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452. ANDREA
Fabrizio de André
Andrea s'è perso s'è perso e non sa tornare
Andrea s'è perso s'è perso e non sarà tornare
Andrea aveva un amore Riccioli neri
Andrea aveva un dolore Riccioli neri.
C'era scritto sul foglio ch'era morto sulla
bandiera
C'era scritto e la firma era d'oro era firma
di re
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Ucciso sui monti di Trento dalla mitraglia.
Occhi di bosco contadino del regno profilo
francese
Occhi di bosco soldato del regno profilo
francese
E Andrea l'ha perso ha perso l'amore la perla
più rara
E Andrea ha in bocca un dolore la perla più
scura.
Andrea raccoglieva violette ai bordi del pozzo
Andrea gettava Riccioli neri nel cerchio del
pozzo
Il secchio gli disse - Signore il pozzo è
profondo
più fondo del fondo degli occhi della Notte
del Pianto.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più
profondo di me.
Lui disse - Mi basta mi basta che sia più
profondo di me.
453. TOM TRAUBERT’S BLUES
Tom Waits
Ricordiamo questa allucinata canzone anche nell’interpretazione di Maggie Holland.
Wasted and wounded, it
ain't what the moon did
I got what I paid for
now
see ya tomorrow hey
Frank can i borrow
a couple of bucks from
you, to go
Waltzing Mathilda,
waltzing Mathilda, you'll go waltzing
Mathilda with me
I'm an innocent victim
of a blinded alley
and I'm tired of all
these soldiers here
no one speaks English
and everything is broken
and my Stacys are
soaking wet
to go waltzing
Mathilda, waltzing Mathilda, you'll go
waltzing Mathilda with me
now the dogs are
barking
and the taxi cabs
parking
a lot they can do for
me
I begged you to stab
me
you tore my shirt open
and I'm down on my knees
tonight
Old Bushmills I
staggered
you buried the dagger
in
your siluette window
light to go
Waltzing Mathilda,
waltzing Mathilda, you'll go waltzing
Mathilda with me
now I've lost my St.
Christopher
now that I've kissed
her and the
one armed bandit know,
and the
maverick Chinaman, and
the cold blooded signs
and the girls down by
the strip tease shows go
waltzing Mathilda,
waltzing Mathilda, you'll go waltzing
Mathilda with me
No, I don't want your
sympathy
the fugitives say that
the streets aren't for dreaming now
manslaughter dragnets
and the ghost that sell memories
they want a piece of
the action anyhow go
waltzing Mathilda,
waltzing Mathilda, you'll go waltzing
Mathilda with me
and you can ask any
sailor
and the keys from the
jailor
and the old men in
wheelchairs know
that Mathilda's the
defendant, she killed about a hundred
and she follows
whatever you may go
waltzing Mathilda,
waltzing Mathilda, you'll go waltzing
Mathilda with me
and it's a battered
old suitcase
to a hotel someplace
and a wound that will
never heal
no prima donna the
perfume is on
an old shirt that’s
stained
with blood and whiskey
and goodnight to the
streets sweepers
the night watchman
flame keepers
and goodnight Mathilda
too.
*
IL BLUES DI
TOM TRAUBERT
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Sconvolto e ferito, e
non è certo un caso,
di certo ho avuto quel
che ho pagato
a domani, ciao Frank,
che mi presti
un par di dollari per
andare
a ballare Waltzing
Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni
a ballare Waltzing
Mathilda insieme a me?
Sono vittima innocente
di un vicolo cieco
e ne ho abbastanza di
tutti ‘sti soldati qui
nessuno parla inglese
e tutto quanto è distrutto
e i miei scarponi sono
bagnati fradici
per ballare Waltzing
Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni
a ballare Waltzing
Mathilda insieme a me?
e ora i cani abbaiano
e i tassi’ che
parcheggiano
posson fare tante cose
per me
ti ho pregato di
pugnalarmi
mi hai fatto uno
strappo alla camicia
e stasera sono giù
come una bestia
barcollavo in preda
all’Old Bushmills [*]
e tu hai seppellito il
pugnale
il tuo profilo alla
finestra illuminata per andare
a ballare Waltzing
Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni
a ballare Waltzing
Mathilda insieme a me?
Ora ho perso il mio
San Cristoforo
ora che l’ho baciata e
che
il bandito monco sa,
e che il dissidente
cinese, i segnali a sangue freddo
e quelle
spogliarelliste laggiù vanno
a ballare Waltzing
Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni
a ballare Waltzing
Mathilda insieme a me?
No, non voglio la tua
simpatia
i fuggitivi dicono che
le strade non son fatte per i sogni ora
stragi retate di
polizia e il fantasma che vende ricordi
tutti vogliono un
pezzo d’azione e comunque vanno
a ballare Waltzing
Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni
a ballare Waltzing
Mathilda insieme a me?
e puoi chiedere a
qualunque marinaio
e anche le chiavi al
carceriere
e i vecchi in
carrozzina sanno
che Mathilda è
l’imputata, ne ha ammazzati un centinaio
e ti vien dietro
ovunque vada
a ballare Waltzing
Mathilda, Waltzing Mathilda, che ci vieni
a ballare Waltzing
Mathilda insieme a me?
è come una vecchia
valigia ammaccata
da qualche parte in un
albergo
e una ferita che non
guarirà mai
nessuna primadonna, il
profumo
è su una vecchia
camicia macchiata
di sangue e whiskey
e buonanotte agli
spazzini
al metronotte ai
guardafiamma
e buonanotte pure a
Mathilda.
[*] marca di whisky (irlandese)
454. SPIRITS PAST
Gil Scott Heron
It's getting to be the
time of the year
When people once spoke
of love and good cheer
With peace on the
earth and good will to all men
And we all believed
that there'd come a day
When peace would be
more than on its way
'Cause peace has been
on its way since I don't know when
And the folks who
decide what will be
Haven't confided in me
And I don't think that
everybody can wait till then
It makes me sad that
my kids won't see
Christmas the way it
used to be
I was so excited
though we didn't have a dime
But that seems like
such a long time ago
And i am still a child
i know
But it seems like
we've lost much more than the time
And the folks who
decide what will be
Haven't confided in me
And i don't think that
everybody can wait till then.
*
SPIRITI DEL
PASSATO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Sta arrivando la
stagione dell’anno
in cui, una volta, la
gente parlava d’amore e d’allegria
con la pace sulla
terra e e buona volontà per tutti
e tutti credevamo che
sarebbe venuto un giorno
in cui la pace sarebbe
stata più che in cammino
perché la pace è in
cammino da non so quanto tempo
Ma quelli che decidono
cosa accadrà
non hanno avuto
fiducia in me
e non penso che ognuno
possa aspettare fino a allora
Sono triste perché i
miei figli non vedranno
Natale com’era una
volta
ero cosi’ eccitato
malgrado non avessimo un quattrino
ma questo sembra
oramai tanto lontano
e io sono ancora un
bambino, lo so,
ma mi sembra che
abbiamo perso molto più che il tempo
E quelli che decidono
cosa accadrà
non hanno avuto
fiducia in me
e non penso che ognuno
possa aspettare fino a allora.
455. IL SILURAMENTO DELLO “SGARALLINO”
“Mago Chiò”
(1943)
Il 12 settembre 1943, quattro giorni prima del rovinoso bombardamento che distrusse la città di Portoferraio, all’Isola d’Elba, assieme a tutte le sue installazioni industriali, un siluro tirato da una fregata inglese distrusse “per errore” (cosi’ affermò il capitano dell’unità militare) il postale “Andrea Sgarallino”, che assicurava ancora il servizio passeggeri tra Piombino e il capoluogo elbano. Si era soli quattro giorni dopo l’armistizio dell’otto settembre, e gli elbani, che crepavano letteralmente di fame, erano andati in massa in continente per cercare di trovare qualcosa da mangiare. Si tratta, insomma, di quello che oggi si definisce uno “spiacevole effetto collaterale”. Dei quasi mille passeggeri ammassati sul piroscafo, ne morirono 830; praticamente ogni famiglia elbana (compresa la mia) ebbe almeno un morto, quel giorno, sulla maledetta nave.
“Mago Chiò” era un
popolare cantastorie e rimatore portoferraiese che fino alla sua morte continuò
a comporre canzoni (senza strumenti, perché non conosceva la musica), strofe e
stornelli popolari. In realtà era una figura talmente nota nell’Elba di
quell’epoca, che ogni nuova canzone gli veniva automaticamente attribuita. Non
è quindi certo che la seguente canzone sia stata da lui effettivamente scritta.
Ringrazio mio cugino Renzo Dini di San Piero che me la ha fatta avere,
conservata ancora in un vecchio quaderno di mia zia Sebastiana (" Bastiana
la Titta”, morta nel 1995). A San Piero, tra l’altro, il caffé sulla Piazza della
Chiesa (la stessa dove ogni anno, a fine agosto, si tiene una “Serata De
André”) si chiama ancora proprio “Mago Chiò”.
Il dodici settembre
partiva da Piombino
ben carico di gente
l’ “Andrea Sgarallino”
Il dodici settembre
ben carico di gente
partiva da Piombino
ched’è sul continente
Erano tutt’a bordo,
erano ben stipati
Erano quasi mille, non
sono più tornati
Nel mezzo del canale
che c’era il sole in
cielo
qualcun vede qualcosa
movendo l’acqua a pelo
Nel mezzo del canale
passate le tonnare
qualcun vede qualcosa,
non si poté sbagliare.
Erano tutt’a bordo,
erano ben stipati
Erano quasi mille, non
sono più tornati
Si sentono le grida
si sentono le urla
si chiama il capitano
e non è certo burla
Si sentono le grida
nessuno è più al
sicuro:
“Buttarsi tutt’a mare,
Che sta a arrivà un
siluro!”
Erano tutt’a bordo,
erano ben stipati
Erano quasi mille, non
sono più tornati
Ma non féciono in
tempo,
nessun s’era buttato;
che ci fu l’esplosione
dell’ordigno scoppiato
Ma non féciono in
tempo,
nessun s’era salvato;
per ottocentotrenta
il tempo s’è fermato
Erano tutt’a bordo,
erano ben stipati
Erano quasi mille, non
sono più tornati
Aspetta aspetta al
molo
la gente ‘un vé
arrivare
la nave di ritorno
e inizia a lagrimare
Aspetta aspetta al
molo
la gente ode vociare
che l’Andrea
Sgarallino
or giace in fondo al
mare
Erano tutt’a bordo,
erano ben stipati
Erano quasi mille, non
sono più tornati
“Sia maladetto ‘l
giorno
che son venuto in
terra,
Sia maladetto l’omo
che vòrse (*) questa
guerra”
“Sia maladetto l’omo,
sia maladetto Iddio,
ché a bordo c’era
mamma
e pur l’amore mio”.
Erano a bordo, e non
avran domani
Erano quasi mille, ed
eran tutti elbani.
(*)
volle
456. L’ECCIDIO DI ANCONA
Anonimo
(1914)
Il fatale sette giugno
proprio il dì dello
Statuto,
degli onesti avean
voluto
seriamente protestar
contro i capi e le
feroci
compagnie di
disciplina;
ma il prefetto alla
mattina
Malatesta fé arrestà.
Il comizio fu inibito
ed allora a Villa
Rossa
quella gente alquanto
scossa
dal rifiuto, si adunò,
Tutti quanti gli
oratori,
già d'accordo nel
parlare
stabiliron di iniziare
una seria agitazion.
Nell'uscire i
comizianti
dal local tranquilli e
buoni,
fur purtroppo
testimoni
di una scena di
terror.
Spinti, oppressi e
circondati,
assaliti qual
canaglia,
dello stato la
sbirraglia
contro il popolo
sparò.
Fu per l'orrida
tragedia,
che nel mondo non v'è
uguali,
tre compagni 'a noi
più cari
morti caddero nel
suol.
Maledetta la
sbirraglia
che ci ha immersi nel
dolore!
Lì per li, colpita al
cuore,
tutta Italia protestò.
Ma non basta la
protesta,
non è nulla il nostro
pianto,
per coloro che soffron
tanto,
che hanno perso i lor
figliol.
457. NAPOLEONE
Stornelli popolari
toscani
(1814)
Guarda, o Napoleone,
quel che fai:
la meglio gioventù
tutta la vòi
che le ragazze te le
friggerai.
Napoleone, fa' le cose
giuste,
falla la coscrizion
delle ragazze,
pigli le belle e
lascia star le brutte.
Napoleone, te ne
pentiraii,
la meglio gioventù
tutta la vòi,
della vecchiaia che te
ne farai?
Quando Napoleone mosse
battaglia
fece tremar
d'ogn'albero la foglia,
cannonate tirava di
mìtraglia.
Napoleon, non ti
stimar guerriero,
a Mosca lo trovasti
l'osso duro,
all'isola dell'Elba
prigioniero.
459. REGAZZINE VI PREGO ASCOLTARE
Canzone
popolare romana
(1918)
Regazzine vi prego
ascoltare
la mia storia con
giusta ragion,
io la voglio davver
raccontare,
che mi trovo ne li
gran dolor.
Da quel dì dalla morte
crudele
fianco mio l'amor mi
rapì,
a pensar ch'ero tanto
fedele,
trovo pace né notte e
né di'.
Mi voleva per Pasqua
sposarmi
ma il destino non
volle così:
non avendo compiuto i
vent 'anni
che sul Piave
innocente morì.
Mi ricordo dei cari
suoi baci
che mi dava stringendo
al mio sen;
mi diceva: sei bella,
mi piaci,
sulla terra sei nata
per me.
Regazzine che fate
all'amore,
capirete quant'è il
mio soffrir:
non c'è al mondo più
grande dolore
di vedere l'amante a
morir.
Son rimasta nel mondo
smarrita,
senza aver la mia
gioia al sen;
prego Dio che mi tolga
la vita
per andare a viver con
sé.
Così disse con voce tremante,
per tre volte così
replicò;
chiuse gli occhi
dolenti all'istante
poi in cielo con lui
se ne andò.
459. SON MARITATA GIOVANE
Anonimo
(1896)
Son maritata giovane,
son maritata giovane,
son maritata giovane,
l'età di quindici
anni,
l'età di quindici
anni,
l'età di quindici
anni.
Mio marito è morto,
è morto militar.
E son rimasta vedova
con due figli al cuor.
Uno lo tengo in
braccio
e l'altro per la man.
Uno si chiama Pietro
e l'altro Franceschin.
Tutte le ore che
passano
mi sento di morir,
E de'o andare in
'Merica,
'Merica a lavorar.
'Merica, 'Merica,
'Merìca,
'Merica a lavorar.
460. LA BADOGLIEIDE
Nuto Revelli
[ Musica di L. Bianco
]
(1945)
O Badoglio, o Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio,
col tuo degno compare Vittorio
ci hai già rotto abbastanza i coglion.
T’ l’as mai
dit parei,
t’ l’as mail
dit parei,
t’ l’as mai
dit, t’ l’as mai fait,
t’ l’as mai
dit parei,
t’ l’as mai
dilu: sì sì
t’ l’as
falu: no no
tutto questo
salvarti non può.
Ti ricordi quand’eri fascista
e facevi il saluto romano
ed al Duce stringevi la mano?
sei davvero un gran porcaccion.
Ti ricordi l’impresa d’Etiopia
e il ducato di Addis Abeba?
meritavi di prendere l’ameba
ed invece facevi i milion.
Ti ricordi la guerra di Francia
che l’Italia copriva d’infamia?
ma tu intanto prendevi la mancia
e col Duce facevi ispezion.
Ti ricordi la guerra di Grecia
e i soldati mandati al macello,
e tu allora per farti più bello
rassegnavi le tue dimission?
A Grazzano giocavi alle bocce
mentre in Russia crepavan gli alpini,
ma che importa ci sono i quattrini
e si aspetta la grande occasion.
L’occasione infine è arrivata,
è arrivata alla fine di luglio
ed allor,
per domare il subbuglio,
ti mettevi a fare il dittator.
Gli squadristi li hai richiamati,
gli antifascisti li hai messi in galera,
la camicia non era più nera
ma il fascismo restava il padron.
Era tuo quell’Adami Rossi
che a Torino sparava ai borghesi;
se durava ancora due mesi
tutti quanti facevi ammazzar.
Mentre tu sull’amor di Petacci
t’affannavi a dar fiato alle trombe,
sull’Italia calavan le bombe
e Vittorio calava i calzon.
I calzoni li hai calati
anche tu nello stesso momento,
ti credevi di fare un portento
ed invece facevi pietà.
Ti ricordi la fuga ingloriosa
con il re, verso terre sicure?
Siete proprio due sporche figure
meritate la fucilazion.
Noi crepiamo sui monti d’Italia
mentre voi ve ne state tranquilli,
ma non crederci tanto imbecilli
di lasciarci di nuovo fregar.
No, per quante moine facciate
state certi, più non vi vogliamo,
dillo pure a quel gran ciarlatano
che sul trono vorrebbe restar.
Se Benito ci ha rotto le tasche
tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;
pei fascisti e pei vecchi cialtroni
in Italia più posto non c’è.
T’ l’as mai
dit parei,
t’ l’as mail
dit parei,
t’ l’as mai
dit, t’ l’as mai fait,
t’ l’as mai
dit parei,
t’ l’as mai
dilu: sì sì
t’ l’as
falu: no no
tutto questo
salvarti non può.
461. NON TI
RICORDI IL 31 DICEMBRE
Canto partigiano piemontese
(1943)
Non ti ricordi il 31
dicembre,
quella colonna di
camion per Boves
che trasportavano
migliaia di tedeschi,
contro sol cento di
noi partigian.
Che trasportavano
migliaia di tedeschi,
contro sol cento di
noi partigian.
E da San Giacomo e poi
la Riboira
Castellare, Madonna
dei Boschi
la s'infuriava la
grande battaglia
contro i tedeschi,
fascisti traditor.
La s'infuriava la
grande battaglia
contro i tedeschi,
fascisti traditor.
Dopo tre giorni di
lotta accanita
tra vasti incendi e
vittime borghesi
non son riusciti con
la loro barbaria
noi partigiani poterci
scacciar.
Non son riusciti con
la loro barbaria
noi partigiani poterci
scacciar.
Povere mamme che han
perso i lor figli
povere spose che han
perso i mariti
povera Boves ch'è
tutta distrutta
sotto quei colpi del
vile invasor.
Povera Boves ch'è
tutta distrutta
sotto quei colpi del
vile invasor.
462. SE IL CIELO
BIANCO FOSSE DI CARTA
Ivan della Mea
(1965)
Se
il cielo fosse bianco di carta
e
tutti i mari neri d’inchiostro
non
saprei dire a voi, miei cari,
quanta
tristezza ho in fondo al cuore,
qual
e il pianto, qual è il dolore
intorno
a me.
Si
sveglia l’alba nel livore
dì
noi sparsi per la foresta,
a
tagliar legna seminudi,
coi
piedi torti e sanguinanti;
ci
hanno preso scarpe e mantelli,
dormiamo
in terra.
Quasi
ogni notte, come un rito,
ci
danno la sveglia a bastonate;
Franz
ride e lanci una carota
e
noi, come larve affamare,
ci
si contende unghie e denti
l’ultima
foglia.
Due
ragazzi sono fuggiti:
ci
hanno raccolti in un quadrato,
uno
su cinque han fucilato,
ma
anche se io non ero un quinto
non
ha domani questo campo...
ed
io non vivo..,
Questo è l’addio
a tutti voi, genitori cari,
fratelli e amici,
vi
saluto e piango.
Chaìm.
463. PARA TODOS TODO
(No morirá la flor de la
palabra)
por
el subcomandante Marcos
No
morirá la flor de la palabra. Podrá morir el rostro oculto de quien la
nombra
hoy, pero la palabra que vino desde el fondo de la historia y de la
tierra
ya no podrá ser arrancada por la soberbia del poder.
Nosotros
nacimos de la noche. En ella vivimos. Moriremos en ella. Pero la
luz
será mañana para los demás, para todos aquellos que hoy lloran la
noche.
Para
quienes se niega el día. Para quienes es regalo la muerte. Para
quienes
está prohibida la vida.
Para
todos la luz. Para todos todo.
Para
nosotros la alegre rebeldía. Para nosotros nada.
Nuestra
lucha es por la vida y el mal gobierno oferta muerte como futuro.
Nuestra
lucha es por la justicia y el mal gobierno se llena de criminales
y
asesinos.
Nuestra
lucha es por la historia y el mal gobierno propone olvido.
Nuestra
lucha es por la paz y el mal gobierno anuncia muerte y destrucción.
Para
todos la luz. Para todos todo.
Para
nosotros la alegre rebeldía. Para nosotros nada.
Aquí
estamos. Somos la dignidad rebelde. El corazón olvidado de la patria.
*
PER TUTTI, TUTTO
Versione
italiana di Riccardo Venturi
Non
morirà il fiore della parola. Potrà morire il viso nascosto di chi oggi la
dice, ma la parola che è venuta dal profondo della storia e della terra non
potrà essere strappata via dal potere e dalla sua superbia. Della notte noi siamo nati. In essa viviamo,
in essa moriremo. Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro
che, oggi, piangono la notte.
Per
coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per
coloro cui la vita è proibita.
Per
tutti la luce. Per tutti tutto.
Per
noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.
La
nostra lotta è per la vita, ed il malgoverno offre morte come futuro.
La
nostra lotta è per la giustizia, e il malgoverno si riempie di criminali ed
assassini.
La
nostra lotta è per la storia, e il malgoverno propone dimenticanza.
La
nostra lotta è per la pace, e il malgoverno annuncia morte e distruzione.
Per
tutti la luce. Per tutti, tutto.
Per
noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.
Qui
stiamo. Siamo la dignità ribelle. Il cuore dimenticato della patria.
*
FOR ALL THE PEOPLE, EVERYTHING
Versione
inglese di Riccardo Venturi
The
flower of the word will not die. Maybe, the hidden face of all those, who say
it now, will die, but the word coming from the depths of history and of the
earth cannot be uprooted by the arrogance of power. From the night we came. In
the night we live, in the night we shall die. But, tomorrow, the ligh will
shine for the others, for all those who are crying in the night, today.
For
all those who are denied the daylight. For all those who see death as a welcome
gift. For all those who are forbidden to live.
For
all the people, the light. For all the people, everything.
For
us, the gay rebellion. For us, nothing.
Our
struggle is for life, and a bad government gives us death for the future.
Our
struggle is for justice, and a bad government is filled with criminals and
assassins.
Our
struggle is for memory, and a bad government offers oblivion.
Our
struggle is for peace, and a bad government announces death and destruction.
For
all the people, the light. For all the
people, everything.
For
us, the gay rebellion. For us, nothing.
Here
we are. We bear the dignity of rebellion. We are the the forgotten heart of our
fatherland.
*
TOUT POUR TOUT LE MONDE
Versione
francese di Riccardo Venturi
La fleur de la parole ne mourra
pas. Ce qui peut mourir, c’est seulement la face cachée de ceux qui la disent
aujourd’hui, mais la parole venue du profond de l’histoire et de la terre ne
pourra pas être arrachée par le pouvoir et par son arrogance. Nous sommes nés
de la nuit. Dans la nuit nous vivons, dans la nuit nous mourrons. Mais, demain,
la lumière brillera pour tous ceux qui, aujourd’hui, pleurent la nuit.
Pour tous ceux à qui le jour est
nié. Pour tous ceux qui voient la mort comme un beau cadeau. Pour tous ceux à
qui la vie est interdite.
La lumière pour tout le monde. Tout
pour tout le monde.
Pour nous, la joyeuse rébellion.
Pour nous, rien.
Notre
combat est pour la vie, et un gouvernement méchant nous offre la mort pour
l’avenir.
Notre
combat est pour la justice, et un gouvernement méchant se remplit de criminels
et d’assassins.
Notre
combat est pour l’histoire, et un gouvernement méchant nous propose l’oubli.
Notre
combat est pour la paix, et un gouvernement méchant annonce la mort et la
ruine.
La
lumière pour tout le monde. Tout pour tout le monde.
Pour
nous, la gaie rébellion. Pour nous, rien.
Nous
sommes là. Nous sommes la dignité de la rébellion. Le cœur oublié de la patrie.
