízete

ke vgázi dhiatají

o thánatos anaválete

i níki óso arjí

 

ma o fandáros kítete

ston-dáfo tou dhíhos dropí

ke xáfnu ton episképtete

mia epitropí

 

Me ftyári ke me ajiasmó

xethávun to nekró

tu léne jýrna sto métopo

ke vgále to skasmó

 

Ton exetázi énas jiatrós

ton vríski lían-galós

kopána monáha tin-gáni o nekrós

jiatí íne polý dhilós

 

Ton síkosan ke févgune

stin nýhta tin majeftikí

enó armodhíos tus fótize

selíni romandikí

 

To stóma to sápio

se mávro krasí glykó

ke dhyo vosokómes

tu kratún brostá tu

jymnó thilykó

me týmbana ke taratatzúm

i bánda pái embrós

jia tis patrídhos to alalúm

parélasi káni o nekrós

 

Brostá tu pái énas kýrios

me fráko pahulós

polý tu kathíkondos kýrios

san-gáthe políti kalós

 

skyliá pondíkia ke asví

dhakrýzun me patriotismó

sto ýpsos tom-beristáseon

stu éthnus tom-balmó

 

Sto álo horió tus dhéhete

o kósmos me urliahtá

hlomó to fengári katérhete

ke to nekró heretá

 

Me zíto ke me tsumpapá

simées ke papá

horévi o nekrós tu skotomú

san methysméni maimú

 

Mes to megálo tralalá

eháthike o nekrós

ton vlépun móno apó psilá

astéri ke stavraitós

ximérose o uranós

t’astrá éhun hathí

 

stin máhi páli o nékrós

na xanaskotothí.

 

BALLATA DEL SOLDATO MORTO

Versione italiana (dall’originale tedesco) di Adriano Lualdi

 

E quando la guerra nella quinta primavera

non offriva nessuna prospettiva di pace,

il soldato trasse la sua conclusione,

morí la morte dell'eroe.

 

Ma la guerra non era ancora a punto

e perciò dispiacque all'imperatore

che il suo soldato fosse morto:

non era ancora tempo.

 

L'estate passava sopra i sepolcri

e il soldato già dormiva

quando venne di notte

la commissione medica militare.

 

E il dottore esaminò accuratamente

il soldato o quel che rimaneva ancora di lui

e trovò che il soldato era idoneo a tutti i servizi

e che scansava il pericolo.

 

E subito portarono seco il soldato.

La notte era azzurra e bella.

Chi non portava l'elmo

poteva vedere le stelle della patria.

 

E perché il soldato puzza di putrefazione,

gli zoppica davanti un prete

che agita sopra di esso il turibolo

perché non abbia a puzzare.

 

Davanti, la musica col trullalà

suona spedita una marcia

e il soldato appena l'apprende,

lancia le gambe dal culo.

 

Sul suo sudario essi dipinsero

i colori bianco-rosso-nero

e lo portarono davanti a lui;

con i colori non si vedeva più il fango.

 

Col trullalà e arrivederci,

con moglie e cane e prete

e nel bel mezzo il soldato crepato

come una scimmia ubriaca.

 

Tanti gli ballavano e gli strillavano intorno

che nessuno lo vedeva,

solo dall'alto lo si poteva scorgere ancora

e là non ci sono che le stelle.

 

Le stelle non ci sono sempre:

un'alba viene.

Ma il soldato, cosí come ha imparato,

procede nella morte eroica.

 

*

 

LEGENDE VOM TOTEN SOLDATEN

testo originale tedesco di Bertolt Brecht

 

Und als der Krieg im fünften Lenz

Keinen Ausblick auf Frieden bot,

Da zog der Soldat seine Konsequenz

Und starb den Heldentod.

 

Der Krieg war aber noch nicht gar,

Drum tat es dem Kaiser leid,

Daß sein Soldat gestorben war:

Es schien ihm noch vor der Zeit.

 

Der Sommer zog über die Gräber her,

Und der Soldat schlief schon.

Da kam eines Nachts militär-

ische Ärztliche Kommission.

 

Es zog die Ärztliche Kommission

Zum Gottesacker hinaus.

Und grub mit geweihtem Spaten den

Gefallnen Soldaten aus.

 

Der Doktor besah den Soldaten genau,

Oder was von ihm noch da war.

Und der Doktor fand, der Soldat war k.v.

Und er drückte sich vor der Gefahr.

 

Und sie nahmen gleich den Soldaten mit,

Die Nacht war blau und schön.

Man konnte, wenn man keinen Helm aufhatte,

Die Sterne der Heimat sehn.

 

Sie schütteten ihm einen feurigen Schnaps

In den verwesten Leib

Und hängten zwei Schwestern in seinen Arm

Und ein halbentblößtes Weib.

 

Und weil der Soldat nach Verwesung stinkt,

Drum hinkt der Pfaffe voran,

Der über ihn ein Weihrauchfaß schwingt,

Daß er nicht stinken kann.

 

Voran die Musik mit Tschindara

Spielt einen flotten Marsch.

Und der Soldat, so wie er's gelernt,

Schmeißt seine Beine vom Arsch.

 

Und brüderlich den Arm um ihn

Zwei Sanitäter gehn.

Sonst flög er noch in den Dreck ihnen hin,

Und das darf nicht geschehn.

 

Sie malten auf sein Leichenhemd

Die Farben Schwarz-Weiß-Rot

Und trugen's vor ihm her; man sah

Vor Farben nicht mehr den Kot.

 

Ein Herr im Frack schritt auch voran

Mit einer gestärkten Brust,

Der war sich als ein deutscher Mann

Seiner Pflicht genau bewußt.

 

So zogen sie mit Tschindara

Hinab in die dunkle Chaussee,

Und der Soldat zog taumelnd mit,

Wie im Sturm die Flocke Schnee.

 

Die Katzen und die Hunde schrein,

Die Ratzen im Feld pfeifen wüst:

Sie wollen nicht französisch sein,

Weil das eine Schande ist.

 

Und wenn sie durch die Dörfer ziehn,

Waren alle Weiber da.

Die Bäume verneigten sich, der Vollmond schien,

Und alles schrie hurra.

 

Mit Tschindara und Wiedersehn.

Und Weib und Hund und Pfaff!

Und mittendrin der tote Soldat

Wie ein besoffner Aff.

 

Und wenn sie durch die Dörfer ziehn,

Kommt's, daß ihn keiner sah,

So viele waren herum um ihn

Mit Tschindra und Hurra.

 

So viele tanzten und johlten um ihn,

Daß ihn keiner sah.

Man konnte ihn einzig von oben noch sehn,

Und da sind nur Sterne da.

 

Die Sterne sind nicht immer da,

Es kommt ein Morgenrot.

Doch der Soldat, wie er's gelernt,

Zieht in den Heldentod.


 

532. Ω ΓEPO NEΓPO TZIM 

trad.

 

Ω γέρο νέγρο Τζιμ

σε ολόκληρο το Χάρλεμ

ει, γέρο νέγρο Τζιμ

 

Κορνέτα δεύτερη δεν είχε σαν εσένα

κορνέτα δεύτερη δεν είχε σαν εσένα

 

Μέσα στην νύχτα ούρλιαζε η κορνέτα

λευκοί και νέγροι δίνανε τα χέρια

ει, γέρο νέγρο Τζιμ

 

Γιατί να καινε στο Νότο τη σοδιά

όταν πεινάν στον κόσμο τα παιδιά

ποιοι και γιατί

σκοτώσανε τον Τζον

τι θέλουν τα παιδιά μας στο Βιετνάμ

 

Ω γέρο νέγρο Τζιμ

σε βρώμικο χαντάκι

ει γέρο νέγρο Τζιμ

 

Τώρα η κορνέτα πιο δυνατά ουρλιάζει

τώρα η κορνέτα πιο δυνατά ουρλιάζει

 

Μέσα στην νύχτα ουρλιάζει η κορνέτα

λευκοί και νέγροι δίνουνε τα χέρια

ει γέρο νέγρο Τζιμ

γέρο νέγρο Τζιμ

γέρο νέγρο Τζιμ.

 

*

 

OH, VECCHIO NEGRO JIM

Versione italiana di Giuseppina di Lillo

 

Oh, vecchio negro Jim

in tutta Harlem

ehi, vecchio negro Jim

 

Non esisteva un altro cornettista come te

non esisteva un altro cornettista come te

 

Nella notte si sentiva la tua cornetta

e bianchi e neri si davano la mano

ehi, vecchio negro Jim

 

Perché a Sud bruciano il raccolto

quando al mondo ci son bambini affamati

chi e perché

ha ucciso John

che ci fanno i nostri ragazzi in Vietnam

 

Oh, vecchio negro Jim

in un lurido fosso

ehi, vecchio negro Jim

 

Ed ora la cornetta ancora più forte si fa sentire

ed ora la cornetta ancora più forte si fa sentire

 

Nella notte si sente la tua cornetta

e bianchi e neri si danno la mano

ehi, vecchio negro Jim

vecchio negro Jim

vecchio negro Jim


 

533. MOSTRA MOSTAR

Luca Bonaffini

 

Fa vedere la tua faccia generale

fa vedere la tua faccia colonnello

fa vedere le tue gambe tu maggiore

fa vedere capitano il tuo dolore

 

Fa vedere le tue mani sior tenente

fa vedere le tue dita mio sergente

fa vedere le tue unghie caporale

fa vedere il culo eroe speciale

 

te le mostra mostar mostra mostar mostra mostar superstar

 

Fa vedere il tuo coraggio madre mia

fa vedere i figli della malattia

fa vedere i passi dei superstiti

fa vedere i campi dei tuoi crimini

 

Fa vedere i corpi dei tuoi angeli

fa vedere i corpi dei tuoi diavoli

fa vedere il sangue morto della guerra

il raccolto rovinato della terra

 

te le mostra mostar mostra mostar mostra mostar superstar

 

Fa vedere i tuoi contatti presidente

fa vedere i documenti segretario

fa vedere gli strumenti e il calendario

già deciso dalla storia onnipotente

 

Fa vedere la violenza e la tortura

fa vedere l'impotenza e la paura

fa vedere le speranze "telecomandate"

"souvenir turistici" di un' altra estate.....

 

te le mostra mostar mostra mostar mostra mostar superstar


 

534. A CASA

Luca Bonaffini

 

Suona suona una campana ed è tutto quello che ho

dentro queste case nate sopra il Po

E capire che è finita dalle lacrime di lei

In un dolce giorno del '46

 

Come oggi mai come oggi ma oggi riderò

Come oggi mai come oggi le dirò

sei bellissima.....bellissima

 

Scusa amore scusa tanto se non ho pensato a te

Partivamo in cento tornavamo in tre

Col fucile sulle spalle sembra un film ma non lo è

Di soldati in carne ed ossa come me

 

Come oggi mai come mai oggi danzerò.....

 

E divampa in un tramonto che si posa sui granai

L'allegria di contadini e di operai

Mentre Chaplin Gandhi e Einstein lieti sognano con noi

Una storia di progresso senza eroi

 

Come oggi mai come mai oggi canterò...

 

Una foto di ricordi mi riporta via da te

Dentro al mare o fino in fondo alle trincee

Ma l'odore della festa spinge un sogno in libertà

Ed almeno per stanotte sboccerà...

 

Come oggi mai come mai m'innamorerò

Come oggi mai come oggi griderò

Sei bellissima.....bellissima

Sei bellissima.....bellissima.....bellissima


 

535. GUNG HO

Patti Smith

 

On a field of red one gold star

Raised above his head

Raised above his head

He was not like any other

He was just like any other

And the song they bled

Was a hymn to him

 

Awake my little one

The seed of revolution

Sewn in the sleeve

Of cloth humbly worn

Where others are adorned

 

Above the northern plain

The great birds fly

With great wings

Over the paddy fields

And the people kneel

And the men they toil

Yet not for their own

And the children are hungry

And the wheel groans

 

There before a grass hut

A young boy stood

His mother lay dead

His sisters cried for bread

And within his young heart

The seed of revolution sewn

In cloth humbly worn

While others are adorned

 

And he grew into a man

Not like any other

Just like any other

One small man

A beard the color of rice

A face the color of tea

Who shared the misery

Of other men in chains

With shackles on his feet

Escaped the guillotine

 

Who fought against

Colonialism imperialism

Who remained awake

While others slept

Who penned like Jefferson

Let independence ring

And the cart of justice turns

Slow and bitterly

And the people were crying

Plant that seed that seed

And they crawled on their bellies

Beneath the giant beast

And filled the carts with bodies

Where once had been their crops

 

And the great birds swarm

Spread their wings overhead

And his mother dead

And the typhoons and the rain

The jungles in flames

And the orange sun

None could be more beautiful

Than Vietnam

Nothing was more beautiful

Than Vietnam

 

And his heart stopped beating

And the wheel kept turning

And the words he bled

Were a hymn to them

I have served the whole people

I have served my whole country

And as I leave this world

May you suffer union

And my great affection

Limitless as sky

Filled with golden stars

 

The question is raised

Raised above his head

Was he of his word

Was he a good man

For his image fills the southern heart

With none but bitterness

 

And the people keep crying

And the men keep dying

And it's so beautiful

So beautiful

Give me one more turn

Give me one more turn

One more turn of the wheel

 

One more revolution

One more turn of the wheel


 

536. UN SORSO IN PIU’

Carmen Consoli

 

Ricordo il freddo massacrante i timidi lamenti della mia gente

ammassati stipati dentro un treno merci

due giorni e due notti senza dormire

e ben presto avremmo smesso di parlare, ben presto

 

ricordo il freddo massacrante

il giorno che perdemmo per sempre i nostri figli

affamati assetati privati dei nostri vestiti

ed era come ingoiare vetro

 

e ben presto avremmo smesso di parlare

ben presto avremmo smesso di capire

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'

ed ho imparato sempre a bere un sorso in piu'

di quanto ne avessi realmente bisogno

di quanto ne avessi realmente bisogno

un giorno potrei avere sete

 

ricordo il freddo massacrante il timore di affondare

in un letto di carboni ardenti

quale logica o legge di vita potra' mai spiegare

la diabolica impresa di quegli uomini eletti.....

 

e ben presto avremmo smesso di parlare

ben presto avremmo smesso di capire

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'

ed ho imparato sempre a bere un sorso in piu'

di quanto ne avessi realmente bisogno

di quanto ne avessi realmente bisogno

un giorno potrei avere sete

 

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'

ed ho imparato a bere sempre un sorso in piu'

un giorno potrei avere sete.


 

537. ECO DI SIRENE

Carmen Consoli

(1998)

 

Sorde e implacabili sirene

davano il triste annuncio

mentre il tramonto inondava

i viali deserti

di oscuri presagi

giochi di potere sulla nostre pelle

su quegli uomini armati di romantici ideali

qualunque sia il compenso

non restituirà mai il giusto

 

saremo pronti a celebrare la vittoria

e brinderemo lietamente sulle nostre rovine

saranno in pochi a riscattarsi dalla povertà

a rallegrarsi della gloria per quanto infinita

 

L'eco tagliente di sirene

sulle ferite aperte

aspettavamo impotenti gli attacchi nemici

forse per l'ultima volta

giochi di potere sulla nostra pelle

sulle infanzie sciupate, violentate irreparabilmente

chi pagherà per questo

chi ne porterà il segno

 

saremo pronti a celebrare la vittoria

e brinderemo lietamente sulle nostre rovine

saranno in pochi a riscattarsi dalla povertà

a rallegrarsi della gloria per quanto infinita

 

sconfitti e vincenti

ricostruiremo

sconfitti e vincenti


 

538. NO APOLOGIES

Joni Mitchell (1998)

 

Non so se sia pertinente, tuttavia mi piace pensare che visto che nessuna “apology” e' stata presentata dal “general” neppure quando la “little girl” era una funivia italiana o un DC9 nei pressi di ustica...

La canzone e' della ultima Joni Mitchell, ormai in piena fase calante, purtroppo non tutti hanno la durata qualitativa di un De Andre'. [Marco Sopegno dal ng it.fan.musica.de-andre]

 

The general offered

No apologies

He said "The soldiers erred in judgement

They should have hired a hooker"

No apologies

to the outraged Japanese

No "Sorry little girl"

The pigs just took her

Tireskids and teethmarks

What happened to this place?

Lawyers and loan sharks

Are laying America to waste

 

Freddie said that "Juan thinks, I think

He's the devil"

What a lofty title

For such a petty little tyrant

Bigger beasts abound

And they kick this world around

At this crazy speed

With violence and greed

Tireskids and teethmarks

What happened to this place?

Lawyers and loan sharks

Are laying America to waste

 

So what makes a man a man

In these tough times

As druglords buy up the banks

And warlords radiate the oceans

Ecosystems fail

Snakes and snails and puppy tails

Are wagging in the womb

Beneath the trampled moon

Tireskids and teethmarks

What happened to this place?

Lawyers and loan sharks

Are laying America to waste

The general offered

No apologies


539. GIA TƒI C5A M#

Trinh Công Son

 

Canzoni sulla guerra (o sulle guerre) del Vietnam ne esistono a decine, forse a centinaia. Ma quelle che conosciamo ci vengono tutte da chi, in Vietnam, ci è andato sicuramente a rompere i coglioni: Francesi prima, e Americani poi. Credo invece che, per molti di voi, questa sia la prima occasione di vedere una canzone vietnamita scritta da un vietnamita.

Trinh Công Son è morto il 5 aprile 2001 all'età di 62 anni; è stato sicuramente il più noto cantautore vietnamita.

Nato a Saigon (ora Città Ho-Chi Minh), ai tempi della guerra le sue canzoni erano sistematicamente proibite dal regime sudvietnamita filoamericano, ed erano notissime anche al Nord. Veniva chiamato, forse con poca originalità, il "Bob Dylan vietnamita".

Finita la guerra, questo non gli servi'; come quasi tutti i cittadini sudvietnamiti, con il Vietnam riunificato sotto il regime comunista, dovette passare 4 anni in un "campo di rieducazione". Negli ultimi anni, pero', la sua produzione passata e attuale era di libera circolazione e Trinh teneva concerti acclamatissimi in tutto il paese.

In una delle sue ultime canzoni, Trinh ha scritto il seguente verso: "Nella mia vita ho protestato contro tutto e contro tutti; ora protesto contro la morte."

 

 

Mçt ngàn n²m nô lÆ gi²c T¯u,

Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,

Hai mõßi n²m nôi chiÅn tùng ngày.

Gia tài cøa mÁ, »e li cho con.

Gia tài cøa me, là nõßc ViÆt buån!

 

Mçt ngàn n²m nô lÆ gi²c T¯u,

Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,

Hai mõßi n²m nôi chiÅn tùng ngày.

Gia tài cøa mÁ, mçt rõng xõßng khô.

Gia tài cøa mÁ, mçt núi »ay mÁ.

 

Dy cho con tiÅng nói th²t thà,

MÁ mong con chÜ quên màu da,

Con chÜ quên màu da, nõßc ViÆt xõa.

MÁ mong trông con mau bõßc vê nhà.

MÁ mong con, lô con »õßng xa.

Ôi, lô con cùng cha, quên h²n thù.

 

Mçt ngàn n²m nô lÆ gi²c T¯u,

Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,

Hai mõßi n²m nôi chiÅn tùng ngày.

Gia tài cøa mÁ, ruçng »ông khô khan.

Gia tài cøa me, nhà cháy tùng hàng.

 

 

 

 

Mçt ngàn n²m nô lÆ gi²c T¯u,

Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,

Hai mõßi n²m nôi chiÅn tùng ngày.

Gia tài cøa mÁ, mçt bæn lai c²ng.

Gia tài cøa me, mçt lô bçi tÒnh.

 

*

 

A MOTHER'S FATE

Versione inglese dell'autore

 

A thousand years of Chinese reign.

A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day,

A mother's fate, left for her child,

A mother's fate, a land defiled.

 

A thousand years of Chinese reign.

A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day,

A mother's fate, bones left to dry,

And graves that full a mountain high.

 

Teach your children to speak their minds.

Don't let them forget their kind --

Never forget their kind, from old Viet land.

Mother wait for your kids to come home,

Kids who now so far away roam.

Children of one father, be reconciled.

 

A thousand years of Chinese reign.

A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day.

A mother's fate, our fields so dead

And rows of homes in flames so red.

 

A thousand years of Chinese reign.

A hundred years of French domain.

Twenty years fighting brothers each day.

A mother's fate, her kids half-breeds,

Her kids filled with disloyalty.

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

IL DESTINO DI UNA MADRE

Versione italiana (dalla versione inglese) di Riccardo Venturi

 

Mille anni di regno cinese,

cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.

E' il destino che una madre ha lasciato ai suoi figli,

il destino di una madre: una terra sconciata.

 

Mille anni di regno cinese,

cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.

Il destino di una madre: ossa lasciate a seccare

e tombe che coprono un'alta montagna.

 

Impara ai tuoi figli a dire quel che pensano.

Non far loro dimenticare la loro stirpe,

mai dimenticare la loro stirpe del vecchio Vietnam.

Madre, aspetta che i tuoi figli tornino a casa,

ragazzi che ora vagano molto lontano.

Figli di un solo padre, riconciliatevi.

 

Mille anni di regno cinese,

cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.

Il destino di una madre: i nostri campi morti

e file di case in preda alle rosse fiamme.

 

Mille anni di regno cinese,

cento anni di dominio francese,

vent'anni a farci guerra ogni giorno tra fratelli.

Il destino di una madre: i suoi figli denutriti,

i suoi figli pieni di slealtà.


 

540. LA STORIA

Africa Unite

(2003)

 

"La storia" è il primo singolo estratto da "Mentre fuori piove", l'ultimo CD -appena uscito- degli Africa Unite. Un album nel quale, per usare le parole di Madasky, si trova <<una rinnovata e massiccia attenzione e critica al nostro pessimo momento storico>>. [Semmy dalla mailing list “Bielle”].

 

Colpisci poi conquista vecchia storia

parola di sua globalità

sia resa grazia al peso del potere

fedeltà

Nuova religione nuova guerra, preventiva e intelligente

vecchia aberrazione nuova scusa per distruggere la mente

Occhio per occhio 

Niente per niente 

L'uomo è perdente

 

Rit: La storia insegna non si cambia mai      

Make your rules

un desiderio irrinunciabile

la storia insegna che ogni uomo è

perfettamente corruttibile

 

La storia insegna e non sbaglia mai

una parola impronunciabile

la storia insegna che ogni vita è

purtroppo merce di scambio

 

Fuori di qui un luogo assurdo

che può sembrare aperto a tutti ma la chiave non c'è

Fuori di qui ad un bivio scuro sei tu

con il destino appeso ad un filo ma quel filo dov'è

arma incosciente, la Bibbia

La Bibbia tra i denti and your soul.

Sicuro vincente,

aggiornami l'anima.

 

Rit:La storia insegna non si cambia mai      

Make your rules

un desiderio irrinunciabile

la storia insegna che ogni uomo è

perfettamente corruttibile

 

La storia insegna e non sbaglia mai

una parola impronunciabile

la storia insegna che ogni vita è

purtroppo merce di scambio.


541. ROCCU U STORTU

Il Parto delle Nuvole Pesanti

[Voltarelli – Voltarelli - De Siena -Sirianni)

 

Roccu u stortu

Certe volte credo che sei morto

In una piazza giri in tondo assurdo

Cani e bambini che ti fanno il verso

Il buio pesto intorno a te

I soldati si muovono sul serio

Barricati nelle loro notti insonni

Consumati tremila metri di trincea

Roccu u stortu nun è ra morte

Ca ti fa spagnare nun è...

Su ri culuri mai pittati

Su ri parole mai parrate

Mani aperte,granate e moschetti

Per l'assalto

Mentre il nemico, quello vero è falso

Lui non abita più qui

Con Saletta, Michele D'angelo e

Tutto il reparto

Dividersi la gloria è giusto

Ma è giusto ridere di te

Roccu u stortu nun è ra morte

Ca ti fa spagnare nun è...

Su ri culuri mai pittati

Su ri parole mai parrate

Roccu u stortu

Amico folle di matti e balordi

Povero bruttu 'ccu ra faccia lorda

S'è rivotato e dicia no

I soldati si muovono sul serio

Barricati nelle loro notti insonni

Consumati tremila metri di trincea

Roccu u stortu nun è ra morte

Ca ti fa spagnare nun è...

Su ri culuri mai pittati

Su ri parole mai parrate

Roccu u stortu

Roccu u stortu

Roccu u stortu

Roccu u stortu

U stortu...


 

542. KIT CARSON

Bruce Cockburn

(1990)

 

And the president said to Kit Carson

"Take my best four horsemen please

And ride out to the four directions,

Make my great lands barren for me"

 

KIt Carson said to the President

"You've made your offer sweet

I'll accept this task you've set for me

My fall's not yet complete"

 

Kit Carson knew he had a job to do

Like others jobs he had before

He'd made the grade

He learned to trade in famine,

                pestilence and war

 

Kit Carson was a hero to some

With his poison and his flame

But somewhere there's a restless ghost

That used to bear his name

 

*

 

KIT CARSON

Versione francese di Paolo Sollier

 

Et le Président dit à Kit Carson:

"Prends mes quatre meilleurs cavaliers

                                 s'il te plaît

Et chevauchez dans le quatre directions

Rendez moi stériles mes grandes terres"

 

Kit Carson dit au Président:

"Vous avez rendu votre offre attrayante

J'accepterai cette tâche que vous avez

                            définie pour moi

Ma chûte n'es pas encore complète"

 

Kit Carson savait qu'il y avait un travail

                                       à faire

Comme les autres travaux qu'on lui

                           donnait auparavant

Il avait passé son diplôme

Il avait appris à commercer en famine,

                       en peste en guerre

 

Kit Carson fut un héros pour certains

Avec son poison et sa torche

Mais quelque part existe un fantôme

                                       agité

Qui a déjà porté son nom

 

*

 

KIT CARSON

Versione italiana di Paolo Sollier

 

E il Presidente disse a Kit Carson:

"Prendi i miei quattro migliori cavalieri

                                      per piacere

E cavalcate nelle quattro direzioni

E ripulite le mie grandi terre"

 

Kit Carson disse al Presidente:

" Avete reso la vostra offerta invitante

Accetterò questo compito che

                           mi avete riservato

La mia caduta non è ancora completa"

 

Kit Carson sapeva di avere un lavoro

                                     da fare

Come gli altri lavori avuti prima

Aveva passato gli esami

Aveva imparato a commerciare in fame,

                            in peste e in guerra

 

Kit Carson fu un eroe per alcuni

Col suo veleno e la sua fiaccola

Ma da qualche parte c'è un fantasma

                                 senza pace

Che ha già preso il suo nome


 

543. COMPANHEIRO BUSH

Tom Zé

 

Se você já sabe

Quem vendeu

Aquela bomba pro Iraque,

Desembuche:

Eu desconfio que foi o Bush.

 

Foi o Bush,

Foi o Bush,

Foi o Bush.

 

Onde haverá um recurso

Para dar um bom repuxo

No companheiro Bush?

Quem arranja um alicate

Que acerte aquela fase

Ou corrija aquele fuso?

 

Talvez um parafuso

Que tá faltando nele

Melhore aquele abuso.

Um chip que desligue

Aquele terremoto,

Aquela coqueluche.

 

*

 

COMRADE BUSH

Versione inglese di Christopher Dunn

 

If you know

Who sold

That bomb to Iraq

Say it:

I suspect that it was Bush

 

It was Bush

It was Bush

It was Bush

 

I wonder if we can reach

To pull back the leash

Of comrade Bush

Who can get pliers

To adjust that phase

Or correct that difference in time?

 

Perhaps a screw

That's loose in him

Stop messing around

A chip that disconnects

That earthquake

That craze


 

544. OUT OF TIME

Blur

 

Where's the love song set us free

Too many people down, everything turning the wrong way round

And I don't know what love will be

But if we stop dreaming now, lord knows we'll never clear the clouds

 

And you've been so busy lately

That you haven't found the time

To open up your mind

 

And watch the world spinning gently out of time

 

Feel the sunshine on your face

It's in a computer now

Gone are the future, way out in space

 

And you've been so busy lately

That you haven't found the time

To open up your mind

And watch the world spinning gently out of time

 

And you've been so busy lately

That you haven't found the time

To open up your mind

And watch the world spinning gently out of time

Tell me I'm not dreaming

But are we out of time

We're out of time

Out of time

Out of time

Out of time

Out of time

Out of time


 

545. RATATUIE

Mitili FLK

 

Butto li' una segnalazione - Mitili Flk, Ratatuje. Un disco e una canzone di

10 anni fa. Contro la guerra, tra l'altro.

Il disco che rappa in friulano stretto (ma non solo rap) è molto bello. Meglio delle ultime cose degli Flk, più "energetico e corroborante". Dieci anni che è in giro un bel disco e non ne sapevo nulla fino a ieri! Dieci anni di musica persa! E chissà quante cose simili. La divulgazione della musica di qualità continua a essere un problema. Beh, se lo trovate, provate ad ascoltarlo.

[Giorgio Maimone dalla ml “Bielle”]

 

Mi svêe un zisôr ch'al mene de lontan

li' nainis dai Curdos, il svint da l'Iran

une sgarpîe tal côr mi fa insumiâ

la danze dai Sufi,la lune a Sana'a

Pì in dalt, disore i nûi,il svint al zercle Varsavie

i butui di zinîse sui dai lavevêris

e cumò sveât, crevât

i supi dal spieli il miò cuarp sparnissât

Met ch'a tunin i canons disore Mostar

ch'a lustrin in tun amen i curtii di Sarajevo,

no a mi, Signôr no a mi,

sparagnimi la guere almancul fin misdì

Se il rumôr non mi condane il silensi al fâ pôre

met il cjâf tal laip e cjantii disôre;

Cjoimi,cjoimi ninine,che jò ti dai di mangjâ ben

le matine i pussi il flât e la sere i soi complen

Lamie prisinse,la musiche no zove

si scrufe, a laìs, si leche bessole

a ten une rose tal grin, la ten brazzolade

no ' n ' puarte ch'a si sedi passide

Nuie, nuie e cun fa di ruie

si gusse il pêl a la ratatuie

ma met ch'a saltin i luchets da li fontanis

ch'a bevin li striis e dutis li aganis

no jò

sparagnimi i detais ch'i no cognos ancjemò

Vu cumprà la storie in tre volums

e insieme cun chê ducj chi altris vanzums:

I Barbars ch'a tornaran

a insegnami une lenghe a patî la me fan.