*
ALLES FÜR ALLE
Versione tedesca di Riccardo Venturi
Die Blume des Wortes wird nicht sterben.
Non
morirà il fiore della parola. Potrà morire il viso nascosto di chi oggi la
dice, ma la parola che è venuta dal profondo della storia e della terra non
potrà essere strappata via dal potere e dalla sua superbia. Della notte noi siamo nati. In essa viviamo,
in essa moriremo. Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro
che, oggi, piangono la notte.
Per
coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per
coloro cui la vita è proibita.
Per
tutti la luce. Per tutti tutto.
Per
noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.
La
nostra lotta è per la vita, ed il malgoverno offre morte come futuro.
La
nostra lotta è per la giustizia, e il malgoverno si riempie di criminali ed
assassini.
La
nostra lotta è per la storia, e il malgoverno propone dimenticanza.
La
nostra lotta è per la pace, e il malgoverno annuncia morte e distruzione.
Per
tutti la luce. Per tutti, tutto.
Per
noi l’allegra ribellione. Per noi, niente.
Qui
stiamo. Siamo la dignità ribelle. Il cuore dimenticato della patria.
*
ALLES VOOR ALLEMAAL
Versione olandese di Eliza Wouters-Dijksmuide
De bloem van
het woord zal niet sterven. Wat kan sterven is het verborgen gezicht van wie
vandaag het zegt, maar het woord, dat uit het diepst van de geschiedenis en van
de aarde is gekomen, kan niet meer ontworteld worden door de verwaandheid van
de macht. Uit de nacht komen we. In de nacht leven we, in de nacht zullen we
sterven.
Maar morgen,
voor de anderen zal er licht zijn, voor allen die vandaag in de nacht huilen.
Voor allen die
van de daglicht worden beroofd. Voor allen, die de dood voor een geschenk
houden. Voor allen, aan die het leven is verboden.
Licht voor allemaal. Alles voor allemaal.
Voor ons, een vrolijke opstand. Voor ons, niets.
Ons gevecht is voor het leven, en een boze regering geeft dood als
toekomst.
Ons gevecht is voor het recht, en een boze regering vult zich met
misdadigers en moordenaars.
Ons gevecht is voor het herinneren, en een boze regering biedt ons het vergeten
aan.
Ons gevecht is voor de vrede, en een boze regering kondigt dood en
verwoesting aan.
Licht voor allemaal. Alles voor allemaal.
Voor ons, een vrolijke opstand. Voor ons, niets.
Hier zijn we. Wij zijn de menselijke waardigheid, die staat op. Het vergeten
hart van het vaderland.
*
KEMENT TRA EVIT AN HOLL
Versione bretone di Gwenaëlle Rempart
Ne varvo ket bleuñv ar gomz. Gallout a ray mervel bizaj kuzh ar re hiziv
o lavar anezhi, met ne c’hall ket ken ur galloud rok diframmañ ar gomz deut eus
donder an istor hag an douar.
Ganet e oamp bet eus an noz. Enni e bezomp,
enni e varvimp. Met warc’hoazh e vo gouloù evit ar re all, evit ar re holl a
ouel hiziv en noz.
Evit
ar re a ziouer gouloù an heol. Evit ar re a dremen ar marv evel ur prof. Evit ar
re a zo difennet ouzh bevañ.
Ar
gouloù evit an holl. Kement tra evit an holl.
Evidomp,
ar reveulzi laouen. Evidomp, netra.
Hon
emgann a zo evit ar vuhez, hag ur gouarnamant drouk a ginnig deomp marv e-giz
dazont.
Hon
emgann a zo evit ar reizh, hag ur gouarnamant drouk a garg gant torfedouroù ha
muntrerien.
Hon
emgann a zo evit an istor, hag ur gouarnamant drouk a ginnig ankounac’h.
Hon
emgann a zo evit ar peoc’h, hag ur gouarnamant drouk a gemenn marv ha dismantr.
Ar
gouloù evit an holl. Kement tra evit an holl.
Evidomp,
ar reveulzi laouen. Evidomp, netra.
Amañ
omp. An dellezekelezh dispac’hel omp. Kalon disoñjet ar vammvro.
464. SINÀN CAPUDÀN
PASCIA’
Fabrizio de André
Da Creuza de mä, ovviamente…
Teste fascië 'nscià galéa
ë sciabbre se zeugan a lûn-a
a mæ a l'è restà duv'a a l'éa
pe nu remenalu ä furtûn-a
intu mezu du mä
gh'è 'n pesciu tundu
che quandu u vedde ë brûtte
u va 'nsciù fundu
intu mezu du mä
gh'è 'n pesciu palla
che quandu u vedde ë belle
u vegne a galla (2)
E au postu d'i anni ch'ean dedexenueve
se sun piggiaë ë gambe e a mæ brasse neuve
d'allua a cansún l'à cantà u tambûu
e u lou s'è gangiou in travaggiu dûu
vuga t'è da vugâ prexuné
e spuncia spuncia u remu fin au pë
vuga t'è da vugâ turtaiéu (3)
e tia tia u remmu fin a u cheu
e questa a l'è a ma stöia
e t'ä veuggiu cuntâ
'n po' primma ch'à vegiàià
a me peste 'ntu murtä
e questa a l'è a memöia
a memöia du Cigä
ma 'nsci libbri de stöia
Sinán Capudán Pasciá
E suttu u timun du gran cäru
c'u muru 'nte 'n broddu de fàru
'na neutte ch'u freidu u te morde
u te giàscia u te spûa e u te remorde
e u Bey assettòu u pensa ä Mecca
e u vedde ë Urì 'nsce 'na secca
ghe giu u timùn a lebecciu
sarvàndughe a vitta e u sciabeccu
amü me bell'amü
a sfurtûn-a a l'è 'n grifun
ch'u gia 'ngiu ä testa du belinun
amü me bell'amü
a sfurtûn-a a l'è 'n belin
ch'ù xeua 'ngiu au cû ciû vixín
e questa a l'è a ma stöia
e t'ä veuggiu cuntâ
'n po' primma ch'à a vegiàià
a me peste 'ntu murtä
e questa a l'è a memöia
a memöia du Cigä
ma 'nsci libbri de stöia
Sinán Capudán Pasciá.
E digghe a chi me ciamma rénegôu
che a tûtte ë ricchesse a l'argentu e l'öu
Sinán gh'a lasciòu de luxî au sü
giastemmandu Mumä au postu du Segnü
intu mezu du mä
gh'è 'n pesciu tundu
che quandu u vedde ë brûtte
u va 'nsciù fundu
intu mezu du mä
gh'è 'n pesciu palla
che quandu u vedde ë belle
u vegne a galla
1) Nella seconda metà del XV secolo in uno
scontro alle
isole Gerbe tra le flotte della repubblica di
Genova e quella turca
insieme ad
altri prigionieri venne catturato dai Mori un marinaio di nome Cicala
che
divenne in seguito Gran Visir e Serraschiere del Sultano assumendo il
nome di
Sinán Capudán Pasciá.
2) Ritornello popolare di alcune località
rivierasche tirreniche.
3) Turtaieu: letteralmente
"imbuto".
Termine indicante un individuo che mangia smodatamente.
*
SINÀN CAPUDÀN PASCIA’
Versione italiana ripresa dall’album
Teste fasciate sulla galea
le sciabole si giocano la luna
la mia è rimasta dov'era
per non stuzzicare la fortuna
in mezzo al mare c'è un pesce tondo
che quando vede le brutte va sul fondo
in mezzo al mare c'è un pesce palla
che quando vede le belle viene a galla
E al posto degli anni che erano diciannove
si sono presi le gambe e le mie braccia
da allora la canzone l'ha cantata il tamburo
e il lavoro è diventato fatica
voga devi vogare prigioniero
e spingi spingi il remo fino al piede
voga devi vogare imbuto
e tira tira il remo fino al cuore
e questa è la mia storia
e te la voglio raccontare
un po' prima che la vecchiaia
mi pesti nel mortaio
e questa è la memoria
la memoria del Cicala
ma sui libri di storia
Sinán Capudán Pasciá
e sotto il timone del gran carro
con la faccia in un brodo di farro
una notte che il freddo ti morde
ti mastica ti sputa e ti rimorde
e il Bey seduto pensa alla Mecca
e vede le Uri su una secca
gli giro il timone a libeccio
salvandogli la vita e lo sciabecco
amore mio bell'amore
la sfortuna è un avvoltoio
che gira intorno alla testa dell'imbecille
amore mio bell'amore
la sfortuna è un cazzo
che vola intorno al sedere più vicino
e questa è la mia storia
e te la voglio raccontare
un po' prima che la vecchiaia
mi pesti nel mortaio
e questa è la memoria
la memoria di Cicala
ma sui libri di storia
Sinán Capudán Pasciá
E digli a chi mi chiama rinnegato
che a tutte le ricchezze all'argento e
all'oro
Sinán ha concesso di luccicare al sole
bestemmiando Maometto al posto del Signore
in mezzo al mare c'e' un pesce tondo
che quando vede le brutte va sul fondo
in mezzo al mare c'è un pesce palla
che quando vede le belle viene a galla.
465. THEY DANCE
ALONE
Sting
Una celebre canzone dedicata ai desaparecidos cileni e argentini, soprattutto, alle loro
coraggiose donne –madri, mogli, compagne, figlie- che non hanno mai cessato di
reclamare notizie sulla loro sorte, anche a costo della loro vita e della loro
libertà (si pensi solo alle madres de plaza de Mayo argentine). La canzone è sul ritmo di una cueca, una danza popolare cilena.
Why are these women here dancing on their
own?
Why
is there this sadness in their eyes?
Why
are the soldiers here
Their
faces fixed like stone?
I
can't see what it is that they despise
They're dancing with the missing
They're dancing with the dead
They
dance with the invisible ones
Their
anguish is unsaid
They're dancing with their fathers
They're dancing with their sons
They're dancing with their husbands
They
dance alone, they dance alone
It's
the only form of protest they're allowed
I've
seen their silent faces they scream so loud
If
they were to speak these words they'd go missing too
Another woman on the torture table what else can they do
They're dancing with the missing
They're dancing with the dead
They
dance with the invisible ones
Their
anguish is unsaid
They're dancing with their fathers
They're dancing with their sons
They're dancing with their husbands
They
dance alone, they dance alone
One
day we'll dance on their graves
One
day we'll sing our freedom
One
day we'll laugh in our joy
And
we'll dance
One
day we'll dance on their graves
One
day we'll sing our freedom
One
day we'll laugh in our joy
And
we'll dance
Ellas danzan con los desaparecidos
Ellas danzan con los muertos
Ellas danzan con amores invisibles
Ellas danzan con silenciosa angustia
Danzan con sus padres
Danzan con sus hijos
Danzan con sus esposos
Ellas danzan solas
Danzan solas
Hey Mr.
Pinochet
You've sown a bitter crop
It's
foreign money that supports you
One
day the money's going to stop
No
wages for your torturers
No
budget for your guns
Can
you think of your own mother
Dancin' with her invisible son
They're dancing with the missing
They're dancing with the dead
They
dance with the invisible ones
Their
anguish is unsaid
They're dancing with their fathers
They're dancing with their sons
They're dancing with their husbands
They
dance alone, they dance alone.
*
BALLANO DA SOLE
Versione italiana di Riccardo Venturi
Perché queste donne stanno ballando da sole?
Perché hanno questa tristezza negli occhi?
Chi sono questi soldati
con la faccia immobile come pietra?
Non posso vedere quel che disprezzano,
stanno ballando con gli scomparsi
stanno ballando coi morti
ballano con gli invisibili
e il loro tormento è indicibile
Stanno ballando coi loro padri
stanno ballando coi loro figli
stanno ballando coi loro mariti
e ballano da sole, ballano da sole
E’ la sola forma di protesta loro permessa
ho visto i loro volti silenziosi gridare a
voce altissima
se potessero dire queste parole,
scomparirebbero anch’esse
un’altra donna sul banco di tortura,
cos’altro possono fare?
Stanno ballando con gli scomparsi
stanno ballando coi morti
ballano con gli invisibili
e il loro tormento è indicibile
Stanno ballando coi loro padri
stanno ballando coi loro figli
stanno ballando coi loro mariti
e ballano da sole, ballano da sole
Un giorno balleremo sulle loro tombe
un giorno canteremo la nostra libertà
un giorno rideremo di gioia
e balleremo
un giorno balleremo sulle loro tombe
un giorno canteremo la nostra libertà
un giorno rideremo di gioia
e balleremo
Ellas danzan con los desaparecidos
Ellas danzan con los muertos
Ellas danzan con amores invisibles
Ellas danzan con silenciosa angustia
Danzan con sus padres
Danzan con sus hijos
Danzan con sus esposos
Ellas danzan solas
Danzan solas
Olà señor Pinochet
hai seminato un seme amaro
è il denaro straniero che sostiene
ma un giorno i soldi finiranno
niente più paghe per i tuoi aguzzini
niente più somme stanziate per le tue armi
e pensa a tua madre
che balla col suo figlio invisibile
Stanno ballando con gli scomparsi
stanno ballando coi morti
ballano con gli invisibili
e il loro tormento è indicibile
Stanno ballando coi loro padri
stanno ballando coi loro figli
stanno ballando coi loro mariti
e ballano da sole, ballano da sole.
466. SHED A LITTLE
LIGHT
James
Taylor
Let us turn our thoughts today
To Martin Luther King
And recognize that there are ties between us
All men and women
Living on the Earth
Ties of hope and love
Sister and brotherhood
That we are bound together
In our desire to see the world become
A place in which our children
Can grow free and strong
We are bound together
By the task that stands before us
And the road that lies ahead
We are bound and we are bound
There is a feeling like the clenching of a
fist
There is a hunger in the center of the chest
There is a passage through the darkness and
the mist
And though the body sleeps the heart will
never rest
(Chorus)
Shed a little light, oh Lord
So that we can see
Just a little light, oh Lord
Wanna stand it on up
Stand it on up, oh Lord
Wanna walk it on down
Shed a little light, oh Lord
Can't get no light from the dollar bill
Don't give me no light from a TV screen
When I open my eyes
I wanna drink my fill
From the well on the hill
(Do you know what I mean?)
- Chorus -
There is a feeling like the clenching of a
fist
There is a hunger in the center of the chest
There is a passage through the darkness and
the mist
And though the body sleeps the heart will
never rest
Oh, Let us turn our thoughts today
To Martin Luther King
And recognize that there are ties between us
All men and women
Living on the Earth
Ties of hope and love
Sister and brotherhood
*
SPANDI UN PO’ DI LUCE
Versione italiana di Riccardo Venturi
Rivolgiamo i nostri pensieri oggi
a Martin Luther King
e riconosciamo che ci sono dei legami tra di
noi
fra tutti gli uomini e le donne
che vivono sulla Terra
Legami di speranza e d’amore
di fratellanza e sorellanza,
che siamo legati assieme
nel desiderio che il mondo divenga
un luogo dove i nostri figli
possano crescere liberi e forti.
Siamo legati assieme
dal compito che abbiamo davanti
e dalla strada che abbiamo dinanzi a noi;
siamo legati, si’, siamo legati.
C’è una sensazione come serrare un pugno
c’è una fame in mezzo al petto
c’è un passaggio tra le tenebre e la nebbia
e anche se il corpo dorme, il cuore non
riposa mai
(Coro)
Spandi un po’ di luce, Signore,
per farci vedere
Oh, solo un po’ di luce, Signore,
voglio stare in piedi e alzarmi,
oh, stare in piedi e alzarmi, Signore
voglio camminare su e giù
spandi un po’ di luce, Signore
I dollari non mi danno alcuna luce,
non mi dare luce da un televisore
quando apro gli occhi
voglio bere a sazietà
dal pozzo sulla collina
(Sapete quel che voglio dire?)
(Coro)
C’è una sensazione come serrare un pugno
c’è una fame in mezzo al petto
c’è un passaggio tra le tenebre e la nebbia
e anche se il corpo dorme, il cuore non
riposa mai
Rivolgiamo i nostri pensieri oggi
a Martin Luther King
e riconosciamo che ci sono dei legami tra di
noi
fra tutti gli uomini e le donne
che vivono sulla Terra
Legami di speranza e d’amore
di fratellanza e sorellanza.
467. SUL CONFINE
Cristiano de André
Passerà questo tempo indeciso
Passerai anche tu
Motori già piu' veloci
Passeranno i tuoi occhi blu
Passeranno le stelle, le notti più scure, le
paure
Passeremo anche noi
Passerà questo tempo infelice
Questo battere il piede per terra, la terra
col piede
Passeranno canzoni sfinite
Che hanno già camminato nel vento
Non si reggono in piedi
Consumate dal tempo
Passeranno le piogge d'inverno
Dietro ai vetri appannati
E un passare di stelle cadenti
E desideri infiniti
Passeremo anche noi, passeremo anche noi
Si alla fine anche noi, passeremo anche noi
Passerà questa strana fortuna, questa
mediocrità
Le invenzioni per pochi denari, questa
normalità
Passerà l'occasione portata dal vento
E in un momento passerai anche tu
Passeranno i ricordi del cuore
E le strette di mano
Chi si lega ai ricordi si sa
Non può andare lontano
La squallida stanza di un uomo
Che vive da solo
Passeranno poi tutte le cose
Nel bene e nel male
Nel bene e nel male
Passeranno poi tutte le cose
Nel bene e nel male
Passerà questo tempo indeciso
Passerai anche tu
Passerà un leggero sorriso
Che mi sembrerai tu
Passeranno le emozioni, giornate
E infinite stagioni, passeremo anche noi
Passeremo anche noi
Passereranno canzoni ascoltate
Per un lungo momento
Che ci vivono accanto
A dispetto del tempo
Passeranno le pioggie d'inverno
Dietro ai vetri appannati
E un passare di stelle cadenti
E desideri infiniti
Passeranno i ricordi del cuore
E le strette di mano
Chi si lega ai ricordi si sa
Non può andare lontano
Gli amori cosi' all'improvviso
E di buona fortuna
Passeranno poi tutte le cose
Nel bene e nel male
Nel bene e nel male
468. AIDA
Rino Gaetano
Maledetto incidente stradale che ce lo ha
portato via. Grazie, Rino.
Lei sfogliava i suoi ricordi le sue
istantanee i suoi tabu'
le sue madonne i suoi rosari e mille mari e
alalà
i suoi vestiti di lino e seta le calze a rete
Marlene e Charlot
e dopo giugno il gran conflitto e poi
l'Egitto e un'altra età
marce e svastiche e federali sotto i fanali
l'oscurità
e poi il ritorno in un paese diviso più nero
nel viso più rosso d'amore
Aida come sei bella
Aida le sue battaglie i compromessi la
povertà
i salari bassi la fame bussa il terrore russo
Cristo e Stalin
Aida la costituente la democrazia e chi ce
l'ha
e poi trent'anni di safari tra antilopi e
giaguari sciacalli e lapin
Aida come sei bella
469. DIE GEDANKEN
SIND FREI
Trad.
La conosco cantata in inglese da Pete Seeger,
è una vecchia canzone libertaria dell'area alpina di lingua tedesca (Baviera,
Austria, Svizzera tedesca, Südtirol - l'avrà fischiettata anche Andreas Hofer
contro Napoleone, boh?), avrà trecent'anni, poi s'è diffusa in tutto il mondo
di lingua tedesca come emblema dell'anticonformismo e di libertà; i tiranni che
la intendevano, non per caso, la bandivano, magari qualcuno è morto per lei,
per quello che lei rappresenta. Per Pete Seeger rappresentò la voce di quei
molti giusti che si opposero e si oppongono al Vietnam come a tutte le
guerre... [Alex Agus dal ng it.fan.musica.de-andre]
In realtà il testo risale a circa il 1780 e
fu per la prima volta diffuso su dei fogli volanti.
Die Gedanken sind frei, wer kann sie erraten.
sie fliehen vorbei wie nächtliche Schatten.
Kein Mensch kann sie wissen, kein Jäger sie
schießen,
es bleibet dabei: die Gedanken sind frei!
Ich denke was ich will, und was mich
beglücket,
doch alles in der Still, und wie es sich
schicket.
Mein Wunsch und begehren kann niemand
verwehren,
es bleibet dabei: die Gedanken sind frei!
Und sperrt man mich ein im finsteren Kerker,
daß alles sind rein vergebliche Werke.
Denn meine Gedanken zerreissen die Schranken
und Mauern entzwei; Die Gedanken sind frei!
Drum will ich auf immer den Sorgen entsagen,
und will mich nimmer mit Grillen mehr plagen.
Man kann ja im Herzen stets lachen und
scherzen und
denken dabei: die Gedanken sind frei!
Ich liebe den Wein, mein Mädchen vor allem,
sie tut mir allein am besten gefallen.
Ich bin nicht alleine bei meinem Glas Weine:
mein Mädchen dabei, die Gedanken sind frei!
*
MY THOUGHTS ARE FREE
Pete Seeger
Versione inglese di Arthur Kevess
Die gedanken sind frei
My thoughts freely flower
Die gedanken sind frei
My thoughts give me power
No scholar can map them
No hunter can trap them
No man can deny
Die gedanken sind frei
I think as I please
And this gives me pleasure
My conscience decrees
This right I must treasure
My thoughts will not cater
To duke or dictator
No man can deny
Die gedanken sind frei
Tyrants can take me
And throw me in prison
My thoughts will burst forth
Like blossoms in season
Foundations may crumble
And structures may tumble
But free men shall cry
Die gedanken sind frei
*
I PENSIERI SONO LIBERI
Versione italiana (dalla versione inglese) di
Alex Agus
I pensieri sono liberi,
i miei pensieri sbocciano liberi,
I pensieri sono liberi,
i miei pensieri mi danno forza,
nessun sapiente può tracciarne la linea,
nessun cacciatore li può catturare,
nessuno lo può negare,
i pensieri sono liberi!
Penso quel che mi va di pensare,
e questo mi piace,
è la mia coscienza che decreta
questo diritto di cui debbo far tesoro,
i miei pensieri non serviranno
duci o dittatori,
nessuno lo può negare,
i pensieri sono liberi!
I tiranni possono catturarmi
e gettarmi in galera,
i miei pensieri sbocceranno
come fiori in estate,
le fondamenta possono sbriciolarsi,
e le costruzioni crollare,
ma gli uomini liberi continueranno a gridare:
i pensieri sono liberi!
470. WHAT’S GOING
ON
Marvin Gaye
[Marvin Gaye – Al Cleveland – Renaldo Benson]
Mother, mother
There's too many of you crying
Brother, brother, brother
There's far too many of you dying
You know we've got to find a way
To bring some lovin' here today - Ya
Father, father
We don't need to escalate
You see, war is not the answer
For only love can conquer hate
You know we've got to find a way
To bring some lovin' here today
Picket lines and picket signs
Don't punish me with brutality
Talk to me, so you can see
Oh, what's going on
What's going on
Ya, what's going on
Ah, what's going on
In the mean time
Right on, baby
Right on
Right on
Father, father, everybody thinks we're wrong
Oh, but who are they to judge us
Simply because our hair is long
Oh, you know we've got to find a way
To bring some understanding here today
Oh
Picket lines and picket signs
Don't punish me with brutality
Talk to me
So you can see
What's going on
Ya, what's going on
Tell me what's going on
I'll tell you what's going on - Uh
Right on baby
Right on baby
CHE COSA ACCADE
Versione italiana di Riccardo Venturi
Madre, madre
ci son troppi di voi che piangono
fratello, fratello, fratello
ci son troppi, troppi di voi che muoiono
sapete che dobbiamo trovare un modo
per portare un po’ d’amore qui, si’
Padre, padre
non abbiamo bisogno di escalation
vedi, la guerra non è una risposta
perché solo l’amore può vincere l’odio
sai che dobbiamo trovare un modo
per portare un po’ d’amore qui, si’
Picchettaggi e cartelli
non reprimetemi con brutalità
parlatemi, invece, cosi’ vedrete
oh, che cosa accade
che cosa accade,
si’, che cosa accade
ah, che cosa accade
Nel frattempo
forza, avanti, ragazzo
forza
avanti
Padre, padre, tutti pensano che abbiamo torto
oh, ma chi sono per giudicarci
solo perché abbiamo i capelli lunghi
oh, lo sai che dobbiamo trovare un modo
per portare un po’ di comprensione qui, oggi
oh
Picchettaggi e cartelli
non reprimetemi con brutalità
parlatemi, invece, cosi’ vedrete
oh, che cosa accade
che cosa accade,
si’, che cosa accade
ah, che cosa accade
471. BILLY DON’T
BE A HERO
Paper Lace
The marching band came down along main street
the soldiers blue step in behind
I looked across and there I saw Billy
waiting to go and goin’ the line
and with her head upon his shoulder
his young and lovely fiancée
from where I stood I saw she was crying
and through a tear I heard her say:
"Billy don't be a hero,
don't be a fool with your life
Billy don't be a hero,
come back and make me your wife"
and as Billy started to go
she said "keep your pretty head low
Billy don't be a hero come back to me"
The soldiers blue were traped on a hill side
the battle raging all around
The seargent cried "we've got to hang on
boys
we've got to hold this piece of land
I need a volunteer to ride up
and bring us back some extra men"
And Billy’s hand was up in a moment
Forgetting all the words she said.
She said:
"Billy don't be a hero,
don't be a fool with your life
Billy don't be a hero,
come back and make me your wife"
and as Billy started to go
she said "keep your pretty head low
Billy don't be a hero come back to me"
I heard his fiancée got a letter
that told how Billy died that day
the letter said that he was a hero
she should be proud he died that way
I heard she threw the letter away.
"Billy don't be a hero,
don't be a fool with your life
Billy don't be a hero,
come back and make me your wife"
and as Billy started to go
she said "keep your pretty head low
Billy don't be a hero come back to me"
*
BILLY NON ESSERE UN EROE
Versione italiana di Riccardo Venturi
La banda percorreva a passo di marcia la
strada principale
i soldati in blu venivano dietro
ho guardato in mezzo a loro e ho visto Billy
che aspettava di andare al fronte
e, con la testa sulle spalle
la sua giovane e graziosa fidanzata;
da dove stavo, ho visto che piangeva
e fra una lacrima, ho sentito che diceva:
"Billy, non essere un eroe,
non fare lo stupido con la tua vita
Billy non essere un eroe,
ritorna, e sposami”.
E quando Billy si mise in cammino
lei disse “tieni bassa la tua bella testa,
Billy, non essere un eroe e ritorna da me”
I soldati in blu furono messi in trappola su
una collina
e la battaglia infuriava tutto attorno
il sergente urlò: “dobbiamo resistere,
ragazzi,
dobbiamo tenere questo pezzo di terra.
Ho bisogno di un volontario che si metta a
cavallo
per portarci qualche uomo in più”.
E dopo un momento Billy alzò la mano
dimenticando tutto ciò che lei aveva detto.
Aveva detto:
"Billy, non essere un eroe,
non fare lo stupido con la tua vita
Billy non essere un eroe,
ritorna, e sposami”.
E quando Billy si mise in cammino
lei disse “tieni bassa la tua bella testa,
Billy, non essere un eroe e ritorna da me”
Ho sentito che la sua fidanzata ha ricevuto
una lettera
che diceva come Billy era morto quel giorno
la lettera diceva che era un eroe
e che lei doveva essere fiera che fosse morto
in quel modo.
Ho sentito dire che lei gettò via la lettera.
"Billy, non essere un eroe,
non fare lo stupido con la tua vita
Billy non essere un eroe,
ritorna, e sposami”.
E quando Billy si mise in cammino
lei disse “tieni bassa la tua bella testa,
Billy, non essere un eroe e ritorna da me”
472. CAN’T FIND
OSAMA, BOMB IRAQ
( )
Altogether now,
One... Two... One Two Three Four...
If you cannot find Osama, Bomb Iraq.
If the markets are a drama, Bomb Iraq.
If the terrorists are frisky,
Pakistan is looking shifty,
North Korea is far too risky, Bomb Iraq.
If we have no allies with us, Bomb Iraq.
If we're thinkin' someone's dissed us, Bomb
Iraq.
So to hell with the inspections,
Let's look tough for the elections,
Close your mind and take directions, Bomb
Iraq.
It's "pre-emptive non-aggression",
Bomb Iraq.
Let's prevent this mass destruction, Bomb
Iraq.
They've got weapons we can't see,
And that's good enough for me
'Cos it's all the proof I need, Bomb Iraq.
If you never were elected, Bomb Iraq.
If your mood is quite dejected, Bomb Iraq.
If you think Saddam's gone mad,
With the weapons that he had,
(And he tried to kill your dad), Bomb Iraq.
If your corporate fraud is growin', Bomb
Iraq.
If your ties to it are showin', Bomb Iraq.
If your politics are sleazy,
And hiding that ain't easy,
And your manhood's getting queasy, Bomb Iraq.
Fall in line and follow orders, Bomb Iraq.
For our might knows not our borders, Bomb
Iraq.
Disagree? We'll call it treason,
Let's make war not love this season,
Even if we have no reason, Bomb Iraq.
Hey! The Christian God's on our side, Bomb
Iraq.
Bless the weapons, take the ride and Bomb
Iraq.
Let the innocents be killed,
And lots of heathen blood be spilled,
To get our fuel tanks cheaply filled, let's
BOMB IRAQ!
OSAMA NON SI TROVA, BOMBARDIAMO L’IRAQ
Versione italiana di Riccardo Venturi
Tutti insieme ora,
Uno…due…un due tre quattro…
Se Osama non si trova, bombardiamo l’Iraq.
Se i mercati sono un dramma, bombardiamo
l’Iraq.
Se i terroristi sono ovunque,
Se il Pakistan sembra ambiguo,
Se la Corea del Nord è troppo rischiosa,
bombardiamo l’Iraq.
Se non abbiamo nessun alleato, bombardiamo
l’Iraq.
Se qualcuno non ci soddisfa, bombardiaùp
l’Iraq.
E affanculo le ispezioni,
pensiamo piuttosto alle elezioni,
chiudere la mente e prendere istruzioni:
bombardiamo l’Iraq.
E’ una “non-aggressione preventiva”,
bombardiamo l’Iraq.
Impediamo questa distruzione di massa,
bombardiamo l’Iraq.
Hanno armi che non possiamo vedere,
e questo è abbastanza per me
perché sono tutte le prove che mi servono:
bombardiamo l’Iraq.
Se non sei mai stato eletto, bombarda l’Iraq.
Se sei un poco giù di corda, bombarda l’Iraq.
Se pensi che Saddam è impazzito
con tutte le armi che aveva
(e ha tentato di ammazzarti il babbo),
bombarda l’Iraq.
Se la tua bancarotta cresce, bombarda l’Iraq.
Se vengono a galla i tuoi legami, bombarda
l’Iraq.
Se i tuoi politici sono dei buoni a nulla
e nascondono che non sarà facile,
se la tua virilità sta facendo cilecca,
bombarda l’Iraq.
State in riga e rispettate gli ordini,
bombardate l’Iraq.
Perché la nostra potenza non conosce limiti,
bombardate l’Iraq.
Non siete d’accordo? Lo chiameremo
tradimento,
e stavolta facciamo la guerra e non l’amore
anche se non abbiamo ragione, bombardiamo
l’Iraq.
Uau! Il Dio cristiano è dalla nostra parte,
bombardiamo l’Iraq.
Benedite le armi, fate un salto laggiù e
bombardate l’Iraq.
Che degli innocenti siano uccisi
e sgorghi un sacco di sangue pagano
perché i nostri serbatoi sian riempiti a poco
prezzo: BOMBARDIAMO L’IRAQ!
473. BAMBINO
Banco del Mutuo Soccorso
(musica: V. Nocenzi /
testo: F. Di Giacomo)
Guarda, guarda bambino
come sono, sono alti gli aeroplani.
Guarda, guarda lontano
quante stelle cadono giù,
grappoli di rose, nel silenzio veloce.
Senti, senti bambino
questa storia che non sa di pane,
che ti arriva nel cuore,
così lieve non fa rumore,
sparano lontano, è una pioggia di stelle.
Come si fa, ma come fanno gli angeli
a volare in un cielo rosso.
Stringimi forte ora, che non mi sento di
scappare
questa è una notte vera.
Tu, dimmelo ancora,
tu dimmelo ancora,
tu stringimi ancora,
tu, ancora, ancora.
Come si fa, ma come fanno gli angeli
a volare in un cielo rosso.
Stringimi forte ora, che non mi sento di
scappare
questa è una notte vera.
Tu, dimmelo ancora,
tu, dimmelo ancora,
tu, stringimi ancora,
tu, ancora, ancora.
474. RESIST WAR
Chris Brown – Kate Fenner
La canzone si puo' scaricare da http://www.resistwar.com/ dove gli autori invitano a farlo e a diffonderla.
I will resist war
I will not be seduced by hate
I'll live in service
the only enemy is my own heart
should I decide too late
to challenge the very name
for what is war
but rich spending poor inside a game
It's not just the bullets
it's more than cannons in a field
it's the brutal fabric
sewn by every crooked deal
and the loose threads of justice
pulled for this contest we are in
for what is life
if it takes them to die for us to win
Are you listening?
there is a prophet in our midst
it is the corpse
a dead hand curled into a fist
will you ignore
the timeless story of the name
of what war is
and how it all turns out the same
oh truth--what's to be done?
they've made a liar of everyone
And every tyrant
is built a dollar at a time
so here's your Hitler--
standing on nickles and on dimes
oh the crimes
being done everyday
and nothing's changing
it's all perpetuating hate
One more lie
one more battle
one more grave
war without end
and if the willing and the brave
and the deaths of millions
has promised no relief
then I take my life
and place it on the side of peace.
*
RESISTERE ALLA GUERRA
Versione italiana di Riccardo Venturi
Resisterò alla guerra,
non sarò sedotto dall’odio.
Vivrò mobilitato
l’unico nemico è il mio cuore.
Se decidessi troppo tardi
di mettere in discussione il suo stesso nome,
per che cosa è la guerra,
se non un ricco che spende poveri in un
gioco?
Non sono solo i proiettili,
è più che dei cannoni su un campo di
battaglia
è la stoffa brutale
cucita con ogni losco affare
sono i fili allentati della giustizia
che sostengono questa lotta in cui siamo
dentro,
e per cosa mai sarà la vita
se li porta a morire perché noi vinciamo?
State ascoltando?
C’è un profeta in mezzo a noi,
è il cadavere,
una mano morta avvolta in un pugno.
E ignorerete
la storia senza tempo del nome
di ciò che è guerra,
e di come si rivela sempre la stessa cosa?
Oh, la verità…che cosa si deve fare?
Hanno reso ciascuno di noi un bugiardo
E ogni tiranno
è costruito un dollaro alla volta;
eccovi il vostro Hitler
fondato sui quattrini
oh, i crimini
che vengono commessi ogni giorno
e niente cambia,
tutto sta perpetuando l’odio
Ancora una menzogna,
ancora una battaglia
ancora una tomba
guerra senza fine
e se i volonterosi e i coraggiosi
e la morte di milioni
non hanno promesso rinforzi
allora prenderò la mia vita
e la metterò dalla parte della pace.
475. BLA, BLA, BLA
Banco del Mutuo Soccorso
[ Musica e testo : V. Nocenzi ]
Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla.
Bla, bla, bla, bla, bla, bla,
bla, bla, bla.
Buongiorno Duca-Sire bonne soire ma guardi
buongiorno, sono appena le tre
si ma dopo mezzo dì... Bla, bla, bla, bla,
bla, bla, bla, bla, bla.
Duca stia attento per carità ho detto che e'
giorno e giorno sarà...
Mi spiace perché insisto buonasera sire bla,
bla, bla. Buonasera, bla, bla,
bla.
Ah, si ! Una pattuglia, dieci plotoni.
Cinquanta pattuglie e sei
battaglioni.
Vedremo chi la spunterà...
Felloni a morte è il nostro motto e non ci
fermeremo, si sentiranno
poi di averci offeso ma è troppo tardi e non
si torna indietro...
No, no... vincerò, superbia.......con quei
cannoni non ci fanno un baffo,
lanciamo un missile in tre secondi, fellone
in aria salterà...
Bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla, bla.
Bla, bla, bla, bla, bla, bla,
bla, bla, bla.
Dieci pattuglie, cento plotoni. Mille
pattuglie e sei battaglioni.
Vedremo chi la spunterà...
Felloni a morte è il nostro grido e non ci
fermeremo si sentiranno
poi d'averci offeso ma è troppo tardi e non
si torna indietro. No, no...
476. BUONA NOTTE,
SOGNI D’ORO
Banco del Mutuo Soccorso
[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]
Ma cos'è che non va stasera
ma perché quella faccia scura e seria.
Tu magari non hai capito
qualcosa che ti è sfuggito.
C'è sempre chi ne parla male
ma da noi è tutto regolare.
Tutto bene qui in occidente
stai sicura che non succede niente.
Una bomba vorrai scherzare
che ti ammazza e nemmeno fa rumore.
Stai tranquilla non aver paura
questa è una notte sicura.
Buona notte e sogni d'oro
dormi che va bene così.
Buona notte e sogni d'oro
dormi, forse è meglio così.
Dammi retta non ci pensare
il giornale s'inventa tante storie.
Una bomba vorrai scherzare
che ti ammazza e nemmeno fa rumore.
Non guardarmi con gli occhi assenti
siamo sani, noi siamo intelligenti.
Stai tranquilla non aver paura
questa è una notte sicura.
Buona notte e sogni d'oro
dormi che va bene così.
Buona notte e sogni d'oro
dormi, forse è meglio così...
477. BUONE NOTIZIE
Banco del Mutuo Soccorso
[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi / testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]
Buone notizie, è calma la città
il tempo è buono, la guerra non si fa
c'è chi ha capito, chi ancora non lo sa
chi vuol sapere che cosa succederà.
Il re ha lasciato stanotte la città
quelli informati hanno detto che non tornerà
c'è chi ci crede, chi dubita si sa
ma per la strada qualcuno ride già.
Buone notizie, la festa ci sarà
anche se è vero che a qualcuno non piacerà
c'è chi discute, chi non dice la verità
ma di sicuro, un accordo si troverà
e tutti quelli che hanno detto sempre no
oggi sono in pochi e si vergognano anche un
po'.
Buone notizie che grande novità
solo per oggi, la guerra non si fa,
buone notizie è cosa certa ormai,
c'è sul giornale che sai non sbaglia mai,
qualcuno piange, per cosa per cosa non si sa,
buone notizie domani... se verrà.
478. LA BOMBA
I Nomadi
Nel cielo suona una tromba
o forse invece è una bomba
o forse è solo un temporale
che mi sorprende per le scale
ma cosa dico non ci sento
ora sta cambiando il vento.
Ascolto l'eco dei tuoni
e inseguo ancora i miei sogni
sogni rosa di un bambino
che guarda il mondo da vicino
e che non crede a chi dirà
che astenersi è santità.
Ecco che il vento è cambiato
e un altro tempo ha portato
il tempo della primavera
di un giorno in cui non è mai sera
ma questo giorno non mi dà
che un cielo grigio di realtà
E intanto gocciola il tempo
e sembra privo di senso
ma giù dal cielo una bomba cadrà
sulla terra evaporerà
il riso dei bimbi, il verde dei prati
i sogni d'amore mai giocati.
Ancora il vento è cambiato
e un gran silenzio ha lasciato
con giochi vuoti di parole
sciolte come nebbia al sole
in fondo a tutto resta già
un fatto che è violenza in verità.
Lo so non basta cantare
però io questo so fare
sentirsi un po' più innocente
rispetto al silenzio di tanta gente
portar sorriso quando si muore
quando sulla testa scoppierà un sole.
479. TAXI
Banco del Mutuo Soccorso
[musica: V. Nocenzi, G. Nocenzi
/ testo: F. Di Giacomo, V. Nocenzi]
Notte poco adulta sopra un taxi compiacente
taxista riservato, anzi indifferente
"Signore, dica pure, dove vuole
andare?"
Dico - scegli tu, vai pure dove ti pare.
E' tutto assai normale
anche i lampioni hanno un respiro regolare.
Notte senza cuore, misteriosa come tante
la radio certe volte non è convincente
speciale notiziario ha invitato gli utenti
"dormite più tranquilli col coltello tra
i denti"
è tutto assai normale
anche le stelle stanno ancora a guardare.
Anche se il Presidente con voce naturale
ha detto che domani c'è la guerra mondiale
anche se il Presidente tra un applauso e un
evviva
ha detto che stavolta sarà definitiva.
Anche se il Presidente con voce naturale
ha detto che domani c'è la guerra mondiale
anche se il Presidente tra un applauso e un
evviva
ha detto che stavolta sarà definitiva.
Notte primo amore, tu che muori domattina
il taxi girotonda in crisi di benzina
ho un libro di Bukowsky sull'eiaculazione
seguire le avvertenze con estrema attenzione
salute al Presidente e anche alla nazione.
E' tutto assai normale
sta a vedere forse avrò capito male.
Anche se il Presidente con voce naturale
ha detto che domani c'è la guerra mondiale
anche se il Presidente tra un applauso e un
evviva
ha detto che stavolta sarà definitiva.
480. NOI PARTE DUE
Max Pezzali
So benissimo che la maggior parte delle
persone di questo NG vomiterà al sol sentir nominare Max Pezzali.Purtroppo
quest'autore, complici anche i singolacci pseudodance che fa uscire ogni anno,
è poco considerato e molto molto vittima di luoghi comuni che lo identificano
come cantante sfigato per ragazzini brufolosi. Vi devo dire che invece se si
comprano i suoi dischi e si eliminano i singoli qualcosa di buono (veramente
buono) c'è!
La canzone del subject è stata scritta a
quattro mani da Max Pezzali e J.Ax (degli articolo 31); non parla direttamente
della guerra (ecco il perchè del punto interrogativo nel subject) ma è
piuttosto un inno di rabbia contro tutto quello che c'è di sbagliato, e contro
i sogni con cui molti miei coetanei sono stati drogati. Sebbene non si parli di
guerra penso possa essere comunque inserita in questo contesto. La parte finale
in cui si invita a "scegliere se fare parte dell'ingranaggio o del piano
di sabotaggio" è poi un chiaro invito a farsi sentire, un po' come stanno
facendo milioni di pacifisti in tutto il mondo.
Rinnegati e illegittimi
figli di anni vuoti e inutili
quegli ottanta che dicono
causa di mali conosciuti e non
mai toccati dall'epoca
dei grandi temi di politica
sospettati di fingerci
o troppo vecchi o troppo giovani.
Addestrati a credere
che bastava crescere
dentro al meccanismo
per aver tutto a portata di mano
o diploma o laurea
carta canta e canterà
ma poi sul piu' bello
scusate tanto avevamo sbagliato.
(Noi) mentre il mondo va
(Noi) in velocità
(Noi) raggiungendoci
(Noi) stritolandoci.
Ci dicevano trovati
un posto fisso e poi sistemati
e da li' chi ti sposterà
poi e' arrivata la mobilità
e noi ultimi reduci
di scuole vecchie ed immutabili
fionde in mano a combattere
nemici con le bombe atomiche.
Con quell'ansia dentro che
non ti fa capire se
sei tu inadeguato
o tutto il mondo che hai intorno e' sbagliato
senso di precarietà
le responsabilità
che hanno un peso sempre
un po' troppo grande per uno già grande.
(Noi) ma non siamo qui
(Noi) per arrenderci
(Noi) mimetizzati
(Noi) poi colpiscili.
[Erano tempi di ansia noi si girava in banda
zero valori ma tele a colori tanta
doppi lavori ai genitori e a noi cartoni
manga
promozioni e standa c'erano firme su occhiali
stivali e cambiali in banca.
Anni 80 basta panta zampa, pace, amore e yoga
una generazione alla moda prova i soldi come
nuova droga
lavoro sicuro futuro pianificato
qualcuno capiva quanto quel gioco fosse
sbagliato
e se non giocavi eri un outsider magari
sognavi l'hip hop
e gli States, Michael J.Fox sullo skate era
il tuo easy rider
senza una meta precisa o parvenza di etica
scuola obsoleta di decisa appartenenza
politica
prepara alla carriera da schiavi puliti e
ordinati
sfruttati e gabbati non tutti siamo stati
zitti e bravi.
(Noi) nel mondo digitale severo dove sei uno
o sei zero
saremo gli ultimi a ricordare la tele in
bianco e nero.
E ora che e' finito il rodaggio ci vuole
coraggio:
scegliere se fare parte dell'ingranaggio o
del piano di sabotaggio
il sistema presenta errori di fondo:
chiudiamo il conto
o saremo solo una virgola tra il vecchio e il
nuovo mondo.]
(Noi) mentre il mondo va
[e' un'altra guerra per]
(Noi) in velocità
[trema la terra per]
(Noi) raggiungendoci
[ansia che sale per]
(Noi) stritolandoci
[può fare male ma]
(Noi) ma non siamo qui
[solo di passaggio]
(Noi) per arrenderci
[all'ingranaggio]
(Noi) mimetizzati
[giocala di intelligenza]
(Noi) poi colpiscili
[e
fai la differenza.]
[Ah... il trentunesimo articolo]
mentre il mondo va
[ottoottotre "S.F."]
in velocità
[sotto il fuoco anche se non lo sai]
raggiungendoci
[e' per la nostra generazione]
stritolandoci
[ancora in piedi]
mentre il mondo va
[e sono fuori di qui]
in
velocità
[J.Ax]
raggiungendoci, stritolandoci.
481. LE GRAND CHAMBARDEMENT
Guy Béart
Guy Béart (il cui vero cognome è Béhar) è nato al Cairo
il 16 luglio 1930. Assieme a Brel e Brassens forma il cosiddetto trio dei
« grandi B » della canzone d’autore francese, anche se Béart non è
mai stato conosciuto all’estero quanto gli altri due. Ma, sicuramente, Guy
Béart meriterebbe di essere meglio conosciuto anche fuori dalla Francia, anche
per i suoi caratteri di assoluta originalità e per la varietà di
« stili » (cosa in cui si avvicina ad un altro grande maestro della
canzone francese, Serge Gainsbourg) presenti nelle sue canzoni. Figlio di un
ingegnere e destinato lui stesso a studi di ingegneria, Guy Béart arriva in
francia nel 1947. La morte del padre, nel 1952, lascia tutta la famiglia in
ristrettezze economiche, ed il giovane Béart (il cui talento musicale ha già
cominciato ad esprimersi) è costretto a sbarcare il lunario in un ufficio. Ma a
partire dal 1954 si aprono per lui i cabaret della Rive Gauche ed il mitico
teatro Bobino, quello in cui Brassens si è esibito fino alla morte. Juliette
Gréco comincia ad ordinargli delle canzoni (tra le quali la spassosa Chandernagor, in
cui i nomi dei vecchi « Comptoirs d’Inde » francesi dissimulano le
parti del corpo femminile, e Qu’on est bien). Nel 1957 la carriera artistica di Béart prende lo slancio
definitivo, quando il produttore Jacquest Canetti gli fa registrare il primo
album a cui collabora Boris Vian. Il disco è un successo e gli vale, nel ’58,
il Grand Prix de l’Académie du Disque Français. L’anno dopo, Bruno Coquatrix lo fa consacrare all’ Olympia, ed il
primo recital resta famoso per le sue folli risate sul palcoscenico e per i
suoi « buchi di memoria » durante l’interpretazione delle
canzoni ; ma il pubblico, assai caloroso, glieli « copre »
cantando a memoria le canzoni assieme a lui.
Analogamente alle canzoni di Georges Brassens, quelle di
Béart hanno usualmente una melodia semplice all’ascolto, ma di scrittura
complessa. Negli anni ’60, dopo gli inizi folgoranti, la carriera di Béart
sembra marcare il passo e le case discografiche cominciano a disinteressarsi di
lui, a tal punto che gli diviene difficile registrare dei dischi. E’ per questo
che, nel 1963, fonda con l’aiuto di Jacques Canetti la sua propria casa, l’ APAM (Auto
Production des Artistes du Micro). Nel frattempo, Béart inizia anche una
carriera televisiva, e crea una trasmissione che diverrà assai popolare per
tutti gli anni ’60, Bienvenue. Dal
1963 al 1970 sono ospiti della trasmissione i più grandi artisti
internazionali, da Duke Ellington a Yves Montand ; va detto che Béart
« si serve » della trasmissione anche per far conoscere le proprie
canzoni. Nel 1965, la sua compagna Généviève Galéa dà alla luce una
figlia : si tratta della nota (e bellissima) attrice Emmanuelle Béart, che
fa il suo esordio, ventiduenne, nei due film di Claude Berri ispirati a Jean
de Florette e Manon des Sources di Marcel Pagnol.