Coculis,friguis e i peits ta la bumbuie,

no duarmarà la ratatuie

 

 

*

 

 

 

 

RATATUIE

Versione italiana fornita da Paolo Sollier

 

Mi sveglia un ronzio che porta lontano

le nenie dei Curdi, i venti dell'Iran

Una ragnatela nel cuore mi fa sognare

le danze dei Sufi,la luna a Sana'a

Più in alto,sopra le nubi, il vento accerchia Varsavia

i germogli di cenere sulle mani dei lavavetri

Ed ora sveglio, rotto,

succhio dallo specchio il mio corpo frantumato

Metti che tuonino i cannoni sopra Mostar

che lustrino in un "amen" i cortili di Sarajevo:

Non a me, Signore,non a me

risparmiami la guerra fino a mezzogiorno

Se il rumore non ci condanna, il silenzio fa paura

metti la testa sott'acqua e cantaci sopra

"Prendimi piccina che ti darò da mangiare bene

la mattina mi puzza il fiato e alla sera sono ubriaco"

Tiepida presenza, la musica non serve

si inginocchia, marcisce,si lecca da sola,

tiene una rosa sul ventre, la coccola dolcemente

non importa che sia già appassita

Nulla,nulla:con l'aspetto di un bruco

si affila il pelo la ratatuie

Metti che saltino i lucchetti alle fontane

che bevano le streghe e tutte le fate:

non io,Signore, non io

risparmiami i dettagli che non conosco ancora

Vu cumprà la Storia in tre volumi

ed insieme con quella, tutti gli altri rifiuti:

i Barbari che torneranno

a insegnarmi una lingua,a patire la mia fame

Briciole,noci e piedi nel pantano,

non dormirà la ratatuie [*]

 

[*] ratatuie: roba che si scarta, che si getta via perché inutile


 

546. THE CAVEMEN

Peggy Seeger

 

Like splinters the buildings rise

Like spikes on the floor of a cave

Fly over our city in the dark of night

They sparkle like lit-up tombstones, crowded graves.

 

We know it’s not so

We know it’s not so

Our city breathes

Our city lives

We know it’s not so.

 

Year after year our bombers fly

Like bats from the mouth of a cave

Streaming forth around the world

Theyve got a way of life to save.

 

We know it’s so

We know it’s so

We let them go

If its to our advantage

We tell them to go.

 

Down through history the cavemen march

For power, greed, religion, national pride;

Like locusts they sweep across the earth

Their god is money - and hes is on their side.

 

We know it’s so

It’s forever been so

Caesar, Napoleon, Hitler and ....

It’s forever been so

 

Through countless years the cavemen claim

A tooth for a tooth, an eye for an eye

Toothless and blind, denying blame

They seek revenge until the day they die.

 

We know it’s so

We know it’s so

It’s in our name

It means YES

If we don’t say NO ---

 

We hold our breath as the tables turn

As the cavemen posture, as we learn to learn

As we cast about for someone to blame

And ponder that terrorists and patriots might behave the same.

 

Is it so?

Is it so?

 

Cry for the dead of Viet Nam

For the starving children in Iraq

Cry for the victims of Uncle Sam

In all the countries that WE’VE attacked.

And cry for the thousands

Who died among the rubble in New York.

 

We sow

We sow and we sow ---

You reap what you sow.


 

547. MY YOUNGEST SON CAME HOME TODAY

Eric Bogle

 

My youngest son came home today

His friends marched with him all the way

The pipes and drum beat out the time

While in his box of polished pine

Like dead meat on a butcher's tray

My youngest son came home today

 

My youngest son was a fine young man

With a wife, a daughter and two sons

A man he would have lived and died

Till by aMy Youngest Son Came Home Today

Eric Bogle  bullet sanctified

Now he's a saint or so they say

They brought their young saint home today

 

Above the narrow Belfast streets

An Irish sky looks down and weeps

At children's blood in gutters spilled

In dreams of freedom unfulfilled

As part of freedom's price to pay

My youngest son came home today

 

My youngest son came home today

His friends marched with him all the way

The pipe and drum beat out the time

While in his box of polished pine

Like dead meat on a butcher's tray

My youngest son came home today

And this time he'shome to stay.


 

548. INTERNATIONAL COWBOY

John Warner

 

We say No!

We'll not be your nightriders,

We say no!

Whatever you might have planned,

We say no! War is not the answer,

What part of our no don't you understand?

 

International cowboy,

Rogue state of the hour,

Dictating to us who we shall be,

Deaf to who we are

 

Raging at the universe,

Listening to none,

Spinning truth around your fingers

Like the sheriff's gun.

 

Axis of the evil,

Pivot point of war,

Poison, sickness, nuclear death,

 From your rich men's factories pour.

 

The little men with badges

Might join you in your game,

Our leaders do not speak for us

If they say "kill and maim".

 

We are the bushland flowers,

The stars in the desert sky,

Why should the men in grey decide

If we should live or die?

 

Nations will be nations,

However much you rage,

The world is not the USA

So make room on the stage.


 

549. IN A WORLD GONE MAD

Beastie Boys

 

Scaricabile anche da http://www.beastieboys.com

 

In a world gone mad it’s hard to think right

So much violence hate and spite

Murder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight

 

Mirrors, smokescreens and lies

It’s not the politicians but their actions I despise

You and Saddam should kick it like back in the day

With the cocaine and Courvoisier

But you build more bombs as you get more bold

As your mid-life crisis war unfolds

All you want to do is take control

Now put that axis of evil bullshit on hold

Citizen rule number 2080

Politicians are shady

So people watch your back 'cause I think they smoke crack

I don’t doubt it look at how they act

 

In a world gone mad it’s hard to think right

So much violence hate and spite

Murder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight

 

First the ‘War On Terror’ now war on Iraq

We’re reaching a point where we can’t turn back

Let’s lose the guns and let’s lose the bombs

And stop the corporate contributions that they're built upon

Well I’ll be sleeping on your speeches ‘til I start to snore

‘Cause I won’t carry guns for an oil war

As-Salamu alaikum, wa alaikum assalam

Peace to the Middle East peace to Islam

Now don’t get us wrong ‘cause we love America

But that’s no reason to get hysterica

They’re layin’ on the syrup thick

We ain’t waffles we ain’t havin’ it

 

In a world gone mad it’s hard to think right

So much violence hate and spite

Murder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight

 

Now how many people must get killed?

For oil families pockets to get filled?

How many oil families get killed?

Not a damn one so what’s the deal?

 

It’s time to lead the way and de-escalate

Lose the weapons of mass destruction and the hate

Say ooh ah what’s the White House doin’?

Oh no! Say, what in tarnation have they got brewing??!!!!???!!

Well I’m not pro Bush and I’m not pro Saddam

We need these fools to remain calm

George Bush you’re looking like Zoolander

Trying to play tough for the camera

What am I on crazy pills? We’ve got to stop it

Get your hand out my grandma’s pocket

We need health care more than going to war

You think it’s democracy they’re fighting for?

 

In a world gone mad it’s hard to think right

So much violence hate and spite

Murder going on all day and night

Due time we fight the non-violent fight.

 


 

550. MΠHKAN ΣTHN ΠOΛH OI OXTPOI

Eθνικη χορωδία / Coro tradizionale

 

Μπήκαν στην πόλη οι οχθροί

τις πόρτες σπάσανε οι οχθροί

και εμείς γελούσαμε στις γειτονιές

την πρώτη μέρα

 

Στην πόλη μπήκαν οι οχθροί

αδέλφια πήραν οι οχθροί

και ‘μεις κοιτούσαμε τις κοπελιές

την άλλη μέρα

 

Μπήκαν στην πόλη οι οχθροί

φωτιά μας ρίξανε οι οχθροί

και ‘μεις φωνάζαμε στα σκοτεινά

την τρίτη μέρα

 

Στην πόλη μπήκαν οι οχθροί

σπαθιά κρατούσαν οι οχθροί

και ‘μεις τα πήραμε για φυλαχτά

την άλλη μέρα

 

Μπήκαν στην πόλη οι οχθροί

μοιράσανε δώρα οι οχθροί

και ‘μεις γελούσαμε σαν τα παιδιά

την πέμπτη μέρα

 

Στην πόλη μπήκαν οι οχθροί

τραβούσαν τοίχο οι οχθροί

και ‘μεις φωνάζαμε ζήτω και γεια

και ‘μεις φωνάζαμε ζήτω και γεια

σαν κάθε μέρα

 

*

 

SONO ENTRATI NELLA CITTA’ I NEMICI

Versione italiana di Giuseppina di Lillo

 

Sono entrati nella città i nemici

le porte hanno sfondato i nemici

mentre noi ridevamo nei vicinati

il primo giorno

 

Nella città sono entrati i nemici

dei fratelli hanno preso i nemici

mentre noi guardavamo le ragazze

il giorno dopo

 

Sono entrati nella città i nemici

ci hanno messo fuoco i nemici

mentre noi gridavamo al buio

il terzo giorno

 

Nella città sono entrati i nemici

spade tenevano in mano i nemici

e noi credevamo fossero talismani

il giorno dopo

 

Sono entrati nella città i nemici

distribuivano regali i nemici

e noi ridevamo come bambini

il quinto giorno

 

Nella città sono entrati i nemici

tracciavano un muro i nemici

e noi gridavamo evviva e salve

e noi gridavamo evviva e salve

come ogni giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

551. ΦΙΛOI KAI AΔEΛΦIA

Nίκος Ξυλούρης / Nikos Xylouris

 

Φίλοι και αδέλφια

μανάδες γέροι και παιδιά

στα παραθύρια βγείτε και θωρείτε

ποιοι περπατούν στα σκοτεινά

και σεργιανούνε στα στενά

φίλοι αδέλφια μάνες γέροι και παιδιά

 

Γράφουν σημάδια, μηνύματα στον βασιλιά

σαν δε φωνάξεις έβγα να το γράψεις

να μην σ’ ακούσουν τα σκυλιά

βγάλε φωνή χωρίς μιλιά

σημάδια και μηνύματα στον βασιλιά

 

Ήταν στρατιώτες καπεταναίοι και λαϊκοί

όρκο σταυρώσανε πάνω στο σπαθί τους

η λευτεριά να μην χαθεί

όρκο σταυρώσανε στο σπαθί

καπεταναίοι στρατιώτες λαϊκοί

 

Και όποου φοβάται

φωνή να ακούει απ’ το λαό

σε έρημο τόπο ζει και βασιλεύει

κάστρο φυλάει ειρηνικό

έχει τον φόβο φυλαχτό

όπου φωνή φοβάται

να ακούσει απ’ το λαό

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

552. ΠOTE ΠOTE

Μ. Φαραντούρη και Μ. Δημητριάδη /

M. Farandouri – M. Dimitriadis

 

Ποτέ ποτέ ποτέ

δεν θα μπορέσω να ξεδιπλώσω

όλες τις σημαίες

Jamais jamais jamais

je ne pourrai déployer tous les drapeaux

πράσινες κόκκινες κίτρινες μπλε μοβ

θαλασσινές

verts rouges jaunes bleus mauves emeraudes

 

Ποτέ ποτέ ποτέ

δεν θα μπορέσω να μυρίσω όλα τα αρώματα

Jamais jamais jamais

je ne pourrai respirer tous les parfums

πράσινα κόκκινα κίτρινα μπλε μοβ

θαλασσινά

verts rouges jaunes bleus mauves emeraudes

 

 

Ποτέ ποτέ ποτέ

δεν θα μπορέσω να αγγίξω όλες τις καρδιές,

όλες τις θάλασσες, τις θάλασσες να ταξιδέψω

Ni entamer touts les cœurs

ni sillonner toutes les mers

 

Ποτέ ποτέ ποτέ ποτέ

Jamais jamais jamais

δεν θα γνωρίσω την μια σημαία

τη μοναδική εσένα Τανια

je ne pourrai connaître le sol

unique drapeau

δεν θα γνωρίσω την μια σημαία

τη μοναδική εσένα Τανια

toi o Tania

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

553. EIMAΣTE ΔYO

Α. Καλογιάννης / A. Kaloyannis

 

Είμαστε δυο, είμαστε δυο

και η ώρα σήμανε οχτώ

σβήσε το φως και έμπα φρουρός

το βράδυ θα ‘ρθουνε ξανά

έμπα μπροστά έμπα μπροστά

και οι άλλοι πίσω ακολουθούν

μετά σιωπή και ακολουθεί

το ίδιο τροπάρι το γνωστό

βαράνε δυο, βαράνε τρεις

βαράνε χίλιους δεκατρείς

πονάς εσύ, πονάω κι’ εγώ

 

Μα ποιος πονάει πιο πολύ

θα ‘ρθει καιρός να μας το πει

 

Είμαστε δυο, είμαστε τρεις

είμαστε χίλιοι δεκατρείς

καβάλα πάμε στον καιρό

με τον καιρό με την βροχή

το αίμα πήζει στην πληγή

και ο πόνος γίνεται καρφί

 

Είμαστε δυο, είμαστε τρεις

είμαστε χίλιοι δεκατρείς

καβάλα πάμε στον καιρό

με τον καιρό με την βροχή

το αίμα πήζει στην πληγή

και ο πόνος γίνεται καρφί

 

Ο εκδικητής ο λυτρωτής

είμαστε δυο, είμαστε τρεις

είμαστε χίλιοι δεκατρείς

 

*

 

SIAMO IN DUE

Versione greca di Giuseppina di Lillo

 

Siamo in due, siamo in due

e l’orologio segna le otto

spegni la luce e mettiti di guardia

stasera verranno di nuovo

mettiti davanti mettiti davanti

e gli altri seguono da dietro

dopo il silenzio ricomincerà

il solito ben noto ritornello

ne picchiano due, ne picchiano tre

ne picchiano mille e ventitré

soffri tu e soffro anch’io

 

Ma chi soffre di più

sarà il tempo che ce lo dirà

 

Siamo in due, siamo in tre

siamo in mille ventitré

andiamo a cavallo del tempo

e con il tempo e con la pioggia

il sangue si raggruma nella ferita

e il dolore diventa un chiodo

 

Siamo in due, siamo in tre

siamo in mille ventitré

andiamo a cavallo del tempo

e con il tempo e con la pioggia

il sangue si raggruma nella ferita

e il dolore diventa un chiodo

 

il vendicatore il liberatore

siamo in due siamo in tre

siamo in mille ventitré


 

554. VELHA CHICA

Waldemar Bastos

 

Waldemar Bastos è oggi il più noto cantautore angolano, qui da noi ha "spopolato" con la sua ululante "Sofrimento" (dal recente album "Pretaluz"); "Velha Chica" è un ritratto del suo paese prima della liberazione: Chica non è qualunquista! dice ai bimbi di non parlare di politica perché lei sa, benché (o forse proprio perché) sia schiava domestica di un colono, che i funzionari della PIDE (non a caso si chiamava “polícia internacional”!) potevano colpire anche nel vasto e

sbrindellato impero portoghese...

Dulce Pontes, une delle poche persone al mondo che può permettersi di non invidiare la voce a Joëlle, ha avuto il genio di riproporre questa canzone, in un duo strepitoso con lo stesso Waldemar, nel suo disco "O primeiro canto" (1999), dedicato a José Afonso; cercatelo, questa

canzone e la successiva "Ai solidom", l'esordio più da brividi che abbia mai sentito ("Se passeares no adro, ai solidom solidom, no dia do meu enterro, ai ai ai ai ai, diz à terra que não coma...") da

sole regalano splendore... e ora proviamo a mettere insieme le tre lingue a cui voglio bene.

[Alex Agus dal ng. it.fan.musica.de-andre]

 

 

Antigamente a velha chica

vendia cola e gengibre

e lá pela tarde ela lavava a roupa

do patrão importante;

e nós os miúdos lá da escola

perguntávamos à vóvó Chica

qual era a razão daquela pobreza,

daquele nosso sofrimento.

Xé menino, não fala política,

não fala política, não fala política.

 

Mas a velha Chica embrulhada nos pensamentos,

ela sabia, mas não dizia a razão daquele sofrimento.

Xé menino, não fala política,

não fala política, não fala política.

 

E o tempo passou e a velha Chica, só mais velha ficou.

Ela somente fez uma kubata com teto de zinco,

com teto de zinco.

Xé menino, não fala política, não fala política.

 

Mas quem vê agora

o rosto daquela senhora, daquela senhora,

só vê as rugas do sofrimento, do sofrimento,

do sofrimento!

E ela agora só diz:

"- Xé menino, quando eu morrer, quero ver Angola

viver em paz!

Xé menino, quando morrer, quero ver Angola

 e o Mundo em Paz!"

 

 

LA VECCHIA CHICA

Versione italiana di Alex Agus

 

Un tempo la vecchia Chica

vendeva cola e zenzero

e poi, di pomeriggio, lavava i vestiti

per un padrone importante;

e noi i bimbi della scuola

chiedevamo a nonna Chica

qual era la ragione di quella povertà,

di quella nostra sofferenza.

"Zitto, bimbo, non parlare di politica,

non parlare di politica, non parlare di politica".

 

Eppure la vecchia Chica, avvolta nei pensieri,

lei la sapeva, ma non la diceva, la ragione di quella sofferenza.

"Zitto, bimbo, non parlare di politica,

non parlare di politica, non parlare di politica".

 

Il tempo passò e la vecchia Chica divenne solo più vecchia,

tutto ciò che riuscì a costruire era una capanna, col tetto di zinco,

col tetto di zinco.

"Zitto, bimbo, non parlare di politica, non parlare di politica".

 

Ma chi vede adesso

il volto di quella signora, di quella signora,

vede solo rughe di dolore, di dolore, di dolore!

E tutto ciò che lei dice, ora è:

"Sai bimbo, quando morirò, voglio vedere l'Angola vivere in pace!

Sai bimbo, quando morirò voglio vedere l'Angola e il Mondo in Pace!".

 

*

 

LA VIEILLE CHICA

Versione francese di Alex Agus

 

Autrefois la vieille Chica

vendait kola et gingembre

puis, en fin de journée, elle faisait la lessive

chez un patron important;

et nous, le gosses qui venions de l'école,

nous, nous demandions à mémé Chica

la raison de cette misère,

la raison de notre douleur.

"Arrêtez, les enfants, ne parlez pas de politique,

ne parlez pas de politique, ne parlez pas de politique".

 

 

 

 

Cependant, la vielle Chica, plongée dans ses pensées,

elle savait, mais elle ne pouvait pas la dire, la raison d'une telle

misère.

"Arrêtez, les enfants, ne parlez pas de politique,

ne parlez pas de politique, ne parlez pas de politique".

 

Le temps passa et tout ce qu'elle fit, fut vieillir,

tout ce qu'elle construit, fut une cabane au toit de zinc, au toit de

zinc.

"Arrêtez, les enfants, ne parlez pas de politique, ne parlez pas de

politique".

 

Mais, maintenant, quand on regarde

le visage de cette dame, de cette dame,

on ne voit que les malheurs, les malheurs, les malheurs

qui lui ont ridé le front!

Elle dit simplement, désormais:

"Écoutez, les enfants, quand j'vais mourir, je veux voir l'Angola vivre

en paix!

Écoutez, les enfants, quand j'vais mourir, je veux voir l'Angola et le

Monde en paix!"


 

555. HEY PRESIDENT DON’T YOU KILL FOR ME

The Anti-Idiot-President Coalition Band

(Ron Piechota – Tom Piechota)

 

Most catchy antiwar song ever! Listen to it twice and you are hooked. Most antiwar songs are depressing. People won't listen to that shit. They will listen to this. Over and over. Please, download and pass around. Send it to every person you've ever met. That would make me happy.

 

Story Behind the Song

The motivation for this song was patriotism. The motivation for this song was security.

The motivation for this song was leadership.

The motivation for this song was the future.

The motivation for this song was a genuine concern for innocent civilians.

The motivation for this song was a concern for the aftermath of this ill conceived war.

 

Lyrics

Hey, Mr. President, Don't You Kill for Me!

(By Ron and Tom Piechota)

 

Hey, Mr. President, don't you kill for me!

(Don't use my taxes for your insanity)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!

(This fixation needs psychiatry)

You've got the whole world hating us

From sea to shining sea

 

The economy's in the toilet so what do you do?

You make Ritchie Rich richer while we get the screw

And banging them war drums won't drown out that tune

Your legacy's soon to be pissed away too

 

I said, hey, Mr. President, don't you kill for me!

(Don't ruin my country and say you did it for me)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!

(After Iraq what will we see?)

Cause in your New World Order

They hate us from sea to sea

 

You say you're "sick and tired" but who gives a damn?

Our boys will soon be dying, just like down in Vietnam

And collateral damage will be hard to ignore

When it's a monument of corpses bigger than Hoover dam!

 

I said, hey, Mr. President, don't you kill for me!

(They're not toy soldiers, they have family)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!

(Cruise missiles are WMD)

You've got the whole world hating us

Burning more flags you'll see

 

100,000 dead was your dad's legacy

How many more Osamas will come from your lunacy?

Sharon's "a man of peace"? I'm in "shock and awe"

The stem cells are all safe but the humans want mercy

 

I said, hey, Mr. President, don't you kill for me!

(Kill Osama not civilians for me)

I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!

(Little children aren't able to flee)

Cause in your New World Order

They hate us from sea to sea.


 

556. L’ABITO DELLA SPOSA

Ivano Fossati

(1996)

 

Ha lo stomaco magro

questa giovane sposa

dovreste farla mangiare

di più

Ha un brutto sogno da donna

che non dice a parole

ma sposta metro per metro

nell'erba fredda

Un soldato miserabile

sui binari bruciati

in un italiano teatrale grida:

"viva la follia"

e lei: "ho paura delle buone notizie

perché è peggio di come si dice

anche l'inferno di Babilonia

fu dimenticato così"

 

Cosa volete che sia, signori

è tutto tempo che passa

cosa volete che sia

è un abito che si indossa

cosa vuoi mai che sia

è il tuo tempo che passa

lei alzò un poco la gonna

l'uomo le disse: "vieni, ora"

 

Quando anche l'ultimo soldato

ebbe fatto scorta di lei

in quel freddo carnale

lei si sentì ancora bella

col suo profumo volgare

come la sete di vittoria

da consumare per giorni

e così sia

 

Cosa volete che dica, signori

è tutto tempo che passa

cosa volete che dica

è un abito che si indossa

cosa vuoi mai che sia, bella

è il tuo tempo che passa

il soldato le disse: "ho paura"

e lei rispose: "dormi, ora".


 

557. UN SOLDATIN

Mitili FLK

[ Giorgio Ferigo – Alessandro Montello ]

(1995)

 

I ài fat qualchhi pastjel par lâ soldât

i no ' vevi l'etât da mê divisa

gno pâri a mi à molât un manledrôs

mê mâri tal cjôt à fat una vaìda

majò i vevi indimênt il cjavelon

vistît dut di ros,Gjesù Crist

sigûr encje lui interventist,il prin socialist

picjât in seziòn

 

Però la guera a vierc' subit i vôi

il pantan,i pedoi,la pôra soradùt

la pôra incugujada in' t ' una grusa

un muart denti una bûsa,un berli da un murùt,

la pôra c'a ti sgarfa sot la piel

la pôra c'a si nèa tal butilion

c'al sêti asèt,c'al sêti trist o bon,par murî da cojòn

al juda ancje chel

 

la luna e jò érin a Nedâl

di guardia a chel fossâl c'a clamin trincéa

al spiava chê luna,ma da un âti pruc

un caporalùt muc encje lui di vèa

-Taliano,ài tu paura di parlare?

-Jò no,ma vosâ massa a no 'l convèn.

-Ti faccio il mio augurio per Nedale

e po' di jessi in pâs chest Nedâl cu ven.

 

La patria è chel amic cjatât 'tal scûr

cencja mûsa,bon cûr,il sô pac di trinciato,

la patria a è il lavôr,la dignitât

a è la libertât dal proletariato

e jò par guadagnâmi un carantàn

i ài scuignût fâ mês e mês su pa Gjermània

e cumò i varès di murî in bataglia

par chesta porca Itaglia

ca no dà nencje il pan

 

A è question di termins e cunfìns

copà un di cà:tu sês sassìn;copà un di là: tu sês eroe

ma i paron nestris e lôr son simpri chei

'tal sigûr dai cjastei a decìdin pâs e gueras

e alora bisugnarès voltâ sui tacs

sbarâ ai paron di chesta becjarìa

a di chei che di chesta coparìa a àn il monopoli....

como il sâl e i tabacs.

 

A sarà " Conversazione cul nemîc"

 al sarà il vizi antîc c'a àn i omps di pensà

ma si rivi a rivâ sù pa Tresemàna

in' t ' una setemana jù ài taconâz

o:"Diserzione in faccia allo straniero"

prin di muardi il paltàn i ài cjalât

c'a i trimava la man a di chel sacramentàt

 di un carabinîr.

 

*

 

UN SOLDATINO

 Versione italiana fornita da Paolo Sollier

 

Ho fatto qualche imbroglio per fare il soldato

non avevo l'età della mia divisa.

Mio padre mi ha mollato un manrovescio:

mia madre,di nascosto, ha pianto.

Ma io avevo in mente quel capellone

vestito di rosso,Gesù Cristo,

sicuramente interventista,il primo socialista

appeso in sezione.

 

Però la guerra apre subito gli occhi:

il pantano,i pidocchi,la paura soprattutto.

La paura accoccolata in una ferita,

un morto dentro una buca,un grido dietro un muro,

la paura che ti graffia sotto la pelle;

la paura che si annega nella bottiglia,

che sia aceto,che sia cattivo o buono,

per morire da coglione

aiuta anche quello.

 

La luna ed io eravamo a Natale

di guardia a quel fosso che chiamano trincea.

Spiava quella luna, ma da un altro colle,

un piccolo caporale austriaco,anche lui di guardia

-Taliano,hai tu paura di parlare?

-Io no,ma gridare troppo non conviene;

-Ti faccio il mio augurio per Natale

e poi di essere in pace per il Natale che verrà.

 

La patria è quell'amico trovato nel buio,

senza faccia,buon cuore,il suo pacchetto di trinciato,

la patria è il lavoro,la dignità,è la libertà del proletariato

ed io che per guadagnarmi un soldo

ho dovuto fare mesi e mesi su in Germania

adesso dovrei morire in battaglia

per questa porca Italia

che non ci dà neppure il pane.

 

E' questione solo di termini e di confini.

Ammazzare uno qui:sei assassino;ammazzarlo di là:sei eroe.

Ma i padroni nostri e loro sono sempre quelli

nel sicuro dei castelli decidono la pace e la guerra

e allora bisognerebbe girarsi

e sparare ai padroni di questo macello,

a quelli che di questa carneficina hanno il monopolio....

come il sale e i tabacchi.

 

Sarà "Conversazione col nemico",

sarà il vizio antico che hanno gli uomini di pensare.

Ma se ce la faccio ad arrivare sulla statale

in una settimana li ho fregati

o sarà:"Diserzione in faccia allo straniero".

Prima di mordere il pantano ho visto

che gli tremava la mano a quel maledetto carabiniere.


 

558. SAMBADIO’

Pippo Pollina

(2003)

 

Dal disco “Racconti Brevi”.

Riteniamo opportuno inserire un’intera breve biografia di Pippo Pollina che Andrea Tramonte ha inviato, assieme alla canzone, alla mailing list “Bielle”.

 

La storia artistica di Pippo Pollina inizia nel 1979 a Palermo, città dove nasce e si forma, frequentando l'ateneo in facoltà di giurisprudenza e l'accademia musicale "Amici della musica" con studi di chitarra classica e teoria musicale. A quel tempo risale la fondazione di una realtà culturale e musicale che andrà sotto il nome di "Agricantus", gruppo di ricerca popolare in primo luogo legata alle tradizioni dell'America latina e conseguentemente a quelle siciliane e più in generale del sud-italia. Con gli Agricantus Pippo Pollina muoverà le sue prime esperienze concertistiche in Italia e all'estero in sei anni intensi di viaggi, conoscenze, ed esperienze seminaristiche nelle scuole medie e superiori. Formativa e importante per il personaggio è anche la breve ma profonda esperienza giornalistica in seno al mensile "I siciliani", dissacratorio e innovativo periodico diretto dallo scrittore Giuseppe Fava che per le sue coraggiose indagini su mafia e politica viene assassinato a Catania nel 1984. Il clima fortemente repressivo e corrotto degli anni 80 e la mancanza di orizzonti più rosei nel panorama politico nazionale, uniti ad una profonda curiosità per tutto ciò che è nuovo e avventuroso, inducono improvvisamente Pippo Pollina a interrompere i suoi studi e a lasciare l'Italia alla fine del 1985. Comincia così una fase libera e transitoria dell'artista che soggiorna per circa due anni, in un viaggio senza una meta precisa, in quasi tutti i paesi Europei: dall'Ungheria e la ex DDR all'Inghilterra e la Francia, dall'Austria all'Olanda passando per la Germania e la Svizzera fino alla Scandinavia. Tutto ciò suonando in strada, nei metrò, nei ristoranti. Ovunque sia possibile raccontare delle storie e raccoglierne altre. La musica è il grande ponte comunicativo che rompe barriere, distrugge i pregiudizi e costruisce nuovi linguaggi inesplorati. Notato per caso da Linard Bardill, celebre cantautore svizzero tedesco, durante una delle sue esibizioni di strada a Lucerna, Pollina viene invitato dallo stesso a partecipare ad un progetto discografico e concertistico nel 1987 in lingua ladina. La tournée promozionale toccherà in circa 60 concerti la Svizzera e saltuariamente il Belgio e la Germania. Il CD si intitolerà "I nu passaran". A questo punto Pollina incide il suo primo album personale dal titolo "Aspettando che sia mattino" e con l'etichetta svizzera Zytglogge inaugura una stagione artistica che lo vede presente ininterrottamente nel panorama elvetico dall'inizio del 1988, data in cui va in tournée con il primo programma da solo in Svizzera e in Austria. Nel 1989 riceve un premio dalla Radiotelevisione svizzera DRS 1 e con la stessa produce il suo secondo CD dal titolo "Sulle orme del re Minosse" . Va in tournée fino alla fine del 1990 in quartetto azzardando le pime date anche in Germania oltre che in Austria e la Svizzera.