Come detto, Guy Béart ha « esplorato » un
po ‘ tutti gli stili nelle sue canzoni (più di trecento in tutto). Dalle
canzoni popolari francesi (Vive la rose, 1971) alla tradizione classica (Les
chansons gaies des belles années, 1982),
dal futurismo fantascientifico (Futur-fiction fantastique, 1977) all’attualità più cruda (Les
nouvelles chansons, 1978). Nelle sue
canzoni davvero tutto trova posto : politica, filosofia, amore, religione,
scienza, architettura e via dicendo. Nel 1976 la sua poesia seduce una coppia
di grandi attori francesi, Madeleine Renaud e Jean-Louis Barrault ;
insieme decidono di incidere un album nel quale i due attori leggono una silloge
di 31 testi.
Pur soggetto a frequenti « cali » nei favori
del pubblico, dovuti senz’altro alla sua estrema complessità ed
imprevedibilità, Guy Béart è tuttora attivissimo.
La terre perd la boule
Et fait sauter ses foules
Voici finalement
Le grand le grand
Voici finalement
Le grand chambardement
Un grain de sable explose
Un grain c'est peu de choses
Mais deux mais dix mais cent
Ça c'est intéressant
Voyez messieurs mesdames
Dans l'univers en flammes
Entre les hommes-troncs
La danse des neutrons
C'est l'atome en goguette
Le ping-pong des planètes
La lune fait joujou
Et met la terre en joue
C'est la grande escalade
Les monts en marmelade
Sous le rayonnement
Du grand du grand
Sous le rayonnement
Du grand chambardement
Place pour le quadrille
Des fusées des torpilles
Ce soir c'est le grand bal
La "der des der" globale
Oyez les belles phrases
La Chine table rase
Se crêpant le chignon
A coups de champignons
Sur les montagnes russes
Passées au bleu de Prusse
Les bons gars du Far-West
Ont bien tombé la veste
Regardez qui décide
Ce joyeux génocide
Qui dirige vraiment
Le grand chambardement
Ciel ! Ce sont les machines
Les machines divines
Qui nous crient en avant
En langue de savant
Que les calculatrices
Sur le feu d'artifice
Alignent leurs zéros
Comme des généraux
Elles ont fait merveille
Bravo pour ces abeilles !
Qu'on décore à cette heure
Le grand ordinateur !
Nous finirons la guerre
Avec des lance-pierres
Si nous vivons demain
Nous en viendrons aux mains
Si nous vivons demain
Nous en viendrons aux mains
*
IL GRANDE PARAPIGLIA
Versione italiana di Riccardo Venturi
La terra perde la testa
e fa saltare in aria le folle
ed ecco finalmente
il grande il grande il grande
ed ecco finalmente
il grande parapiglia
Un grano di sabbia esplode
un granello è poca cosa
ma due ma dieci ma cento
diventa interessante
Vedete signore e signori
nell’universo in fiamme
in mezzo ai mutilati
la danza dei neutroni
E’ l’atomo impazzito
il ping-pong dei pianeti
la luna fa cucu’
e punta diretta alla terra
E’ la grande scalata,
i monti di marmellata
sotto l’imperversare
del grande grande grande
sotto l’imperversare
del grande parapiglia
Avanti per la quadriglia
dei missili e dei siluri
stasera c’è il gran ballo,
il gran finale globale
Udite le belle frasi,
la Cina tabula rasa
che fa, che fa a cazzotti
a colpi di funghi atomici
Sulle montagne russe
ripassate al blu di prussia
i ragazzi del Far West
si son già levati la giacca
Guardate chi decide
questo allegro genocidio,
chi dirige veramente
il grande parapiglia
Oh, cielo! Sono le macchine,
le macchine divine
che ci urlano in faccia
con linguaggio da sapienti
Ché i calcolatori
sotto i fuochi d’artificio
allineano gli zeri
come dei generali
Han fatto meraviglie,
che brave queste api!
E che si decori adesso
Il gran Computer!
Finiremo la guerra
con solo delle fionde,
se sopravviveremo
riverremo alle mani
Se sopravviveremo
riverremo alle mani.
482. THOUSANDS OF
FEET BELOW YOU
Alice Walker
Thousands of feet
Below you
There is a small
Boy
Running from
Your bombs.
If he were
To show up
At your
mother's
House
On a green
Sea island
Off the coast
Of Georgia
He'd be invited in
For dinner.
Now, driven,
You have shattered
His bones.
He lies steaming
In the desert
In fifty or sixty
Or maybe one hundred
Oily,
slimy
Bits.
If you survive
& return
To your
island
Home
& your
mother's
Gracious
Table
Where the cup
Of
loving kindness
Overflows
The
brim
(&
From which
No one
In memory
Was
ever
Turned)
Gather yourself.
Set a place
For him.
*
QUALCHE
MIGLIAIO DI METRI SOTTO DI VOI
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Qualche migliaio
di metri sotto di voi
c’è un
ragazzino
che sta scappando
dalle vostre bombe.
Se per caso
arrivasse
a casa
di vostra
madre
su una verde
isola
al largo
della Georgia
sarebbe invitato
a pranzo.
Ora, spazzato via,
avete disintegrato
le sue ossa.
Giace in vapore
nel deserto
in cinquanta, sessanta
o forse cento
pezzi
sporchi di petrolio.
Se sopravviverete
e ritornerete
alla vostra
isola
a casa
e la bella tavola
di vostra
madre
dove il calice
dell’amabilità
e della gentilezza
trabocca
dall’orlo
(e
dalla quale
nessuno,
che ci si ricordi,
è mai
stato
mandato via)
Stringetevi.
Fategli
un po’ di posto.
483. WALLFLOWER
Peter Gabriel
6 x 6 - from wall to
wall
Shutters on the
windows, no light at all
Damp on the floor, you
got damp in the bed
They're trying to get
you crazy - get you out of your head
And they feed you
scraps and they feed you lies
To lower your defences
- no compromise
Nothing you can do,
the day can be long
Your mind is working
overtime, your body's not too strong
Hold on, hold on, hold
on, hold on, hold on, hold on
They put you in a box
so you can't get heard
Let your spirit stay
unbroken, may you not be deterred
Hold on
You have gambled with
your own life
And you face the night
alone
While the builders of
the cages
Sleep with bullets,
bars and stone
They do not see your
road to freedom
That you build with
flesh and bone
They take you out and
the light burns your eyes
To the talking room -
it's no surprise
Loaded questions from
clean white coats
Their eyes are all as
hidden as their Hippocratic Oath
They tell you - how to
behave, behave as their guest
You want to resist
them, you do your best
They take you to your
limits, they take you beyond
For all that they are
doing there's no way to respond
Hold on, hold on
They put you in a box
so you can't get heard
Let your spirit stay
unbroken, may you not be deterred
Hold on
You have gambled with
your own life
And you face the night
alone
While the builders of
the cages
Sleep with bullets,
bars and stone
They do not see your
road to freedom
That you build with
flesh and bone
Though you may
disappear, you're not forgotten here
And I will say to you,
I will do what I can do
You may disappear,
you're not forgotten here
And I will say to you,
I will do what I can do
And I will do what I
can do
And I will do what I
can do
*
TAPPEZZERIA
Versione italiana di Riccardo Venturi
1 m x 1m da parete a parete
scuri alle finestre, niente luce
pavimento umido, letto umido
tentano di farti impazzire, di farti andare
fuori di testa
E ti danno in pasto
porcherie e bugie
per abbassare le tue
difese – nessun compromesso,
niente che tu possa
fare, e il giorno può essere lungo
la tua mente fa gli
straordinari, il tuo corpo non è troppo robusto
resisti, resisti,
resisti, resisti
ti mettono in una
specie di scatola in modo che non ti sentano
ma fai che la tua
mente non si spezzi e che non ti dissuadano
Resisti
hai giocato d’azzardo
con la tua vita
e affronti la notte da
solo
mentre i costruttori
di gabbie
dormono con pallottole,
spranghe e pietre
non vedono il tuo
cammino verso la libertà
che costruisci col
sangue e con le ossa
Ti portano fuori e la
luce ti brucia gli occhi
alla stanza
dell’interrogatorio – non c’è da stupirsi
domande su domande da
parte di camici bianchi puliti
i loro occhi nascosti
come il loro giuramento di Ippocrate
ti dicono come
comportarti, comportarti da loro ospite
tu vuoi resistergli,
fai del tuo meglio
ti portano al limite,
ti portano oltre il limite
perché a quello che
fanno non c’è modo di rispondere
resisti, resisti
ti mettono in una
specie di scatola in modo che non ti sentano
ma fa che la tua mente
non si spezzi e che non ti dissuadano
Resisti
hai giocato d’azzardo
con la tua vita
e affronti la notte da
solo
mentre i costruttori
di gabbie
dormono con
pallottole, spranghe e pietre
non vedono il tuo
cammino verso la libertà
che costruisci col
sangue e con le ossa
Anche se puoi
scomparire, qui non sei dimenticato
e io ti dico che farò
quello che posso
Potrai scomparire, ma
qui non sarai dimenticato
e io ti dico che farò
quello che posso
che farò quello che
posso
che farò quello che
posso.
484. SCOLPISCI
GUERRA
Marco
Parente
Armi di tutto il mondo
Fermatevi a pensare
Se la bellezza è un
coltello
Scolpisce la violenza
Che hai in mano
Se la pace ha una
pistola
L’obiettivo cambia
bersaglio
Quante più cose
salverò
Quanto più senso avrò
Quando mi vincerò
Armi di tutto il mondo
Fermatevi a pensare
Se la bellezza è un
coltello
Scolpisce un nuovo
bersaglio
Quante più cose
salverò
Quanto più senso avrò
Quando mi vincerò
Quanto più senso avrò
Quando mi vincerò
Quando mi vincerò
Quando mi vincerò
Quando mi vincerò
Quando mi vincerò
Quando mi vincerò
Quanto più senso avrò
485. PLANEDENN
Gilles Servat
[ Yann-Ber Piriou –
Gilles Servat ]
(1975)
Pa rankas dilezel ar
ger
Ha mont d'ar brezel da
bellvro
Ar c'hleier-galv a
vralle taer
Ne zuas ket he gwaz en
dro
Pa'c'h eo aet kuit da
seitek vloaz
E oa koant' vel ur
rozenn wenn
Lizher avat n'he deus
bet biskoazh
He merc'h zo kollet da
viken
Ha pa laoskas he mab
barkoù
Da vont da vervel' vel
an tad
An drez a greskas ene
brajoù
Gant ar balan hag al
linad
Bugale all zo aet da
Baris
Bevan aman ne oa ket
aes
Bugale all zo aet da
Baris
Skeud an Ankou zo war
ar maez
He zi bet gwechall
leun a vuhez
A zo digor d'an avel
foll
A piv a gredo tamall
neuze
M'he deus gwinardant
war an daol?
Kredit ac'hanon
kompagnunez
Evit dastun o fezhioù
aour
Un toullad mat eus an
aotronez
A oar ober teil gant
ar paour
Arc' hoazh e vo kaset
d'an ospis
Hec'h-unan gant he
c'halon yen
He bugale zo aet da
Baris
Pe da lec'h all
n'ouzon ket ken
*
[ Versione francese
fornita da Paolo Sollier, senza titolo ]
Quand il dut
quitter la maison
Et partir à la guerre
en pays lointain
L'appel du clocher
sonnait violemment
Son homme ne revint
jamais
Quand elle est partie
à 17 ans
Elle était jolie comme
une rose blanche
Aucune lettre elle ne
reçut jamais
Sa fille est perdue
pour toujours
Quand son fils laissa
ses prés
Pour aller mourir comme le père
La ronce poussa dans
les champs
Avec le genêt et
l'ortie
Les autres enfants
sont allés à Paris
Vivre ici n'était pas
facile
Les autres enfants
sont allés à Paris
L'ombre de la mort est
sur la campagne
Sa maison autrefois
pleine de vie
Est ouverte au vent
fou
Et qui trouvera
quelque chose à dir
Si elle a de l'eau-de-
vie sur la table
Croyez-moi compagnons
pour amasser leur
pièces d'or
Un bon tas de
messieurs
Sait faire du fumier
avec le pauvre
Demain elle sera mise
à l'hospice
Seule avec son coeur
froid
Ses enfants sont allés
à Paris
Ou ailleurs je ne sais
plus
*
DESTINO
Versione italiana
[dalla traduzione francese] di Paolo Sollier
Quando dovette
lasciare la casa
E partire per la
guerra in un paese lontano
Il richiamo del
campanile suonava violento
Il suo uomo non tornò
mai
Quand'è partita,a 17
anni
Era graziosa come una
rosa bianca
Non ricevette mai
alcuna lettera,
Sua figlia è perduta
per sempre
Quando suo figlio
lasciò i suoi prati
Per andare a morire
come il padre
I rovi crebbero nei
campi
Insieme alla ginestra
e all'ortica
Gli altri ragazzi sono
andati a Parigi
Vivere qui non era
facile
Gli altri ragazzi sono
andati a Parigi
L'ombra della morte
domina la campagna
La sua casa un tempo
piena di vita
E' aperta al vento
impazzito
E chi troverà da dire
Se ha dell'acquavite
sul tavolo?
Credetemi,compagni
Per accumulare monete
d'oro
Un mucchio di signori
Del povero sa fare
concime
Domani sarà messa
all'ospizio
Sola col suo cuore
desolato
I suoi ragazzi sono
andati a Parigi
O altrove, non lo so
più.
486. CAMBIA IL VENTO
Gang
[Massimo Bubola –
Sandro Severini]
(1993)
Come pioggia che
laverà queste strade
Come lampo che
brillerà sopra il mare
Tieni il tuo spirito
più in alto
Che i nostri occhi
vedano bene
Questi anni scuri di
cobalto
Questi anni lunghi
come catene
Non lo senti che
cambia il vento
Dai deserti sulle
città
Questo fuoco che
abbiamo dentro
Fino al cielo si
innalzerà
Come neve che scenderà
sulla guerra
Come grano che coprirà
questa terra
Tieni il tuo cuore
ancora sveglio
Che intorna al campo
vanno le jene
Le vecchie torri di
comando
Stanno crollando sullo
scacchiere
Non lo senti che
cambia il vento
Dai deserti sulle
città
Questo fuoco che
abbiamo dentro
Fino al cielo si
innalzerà
Tieni il tuo spirito
più in alto
Che i nostri occhi
vedano bene
Questi anni scuri di
cobalto
Questi anni lunghi
come catene
Non lo senti che
cambia il vento
Dai deserti sulle
città
Questo fuoco che
abbiamo dentro
Fino al cielo si
innalzerà.
487. SE NON CI AMMAZZA I CRUCCHI
I Gufi
Dicono le note del
disco che questo testo fu raccolto da Dario Fo da un amico partigiano
nell'autunno del '43,in un'osteria di Porto Val Travaglia, presso Varese.
[Paolo Sollier dalla
mailing list “Bielle]
Se non ci ammazza i
crucchi,
Se non ci ammazza i
bricchi,
I bricchi ed i
crepacci
E il vento di Marenca,
Se non ci ammazza i
crucchi,
Se non ci ammazza i
bricchi,
Quando saremo vecchi
Ne avrem da raccontar
Quando saremo vecchi
Ne avrem da raccontar
La mia mamma la mi
diceva
Non andare sulle
montagne
Mangerai sol polenta e
castagne
Ti verrà l'acidità
Mangerai sol polenta e
castagne
Ti verrà l'acidità
La mia morosa la mi
diceva
Non andare con i
ribelli
Non avrai più i miei
lunghi capelli
Sul cuscino a riposar
Non avrai più i miei
lunghi capellì
sul cuscino a riposar
Se non ci ammazza i
crucchi,
Se non ci ammazza i
bricchi,
I bricchi ed i
crepacci
E il vento di Marenca
Se non ci ammazza i
crucchi,
Se non ci ammazza i
bricchi,
Quando saremo vecchi
Ne avrem da raccontar
Quando saremo vecchi
Ne avrem da raccontar
Questa notte mi sono
insognato
Ch'ero sceso giù ibn
città,
C'era mia mamma
vestita di rosso
Che ballava col mio
papà
C'era mia mamma
vestita di rosso
Che ballava col mio
papà
C'era i tedeschi
buttati in ginocchio
Che chiamavano pietà
C'era i tedeschi
buttati in ginocchio
Che chiamavano pietà
C'era i fascisti
vestiti da prete
Che scappavan di qua e
di là
C'era i fascisti
vestiti da prete
Che scappavan di qua e
di là
Se non ci ammazza i
crucchi,
Se non ci ammazza i
bricchi,
I bricchi ed i
crepacci
E il vento di Marenca
Se non ci ammazza i crucchi,
Se non ci ammazza i
bricchi,
Quando saremo vecchi
Ne avrem da raccontar
Quando saremo vecchi
Ne avrem da raccontar.
488. LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDA
Max Manfredi
Prologo
Germania del 1500 : i
segni della fine sembrano vicini
La riforma protestante
di Lutero va diffondendosi ;
ma un gruppo di
fanatici più radicali,
detti Anabattisti
(Ribattezzatori)
si impadroniscono con
la forza della città di Münster,
e fondano il "
Regno dei Giusti ",
la " Gerusalemme
Celeste ".
Dopo la morte in
battaglia dell'amico Jan Matthys,
il sarto e saltimbanco
Jan di Leida
decide di travestirsi
coi panni del Messia.
Adorato dalla gente
per il suo talento di guitto,
esercita potere
assoluto su Münster,
praticando la
poligamia e dettando esecuzioni
capitali anche fra i
suoi.
Ma è un regno che dura
pochi anni,
quasi il tempo di un
assedio; un regno affamato,
stremato, un regno di
cadaveri, topi,
donne in delirio.
Il vescovo e i nobili
protestanti
Riconquistano Münster,
massacrandone gli abitanti.
L'Agnello cresce
all'ombra del Macellaio,
ed anche il Macellaio
ha il suo Angelo.
LA VERA STORIA DI JAN DI LEIDA
Aspettavano il Regno
dei Giusti,
E ce n'era da
aspettare.
Jan di Leida aveva
amici robusti:
"Su ragazzi
diamoci da fare".
Erano tempi contundenti, nascevano bambini a due
teste
E c'era il diavolo in
tutti i conventi, c'erano croci sulle finestre.
Sulla porta della
bottega, Jan vide l'Angelo del Macellaio:
Lo riconobbe subito
per via dello sguardo buio.
Gli parlava nel
dialetto delle bestie da macello
E gli disse:"Fatti
lupo, Jan, o quelli, quelli ti fanno
agnello".
La morale di questa
storia, la morale è un cavallo baio
Che galoppa dove vuole
e porta l'Angelo del Macellaio.
Con la fede come
spada, con la bibbia come scudo
Per il suo Regno dei
Giusti, Jan di Leida girava nudo.
Per costruire il
regno, Jan ci mise tanto poco:
L'Anticristo aveva
mille facce
(E ognuna conosceva il
fuoco).
Mise il buio sulle
spalle, buio come un mantello;
Vide fuoco
all'orizzonte (era il sangue dell'Agnello! )
Sposò diciotto donne e
una fu regina.
Gli apostoli correvano
a bandire la dottrina:
"Sulla forca i
ricchi e i preti,
E' il momento della
gloria,
Beni e donne son di
tutti e sipario sulla storia! "
La morale di questa
favola
È un vangelo, sì ma
"buon peso":
Tutto sarà tolto al povero,
anche quello che lui s'è ripreso.
Con la fede come
spada, con la birra come scudo,
Tra profeti, topi e
guitti, Jan di Leida regnava nudo.
Nell'assedio della
fame, rivide l'Angelo del Macellaio;
Ma non si riconobbero:
avevano lo sguardo buio.
Nella peste
dell'aprile era un tremito di gole:
"Il tuo amico
l'han beccato, il tuo regno è neve al
sole! "
E cinsero d'assedio la
sua bella Gerusalemme:
Sputarono sul trono e
calpestarono le gemme.
Tutti i giorni alla
tortura, con la folla che applaudiva
E le donne che
seguivano un vangelo alla deriva.
E poi l'hanno messo in
alto,
In una gabbia
d'acciaio,
E restava per
vegliarlo solo l'Angelo del Macellaio.
Tutti gli angeli di
pietra non fiatarono per niente:
Forse avevano dei
business con la polvere d'Oriente.
Con la fede come
spada, con la bibbia come scudo,
per la sua
Gerusalemme, Jan di Leida gira nudo..nudo.
489. TRIVIALE POURSUITE
Renaud
Question d'histoire d'abord :
Où est la Palestine ?
Sous quelle botte étoilée ?
Derrière quels barbelés ?
Sous quel champ de ruines ?
Question d'histoire encore :
Combien de victimes,
Combien de milliers d'enfants
Dans les décombres des camps
Deviendront combattants ?
J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi
Question d' géographie :
Où est la Kanaky ?
Combien de flics, de soldats
Pour tenir Nouméa
Pour flinguer Eloi ?
Combien de petits blancs
De colons arrogants
Se partagent la terre ?
Et combien de misère
Pour le peuple kanak ?
Combien de coups de matraque ?
J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi
Question de sport :
Qui détiendra le record
Et restera vivant
Libre et innocent
Derrière les barreaux ?
Vingt ans pour Otelo
Autant pour Mandela
Et combien de hors-la-loi
Chez ces p'tits juges en bois
Dont on fait les salauds
J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi
Question science et nature :
Où balancer ces ordures ?
Allez, à la Vologne !
Ces chiens qui assassinent
Ces rats qui emprisonnent !
Question d' littérature :
Qui a écrit que les hommes
Naissaient libres, égaux ?
Libres mais dans le troupeau
Egaux devant les bourreaux ?
J'en sais rien, j' donne ma langue au chagrin
Si tu sais, toi, souffle-moi
Souffre-moi
Souffre-moi
*
TRIVIAL PURSUIT [*]
Versione italiana di
Manuela Scelsi e Riccardo Venturi
Prima una domanda di storia:
Dov'è la Palestina?
Sotto quale volta celeste
Dietro quale filo spinato?
Sotto quale campo di rovine?
Ancora una domanda di storia:
Quante vittime,
Quante migliaia di bambini
Nelle macerie dei campi
Diventeranno combattenti?
Non ne so niente, mi spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
Domanda di geografia:
Dov'è la Nuova Caledonia? [**]
Quanti poliziotti,
soldati
Per tenere Nouméa [***],
Per sparare a Eloi?
Quanti piccoli bianchi
e coloni arroganti
Si dividono la terra?
E quanta miseria
Per il popolo kanako?
Quanti colpi di manganello?
Non ne so niente, mi spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
Domanda di sport:
Chi deterrà il record
E resterà vivo
Libero e innocente
Dietro le sbarre?
Vent'anni per Otelo [*****]
Altrettanti per Mandela
E quanti fuorilegge
Da questi giudici cosi’ severi
Che ci considerano dei mascalzoni
Non ne so niente, mi
spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
Domanda di scienze naturali:
Dove gettare ‘sta spazzatura?
Dai, alla Vologne! [******]
Questi cani che assassinano
Questi ratti che imprigionano!
Domanda di letteratura:
Chi ha scritto che gli uomini
nascono liberi e uguali?
Liberi, ma nel gregge,
Uguali davanti ai boia?
Non ne so niente, mi
spiace veramente
Se tu lo sai, suggeriscimelo.
E porta pazienza,
porta pazienza.