 

E' dal 1991 l'uscita del suo terzo album "Nuovi giorni di settembre" che presenterà fino alla fine del 1992 oltre che nei tradizionali paesi di madrelingua tedesca anche in Svezia in diversi teatri e all'università di Stoccolma. In quell'anno Pollina si esibirà in importanti festival Svizzeri quali l'Open air di St. Gallen e quello di Lugano al fianco di personaggi internazionali come Van Morrison e Tracy Chapman. A quel periodo risale la conoscenza con Konstantin Wecker, storico cantautore tedesco. Il lavoro è fruttuoso e nell'album del 1993 "Le pietre di Montsegur " Wecker canta "Terra" mentre Pollina ricambia nell'album "Uferlos" del bavarese con "Questa nuova realtà". E' un grande successo discografico. Wecker convince Pollina a cambiare i suoi piani e a partecipare al suo show "Uferlos" in 100 grandi città tedesche e austriache. Il grande pubblico tedesco impara a conoscere quindi Pollina durante l'intero 1993 e adotterà negli anni a venire il siciliano, come un referente di una autentica e moderna italianità. Il 1994 è un anno di intenso lavoro concertistico in duo con il violinista Salvo Costumati in Austria, Belgio, Svizzera e Germania e di innumerevoli festivals in cui fioriscono nuove amicizie e collaborazioni. Nel 1995 Pollina incide e pubblica "Dodici lettere d'amore" con la collaborazione straordinaria di Georges Moustaki nella stesura del brano "Leo" dedicata al grande cantautore scomparso Leo Ferré, dal sassofonista americano Charlie Mariano, una delle ultime leggende viventi del Jazz, e del gruppo Berlinese d'avanguardia L'art du passage. Ne segue una lunga tournée fino a metà del 1996 lungo Austria, Svizzera, Germania e per la prima volta Francia e Egitto, culminata con la partecipazione ai Troubadur festival, una rassegna itinerante con Moustaki, Wecker, José Feliciano e Angelo Branduardi. Nel 1996 riceve a Ravensburg, in Germania, il premio "Kupferle Kleikunsreis" come miglior artista della stagione e quello "Forderpreis" a Zurigo. Nel 1997 incide e pubblica "Il giorno del falco" album dedicato al cantautore cileno Victor Jara scomparso durante il golpe militare del 1973. Assieme alla partecipazione dei Migliori sessionman elvetici è da ricordare la rinnovata presenza del suo amico wecker in una moderna versione di "Questa nuova realtà". Il tour si snoda lungo un centinaio di date con un quartetto consolidato.

 

Alla fine del 1997 viene pubblicato in Germania e in Svizzera dalla casa editrice facteon di Stoccarda il volume "Camminando camminando", una lunga introspezione in forma di intervista dal critico musicale del Tages Anzeiger di Zurigo Benedetto Vigne, sulla parabola umana e artistica di Pollina. Dal fatto viene a conoscenza durante un soggiorno a Bruxelles, in qualità di europarlamentare, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, politico celebre per la sua opera rinnovatrice e per il suo impegno contro la criminalità organizzata. Perché Pollina è sconosciuto in patria? Perché nessuno in Italia e a Palermo conosce la sua strana vicenda artistica? Perché Pollina dal 1985 ha fatto perdere le sue tracce artistiche nel suo paese d'origine? Di questo i due parleranno in quella notte di Bruxelles nell'autunno del 1997, data in cui Pollina decide che è il momento di ritornare a suonare in Italia, o meglio di ricominciare da capo.

 

Orlando presiede una conferenza stampa a Palermo nella prestigiosa Villa Niscemi in Presenza di Bardill (primo scopritore di Pollina), dell'assessore alla cultura di Zurigo, Nicolas Barlocher; degli editori tedeschi della Facteon, del giornalista autore di "Camminando camminando" Vigne e di uno stuolo di giornalisti della carta stampata e della TV della Germania, della Svizzera e stavolta dell'Italia. "La repubblica" prestigioso quotidiano e la radiotelevisione RAI 1 riprendono l'evento con interesse. Segue una minitournée quasi improvvisata con tappe a Roma, Napoli, Caserta e naturalmente Palermo.

 

Nel 1998 il CD "Il giorno del falco" esce finalmente anche in Italia distribuito dalla SONY international.

In quell'anno Pollina si divide fra due progetti. Uno invernale nei teatri in Austria, Svizzera e Germania con la lettura di "Camminando camminando" in duo con il chitarrista argentino Pablo Miguez, e l'altro estivo in Italia con la presenza in importanti Festival insieme a un quartetto e al sassofonista americano Charlie Mariano in veste di ospite d'onore. Nei primi mesi del 1999 viene pubblicato in Italia (Einaudi editore) un volume dal titolo "Storie eretiche di cittadini per bene" scritto dal sociologo e parlamentare Nando Dalla Chiesa in cui un intero capitolo è dedicato alla vicenda umana e artistica di Pollina. Nel gennaio del 1999 pubblica in italia il singolo "Ken" con la splendida copertina realizzata dal disegnatore di fumetti Ivo Milazzo. E' un lavoro esclusivamente promozionale per recuperare il tempo perduto. Ken viene suonato nelle radio italiane per due mesi accompagnando la prima vera tournée teatrale di Pollina nel gennaio-febbraio 1999 in quindici prestigiose piazze d'Italia. Con una finale d'eccezione: la magica platea del teatro Biondo a Palermo.

 

A fine estate del 1999 Pollina pubblica "Rossocuore" settimo album del siciliano che esce in contemporanea in Austria, Svizzera, Germania e Italia. La partecipazione di oltre 35 musicisti, di alcuni elementi dell'orchestra filarmonica di Zurigo, dell'Organo Hammond di Matt Clifford (Rolling Stones), della ritmica di Saturnino e Pier Foschi (Jovanotti), di quella di Walter Keiser (Vollenweider) e soprattutto delle voci di Jose Saves (Intillimani) e di Franco Battiato e Nada, fanno di Rossocuore una delle produzioni più interessanti registrate in Svizzera nel 1999. La tournée in sestetto toccherà le principali città nei paesi dove esce il CD in 100 concerti. Il videoclip "Finnegan's wake" interpretato insieme al celebre Franco Battiato guadagna l'alta rotazione in tutti i Network video in Italia e in Svizzera. Nella metà del 2000 incide e pubblica "Elementare Watson" ottavo album con due brani d'eccezione registrati a Londra nei leggendari Abby Road Studios con la celebre London Sinphony Orchestra. Il singolo "Weg vo Zuri" diventa un clip trasmesso con frequenza dei canali specializzati. Nel settembre del 2000 inizia la gigantesca tournée dal titolo "20 anni di musica senza frontiere" che lo porterà in concerto da solo per oltre 200 date in giro per Germania, Austria e Svizzera. In Italia Pippo Pollina tonra nel febbraio 2001 per una nuova, ma breve tournèe in quintetto. Rimarchevoli le presenze di pubblico che raggiungono livelli eccelsi a Roma e a Verona. Durant l'estate del 2001 Pippo Pollina incide una nuova versione del suo brano "Il giorno del falco" con degli ospiti d'eccezione: gli Inti Illimani. Questi ultimi invitano Pollina a partecipare ad appuntamenti concertistici di rilievo in Itlia. Frattanto il cantauotre siciliano incide la celebre "amesterdam" di Jaques Brel adattando il testo maledetto del poeta belga con una versione struggente e graffiante in lingua italiana. Per far ciò si avvale della collaborazione musicale di Ambrogio Sparagna agli organetti. Quinai a dicembre 2001 pubblica il suo non album, stavolta solo per l'Italia, dal titpolo "Versi per la libertà". L'album viene salutato dalla critica italiana con grande entusiasmo e sia le riviste specializzate (Rockstar, Mucchio Selvaggio, Rockerilla) che le pagine della cultura di prestigiosi quotidiani (Corriere della Sera, Il Messaggero) segnalano Pollina come erede della grande canzone d'autore italiana. La tournèe del 2002 con la sua nuova "Palermo Acoustic Band" suggella qaunto di buono sia stato seminato negli anni precedenti. Ma qualcosa di inaspettato avviene ancora nel 2002. Pippo Pollina e Linard Bardill decidono di festeggiare per una breve serie di concerti la loro amicizia sul palco. La tournèe "insieme" si rivela un successo inaspettato. Le repliche si raddoppiano e i due incidono un CD live per regalare al pubblico i più bei momenti dello spettacolo. Le poche migliaia di copie stampate volutamente a tiratura limitata vengono esaurite in 3 settimane. L'album "Insieme" di Pollina eBardill sarà destinato a rimanere quindi un piccolo oggetto di culto per gli affezionati ascoltatori che seguono i due amici cantautori dall'inizio della loro storia artistica.

 

E siamo alle ultime notizie di questa bella avventura artistica. Esce a gennaio il nuovo album "RACCONTI BREVI", album che verrà distribuito in Italia da Storie di Note da giugno 2003. E' un album molto intenso, con musiche ancora più evocative (se possibile) rispetto ai dischi precedenti. Un lavoro molto maturo che spazia da orchestrazioni classiche mescolate a strumenti etnici, da ballate voce chitara o voce pianoforte ad altre in robusto rock. I testi sono sempre intensi, con una sapiente miscela di poesia e impegno civile.

 

Segue una tournèe (tutt'ora in corso) di Pippo Pollina insieme al Palermo Acoustic Quartet in giro per Svizzera, Germania, Austria, Benelux e brevemente in Italia dal 20 al 29 marzo (Faenza, Roma, Orvieto, Ancona, Abano Terme, Asti) in cui è palpabile il grande calore ed entusiasmo da parte del pubblico. La tournèe procederà sicuramente fino a giugno, ma sono già previste altre date, compresa l'Italia, anche per l'estate.

 

Ultima notizia, sta uscendo nelle edicole in questi giorni la rivista musicale Independent Music con una lunga monografia dedicata a Pollina e con in allegato l'album antologico "Camminando" (edizioni Storie di Note) che raccoglie alcune delle più belle canzoni degli ultimi dischi.

 

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DISCOGRAFIA

 

1987 Collabora al disco "I Nu Passaran di Linard Bardill "

1987 Cd ASPETTANDO CHE SIA MATTINO

1988 Compilation Viva Natira con "La casa di Armon"

1989 Cd SULLE ORME DEL RE MINOSSE

1991 Cd NUOVI GIORNI DI SETTEMBRE

1993 Cd LE PIETRE DI MONTSEGUR con Konstantin Wecker

1995 Cd DODICI LETTERE D'AMORE con Charlie Mariano e Georges Moùstaki

1997 Cd IL GIORNO DEL FALCO

1998 Cd IL GIORNO DEL FALCO in edizione italiana (Sony)

1999 Cd Maxi single KEN (Concertopoli)

1999 Cd singolo "Finnegan's Wake" + cd rom 

2000 Cd ROSSOCUORE (Storie di Note) con Franco Battiato e Nada

2000 Cd ELEMENTARE WATSON (non distribuito in Italia)

2001 Cd VERSI PER LA LIBERTÀ (Storie di Note) con Inti Illimani, Rita Marcotulli e Ambrogio Sparagna

2001 Cd INSIEME (live) con Linard Bardill

2003 CD RACCONTI BREVI (in edizione standard ed edizione limitata che contiene due bonus tracks)

 

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Per ulteriori informazioni si consigliano i seguenti siti:

 

www.pippopollina.com

 

www.storiedinote.com/new/artisti/pollina/pippo_discografia/discopippo_pg.htm

 

http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/zaratan/ppoll.htm

 

www.sallon.net/independentmusic/numedicola.asp

 

www.palermoinmusica.it/pippopollina/

 

www.bielle.org/Pages/pollina.htm

 

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Dormi figlio che presto verrà mattina

sambadi sambadiò

ed il sole sarà forte più di prima

sambadi sambadiò

E un bel giorno questa guerra finirà

e sui muri della città

cresceranno i fiori che ti darò

sambadi sambadiò

 

Dormi figlio che presto la notte è fonda

sambadi sambadiò

e la luna in cielo non è ancora rotonda

sambadi sambadiò

Non aver paura se ti sveglierai

più vicino ti starò

fino all'ultimo respiro tu mi vedrai

sambadi sambadiò

 

Dormi figlio che domani ce ne andremo

sambadi sambadiò

con la nave il mondo attraverseremo

sambadi sambadiò

C'è una nuova terra che ci aspetta già

all'orizzonte si vedrà

fra le onde del mare e i vetri dell'oblò

sambadi sambadiò


 

559. INDIAN WARS

Bruce Cockburn

(1990)

 

Out in the desert where the wind never

                                             stops

A few simple people try to grow a few

                                             crops

Trying to mantain a life and a home

On land that was theirs before

               the Romans thought Rome

 

A few dozen survivors,ragged but

                                       proud

With a few woolly sheep,under

                            gathering cloud

It's never been easy,or free from strife

But the pulse of the land is the pulse

                                    of their life

 

You thought it was over but it's just like

                                            before

Will there never be an end to the Indian

                                             wars?

 

It' not breech-loading rifles and

                          wholesale slaughter

It's kickbacks and thugs and diverted

                                           water

Treaties get signed and the papers

                                change hands

But they migth as well draft these

                        agreements in sand

 

Noble Savage on the cinema screen

An Indian's good when he cannot

                                        be seen

And the so-called whiteso-called race

Digs for itself a pit of disgrace

 

You thought it was over but it's just like

                                              before

Will there never be an end to the Indian

                                               wars?

 

*

 

 

 

 

GUERRES INDIENNES

Versione francese fornita da Paolo Sollier

 

Loin dans le désert où le vent ne

                            s'arrête jamais

Il y a des gens simples quiessaient de faire

 pousser des produits

et qui cherchent à garder une vie et un

                                              foyer

Sur une terre qui était la leur avant que

    les Romains aient eu l'idée de bâtir Rome

 

Quelques douzaines de survivants, en

                           haillons mais fiers

Avec quelques moutons laineux, sous

                       un orage en formation

Ça n'a jamais etait été facile,ou sans

                                         querelles

Mais le pouls de la terre est le pouls

                                      de leur vie

 

Tu pensais que c'était fini mais c'est

                         juste comme avant

N'y aura-t-il jamais une fin aux guerres

                                         indiennes?

 

Ce ne sont pas les carabines à culasse

                    et le massacre en masse

Ce sont les pots-de-vin et le fiers-à-bras

                                et l'eau détournée

Les traités sont signés et les documents

                              changent de mains

Mais il pourraient aussi bien tracer ces

                          ententes sur la sable

 

Noble Sauvage,sur l'écran du cinéma

Un Indien est bon quand il ne peut pas

                                        être vu

Et la soi-disant race soi-disant

                                         blanche

Creuse pour elle-même une fosse de

                                          disgrâce

 

Tu pensais que c'était fini mais c'est

                            juste comme avant

N'y aura-t-il jamais une fin aux guerres

                                        Indiennes?

 

*

GUERRE INDIANE

 Versione italiana di Paolo Sollier

 

Lontano nel deserto,dove il vento non

                                si ferma mai

Alcuni popoli semplici provano a far

             crescere qualche raccolto

Cercando di conservare una vita e un

                                         focolare

Su una terra che era loro prima che i Romani

                 avessero avuto l'idea di Roma

 

Qualche dozzina di sopravvissuti,straccioni

                                               ma fieri

Con poche pecore spelacchiate sotto               *

                   un uragano in formazione

Non è mai stato facile o senza contese

Ma il ritmo della terra è il ritmo della loro vita

 

Pensavi fosse finita,ma è proprio come prima

Non ci sarà mai fine alle guerre indiane?

 

Non sono i fucili a retrocarica e i massacri

                                                in massa

Sono le bustarelle e i furbacchioni e l'acqua

                                                 deviata

I trattati sono firmati e i documenti cambiano

                                                di mano

Ma potrebbero altrettanto bene scrivere questi

                                   accordi sulla sabbia

Nobile Selvaggio sullo schermo del cinema,

Un Indiano è buono quando non può essere visto

E la cosiddetta razza cosiddetta bianca

Si scava da sola una fossa di vergogna

 

Pensavi fosse finita ma è proprio come prima

Non ci sarà mai fine alle guerre indiane?

 


 

560. SOUVENEZ-VOUS

Pierre Bachelet

[ Pierre Bachelet – Jean-Pierre Lang ]

(1982)

 

Y'avait des arbres et y'avait des oiseaux

Le blé devait se moissonner bientôt

C'est tellement beau l'été qu'on peut pas croire

Que c'est la guerre qui fait marcher l'histoire

 

Souvenez -vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

Les hommes sont arrivés par les labours

Ils ont pris position dans les faubourgs

C'est drôle d'être éveillé en pleine nuit

Et de se dir que la paix est finie

 

Souvenez-vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

C'est drôle d'être éveillé en pleine nuit

Et de s'enfuir avec un vieux fusil

 

Souvenez-vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

Puis ils ont occupé la préfecture

Tué quelques outages le long d'un mur

C'etaient des paysans,un charpentier

Et la femme du petit vieux d'à côté

 

Souvenez-vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

E t pour ceux qui n'ont pas été d'accord

Y'a eu les barbelés,les miradors

Ça s'passe toujours de la même manière

De tous les côtés du rideau de guerre

 

Souvenez-vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

Bien malin qui peut dire honnêtement

Où se sont passés ces événements

Mais méfions -nous qu'en y mettant des noms

On se trompe de lieux où d'opinions

 

Souvenez-vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

Aujourd'hui y'a des arbres et des oiseaux

Et le blé doit se moissonner bientôt

C'est tellement beau l'été qu'on peut pas croire

Qu'une guerre pourrait faire basculer l'histoire

 

Souvenez- vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

C'est tellement beau l'été qu'on a l'envie

De défendre la paille avec l'épi

 

Souvenez-vous

Je n'aimait que vous

Je n'aimait que vous

 

*

 

RICORDATEVI

Versione italiana di Paolo Sollier

 

C'erano degli alberi e c'erano degli uccelli

Tra breve si doveva mietere il grano

E' talmente bella l'estate che non si può credere

Che sia la guerra a far marciare la storia

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

Gli uomini sono arrivati attraverso i campi

Hanno preso posizione nelle periferie

E' strano essere svegliati in piena notte

E dirsi che la pace è finita

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

E' strano essere svegliati in piena notte

E scappare con un vecchio fucile

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

Poi hanno occupato la prefettura

Ucciso qualche ostaggio lungo un muro

Erano contadini,un falegname

E la moglie del vecchietto di fianco

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

E per quelli che non erano d'accordo

Ci sono stati il filo spinato e le torrette

Funziona sempre allo stesso modo

Da tutte le parti dello scenario di guerra

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

Davvero malizioso chi può dire onestamente

Dove sono accaduti questi fatti

Ma attenzione che mettendoci dei nomi

Ci si sbaglia di luoghi od opinioni

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

Oggi ci sono degli alberi e degli uccelli

E a breve si deve mietere il grano

E' talmente bella l'estate che non si può credere

Che una guerra potrebbe ribaltare la storia

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi

 

E' talmente bella l'estate che si ha voglia

di difendere la paglia insieme alla spiga

 

Ricordatevi

Volevo bene solo a voi

Volevo bene solo a voi


 

561. TREMORI ANTICHI

Delirium

[ Mag Meg – La Luce ]

(1972)

 

Turbini di neve

han cancellato

il sangue

di chi è morto a Maratona,

e l'uomo

ha già scordato

il pianto

ed il dolore

delle donne

che invano hanno aspettato

per mille primavere

qualcuno che non torna

 

Sotto una nebbia

di tremori antichi

l'urto delle spade

m'ha svegliato

come un bambino

mi sono messo a urlare

e qualcuno

m'ha gridato pazzo,

le labbra dei sapienti

m'han gridato

in faccia

che amavano

vedere il sole

levarsi rosso sangue.


 

562. GRIDALO NEL BUIO

Milly

[ Mario de Luigi – Sinandro ]

(1972)

 

Hai un'anima, ragazzo usala

Per imbiancare ogni tua azione

Quando raffiche di frasi ipocrite

Decideranno la tua situazione.

 

Sei colpevole d'esser diverso, ma

Chi ha una divisa ha sempre ragione

Per sorridere non basta fingere

Che il paradiso sia questa prigione.

 

E gridalo nel buio

Il tuo credo nell'umanità

Gridalo nel buio

Il tuo amore per la libertà

 

Non è facile farsi comprendere

Da chi calpesta i tuoi ideali

Tu non cedere, ragazzo pensaci

Un giorno ai giusti cadranno le ali.

 

Devi attendere che crolli l'idolo

Che in te riscatta i suoi cronici mali

Prendi ciò che hai e poi dividilo

Con chi ti accetta per quello che vali.

 

E gridalo nel buio

Il tuo credo nell'umanità

Gridalo nel buio

Il tuo amore per la libertà.


 

563. STORIA DI GUERRA
Emilio Insolvibile

[ Emilio Insolvibile – A.Rossi ]

(1971)

 

Eri felice e correvi nei campi

sentivi storie alla luce dei lampi

te ne hanno letta una di guerra

ama la patria ama la tua terra.

Eri bambino quando sei partito

a fare l'eroe saresti servito

avevi nel petto un orgoglio malato

sono un gigante sono un soldato.

 

Questa è la storia di tutte le guerre

che han seminato di morti le terre

ed anche se l'uomo è portato ad amare

per falsi miti è costretto ad odiare.

 

Scoppian le bombe ed ora sei al fronte

accanto a te c'è un uomo morente

la patria non c'è però a confortarti

cerca altri bimbi per rimpiazzarti

erano gli occhi di un uomo che muore

l'hai ucciso perchè era di un altro colore

non hai pensato sparando tra i tanti

che anche lui un giorno correva nei campi.

 

Questa è la storia di tutte le guerre

che han seminato di morti le terre

ed anche se l'uomo è portato ad amare

per falsi miti è costretto ad odiare

 

Ora sei a casa e si parla di pace

ma in tanta gioia c'è anche chi tace

ci son tante spose che per fare l'amore

in un cimitero portano un fiore.

Ti credono vivo perchè sei tornato

ma tu sei più morto di chi se n'è andato

non sai più correre felice nei campi

ma vedi quegli occhi alla luce dei lampi.

 

Questa è la storia di tutte le guerre

che han seminato di morti le terre

ed anche se l'uomo è portato ad amare

per falsi miti è costretto ad odiare.


 

564. THE BALLAD OF SISTER SNAKE

Not Moving

[Jeanetta Calhoun-Not Moving and Maurizio Curadi ]

(1989)

 

That it's only tomorrow

rising blood red in the east

and yesterday

it was the same.

Don't ask why (you know why)

 

Every day the big man makes war;

kills my brothers and my sisters

then poison Mother Earth.

 

That it's only yesterday

dying blood red in the west.

Tomorrow it will be the same

so I cry ( you know why)

 

Today is tomorrow on

the far side of the world

and anything is possible

if you only see the blood.

 

That it's only yesterday

dying blood red in the west.

Tomorrow does'nt have to be the same.

 

You know why ( we have to try)

 

*

 

LA BALLATA DI SORELLA SERPENTE

Versione italiana di Paolo Sollier

 

E' soltanto domani

Il sangue nascente rosso nell'est

E ieri era lo stesso

Non chiedere perchè (lo sai)

 

Ogni giorno l'uomo potente fa la guerra

Uccide i miei fratelli e le mie sorelle

Poi avvelena la Madre Terra

 

E' soltanto ieri

Il sangue morente  rosso nell'ovest

Domani sarà lo stesso

E piango (sai perchè)

 

Oggi è il domani

Nel lato remoto del mondo

E tutto è possibile

Se soltanto vedi il sangue

 

E' soltanto ieri

Il sangue morente rosso nell'ovest

Domani non deve essere lo stesso

 

Sai perchè (dobbiamo provarci).


 

565. SERIAL KILLER

Franco Battiato

(1996)

 

Dall’album L’imboscata.

 

Mentre al riparo di un faggio

anelo alla felicità delle foglie,

sfilano lontane carovane

e il mio sogno è perfetto.

Ma l'esistenza mi attira

mi vedo riflesso sulle acque del lago,

sogno pomeridiano di un fauno che si sveglia.

 

No non voglio farti del male,

fratello mio, non credere

perché ho un coltello in mano

e tu mi vedi quest'arma a tracolla

e le bombe che pendono dal mio vestito

come bizzarri ornamenti,

collane di scomparse tribù.

 

Non avere paura,

perché porto il coltello tra i denti

e agito il fucile come emblema virile.

Non avere paura della mia trentotto

che porto qui sul petto.

Di questo invece devi avere paura:

io sono un uomo come te.


 

566. TOUT LE MONDE Y PENSE
Francis Cabrel

 

Tout le monde y pense,

les hommes, les anges, les vautours,

Y' a plus de distances,

personne qu'y ait les bras trop courts,

tout le monde espère,

même à l'arrière des arrière-cours,

toute le monde veut son billet retour,

d'amour, d'amour, d'amour, d'amour.

 

Son éclat de chance,

celui qui vous brûle, vous inonde,

mais le ciel s'en balance,

puisqu'il y en a pas pour tout le monde,

Y'a des gens plein les urgences,

sous les lumières des abat-jour,

qui attendent leur billet retour,

d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...

 

Ces anges qui dansent,

sur ces pistes trempées d'alcools,

dans ces caves immenses,

les cheveux collés aux épaules,

s'envolent en silence,

et s'éparpillent au petit jour,

en cherchant des billets retour,

d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...

 

Ces femmes qui s'avancent,

en tenant au bout de leurs bras,

ces enfants qui lancent,

des pierres vers les soldats,

c'est perdu d'avance,

les cailloux sur des casques lourds,

tout ça pour des billets retour,

d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...

 

les hommes, les anges, les vautours,

personne qu'y ait les bras trop courts...

Tout le monde y pense...


 

567. VILLE DE LUMIÈRE

Gold

 

Un gruppo che negli anni ottanta non aveva fatto un granché, ma questa canzone è molto bella, ed è rimasta troppo sconosciuta.

[Joëlle dal NG it.fan.musica.de-andre e dalla mailing list “Fabrizio”]

 

 

Comme un diamant qui se pose

Aux branches de mes doigts

Tu brillais chaque nuit devant moi

Ville de lumière... j'ai besoin de toi .

 

Mais tes murs de sable rose

Ont perdu leur éclat

Sous les ombres noires des soldats

Ville de lumière qu'ont-ils fait de toi .

 

Refrain :

 

Ne plus pleurer

Rester 

A se demander pourquoi .

N 'exister

Que pour toi

T'aimer jusqu'au dernier combat .

 

Sur tes pavés de poussière

Et tes chemins de croix

Tes enfants ne jouent plus comme autrefois

Ville de lumière j'ai besoin de toi .

 

Et dans ma prison de pierre

Où je tremble et j'ai froid

Je sais. je ne te reverrai pas

Ville de lumière... qu'ont-ils fait de moi .

 

*

 

CITTA’ DI LUCE

Versione italiana di Riccardo Venturi


 

568. L’OISEAU ET L’ENFANT

Marie Myriam

[ J.Gracy, JP Cara F]

 

Comme un enfant aux yeux de lumière

Qui voit passer au loin les oiseaux

Comme l'oiseau bleu survolant la terre

Vois comme le monde, le monde est beau

 

Beau le bateau, dansant sur les vagues

Ivre de vie, d'amour et de vent

Belle la chanson naissante des vagues

Abandonnée au sable blanc

 

Blanc l'innocent, le sang du poète

Qui en chantant, invente l'amour

Pour que la vie s'habille de fête

Et que la nuit se change en jour

 

Jour d'une vie où l'aube se lève

Pour réveiller la ville aux yeux lourds

Où les matins effeuillent les rêves

Pour nous donner un monde d'amour

 

L'amour c'est toi, l'amour c'est moi

L'oiseau c'est toi, l'enfant c'est moi

 

Moi qui ne suis qu'une fille de l'ombre

Qui voit briller l'étoile du soir

Toi mon étoile qui tisse ma ronde

Viens allumer mon soleil noir

 

Noire la misère, les hommes et la guerre

Qui croient tenir les rênes du temps

Pays d'amour n'a pas de frontière

Pour ceux qui ont un cour d'enfant

 

Comme un enfant aux yeux de lumière

Qui voit passer au loin les oiseaux

Comme l'oiseau bleu survolant la terre

Nous trouverons ce monde d'amour

L'amour c'est toi, l'enfant c'est moi

L'oiseau c'est toi, l'enfant c'est moi.


 

569. IL BOMBAROLO

Fabrizio de André

[ Fabrizio de André – Giuseppe Bentivoglio – Nicola Piovani ]

(1973)

 

Anche Il bombarolo può essere considerata una canzone contro la guerra. Spesso si dichiara guerra in risposta a un disagio che, fondato o meno che sia, si ha difficoltà ad accettare. Nella “Storia di un impegato” di De André e Bentivoglio, un mite trentenne conformista avverte un profondo disagio tra la sua vita e lo Stato, tra un sistema di potere che gli ha imposto un sistema di vita e la sua naturale, in quanto essere umano, vocazione alla libertà. Il disagio che trasformerà un mite impegato nel più convinto terrorista non è tanto lontano da quello che prova la "gente divisa" in Disamistade, così come la vocazione alla libertà dell'impiegato è la stessa di tutti i

miserabili faberiani, la cui natura fantastica e libertaria è ben illustra in Se ti tagliassero a pezzetti. Ne Il bombarolo v'è il "trentenne disperato" che ha capito che lo Stato è un "Pinocchio

fragile", per cui attaccabile con una bomba al tritolo, metodo non dissimile da quelli che legalmente usa il Potere ("parente artigianale"), un Potere "sganciato e restituitoci/dai tuoi aeroplani" con le bombe. Perché allora non rispondere alle guerre, psicologiche e dinamitarde, del Potere dichiarando una propria guerra al tritolo? Ma il terrorismo non è la risposta corretta, perché sottindende una volontà propria di potere. Ma il "capire che non ci sono poteri buoni", avverrà dopo il processo, in carcere ne Nella mia ora di libertà, nell'immediato dell'attentato fallito non gli resta che il ridicolo.” [Giovanni Bronzino dalla mailing list “Fabrizio”]

 

“Calmo; prima se ne discute, anche perché una discussione sul "Bombarolo" fa sempre bene. Di prim'acchito posso dirti che considero il "Bombarolo", tra le altre cose, più una canzone contro una certa "pace" che contro la guerra. E' pur vero che, diverse volte, ho considerato questo un "criterio" (vabbé, uso ancora questa parola per me detestabile, ma tant'é) sufficiente (anzi, più che sufficiente) per trascrivere una canzone nel suo file col suo bel numeretto progressivo, beccandomi per questo con disprezzo di "archivista" da certe auto-cosiddette "menti semplici" che bivaccano in rete; ma le tematiche poste da una canzone densa come questa meritano perlomeno un po' di analisi prima di procedere oltre.

Ho parlato di una "certa pace", e va da sé che si tratta della "pace terrificante" espressa nella "Domenica delle salme";  l'impiegato viene a restituire a tutto ciò "un po' del suo terrore, del suo

disordine, del suo rumore".

Ovviamente non sono in disaccordo con la tua analisi; mi sembra, anzi, condivisibile e non ho nessun problema a dirlo anche se non avrei parlato mai di "risposta corretta" o meno a proposito del "terrorismo" come fenomeno organizzato o come semplice gesto isolato. L'impiegato non si pone il problema della "correttezza" del suo gesto; ne fornisce le motivazioni profonde (giustappunto nella canzone), fabbrica il suo ordigno e va davanti al parlamento. Quanto alla volontà di potere sottintesa in tale gesto ("la decisione è mia sulla condanna a morte o

l'amnistia"), la vedrei anche come una forma di difesa ribelle non certo dissimile dal cannone nel cortile della "Domenica delle salme" (e ancora una volta torno a sottolineare il legame enorme tra l' "Impiegato" e quella canzone, che ne è quasi una specie di seguito –ma questo devo averlo già detto diverse volte qui dentro o altrove).

Una dichiarazione di guerra "artigianale" ed isolata (ma quanto isolata? Sai, ogni volta che sento o uso questo aggettivo mi viene a mente un certo frasario del potere affidato alle grancasse mediatiche, tipo "il gesto isolato di un folle" -o di uno "squilibrato") alla guerra vera condotta dal potere coi suoi aeroplani è una "canzone contro la guerra"? Probabilmente si', cosi' -grosso modo- come avviene nella "Locomotiva" di Guccini il cui inserimento nelle "CCG" (assieme a quello di "Contessa", che però è una dichiarazione di guerra collettiva, di classe) tanti sturbi ha provocato a qualcuno; e andrà sicuramente a finire nel file numerata e magari tradotta (la traduzione in francese esiste già, e la metto in calce a questa mail); ma sarà sicuramente preceduta dal tuo intervento, dalle mie considerazioni e da quelle eventuali di tutti gli altri. Perché vorrei essere chiaro: non ho mai inteso le "CCG" come una semplice raccolta di testi, ma come un'occasione (creata dall'uomo ladro, come dice il Senia) per pensare, parlare, commentare, analizzare, spezzare e ricomporre. Magari avvenisse questo per ogni canzone postata, visto che sarebbe un antidoto notevole all'atrofizzazione delle facoltà mentali che, sotto il sibilare delle bombe "sganciate dagli aeroplani", si fa ancora più galoppante. “ [Riccardo Venturi dalla mailing list “Fabrizio”, in risposta a Giovanni Bronzino]

 

“E continuiamo ad occuparci di guerra. Vale la pena spendere un paio di parole su come la guerra, così come altri  fenomeni totali, costringa, di fatto, a parlarne.

Paradossalmente, anche questo thread senza fine a proposito di canzoni  contro la guerra, subisce e riproduce la costrizione a parlare della  guerra. Anche questa ossessione con cui ci troviamo ad iscrivere qualsiasi  testo, che non si limiti alle rime fra amore e cuore, dentro il catalogo  sconfinato delle cosiddette "ccg", dovrebbe fare riflettere sulla  "totalità" della guerra stessa, al momento in cui viene scatenata.

Si arriva a misurare qualsiasi canzone con il problema della guerra, meglio

ancora con il problema di "questa guerra".

E così tutti, non-violenti e non, ci accomodiamo rassegnati a subire la più  grande delle violenze: quella che ti costringe a dire. Compresa quella che  ti costringe a dire di essere contro la guerra, nei modi dovuti. Le menate sul "bombarolo" che nella sua piccola logica artigianale  riprodurrebbe, di fatto, gli stessi procedimenti del potere è roba vecchia,  trita e consunta; e sebbene basterebbe ripetere quanto dichiarato da Camus  a proposito dei populisti russi i quali accettevano di uccidere e pagavano,  con la vita, la loro disposizione, a fronte di un potere che commetteva (e  commette) i crimini più nefandi e accetta di ricevere onori, per i crimini

commessi, non tutti sono disposti ad accettare di posare lo sguardo su  questa semplice differenza etica. Nemmeno può servire a molto, aggiungere che la cosiddetta "vocazione alla

libertà dei miserabili faberiani" (che orribile definizione!) è una favola  bell'e buona, cui risulta difficile immaginare che qualcuno possa  seriamente credere.

Il bombarolo (che sembra appartenga all'esiguo numero di canzoni che Fabrizio ha scritto tutte da solo) è solo una canzone che utilizza la categoria della guerra per definire lo stato, dichiarando che la guerra è  insita nel dna stesso dello stato.

Rimane la "mitezza" del trentenne disperato, copiata pari pari dal Sante  Caserio che "si scagliò sì buono e mite,a scuoter l'alme schiave ed  avvilite". E anche qui, come si può vedere c'è ben poca fiducia nella  vocazione libertaria dei miserabili.

Confondere il "potere" con la libertà dell'individuo a ribellarsi somiglia,  e parecchio, alla confusione fra proprietà e possesso.

E, per finire, non credo che ci sia proprio niente di ridicolo nel carcere  di "nella mia ora di libertà". [Franco Senia dalla mailing list “Fabrizio”]

 

 

Chi va dicendo in giro

che odio il mio lavoro

non sa con quanto amore

mi dedico al tritolo,

è quasi indipendente

ancora poche ore

poi gli darò la voce

il detonatore.

 

Il mio Pinocchio fragile

parente artigianale

di ordigni costruiti

su scala industriale

di me non fara mai

un cavaliere del lavoro,

io son d'un'altra razza,

son bombarolo.

 

Nel scendere le scale

ci metto più attenzione,

sarebbe imperdonabile

giustiziarmi sul portone

proprio nel giorno in cui

la decisione è mia

sulla condanna a morte

o l'amnistia.

 

Per strada tante facce

non hanno un bel colore,

qui chi non terrorizza

si ammala di terrore,

c'è chi aspetta la pioggia

per non piangere da solo,

io son d'un altro avviso,

son bombarolo.

 

Intellettuali d'oggi

idioti di domani

ridatemi il cervello

che basta alle mie mani,

profeti molto acrobati

della rivoluzione

oggi farò da me

senza lezione.

 

Vi scoverò i nemici

per voi così distanti

e dopo averli uccisi

sarò fra i latitanti

ma finché li cerco io

i latitanti sono loro,

ho scelto un'altra scuola,

son bombarolo.

 

Potere troppe volte

delegato ad altre mani,

sganciato e restituitoci

dai tuoi aeroplani,

io vengo a restituirti

un po' del tuo terrore

del tuo disordine

del tuo rumore.

 

Così pensava forte

un trentenne disperato,

se non del tutto giusto

quasi niente sbagliato,

cercando il luogo idoneo

adatto al suo tritolo,

insomma il posto degno

d'un bombarolo.

 

C'è chi lo vide ridere

davanti al Parlamento

aspettando l'esplosione

che provasse il suo talento,

c'è chi lo vide piangere

un torrente di vocali

vedendo esplodere

un chiosco di giornali.

 

Ma ciò che lo ferì

profondamente nell'orgoglio

fu l'immagine di lei

che si sporgeva da ogni foglio

lontana dal ridicolo

in cui lo lasciò solo,

ma in prima pagina

col bombarolo.

 

*

 

LE DYNAMITEUR

Versione di Riccardo Venturi e Joëlle

 

Ceux qui dis’nt à la ronde que j’ déteste mon boulot

Sav’nt pas l’amour que j’y mets, en maniant mon explosif.

C’est presque indépendant, encore quelques heures,

Je vais lui donner sa voix, le détonateur.

Ma fragile p’tite boule, parent artisanal

D’ engins faits en série industrielle

Ne f’ra jamais de moi un chevalier du travail,

Moi, je suis d’autres souches, j’suis dynamiteur.

 

Il me faut être bien plus attentif par les escaliers,

Je ne veux pas  me condamner à mort à l’entrée

Juste le jour où la décision m’est réservée

Sur la sentence de mort ou l’amnistie.

Dans la rue, tant de gens n’ont pas bonne mine,

Ici on terrorise, ou on attrape la terreur

Il y a ceux qui attendent la pluie pour ne pas pleurer tous seuls,

Moi, j’suis pas du même avis, j’suis dynamiteur.   

 

Vous, les intellos d’aujourd’hui, les idiots de demain,

Rendez-moi la raison qui suffit à mes mains,

Prophètes très acrobates de la révolution,

J’ fais tout tout seul aujourd’hui, sans leçons.

J’ vais débusquer vos ennemis, pour vous si distants,

Et lorsque je les aurai tués j’vais prendre la fuite

Mais tant que c’est moi qui les cherche, les fuyards, ce sont eux,

J’ai choisi une autre école, j’suis dynamiteur.

 

Pouvoir, qui es délégué trop de fois à d’autres mains,

Qu’on lâche et qu’on nous rend par tes avions,

Je viens te rendre un morceau de ta terreur,

De ton bruit, de ton désordre.

Ainsi pensait à voix haute un trentenaire sans espoir,

(Et si tout n’était pas juste, presque rien n’était faux),

En cherchant l’endroit le plus approprié pour sa bombe,

C’est à dire l’endroit digne pour un dynamiteur.

 

Il y a ceux qui l’ont vu rire devant l’Assemblée Nationale

En attendant l’explosion qui témoigne de son talent,

Il y a ceux qui l’ont vu crier des torrrents de voyelles,

En voyant sauter un kiosque à journaux.

Mais ce qui a frappé rudement son orgueil

C’est bien son image à Elle qui perçait de chaque feuille,

Loin du ridicule où elle l’a laissé seul,

Mais sur la première page avec le dynamiteur.


 

570. LES LOUPS SONT ENTRÉS DANS PARIS

Serge Reggiani

[Albert Vidalie – Louis Bessières]

 

Grazie ancora a Paolo Sollier per aver spedito “in extremis” questa canzone.

 

Les hommes avaient perdu le goût

de vivre et se foutaient de tout

Leurs mèr's, leurs frangins, leur nanas

Poue eux c'était qu' du cinéma.

Le ciel redevenait sauvage,

le béton bouffait l'paysage

d'alors.

 

Les loups

ou! ouh! ououououh!

Les loups étaient loin de Paris,

en Croatie,

en Germanie.

Les loups étaient loin de Paris.

-J'aimais ton rire

charmante Elvire

Les loups étaient loin de Paris

 

Mais ça fait cinquante lieues

dans une nuit à queue-leu-leu,

dès que ça flaire une ripaille

de morts sur un champ de bataille,

dès que la peur hante les rues,

les loups s'en viennent la nuit venue:

Alors....

 

Les loups

ou! ouh! ououououh!

les loups ont r'gardé vers Paris,

de Croatie,

de Germanie,

les loups ont r'gardé vers Paris.

-Cessez de rire

charmante Elvire

les loups regardent vers Paris.

 

Et v'là qu'il fit un rude hiver,

cent congestions en fait-divers

Volets clos, on claquait des dents,

mêm' dans les beaux arrondiss'ments

et personn' n'osait plus,le soir

affronter la neig' des boul'vards!

Alors....

 

Deux loups

ouh! ouh! ououououh!

deux loups sont entrés dans Paris,

l'un par Issy,

l'aut' par Ivry

deux loups sont entrés sans Paris.

-Cessez de rire

charmante Elvire

Deux loups sont entrès dans Paris

 

Le premier n'avait plus qu'un œil,

c'eatait un vieux mâle de Krivoï,

il installa ses dix femelles

dans le maigre squar' de Grenelle

et nourrit ces deux cents petits

avec les enfants de Passy.

Alors.....

 

Cent loups

ouh! ouh! ououououh!

cent loups sont entrés dans Paris,

soit par Issy,

soit par Ivry,

cent loups sont entrès dans Paris.

-Cessez de rire

charmante Elvire

Cent loups sont entrès dans Paris.

 

Le deuxième n'avait que trois pattes,

c'etait un loup gris des Carpathes

qu'on appelait Carêm'-Prenant.

Il fit fair' gras à ses enfants

et leur offrir six ministères

et tous les gardiens des fourrières.

Alors.....

 

Les loups

ouh! ouh! ououououh!

Les loups ont envahi Paris

soit par Issy,

soit par Ivry,

les loups ont envahi Paris.

-Cessez de rire

charmante Elvire

Les loups ont envahi Paris.

 

Attirés par l'odeur du sang,

il en vint des milles et des cents

faire carouss' liesse et bombance

dans ce foutu pays de France,

jusqu'à c'que les homm's aient r'trouvé

l'amour et la fraternité.

Alors.....

 

Les loups

ouh! ouh! ououououh!

les loups sont sortis de Paris,

soit par Issy,

soit par Ivry,

les loups sont sortis de Paris.

J'aime ton rire

charmante Elvire.

Les loups sont sortis de Paris.

 

*

 

I LUPI SONO ENTRATI A PARIGI

Versione italiana di Paolo Sollier

 

Gli uomini avevano perduto il gusto

di vivere e se ne fregavano di tutto

Le loro madri,i loro fratelli,le loro ragazze

per loro non era che del cinema.

Il cielo ritornava selvaggio

il cemento ingoiava il paesaggio

di allora.

 

I lupi

ou! ouh! ououououh!

I lupi erano lontani da Parigi

in Croazia,

in Germania.

I lupi erano lontani da Parigi.

-Amavo il tuo ridere

deliziosa Elvira.

I lupi erano lontano da Parigi.

 

Ma fanno cinquanta leghe

in una notte in fila indiana

appena si fiuta un'abbuffata

di morti su un campo di battaglia,

appena la paura frequenta le strade

i lupi arrivano venuta la notte.

Allora.....

 

I lupi

ou! ouh! ououououh!

i lupi hanno guardato verso Parigi,

dalla Croazia,

dalla Germania,

i lupi hanno guardato verso Parigi.

-Smettete di ridere

deliziosa Elvira.

I lupi guardano verso Parigi.

 

Ed ecco che fece un aspro inverno,

cento congestioni in cronaca cittadina,

imposte sbarrate,si battevano i denti,

anche nei quartieri bene

e nessuno osava più,la sera

affrontare la neve dei viali!

Allora....

 

Due lupi

ouh! ouh! ououououh!

Due lupi sono entrati in Parigi,

uno per Issy,

l'altro per Ivry,

due lupi sono entrati in Parigi.

-Smettete di ridere

deliziosa Elvira.

Due lupi sono entrati in Parigi.

 

Il primo aveva solo più un occhio,

era un vecchio maschio di Krivoï,

e piazzò le sue dieci femmine

nel misero giardinetto di Grenelle

e nutrì i suoi duecento piccoli

coi bambini di Passy.

Allora....

 

Cento lupi

ouh! ouh! ououououh!

Cento lupi sono entrati in Parigi

sia per Issy,

sia per Ivry,

cento lupi sono entrati a Parigi.

-Smettete di ridere

deliziosa Elvira.

Cento lupi sono entrati a Parigi.

 

Il secondo aveva solo tre zampe,

era un lupo grigio dei Carpazi

che si chiamava Crepa-di-Fame.

Fece mangiare in abbondanza i suoi figli

e offrì loro sei ministeri

e tutti i guardiani dei canili.

Allora...

 

I lupi

ouh! ouh! ououououh!

I lupi hanno invaso Parigi

sia per Issy,

sia per Ivry,

i lupi hanno invaso Parigi.

-Smettete di ridere

deliziosa Elvira.

I lupi hanno invaso Parigi.

 

Attirati dall'odore del sangue

ne vennero un'infinità

a far bisboccia, a darsi alla pazza gioia e a abbuffarsi

in questo fottuto paese di Francia,

fino a quando gli uomini non hanno ritrovato

l'amore e la fraternità.

Allora.....

 

I lupi

ouh! ouh! ououououh!

I lupi sono usciti da Parigi,

sia per Issy,

sia per Ivry,

i lupi sono usciti da Parigi.

Amo il tuo ridere

deliziosa Elvira.

I lupi sono usciti da Parigi.


 

571. EL DERECHO DE VIVIR EN PAZ

Víctor Jara

(1971)

 

El derecho de vivir,

poeta Ho Chi Min,

que golpea de Vietnam

a toda la humanitad,

ningún canón borrará.

El surco de tu arrozal,

el derecho de vivir en paz.

 

Indochina es el lugar

más allá del ancho mar

donde revientan la flor

con genocidio y napalm.

La luna es una explosión

que fonde todo el clamor,

el derecho de vivir en paz.

 

Tío Ho,nuestra canción

es fuego de puro amor,

es palomo e palomar,

olivo del olivar,

es el canto universal,

cadena que hará triunfar

el derecho de vivir en paz.

 

*

 

IL DIRITTO DI VIVERE IN PACE

Versione italiana di Paolo Sollier

 

Il diritto di vivere,

poeta Ho Chi Min,

che si fa sentire dal Vietnam

a tutta l'umanità

non sarà cancellato dal cannone.

Il solco delle tue risaie,

il diritto di vivere in pace.

 

L'Indocina è quel luogo

al di là del vasto mare

dove fanno scoppiare i fiori

col genocidio e il napalm.

La luna è un'esplosione

che fonde tutto il clamore,

il diritto di vivere in pace.

 

Zio Ho, la nostra canzone

è fuoco d'amore puro,

è colomba e colombaia,

è ulivo nell'uliveto,

è il canto universale,

la catena che farà trionfare

il diritto di vivere in pace.


 

572. IL SOLDATO DEL RE

Radiofiera

[ Ricky Bizzarro – Radiofiera ]

(1997)

 

Prendi questa spada disse il soldato al Re

prendi questa spada e portala con te.

Portala lontano, dall'altra parte del cielo

sul tuo cavallo bianco scivolando sull'arcobaleno.

E segui sempre il sole, attraversando il mare,

arriva sulla spiaggia, lì incontrerai mio padre.

Dalla a lui la spada, il vecchio capirà,

e dì che sono stato un buon soldato,questo basterà...

 

Adesso sento freddo,coprimi col tuo mantello di velluto e oro...

Adesso sento freddo,coprimi col tuo mantello di velluto e oro....

 

Stringimi la mano grande condottiero,

tienimi la mano e dì che è tutto vero,

io che sto morendo qui vicino al mio Re,

e dì che questo non è un sogno, che stai pregando per me.

E quando torni a corte cogli il più bel fiore,

mettilo tra i capelli del mio giovane amore;

e digli che il suo soldato, il soldato del Re,

è morto in battaglia senza sapere il perchè.....

 

...Adesso non ti vedo ma sento il tuo mantello di velluto e oro...

Adesso sto morendo,grazie del tuo mantello di velluto e oro....

 


 

573. FINI’ LA GUERRA

Dodi Moscati

(1997)

 

Trucci trucci cavallino

mena l'asino al mulino

il mulin s'è rovinato

e il mugnaio s'è impiccato

s'è impiccato alla catena

la sua moglie la fa da cena

la fa per piccirillo

piccirillo l'è andato in Francia

con la scure e con la lancia

con un cortellino in mano

a ammazzare i' capitano

capitano l'andò per terra

e così finì la guerra.

 

E maledico chi vorse la guerra

i primi son stati gli studentini

e quanta gioventù caduta 'n terra

e quanto sangue sparso pe' confini.

Vittorio Emanuele re del regno

o quanta gente hai fatto macellare

se vuoi i sordati fatteli di legno

ma i' mi morino lasciamelo stare

Vittorio Emanuele cosa fai

la meglio gioventù tutta la vòi

la meglio gioventù tutta la vòi

e l'amor mio quando me lo ridai?

 

Trucci trucci cavallino

mena l'asino al mulino

il mulin s'è rovinato

e il mugnaio s'è impiccato

s'è impiccato alla catena

la sua moglie la fa da cena

la fa per piccirillo

piccirillo l'è andato in Francia

con la scure e con la lancia

con un cortellino in mano

a ammazzare i' capitano

capitano l'andò per terra

e così finì la guerra.


 

574. CHANT DES PARTISANS

Yves Montand

[ Anna Marly – Maurice Druon – Joseph Kessel ]

(1944)

 

Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur la plaine?

Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne?

 

Ohé partisans, ouvriers, paysans, c'est l'alarme!

Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et des larmes.

Montez de la mine, descendez des collines, camarades,

Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades;

 

Ohé les tueurs, à la balle ou au couteau tuez vite!

Ohé saboteur, attention à ton fardeau dynamite!

C'est nous qui brisons les barreaux des prisons, pour nos frères,

 

La haine à nos trousses, et la faim qui nous pousse, la misère.

Il y a des pays où les gens aux creux des lits font des rêves

Ici, nous, vois-tu, nous on marche et nous on tue nous on crève

Oui on crève

 

Ici chacun sait ce qu'il veut, ce qu'il fait quand il passe;

Ami, si tu tombes, un ami sort de l'ombre à ta place.

Demain du sang noir séchera au grand soleil sur les routes

 

Chantez, compagnons, dans la nuit la liberté nous écoute

Chantez, allez chantez, chantez compagnons.

 

 

*

 

 

CANTO DEI PARTIGIANI

Versione italiana di Riccardo Venturi (2002)

 

Amico, senti il nero volo dei corvi sulla pianura?

Amico, senti le grida sorde del paese incatenato?

 

Su, partigiani, operai, contadini, suona l'allarme!

Stasera il nemico saprà il prezzo del sangue e delle lacrime.

Salite su dalla miniera, Compagni, scendete dalle colline,

Fuori i fucili dai pagliai, fuori granate e mitraglie;

 

Su, gappisti, fateli fuori a coltellate o a revolverate!

Su, sabotatore, attento al tuo fardello di dinamite!

Siamo noi che spezziamo le sbarre delle prigioni per i nostri fratelli,

 

 

 

 

 

Con l'odio che ci insegue, e la fame e la miseria che ci spingono.

Ci sono dei paesi dove la gente sogna dentro al letto,

Qui, vedi, si marcia, si ammazza, si crepa,

Si', si crepa.

 

Qui ognuno sa cosa vuole, cosa deve fare quando passa;

Amico, se cadi, un amico esce dall'ombra al tuo posto.

Domani, nero sangue seccherà in pieno sole, sulle strade.

 

Cantate, Compagni, nella notte la libertà ci ascolta

Cantate, su, cantate, cantate, Compagni.


 

575. PIETÀ L’È MORTA

Nuto Revelli

(1944)

 

Cantata sulla musica di Sul ponte di Perati bandiera nera (CCG n° 10, I volume), di cui Revelli riprese volutamente anche alcuni versi. Assieme a Bella ciao è il più noto canto partigiano italiano, e forse il più terribile.

 

Lassù sulle montagne bandiera nera:

è morto un partigiano nel far la guerra.

E’ morto un partigiano nel far la guerra,

un altro italiano va sotto terra.

 

Laggiù sotto terra trova un alpino,

caduto nella Russia con il Cervino.

Ma prima di morire ha ancor pregato:

che Dio maledica quell’alleato!

 

Che Dio maledica chi ci ha tradito

lasciandoci sul Don e poi è fuggito.

Tedeschi traditori, l’alpino è morto

ma un altro combattente oggi è risorto.

 

Combatte il partigiano la sua battaglia:

Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia!

Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia!

Gridiamo a tutta forza: Pietà l’è morta!


 

576. GWERZ VICTOR JARA

Gilles Servat

(1974)

 

La canzone è tratta da un articolo dello scrittore cileno Miguel Cabezas,testimone oculare dell'accaduto.

 

Grazie ancora a Paolo Sollier per aver postato questa canzone su “Bielle” e per le traduzioni.

 

Ar brizionidi e sportva Chile

N'o deus ket debret abaoe tri deiz

Abaoe tri deiz n'o deus ket evet

Ar c'hwec'h mil den e barzh sportva Chile

 

Soudarded a zo e kichen ar nor

Victor c'hara o vale en tu mañ

'Nem stekîn a ra ouzh ar c'homandant

Anavezout a ra hemañ Victor

 

An den a ra van da c'hoari gitar

Victor a lavr ya o wennc'hoarziñ

An ofiser iver o c'hlash'hoarziñ

Hag eñ gevel raktal pevar soudard

 

Urzh a ra da zegas un daol dioutzhtu

Victor zo dalc'het gant ar soudarded

Hag e zaouarn war an daol lakaet

Bargediñ a ra ar gasoni zu

 

Ar c'homandant a gemer ur vouc'hal

Rak an den se en deus eur c'halon bleiz

Tooc'hañ a ra bizied an dorn kleiz

Ha d'an eil taol bizied an dorn all

 

Klevet vez ar bizied o kouezañ

Hag int o taskren c'hoaz war al leur goat

Gant ar boan spontus Victor a fat

Ha c'wech'h mil genou a yud a unan

 

Gwellout a reont daouzek mil lagad

Ar c'homandant en e zorn ar vouc'hal

Mac'hañ Victor gourvezet o jouc'hal

Kan breman 'ta kan evit da vamm gast!

 

Ha Victor a sav krenus e zent

Gwan e zaulin e zremm limestra

War du an dereziou yudal a ra

Ni zo vont d'ober plijadur dezhañ

 

Kregiñ a ra da ganañ goude se

Da ganañ son ver unanvez ar bobl

Barzh ar sportva 'vel nerzh an avel foll

An holl dud a grog da ganñ ivez

 

'Pad m'emañ o mouezhou 'nijal en aer

Victor gas en dro so an dishualded

En e sav gant e zaouarn mac'haigned

Daouarn troc'het goloet a wad sklaer

 

Ar soudarded 'vit serriñ e c'henou

O deus tennet warnañ -Victor a gouezh

E benn a raok -salud an diwezh

C'hara a ra stouadenn an ankou

 

*

 

BALLADE POUR VICTOR JARA

 Versione francese fornita da Paolo Sollier

 

Les prisonniers dans le stade du Chili

N'ont pas mangé depuis trois jours

Depuis trois jours n'ont pas bu

Les six milles personnes dans le stade "Chile"

 

Des soldats sont prés de la porte

Victor Jara en marchant de ce côté -là

Se heurte contre le commandant

Celui-ci reconnait Victor

 

L'homme fait semblant de jouer de la guitare

Victor dit oui d'un sourir blanc

L'officier aussi a un sourire vert

Et il appelle aussitôt quatre soldats

 

Il ordonne d'apporter une table immédiatement

Victor est saisi par les soldats

Et ses mains sur la table posées

Plane la haine noire

 

Le commandant prend une hache

Car cet homme a un cœur de loup

Il coupe les doigts de la main gauche

Et au deuxième coup les doigts de l'autre main

 

On entend les doigts qui tombent

Vibrant encore sur le sol de bois

Sous la douleur terrible Victor s'évanouit

Et six milles bouches hurlent ensemble

 

Douze milles yeux voient

le commandant dans sa main la hache

Piétiner Victor étendu en criant

Chante maintenant donc pour ta putain de mère!

 

Et Victor se lève tremblantes ses dents

Faibles se genoux,son visage violet

Vers les gradins il crie

Nous allons lui faire un plaisir

 

Il commence à chanter ensuite

A chanter l'hymne à l'unité populaire

Dans le stade comme la force d'un vent fou

Tout le monde commence a chanter aussi

 

Pendant quel leur voix volent dans l'air

Victor fait tourner la chanson de liberté

Debout avec ses mains mutilées

Ses mains coupées couvertes de sang clair

 

Les soldats pour fermer sa bouche

ont tiré sur lui -Victor tombe

La tête en avant - salut de la fin

Jara fait la réverénce de la mort

 

*

 

BALLATA PER VICTOR JARA

Versione italiana (dalla versione francese) di Paolo Sollier

 

I prigionieri nello stadio del Cile

Non hanno mangiato da tre giorni

Dopo tre giorni non hanno bevuto

Le seimila persone nello stadio "Cile"

 

Dei soldati sono vicino alla porta

Victor Jara camminando da quella parte

Si urta contro il comandante

Costui riconosce Victor

 

L'uomo fa finta di suonare la chitarra

Victor dice si con un sorriso ingenuo

Anche l'ufficiale ha un sorriso, sinistro

E chiama subito quattro soldati

 

Ordina di portare immediatamente un tavolo

Victor è afferrato dai soldati

E le sue mani bloccate sul tavolo

Scende l'odio assoluto

 

Il comandante prende un'ascia

Perchè quest'uomo ha un cuore di lupo

Taglia le dita della mano sinistra

E col secondo colpo le dita dell'altra mano

 

Si sentono le dita cadere

Vibrando ancora sulla superficie di legno

Sotto il dolore terribile Victor sviene

E seimila bocche urlano insieme

 

Dodicimila occhi vedono

Il comandante con l'ascia in mano

Calpestare Victor disteso,gridando

Canta dunque ora per la tua puttana di madre!