NOTE
[*] Gioco di parole intraducibile tra il nome del
“Trivial Pursuit” (il noto gioco di società a base di domande e risposte di
cultura generale) e “triviale poursuite” = ‘banale inchiesta’, ‘serie di
domande cretine’. Si aggiunga a questo che, normalmente, in francese il nome
del gioco di società (che è in inglese e significa alla lettera ‘ricerca nei
campi dello scibile’ – trivial ha qui
ancora il senso “classico” del termine) si pronuncia esattamente come “triviale
poursuite”)
[**] La Nuova Caledonia, in Oceania, è un “TOM”
(Territoire d’Outremer) facente parte della Francia ma che gode di una relativa
autonomia. “Kanaky” (terra dei Kanaki) è il nome locale dell’isola. La Nuova
Caledonia è da molti anni agitata da moti indipendentisti, che godono del
favore della molta della popolazione. A tale riguardo va detto che la Francia
ha sempre militarizzato l’isola e vi mantiene un notevole contingente.
[***] Il capoluogo della Nuova Caledonia
[****] Leader del Partito Indipendentista Kanako
assassinato in circostanze misteriose alcuni anni fa.
[*****] Otelo Saraiva de Carvalho, leader di estrema
sinistra della “Rivoluzione dei Garofani” portoghese poi rimasto implicato in
un affare non chiaro che lo portò, circa alla metà degli anni ’80, ad una lunga
condanna detentiva da molti ritenuta un buon sistema per “toglierselo di
mezzo”. Ha comunque scontato solo pochi anni di carcere, tornando in libertà.
[******] La più grande discarica della banlieue parigina,
presso Rungis.
490. OHIO
Crosby, Still, Nash
& Young
[1970]
Tin soldiers and Nixon
coming,
We're finally on our
own.
This summer I hear the
drumming,
Four dead in Ohio.
Gotta get down to it
Soldiers are gunning
us down
Should have been done
long ago.
What if you knew her
And found her dead on
the ground
How can you run when
you know?
Gotta get down to it
Soldiers are gunning
us down
Should have been done
long ago.
What if you knew her
And found her dead on
the ground
How can you run when
you know?
Tin soldiers and Nixon
coming,
We're finally on our
own.
This summer I hear the
drumming,
Four dead in Ohio.
*
OHIO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Soldatini di piombo e
Nixon che arrivano,
finalmente siamo per
conto nostro.
Quest’estate sento i
tamburi che battono,
quattro morti in Ohio.
Dobbiamo occuparcene,
i soldati ci stanno
abbattendo a fucilate,
bisognava farlo già da
tempo.
Che diresti se tu la
conoscessi
e la trovassi morta
per terra,
come reagisci quando
lo saprai?
Dobbiamo occuparcene,
i soldati ci stanno
abbattendo a fucilate,
bisognava farlo già da
tempo.
Che diresti se tu la
conoscessi
e la trovassi morta
per terra,
come reagisci quando
lo saprai?
Soldatini di piombo e
Nixon che arrivano,
finalmente siamo per
conto nostro.
Quest’estate sento i
tamburi che battono,
quattro morti in Ohio.
491. DRAFT DODGER RAG
Phil Ochs
I'm just a typical
American boy from a typical American town
I believe in God and
Senator Dodd and keeping old Castro down
And when it came my
time to serve I knew better dead than red
But when I got to my
old draft board, buddy, this is what I said:
Sarge, I'm only
eighteen, I got a ruptured spleen
And I always carry a
purse
I got eyes like a bat,
my feet are flat, and my asthma's
getting worse
O think of my career,
my sweetheart dear, and my poor old
invalid aunt
Besides, I ain't no
fool, I'm a goin' to school, and I'm
working in a defense
plant
I've got a dislocated
disc and a racked up back
I'm allergic to
flowers and bugs
And when the bombshell
hits, I get epileptic fits
And I'm addicted to a
thousand drugs
I got the weakness
woes, and I can't touch my toes
I can hardly reach my
knees
And if the enemy came
close to me
I'd probably start to
sneeze
(chorus)
I hate Chou En Lai,
and I hope he dies,
but one thing you
gotta see
That someone's gotta
go over there
and that someone isn't
me
So I wish you well,
Sarge, give 'em Hell
Yeah, Kill me a
thousand or so
And if you ever get a
war without blood and gore
Well I'll be the first
to go.
*
RAG DEL
RENITENTE ALLA LEVA
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Sono solo un tipico
ragazzo americano di una tipica città americana
credo in Dio nel
senatore Dodd e nel tenere buono il vecchio Castro
e quando è venuta
l’ora di andar sotto le armi sapevo bene meglio morti che rossi
ma quando sono andato
al mio vecchio ufficio di leva, amico, questo è quel che ho detto:
Sergente, ho solo
diciott’anni, ho una rottura alla milza
e porto sempre una
borsa
ho gli occhi come un
pipistrello, ho i piedi piatti e l’asma
mi sta peggiorando
pensi alla mia
carriera, alla mia fidanzata e alla mia povera
vecchia zia
inoltre non sono uno
scemo, vado a scuola e lavoro
in una fabbrica
impegnata nella difesa
Ho un disco fuori
posto e la scoliosi
sono allergico ai
fiori e agli insetti
e quando scoppia la
bomba mi vengon le crisi epilettiche
e sono dedito all’uso
di un migliaio di stupefacenti
soffro di debolezza
congenita e non ce la fo a piegarmi fino all’alluce
a malapena arrivo alle
ginocchia
e se il nemico si
avvicina
probabilmente mi
metterei a starnutire
(coro)
Odio Ciu En Lai e
spero che muoia
ma bisogna che Lei
capisca
che qualcuno vada pur
laggiù
e quel qualcuno non
sono io
E allora tanti saluti,
sergente, li mandi all’inferno
oh yeah, me ne ammazzi
un migliaio buono
e se per caso ha una
guerretta incruenta,
beh, allora sarò il
primo a andarci.
492. SKY PILOT
The Animals
He blesses the boys,
as they stand in line
The smell of gun
grease and their bayonets they shine
He's there to help
them all that he can
To make them feel
wanted he's a good holy man
Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never,
never, reach the sky
He smiles at the young
soldiers, tells them it's all right
He knows of their fear
in the forthcoming fight
Soon there'll be blood
and many will die
Mothers and fathers
back home they will cry
Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never,
never, reach the sky
He mumbles a prayer
and it ends with a smile
The order is given,
they move down the line
But he'll stay behind,
and he'll meditate
But it won't stop the
bleeding, or ease the hate
As the young men move
out into the battle zone
He feels good, with
God you're never alone
He feels so tired as
he lays on his bed
Hopes the men will
find courage in the words that he said
Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never,
never, reach the sky
*
PILOTA NEL
CIELO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Benedice i ragazzi
mentre stanno al fronte
l’odore del grasso, le
baionette splendenti
è là per aiutarli e
far tutto quel che può
per farli sentire
voluti, è un vecchio e sant’uomo
Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi
volare?
Non arriverai mai,
mai, mai al cielo
Sorride ai soldatini,
gli dice che tutto va bene
conosce le loro paure
nella battaglia a venire
presto scorrerà il
sangue e molti moriranno
madri e padri rimasti
a casa piangeranno
Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi
volare?
Non arriverai mai,
mai, mai al cielo
Mormora una preghiera
e finisce con un sorriso
l’ordine è dato, si
muovono verso il fronte
ma lui rimarrà nelle
retrovie a meditare
e non fermerà il
massacro né placherà l’odio
Mentre i ragazzi si
spingono alla zona di combattimento
lui si sente bene, con
Dio non sei mai solo
si sente tanto stanco
mentre se ne sta a letto
spera che gli uomini
saranno incoraggiati dalle sue parole
Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi
volare?
Non arriverai mai,
mai, mai al cielo
493. STILL IN SAIGON
Dan Daley
Interpretazione della
Charlie Daniels Band
(1981)
Got on a plane in
'Frisco
and got off in Vietnam
I walked into a
different world,
the past forever gone
I could've gone to
Canada
or I could have stayed
in school
But I was brought up
differently –
I couldn't break the
rules
Thirteen months and
fifteen days –
the last ones were the
worst
One minute I kneel
down and pray
and the next I stand
and cure
No place to run to
where
I did not feel that
war
When I got home I
stayed alone
and checked behind
each door
'Cause I'm...
Still in Saigon,
Still in Saigon
I am still in Saigon
In my mind
The ground at home was
covered in snow
and I was covered with
sweat
My younger brother
calls me a killer
and my daddy calls me
a vet
Everybody says I'm
someone else,
that I'm sick and
there's no cure
Damned if I know who I
am –
there was only one
place I was sure
When I was...
Still in Saigon,
Still in Saigon
I am still in Saigon
In my mind
Every summer when it
rains,
I smell the jungle, I
hear the flames
I can't tell no one --
I feel ashamed
Afraid someday I'll go
insane
It has been ten long
years ago
and time has gone on
by
But now and then I
catch myself,
eyes searching through
the sky
All the sounds from
long ago
will be forever in my
head
Mingled with the
wounded cries
and the silence of the
dead.
'Cause I'm...
Still in Saigon,
Still in Saigon
I am still in Saigon
In my mind.
*
ANCORA A
SAIGON
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Ho preso un aereo a
San Francisco
e mi sono ritrovato in
Vietnam
sono piombato in un
mondo diverso,
il passato è finito
per sempre
Potevo andare in
Canada
o restare a scuola
ma sono stato tirato
su in un altro modo
non potevo infrangere
le regole
Tredici mesi e
quindici giorni –
gli ultimi furono i
peggiori
il minuto prima
m’inginocchio e prego,
quello dopo sono in
piedi e guarisco
E non poter scappare
in nessun posto
dove non provavo
quella guerra
quando tornai a casa
me ne stavo da solo
e controllavo dietro
ogni porta
perché…
Sono ancora a Saigon,
ancora a Saigon,
Sono ancora a Saigon
nella mia mente
Il terreno di casa era
coperto di neve
e io ero tutto coperto
di sudore
mio fratello minore mi
chiama assassino
e mio padre mi chiama
reduce
Tutti dicono che sono
un altro,
che sono malato e che
non c’è nessuna cura
ma cazzo se lo so chi
sono
c’era solo un posto
dov’ero al sicuro
quando…
Quando ero ancora a
Saigon,
ancora a Saigon,
sono ancora a Saigon
nella mia mente
Ogni estate, quando
piove
sento l’odore della
giungla e le fiamme
non posso dirlo a
nessuno, mi vergogno
ho paura che un giorno
impazzirò
E’ stato dieci lunghi
anni fa
e il tempo è passato
via
ma di tanto in tanto
mi nascondo
con gli occhi che
scrutano il cielo
Tutti i suoni di tanto
tempo fa
ce li avrò per sempre
in testa
mischiati alle grida
dei feriti
e al silenzio dei
morti
perché…
Sono ancora a Saigon,
ancora a Saigon
Sono ancora a Saigon
nella mia mente.
494. GOODNIGHT SAIGON
Billy Joel
We met as soul mates
On Parris Island
We left as inmates
From an asylum
And we were sharp
As sharp as knives
And we were so gung ho
To lay down our lives
We came in spastic
Like tameless horses
We left in plastic
As numbered corpses
And we learned fast
To travel light
Our arms were heavy
But our bellies were
tight
We had no home front
We had no soft soap
They sent us Playboy
They gave us Bob Hope
We dug in deep
And shot on sight
And prayed to Jesus
Christ
With all our might
We had no cameras
To shoot the landscape
We passed the hash
pipe
And played our Doors
tapes
And it was dark
So dark at night
And we held on to each
other
Like brother to
brother
We promised our
mothers we'd write
And we would all go
down together
We said we'd all go
down together
Remember Charlie
Remember Baker
They left their
childhood
On every acre
And who was wrong?
And who was right?
It didn't matter in
the thick of the fight
We held the day
In the palm
Of our hand
They ruled the night
And the night
Seemed to last as long
as six weeks
On Parris Island
We held the coastline
They held the
highlands
And they were sharp
As sharp as knives
They heard the hum of
our motors
They counted the
rotors
And waited for us to
arrive
And we would all go
down together
We said we'd all go
down together
Yes we would all go
down together.
*
BUONANOTTE
SAIGON
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Come anime gemelle
ci siamo incontrati
a Parris Island
ci lasciammo da
internati
in un manicomio
ed eravamo acuti,
acuti come coltelli
eravamo cosi’
entusiasti
di sacrificare le
nostre vite
siamo arrivati
irrefrenabili
come cavalli
indomabili
siamo ripartiti
avvolti di plastica,
delle salme numerate.
E abbiamo imparato
alla svelta
a portarci poca roba
dietro
le armi erano pesanti
ma avevamo la pancia
vuota
nessun fronte interno
niente sapone soffice
ci mandavano Playboy
ci davano Bob Hope
scavavamo profondo
e sparavamo a vista
pregavamo Gesù Cristo
con tutte le nostre
forze
non avevamo macchine
per fotografare il
paesaggio
ci passavamo il cilum
mettevamo su i nastri
dei Doors
ed era buio
cosi’ buio la notte
ci stringevamo l’uno
all’altro
come dei fratelli
promettevamo alle
mamme di scrivere
e volevamo tutti
crepare insieme
dicevamo tutti che
saremmo crepati insieme
ricordi Charlie
ricordi Baker
hanno lasciato la loro
infanzia
su ogni metro di terra
e chi aveva torto?
e chi aveva ragione?
Non importava quanto
la mischia era fitta
di giorno li tenevamo
tutti in mano
ma di notte
comandavano loro
e la notte
ci sembrava lunga più
d’un mese
A Parris Island
tenevamo la fascia
costiera
loro tenevano le
alture
ed erano acuti
acuti come coltelli
sentivano il rumore
dei nostri motori
contavano le pale
degli elicotteri
ed aspettavano che
arrivassimo
e volevamo tutti
crepare insieme
dicevamo tutti che
saremmo crepati insieme
si’ volevamo tutti
crepare insieme.
495. GUERRA MUNDIAL
Joaquín Sabina
[testo di Manolo Tena]
Malas noticias en la
radio
Ya viene dicen los
diarios,
con sólo apretar un
botón
el kiosco va a hacer
explosión.
Cuidado ya está aquí
la Tercera Guerra Mundial.
Muy pronto va a
estallar la Tercera Guerra Mundial.
Los azules culpan a
los negros,
los verdes a los
amarillos.
Los rojos gritan: “¡
me defiendo!”
Los verdes dicen: “yo
no he sido”.
Y mientras tanto tú,
cambiando de champú.
Cuando va a estallar
la Tercera Guerra Mundial.
Cuidado ya está aquí
la Tercera Guerra Mundial.
Muy pronto va a
estallar la Tercera Guerra Mundial.
Los políticos
estrechan sus manos,
los generales brindan
con champán,
y tú llorando porque
tu amor te ha dejado,
o haciendo régimen
para adelgazar.
¿Que ganas con
ahorrar?
Si vamos a volar
Por los aires en la
Tercera Guerra Mundial.
Muy pronto va a estallar
la Tercera Guerra Mundial.
Cuidado ya está aquí
la Tercera Guerra Mundial.
Muy pronto va a
estallar la Tercera Guerra Mundial.
*
GUERRA
MONDIALE
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Brutte notizie alla
radio,
sta arrivando, dicono
i giornali.
Pigiando solo un
bottone
Tutta la baracca salta
per l’aria.
Attenti, sta arrivando
la Terza Guerra Mondiale.
Presto scoppierà la
Terza Guerra Mondiale.
Gli azzurri danno la
colpa ai neri,
i verdi la danno ai
gialli.
I rossi urlano: “Mi
difendo!”
I verdi dicono: “Io
non sono stato”.
E nel frattempo tu
stai a cambià’ lo sciampo.
Quando scoppierà la
Terza Guerra Mondiale.
Attenti, sta arrivando
la Terza Guerra Mondiale.
Presto scoppierà la
Terza Guerra Mondiale.
I politici si fan
strette di mano,
i generali brindano
con lo champagne,
e tu che fai? Piangi
perché il tuo amore t’ha lasciato
oppure fai una dieta
per diventare più carina.
Che te ne fai di
risparmiare,
se, tanto, salteremo
tutti in aria nella
Terza Guerra Mondiale?
Presto scoppierà la
Terza Guerra Mondiale.
Attenti, sta arrivando
la Terza Guerra Mondiale.
Presto scoppierà la
Terza Guerra Mondiale.
496. ASÍ EN LA GUERRA COMO EN LOS CELOS
Joan Manuel Serrat
Joan Manuel Serrat è
considerato il più grande cantautore spagnolo e catalano. Inizia la sua carriera
quasi quarant’anni fa, nel 1965, in pieno franchismo, aderendo (con tanto di
tessera ufficiale n° 13) al collettivo di cantanti in lingua catalana Els Setze Jutges (“I sedici giudici”), che diverrà ispiratore
e “spina dorsale” di un più vasto movimento di rinnovamento della canzone
catalana, già attivo dai primi anni ’60, noto come Nova cançó catalana (“Nuova canzone catalana”). Movimento di
rinnovamento e protesta nella “pace terrificante” della Spagna di allora; già
l’uso di una lingua diversa dal castigliano era simbolo di non accettazione e
di ribellione!
Nonostante tutto ciò,
la “NCC” ottiene un successo clamoroso; nel 1966, Serrat piazza una sua
canzone, Cançó de matinada (“Canzone di
mattina”) nella hit parade nazionale,
primo caso in assoluto per una canzone in lingua catalana.
Ben presto, Serrat
diventa –assieme a Lluís Llach e ad altri- un simbolo di opposizione autentica
al franchismo; e un simbolo niente affatto “teorico”, date le noie spesso di
carattere poliziesco e intimidatorio che deve subire. Nel frattempo comincia ad
essere conosciuto anche all’estero; sue canzoni sono tradotte un po’ ovunque e
cantate, ad esempio, da David Broza in Israele, da Carlos do Carmo in
Portogallo (nel ’74, dopo la Revolução dos cravos,
Serrat vola in testa alle classifiche lusitane), da Mina in Italia e da Jaime
Marques in Brasile.
Con la fine del
franchismo, Serrat non cessa di scrivere e cantare le sue canzoni piene di
bellezza, di libertà e di meraviglia del vivere; ne è prova l’ “aggiornamento”
regolare di una sua vecchia canzone, Fa vint anys qu’havia vint anys (“Fan vent’anni che avevo vent’anni”), o le lacrime nello stadio di
Santiago del Cile poco dopo la fine del regime fascista di Pinochet (1989), lo
stesso stadio dove era stato ucciso Víctor Jara, mentre canta Volver a los
diecisiete di Violeta Parra. Il suo
ultimo lavoro sono giustappunto delle “rielaborazioni” di canzoni
latinoamericane mediante il suo “alter ego” Tarrés, in un album intitolato Cansiones
(2000).
Así en la guerra como
en los celos
Sangre, sudor y
lágrimas quedan
Al paso de los
heraldos negros
Que nublan la verdad y
la envenenan.
Rumbos perdidos a flor
de tango.
Cuentas pendientas,
rencores viejos.
Con vento, polvo; con
lluvia, fango.
Así en la guerra como
en los celos.
Un azote en el alma
que te empuja a correr.
Un eclipse total de la
razón.
Una venda en los ojos
que no te deja ver.
Una mortaja negra en
el corazón.
Así en la guerra como
en los celos.
De los infiernos,
fuego y ceniza.
A las tinieblas,
ceniza y fuego.
Caricies vueltas papel
de lija.
Así en la guerra como
en los celos.
Exilio del que jamás
se vuelve.
Cizaña que deja el
vergel yermo.
A hierro mata y a
hierro muere.
Así en la guerra como
en los celos.
Un azote en el alma
que te empuja a correr.
Un eclipse total de la
razón.
Una venda en los ojos
que no te deja ver.
Una mortaja negra en
el corazón.
Así en la guerra como
en los celos.
*
COSI’ IN
GUERRA COME NELLE GELOSIE
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Cosi’ in guerra come
nelle gelosie,
sangue, sudore e lacrime
restano
al passo degli araldi
neri
che offuscano la
verità e l’avvelenano.
Strade smarrite a
ritmo di tango.
Conti in sospeso,
vecchi rancori.
Col vento, polvere;
con la pioggia, fango.
Cosi’ in guerra come
nelle gelosie.
Una frusta nell’anima
che ti spinge a correre.
Un’eclisse totale
della ragione.
Una benda sugli occhi
che non ti fa vedere.
Un nero sudario nel
cuore.
Cosi’ in guerra come
nelle gelosie.
Dagli inferni, fuoco e
cenere.
Nelle tenebre, cenere
e fuoco.
Carezze volte in carta
vetrata.
Cosi’ in guerra come
nelle gelosie.
Esilio di chi non
torna mai.
Loglio che manda
l’orto alla malora.
Di spada ferisce e di
spada perisce.
Cosi’ in guerra come
nelle gelosie.
Una frusta nell’anima
che ti spinge a correre.
Un’eclisse totale
della ragione.
Una benda sugli occhi
che non ti fa vedere.
Un nero sudario nel
cuore.
Cosi’ in guerra come
nelle gelosie.
497. TO AKOPNTEON
Μάνος
Λόιζος / Manos Loïzos
Στην
γειτονιά μου
την παλιά είχα
έναν φίλο
που
ήξερε και
έπαιζε
ακορντεόν
όταν
τραγούδαγε
φτυστός ήταν ο
ήλιος
φωτιές
στα χέρια του
άναβε το
ακορντεόν
Μα
ένα βράδυ
σκοτεινό σαν
όλα τα άλλα
κράταγε
τσίλιες
παίζοντας
ακορντεόν
γερμανικά
καμιόνια
στάθηκαν στην
μάντρα
και
μια ριπή
σταμάτησε το
ακορντεόν
Τ’
αρχινισμένο
σύνθημα πάντα
μου μένει
οπότε
ακούω από τότε
ακορντεόν
και
έχει σαν
στάμπα την ζωή
μου σημαδέψει
δεν
θα περά δεν θα
περάσει ο
φασισμός
*
LA
FISARMONICA
Versione italiana di
Giuseppina di Lillo
Nel mio vecchio
quartiere avevo un amico
che sapeva e suonava
la fisarmonica
quando cantava era
come il sole
gli metteva il fuoco
alle mani la fisarmonica.
Ma una sera scura come
le altre
faceva il palo
suonando la fisarmonica
camion tedeschi si
fermarono davanti alla mandra
ed una raffica fermò
la fisarmonica
E come uno slogan mi
rimane
ogni volta che sento
una fisarmonica
e come un timbro ha
segnato la mia vita
«non passerà, non
passerà il fascismo».
498. O ΔPOMOΣ
Μάνος
Λόιζος / Manos Loïzos
Ο
δρόμος είχε
την δική του
ιστορία
κάποιος
την έγραψε
στον τοίχο με
μπογιά
ήταν
μια λέξη
μοναχά
ελευθερία
κι’
έπειτα είπαν
πως την
έγραψαν παιδιά
ύστερα
κύλησε ο
καιρός και η
ιστορία
πέρασε
εύκολα απ’ την
μνήμη στην
καρδιά
ο
τοίχος έγραφε
μοναδική
ευκαιρία
εντός
πωλούνται
πάσης φύσεως
υλικά
τις
Κυριακές από
νωρίς στα
καφενεία
έπειτα
γήπεδο στην
χύμα τα καβγά
ο
δρόμος είχε
την δική του
ιστορία
είπανε
όμως πως την
έγραψαν παιδιά
*
LA STRADA
Versione italiana di Giuseppina
di Lillo
La strada aveva una
storia tutta sua
qualcuno la scrisse
sul muro con la vernice
era una parola
sola «libertà»
e dopo dissero che
l’avevano scritta dei bambini
poi il tempo passò e
la storia
passò facilmente dalla
memoria al cuore
il muro riportava le
parole «occasione unica
all’interno si vendono
merci di ogni genere»
e le domeniche passate
al bar
poi allo stadio
baruffe a volontà
la strada aveva una
storia tutta sua
e dissero che
l’avevano scritta dei bambini.
499. ΣTON ΠOΛEMO O TZO
Λαυρέντης
Mαχαιρίτσας / Lavrendis
Maheritsas
Στον
πόλεμο ο Τζο
περνάει καλά
τον
έχουν όπα όπα
τον
νέγρο, τον
λοχία, τον
παλικαρά
και
που’ χει μαύρη
πέτσα
κανένας
δε νογά
κατώτεροι
και ανώτεροι
τον
λένε παλικαρά
και
που’ χει μαύρη
μάνα
κανένας
δε νογά
κατώτεροι
και ανώτεροι
τον
λένε παλικαρά
τον
μαύρο, τον
λοχία, τον Τζο,
τον φουκαρά
Στον
πόλεμο ο Τζο
περνάει καλά
ώσπου
κακιά μια
σφαίρα
και
το δεξί πιο
πέρα
το
χέρι του πετά
και
που’ χει μαύρη
μάνα
κανένας
δε νογά
κατώτεροι
και ανώτεροι
τον
λένε παλικαρά
και
που’ χει μαύρη
πέτσα
κανένας
δε νογά
κατώτεροι
και ανώτεροι
τον
λένε παλικαρά
του
δίνουν και
βραβείο στον
Τζο τον
φουκαρά
Μονόχειρας
ο Τζο ζητάει
δουλειά
μα
τι δουλειά να
κάνει
που
το δεξί έχει
χάσει
πέρα
στον Βιετνάμ
και
που’ χει μαύρη
μάνα
θυμήθηκαν
ξανά
κατώτεροι
και ανώτεροι
τον
λένε αληταρά
και
που’ χει μαύρη
πέτσα
θυμήθηκαν
ξανά
κατώτεροι
και ανώτεροι
τον
λένε αληταρά
τις
πόρτες δεν
ανοίγουν στον
Τζο το φουκαρά
*
ALLA
GUERRA, JOE
Versione italiana di
Giuseppina di Lillo
Alla guerra Joe se la
passa bene
se lo tengono caro
caro
il negro, il sergente,
il prode
e che abbia la pelle
nera
a nessuno interessa
superiori e subalterni
lo chiamano prode
e che abbia la madre
nera
a nessuno interessa
superiori e subalterni
lo chiamano prode
il negro, il sergente,
Joe, il poveretto.
Alla guerra, Joe se la
passa bene
finché una pallottola
della malasorte
non gli butta
dall’altra parte
il suo braccio destro
e che abbia la madre
nera
a nessuno interessa
superiori e subalterni
lo chiamano prode
e che abbia la pelle
nera
a nessuno interessa
superiori e subalterni
lo chiamano prode
e gli danno pure un
premo a Joe il poveretto
Ormai monco, Joe cerca
lavoro
ma che lavoro può fare
ora che ha perso il
suo braccio destro
laggiù in Vietnam
e che ha la madre nera
tutti ora se ne
ricordano
superiori e subalterni
lo chiamano mascalzone
e che ha la pelle
nella
tutti ora se ne
ricordano
superiori e subalterni
lo chiamano mascalzone
le porte non si aprono
per Joe il poveretto.
500. PIASTRELLE
Antonio Teresano
(Redshadow)
La “CCG” n° 500 ha il
titolo in rosso invece che nel blu consueto, e un autore cui ben si attaglia.
Antonio Teresano, più noto come Red o Redshadow, vecchio frequentatore e
filibustiere di questi lidi. Riportiamo, dal ng. it.fan.musica.guccini, la sua
presentazione alla canzone:
“Ho qualche canzone in
testa per quest'iniziativa...ma non ho la forza morale né fisica per leggermi
un elenco di 500 brani onde evitare ripetizioni... quindi mando un pezzo mio
(per favore...tenete a freno l'entusiasmo!) che con la guerra c'entra fino a un
certo punto... cioe' c'entra ma come pretesto ma allo stesso tempo piu' di
quanto sembri.
Insomma, visto che e'
un po' che, parafrasando Celentano (che vette inaspettate raggiunge la mia
dialettica!) leggo poco e scrivo ancora meno, volevo giustificare gli sforzi
epici che ho fatto per pagare il fisso ad un telefono che non uso mai e
deludere chi mi vuole male dimostrando che,
seppur con la
pressione ai minimi storici, sono ancora vivo, anche se vista l'aria che tira
fra sceriffi del mondo stelle&strisce e poliziotti di casa nostra
travestiti da naziskins che scoltellano qua e la', non so quanto questo sia un
vantaggio.....
Un saluto a chi se lo
merita e....del sogno americano ne puoi fare a meno!”
Soldato cosa fai?
Io non ti ho fatto
nulla
io non ho aperto
bocca, cosa fai?
Ma come dove vai?
Io sono nato qua,
all'ombra della luna
la stessa che tu
guardi
e che io cerco di
afferrare
No, non ho dormito
io non dormo mai la
notte
primule di anime mi
illudono
poi se ne vanno via
Poliziotto, cosa fai?
No, non li ho rubati
quei soldi sono miei
dollari a quintali,
sogni esagonali
cosa fai?
Mi colpisci ancora e
ridi
una caserma a modo
di quelle molto belle
chissa' quante
piastrelle
la mia bile coprira'
La fidanzata a Rimini
domani rivedrai
io prego tutti i
giorni
a volte anche allo
specchio
ma Dio non si vede mai
Madre cosa fai?
Perche' urli su quel
letto?
e' vero sta nascendo
tuo figlio dall'oblio
Che raccoglie vento
semina tempesta
dice che vuol partire
invece resta
Soldato cosa fai?
Uccidi da lassu'
dove fumano gli angeli
cavalcano le rondini
tu butti mille bombe
da lassu'
Tuo nonno ti teneva
sui ginocchi
ti raccontava storie
aneddoti, memorie
perche' piangi,
perche' vivi, dove vai?
Siamo carnefici e
aggressori
o vittime indolori
dei mutui non pagati,
dei dollari a motore
E c'e' sempre una
canzone
che ci ricorda amore
o chiacchiere fra
amici ad un bancone
Mi dici dove vai? O
almeno come stai?
Almeno per un po' non
saro' solo coi miei guai
tra bombe e temporali
e sorrisi sui giornali
un sole nero che non
tramonta mai
un cielo sporco che
non sorride mai.
501. ELS TRENS DE KOSOVO
Lluís Llach
(1999)
Assieme a Joan Manuel
Serrat, Lluís Llach (si pronuncia gliuis gliàc) è il
più noto rappresentante della Nova cançó catalana; ma, a differenza di Serrat, compone le sue canzoni esclusivamente in
catalano. Il suo percorso inizia nel 1967 come membro de Els setze jutges; e già dai primi anni scrive autentici inni
di lotta e resistenza antifascista che divengono ben presto notissimi in tutta
la Spagna sebbene composti, come detto, esclusivamente in lingua catalana. E’
il caso di Cal que neixin flors a cada instant (“Bisogna che nascano fiori in ogni momento”), La gallineta (“La gallinella”) o L’estaca, forse la sua canzone più nota, tradotta in
molte lingue e vero strumento di rivendicazione e lotta popolare. D’altro lato,
Lluís Llach è forse il cantautore iberico con la più vasta e solida formazione
musicale e che più ha sviluppato il proprio percorso artistico e politico. La
sua versatilità di compositore è straordinaria, passando fra la tradizione
catalana e le sonorità mediterranee (in questo molto simile al De André di Creuza
de mä), tra cantate di sapore classico e
ritmi decisamente pop e rock.
Tornen els trens,
plens de la pobra gent, pobra,
ulls que miren enlloc
perquè venen d’enlloc i enlloc veuen el seu destí.
Tornen els trens d’un
món que tots pensàvem lluny
però ens desperta el
traquetreig de rodes i de llops,
la negror d’un temps
que és tan a prop
la tristesa per no
haver sabut dir prou…
Ploren els trens, van
buits de la pobra gent, pobra,
que no tenen un nom,
ni una casa ni un foc on cremar tant de desesper.
Quan el dolor no té
carnet, no té un nom,
esdevé el dolor de
tots i tots en som partícips,
tots fem fila cap el
vell exili,
si l’exili no el
portem al cor.
Xisclen els trens,
quin és l’odi que els
empeny,
quina la ràbia que
emmetzina tant d’amor
Som nosaltres a
l’andana tot veient com passen?
O hem pujat fa temps
dalt de la màquina,
mentre anem contant
els llargs vagons…
Corren els trens, la
llum de la pobra gent, pobra,
fa senyal d’un camí
basardós i tenaç d’una Europa en plena nit.
Tornen els trens d’un
temps que tots pensàvem lluny
i ens desperta el
traquetreig de rodes i de llops,
la negror d’un temps
que és tan a prop,
la vergonya per no
haver dit: prou.
*
I TRENI DEL
KOSOVO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Tornano i treni, pieni
di povera gente, povera,
occhi che guardano
altrove perché vengono da altrove e altrove vedono il proprio destino.
Tornano i treni da un
mondo che tutti pensavamo lontano
ma ci risveglia lo
sferragliare delle ruote sui binari,
l’oscurità d’un tempo
che è cosi’ vicino,
la tristezza per non
aver saputo dire basta…
Piangono i treni,
vanno stipati di povera gente, povera,
che non ha un nome, né
una casa o un focolare dove bruciare tanta disperazione.
Quando il dolore non
ha documenti, non ha un nome,
diventa il dolore di
tutti e tutti ne siamo partecipi,
tutti ci incamminiamo
verso il vecchio esilio,
ammesso che l’esilio
non lo portiamo in cuore.
Fischiano i treni,
qual è l’odio che li
spinge,
quale la rabbia che
distrugge tanto amore,
e forse stiamo alla
finestra a guardarli passare?
Oh, è da tempo che
spingiamo quella macchina
mentre andiamo
contando i lunghi vagoni…
Corrono i treni, la
luce della povera gente, povera,
è segno d’un cammino
accidentato e tenace di un’Europa in piena notte.
Tornano i treni da un
tempo che tutti pensavamo lontano
i ci risveglia lo
sferragliare delle ruote sui binari,
l’oscurità d’un tempo
che è cosi’ vicino,
la vergogna per non
aver detto basta.
502. MARLENE
Noir Désir
Oh Marlene
les cœurs saignent
et s'accrochent en
haut
de tes bas
oh Marlene
dans tes veines
coule l'amour
des soldats
et quand ils meurent
ou s'endorment
c'est la chaleur de ta
voix
qui les apaise, et les
traine
jusqu'en dehors des
combats
oh Marlene, c'est la
haine
qui nous a amenés là
mais Marlene, dans tes
veines
coulait l'amour des
soldats
eux quand ils meurent
ou s'endorment
c'est dans le creux de
tes bras
qu'ils s'abandonnent
et qu'ils brûlent
comme un clope
entre tes doigts.
Hier und immer,
Da kennt man sie,
Kreuz unter Kreuzen
Marlene immer liebt.
(Ici et toujours
On la connait là
Croix parmi les croix
Marlene aime
toujours.)
*
MARLENE
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Oh Marlene
i cuori sanguinano
e s’attaccano sopra
alle tue calze
oh Marlene
nelle tue vene
scorre l’amore
dei soldati
e quando muoiono o
s’addormentano
è il calore della tua
voce
che li calma, e li
porta via
fuori dalle battaglie
oh Marlene, è l’odio
che ci ha portati là
ma, Marlene, nelle tue
vene
scorreva l’amore dei
soldati
loro, quando muoiono
o s’addormentano
è nel tuo abbraccio
che si abbandonano
e bruciano
come una sigaretta
tra le tue dita.
Hier und immer,
Da kennt man sie,
Kreuz unter Kreuzen
Marlene immer liebt.
(Qui, per sempre,
la si riconosce
croce tra le croci
Marlene sempre ama).
503. UTOPIA
Alanis Morrissette
Più che una canzone
contro la guerra questa è una canzone a favore della pace, ma spero che vorrete
accettarla ugualmente :-)
[Maurizio dal ng
it.fan.musica.guccini]
we'd gather around all
in a room fasten our belts engage in dialogue
we'd all slow down
rest without guilt not lie without fear disagree sans
judgement
we would stay and
respond and expand and include and allow and forgive and
enjoy and evolve and
discern and inquire and accept and admit and divulge
and open and reach out
and speak up
This is utopia this is
my utopia
This is my ideal my
end in sight
Utopia this is my
utopia
This is my nirvana, my
ultimate.
we'd open our arms
we'd all jump in we'd all coast down into safety nets
we would share and
listen and support and welcome be propelled by passion
not invest in outcomes
we would breathe and be charmed and amused by
difference be gentle
and make room for every emotion
we'd provide forums
we'd all speak out we'd all be heard we'd all feel seen
we'd rise
post-obstacle more defined more grateful we would heal be humbled
and be unstoppable
we'd hold close and let go and know when to do which we'd
release and disarm and
stand up and feel safe
this is utopia this is
my utopia
this is my ideal my
end in sight
utopia this is my
utopia
this is my nirvana
my ultimate
*
UTOPIA
Versione italiana di
Maurizio
Potremmo riunirci
tutti in una stanza, allacciare le cinture, iniziare un
dialogo.
Potremmo calmarci
tutti, riposarci senza colpa, essere sinceri senza paura,
essere in disaccordo
senza essere giudicati.
Potremmo essere
presenti e rispondere ed aprirci e comprendere, permettere e
perdonare e ed essere
felici e crescere e capire e domandare ed approvare
ed accettare e
divulgare ed aprirci e raggiungere e parlare liberamente.
Questa è utopia,
questa è la mia utopia
Questo è il mio
ideale, il mio obiettivo in vista.
Utopia, questa è la
mia utopia
Questo è il mio
Nirvana, il mio fondamento.
Potremmo aprire le
braccia, spiccare tutti il salto, cadere tutti sulle reti
di sicurezza.
Potremmo partecipare
ed ascoltare e incoraggiare ed accogliere,
essere spinti dalla
passione, non investire nei risultati.
Potremmo respirare e
ed essere affascinati e divertiti dalla differenza,
essere gentili e fare
spazio ad ogni emozione.
Potremmo organizzare
dibattiti, parlare tutti apertamente, essere tutti
ascoltati, sentirci
tutti capiti.
Potremmo fissare
obiettivi più precisi, più gratificanti, guarire, essere
umili ed
inarrestabili.
Potremmo tenere
stretto e lasciare andare e sapere quando fare una cosa o
l'altra.
Potremmo liberare e
disarmare e opporci e sentirci sicuri.
Questa è utopia,
questa è la mia utopia
Questo è il mio
ideale, il mio obiettivo in vista.
Utopia, questa è la
mia utopia
Questo è il mio
Nirvana, il mio fondamento.
504. THE CALL
(War, war, war!)
Country Joe McDonald
Far and near, high and
clear,
Hark to the call of
War.
Over the gorse and the
golden dells,
Ringing and swinging
the clamorous bells,
Praying and saying of
wild farewells:
War! War! War!
High and low, all must
go:
Hark to the shout of
War!
Leave to the women the
harvest yield;
Gird ye, men, for the
sinister field;
A sabre instead of a
scythe to wield;
War! Red war!
Rich and poor, lord
and boor,
Hark to the blast of
War!
Tinker and tailor and
millionaire,
Actor in triumph and
priest in prayer,
Comrades now in the
hell out there,
Sweep to the fire of
War!
Prince and page, sot
and sage,
Hark to the roar of
War!
Poet, professor and
circus clown,
Chimney-sweep and fop
of the town,
Into the pot and be
melted down:
Into the pot of War!
Women all, hear the
call
The pitiless call of
War!
Look your last on your
dearest ones,
Brothers and husbands,
fathers, sons:
Swift they go to the
ravenous guns,
The gluttonous guns of
War.
Everywhere thrill the
air
The maniac bells of
War.
There will be little
of sleeping to-night;
There will be wailing
and weeping to-night;
Death's red sickle is
reaping to-night:
War! War! War!
War! War! War!
War! War! War! War!
War! War! War! War!
War! War! War! War!
IL RICHIAMO
(Guerra,
guerra, guerra!)
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Vicino e lontano, alto
e forte
ascoltate il richiamo
della Guerra.
Sulle ginestre, sulle
rapide splendenti,
le campane rumorose
che suonano a distesa
pregando e promettendo
tremendi addii:
Guerra! Guerra!
Guerra!
Alti e bassi, tutti
devono andare:
ascoltate il grido
della Guerra!
Lasciate alle donne il
raccolto;
cingetevi, uomini, per
il sinistro campo;
una spada da usare
invece della falce;
Guerra! Sanguinosa
guerra!
Ricchi e poveri,
signori e villani,
ascoltate lo scoppio
della Guerra!
Sarto, calderaio e
milionario,
attore in trionfo o
prete in preghiera,
compagni che ora siete
chissà dove,
disperdetevi al fuoco
della Guerra!
Principe e paggio,
stupidi e sapienti,
ascoltate il ruggito
della Guerra!
Poeta, professore e
clown del circo,
spazzacamino e
damerino di città,
giù nel paiolo e siate
ben mescolati:
nel paiolo della
Guerra!
O donne tutte,
ascoltate il richiamo,
lo spietato richiamo
della Guerra!
Date l’ultimo sguardo
ai vostri cari,
fratelli, mariti,
padri e figli:
veloci corrono alle
armi fameliche,
le armi ingorde della
Guerra.
E, dovunque, l’aria
trasale
alle campane impazzite
della Guerra.
Non si dormirà molto
questa notte;
ci saran lamenti e
pianti questa notte.
la rossa falce della
morte sta mietendo stanotte:
Guerra! Guerra!
Guerra!
Guerra! Guerra!
Guerra!
Guerra! Guerra!
Guerra! Guerra!
Guerra! Guerra!
Guerra! Guerra!
Guerra! Guerra!
Guerra! Guerra!
505. THE BUTCHER’S TALE
(Western Front 1914)
The Zombies
A butcher yes that was
my trade
But the king's
shilling is now my fee
A butcher I may as
well have stayed
For the slaughter that
I see...
And the preacher in his
pulpit
Sermons: "Go and
fight, do what is right"
But he don't have to
hear these guns
And I'll bet he sleeps
at night...
And I...
And I can't stop
shaking
My hands won't stop
shaking
My arms won't stop
shaking
My mind won't stop
shaking
I want to go home
Please let me go home
Go home...
And I have seen a
friend of mine
Hang on the wire
Like some rag toy
Then in the heat the
flies come down
And cover up the boy
And the flies come
down in the battlefields
If the preacher he
could see those flies
Wouldn't preach for
the sound of guns...
And I...
And I can't stop
shaking
My hands won't stop
shaking
My arms won't stop
shaking
My mind won't stop
shaking
I want to go home
Please let me go home
Go home...
*
IL RACCONTO
DEL MACELLAIO
(Fronte
occidentale 1914)
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Macellaio, si’,
macellaio era il mio mestiere
ma ora son pagato col
soldo del re;
e avrei potuto
restarmene a fare il macellaio
visto il macello che
vedo…
E il cappellano
militare, dal pulpito,
predica: “Andate a
combattere, fate ciò che è giusto”
ma lui non deve
sentire questi cannoni
e scommetto che la
notte dorme…
E io…
Io non ce la fo a
smetter di tremare
le mie mani non
voglion smettere di tremare
le mie braccia non
voglion smettere di tremare
la mia mente non vuole
smettere di tremare
voglio andare a casa
per favore fatemi
andare a casa
a casa…
Ho visto un mio
compagno
infilzato e appeso al
filo spinato
come un giocattolo di
stracci
e poi, col caldo,
scendono le mosche
e ricoprono il ragazzo
e le mosche scendono
sui campi di battaglia
Se il cappellano
militare vedesse quelle mosche
non farebbe più
sermoni per il rumore dei cannoni…
E io…
Io non ce la fo a
smetter di tremare
le mie mani non
voglion smettere di tremare
le mie braccia non
voglion smettere di tremare
la mia mente non vuole
smettere di tremare
voglio andare a casa
per favore fatemi
andare a casa
a casa…
506. THE SUN IS BURNING
Christy Moore
Christy Moore è un
gigante della musica irlandese, grande artefice del primo folk revival degli anni anni 70. Iniziò con il gruppo dei
Planxty di cui fu coofondatore. Vanta una produzione sterminata tutta di
ottimo livello e pur spaziando e
contaminandosi con vari generi musicali resta
sempre fedele alla
musica della sua isola verde. Insomma musica popolare che si trasforma
ridiventa viva .
The sun is burning in
the sky
Strands of clouds go
slowly drifting by
In the park the dreamy
bees are droning in the flowers among the trees
And the sun burns in
the sky.
Now the sun is in the
west,
Little babes lie down
to take their rest,
And the couples in the
park are holding hands and waiting for the dark
And the sun is in the
west.
Now the sun is sinking
low,
Children playing know
it's time to go.
High above a spot
appears, a little blossom blooms and then draws near
And the sun is sinking
low.
Now the sun has come
to earth
Shrouded in a mushroom
cloud of death.
Death comes in a
blinding flash of hellish heat and leaves a smear of ash
And the sun has come
to earth.
Now the sun has
disappeared
All that's left is
darkness, pain and fear.
Twisted sightless
wrecks of men go crawling on their knees and cry in pain
And the sun has
disappeared.
*
IL SOLE STA
BRUCIANDO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Il sole sta bruciando
nel cielo
fili di nubi vanno
lentamente alla deriva
nel parco ronzano le
api sognanti nei fiori, tra gli alberi
e il sole brucia nel
cielo.
Ora il sole è
all’occidente,
dei bambini si
sdraiano per riposarsi,
e le coppiette nel
parco si tengono per mano aspettando il buio,
e il sole è all’occidente.
Ora il sole sta
calando,
i bambini che giocano
sanno che è ora d’andar via.
Appare un punto, lassù
in alto, un piccolo boccio spunta e si avvicina,
ed il sole sta
calando.
Ora il sole è venuto
sulla terra,
ammantato in una
nuvola di morte a forma di fungo.
La morte viene in un
lampo accecante di calore infernale e lascia una macchia di cenere
e il sole è venuto
sulla terra.
Ora il sole è
scomparso
e tutto quel che ha
lasciato è buio, dolore e paura.
Relitti umani contorti
e ciechi si trascinano sulle ginocchia e gridano di dolore
e il sole è scomparso.
507. WHY?
Tracy Chapman
Why do the babies
starve
When there's enough
food to feed the world
Why when there're so
many of us
Are the people still
alone
Why are the missiles
called peace keepers
When they're aimed to
kill
Why is a woman still not safe
When she's in her home
Love is hate
War is peace
No is yes
And we're all free
But somebody's gonna
have to answer
The time is coming
soon
Amidst all these
questions and contradictions
There's some who seek
the truth
But somebody's gonna
have to answer
The time is coming
soon
When the blind remove
their blinders
And the speechless
speak the truth
*
PERCHE’?
Versione italiana di
Manuela Scelsi
Perché i bambini
muoiono di fame
Quando c'è abbastanza
cibo per sfamare il mondo
Perché se siamo così
tanti
Ci sono ancora persone
sole
Perché i missili sono
"guardiani della pace"
Quando sono pronti ad
uccidere
Perché una donna non è
sicura
Nemmeno nella sua casa
Amore è odio
Guerra è pace
No è sì
E noi siamo tutti
liberi
Ma qualcuno dovrà
rispondere
L'ora arriverà presto
Tra tutte queste
domande e contraddizioni
C'è qualcuno che cerca
la verità
Ma qualcuno dovrà
rispondere
L'ora verrà presto
Quando i ciechi si
toglieranno i paraocchi
E i muti diranno la
verità.
508. STOP WAR
Isola Posse All Star
"Posse?"
"Eh?"
"È allarme rosso!
Siamo in guerra..."
"Ci siamo sempre
stati in guerra noi..."
"Ci sono anche
gli italiani... su gli italiani!?"
"No sei fuori è
una storia pesa... ci sono i blindati in piazza, hanno
attaccato coi
missili..."
"Eh?"
"Panico totale!
Non passa!!!"
Deda MC
Niente pace, niente
giustizia
ne ho sentite anche
troppe di cazzate, vomita-sentenze
di una bocca che
scrive parole di fuoco su un gioco...
con un buono e un
cattivo, un Occidente indignato
nulla ha dichiarato e
accanto un positivismo violento.
Attento! Non confondo
Saddam con Che Guevara:
a Panama è la Casa
Bianca che spara.
Nessuno ti ha per
questo mai informato...
Nessuno! che si sia
mai preoccupato... Nessuno!