 

E Victor si alza battendo i denti

Con le ginocchia deboli ed il viso violaceo

Verso le gradinate grida

Adesso lo accontenteremo

 

Quindi comincia a cantare

A cantare l'inno all'unità popolare

Nello stadio come la forza di un vento inarrestabile

Anche tutti gli altri cominciano a cantare

 

Mentre le loro voci volano nell'aria

Victor intona la canzone della libertà

In piedi con le sue mani mutilate

Le sue mani mozzate coperte di sangue chiaro

 

I soldati per chiudergli la bocca

Gli hanno sparato -Victor cade

La testa in avanti -l'estremo saluto

Jara fa l'inchino della morte


 

577. VENIM DEL NORD, VENIM DEL SUD

Lluís Llach

(1978)

 

Venim del nord

venim del sud

de terra endins

de mar enllà

i no creiem en les fronteres

si darrera hi ha un company

amb le seves mans esteses

a un pervindre alliberat.

I caminem per poder ser

i volem ser per caminar.

 

Venim del nord

venim del sud

de terra endins

de mar enllà

i no ens mena cap bandera

qui no es digui libertat,

la llibertad de vida plena

que és llibertat del meus companys.

I volem ser per caminar

i caminar per poder ser.

 

Venim del nord

venim del sud

de terra endins

de mar enllà

i no saben himnes triomfals

ni marcar el pas del vencedor

que si la lluita és sagnant

serà amb vergonya de la sang.

I volem ser per caminar

i caminar per poder ser.

 

Venim del nord

venim del sud

de terra endins

de mar enllà

seran inùtils les cadenes

d'un poder sempre asclavitzant

quan és la vida mateixa

que ens obliga a cada pas.

I caminem per poder ser

i volem ser per caminar.

 

*

 

VENIAMO DAL NORD, VENIAMO DAL SUD

Versione italiana fornita da Paolo Sollier

 

Veniamo dal nord

veniamo dal sud

di qua della terra

di là dal mare

e non crediamo nelle frontiere

se dietro ci sarà un compagno

con le sue due mani tese

ad un mattino liberato.

E camminiamo per poter sapere

e vogliamo sapere per camminare.

 

Veniamo dal nord

veniamo dal sud

di qua della terra

di là dal mare

non ci conduce nessuna bandiera

che non si chiami libertà

la libertà di vita piena

che è libertà dei miei compagni.

E vogliamo sapere per camminare

e camminare per poter sapere.

 

Veniamo dal nord

veniamo dal sud

di qua della terra

di là del mare

e non conosciamo inni trionfali

né sappiamo marcare il passo del vincitore

che se la lotta si fa sanguinosa

avremo vergogna di quel sangue.

E vogliamo sapere per camminare

e camminare per poter sapere.

 

Veniamo dal nord

veniamo dal sud

di qua della terra

di là del mare

saranno inutili le catene

di un potere sempre schiavizzante

quando è la stessa vita

che ce le impone ad ogni passo.

E camminiamo per poter sapere

e vogliamo sapere per camminare.

 

 

 

 

578. CAPORETTO

Andrea Maffei Spritz Band

[Andrea Maffei-Claudio Astronio-Sergio Farina]

(1995)

 

Ma anche se sono partito

sono mica un brigante di leva

ho le spezze cucite sul culo eh! Mica no!

E se pure ho disobbedito,ce l'ho nella schiena

questa canna d'acciaio pulito retaggio "sciasspò"

 

A mia madre hanno detto che sono ben poco italiano

io che avevo i colori d'Italia tra il campo e il granaio

ma adesso di questi colori che cosa farò?

Per questa sindrome di fattoria,in questa terra d'Albania

su questo nido d'aquila c'è poco da cantare

 

In queste zolle di nostalgia tra le lenzuola d'Albania

mentre il cuore ci vendica tutto il nostro obbedire

 

Sparaci agli occhi fratello che gli occhi hanno troppo da dire

sparaci agli occhi fratello che tanto sono i primi a morire

 

La tradotta traduce i tradotti

in uno scampolo di brughiera

lascia uomini,ferri e fucili e se ne va

la tradotta traduce i tradotti in pasto alla notte nera

spaccia culi di cento bottiglie di animosità

 

E così quando han detto si va io ho detto si va

e ho imboccato la strada di casa che torna al confine

ma la loro strada d'amore non è questa qua

 

Per questo cantico d'eucaristia,sul letto sfatto dell'Albania

lesto fante d'Italia c'hai poco da cantare

in questo vomito di nostalgia addosso a un muro dell'Albania

con il cuore che è un urlo che è sincope e non vuole capire

 

Sparaci agli occhi fratello che gli occhi hanno troppo da dire

sparaci agli occhi fratello che tanto sono i primi a morire.


 

579. CANTICO DEI CANTICI

Milly

[ Kampanelis – Mikis Theodorakis]

Versione italiana di Sandro Tuminelli

 

 

Era bello e dolce il mio amore

Con il suo vestito bianco della festa

E un fiore rosso tra i capelli

Nessuno può sapere quanto fosse bello

 

Ragazze di Auschwitz

Ragazze di Dachau

Avete visto il mio amore?

 

L'abbiamo visto in quel lungo viaggio

Ma senza il suo vestito bianco

Nè il fiore rosso tra i capelli

 

Ragazze di Mathausen

Ragazze di Belsen

Avete visto il mio amore?

 

L'abbiamo visto in uno spiazzo nudo

Un numero marchiato sulla mano

Ed una stella gialla sopra il cuore

 

Era bello e dolce il mio amore

Con i suoi capelli neri e ricci

Cresciuti alle mie carezze

Nessuno può sapere quanto fosse bello.


 

580. STELLA DI GUERRA

Aldo Giavitto

(1997)

 

Per noi,non c'è un crepuscolo degli dei

per noi, cresciuti in faccia a queste montagne

per noi non c'è la gloria riservata agli eroi:

perfino la pietra,spregiata dal vento

rifiuta di conservare un ricordo.

 

Camminavan nella neve migliaia d'uomini in silenzio

solo l'eco dei mortai frastagliava a tratti il vento;

non c'erano i girasoli che s'inchinavano al tramonto,

la steppa ucraina ora subiva gl'imperativi dll'inverno.

 

"Non è vero,sior tenente,e'l diga lu' che'l gà studià

che semo fora de la morsa e che l'armata si riunirà....

No ìse vere siôr tenente,che dibot si scuèn rivâ

che la tradote 'e jè za pronte e duc' a cjase nus menarà..."

 

amare;amare:il resto di un sentimento

o un sogno breve come la nostra estate?

 

Il tenente non rispondeva, il passo incerto incespicava

ma in fondo agli occhi e alla bufera una scintilla s'accendeva

il tenente ricordava perchè non gelassero i pensieri

un paese ed una chiesa e giochi ingenui di bambini:

 

il sole quando nasceva svelava i fianchi alle montagne

le riandava col rimpianto con cui si ricorda il primo cane

poca gente,tante stelle,si conoscevano per nome

pastori e contadini:le mani bruciate dal sudore....

 

Amare;amare:il resto di un sentimento

o il sapore delle nostre vite?

 

"Ma lo vedi il sior tenente,che 'l pare quasi che no 'l sia qua

tutto assorto nei suoi misteri e chissà cosa ricorderà.....

la mame o la morose o il pâis ch'al à lassât

par vignî a murî dibant,te criùre dal unfiâr...."

 

Ma un portaordini arranca con gli occhi accesi lungo la fila

e grida nel ghiaccio della barba che l'agonia è ormai finita

"Ha sentito sior tenente!" un unico grido d'entusiasmo

ma il tenente non si vede:in fondo a un sogno si è già perso....

 

Amare; amare: quel che resta di un sentimento

e una speranza per le nostre case.

 

 

581. CADORNA

Anonimo

(1917)

 

Maledetto sia Cadorna,

prepotente come d'un cane,

vuoI tenere la terra degli altri

che i tedeschi sono i padron.

 

E i vigliacchi di quei ignori,

che la credevano una passeggiata,

quando sentirono la loro chiamata

corse a Roma e s'imhosco,

 

E quei pochi che ci resteranno,

quando poi verranno a casa,

impugneranno la loro spada

contro i vigliacchi di quei padron.

 

O vile Italia, come la pensi

del tuo popolo così innocente,

che non ti ha mai fatto niente

e tu, vigliacca, lo vuoi tradir?

 

Dagli ufficiali siamo mal trattati

e dal governo siamo mal nutriti;

in quattro stati si sono riuniti

per distruggere la povertà.


 

582. COME FINIRA’

Anonimo (1849)

 

Comunicata da Pardo Fornaciari.

Un esempio forse unico di canzone di protesta di epoca “risorgimentale’, proveniente dalla Lucchesia.

 

Viva la libertà, l'indipendenza,

che bella cosa, tutti siam fratelli,

Pare un sogno, ma è fatto di evidenza

se tali siam chiamati fin da quelli

che appena ci guardavano, anni fa,

ma sta a vedere come finirà.

 

Giacché siamo fratelli e tutti amici

liberi ed è finito il dispotismo,

mi pare che per essere felici

deva pur esser morto l'egoismo.

Ma di morire non ha volontà,

e se non muore come finirà?

 

lo ci vedo del buio, parliam chiari,

 son soltanto fratelli i disperati,

intendo quelli che non han denari,

ma i quattrini, i signori, i titolari

da fratelli non fan, qui il male sta.

Dunque domando: come finirà?

 

Qui colla fratellanza si digiuna,

qui colla fratellanza si va a spasso

senza trovare occupazione alcuna

per poter guadagnare, e passo passo

la miseria crescendo sempre va.

E se prosegue, come finirà?

 

 

Se tu vai da un sìgnor (come fratello )

e gli dici: " Non ho da desinare,

non ho lavoro ", o suona il campanello

per farti dai domestici scacciare,

o dice: " Andate, il ciel vi aiuterà “.

Che bei fratelli, oh come finirà?

 

Se vai da un negoziante e gli domandi

da lavorare, ti sorride in faccia;

per lavorare a lui ti raccomandi:

o da sé colle brutte ti discaccia

o ti risponde: " L'arte la non va.”

Ditemi un poco, come finirà?

 

"Aspettate e le cose cambieranno

dicon quelli però ch'han dei quattrini,

fra poco a tutti ben provvederanno,

pazienza ancora un poco "; e noi meschini,

che la pazienza e la speranza si ha,

nel reclusorio poi si finirà.

 

Qualchedun vi risponde bruscamente:

" Or pensare bisogna per la guerra

e denaro ci vuol continuamente

per non si ritrovar a un serra serra “.

Ma di guerra si parla e non si fa

e se si dorme male finirà.

 

O con guerra o con pace, a quel che veggio,

la mi par la medesima minestra

e sempre qui si va di male in peggio,

si cambiò fino a qui tutta l'orchestra

ma la musica è eguale, ognun lo sa.

Ma al fin del salmo, come finirà?

 

" Ma si può dar di peggio ", ognor gridate,

" Fratelli, all'armi, scacciate il nemico! ";

ma voiaitri a sedere ve ne state

e di chi muor non ve ne importa un fico,

Questo è egoismo, non fraternità,

Ma per mio hacco, come finirà?

 

Fratellanza, concordia, grande unione,

belle parole che empiono la bocca,

ma non la pancia, e senza conclusione

fratellanza, uh, sarà bazza a chi tocca.

Una bella canzone ci sarà,

ma il ritornello come finirà?

 

Libera stampa, libero parlare,

che bella cosa che mi corbellate,

ma colla libertà di chiacchierare

pagan perché ci faccian le fischiate.

O bel parlare, ov'è la libertà?

O che pasticci, oh come finirà?

 

Ma già, siamo una massa di zucconi,

e siamo appunto come l'uova sode:

più bollono, piu induran; le ragioni

anche che sieno buone nissun l'ode.

Chi lice ben fra noi via, via di qua,

tenebre sempre, oh come finirà?

 

Che razza di fratellanza è questa,

signori miei? Così non la va bene;

a partito mettete ben la testa,

fate le cose come si conviene,

che voi soli mangiate la non sta,

se no vedrete come finirà.

 

Si vuoi mangiar, per mio, ma non a scrocco,

fateci lavorar, si vuoi lavoro,

non vogliam carità d'un sol bajocco,

non vogliamo le tasche piene d'oro.

Si vuole viver, ci basta e bene andrà;

se no sapete come finirà?

 

Lo dichiaro in itala favella,

a monte  vedo andar la fratellanza,

e finir come suol di Pulcinella

la festa terminare, e l'alleanza

che abbiam fatta con voi terminerà:

ed ecco come poi la finirà.

 

Il popol si lamenta ed ha ragione,

non siate del denaro tanto avari, l

avorar fate, o il fin della canzone

 udrete allor e non serviran ripari;

senza inquietarmi dico lemme lemme

che poi alla fine, L.F.M:

 

(grido)

La Finirà Male!


 

583. CONTRASTO TRA L’ARISTOCRATICA E LA PLEBEA

SULLA GUERRA DI TRIPOLI

Anonimo

(1912)

 

Un’altra canzoncina scritta appena ieri. Dal repertorio di Pardo Fornaciari.

 

Plebea:

Da piccola bambina io ave' 'mparato

che c'era un solo Dio che ci comanda,

ora si vede il mondo s'è cambiato

perché si trova un Dio per ogni landa.

Così rimane il popolo ingannato

dalla vostra fallace propaganda:

mentre Dio ci prescriveva: " Non ammazzare”,

oggi vediam le gente macellare.

 

Aristocratica:

È sempre costumato guerreggiare

e l’ oggi ce lo impone più che mai,

chi per voler le terre conquistare

e chi per dar lavoro agli operai.

Intanto quei malvagi, piano piano,

un po' di educazion la impareranno;

tralasceranno i rei costumi suoi,

diverranno educati come noi.

 

Plebea:

Dici che civilizzare tu li vòi,

pagherei a saper come farai:

fammi i' piacere e dimmi come fai

agli altri regali ciò che non hai.

Prima di tutto civilizza i tuoi,

perché se una statistica tu fai

troverai tra gli italici abitanti

il settanta per cento d'ignoranti.

 

Aristocratica:  

Questo tu l'avrai letto sull'Avanti,

giornale socialista e temerario;

essere nun ci pol che lui fra tanti

all'impresa di Tripoli contrario.

Mentre gli altri giornali, tutti quanti,

rammentano d'un caso straordinario:

giornali fatti da' nazionalisti,

e l'Avanti lo fanno i socialisti.

 

 

 

 

Plebea:

Chi ama la guerra sono òmini tristi,

privi di scienza e di cuore cattivo;

fossero stati invece i socialisti,

il mio figlio sarebbe ancora vivo.

La guerra è bella pe' capitalisti,

perché ritrovan sempre il loro attivo:

dalle imposte che tengono impiegate

dicono sempre: Armiamoci ed andate.


 

584. МEДCAHБAT

Bладимиp Bыcоцкий / Vladimir Vysotskij

 

*

 

L’OSPEDALE MILITARE (MEDSANBAT)

Versione italiana di Ylli Spahiu

 

Niente male quella vita

Con il padre e la madre sull’Arbàt

Ma adesso giaccio  bendato

In un letto del Medsanbat

 

Tra la gloria e sorella Klava

Solo il mondo bianco c’è

E’ morto quello a destra

Quello a sinistra ancora non c’è

 

Come in un incubo ricordo

Quello che mi sta a destra ;

Mi ha  detto: ”Ascolta, ragazzo

La tua gamba piu non c’è”

 

Com’è possibile, fratelli?

Lui mi sta prendendo in giro :

“Amputeremo solo le dita”

Questo mi ha detto il medico

 

Il vicino a sinistra

Sempre rideva e scherzava

Anche nel sonno

Della mia gamba parlava

 

“Rimarrai per sempre in carozzina,

Tua moglie non la vedrai più

Datti un’occhiata, Compagno

Dalla vita in giù

 

Se non fossi mutilato

Giù dal letto scenderei

Ed a quello a sinistra

Io la gola taglierei

 

Ho chiesto a Sorella Klava :

« La mia gamba dove sta ? »

Se fosse vivo quello a destra

Mi avrebbe detto la verità.

 

 

 

585. VEUSA METGE

Frédéric

[Victor Gelu, 1875]

(1977)

 

“Ho ritrovato la versione francese allegata al disco di questa canzone occitana che ti avevo mandato e che tu avevi inviato a un tuo amico di Tolosa,se ricordo bene.Il testo francese mi sembra zoppicare un po',la mia traduzione ha come sempre qualche incertezza,il che non mi impedisce di ammirare questo scrittore di tanto tempo fa,mai sentito e così tragicamente esplicito.”

[Paolo Sollier dalla ML “Bielle”]

 

 

Aiè as passat la refòrma

Aviam degun per n'ajudar

cadet sias bastit dins lei fòrmas

As tirat tretze e sias sordat

Lei cochabuòus sus nòstrei tèrras

Fan sonrablh per la tuarià

li vas garnir sa bocharià

Mon bel anhèu vas a la guèrra

Pagar l'impòst de ma misera.

 

Quand leis avesque après la messa

Au nom d'un Dieu enverinat

Vènon benesir la joinessa

que parte per s'entresagnar

Quand no cantan sei meravilhas

S'a ben gafolhat son sadol

Coma un chin de l'adobador

Dins lo sang jusqu'a la cavilha

Suson que plora es une impia!

 

Dieu qu'es la lèi afrosa lèi

Que cresta mai tant de familhas

L'abolissèt nòstre bòn rèi

Si suivià plus dedins Marselha

Es pas la lèi es un orròr

Es un decret de l'Emperòr

Es lo cotèu de la tripièra

Au còr dei mèras!

 

Metem que derques escape

A nòu cènts legas dau pais

Cadet fau que la mòrt t'arrape

Tombes en plen dedins lo tris

Pas pus lèu t'an nosat l'amarra

Prenes lei massacres a prètz-fach

Sus de mesquins que t'an ren fach

Corres de suita donar barra

Dau tèmps ti juegan de fanfarras!...

 

Esconde-ti fau pas que partes

vanta tot deves escapar

Lei mestres diràn que desartes

la lèi dau Senhòr va ditz pas

Qu'es que reclama la Patria,

Boai de sei drechs tacats de sang

Per ieu la França es mon enfant

Sei drechs!....Suson ni la paurilha

N'an pas manco leis escorilhas

 

*

 

LA VEUVE METGE

Versione francese fornita da Paolo Sollier

 

       Hier tu a passè le conseil de réforme*

Nous n'avions personne pour nous aider

Cadet tu es bâti dans les normes

Tu as tiré le mauvais numero et tu es soldat

Les "cocha-buòus" sur nos terres**

Ramassent les jeunes pour la tuerie

Tu y vas garnir leur boucherie

Mon bel agneau tu vas à la guerre

Payer l'impôt de ma misère

 

Quand les évêques après la messe

Au nom d'un Dieu envenimé

Viennent bénir la jeunesse

qui part pour s'entretuer

Quand ils nous chantent ses merveilles

Si elle a bien pataugé tout son saoul

Comme un chien d'abattoir

Dans le sang jusqu'à la cheville

Suson qui pleure est un'impie!

 

Ils disent que c'est la loi affreuse loi

Qui châtre à nouveau tant de familles

Notre bon roi l'abolit

on ne l'appliquait plus dans Marseille

C'est pas la loic'est un horreur

C'est un decrêt de l'Empereur

C'est le couteau de la tripière

Au cœur des mères

 

Admettons que tu débarque sain et sauf

A neuf cents lieues du pays

Cadet il faut che la mort t'accroche

Tu tombes en plein dans le hâchis

Pas plus tôt on t'a noué l'amarre

Tu prends les massacres à la tâche

Sur les pauvres gens qui ne t'ont rien fait

Tu te dépêches d'aller taper

au son de la fanfarre

 

Cache-toi,il ne faut pas que tu partes

Avant tout tu dois te sauver

Tes mâitres diront que tu désertes

La loi du Seigneur ne le dit pas

Que réclame donc leur Patrie

Pouah! Ses droits sont maculés de sang

Pour moi la France c'est mon enfant.

Ses droits!Ni Suson ni les pauvres

N'en ont seulement les effondrilles.

 

 *

 

LA VEDOVA METGE

Versione italiana (dalla versione francese) di Paolo Sollier

 

Ieri hai passato il consiglio di riforma *

Noi non avevamo nessuno che ci aiutasse

Cadetto,sei costruito nelle regole

Hai tirato il numero sbagliato e sei soldato.

I "cocha-buòus" sulle nostre terre **

Raccolgono i giovani per il massacro

Tu vai a rifornire la loro macelleria

Mio bell'agnello tu vai alla guerra

A pagare la tassa della mia miseria

 

Quando i vescovi dopo la messa

In nome di un Dio avvelenato

Vengono a benedire la gioventù

Che parte per ammazzarsi

Quando ci cantano le sue meraviglie

Se lei ha sguazzato fino all'ebbrezza       ?

Come un cane di mattatoio

Nel sangue fino alle caviglie

Suson che piange è una peccatrice

 

Dicono che è la legge,terribile legge

che castra di nuovo tante famiglie

Il nostro buon re l'aveva abolita

Non si applicava più dentro Marsiglia

Non è la legge è un orrore

E' un decreto dell'imperatore

E' il coltello dello strippatore

Nel cuore delle madri

 

Ammettiammo che sbarchi sano e salvo

A novecento leghe dal paese

Cadetto bisogna che la morte ti agganci

Tu cadi in pieno nel carnaio

Non appena hai attraccato

Prendi i massacri come un lavoro

Sulla povera gente che non ti ha fatto niente

ti affretti ad andare a picchiare

al suono della fanfara

 

Nasconditi,non devi partire

Prima di tutto devi salvarti

I tuoi padroni diranno che diserti

La legge del Signore non lo dice

Cosa reclama dunque la loro patria

Pouah!I suoi diritti sono macchiati di sangue

Per me la Francia è il mio ragazzo

I suoi diritti!Suson ed i poveri

Ne hanno solamente gli scarti.

 

 

* Dovrebbe essere una specie di visita di leva

**Cocha-Buòus:quelli che portano il bestiame al mattatoio


 

586. WHY?

Pippo Pollina

(2003)

 

Un'altra canzone di Pippo Pollina, dal disco “Racconti brevi”.

Non so se si può dire che sia una Canzone Contro la Guerra.

Io la posto perchè comunque ritengo faccia meditare su quello che sta succedendo inquesto mondo.

[Andrea Tramonte dalla ML “Bielle”]

 

Nei supermercati del villaggio globale

la bibbia e il dentifricio sullo stesso scaffale.

Il fegato, il cervello e un po' dell'intestino

dalla Moldavia e dissidenti di Pechino.

 

E' solo una questione di quanto mi dai.

Tell me why, tell me why?

E non c'è ragione di chiedersi mai.

tell me why, tell me why?

 

La soia macrobiotica e la nicotina

da prendere a digiuno di prima mattina.

Marmitte catalitiche e seni di silicone

in offerta speciale con un chilo di pane.

 

E' solo una questione di quanto mi dai.

Tell me why, tell me why?

E non c'è ragione di capire mai.

tell me why, tell me why?

 

The sun burns down violently this morning.

Would you give me

the sun cream my darling?

And tell me why...

 

Il buco dell'ozono e quello della ciambella

la crisi in medio oriente e della famiglia.

A metà prezzo un bambino giallo o nero

per quello bainco invece paghi per intero.

 

E' solo una questione di soldi, lo sai.

Tell me why, tell me why?

E non c'è ragione di stupirsi mai.

tell me why, tell me why?

 

I diamanti del Sua Africa e della Sierra Leone

per le collane avvelenate delle nostre signore.

Pallottole di sangue in fiumi di religioni

per i venti di guerra di tutti i generali.

 

E' sempre una questione di soldi, lo sai.

Tell me why, tell me why?

E bene non capire non accorgersi mai.

tell me why, tell me why...

The suns burns...

 


 

587. HÉROS

Bandabardò

[testo di Enrico “Erriquez” Greppi]

 

Extraordinaire, on se guérit des guerres

nouvelles croisades dans le désert

pour la paix militaire

Et nous les vauriens, on vous demande rien

on n'aime pas les Rambos

Schwarzkopf et Schwarznegger

Héros pourquoi t'as toujours du sang

dans les mains?

Extraordinaire, il n'y a plus rien à faire

on vend des armes aux rebelles

pour le massacrer, c'est démentiel

Et nous les italiens, on ne rêve plus de rien

on s'en fout des présidents

et de leur soif de fric puant

Héros, pourquoi t'as toujours du sang

dans les mains?

 

*

 

EROE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Straordinario, ci si sbarazza delle guerre

nuove crociate nel deserto

per la pace militare

e noi i buoni a nulla, non vi chiediamo nulla

non amiamo i Rambo

Schwarzkopf e Schwarzenegger

Eroe, perché hai sempre sangue

sulle mani?

Straordinario, non c'è più niente da fare

si vendono armi ai ribelli

per massacrarli, è demenziale

E noi italiani, non sogniamo più niente

ce ne sbattiamo dei presidenti

e della loro sete di denaro puzzolente

Eroe, perché hai sempre sangue

sulle mani?

588. BOMBA BOOMERANG

Piero Pelù

[Testo di Piero Pelù e Alessandro Bergonzoni]

 

L'unica bomba intelligente è quella che... torna al mittente!

 

Sono io, son qua son la bomba boomerang

guarda, guarda me

di più strane non ce n'è

chi mi ha fatto non lo sa della mia diversità

solo io lo so che alla base tornerò.

 

Bomba innamorata, bomba boomerang

torni dal tuo dio che non e' di certo il mio.

 

Brutta storia questa storia,

di chi e' stata la vittoria

 

Il destino che ho forse vi sorprenderà

bombaroli non sarete mai più soli

la mia mano dò solo a chi mi lancerà

ed insieme andremo bomba a mano nella mano.

 

Bomba innamorata bomba, boomerang

torni dal tuo dio che non è di certo il mio.

 

Bomba imbambolata, bomba boomerang

abbracciata ad un dio che non è di certo il mio.

 

Brutta storia questa storia

per chi canta la vittoria

 

Bomba bimba bimba bomba

bomba boomeranga

bomeranga boomera ranga ranga bomba

ringa ranga boomeranga bimba bomba romba

bomba bimba boomeranga bomba boomeranga


 

589. TRENTA MIGLIA DI MARE

Assalti Frontali

(1999)

 

Scritta durante i bombardamenti NATO sulla Serbia.

 

E' radio Assalti che parla

su tutte le bande

sul cielo rovesciato della Serbia

la terra urla

ferma la guerra

 

mi sento una belva lottare

arriva dal cielo il potere

a trenta miglia di mare

e io non ho nazione

nell'ora della verità se verrà per me

sarò un disertore un sabotatore

quale strada mi risparmia dalla scelta infame

di votarmi all'assassino migliore?

 

E' radio Assalti che parla

sotto questo tono cupo un pensiero bandito

un ribelle al dovere

se ora il dovere è solo arte di obbedire

come il "bene"a volte è solo un altro modo in cui si fa chiamare chi è

più forte

nella guerra umanitaria l'invenzione è buona

l'occasione per regnare sulla polveriera della storia

è un inganno da morire

 

aprile da non dimenticare

guerra da manuale

quando più nessuno ha più un'alternativa all'alternativa all'Europa

bianca che finalmente mette ordine in cantina

peccato per le vittime di mezzo

ma che facevano lì sotto al centro di tante bombe in cerca di bersaglio?

 

E' radio Assalti che parla

fai la ninna bimbo finchè ti credi in salvo

tutto il benessere da qualche parte qualcuno doveva pur pagarlo

 

a distanza di gommone però

a trenta miglia di mare

puoi anche andare in gita lì a guardare che effetto fa morire

riempi le collette collettive

i capi spendono miliardi

per tutte le bombe e le rovine

è già tardi

 

dormi tranquillo

la propaganda di guerra culla il tuo cervello

fai ciao con la mano all'aereo che parte

ogni notte nel vento della morte

forse domani non ricorderai neppure il nome

di quella regione

mentre la guerra rimane

nel buco di un millennio

speso con impegno a riparare ogni frontiera artificiale

nell'odio sceso dentro le coscienze umane

la guerra chiede sempre il conto a chi rimane

 

ogni strada ha la sua porta da violare

oggi faccio il mio dovere:sabotatore

perché non ho nazione.


 

590. LA BOMBA INTELLIGENTE

Bisca 99 Posse

 

Tre anni fa ero come molti di voi, davanti al televisore a

vedere quelle immagini di morte che provenivano dal Golfo,

Nonostante la drammaticità del momento ero molto annoiato.

Ebbi un sobbalzo: sentii parlare per la prima volta di bombe intelligenti

L’IDEA DI UNA BOMBA INTELLIGENTE

Ho sempre creduto che la bomba fosse per sua stessa natura

ottusa, idiota, cieca. Se tu le

dici : vai la! Lei con geometrica idiozia ci si catapulta

- Poi  ho capito qual'era la differenza tra             

una bomba normale ed una bomba intellisonte.

una bomba norma I e."Guarda, li

c'è um carroarmato" lei....... grrrrrrrrr.......... metro più metro

meno: BAM' Se tu dici la stessa

cosa ad una bomba intelligente lei......grrrrrr......BAM' Un

asilo nido con tremila bambini.