Ma la posta in gioco
questa volta è più alta:
"La questione del
petrolio va risolta."
E allora lo studio si
apre ed armato di retoriche di guerra:
"Il dolore va
premiato!"... una campagna se vuoi un pò troppo efficace
finchè non c'è
giustizia, no! nessuna pace!
Gopher D
Dico, menti marce
regolano il gioco
ipotesi e parole
contano poco
non è poi così assurdo
capire
che chi paga è anche
chi non ci crede
e salta in aria come
fosse niente
sotto le rovine nelle
strade deserte...
Non hai il diritto di
sentirti sicuro
con le mani tra le
gambe dì l'addio al suo culo
aspettando solo che
giunga l'ora
all'angolo della
strada, all'angolo della strada
all'angolo della
strada, all'angolo della strada
Stop war! Qual è il
tuo conflitto?
Stop al panico o sei
giù sconfitto!
"Visto? Era una
questione di soldi!
Ehi, Dee Mò... fai tu
lo speaker dacci i dati!"
Speaker Dee Mò
Chi vive da schiavo,
chi incassa è soltanto uno schema
se vuoi un posto
amplificato
ma dai un'idea del
sistema applicato nel mondo:
la divisione è mega!
Azioni in catene,
azioni aguzzine...
sistemi economici,
politiche assassine
tra nord e sud, sud e
nord del pianeta
non sono comunista,
nemmeno un profeta,
ma uno speaker! Dee Mò
Speaker d'informazione
indipendente
Saddam faceva la spesa
in Occidente
strategicamente un
buon cliente:
chi nasconde i fatti
mente!
Saddam è uno dei tanti
e poi è stato stipendiato
questione di feeling,
di feeling con la Nato,
che conta soldi, soldi
su macerie
come la parte e
business, cose serie.
E fucilate sui ragazzi
in Palestina,
berretti verdi in
America Latina:
perché su queste
vergogne, ehi, tutto tace?
Deda è giustizia
questa? No, nessuna pace!
Perché non è l'Islam
che muove Saddam
e conta più una banca
della Casa Bianca!!!
È solo il business che
comanda!
È una piazza d'armi e
d'affari
i giochi son loschi,
Treble? E non son chiari!!!
Metà del mondo vive
per scommessee paga con la vita
il panico di questa
guerra è quotato a Wall Street...
Mone, mone, mone,
mone? None, none, none, none!
Treble
None none! Non voglio
vivere questa guerra:
non è un gioco, questo
Risiko tragico...
None none! Non voglio
vivere questa guerra!
Intanto il generale
bombarda bam! bam!
sta lanciando Scud su
Israele bam! bam!
B-52 su Baghdad bam!
bam!
L'Islam minaccia
l'Occidente... SANGUE...
il terrorismo dilagherà!!!
Notizie tagliate e
ricucite come un capo comanda
sparate nelle orecchie
da una brutta b-b-banda
lu Maciaro insegna
[...]
che qui la strage
regna
e un radio-titolo
importante che venda
tanto di morte il
panico di sicuro si guadagna
dal tempo dell'altra
guerra: "Questa è l'ultima!"
e allora va dell'era
il giornale bombarda!!!
Vai Treble il tuo
discorso è stato chiaro... anche questa è andata a segno!
Stop war! Qual è il
tuo conflitto?
Stop al panico o sei
già sconfitto!
509. INFANT DE BEIRUT
Lluís Llach
Una canzone davvero
“sorella” di Sidùn di Fabrizio de André. Coincidenza o…?
No sé bé si era
tristesa
o el dolor antic d’uns
ulls d’infant.
Però, per un moment,
del món va ser el retrat
aquella imatge d’un
infant de Beirut.
El fràgil braç, tendra
tragèdia,
brandant fusell; mort
i bandera.
El cos menut i bru
perdent-se en la ciutat,
un nínxol anònim per
l’infant de Beirut.
Al cel hi té el Deus
del napalm,
i el tro infernal
d’ocells de plata,
en l’horitzó, només,
l’exili sempre amarg,
bressol i tomba per un
infant de Beirut.
Morir a Beirut, morir
a Mauthausen,
el mateix foc en temps
distants,
mirall glaçat d’un món
on ja ningú no respon
als ulls immòbils d’un
infant de Beirut.
*
BAMBINO DI
BEIRUT
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Non so bene se era
tristezza
o il dolore antico
d’occhi di bambino.
Però, per un momento,
del mondo fu il ritratto
quell’immagine d’un
bambino di Beirut.
Il braccio fragile,
tenera tragedia,
che brandiva un
fucile; morte e bandiera.
Il corpo minuto e
magro che si perdeva nella città,
un lenzuolo anonimo
per il bambino di Beirut.
In cielo ci sono il
Dio del napalm
e il ronzio infernale
d’uccelli d’argento,
all’orizzonte solo
l’esilio sempre amato,
culla e tomba per un
bambino di Beirut.
Morire a Beirut,
morire a Mauthausen,
lo stesso fuoco in
tempi distanti,
specchio gelato d’un
mondo dove nessuno risponde
agli occhi immobili
d’un bambino di Beirut.
510. FILLS D’HIROSHIMA
Lluís Llach
Digueu els noms, fills
d’Hiroshima,
els noms complets i a
poc a poc.
Feu-vos presents a tot
arreu,
i ompliu l’espai de
l’univers.
Envaïu l’aire que
respirem,
el sexe, els ulls, el
nostre alè.
Burxeu la nàusea, al
nostre instint,
i trasbalseu la nostra
quietut.
Reagan, mal actor.
Andròpov, policia.
Mals actors, mal
teatre, mal públic, teló.
Feu-vos valents, fills
d’Hiroshima,
des del temor del
vostre infern,
per una humana
convivència
pel somni ingenu de la
pau.
Per una pau sense
terror,
ja no és posible
l’ambigüitat
contra els voltors,
vells i carronyers,
obrim trinxeres, queda
poc temps.
Reagan, policia.
Andròpov, mal actor.
Mals actors, mal
teatre, mal públic, teló.
Digueu els noms, fills
d’Hiroshima,
ompliu l’espai que
respirem.
Feu-nos valents, fills
d’Hiroshima,
per una pau sense
terror.
*
FIGLI DI
HIROSHIMA
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Dite i vostri nomi,
figli di Hiroshima,
i nomi completi, e a
poco a poco.
Presentatevi a tutti
quanti
e riempite lo spazio
dell’universo.
Invadete l’aria che
respiriamo,
il sesso, gli occhi,
il nostro respiro.
Fate crescere la nausea
nel nostro istinto
e rovesciate la nostra
quiete.
Reagan, un guitto.
Andropov, un poliziotto.
Guitti, teatraccio,
pubblico schifoso, sipario.
Fatevi coraggio, figli
di Hiroshima,
dalla paura del vostro
inferno,
per una umana
convivenza,
per il sogno ingenuo
della pace.
Per una pace senza
terrore
non è più possibile
l’ambiguità.
Contro gli avvoltoi,
vecchie iene,
apriamo trincee, resta
poco tempo.
Reagan, un poliziotto.
Andropov, un guitto.
Guitti, teatraccio,
pubblico schifoso, sipario.
Dite i vostri nomi,
figli d’Hiroshima,
riempite lo spazio che
respiriamo.
Fateci coraggio, figli
di Hiroshima,
per una pace senza
terrore.
511.
LES CHAROGNARDS
Renaud
(1975)
Questa non è una “canzone contro la guerra”; o forse non
lo è direttamente. Ma è una delle più cupe e terribili canzoni di Renaud
incazzato sul serio, del Renaud che non faceva sconti ed era ancora ben lontano
dall’ “istituzionalizzazione” cui è stato sottoposto. Una canzone che ci parla
di tanta di quella “brava gente” (verrebbe da dire, con Claudio Lolli, di
quella “vecchia piccola borghesia che gode quando un ladro muore”) che magari,
adesso, è tutta dietro a’ prodi guerrieri impegnati in qualche
“liberazione”. Una canzone che è anche
una risposta a tante stupide frasi fatte che tutti noi sentiamo ogni giorno.
Il y a beaucoup de
monde sur la rue Pierre Charron
Il est deux heures du mat', le braquage a foiré,
J'ai une balle dans le ventre une autre dans le poumon,
J'ai vécu à Sarcelles, j'crève aux Champs-Élysées.
Je vois la France entière
du fond de mes ténèbres,
les charognards sont l'à, la mort ne vient pas seul.
J'ai la connerie humaine, comme oraison funèbre,
le regard des curieux comme unique linceul.
C'est bien fait pour
ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.
Le boulanger du coin a
quitté ses fourneaux
pour s'en venir cracher sur mon corps déjà froid.
Il dit:"J'suis pas raciste,mais quand même les bicots,
chaque fois qui a un sale coup,ben y faut qu'il en soient".
"Moi monsieur
j'vous signale, que j'ai fais l'Indochine".
Dit un ancien para à quelques arrivistes.
"Ces mec c'est d'la racaille, c'est pire que des viêt-minh.
Faut les descendre d'abord et discuter ensuite".
C'est bien fait pour
ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.
Les zonards qui sont
là vont s'faire lyncher sûr’ment,
s'ils continuent à dire que les flics assassinent,
qu'on est un être humain même si on est truand
et que ma mise à mort n'a rien de légitime.
"Et s'il prenait
ta mère, comme otage, ou ton frère?"
Dit un père, béret Basque, à un jeune blouson d'cuir.
"Et si c'était ton fils qui était couché par terre
Le nez dans sa misère? "Répond l'jeune pour finir.
C'est bien fait pour
ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.
Mais monsieur blanc
cassis continue son délire.
Convaincu que déjà, mon âme est chez le diable,
que ma mort fut trop douce, que je méritais pire.
J'espère bien qu'en enfer, je r'trouvai ces minables.
Je n'suis pas un
héros, j'ai eu c'que j'méritais.
Je ne suis pas à plaindre, j'ai presque de la chance.
Quand je pense à mon pote qui lui n'est que blessé,
il va finir ses jours à l'ombre d'une potence.
Elle n'a pas dix-sept
ans cette fille qui pleure,
en pensant qu'à ses pieds,il y a un homme mort.
Qu'il soit flic ou truand, elle s'en fout d'sa pudeur.
Comme ces quelques larmes me réchauffent le corps.
C'est bien fait pour
ta gueule, tu n'est qu'un p'tit salaud,
on port'ra pas le deuil, c'est bien fait pour ta peau.
Il y a beaucoup de
monde sur la rue Pierre Charron.
Il est deux heures du mat`, mon sang coule au ruisseau.
C'est le sang d'un voyou qui rêvait de millions,
j'ai des millions d'étoiles au fond de mon caveau.
J'ai des millions d'étoiles au fond de mon caveau.
*
GLI
AVVOLTOI
Versione italiana di
Riccardo Venturi
C’è un sacco di gente
nella rue Pierre Charron,
le due del mattino, la
rapina è andata a puttane
ho una pallottola in
pancia e un’altra in un polmone.
Ho vissuto a Sarcelles
[*], crepo sugli Champs-Élysées.
Vedo tutta la Francia
dal fondo delle mie tenebre,
gli avvoltoi sono là,
la morte non viene da sola.
Ho la stronzaggine
umana come orazione funebre,
lo sguardo dei curiosi
come mio solo sudario.
Ben ti sta, brutto
stronzo, non sei che un delinquentello,
non si porterà il
lutto, han fatto bene a farti la pelle.
Il fornaio dell’angolo
a lasciato i suoi forni
per venire a sputare
sul mio corpo già freddo.
Dice: “Non sono
razzista, ma comunque ‘sti marocchini
ogni volta che ne
fanno una, è bene ci restino secchi”.
“Io, signore, le dico
che ho fatto la guerra d’Indocina”,
dice un vecchio parà a
qualche arrivista.
“Questo qui è una
canaglia, è peggio dei viet-minh.
Meglio stenderli prima,
e poi discutere”.
Ben ti sta, brutto
stronzo, non sei che un delinquentello,
non si porterà il
lutto, han fatto bene a farti la pelle.
Quegli straccioni di
periferia che son là si faranno di certo linciare
se continuano a dire
che gli sbirri sono degli assassini,
che uno è un essere
umano anche se è un malvivente
e che la sua condanna
a morte non è per niente legittima.
“E se prendesse tua
madre in ostaggio, o tuo fratello?”,
dice un vecchio col
basco a un ragazzo in giaccone in pelle.
“E se fosse tuo
figlio, quello li’ steso per terra,
col naso dentro la sua
sventura?”, risponde il ragazzo per finirla li’.
Ben ti sta, brutto
stronzo, non sei che un delinquentello,
non si porterà il
lutto, han fatto bene a farti la pelle.
Ma quel brav’uomo [**]
continua il suo delirio.
Convinto che la mia
anima sia già all’inferno,
che son morto troppo
bene, che meritavo di peggio.
Spero tanto che
all’inferno ritroverò questi idioti.
Non sono un eroe, ho
avuto quel che meritavo.
Non sono da compatire,
ho avuto quasi fortuna.
Quando penso al mio
compagno che, lui, è solo ferito,
e che finirà i suoi
giorni all’ombra della forca. [***]
Non deve avere neanche
diciassett’anni, ‘sta ragazzina che piange
pensando che, ai suoi
piedi, c’è un uomo morto.
Che sia uno sbirro o un
delinquente, se ne sbatte del pudore.
E quelle poche lacrime
mi scaldano tanto addosso.
Ben ti sta, brutto
stronzo, non sei che un delinquentello,
non si porterà il
lutto, han fatto bene a farti la pelle.
C’è un sacco di gente
nella rue Pierre Charron.
Le due del mattino, il
sangue mi cola nel rigagnolo.
E’ il sangue di una
canaglia che sognava i milioni,
ho milioni di stelle
in fondo alla mia tomba,
ho milioni di stelle
in fondo alla mia tomba.
[*]
Città dormitorio della banlieue parigina.
[**]
Arrendendomi per una traduzione che renda minimamente l’idea, dico solo che
“monsieur blanc cassis” è un’espressione che vuole indicare un tipico
vecchietto francese “benpensante” che la domenica, al caffé, va a bersi un
“blanc cassis” (un tipico aperitivo, detto anche “kir”, a base di vino bianco e
succo di ribes). Potremmo dire il classico “signor Rossi” che fa il regalino ai
nipotini, dice che non c’è più religione, guarda “Domenica In” e vota Fronte
Nazionale perché ci vuole ordine e disciplina.
[***]
All’epoca in cui è stata scritta la canzone in Francia era ancora in vigore la
pena di morte.
512. LA BALLATA DELL’ARDIZZONE
Ivan della Mea
(1962)
M'han dit che incö la
pulisia
a l'ha cupà un giuvin
ne la via;
sarà stà, m'han dit,
vers i sett ur
a cumisi dei lauradur.
Giovanni Ardizzone
l'era el so nom,
de mesté südent
üniversitari,
comunista, amis dei
proletari:
a l'han cupà visin al
noster Domm.
E i giurnai de tüta la
téra
diseven: Castro,
Kennedy e Krusciòv;
a lü 'l vusava: "
Si alla pace e no alla guerra!"
e cun la pace in buca
a l'è mort.
In via Grossi i pulé
cui manganell,
vegnü da Padova,
specialisà in dimustrasiun,
han tacà cunt i gipp
un carusel
e cunt i röd han
schiscià l'Ardissun.
A la gent ch'è andà
inséma la vista,
per la mort del giuvin
stüdent
e pien de rabia:
"Pulé fascista –
vusaven - mascalsun e
delinquent".
E i giurnai de
l'ultima edisiun
a disen tücc: "
Un giovane studente,
e incö una gran
dimustrasiun,
è morto per fatale
incidente,
è morto per fatale
incidente,
è morto per fatale
incidente".
*
[Versione italiana]
M'hanno detto che oggi
la polizia
ha ammazzato un
giovane per la via;
sarà stato, m'han
detto, verso le sette,
a un comizio di
lavoratori.
Giovanni Ardizzone,
era il suo nome,
di mestiere studente
universitario,
comunista, amico dei
proletari,
L'hanno ammazzato
vicino al nostro Duomo.
E i giornali di tutta
la terra dicevano:
Castro, Kennedy e
Kruscev;
e lui gridava: Si alla
pace e no alla guerra;
e con la pace in bocca
è morto.
In via Grossi i
poliziotti coi manganelli,
venuti da Padova
specializzati in dimostrazioni,
hanno attaccato, con
le jeep, un carosello
e con le ruote han
sciacciato l'Ardizzone.
La gente ha cominciato
a non vederci più dalla rabbia
per la morte del
giovane studente
e, rabbiosa: Polizia
Fascista –
gridava Mascalzoni,
delinquenti!
I giornali dell'ultima
edizione dicono tutti:
" Un giovane
studente, oggi,
durante una grande
manifestazione,
è morto per un fatale
incidente".
513. IL FIGLIO DEL POLIZIOTTO
Paolo Pietrangeli
(1965)
"Vedi sono più
importante:
ho tre maglie e tu una
sola;
vedi sono più
importante:
ho il papà con la
pistola;
e combatte contro
tutti
assassini, farabutti;
e la sera torna a casa
con la sua divisa blù,
e si siede sul mio
letto
mi racconta quel che
ha fatto
fino a che non
m'addormento
e son contento":
"Quando il nostro
commissario
con la fascia tricolor
lui mi ha detto di
sparare
non se ne poteva più.
Eran mille scalmanati,
noi duecento baschi
blù:
son bastati due o tre
morti
non si son sentiti
più.
Tira un colpo o due
per aria
poi ti vedo quel
barnon:
gli ho sparato in
mezzo agli occhi
e non se ne parli
più":
"Vedi sono il
bambino
più importante della
scuola:
ho il papà con la
divisa
ho il papà con la
pistola:
e m'ha detto che ha
sparato
contro certi esseri
strani
che gridavan per le
piazze
che gridavan come
cani;
e m'ha detto ch'eran
brutti
e cattivi e sporchi e
storti
e che non se ne stan
buoni
fino a che non sono
morti".
"Quando il nostro
commissario
con la fascia tricolor
lui mi ha detto di
sparare
non se ne poteva più.
Eran mille scalmanati
noi duecento baschi
blù:
son bastati due o tre
morti
non si son sentiti
più".
514. KIMIAD AR SOUDARD YAOUANK
Tradizionale bretone
L’addio del giovane che parte per andare a fare il militare; e nella Francia di allora, il servizio durava sette anni, quasi sempre con qualche guerra nel mezzo. Era la sorte di tanti bretoni, nel XIX secolo, che non parlavano una parola di francese e si ritrovavano nelle guarnigioni dell’est, con la prospettiva, in molti casi, di non tornare più.
Con questa mia seconda traduzione dal bretone, colgo l’occasione, dopo le diverse traduzioni in che ha fatto per le “CCG”, per presentare a tutti Gwenaëlle Rempart. E’ una giovanissima poetessa e studiosa nativa dell’isola di Ouessant con cui sono entrato in contatto durante i miei strampalati studi di bretone; ma tra isolani pazzi ci si capisce fregandose della latitudine. E cosi’ io ho cominciato a tradurre in italiano le canzoni della sua terra, e lei in bretone Guccini e De André!
Ma c'halon a zo frailhet, dre nerzh ma enkrezioù
Ma daoulagad entanet n'o deus mui a zaeloù
Deut eo, siwazh ! an devezh ma rankan dilezel
Lec'h kaer ma bugaleaj, ma bro gaer Breiz-Izel !
Keno dit, ma zi balan, kuzhet barzh an draoñienn,
Tachenn c'hlaz war behini, bugel, e c'hoarien ;
Gwez ivin ker bodennek, e disheol a bere
E-pad tommder an hañvoù e kousken da greisteiz
Keno ! keno mamm ha tad, bremañ n'esperit mui
E chomfe ho mab karet da harpañ ho kozhni
Evit gounit deoc'h bara, 'vel m'hoc'h eus graet dezhañ
Al lezenn zo didruez, ho kuitaat a renkan.
Nag a wech, ma mamm dener, e renkfet-hu leñvañ
Pa zeui ma c'hi ankeniet en-dro deoc'h da ruzañ
Pa welfot, war an oaled, ma skabellig c'houllo
Hag ar c'hevnid o steuiñ war ma fenn-bazh derv
Keno ! bered ar barrez, douaroù binniget,
Pere a guzh ma c'herent gant ar Zalver galvet ;
Da ouel an Anaon klemmus, n'in mui war ho pezioù
Da skuilhañ dour binniget mesket gant ma daeloù
Keno ! ma muiañ-karet, ma dousig koant Mari
Ur blanedenn digar a zeu d'hon glac'hariñ
Eürusted ha levenez skedus zo tremenet
'Vel en oabl ar goumoulenn gant an avel kaset
Na welin mui da lagad ker lemm ha ker laouen
O virviñ gant plijadur, e ti pa erruen,
Da zornig gwenn ken mibin o treiñ ar c'harr e dro
Da vouezh flour mui na glevin o kanañ va gwerzoù
Pa oamp er c'hatekismoù, hon-daou c'hoazh bugale,
Hor c'halonoù diskiant, e kuzh en em gleve
Dirak Gwerc'hez ar c'hroaz-hent, nag a wech he touejomp
Na erruje birviken disparti etrezomp
Yaouank ha dibreder, siwazh ! ne ouiemp ket
Nag ha bet c'hwerventez ar vuhez zo hadet
Evidomp ne oa, neuze, Lezennoù na Roue,
N'anve'emp med ul lezenn, hini ar garantez
Keno ! ma nez-amezeg, Yannig, ma gwir vignon
Kamarad ma c'hoarioù, ma breur dre ar galon
Piv a gemero bremañ lod e-barzh ma foanioù ?
Piv a gomzo ganin-me deus ar gêr hag ar vro ?
Hepdon te yelo bremañ d'ar parrezioù tostañ
Da bigosaat al leurioù 'barzh el lajoù-dornañ
Hepdon te yel da c'hounid maout ar c'hourennadeg
Da chasañ war rubannoù e-barzh er varradeg
Keno ! ma c'hazeg velen, skañv evel un heizez
Mistr evel ul logodenn, jentil vel un oanez
N'ez santin ken, dindanon, gant an hast o tripal
Ma daouarn mui ne stagint ar seizenn war da dal
Keno ! ma c'hi keazh, Mindu, ma leal kamarad,
N'efomp ken, dre ar c'hlizhenn, da glask roudoù ar c'had
Ne glevin ken, er menez, da chilpadenn skiltrus,
War ma dorn mui ne santin da deod garantezus
A-benn un nebeud amzer, kalz a vignoned yen
Barzh er soudard divroet, hep mar, ne soñjfont ket
Mes da galon-te, Mindu, n'eo ket ankouezus
Pell e ri c'hoazh va c'hañvoù, gant da yezhoù klemmus
Keno 'ta plijadurioù, leurioù-nevez, prejoù,
Nezadegoù, nozvezhoù, foarioù ha pardonioù,
Ebatoù ker birvidik, binioù zar dha sklentin,
Na drido mui va c'halon gant da sonioù lirzhin
Keno kement a garan, keno da virviken !
Pell ouzh a Vreizh me varvo, mantret gant an anken
Vel ur blantenn gizidik, evit ar vro krouet
A renk gweñviñ ha mervel, kerkent m'eo divroet .
*
L’ADDIO DEL
GIOVANE SOLDATO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Ho il cuore spezzato
dalla durezza delle mie pene,
i miei occhi
entusiasti non hanno più da dir niente
è arrivato, ohimé, il
giorno in cui devo abbandonare
il bel luogo della mia infanzia, la mia bella Bretagna!
Addio, casa tra le ginestre,
nascosta nella valle,
verde campo dove
giocavo da bambino;
cari alberi di tasso
alla cui ombra
durante la calura
estiva dormivo a mezzogiorno
Addio! Addio, mamma e
babbo, adesso non sperate più
che il vostro figlio
amato resti ad aiutarvi nella vecchiaia
per guadagnarvi il
pane, come voi avete fatto;
la legge è spietata,
vi devo lasciare.