Era evidente che le bombe di cui si parlava in quel conflitto  erano

ottuse ed idiote come tutte

Le altre , ma l’idea m’è rimasta, ed ho immaginato il giorno in

cui uno scienziato pazzo inventi

una bella bomba intelligente. Il suo nome è

CARMELA!

CARMELA, LA BOMBA INTELLlGENTE.................

Carmela vive in un hangar sotto II pentagono. Il  suo paparino,

lo scienzato pazzo le ha fornito un’intelligenza sovraumana; ma come

tutti gli scienziati pazzi americani, e realmente pazzo

e per non venire meno al luogo comune che vuole intelligente

ma brutta ha dato a Carmela un

aspetto orribile, con un retrorazzo mostruoso, un naso a becco

tipo Concorde, le aIucce storte.

L'unico a prestarle attenzione In tutto il pentagono è

Ciruzzo,

un obice residuato bellico della seconda guerra mondiale:" Carmela, oh

Carmela, un 'nci'a 'dari cuntu all'autri!

Si troppo bedda'".

II quarto personaggio di questa storia e iI generale

Swarzkopfszchhh:"Allora? Questa bomba?......milioni di dollari il nostro

presidente ha bisogno di una bella

ecatombe.....la campagna elettorale

langue......."

UNO, DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI ..........

Carmela odia il generale, lo guarda fisso negli occhi, trova

lo scopo della missione realmente stupido.

VIE VIE VIE VIE VIETNAM.......  GHE GHE GHE GHE GHE GHE

GHE GHE GHE GHEDDAFI.......

Lo scienziato Si avvicina a Carmela. "Ti prego non mi fare

fare brutte figure senno qui mi tagliano i fondi Ti prego faglieli.......

(rit.)UNO. DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI..........

Carmela ha imparato a mettere i sentimenti davanti alla

razionalità, e ancora prima di decidere si rivolge a

Ciruzzo."

Cosa devo fare?" "Carmela a chi si foddi? A fallu pi mia. A

Sicilia no!"

Carmela sale....... Uno.........Duo.........Tre chilometri.......ha

già deciso. Inquadra l'ombelico di Swankopfsichhh e punta

il suo monitor su quella casa pentagonale che l'ha vista nascere

fa una rotazione di 180 gradi:GRRRRRR......... BUSH"                     

 

GRRRR.........-.CLIN-TON"! (questa è esattamente  la differenza tra un

presidente repubblicano ed uno democratico!)

CARMELA NON FARÀ' MAI ..........

UNO, DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI................

L’ IDEA DI UNA BOMBA INTELLIGENTE


 

591. MONTESOLE

PGR

testo di Giovanni Lindo Ferretti

 

“Non è propriamente una canzone sulla guerra. è una canzone sulla vita, che nasce e prende nome dal Parco di Montesole, dove avvenne la strage di Marzabotto.”

[“Il Bah” dal ng it.fan.musica.guccini]

 

Voglio cantare l'uso della forza che nasce dalla comprensione

La forza che contiene la distruzione

Una forza cosciente serena che sa sostenerne la pena

Capace di pietà, tenera di compassione

Capace di far fronte, avanzare, capace di vittoria, di pacificazione

Canto la morte che muore per la vita di necessità

Che rifugge il martirio, l'autodafè

Non succube di ciò che si dice di qua sull'aldilà

Potrà guardarlo in faccia per quello che è, quando arriverà

 

L'amore non cantarlo, che si canta da sé

più lo si invoca meno ce n'è

 

canto la vita che, quando è il suo tempo, sa morire e muore

canto la vita che piange sa attraversare il dolore

canto la vita che ride, felice

di un giorno di nebbia, di sole, se cade la neve

canto la sorpresa nei gesti dell'amore

canto chi mi ha preceduto, chi nascerà, chi è qui con me

sono in questo spazio essenziale, un valore aggiunto

 

L'amore non cantarlo, che si canta da sé

più lo si invoca meno ce n'è

 

canto la guerra e so, non sono in buona compagnia

canto la pace che non è un mestiere, né una ideologia

canto la libertà, difficile, mai data, che va sempre difesa

sempre riconquistata

 

L'amore non lo canto, è un canto di per sé

più lo si invoca meno ce n'è.


 

592. SPAURÀZ

Nosisà

[Paolo Mattotti-Janna Carioli-Gianluca Zanier]

(1997)

 

Ti aj dite di no sta là cun la mari de la uère

l'arme ca ti an dat e va plantade ta la tière

l'é di len tant bon cal podarà cressi un ulîf

quanc'al sflorirà si tu saras ancjmo vif

 

Ti aj dite di butale la divise ca ti an dât

e val di pui tal cjamp co vin cumò tan ben arât

parsòre a un pal a viesti cun tal cjapel in man

scjàmparan i ucei e'l forment no mangjaran

 

El spauràz al val di plui d'un general

al pararà il to pan e il to cjamp di ogni mal

el general al sa piantà nome dolôr

parsore al nestri cjamp ne cres plui

                             nancje un flor

 

*

 

LO SPAVENTAPASSERI

Versione italiana fornita da Paolo Sollier

 

Ti ho detto di non andare coi signori della guerra

l'arma che ti han dato puoi piantarla nella terra

è di legno buono potrà crescere un ulivo

quando fiorirà sarai di certo ancora vivo

 

Ti ho detto di gettare la divisa che ti han dato

servirà di più nel campo appena arato

sopra ad un palo metterla con un cappello in mano

scaccerà gli uccelli che non mangeranno il grano

 

Lo spaventapasseri val più di un generale

difenderà il tuo pane e il tuo campo da ogni male

il generale invece sa piantare solo dolore

e sopra i nostri campi non ci nasce

                                neanche un fiore


 

593. US AND THEM

Pink Floyd

testo di Roger Waters

 

Us and Them

And after all we're only ordinary men

Me, and you

God only knows it's not what we would choose to do

Forward he cried from the rear

and the front rank died

And the General sat, as the lines on the map

moved from side to side

Black and Blue

And who knows which is which and who is who

Up and Down

And in the end it's only round and round and round

Haven't you heard it's a battle of words

the poster bearer cried

Listen son, said the man with the gun

There's room for you inside

Down and Out

It can't be helped but there's a lot of it about

With, without

And who'll deny that's what the fightings all about

Get out of the way, it's a busy day

And I've got things on my mind

For want of the price of tea and a slice

The old man died

 

*

 

NOARTRI E QUELLARTRI

Versione in elbano occidentale (Campese) di Riccardo Venturi

 

Noartri e quellàrtri

penzàcci ‘n pogo s’è tutta gente ‘ome tutti

io e téne

lo sa ‘r Zignore che nun è quer che si vorèbbe fà

e urlava “Avanti” dalle líne’ ‘ndrèto

e la prima línia grepava

e ‘r Generale stava a séde ner tempo che

le líne’ ‘nzulla mappa si movéveno di gui e di là

neri e blé

e chissà chi d’è quello e chi d’è quellartro

su e giù

e ‘n fondo è sempre ‘n cerchio tondo ‘ome ‘r mondo

unn’à’ ‘apito è ‘na battaglia fatta a parole

à gridato ‘r portabandiera

‘scórta bambolo à detto l’omo ‘olla pistola

 

drento c’è ‘na stanza pe’ téne

drento e fora

e ‘n ci si pole fà nulla, ce n’è ‘n zacco e ‘na sporta

co’ e senza

e chi pole di’ che ‘un zo’ cosi’ tutte le guère

lèveti dar boccino, ‘n vedi cio’ da fà

e ciò ‘n po di ‘ose ‘n capo

e perché ‘n zapeva ‘vanto ‘ostava ‘r tè e ‘na fetta

ir vecchio se ne mórse.

 


 

594. FRATELLI?

Roberto Vecchioni

(1973)

 

Partire insieme ed esser tanti

la luce è quella là davanti

per settimane e settimane

dividi il vino, spezza il pane

e dove andiamo cosa importa

più siamo e più la strada è corta

per settimane e settimane

amarci e bere alle fontane.

 

Amore, il mondo è solo amore

siamo diversi di colore

ma cosa importa se non è diverso il cuore.

 

Ma il viaggio è lungo e il giorno viene

e c'è chi si chiede: "mi conviene?"

Jahvè lo guida dal passato

e fissa i prezzi del mercato;

quegli altri nascon perdenti

sarà che i labbri li han pendenti

il bianco sfrutta e fa il padrone

per un rimorso a colazione.

 

L'amore muore e dove muore

non è che nasca sempre un fiore.

L'amore muore e dove muore c'è dolore.

 

E mentre volano i coltelli

che bello dirsi "Siam fratelli!

Avanti, su, ricominciamo,

siam tutti uguali e poi ci amiamo".

Amiamoci che poi vuol dire:

"Amate voi per cominciare"

ognuno pensa a sè soltanto

e se va male giù col pianto.

 

Ragazzo, passami da bere

li metto tutti nel bicchiere

le loro facce, i loro dei e le bandiere.

E cantavamo una canzone

la cantavamo tutti insieme

ma passa il tempo, brucia il sole

chi le ricorda più le parole?


 

595. MOSTAR

Bassapadana

[Massimo De Matteis-Marzia Cari]

1997

 

Solo case diroccate

segnan vie senza nome,

primavere,estati, inverni

di un colore sono ora.

Piange il bimbo di una madre

che mai più saprà toccare,

bimbo sì ma ormai comprato

per la voglia di un soldato.

Che per colpa dell'onore lascia

figli senza nome.

Che per colpa della patria

li ucciderà.

Sento nascere dal cuore,sento l'aria

il respiro di una quercia presto

nascerà.

Neve bianca su quei fiumi,

cala il freddo sulla gente,

dignità chiamata uomo

ma tanti resti nella mente.

Gente libera si sa

ma con la voglia di rifare

fare case,strade e scuole

ma ormai tutto è da cambiare.

Difficile pensare ai nostri avi

come simboli divini della vita

però credo alle cose che hanno

detto

alle cose che hanno fatto e che non

sento più.

E noi musici,che ancora san di

niente

malati di canzoni

canteremo per voi,

cantautori senza fine.

State urlando al vento e al mare

l'amore che portate

per l'arcobaleno in cielo

che vedrete salirà.

La paura che mi assale quando vedo

quella porta un po' socchiusa,presto

s'aprirà.

Sento nascere dal cuore,sento l'aria

il respiro di una quercia presto

nascerà.

 

 596. QUAND VIÊT-NAM S’APPELAIT INDOCHINE

Anne Vanderlove

 

Quand Viêt-Nam s'appelait Indochine

Ecoutez-moi,

Il y avait déjà la guerre,

Ecoutez-moi,

Et de enfants,le cul par terre,

Tous nus,en larme, dans la poussière,

Pleuraient sur toutes les photos,

Dans les journaux.

 

Y-a-t-il vingt,trente ou cent ans,

Ecoutez-moi,

Peut-être aussi bien dix-mille ans,

Ecoutez-moi,

Il y a toujours eu la guerre,

Et des enfants dans la poussière,

On n'a pas écrit leur sanglots

Dans les journaux.

 

J'ai entendu une maman,

Ecoutez-moi,

chanter en berçant son petit,

Ecoutez-moi,

Il y a toujours eu la guerre,

ton héritage est une terre

d'ossemments et de trous pleins d'eau,

Voilà ton lot.

 

Elle chantait au bord d'une route,

Ecoutez-moi,

Hanoï, Saïgon, la déroute,

Ecoutez-moi,

Son enfant mort serré contre elle,

Des avions déchirent le ciel,

Le soleil se couche,il fait beau,

Dit la radio.

 

La radio dit, chaque matin,

Ecoutez moi,

Je pense pour vous, tout va bien,

Ecoutez-moi,

Pendant ce temps là, c'est l'enfer,

Pour du pétrole, l'or,les frontières,

Des pointillés sur un tableau,

Des numeros.

Du Nord au Sud,et de l'Est en Ouest,

Ecoutez-moi

La mort, l'absurde font la loi,

Ecoutez moi,

Si l'on posait les armes à terre,

Si tous les hommes étaient frères,

Les enfants de toutes les couleurs

Feraient comme un bouquet de fleurs,

Jaunes et blancs,rouges et noirs,

Les enfants de toutes les couleurs

Feraient comme un bouquet de fleurs

Et ça s'appellerait....l'Espoir.

 

*

 

QUANDO IL VIETNAM SI CHIAMAVA INDOCINA

Versione italiana di Paolo Sollier

 

Quando il Vietnam si chiamava Indocina,

Ascoltatemi,

C'era già la guerra,

Ascoltatemi,

E dei bambini col culo per terra,

tutti nudi,in lacrime nella polvere,

Piangevano in tutte le foto

Sui giornali.

 

Son venti,trenta o cento anni,

Ascoltatemi,

Forse addirittura diecimila anni,

Ascoltatemi,

C'è sempre stata la guerra,

E dei bambini nella polvere,

Non si sono scritti i loro sighiozzi

Sui giornali

 

Ho sentito una mamma,

Ascoltatemi,

Cantare cullando il suo piccolo,

Ascoltatemi,

C'è sempre stata la guerra,

La tua eredità è una terra

di ossa e di buchi pieni d'acqua,

Ecco la tua parte.

 

Lei cantava lungo una strada,

Ascoltatemi

Hanoi,Saigon,la disfatta,

Ascoltatemi,

Il bambino morto stretto a sé,

Gli aereoplani lacerano il cielo,

Il sole tramonta,fa bello

Dice la radio.

 

La radio dice ogni mattina,

Ascoltatemi,

Io penso per voi,tutto va bene,

Ascoltatemi,

In quel momento è l'inferno

Per il petrolio,l'oro,le frontiere,

Dei grafici su una tabella,

Dei numeri.

 

Dal Nord al Sud,dall'Est all'Ovest,

Ascoltatemi,

La morte,l'assurdo fanno la legge,

Ascoltatemi,

Se posassimo le armi a terra,

Se tutti gli uomini fossero fratelli,

I bambini di tutti i colori

farebbero come un mazzo di fiori,

Gialli e bianchi,rossi e neri,

I bambini di tutti i colori

Farebbero come un mazzo di fiori

E questo si chiamerebbe...

                                Speranza.


 

597. CORVI

Massimo Bubola

(1997)

 

Chilometri,chilometri

di chiodi,croci,crimini

ecco quello che tu lasci dietro di te.

 

Chilometri,chilometri

di crani,cristi,crepiti

ecco la guerra che tu fai,piccolo re.

 

Vedo dei corvi volare sulla tua testa

i denti gialli del lupo nella tempesta

vedo dei corvi volare sulla tua testa

vedo le mosche coprire la tua finestra.

 

Chilometri,chilometri

di vedove e di orfani

ecco quello che tu lasci dietro di te.

 

Chilometri,chilometri

di cocaina e brindisi

ecco la guerra che tu fai,piccolo re.

 

Vedo dei corvi volare sulla tua testa

i denti gialli del lupo nella tempesta

vedo dei corvi volare sulla tua testa

vedo le mosche coprire la tua finestra.

 

E se s'è un Dio

se c'è mai un Dio

peggio per te

sì,peggio per te.

 

Centimetri,centimetri

cecchini,centri,cimici

ecco la guerra che tu fai,piccolo re.

 

Centimetri,centimetri

solo cinque centimetri

perchè tu vada all'inferno,piccolo re.

 

Vedo dei corvi volare sulla tua testa

i denti gialli del lupo nella tempesta

vedo dei corvi volare sulla tua testa

vedo le mosche coprire la tua finestra.


 

598. COMPANYS, NO ÉS AIXÒ

Lluís Llach

(1978)

 

In anticipo di qualche ora sull' "ultimatum" di Riccardo mando l'ultima canzone che mi è rimasta.L'ho lasciata in fondo perchè invita a non mollare,a ripartire sempre,a stare svegli. Scrivere e leggere i testi che si sono accumulati mi ha aiutato a riflettere,oltre che a riscoprire il comune sentire di tanti autori così diversi tra loro e distanti di geografia e di storia.

Ma il punto diventa subito un'altro. Le canzoni contro la guerra,tranne alcune,come la splendida "Self Evident" di Ani Di Franco, sono piuttosto "generaliste", contro potenti e prepotenti, contro militari ed armamenti,ma, con la piega che sta prendendo il mondo, bisogna trovare,inventare, vivere comportamenti più espliciti, scomodi,esposti. Rimettersi totalmente in gioco,se non si vuole correre il rischio di stare a guardare una massa di stronzi,compresi certi riformisti imblairiti, toglierci futuro e passato,prendendo in ostaggio il presente.E' un discorso che riguarda soprattutto quelli un po' attempati,estenuati dalle abitudini,troppo corazzati da scelte storiche e con nessuna primavera ad aspettare fuori.E' un percorso personale da rendere più duro, negandosi sconti e cercando scontri.Avremo bisogno di canzoni contro la pace,credo,quella personale, che addormenta e si accontenta.Va be'.

 

No era això companys,no és això

per que varen morir tantes flors,

pel que vàrem plorar tants anhels.

Potser cal ser valents,altra cop

i dir no,amics meus,no és això.

 

No és això companys,no és això,

ni paraules de pau amb barrots

ni el comerç que es fa amb els nostres drets,

drets que son,que no fan ni desfan

nous barrots sota forma de lleis.

 

No és això companys,no és això;

ens diran que ara cal esperar.

I esperem,ben segur que esperem.

Es l'espera dels que no ens aturarem

fins que no calgui dir,no és això.

 

*

 

COMPAGNI NON E' QUESTO

Versione italiana di Sergio Secondiano Sacchi

 

No era questo compagni,non per questo

sono morti tanti fiori,

abbiamo pianto tante speranze.

Forse bisogna essere forti un'altra volta

e dire no,amici miei,non per questo.

 

Non per questo,compagni,non per questo,

non parole di pace dietro le sbarre

non il commercio che si fa con i nostri diritti

diritti che esistono,che non fanno o disfano

nuove sbarre sotto forma di leggi.

 

Non per questo ,compagni,non per questo,

ci diranno che dobbiamo sperare

e speriamo,sicuro che speriamo.

E' la speranza di tutto ciò che noi otterremo

finchè non dovremo più dire non è questo.

 


 

599. NEW WORLD HAWDAH
Linton Kwesi Johnson

 

Di killaz a Kigale

mus be sanitary workaz

di butchaz a Butare

mus be sanitary workaz

di savagiz a Shatila

mus be sanitary workaz

di beasts a Boznia

mus be sanitary workaz

 

pra-pram-pram

inna di new word hawdah

like a ditty ole bandige

pan di festahrin face a umanity

ole hawdah anravel an reveal

ole scar jus a bruk out inna new sore

primeval woun dat time wone heal

an in di hainshent currency of blood

tribal tyrants a seckle de score

 

Di killaz a Kigale

mus be sanitary workaz

di butchaz a Butare

mus be sanitary workaz

di savagiz a Shatila

mus be sanitary workaz

di beasts a Boznia

mus be sanitary workaz

 

pra-pram-pram

 

inna di new word hawdah

an is di same ole cain an able sindrome

far more hainshent dan di fall of Rome

but in di new word hawdah a atrocity

is brand new langwidge a barbarity

mass murdah

narmalize

pogram

rationalize

genocide

sanitize

an di hainshent clan sin

now name etnick cleanzin

an so

 

 

 

Di killaz a Kigale

mus be sanitary workaz

di butchaz a Butare

mus be sanitary workaz

di savagiz a Shatila

mus be sanitary workaz

di beasts a Boznia

mus be sanitary workaz

 

pra-pram-pram

inna di new word hawdah

 

*

 

NUOVO ORDINE MONDIALE

Versione italiana di Riccardo Venturi

 

Gli assassini di Kigali

devono essere operatori sanitari

i macellai di Butare

devono essere operatori sanitari

i selvaggi di Chatila

devono essere operatori sanitari

le bestie in Bosnia

devono essere operatori sanitari

 

paraponzi ponzipo’

giù dentro il nuovo ordine mondiale

come una vecchia garza sporca

sulla faccia festosa dell’umanità

il vecchi ordine svela e rivela

la vecchia cicatrice che si riapre e dà nuovo male

la ferita primitiva stavolta non guarirà

e nell’antico scorrer di sangue

i tiranni tribali intingono il rancore

 

Gli assassini di Kigali

devono essere operatori sanitari

i macellai di Butare

devono essere operatori sanitari

i selvaggi di Chatila

devono essere operatori sanitari

le bestie in Bosnia

devono essere operatori sanitari

 

paraponzi ponzipo’

 

 

 

giù nel nuovo ordine mondiale

ed è lo stesso vecchio Caino, un’abile sindrome

ancora più antica della caduta di Roma

ma nel nuovo ordine mondiale un’atrocità

è il linguaggio nuovo di zecca della barbarie

normalizzare

i massacri

razionalizzare

i pogrom

sanitizzare

il genocidio

e l’antico peccato tribale

ora lo chiamano pulizia etnica

già

 

Gli assassini di Kigali

devono essere operatori sanitari

i macellai di Butare

devono essere operatori sanitari

i selvaggi di Chatila

devono essere operatori sanitari

le bestie in Bosnia

devono essere operatori sanitari

 

paraponzi ponzipo’

giù nel nuovo ordine mondiale


 

600. LA VIE S’ÉCOULE, LA VIE S’ENFUIT

Gilles Servat

testo di Raoul Vaneigem

(1961)

 

No, questa non è una “CCG”.

Ma non me ne frega nulla.

Con essa voglio chiudere la raccolta.

Dedicata a Franco, a Paolo "Vaccaloca", a Paolo Sollier, a Daniela, a Enrica, a Fil, a Mauro, a Alex, a Roberto, a Ada, a Joëlle, a Silvia, a Giorgio, a Marco e Silvia, a tutti quelli che non hanno mollato.

E una dedica speciale a Ivan della Mea, la cui "Rosso un fiore" sto ascoltando in questo momento.

 

La vie s'écoule, la vie s'enfuit

Les jours défilent au pas de l'ennui.

Parti des rouges, parti des gris

Nos révolutions sont trahies.

 

Le travail tue, le travail paie,

Le temps s'achète au supermarché.

Le temps payé ne revient plus

La jeunesse meurt de temps perdu.

 

Les yeux faits pour l'amour d'aimer

Sont le reflet d'un monde d'objet.

Sans le rêve et sans realité

Aux images nous sommes condamnés.

 

Les fusillés, les affamés

Viennent vers nous du fond du passé.

Rien n'a changé mais tout commence

Et va mûrir dans la violence.

 

Tremblez repères de curés

Nids de marchands, de policiers,

Au vent qui sème la tempête

Se récoltent les jours de fête.

 

Les fusils vers nous dirigés

Contre les chefs vont se retourner.

Plus de dirigeants, plus d'état

Pour profiter de nos combats.

 

La vie s'écoule, la vie s'enfuit

Les jours défilent au pas de l'ennui.

Parti des rouges, parti des gris

Nos révolutions sont trahies.

 

*

 

LA VITA SCORRE E FUGGE VIA

Versione italiana di Riccardo Venturi

(2002)

 

La vita scorre e fugge via,

I giorni sfilano a passo di noia.

Partito dei rossi, partito dei grigi,

Le nostre rivoluzioni sono tradite.

 

Il lavoro ammazza, il lavoro paga,

Il tempo si compra al supermercato.

Il tempo pagato non torna piu',

La giovinezza muore di tempo perso.

 

Gli occhi fatti per l'amore d'amare

Riflettono solo un mondo di cose.

Senza sogni e senza realtà

Alle immagini siamo condannati.

 

I fucilati, gli affamati

Vengono a noi dal fondo del passato.

Niente è cambiato, ma tutto comincia

E maturerà nella violenza.

 

Tremate, tane di preti,

Nidi di mercanti e di sbirri,

Al vento che semina tempesta

Si raccolgono i giorni di festa.

 

I fucili verso di noi puntati

Verso i capi saranno rivolti.

Niente piu' dirigenti, niente piu' stato

A profittare delle nostre lotte.

 

La vita scorre e fugge via,

I giorni sfilano a passo di noia.

Partito dei Rossi, partito dei Grigi,

Le nostre rivoluzioni sono tradite.

 

 


 

 

Una canzone contro la pace terrificante

A song against frightful peace

Une chanson contre la paix terrifiante

Ein Lied gegen den entsetzlichen Frieden

Una canción contra la paz terrificante

Uma canção contra a paz terrificadora

Un cântec împotrivă păcii terificante

΄Ενα τραγούδι κατά της ειρήνης της δεινής

Een lied tegen de verschrikkelijke vrede

Ur son a-enep d’ar peoc’h spontus


 

LA DOMENICA DELLE SALME

Fabrizio de André

(1990)

 

Tentò la fuga in tram verso le sei del mattino

dalla bottiglia di orzata dove galleggia Milano;

non fu difficile seguirlo il poeta della Baggina,

la sua anima accesa mandava luce di lampadina;

gli incendiarono il letto sulla strada di Trento,

riuscì a salvarsi dalla sua barba

un pettirosso da combattimento.

 

I polacchi non morirono subito

e inginocchiati agli ultimi semafori

rifacevano il trucco alle troie di regime,

lanciate verso il mare.

I trafficanti di saponette mettevano pancia verso est;

chi si convertiva nel novanta ne era dispensato nel novantuno;

la scimmia del quarto Reich ballava la polca sopra il muro

e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutto il culo;

la piramide di Cheope volle essere ricostruita in quel giorno di

festa,

masso per masso, schiavo per schiavo,

comunista per comunista.

 

La domenica delle salme non si udirono fucilate,

il gas esilarante presidiava le strade,

la domenica delle salme si portò via tutti i pensieri

e le regine del "tua culpa" affollarono i parrucchieri.

 

Nell'assolata galera patria, il secondo secondino

disse a "Baffi di sego", che era il primo:

"si può fare domani, sul far del mattino";

e furono inviati messi,

fanti, cavalli, cani ed un somaro

ad annunciare l'amputazione della gamba

di Renato Curcio il carbonaro;

ministro dei temporali, in un tripudio di tromboni,

auspicava democrazia, con la tovaglia sulle mani

e le mani sui coglioni.

"Voglio vivere in una città dove all'ora dell'aperitivo

non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo";

a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade

eravamo gli ultimi cittadini liberi di questa famosa città civile

perché avevamo un cannone nel cortile.

 

La domenica delle salme nessuno si fece male;

tutti a seguire il feretro del defunto ideale;

la domenica delle salme si sentiva cantare

"quant'è bella giovinezza, non vogliamo più invecchiare".

 

Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe,

accesero la televisione e ci guardarono cantare

per una mezz'oretta, poi ci mandarono a cagare:

"voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio,

coi pianoforti a tracolla, vestiti da Pinocchio,

voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti,

per l'Amazzonia e per la pecunia,

nei palastilisti e dai padri Maristi;

voi avevate voci potenti, lingue allenate a battere il tamburo,

voi avevate voci potenti, adatte per il vaffanculo".

 

La domenica delle salme, gli addetti alla nostalgia

accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia;

la domenica delle salme fu una domenica come tante,

il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante,

 

mentre il cuore d'Italia, da Palermo ad Aosta,

si gonfiava in un coro di vibrante protesta.

 

*

 

LE DIMANCHE DES RAMEAUX MORTS

Versione francese di Riccardo Venturi [*]

 

Il prit un bus et s’enfuit,

Vers six heures du matin,

De la bouteille de pastis

Où Milan flotte, il ne fut

Pas difficile de le suivre,

Le poète de l’hospice,

Son âme allumée donnait

De la lumière d’ampoule

On a brûlé son lit

Sur la route de Trente,

Il s’est sauvé de sa barbe,

Ce rouge-gorge de combat...

 

Les polonais ne sont pas morts illico,

Et, à genoux devant les derniers feux rouges,

Retouchaient le maquillage aux putains de régime

Qui couraient à la mer

Les fabricants de savonnettes

Mettaient son ventre sur l’est,

Si l’on se convertissait en quat’-vingt dix

Fallait pas le fair’ en quat’-vingt onze,

Le singe du quatrième Reich

Dansait une polka sur le Mur,

Et, pendant qu’il s’hissait,

Tout l’ monde a vu son cul,

La pyramide de Khéops

A été rebâtie ce jour-là, un jour de fête,

Bloc par bloc

Esclave par esclave

Communiste par communiste.

 

Le Dimanche des Rameaux morts

Pas un coup de fusil, silence...

Et le gaz hilarant

Se repandait dans les rues,

Le Dimanche des Rameaux morts

A emporté toutes les pensées 

Et les reines des "tua culpa"

Se ruaient chez les coiffeurs...

 

Dans la prison nationale

Le deuxième geôlier

Dit à "Moustaches-de-Suif", le premier,

"On va le faire demain, au petit matin",

Et on a envoyé des chevaux,

Des messagers, des chiens et un âne

Rendre l’arrêt d’amputation d’ une jambe

À Renato Curcio,

Le carbonaro.

Le ministre des Orages,

Dans une orgie de trombones

Glorifiait la démocratie

Avec la nappe sur ses mains, et ses mains sur ses couilles,

"Je veux vivre dans une ville

Où, à l’heure de l’apéro,

Y a pas de sang qui coule

Ou bien, de détersif"

 

Le soir, moi et mon illustre cousin De Andrade

Nous étions les derniers citoyens libres

De cette fameuse ville civilisée,

Parce qu’on avait un canon dans l’ arrièr’-cour

Un canon dans l’arrièr’-cour...

 

Le Dimanche des Rameaux Morts

Personne ne s’est fait mal,

Tout l’ monde était aux obsèques

Du défunt idéal,

Le Dimanche des Rameaux Mort

On entendait chanter

"Ce qu’ell’est belle, la jeunesse,

Nous ne voulons pas vieillir".

 

 

Et les derniers passants

Rentraient dans leurs catacombes,

‘Z’ont allumé la télé, nous ont regardés chanter

Pendante une demi-heure,

Puis nous ont envoyés balader

"Vous qui avez chanté sur des échasses et à genoux,

Avec des pianos en écharpe, déguisés en Pinocchio,

Voius qui avez chanté pour le Roi et pour la Ligue,

Pour l’argent et pour l’Amazonie

Pour Armani et Ferré,

L’Abbé Pierre et Taizé,

Vous, avec vos voix puissantes,

Vos langues qui batt’nt fort le tambour,

Vous, avec vos voix puissantes,

Faites pour envoyer promener."

 

Le Dimanche des Rameaux Morts

Les croque-nostalgie suivaient

Avec un chœur de flûtes

Le cercueil de l’Utopie,

Le Dimanche des Rameaux Morts

A éte une journée insignifiante

Le jour après on voyait les signes

D’une paix terrifiante.

 

Et le cœur d’Italie,

De Palerme au Simplon

Se gonflait en un chœur

"De vive protestation".

 

 

[*] rivista in alcuni punti da Catherine Mas


 

Una canzone per

A song for

Une chanson pour

Ein Lied für

Una canción para

Uma canção para

Un cântec pour

΄Ενα τραγούδι για

Een lied voor

Ur son evit


 

IL PESCATORE

Fabrizio de André

 

All’ombra dell’ultimo sole

s’era assopito un pescatore

e aveva un solco lungo il viso

come una specie di sorriso.

 

Venne alla spiaggia un assassino,

due occhi grandi da bambino,

due occhi enormi di paura,

eran gli specchi d’un’avventura.

 

E chiese al vecchio, Dammi il pane,

ho poco tempo e troppa fame,

e chiese al vecchio, Dammi il vino,

ho sete e sono un assassino.

 

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno,

non si guardò neppure intorno

ma versò il vino e spezzò il pane

per chi diceva, Ho sete, ho fame.

 

E fu il calore di un momento,

poi via di nuovo verso il vento,

davanti agli occhi ancora il sole,

dietro alle spalle un pescatore.

 

Dietro alle spalle un pescatore,

e la memoria è già dolore,

è già il rimpianto di un aprile

giocato all’ombra d’un cortile.

 

Venno in spiaggia due gendarmi,

vennero in sella con le armi

e chiesero al vecchio se, li’ vicino,

fosse passato un assassino.

 

Ma all’ombra dell’ultimo sole

s’era assopito un pescatore

e aveva un solco lungo il viso

come una specie di sorriso

 

e aveva un solco lungo il viso

come una specie di sorriso.

 

*

 

 

THE FISHERMAN

Versione inglese di Riccardo Venturi

(1999)

 

In the uncertain shadow of sunset

A Fisherman was dozing off,

His face was streak’d all along

With something just like a smile.

 

A man came running to the shore,

His eyes so big, just like a child’s,

His eyes were fill’d with pain and fear

As if reflecting some adventure.

 

He ask’d the old man for some bread,

"I am in haste and am so hungry";

He ask’d the old man for some wine,

"I am so thirsty and am an outlaw."

 

The old man he did open his eyes

Without e’en looking ‘round himself;

He simply gave his bread and wine

To a man who was so thirsty and hungry.

 

No longer than one instant’s warmth,

Then he fled away in the wind;

Before his eyes the sun was shining,

Behind his back, an old man sleeping.

 

Behind his back, an old man sleeping

And memories of pains endur’d,

Memories of a past springtime

In a yard, playing in the shadow.

 

Two gendarmes came dressed in arms,

Well mounted on their horses’ back;

They ask’d the old man if he’d seen

Someone pass by him on the shore.

 

In the uncertain shadow of sunset

A Fisherman was dozing off,

His face was streak’d all along

With something just like a smile

 

His face was streak’d all along

With something just like a smile.

 

*

 

 

‘R PESCATORE

Versione in Elbano occidentale (campese) di Riccardo Venturi

 

Che ggiàë s’artramontava ‘r sole

Stava di mèuse un pescatore

Con un ciriffo sopra ’r viso

Come quarcosa d’un sorìso.

 

Vien’alla spiaggia ’n assassino,

Du’ occhi come ‘m bambolino

Du’ occhi grossi di paura,

Come lo specchio d’un’avventura.

 

Che ‘ni dimmanda, Dammi ’r pane,

Ciò pógo tempo e tanta fame,

Che ‘ni dimmanda, Dammi ’r vino,

Ciò sete e so’ un assassino.

 

L’occhi li spipa ‘r vecchio ar giorno,

Senza vortàssi manco ‘ntorno,

Che mèscia ‘r vino e incigna ‘r pane

A chi ‘ni dice, ò sete, ò fame.

 

Che fùe ’m momento di cardagna,

E scappòë nella bogolagna,

Davant’all’occhi sempre ‘r sole,

Drèt’alle spalle ‘n pescatore.

 

Drèt’alle spalle ‘n pescatore,

Che aricordàssi dàë dolore,

‘N aprile che s’aramentava,

Che’n una corte ci giogava.

 

Che ggiàë s’artramontava ‘r sole

Stava di mèuse un pescatore

Con un ciriffo sopra ’r viso

Come quarcosa d’un sorìso

 

Con un ciriffo sopra ’r viso

Come quarcosa d’un soriso.

 

 [1] "Stà di mèuse" significa alla lettera "essere appisolato". Il termine, con metafora

del tutto inspiegabile, sembra derivato dal troncamento del nome latino "Bartholomeus".

[2] "Ciriffo" è propriamente una smorfia fatta col viso.

[3] "Spipà ll’occhi" indica propriamente meraviglia, ma si usa comunemente anche per

"aprire gli occhi".

[4] La "bogolagna" è propriamente lo spostamento d’aria provocato dalla risacca forte.

 

 

 

AL PEHCATÜR

Versione in Camuno di Redshadow (Antonio Teresano)

 

Hota l'ombra del ültim Hol

L'era dre a durmì el peHcatür

E g'aia an sguaro Hura 'l müs

Chel parïa dre a grignà [1]

 

'Rïa a la spiaggia n'assassino

Doi groHi oc’ com an pì

Doi grandi oc’ de pora

Cüma i spec' de'n avventüra

 

E disïa al vec’, PaHa al pà,

Go mïa tep e go de mangià [2]

E disïa al vec’, PaH’em l'i, [3]

Go Het e Ho' n'assassino.

 

I oc’ dervïa al vec’ al dè

El He ardàe gnac an giro

Ma'l paHò'l pà e'n guHì de i [4]

A chel che disïa go Het go fam

 

E fu chel'àtim de calür [5]

Poi amò via contra al vet

De nac’ ai oc' amò al Hül

De dre dale Hpale al peHcatür

 

De dre dale Hpale 'n peHcatür

E la memoria l'è già dülür

E già'l penHèr de'n April

Bütat vïa a l'umbra de'n cortil

 

'Riarono Hol ca’aal [6]  doi sbiri

'Riarono Hol caaal  coi fucili [7]

Disïan al vec’ he le’an banda

L'era paHat an assassino

 

Ma all'ombra del ültim Hol

L'era dre a durmì el peHcatür

E g'aia an sguaro Hura'l müs

Chel parïa dre a grignà.

 

E g'aia an sguaro Hura'l müs

Chel parïa dre a grignà.

 

 [1] Ho tradotto come "sembrava stesse ridendo" per la metrica

[2]  Non ho tradotto il "troppo" perche' il doppio verbo avere e' gia' inteso

come rafforzativo ( "ho da mangiare" invece che "ho fame")

[3]  "Vino" si dice proprio così (caduta della [v] iniziale e della [n] finale)

[4]  Molto libera, ho tradotto (ma  diede il pane e un goccio di vino)

[5] Traduco letteralemente, anche se il calore non e' inteso in senso meteorologico

[6]  In sella ho tradotto "sul cavallo"...

[7] ...e armi con fucili

 

*

LE PÊCHEUR

Versione francese di Riccardo Venturi

 

A l’ombre du dernier soleil

un pêcheur s’était assoupi,

son visage était sillonné

par un espèce de sourire.

 

Un assassin vint à la plage,

avec ses grands yeux d’enfant,

avec ses yeux pleins de terreur,

c’étaient le miroir d’une aventure.

 

Et il lui dit, Donne-moi du pain,

j’ai peu de temps et j’ai très faim,

et il lui dit, Donne-moi du vin,

j’ai soif et je suis un assassin.

 

Le pêcheur entrouvrit ses yeux,

il ne se retourna même pas

mais il donna du vin et du pain

à quelqu’un qui avait soif et faim.

 

Ce fut la chaleur d’un moment,

puis il repartit vers le vent

devant lui il n’y a que le soleil,

derrière il n’y a qu’un vieux pêcheur.

 

Derrière il n’y a qu’un vieux pêcheur,

et les souvenirs deviennent douleur,

c’est le regret d’un mois d’avril

où l’on jouait à l’ombre d’une cour.

 

Deux gendarmes sont arrivés là,

montés en ses chevaux, bien armés,

ils ont demandé au pêcheur

s’il avait vu un assassin.

 

Mais à l’ombre du dernier soleil

un pêcheur s’était assoupi,

son visage était sillonné

par un espèce de sourire

 

son visage était sillonné

par une espèce de sourire.

 

*

 

U PISCATURI

Versione in Siracusano di Franco Senia

 

All'ùmmira ro’ suli ca mureva

D'addummiscìu u piscaturi

Cu na piega sùpira a facci

Ca pareva ca rrireva  [1]

 

Arrivò a pilaia unu  [2]

Ru occhi ranni i piccirinnu

Ru occhi i fuora ‘ro scandu

Ierano i specchi ‘i na’ risgrazia

 

Ci rissi o vecchju, Rammi u pani

Nunn'aiu tempu ie iaiu fami

Ci rissi o vecchju, Rammi u vinu

Iaiu siti ie nn'aiu ammazzatu unu [3]

 

Rapìu l'occhi u vecchju e taliò u ionnu

Sinni futtìu i cu c'era attonnu

Ma abbuccò u vinu ie tagghjò u pani

Pi cù riceva iaiu siti ie fami.

 

Ie ffù u caluri ’r’in mumentu

Ie nn'autra vota su pigghjò u ventu

Ravanti all'occhi sempri u suli

Rarreri e spanni nu piscaturi

 

Rarreri e spanni nu piscaturi

Ie tutti i riuoddi fanu mali

Ie si riuodda quanno n'aprili

Iucava all'ùmmira r'in cuttigghju

 

A cavannu arrivàrunu ru sbirri

Arrivàrunu a cavannu co fucili

Ie ci spiàrunu u vecchju si i'nnà vicinu

Iera passatu nu delinquenti.

 

Ma all'ùmmira ro suli ca mureva

D'era addummisciutu u piscaturi

Cu na piega sùpira a facci

Ca pareva ca rrireva

 

Cu na piega sùpira a facci

Ca pareva ca rrireva.

 

[1]        In siracusano non si sorride. O si ride o niente.

[2]       Non esiste un vocabolo siracusano per assassino.

[3]             Ipotizzo che l'assassino ne abbia ucciso uno solo!  

           

 

‘L PËSCADOR

Versione in Piemontese di Marco Sopegno (Slowdog) e Silvia “Slowessa”

 

A l'ombra d'l sol c'a meuir [1]

A l'era 'ndurmise 'n pëscador

E l'avia 'na rùpia 'n facia

Come a fusa 'n fat 'd rije. [2]

 

Rivaije a la riva 'n'assasin

L'avia doi oeij gros come 'na masnà

Doi oeij sgranà 'd'la pour

A l'ero 'l specc 'd'n'aventura.

 

L'ha ciamaije al veij dame 'l pan

L'hai pa 'd tèmp e tròpa fam

L'ha ciamaije al veij dame 'l vin

L'hai sèij e son 'n assassin.

 

'L veij a l'ha duertà ij oeij al dì

Sensa gnanca vardesse ëntorn

A l'ha vërsà 'l vin e sciancà 'l pan [3]

Pèr chi a'i disija l'hei sèij e fam.

 

L'è stait 'l calor 'd'n momènt

Poei torna 'n presa contra 'l vènt

Con 'nt ij oeij ancora 'l sol

Daré 'd le spale 'n pëscador.

 

Daré 'd le spale 'n pëscador

E 'l ricòrd a l'é già dolòr [4]

A l'è già l'argrèt 'd'n'avrìl

Giugà a l'ombra d'n cortìl. [5]

 

Son ruvà due guardie 'n sij cavaij

Ruvà 'n sij cavaij con l'armamènt

L'han ciamaije al veij se li daosìn

L'era pasaije 'n'assassin.

 

Ma a l'ombra d'l sol c'a meuir

A l'era 'ndurmise 'n pëscador

E l'avia 'na rupia 'n facia

Come a fusa 'n fat 'd rije.

 

E l'avia 'na rupia 'n facia

Come a fusa 'n fat 'd rije.

 

 

 

 

[1]  Anche noi abbiamo fatto morire il sole.

[2]  Anche i piemontesi sorridono poco.

[3]  "Scianchè 'l pan" è orribile, ma tant'è

[4]  Ci sarebbe stato bene "'n sagrìn" (con la [n] velare), ma con "dolòr"

(pron. dulùr) sopravvive una rima

[5]  "Cortìl" è orrendo, ci vorrebbe "cort", ma almeno si salva un po' di

rima e di metrica

 

*

 

O PESCADOR

Versione portoghese di Riccardo Venturi

 

Na sombra do último sol

adormecera-se um pescador,

no rosto ele tinha um sulco

como uma espécie de sorriso.

 

Chegou à praia um assassino

com grandes olhos de menino,

grandes e cheios de seu medo,

eram espelho duma aventura.

 

E disse ao homem, Dá-me pão,

não tenho tempo e tenho fome,

e disse ao homem, Dá-me vinho,

tenho sete e sou um assassino.

 

O pescador abriu os olhos,

nem sequer olhou à sua volta

mais ele deu seu pau e seu vinho

a alguém que tinha sete e fome.

 

Só foi o calor de um momento,

pois ele partiu rumo ao vento,

à sua frente, ainda o sol,

atrás de si, um pescador.

 

Atrás de si, um pescador

e já a lembrança é sofrimento,

já é a saudade dum abril

de jogos na sombra dum pátio.

 

 

 

 

E dois gendarmes bem armados

chegaram à praia, armados

pedindo-lhe ao pescador

se tinha visto um assassino.

 

Mas na sombra do último sol

adormecera-se um pescador,

e no rosto ele tinha um sulco

como uma espécie de sorriso

 

e no rosto ele tinha um sulco

como uma espécie de sorriso.

 

*

 

I’PPESCATORE

Versione in Senese rustico (colligiano) di Paola Romagnoli

 

N’i’mmentre he’ndava giù’ i’ssole

S’era messo a ddormì’n pescathore [1]

Ciavèa quarcosa su’i’vviso

Che parèa thutt’ un sorriso.

 

Venn’alla spiaggia’n delinquente

Du’ occhi grandi hom’un cittino,

Du’ occhi pieni di spavento,

Ci si specchia’a l’avventura.

 

Gni diss’ a’i’vvecchio, Damm’i’ppane

Che ce l’ho furia [2] e ttanta fame,

Gni diss’ a’i’vvecchio, Damm’i’vvino,

Ciò ssethe e ò morto [3] ‘na phersona.

 

Ll’occhi ll’aphèrse i’vvecchio a’i’ggiorno,

E ‘un si guardòe manc’all’intorno

Mescétte i’vvino e tagliòe ‘i’ppane

A quell’òmo he ciavèa sethe e ffame.

 

‘Un po’ di hardo [4], dh’un sehondo

E ppoi n’i’vvento se n’andiède

Davant’all’occhi sempr’i’ssole,

Dreh’a’i’ggroppone ’n pescathore

 

Dreh’a’i’ggroppone’n pescathore

E qui’rrihordo gni fa mmale,

E gni venìa a’mmente unguanno [5]

Huando ‘e giohava ‘n’un giardino [6]

 

N’i’mmentre he’ndava giù’ i’ssole

S’era messo a ddormì’n pescathore

Ciavèa ‘na hosa sopra i’vviso

Che parèa thutt’ un sorriso

 

Gli avèa ‘na hosa sopra i’vviso

He gli avèa thutto d’un sorriso.

 

"Il criterio è stato: come avrei raccontato questa storia a mia nonna Mafalda, nata nel 1907?"

 

[1]  In campagna o si sta svegli o si dorme di brutto. Non ci si "assopisce".

[2]  Il concetto di "poco tempo" è cittadino. Di solito dalle mie parti "s’ha ffuria".

[3] Il verbo "morire" è usato comunemente come verbo transitivo per "uccidere":

            "I’ccacciatore glià morto du’ huaglie". "Mòrilo" vuol dire "ammazzalo".

[4] Nella vita di campagna o fa caldo o fa freddo. Non c’è né "calore", né "frescura".

[5] Antichissima parola dantesca ancora usata dalle mie parti. Vuol dire alla lettera

            "l’anno scorso" (dal latino "hunc annum") oppure genericamente "tempo fa".

            I nomi dei mesi si usano pochissimo; ad esempio, per dicembre si preferisce dire

            "pe’ Nnatale" o "pe’ i’ Cceppo", per ottobre si preferisce dire " ‘n tempo di

            Vendemmia" e così via. Le stagioni sono solo "estate" e "inverno".

[6] Le "corti" sono solo in paese e "cortile" non esiste come parola.

 

*

 

EL PESCADORE

Versione in Rovigotto (o rodigino) di Marco "Che" Randolo

 

Al ombra del'ultimo sole

Se jera assopio un pescadore

Chel'g'aveva un solco lungo el viso

Come na specie de soriso.

 

Venne ala spigia un assasin

Dü oci grandi da putìn,

Dü oci enormi de paura

I'jera i speci de'n'aventura.

 

Ghe disse al vecio "Dame pan,

G'ho poco tempo e troppa fame"

Ghe disse al vecio "Dame vin,

G'ho sè e so' un assasin"

 

I oci verzè el vecio al dì,

Nel se vardò nianca intorno,

Ma versò el vin e tajò el pan

Par chi diseva "G'ho sè, g'ho fame".

 

E fu el calor d'un momento

Po' via ancora verso el vento,

Po' via ancora verso el sole,

Dedrio le spale un pescadore.

 

Dedrio le spale un pescadore,

E la memoria l'è za dolore,

L'è za el rimpianto d'un Aprile

Zugà all'ombra d'un cortile.

 

Vennero in sela do gendarmi,

Vennero in sela co'e'armi

E i'domandaron al vecio se lì vizin

Fose passà un assasin.

 

Ma all'ombra dell'ultimo sole

Se jera assopio un pescadore

Chel'g'aveva un solco lungo el viso

Come na specie de soriso.

 

Chel'g'aveva un solco lungo el viso

Come na specie de soriso. 

 

*

 

LU PESCATOR'

Versione Abruzzese (teatino) di Domenico (Nico) Chillemi

 

Sott' a' lu sOl ch'ha finIt

Lu pescatOr s'ha 'ddurmIt

'ngh na rIg sopr' a' lu mUss

Sembr ca rId mentr rUss (1)

 

Ha minUt a lu mAr cullu' c'ha 'ccIs

Ave' na frec dH guaj n'ta lu vIs

Tene' 'ddu occhj gne' nu uagliOn

'ngh na fifa gross gne' nu burrOn (2)

 

Ha dett a lu vecchj "mi di lu pAn

N'n teng temp ma teng fAm

E se pUr lu vIn m' vulEss da'

La sEt d' nu pazz putEss placa'" (3)

 

S'ha sviAt senza vede' nisciUn

Pe' dda' a magna' e bEv a chi stev' a diggiUn,

Ha piAt lu vIn e ha tajAt lu pAn

E l'ha dat' a cullu' ca tene' fAm (2)

 

'ngh lu mumEnt sentEv cAll

Mentr lu vEnt s'n'jEv a 'bbAll

StEv a 'gguarda' lu sOl ancOr

A 'rrEt a l spAll nu pescatOr

 

 

A 'rrEt a l spAll nu pescatOr

S'aricurdEv e je dolEv lu cOr

StEv a pHnsa' a nu vecchj aprIl

Quann giuchEv sott'a lu curtIl

 

Ha minUt la pulizIj 'ngh li cavAll

E 'ngh li fucIL 'ngopp a lH spAll (4)

E a lu vecchj hann'addummannAt

Se cullu' c'ha 'ccIs ave' passAt

 

Ma sott' a' lu sOl ch'ha finIt

Lu pescatOr s'ha 'ddurmIt

'ngh na rIg sopr' a' lu mUss

Sembr ca rId mentr rUss

 

'ngh na rIg sopr' a' lu mUss

Sembr ca rId mentr rUss .

 

 (1) non e' detto che il vecchio russi, ma era per fare la rima

(2) sempre per fare rima ho invertito le strofe

(3) in abruzzese congiuntivo e condizionale sono in genere la stessa cosa

(4) non e' detto che siano fucili, ma pensate faccia differenza?

 

 

*

 

E PSCADOR

Versione in Romagnolo (imolese) di Jacopo Beltrandi

 

A l’o(a)ra d’ l’ultum so(u)l

U s’era indurmintè un pscador

Ch’ l’aveva un so(u)lc in t’là faza

Cumpegna un surìs.

 

L’avgnet a la spiagia un asasè

Du òci grend cumpegna un babè

Du òci grend ed pora

I era i spec d’un’aventura.

 

L’admandè a e vec(i) dam e pè

Ai ho poc tèmp e tròpa fèm

L’admandè a e vec(i) dam e vè

Ai ho sed e a so un asasè

 

E vec l’avrì i oc a e dè

Un s’ guardè gnèca atoren

Ma e svarsè e vè e ciapè un pèz ed pè

Per quel che geva ai ho sed e fèm.

 

 

E fòt e cheld d’un mumènt

E pù veja nèca vers e vènt

Davèti ai oc ancora e so(u)l

Drè al spall un pscador.

 

Drè al spall un pscador

E la memoria l’è bèlache dulor

L’è bèlache e rimpièt d’un abril

Zughèd a l’òra d’un curtìl.

 

I avgnet a la spiagia du zindèrm

I avgnet in sèla cun agli èrum

I admandè a e vec se a lè avsè

E foss pasè un asasè.

 

Ma a l’òra d’ l’ultum so(u)l

U s’era indurmintè un pscador

Ch’ l’aveva un so(u)lc in t’là faza

Cumpegna un surìs

 

Ch' l'aveva un so(u)lc in t'là faza

Cumpegna un surìs.

 

*

 

U PESCAÙ

Versione in Ligure (di Alassio) di Mauro Perrotta

 

 All'umbra de l'urtimu sü

u s'èa assupìu 'n pescaù

e u l'axeva 'n sorcu lungu u muru

cumme na specie de surìsu.

 

U l'èa vegnìu a maìna 'n asciascìn

Dui euggi grandi da ninin

Dui euggi enormi de e na gran pùia

i l'èan i speggi de na ventûra.

 

U l'à dumandàu au veggiu "Damme u pan,

gh'ò pocu tempu e troppa famme

U l'à dumandàu au veggiu damme u vin

gh'ò sei sun 'n asciascìn".

 

I euggi u l'à avèrtu u veggiu au giurnu

nun se miràu mancu 'nturnu

ma u l'à versàu u vin e u l'à ruttu u pan

pe chi u dixeva ho sei ho famme.

 

U l'è stàitu u calù de 'n mumæntu

àua u l'è tûrna versu u væntu

de frunte ai euggi ancùa u sü

derè a e spalle 'n pescaù.

 

Derè a e spalle 'n pescaù

e a memôia a l'è sä dulù

u l'è sä 'n rinciàntu de 'n arvì

zigàu a l'umbra d'en curtille.

 

E i sun vegnûi in sella dui guòrdie

i sun vegnûi in sella cun e òrmi

e i l'àn dumandàu au veggiu se lì vixìn

u fusse passàu 'n asciascìn.

 

Ma all'umbra de l'urtimu sü

u s'èa assupìu 'n pescaù

e u l'axeva 'n surcu lungu u muru

cumme na specie de surìsu

 

E u l'axeva 'n surcu lungu u muru

cumme na specie de surìsu.

 

 

a) un alassino direbbe piu' volentieri "mattettu" invece di un generico "ninin" ma

spero che comprenda le esigenze della metrica...

b) la "maìna" è la spiaggia ovvero il luogo dove l'intera comunità trascorreva la

maggior parte della giornata. Alassio è infatti priva di un vasto

retroterra e la cultura marinaresca ha da sempre prevalso su quella contadina...

c) ...quindi un bambino difficilmente "zigòva" (giocava) in un "curtille", al limite in

una "ciassa" (piazza) o, meglio, alla "maìna" ma la prima

soluzione è più musicale.

d) "tûrna" vuol dire "di nuovo" ed è un intercalare tipico del luogo.

 

*

 

EL PES-CIADOR

Versione nel dialetto Alto-anauniense (Alta val di Non, Trentino),

o "Noneso" di Stef

 

A l'ombrìa de l'ultim sol

el s'era empisolà en pes-ciador

el geva en solc su par el vis

come che 'l fusa en soris.

 

E' pasà da iu en sasin

doi ocli grandi da popin

doi ocli grandi de paura

l'era i speg-li de n'aventura.

 

El g'ià dit al veciel "Dame el pan

giai puec temp e masa fam"

El g'ià dit al veciel "Dame el vin

giai sè e sen en sasin"

 

El veciel l'ha daverzu i ocli al dì

no 'l s'è vardà nancia en ziro

Ma l'ha dat fuer el vin, l'ha spezà el pan

par che ch'el diva "giai sè, giai fam"

 

L'è stà el cialor d'en moment

po' via da nueu vers al vent,

davanti ai ocli ancora el sol,

dedrìa ale spale en pes-ciador.

 

Dedrìa ale spale en pes-ciador

e la memoria l'è en dolor

l'è za el rimpianto de n'auril

zugià en te l'ombrìa d'en cortil.

 

Po' è nu en sela doi zendarmi

i è nudi en sela cole armi

i già domandà al veciel se iu d'ausin

fusa pasà en calche sasin.

 

Ma a l'ombrìa de l'ultim sol

el s'era enmpisolà en pes-ciador

el geva en solc su par el vis

come che 'l fusa en soris

 

El geva en solc su par el viso

come che 'l fusa en soris.

 

Come un tempo si dibattè sulla lista, molti dialetti italiani non contemplano

il verbo "sorridere" o il vocabolo "sorriso". Il mio dialetto non fa eccezione:

 

"grignar" è ridere, ma per sorridere o sorriso, niente. Così ho trovato la

rima con "vis", viso. (Ma in dialetto si usa di più "mus", muso, o "faza",

faccia. "Vis" si usa ora, ma è un'italianismo.

Così non ho trovato corrispondenze per "rimpianto", "memoria", "dolore": ho

trascritto direttamente dall'italiano.( E' stato questo uno dei motivi per cui

ho lasciato la traduzione a lungo nel "cassetto" del disco rigido...)

 

*

 

AL PÈSCADÖR

Versione in Reggiano montanaro (con mescolanza di Parmigiano

precollinare) di Alessandro

 

A l'ombasèn ed l'ùltom söl

'l s'era pislé un pèscadör

e 'l gh' äva 'n sòrc int'al mùs

quasi ch'al fùss’ un sorìs

 

Vèna a la spiàgia 'n asasèn

dù oc' grànd da pùtèn

dù oc' sbraghé in't la paura

j'erèn i spec' ed 'n aventùra

 

E 'l dìs al vec' : dàm dal pan

a gh'ò pòc tèmp e tròpa fàma

E 'l dìs al vec' : dàm dal vèn

gh'o sèi, a sòn un asasèn

 

Al rèva j oc' al vec' al giorèn

sènsa guardères gnàn d'intòrèn

ma 'l vùda al vèn e 'l sc'ianca 'l pàn

par chi gh'e dzäva "gh'o sèi, gh'o fàma"

 

L'e sté 'l càlör d'un momènt

e dòpa ancòra in fàcia al vènt,

de d'nàns a j oc' ancora 'l söl

d'dardè il spàli un pèscador

 

D'dardè il spàli un pèscador

e la memoria l'è za 'n dòlor

l'è za 'l rìmpiant ed 'n avrìl

zughè a l'ombazèn in't un cortil

 

Vènen in sèla i càrabàn

Vènen in sèla, pistòli in màn

e i 'dmandèn al vec' se li z'vèn

's fussa fat véder 'n asasèn

 

Ma a l'ombasèn ed l'ùltom söl

'l s'era pislé un pèscador

e 'l gh'äva 'n sòrc int'al mùs

quasi ch'al fùss un sorìs.

 

E 'l gh'äva 'n sòrc int'al mùs

quasi ch'al fùss un sorìs

 

*

 

EL PESCADOR

Versione in Triestino di città di Fulvia Hercog e Antonella “Cippecioppe”

 

Al'ombra de l'ultimo sol

se gavva indormenzà un pescador

che el gaveva un segno largo come el viso

che pareva un soriso.

 

Riva sula rena un sassìn

do oci grandi de putèl

do oci grandi de fifìu

iera i speci de un'aventura.

 

El ghe domanda al vecio: "Dame el pan.

Go poco tempo e 'sai fame."

El ghe domanda al vecio: "Dame el vin.

Go sede, son un sassìn."

 

I oci el verzi el vecio al giorno

no 'l se varda gnanca 'torno

ma el svoda el vin, el rompi el pan

per chi ghe diseva: "Go sede, go fame."

 

Xe stà la vampa de un momento

e po' via de novo verso el vento

in fronte ai oci ancora el sol

dedrio de le spale un pescador.

 

Dedrio de le spale un pescador

e la memoria xe zà un dolor

xe zà el rimpianto de un april

zogà al'ombra de una corte.

 

Vien in sela do gindarmi

i vien in sela co' le armi

i ghe domanda al vecio se là vizin

iera passà un sassin.

 

Al'ombra de l'ultimo sol

se gaveva indormenzà un pescador

che el gaveva un segno largo come el viso

che pareva un soriso.

 

*

 

ECH PEKÈUS

Versione in Chtimi (piccardo) di Marjorie Levallois

 

Au lombe dech darain solau

un pekèus s’étot endourmi

i avot chle bronne siyonnée

d’unne espèche de soérire.

 

Unn assasinèus i est rivé à chl’ plache

avec sis grands ius d’éfant,

avec sis ius pleins d’ pieur,

c’étotte ‘ch miroir d’unne aventure.

 

I a dit, bale’m dech paing,

je n’a pon tans mi j’a trè faim,

i a dit, bale’m dech vyin,

mi j’a so mi ej su unn assasinèus.

 

Ech pekèus i euve echs ius ach jour

i ene s’inrale même pon

mais bale dech vyin et dech paing

à un qui i avot soé et faim.

 

Et c’est chle caleur d’unn momint

pos i arpart chle bronne achl vint

fach àlle i n’a qu’ech solau,

époule àlle qu’unn viux pekèus.

 

Epoule àlle qu’un viux pekèus,

et ches esvnirs se fott’ douleur,

c’est chl’argret d’unn moés d’avril

où l’in juot au lomb’ d’unn coron.

 

Deux jindarmes i sont rivés

mintés à kvau et byin armés

is ont dmindé achl pekèus

s’i avot vu unn assasinèus.

 

Mès au lombe dech darain solau

un pekèus s’étot endourmi

i avot chle bronne siyonnée

d’unne espèche de soérire

 

i avot chle bronne siyonnée

d’unne espèche de soérire.

 

*

 

LU PESCATORE

Versione in Còrso settentrionale (pomontinco) di Jean-Pascal Ghiglioni

 

All’ombra di l’ùltimu sole

s’iera addurmitu un pescatore

cu unu ciriffu in su lu visu

come una sorta di sorrisu.

 

Vien’alla spiagghja un assassinu

du occhi come un bambolinu

du occhi grossi di pavura

ièranu ‘u specchju d’una avventura.

 

Chi li dimanda dammi lu pane

i ò pogu tempu e troppa fame

chi li dimanda dammi lu vinu

i ò sete e so’ un assassinu.

 

Li occhi li rapre lu vecchju a lu ghjornu

nu si vardò nimancu a l’intornu

chi mescia lu vinu e corta lu pane

a chi li dice i ò sete i ò fame.

 

Fu lu calore di unu momentu

po scappò encora ni lu ventu

davanti l’occhi encora lu sole

posta li spalli un pescatore.

 

Posta li spalli un pescatore

e ghjà lu ricordu iè dolore,

iè lu rimpjantu d’un avrile

ghjucatu all’ombra d’un curtile.

 

Vínneru in seglia du giandarmi

vínnero un seglia cu li armi

e dimandornu si là vicinu

fusse passatu ‘n assassinu

 

Ma all’ombra di l’ùltimu sole

s’iera addurmitu un pescatore

cu unu ciriffu in su lu visu

come una sorta di sorrisu

 

cu unu ciriffu in su lu visu

come una sorta di sorrisu.

 

*

 

O ΨAPAΣ

Versione greca di Giuseppina di Lillo

 

Στην γλυκιά ώρα του σούρουπου

κοιμόταν ένας ψαράς

και ένα λακκάκι είχε στο πρόσωπό του

που έμοιαζε με χαμόγελο.

 

Απ’ τη παραλία ξαφνικά ένας δολοφόνος

με μάτια ολάνοιχτα σαν τα μωρά,

δυο μάτια ολάνοιχτα με φόβο

σαν αντανάκλαση όλης μιας περιπέτειας.

 

Και ζήτησε απ’ τον γέρο Δώσμου ψωμί

δεν έχω χρόνο και πεινάω πολύ

και ζήτησε απ’ τον γέρο Δώσμου κρασί

διψάω και είμαι φονιάς.

 

Τα μάτια άνοιξε ο γέρος και την ήμερα είδε

δεν γύρισε να κοιτάξει γύρω του

μα κρασί έβαλε και ψωμί έδωσε

σε όποιον έλεγε ότι πεινούσε και διψούσε.

 

Αυτή η ζεστασιά ήταν για μια μόνο στιγμή

μετά πάλι η τρελή κούρσα προς τον άνεμο

μπροστά στα μάτια το τελευταίο φως του ηλίου

πίσω στις πλάτες ένας ψαράς.

 

Πίσω στις πλάτες είναι ένας ψαράς

στην μνήμη ένας πόνος

η ανάμνηση ένας Απριλίου

που χάνεται στην σκιά σε μια αυλή.

 

Ήρθαν δυο αστυνομικούς στην παραλία

ήρθαν πάνω στα άλογά τους και με όπλα

και ρώτησαν τον γέρο εάν, από κει,

πέρασε ένας φονιάς.

 

Μα στην γλυκιά ώρα του σούρουπου

κοιμόταν ένας ψαράς

και ένα λακκάκι είχε στο πρόσωπό του

που έμοιαζε με χαμόγελο

 

και ένα λακκάκι είχε στο πρόσωπό του

που έμοιαζε με χαμόγελο


 

Una canzone

A song

Une chanson

Ein Lied

Una canción

Uma canção

Un cântec

΄Ενα τραγούδι

Een lied

Ur son


 

I MOSTRI CHE ABBIAMO DENTRO

Giorgio Gaber

(2002)

 

“Approfitto dell'opportunità delle "appendici" perchè da un po' pensavo di postare questa canzone, ma non volevo risultare troppo OT. Secondo me può rientrare nell'ambito di questa raccolta  perchè come suo solito Gaber riesce a sbatterci in faccia certe caratteristiche di noi stessi che francamente penso preferiremmo ignorare, e la battaglia contro "i mostri che abbiamo dentro" è una di quelle che vale la pena di combattere, al contrario di tante altre.

 

Fa un certo effetto non capire bene

  da dove nasce ogni tua reazione.

  E tu stai vivendo senza sapere mai

  nel tuo profondo quello che sei

  quello che sei.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  che vivono in ogni uomo

  nascosti nell'inconscio

  sono un atavico richiamo.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  che vagano in ogni mente

  sono i nostri oscuri istinti

  e inevitabilmente

  dobbiamo farci i conti.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  silenziosi e insinuanti

  sono il gene egoista

  che senza complimenti

  domina e conquista.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  ci spingono alla violenza

  che quasi per simbiosi

  si è incollata

  alla nostra esistenza.

 

  La nostra vita civile

  la nostra idea di giustizia e uguaglianza

  la convivenza sociale

  è minacciata

  dai mostri che sono la nostra sostanza.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  i mostri che abbiamo dentro.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  ci fanno illanguidire

  di fronte a quella cosa

  che spudoratamente

  noi chiamiamo amore.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  sono insaziabili e funesti

  sono il potere a tutti i costi

  ma anche chi lo odia

  soltanto per invidia.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  ci ispirano il grande sogno

  di un Dio severo e giusto

  col mitico bisogno

  di Allah e di Gesù Cristo.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  ci inculcano idee contorte

  e il gusto sadico e morboso

  di fronte a immagini di morte.

 

  La nostra vita cosciente

  la nostra fede nel giusto e nel bello

  è un equilibrio apparente

  che è minacciato

  dai mostri che abbiamo nel nostro

  cervello.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  crescono in tutto il mondo

  i mostri che abbiamo dentro

  ci stanno devastando.

 

  I mostri che abbiamo dentro

  che vivono in ogni mente

  che nascono in ogni terra

  inevitabilmente.


 

POSTRIBOLO

di Riccardo Venturi

 

Come preannunciato, inserisco questo scritto al termine della mia raccolta delle “Canzoni contro la guerra”. L’aggettivo possessivo non significa naturalmente che questa “iniziativa” debba essere considerata come di esclusiva realizzazione del sottoscritto, tutt’altro, vuol solo dire che mi sono occupato finora di rimettere insieme dei testi di canzoni via via spediti a due newsgroup e a due mailing list, di tradurne alcuni e di metterli a disposizione di tutti in una forma graficamente presentabile e fruibile.

 

Dapprima un po’ di “storia”, o un piccolo riassunto della cosa, di com’è nata e di come si è sviluppata. Le “Canzoni contro la guerra” sono scaturite, o meglio sono emerse, da questo periodo che stiamo vivendo; è una cosa assolutamente semplice, quasi banale, e non c’è in fondo troppo da meravigliarsene, dato che sono stati in ballo quattro “gruppi virtuali” che si occupano per definizione di canzoni, e di canzoni d’autore.

Come detto più volte durante la raccolta, la “scintilla” (e una scintilla, di solito, dà fuoco a qualcosa che è già nell’aria) e stata scoccata da Paolo “Vaccaloca” Rusconi, che scrive sulla mailing list “Bielle” (Brigate Lolli); il quale, ad un certo punto (cioè poco prima della manifestazione “planetaria” del 15 febbraio scorso) ha pensato bene di aprire un sito dedicato alle “Parole di pace”: articoli di giornae, links, poesie e, per l’appunto, canzoni. In una mail ha chiesto a tutti di contribuire liberamente al suo sito (http://paroledipace.altervista.org); ed è qui, poiché sono uno che prende decisioni rapide (usualmente sbagliate, ma mi sia concessa qualche eccezione), sono “sceso in campo” (wow, l’ho detto). Raccogliendo, reperendo, traducendo e ordinando; è una mia caratteristica naturale che devo spiegare un po’ meglio.

Io sono nato dal disordine, ho sempre vissuto in un disordine implacabile e tutto lascia presagire che vi morirò; ma, in tutto questo, ho bizzarramente mantenuto, e sviluppato quasi all’inverosimile, tre o quattro cose in cui sono di un rigore teutonico.  Schedare e archiviare è una di queste cose; e vorrei specificare a qualche allegro buontempone stanziato da queste parti della Gran Rete che, per me, la definizione di “archivista” non è né una vergogna, né un’offesa. Lo invito anzi ad approfondire le figure e le vicende umane di certi meravigliosi archivisti del passato, come quell’Antonio Magliabechi iniziatore della Biblioteca Granducale Fiorentina (il nucleo iniziale di quella che, poi, sarebbe divenuta la Biblioteca Nazionale Centrale): brutto, sporco, trasandato, passava le sue giornate rinchiuso tra i suoi libri che leggeva, giustappunto, ordinando, archiviando ed infilandoci dentro, come segnalibri, delle fette di salame smangiucchiate dei suoi pasti mal consumati. Soleva dire: “La vità è breve e i libri son tanti”.

 

Tornando a noi (ma, siccome questo è un “postribolo”, faccio tutti gli excursus che mi par di fare), pochi giorni dopo è iniziata la raccolta vera e propria, coinvolgendo non solo “Bielle”, ma anche la mailing list “Fabrizio” ed i newsgroup it.fan.musica.de-andre (IFMDA) e it.fan.musica.guccini (IFMG); giunto all’atto conclusivo, posso “confessare” che, seppur indirettamente, alla cosa ha partecipato anche un altro newsgroup, it.cultura.linguistica.francese (ICLF). A base, certo, di “passaggi” per i quali non ho neppure chiesto il permesso, e soprattutto di crosspost selvaggi; in questi ultimi tempi devo quasi aver battuto il record del famoso Federico Degni. Sono iniziati i “volumi” (con i relativi e biechi “elenchi parziali delle canzoni”) ed ho chiesto a qualcuno di ospitare la raccolta sul proprio sito; si sono fatti avanti Fil, coi suoi http://www.obiezione.it e http://www.avvelenata.it , Matteo Santagata (“Matte”) con http://matteo.ge.it , poi, Lorenzo Masetti, con il quale la raccolta è divenuta veramente “attiva” ed il cui sito mirrorato (http://canzonicontrolaguerra.cjb.net) permetterà a chiunque di continuare ad inserire autonomamente canzoni fin quando lo voglia e che rappresenta quindi la possibile continuità di tutta questa cosa.

Dopo una fase iniziale di “confusione numerica”, all’inizio del II volume è nato il “tag”, quel “CCG” che voleva avere un valore esclusivamente pratico e che, invece, è diventato un’ “etichetta” guadagnandosi persino qualche sarcastica storpiatura (assieme a molte virgolette e ad altrettanti

“cosiddette”). E poiché, appunto, le “CCG” sono “cosiddette”, andiamo un po’ a vedere per qual motivo lo siano state.

 

Se questa è stata una raccolta, occorreva che avesse un titolo; e la ragione per cui ho pensato di scegliere “canzoni contro la guerra” l’ho spiegato più volte in questi due mesi e rotti. Esso riflette, naturalmente, un’opinione del tutto mia personale, che mi ha portato a preferirlo, in primis, a “canzoni per la pace”. Vorrei a questo punto chiarire definitivamente, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che non mi ritengo affatto un “pacifista”, né per il mio carattere fondamentalmente rissaiolo (sebbene sia raro che porti a lungo rancore verso qualcuno), né per convinzioni profonde e ideali radicati. Tra le “CCG”, quelle che meglio rispecchiano il mio pensiero sono casomai certe canzoni “nella” guerra; ma questo l’ho già detto non poche volte ed è superfluo che ancora mi ci dilunghi.

D’altronde, dato che ho coscientemente fatto assumere alla raccolta un carattere, diciamo, “pubblico” (o “collettivo”), non potevo assolutamente intervenire sui testi che venivano via via proposti (alcuni dei quali, come ad esempio quelli di Franco Battiato, francamente detesto); altrimenti mi sarei fatto la mia raccolta personale, me la sarei mandata avanti da solo, e bonanotte a’ sonatori. Se qualche poca volta, invece, non ho inserito dei testi, è perché, in una cosa del genere, un minimo di coerenza interna è comunque necessario; e tali testi (cinque in tutto, su quasi seicento) non avevano palesemente niente a che vedere con la guerra, né “contro”, né “per”, né “dentro”.

In questo modo, le “CCG” hanno assunto il loro aspetto estremamente composito, e non poteva essere altrimenti. Sono veramente divenute il riflesso dei modi più svariati di intendere quella che, in senso assai lato, può comunque essere definita un’opposizione. Ed è un’opposizione che perdura intatta, anche se qualche poveraccio si beerà magari nel pensare che stiamo “smobilitando”. Paradossalmente (ma non troppo) sarebbe stato interessante che qualcuno che non si oppone né a questa, né ad altre guerre, avesse fatto un’analoga raccolta di “canzoni per la guerra”; il materiale non gli sarebbe certo mancato, tra canti bellici, militari, “patriottici” eccetera. Ma, forse, questa eventuale raccolta di “CPG” avrebbe rischiato di essere ancor più contro la guerra di quella propriamente detta. Non é detto che, quando Bush andrà a “liberare” la Siria, il Sudan, la Corea del Nord o qualche altra parte dell’ “Asse del Male”, non mi ci metta io stesso a farla.

 

Per quanto sopra, va da sé che un titolo veramente appropriato per le “CCG” avrebbe dovuto essere lungo un chilometro; ma tant’è. C’è di tutto, “Stelutis alpinis” convive con “Contessa”, le canzoni simil-cattoliche con Alfredo Bandelli, De André coi canti partigiani o della guerra di Spagna, Phil Ochs con le ballate bretoni, le canzoni note a tutte e quelle più sconosciute, Bob Dylan con i listaroli e niusgruppari che hanno voluto scrivere delle canzoni originali; e il titolo può anche essere piacevolmente ingannevole, un po’ come “Papà Goriot” che è invece la storia di Vautrin e di Rastignac, o “I tre moschettieri” che sono in realtà la storia del quarto.

 

Durante la raccolta delle “CCG” si sono, naturalmente, sviluppate alcune discussioni.  Ed anch’esse sono state ben composite: su questo o quel testo, sulla natura e sulle motivazioni della cosa e, chiaramente, sulla guerra in sé e su questa guerra in particolare. Ce ne sono state di meno di quelle che, personalmente, avrei sperato; ma va bene lo stesso, e per le discussioni c’è sempre tempo.

 

Della guerra e di questa guerra si sarebbe comunque discusso a prescindere dalle “CCG”; e, infatti, a tale riguardo la cosa più interessante è stata la considerazione su come la guerra, per cosi' dire, si nutra da sola, anche nel parlarne, e di come essa, specialmente in un periodo in cui è in atto, costringa tutti a confrontarvisi in una sorta di "dittatura" che eserciterebbe su ogni

altra cosa. E' quella che è stata chiamata la "guerra fascista" che obbliga a dire, insomma; e, in un certo senso, anche le "CCG" vi rientrano perfettamente. Consciamente o meno, anch'esse avrebbero contribuito ad alimentare il "mangiatutto" della guerra.

La cosa è vera, negarlo sarebbe solo arrampicarsi sugli specchi. Tanto più che le "CCG", come tante altre cose, sono venute fuori in occasione di una certa guerra, quando invece, di guerre altrettanto se non più sanguinose, terribili, inutili e stupide ce n'erano in quantità sufficiente già belle in corso. Perché se ne parla tanto quando la guerra la fanno gli USA e la Gran Bretagna, e non, che so io, quando la fa l'India nel Kashmir, la Russia in Cecenia (e la Russia, ultimamente, è nel campo "pacifista"!) eccetera? Il 19 settembre scorso è scoppiata una guerra civile in Costa d'Avorio: qualcuno se n'è accorto ed ha pensato, tra le altre cose, di raccogliere canzoni? Ci sono dunque guerre di serie A, di serie B e addirittura di serie Z?

Quante domande, tante risposte, per dirla con zio Bertoldo.

In realtà, si', è cosi'. Ci sono guerre di serie A, di serie B e anche di serie Z. Ci son guerre che fanno notizia, guerre che non la fanno e guerre del tutto dimenticate, o che non si sa neppure che sono scoppiate. Il tutto, pero', si inserisce in quello stato di guerra continua, "a episodi" solo apparentemente scollegati l'uno dall'altro, che qualcuno potrebbe tranquillamente definire -ed io sono fra questi- "Terza guerra mondiale". La quale è la guerra, veramente mondiale, tra i ricchi e i poveri, tra dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri. Una guerra fatta con tutte le armi possibili, compresi un paio d'aeroplani di linea dirottati e mandati a schiantarsi su dei grattacieli.

Mi chiedo: è veramente possibile che tutto ciò non penetri a fondo nelle nostre coscienze anche se, per emergere, ha purtroppo bisogno degli atti della Grande Potenza Planetaria e dei suoi fedeli cagnolini? La guerra si auto-nutre, ma non è possibile sfuggirle; ciononostante ci tentiamo in tutti i modi possibili e immaginabili. Non tentarci sarebbe abdicare definitivamente alla nostra

autodistruzione, fisica e mentale; ed è contro di essa che mi sento, in definitiva, "mobilitato permanentemente".

Tutto il resto è aria: a volte fresca, a volte fritta.

 

Raccogliendo e ordinando le "CCG", come sono solito fare, non ho mai cessato di osservarmi. Nella mia stanza, al PC o chino su un foglio o su un quaderno (i miei "strumenti tecnologici" preferiti). Che cosa stavo facendo? "Mobilitato" in una camera? E "mobilitato" come, traducendo una canzone dal catalano? Come bisognerebbe "mobilitarsi", veramente? Come essere davvero attivi, perché niente, finora, è riuscito a convincermi che il silenzio non sia uguale a morte, almeno

nei casi in cui fa un bel po' di rumore? Come essere quel che si vuole, ma senza mai perdere la propria capacità critica verso se stessi, verso gli altri e verso tutto ciò che accade?

Il "pericolo" di mettere a disposizione di tutti, con le "CCG", un comodo strumento per tacitarsi un pochino la coscienza e l'"impegno" l'ho avvertito da subito, non crediate. Ma, poi, esso è stato

stemperato dal pensiero che stavo forse dando un'importanza eccessiva a questa ipotesi. Vivo attualmente in un angolo di mondo quasi dimenticato, ma sul quale la guerra, la distruzione e la morte sono passate a ripetizione; il mio "essere mobilitato" equivale in modo più profondo ad aprire la finestra e a guardare. Equivale a cercare di nutrire forse l'unico, vero ed efficace antidoto contro la guerra: la memoria. Che sia a base di canzoni o di qualsiasi altra cosa. Non per

niente è proprio la memoria che subisce, ogni giorno, attentati continui. Sono contro il disarmo della memoria. Per quello che posso, la voglio riarmare. E tutti dovrebbero farlo, nel modo che

preferiscono.

 

Arrivo quindi alla conclusione. Mi ero detto che avrei sicuramente scritto qualcosa al "termine": una postfazione, insomma. Da "postfazione", giocando di parole su "preambolo", sono passato a

"postambolo" e da qui, un po' scherzando e un po' no, a "postribolo". Perché sono ben consciente, ed anche lieto, che le "CCG" siano state fondamentalmente un puttanaio, un Far West di parole e musica, il pianeta Marte di "Total recall" (toh, il Venturi "contro la guerra" adora Clint Eastwood e, a volte, anche Arnold Schwarzenegger, lo avreste mai pensato?). Un puttanaio, spero, di vita; e hasta la vista.

 

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, ed anche a coloro che non lo hanno fatto.

 

Bruay sur l'Escaut (Francia, dipartimento del Nord),  12 aprile 2003.


 

FINE DEL QUINTO VOLUME

E DELLE “CANZONI CONTRO LA GUERRA”

 

 

 

 

 


 

ELENCO DELLE CANZONI CONTENUTE NEL QUINTO VOLUME

List of Songs included in the fifth Volume

Liste des chansons du cinquième volume

 

*

 

Le canzoni seguite da un asterisco sono provviste di traduzione

The songs marked with an asterisk are provided with a translation

Les chansons marquées d’une asterisque ont une traduction

 

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452. Andrea (Fabrizio de André)

453. Tom Traubert’s Blues (Tom Waits)*

454. Spirits Past (Gil Scott Heron)*

455. Il siluramento dello “Sgarallino” (“Mago Chiò”)

456. L’eccidio di Ancona (Anonimo)

457. Napoleone (Stornelli popolari toscani)

458. Regazzine vi prego ascoltare (Canzone popolare romana)

459. Son maritata giovane (Anonimo)

460. La Badoglieide (Nuto Revelli)

461. Non ti ricordi il 31 dicembre (Canto partigiano)

462. Se il cielo bianco fosse di carta (Ivan della Mea)

463. Para todos todo (por el subcomandante Marcos)*

464. Sinàn Capudàn Pascià (Fabrizio de André)*

465. They dance alone (Sting)*

466. Shed a little Light (James Taylor)*

467. Sul confine (Cristiano de André)

468. Aida (Rino Gaetano)

469. Die Gedanken sind frei (Trad.)*

470. What’s going on (Marvin Gaye)*

471. Billy don’t be a Hero (Paper Lace)*

472. Can’t find Osama, bomb Iraq ( - )*

473. Bambino (Banco del Mutuo Soccorso)

474. Resist War (Chris Brown – Kate Fenner)*

475. Bla, bla, bla (Banco del Mutuo Soccorso)

476. Buona notte, sogni d’oro (Banco del Mutuo Soccorso)

477. Buone notizie (Banco del Mutuo Soccorso)

478. La bomba (I Nomadi)

479. Taxi (Banco del Mutuo Soccorso)

480. Noi parte due (Max Pezzali)

481. Le grand chambardement (Guy Béart)*

482. Thousands of Feet below you (Alice Walker)*

483. Wallflower (Peter Gabriel)*

484. Scolpisci guerra (Marco Parente)

485. Planedenn (Gilles Servat)*

486. Cambia il vento (Gang)

487. Se non ci ammazza i crucchi (I Gufi)

488. La vera storia di Jan di Leida (Max Manfredi)

489. Triviale poursuite (Renaud)*

490. Ohio (Crosby, Still, Nash & Young)*

491. Draft Dodger Rag (Phil Ochs)*

492. Sky Pilot (The Animals)*

493. Still in Saigon (Dan Daley – Charlie Daniels Band)*

494. Goodnight Saigon (Billy Joel)*

495. Guerra mundial (Joaquín Sabina)*

496. Así en la guerra como en los celos (Joan Manuel Serrat)*

497. To ακορντεόν (Manos Loïzos)*

498. O δρόμος (Manos Loïzos)*

499. Στον πόλεμο ο Τζο (Lavrendis Maheritsas)*

500. Piastrelle (Antonio Teresano)

501. Els trens de Kosovo (Lluís Llach)

502. Marlene (Noir Désir)*

503. Utopia (Alanis Morrissette)*

504. The Call (Country Joe McDonald)*

505. The Butcher’s Tale (The Zombies)*

506. The Sun is burning (Christy Moore)*

507. Why? (Tracy Chapman)*

508. Stop War (Isola Posse All Star)

509. Infant de Beirut (Lluís Llach)*

510. Fills d’Hiroshima (Lluís Llach)*

511. Les charognards (Renaud)*

512. La ballata dell’Ardizzone (Ivan della Mea)*

513. Il figlio del poliziotto (Paolo Pietrangeli)

514. Kimiad ar soudard yaouank (Tradizionale bretone)*

515. E parrez Langonned (Alan Stivell – trad.)*

516. Soldier of Plenty (Jackson Browne)*

517. Rumours of War (Billy Bragg)*

518. Oliver’s Army (Elvis Costello)

519. Rockets (Cat Power)

520. No Blood for Oil (Jim Lesses)

521. Like Soldiers do (Billy Bragg)

522. Money is your Blood (Torben Franck)

523. Khorakhané (Fabrizio de André)*

524. Itaca (Lucio Dalla)

525. Per due innamorati (Lucio Dalla)

526. Yawankiz ma bro (Gilles Servat)*

527. Ball of Confusion (The Temptations)

528. March of Death (Zack de la Rocha – DJ Shadow)

529. Falskir fræðimenn (Anonimo)*

530. O Κεμάλ (M.Frangulis)*

531. H μπαλάντα του νεκρού στρατιώτη / Legende vom toten Soldaten

(Maria Farandouri / Bertolt Brecht)*

532. Ω γέρο νέγρο Tζιμ (Trad.)*

533. Mostra Mostar (Luca Bonaffini)

534. A casa (Luca Bonaffini)

535. Gung Ho (Patti Smith)

536. Un sorso in più (Carmen Consoli)

537. Eco di sirene (Carmen Consoli)

538. No Apologies (Joni Mitchell)

539. Gia tài cøa mÁ (Tring Công Son)*

540. La storia (Africa Unite)

541. Roccu u stortu (Il parto delle nuvole pesanti)

542. Kit Carson (Bruce Cockburn)*

543. Companheiro Bush (Tom Zé)*

544. Out of Time (Blur)

545. Ratatuie (Mitili FLK)*

546. The Cavemen (Peggy Seeger)

547. My youngest Son came home today (Eric Bogle)

548. International Cowboy (John Warner)

549. In a World gone mad (Beastie Boys)

550. Μπήκαν στην πόλη οι οχτροί (Coro tradizionale greco)*

551. Φίλοι και αδέλφια (Nikos Xylouris)

552. Ποτέ ποτέ (M.Farandouri – M.Dimitriadis)*

553. Eίμαστε δύο (A. Kaloyannis)*

554. Velha chica (Waldemar Bastos)*

555. Hey President don’t you kill for me (The Anti-Idiot-President Coalition Band)

556. L’abito della sposa (Ivano Fossati)

557. Un soldatin (Mitili FLK)*

558. Sambadiò (Pippo Pollina)

559. Indian Wars (Bruce Cockburn)*

560. Souvenez-vous (Pierre Bachelet)*

561. Tremori antichi (Delirium)

562. Gridalo nel buio (Milly)

563. Storia di guerra (Emilio Insolvibile)

564. The Ballad of Sister Snake (Not Moving)

565. Serial killer (Franco Battiato)

566. Tout le monde y pense (Francis Cabrel)

567. Ville de lumière (Gold)*

568. L’oiseau et l’enfant (Marie Myriam)

569. Il bombarolo (Fabrizio de André)*

570. Les loups sont entrés dans Paris (Serge Reggiani)*

571. El derecho de vivir en paz (Víctor Jara)*

572. Il soldato del re (Radiofiera)

573. Fini’ la guerra (Dodi Moscati)

574. Chant des partisans (Yves Montand)*

575. Pietà l’è morta (Nuto Revelli)

576. Gwerz Victor Jara (Gilles Servat)*

577. Venim del nord, venim del sud (Lluís Llach)*

578. Caporetto (Andrea Maffei Spritz Band)

579. Cantico dei cantici (Milly)

580. Stella di guerra (Aldo Giavitto)

581. Cadorna (Anonimo)

582. Come finirà (Anonimo)

583. Contrasto tra l’aristocratica e la plebea sulla guerra di Tripoli (Anonimo)

584. Медсанбат (Vladimir Vysotskij)*

585. Veusa Metge (Frédéric)*

586. Why? (Pippo Pollina)

587. Héros (Bandabardò)*

 

588. Bomba boomerang (Piero Pelù)

589. Trenta miglia di mare (Assalti Frontali)

590. La bomba intelligente (Bisca 99 Posse)

591. Montesole (PGR)

592. Spauràz (Nosisà)*

593. Us and them (Pink Floyd)*

594. Fratelli? (Roberto Vecchioni)

595. Mostar (Bassapadana)

596. Quand Viêt-Nam s’appelait Indochine (Anne Vanderlove)*

597. Corvi (Massimo Bubola)

598. Companys, no és això (Lluís Llach)*

599. New World Hawdah (Linton Kwesi Johnson)*

600. La vie s’écoule, la vie s’enfuit (Gilles Servat)*

 

 

Una canzone contro la pace terrificante:

La domenica delle Salme (Fabrizio de André)*

 

Una canzone per:

Il pescatore (Fabrizio de André)*

 

Una canzone:

I mostri che abbiamo dentro (Giorgio Gaber)

 

Postribolo, di Riccardo Venturi

 

 

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