Quante volte, mia tenera mamma, dovrai piangere
quando il mio cane in pena si trascinerà dietro a voi
e quando vedrai, sul focolare, il mio sgabello vuoto
e le ragnatele allinearsi sul mio bastone di quercia
Addio, cimitero della parrocchia, terra benedetta
dove riposano i miei parenti chiamati dal Salvatore;
piangano le anime dei morti, non andrò più sulle vostre tombe
a versare acqua benedetta mescolata alle mie lacrime
Addio, o colei che più amo, mia dolce e gentile Mari’,
un destino crudele è venuto ad affliggerci
la gioia e la radiosa allegria sono passate
come la nube nel cielo è portata via dal vento
Non vedrò più i tuoi cari occhi vivaci e pieni d’allegria
brillare di piacere quando arrivavo a casa,
la tua manina bianca condurre lesta il carro,
né più la tua dolce voce sentirò cantare le mie canzoni
Quando eravamo al catechismo, ancora da ragazzi,
con il cuore incosciente ci incontravamo di nascosto
al tabernacolo del crocevia, e quante volte abbiam giurato
di non separarci mai tra di noi
Giovani e spensierati, ahimé, non sapevamo
quanta amarezza la vita ha seminato;
per noi non c’erano allora né leggi né re,
non c’era che una sola legge, quella dell’amore
Addio, o mio vicino, Yannig, mio vero amico,
compagno dei miei giochi, mio fratello di cuore;
a chi farò parte adesso delle mie pene,
e chi mi parlerà di casa e del paese?
Senza di me andrai adesso alle parrocchie [*] più vicine
a sgobbare tra le zolle in mezzo agli attrezzi
senza di me andrai a cercar di vincere alle gare di lotta
e a caccia sulle colline in mezzo alle staccionate
Addio, miei biondi cavalli, leggeri come una cerbiatta,
eleganti come un topolino [**], gentili come un agnellino
non vi sentirò più, sotto di me, galoppare in fretta,
le mie mani più non stringeranno le redini sulla vostra fronte
Addio, mio cane fedele, Mindu [***], mio leale compagno
non andremo più, nella bruma, a cercare le tracce della lepre
non sentirò più, sui monti, il tuo guaito stridente
non sentirò più sulle mani la tua lingua affettuosa
In capo a poco tempo molti amici dovranno
partire in mezzo ai soldati e, senza dubbio, non ci penseranno
ma il tuo cuore, Mindu, non si dimenticherà;
da lontano renderai ancora sopportabili le mie pene con la tua lingua
Addio o miei piaceri, campi appena arati, prati,
corse pazze, serate di festa, fiere e sagre paesane,
gioie care e splendenti, cornamuse dal suono chiaro,
il mio cuore più non gioirà alle vostre allegre canzoni
Addio a tutto ciò che amo, addio, addio per sempre!
Lontano dalla Bretagna morirò in preda all’angoscia;
come una pianta fragile, per la madrepatria,
devo appassire e morire non appena sarò partito.
[*]
S’intenda “paesi, villaggi”. Nella Bretagna tradizionale le comunità rurali
venivano (e vengono tuttora) denominate parrez “parrocchia”.
[**]
sic.
[***]
Cioè “Musonero”.
515. E
PARREZ LANGONNED
Alan Stivell
(trad.)
Una delle più note canzoni tradizionali bretoni, interpretata da Alan Stivell nell’album “quasi” omonimo, E Langonned. E’ incentrata sulla lunghezza e sulla durezza del servizio militare, al termine del quale –oltretutto- ci potevano essere delle…brutte sorprese (sempre che si fosse sopravvissuti).
Kenavo ma zad, ma mamm
Kenavo mignoned
Kenavo deoc'h tud yaouank
Eus parrez Langonned
Ne oa ket roet din ar choaz
Dav oa din partiel
Kaset oan war ar mor bras
Kuitaet ma Breizh-Izel
Me oa-me gwall glac'haret
'Vont d'ober ma servij
Lesket 'moa e Langonned
Fleurenn ma yaouankiz
Lesket 'moa e ti he mamm
Ma mestrezig karet
Kaset oan d'an Oriant
Ha du-se oan gwisket
Berv e oa ma daoulagad
An ael oa uhel
Barzh an neñv e oa stered
Daole din sklerijenn
Ma vijen bet e skolioù
'M bije skrivet ul lizher
'Vit kontañ ma holl boanioù
Ha ma brasañ mizer
Fin oa bet ar beajoù
Erru oan me amzer
Digoue'et oan en-dro er vro
Echu oa ma c'hoñje
An eostig save d'al lein
Ha gane melodi
Kavet din ma Breizh-Izel
Erru oan 'barzh ma zi
Kentañ hin' am boa kavet
Oa 'vatezhig vihan
Ha ganti 'm boa goulennet
E-menn 'mañ 'r plac'h yaouank
'Mañ-hi du-se 'barzh ar sal vras
E-touez ar yaouankiz
Sonerien ouzh he gortoz
'Vit monet d'an iliz
En ur glevet kement-all
Me oa chomet souezhet
'C'haloupat da benn kêr all
Du-se em boa gwelet
Klevet 'peus, kamaraded
Setu aze 'n avis
Ma fell deoc'h bezañ touellet
Kit d'ober ho servij
Ha bezet gourc'hemennet
C'hwi holl merc'hed yaouank
'Mañ doganet ar baotred
'Vont da servij Bro-Frañs.
*
NELLA
PARROCCHIA DI LANGONNET
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Arrivederci, babbo e mamma,
arrivederci, amici
e arrivederci a voi, ragazzi
della parrocchia di Langonnet.
Non mi è stata data scelta,
sono dovuto partire.
Mi hanno mandato per l’oceano
una volta lasciata la mia Bretagna.
Avevo molta pena
andando a fare il militare,
avevo lasciato a Langonnet
il fiore della mia giovinezza
Avevo lasciato da sua madre
la mia amata fidanzata,
mi hanno mandato a Lorient
e li’ mi hanno messo la divisa
I miei occhi ardevano,
l’angelo stava lassù in alto,
nel cielo c’erano delle stelle
che mi gettavano il loro chiarore
Se fossi andato a scuola
avrei scritto una lettera
per raccontare tutte le mie pene
e la mia più grande miseria
I viaggi hanno avuto fine,
il mio tempo era terminato
e sono tornato al paese
dopo finito il servizio
L’usignolo si levava
e cantava una melodia,
ritrovata la Bretagna
ero arrivato a casa.
La prima che ho visto
era la servetta,
e le ho domandato
di avvertire la mia ragazza
“E’ la nella grande sala
con tutta la gioventù,
dei suonatori la aspettano
per andare in chiesa.”
Quando ho sentito questo
sono rimasto stupefatto,
son corso all’altro capo del paese
e là l’ho vista
Avete capito, compagni
e vi do un avvertimento:
se volete essere traditi
andate a fare il militare
E vi faccio i complimenti
a tutte voi, ragazze
che fate cornuti i ragazzi
che vanno a servire la Francia.
516. SOLDIER OF PLENTY
Jackson Browne
God is great, God is
good
He guards you
neighborhood
Though it's generally
understood
Not quite the way you
would
You try to take the
slack
Stay awake and watch
his back
But something happens
every now and then
And someone breaks
into the promised land
Ah boy boy
This world is not your
toy
This world is long on
hunger
This world is short on
joy
A-E-I-O
You speak as if you
know
What's good for
everyone
What's good in what
you've done?
What's good about a
world in which
War rages at a fever
pitch
And people die for the
little things
A little corn, a
little beans
Ah boy boy
This world is not your
toy
This world is, this world
is
Long on hunger
Short on joy
How much longer
You gonna keep the
world hungry boy?
You measure peace with
guns
Progress in mega-tons
Who's left when the
war is won?
Soldier of
misfortune--
Soldier of an angry
call
Soldier on foreign
soil
I'm not here to fight
your war
I know what you're
fighting for
Ah boy boy
This world is not your
toy
This world is, this
world is
Long on hunger
Short on joy
How much longer
You gonna keep the
world hungry boy?
*
SOLDATO
DELL’ABBONDANZA
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Dio è grande, Dio è
buono
vigila su tutto il
vicinato
anche se tutti quanti
capiscono
che non è nel modo che
vorrebbero.
Tenti di stargli alle
calcagna,
stai all’erta e lo sorvegli
ma qualcosa accade di
tanto in tanto
e qualcuno irrompe
nella terra promessa
oh ragazzo, ragazzo
questo mondo non è un
balocco
questo mondo ha tanta
fame
questo mondo ha poca
gioia
A-E-I-O
parli come se tu
sapessi
quel che è bene per
tutti
e che c’è di buono in
quel che hai fatto?
Che c’è di buono in un
mondo
dove la guerra infuria
come una febbre
e dove si muore per le
cose da nulla
un po’ di grano, un
po’ di fagioli
Oh ragazzo, ragazzo
questo mondo non è un
balocco
questo mondo ha,
questo mondo ha
tanta fame
e poca gioia
e per quanto ancora
terrai il mondo affamato,
ragazzo?
Misuri la pace in
cannoni
e il progresso in
megatoni,
chi rimarrà quando la
guerrà sarà finita?
Soldato di sventura,
soldato richiamato di
rabbia
soldato su un suolo
straniero
non sono qui per fare
la tua guerra
io non so per cosa
stai combattendo
Oh ragazzo, ragazzo
questo mondo non è un
balocco
questo mondo ha,
questo mondo ha
tanta fame
e poca gioia
e per quanto ancora
terrai il mondo
affamato, ragazzo?
517. RUMOURS OF WAR
Billy Bragg
There are soldiers
marching on the common today
They were there again
this evening
They paced up and down
like sea birds on the ground
Before the storm
clouds gathering
I must buy whatever
tinned food is left on the shelves
They are testing the
air raid sirens
They've filled up the
blood banks and emptied the beds
At the hospital and
the asylum
I saw a man build a
shelter in his garden today
And we stood there
idly chatting
He said: "No, no
I don't think war will come"
Yet still he carried
on digging
Everything in my life
that I love
Could be swept away without
warning
Yet the birds still
sing and the church bells ring
And the sun came up
this morning
Life goes on as it did
before
As the country drifts
slowly to war.
*
RUMORI DI
GUERRA
Versione
italiana di Riccardo Venturi
Dei soldati marciano
sul suolo pubblico, oggi
ed erano là anche
stasera
andavano su e giù come
uccelli marini a terra
prima che si
raccolgano le nubi di burrasca
Devo comprare tutto lo
scatolame rimasto sugli scaffali
stanno provando le
sirene di allarme aereo
hanno rifornito le banche
del sangue e liberato i letti
all’ospedale e al
manicomio
Oggi ho visto uno che
si costruiva un rifugio nel giardino
e siamo stati là un
po’ a far due chiacchiere
ha detto, “No, non
credo che ci sarà la guerra”
eppure continuava a
scavare
Tutto quel che amo
nella mia vita
potrebbe essere
spazzato via senza avvisaglia
ma gli uccelli cantano
ancora e le campane suonano
e il sole è sorto,
stamattina
La vita va avanti come
prima
e il paese scivola
lento nella guerra.
518. OLIVER’S ARMY
Elvis Costello
Don't start me talking
I could talk all night
My mind goes
sleepwalking
While I'm putting the
world to right
Called careers
information
Have you got yourself
an occupation?
Oliver's army is here
to stay
Oliver's army are on
their way
And I would rather be
anywhere else
But here today
There was a checkpoint
Charlie
He didn't crack a
smile
But it's no laughing
party
When you've been on
the murder mile
Only takes one itchy
trigger
One more widow, one
less white nigger
(Chorus)
Hong Kong is up for
grabs
London is full of
Arabs
We could be in
Palestine
Overrun by a Chinese
line
With the boys from the
Mersey and the Thames and the Tyne
But there's no danger
It's a professional
career
Though it could be
arranged
With just a word in
Mr. Churchill's ear
If you're out of luck
or out of work
We could send you to
Johannesburg
(Chorus)
*
L’ESERCITO
BRITANNICO
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Don't start me talking
I could talk all night
My mind goes
sleepwalking
While I'm putting the
world to right
Called careers
information
Have you got yourself
an occupation?
Oliver's army is here
to stay
Oliver's army are on
their way
And I would rather be
anywhere else
But here today
There was a checkpoint
Charlie
He didn't crack a
smile
But it's no laughing
party
When you've been on
the murder mile
Only takes one itchy
trigger
One more widow, one
less white nigger
(Chorus)
Hong Kong is up for
grabs
London is full of
Arabs
We could be in
Palestine
Overrun by a Chinese
line
With the boys from the
Mersey and the Thames and the Tyne
But there's no danger
It's a professional
career
Though it could be
arranged
With just a word in
Mr. Churchill's ear
If you're out of luck
or out of work
We could send you to
Johannesburg
(Chorus)
519. ROCKETS
Cat
Power
Where do the dreams of
babies go
'cause you know
they're all so good
and they're also gone
so fast
keep all your guns at
home
help keep your momma
safe
cause you know she's
pretty good too
Where is the night so
warm and so strange
that no one is afraid
of themselves
pick, pick up, dig,
dig out those weeds
out of your
happy-go-lucky fields
of such polluted
thinking
Where do the rockets
find planets
Where do the rockets
find planets
Where do the rockets
find planets
Where are the dreams
of the babies going
'cause you know
they're all going fast
take, take as much as
you can
'cause you know it's
going so fast
you know it's so good.
where are the many
mountains so brave
that they do not
explode over everyone
pick, pick up, dig,
dig out those weeds
out of your happy-go-lucky
field
of such polluted
thinking
Where do the rockets
find planets
Where do the rockets
find planets
keep your guns at home
keep your guns at home
help keep your momma
safe
you know she's all
good
she's pretty good
Where are the dreams
of babies going
'cause you know
they're all good
520. NO BLOOD FOR OIL
Jim Lesses
You burn the truth at
midnight; The flames light up the sky.
You stand around and
warm your hands, and watch our freedoms die.
You start your wars
for Mammon; For capital and greed;
Start your wars for
land and oil, and watch our children bleed...
CHORUS
No blood for oil! No
oil for your 'freedom',
Your freedom is
worthless; When you pay with our lives.
No blood for oil! No
oil for your 'freedom',
Your freedom is
worthless; When you pay with our lives.
You shackle us with
terror; You blind us all with fear.
And all the while you
tear away, at all that we hold dear.
Turn neighbour against
neighbour; Breed hate beneath the sun.
Smash our doors; start
your wars, with a bible and a gun...
CHORUS
BRIDGE
And all around the
world, the calls for peace crash in like waves,
But you ignore our
very cries, and send us to our graves....
CODA: I said, No blood
for oil!
521. LIKE SOLDIERS DO
Billy Bragg
Blues eyes fighting
the grey eyes fighting the tears
Armed to the teeth for
a war of words
Reaching all the years
I advanced across a
poppy field
I saw the gleam as you
raised your shield
And love screamed down
With the sun behind
its back
Our Fathers were all
soldiers,
Shall we be soldiers
too
Fighting and falling
like soldiers do
Nothing is clear in
this tactical unclear war
I can't be bothered to
find out
What we are fighting
for
No one can win this
war of the senses
I see no reason to
drop my defences
So stand fast my
emotions,
Rally round my shaking
heart
Our Fathers were all
soldiers,
Shall we be soldiers
too
Fighting and falling
like soldiers do
Blue eyes fighting the
grey eyes fighting the tears
Armed to the teeth for
a war of words
Reaching all the years
I advanced across a poppy
field
I saw the gleam as you
raised your shield
And love screamed down
With the sun behind
its back
I knew once again I
was under attack
So stand fast my
emotions,
Rally round my shaking
heart
Our Fathers were all
soldiers,
Shall we be soldiers
too
Fighting and falling
like soldiers
Fighting and falling
like soldiers
Fighting and falling
like soldiers do.
522. MONEY IS YOUR BLOOD
Torben Franck
You think you're so
clever
that's just your
perception
you're murdering this
world
with weapons of mass
deception
I cannot see your face
for lies
they swarm around like
hungry flies
you bomb, you murder,
your endless toil
for nothing more than
bloody oil
The time has come for
sentence
for you there's no
redemption
this war is so
pretentious
because money is your
blood
For several hundred
years
the source of
oppression
you prey on human
fears
'til your dirty work
is done
And when the next war
passes by
you'll shoot the stars
of the sky
but now i hear the
turning tide
it's time to stop
'cause you can't hide.
523. KHORAKHANÉ
Fabrizio de André
(1996)
Il cuore rallenta la
testa cammina
in quel pozzo di
piscio e cemento
a quel campo strappato
dal vento
a forza di essere
vento
porto il nome di tutti
i battesimi
ogni nome il sigillo
di un lasciapassare
per un guado una terra
una nuvola un canto
un diamante nascosto
nel pane
per un solo dolcissimo
umore del sangue
per la stessa ragione
del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la
testa cammina
in un buio di giostre
in disuso
qualche rom si è
fermato italiano
come un rame a
imbrunire su un muro
saper leggere il libro
del mondo
con parole cangianti e
nessuna scrittura
nei sentieri costretti
in un palmo di mano
i segreti che fanno
paura
finchè un uomo ti
incontra e non si riconosce
e ogni terra si
accende e si arrende la pace
i figli cadevano dal
calendario
Jugoslavia Polonia
Ungheria
i soldati prendevano
tutti
e tutti buttavano via
e poi Mirka a San
Giorgio di maggio [*]
tra le fiamme dei
fiori a ridere a bere
e un sollievo di
lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere
ora alzatevi spose
bambine
che è venuto il tempo
di andare
con le vene celesti
dei polsi
anche oggi si va a
caritare
e se questo vuol dire
rubare
questo filo di pane
tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa
kampina [**]
ai miei occhi limpidi
come un addio
lo può dire soltanto
chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di
Dio.
Cvava
sero po tute
i kerava
jek sano
ot mori
i taha
jek jak kon kasta
vasu ti
baro nebo
avi ker
kon ovla
so mutavia
kon ovla
.
Ovla kon
ascovi
me gava
palan ladi
me gava
palan
bura ot croiuti. [***]
*
Khorakhané:
tribù Rom serbo-montenegrina di religione musulmana. Il termine
“Khorakhané”
significa “Amanti del Corano” il lingua romanes.
[*] La principale
festa Rom, il 6 maggio.
[**]
Tenda mobile
[***] In
lingua romanes-khorakhané:
Poserò la testa sulla
tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di
legna
perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà
sarà chi rimane
io seguirò questo
migrare
seguirò
questa corrente di
ali.
*
C’HORAC’HANE
Versione bretone di
Gwenaëlle Rempart
Pour la liberté
des peuples, contre la guerre et la violence
Ar galon a c’horreka
hag ar penn a gerzh
e puñs-se staot ha
simant
d’ar park-se diframmet
gant an avel
dre forzh bezañ avel
Me am eus an holl
anvoù-badez
ha pep anv a zo siell
ur paseporzh
evit un roudouz ur vro
ur koabrenn ur c’han
evit un diamant kuzhet
er bara
evit ur gwall imor ar
gwad hepken,
evit memes abeg ar
veaj, beajiñ.
Ar galon a c’horreka
hag ar penn a gerzh
e teñvalijenn manejoù
dilezet
ur Rom bennak en deus
chomet italian
evel kouevr o tuiñ war
ur voger,
gouzout lenn levr ar
bed
gant gerioù o cheñch ha
hep skritur
war hentoù gwasket e boz an daouarn
kevrinoù spontus,
betek ma
en em gav unan ganit
hag en em anav
hag enaou pep bro ha
pleg ar peoc’h
ar baotred a gouezhe
eus ar deiziadur
Yugoslavia Polonia
Hungaria
ar soudarded a gemere
holl
ha holl a skoe kuit
ha da fest Sant Jorj e
miz Mae e oa Mirka
o c’hoarzin hag oc’h
evan etre flamm ar bleuñv,
hag o kargañ an
daoulagad e oa daeroù divec’h,
hag eus an daoulagad e
gouezhent
bremañ savit merch’ed
nevez
poent eo bremañ da
vont
gant gwazhied glas-oabl
an daouarzorn
hiziv ivez ez eer da
glask aluzen
ha mar talvez an
dra-se laerezh
un tamm bara etre
mizer ha chañs,
da velezour ar
kampina-mañ
da va daoulagad boull
evel ur c’himiad
e c’hell lavaret
hepken an hini a oar dastum en e c’henoù
savboent Doue.
Cvava
sero po tute
i kerava
jek sano
ot mori
i taha
jek jak kon kasta
vasu ti
baro nebo
avi ker
kon ovla
so mutavia
kon ovla
.
Ovla kon
ascovi
me gava
palan ladi
me gava
palan
bura ot croiuti.
[ Ma fenn a bozin war
za zivskoaz
hag a rin
hunvre mor
ha warc’hoazh tan
keuneud
evit ma teu an aer
c’hlas
da di
ha piv a gonto
piv a vo
an hini a chom a vo
me a heulio ar
vigrazhon-mañ
me a heulio
red eskell. ]
524. ITACA
Lucio Dalla (1971)
Dallo storico album "Storie di casa mia".
Capitano che hai negli
occhi
il tuo nobile destino
pensi mai al marinaio
a cui manca pane e
vino?
Capitano che hai
trovato
principesse in ogni
porto
pensi mai al rematore
che sua moglie crede
morto.
Itaca Itaca Itaca
la mia casa ce l’ho
solo là,
Itaca Itaca Itaca
a casa io voglio
tornare
dal mare dal mare dal
mare…
Capitano le tue colpe
pago anch’io coi
giorni miei
mentre il mio più gran
peccato
fa sorridere gli dei
e se muori, è un re
che muore
la tua casa avrà un
erede
quando io non torno a
casa
entran dentro fame e
sete.
Itaca Itaca Itaca
la mia casa ce l’ho
solo là,
Itaca Itaca Itaca
a casa io voglio
tornare
dal mare dal mare dal
mare…
Capitano che risolvi
con l’astuzia ogni
avventura
ti ricordi di un
soldato
che ogni volta ha più
paura?
Ma anche la paura in
fondo
mi dà sempre un gusto
strano...
Se ci fosse ancora
mondo
sono pronto, dove
andiamo?… [*]
Itaca Itaca Itaca
la mia casa ce l’ho
solo là,
Itaca Itaca Itaca
a casa io voglio
tornare
dal mare dal mare dal
mare…
[*] Variante dal vivo
degli ultimi due versi:
Ma se non mi porti a
casa
capitano, io ti sbrano
[*]
Segnalata da Hooke (Andrea Lisi), che ringrazio
525. PER DUE INNAMORATI
Lucio Dalla
(1971)
Son due innamorati
che morte prese
insieme
mano pietosa li mise
accanto
sposo e sposa in bianco
sposo e sposa in
bianco
e vittime innocenti
dell'odio e della
guerra
faranno un letto
matrimoniale
nel cuore della terra
Disse Dio
se donna prenderai
sarà tua
non la lasciare mai
mai
Crudele fu il divorzio
dell'anima dal corpo
nel solo amplesso eterno
adesso
lieve sarà l'affanno
Uccelli senza estate
cui sorte spegne il
canto
nel nuovo grembo
dimenticate
della violenza il
pianto
Disse Dio
se donna prenderai
sarà tua
veglia sopra di lei,
di lei
La notte di tempesta
che offende la
campagna
lascerà il posto ad
una festa,
ad un'eterna fiamma,
ad un'eterna fiamma,
ad un'eterna fiamma.
Di questi innamorati
che morte vinti tiene
i casti corpi
dimenticati
potranno sposarsi
assieme.
Disse Dio
da donna vita avrai
figlio mio
e a donna ti unirai
ti unirai
Son due innamorati
che morte vinti tiene,
la fossa è un letto,
dal loro seme
frutti matureranno.
Nel giorno del
Signore,
nemico della guerra
ha messo un fiore il
loro amore
e non è un fiore di
serra,
ha messo un fiore il
loro amore
ha messo un fiore il
loro amore
è non è un fiore di
serra,
ha messo un fiore il
loro amore…
526. YAWANKIZ MA BRO
Gilles Servat
Le ciel a une vilaine
couleur
De chiure de dictateur
Tâches d'huile et
d'goudron quadrillées
Sur l'parking du
paradis
Les roues des vieux
caddies rouillés
Grincent sous l'poids
du crédit
A l'horizon une clarté
vagabonde
Comme l'espérance du
monde
Le métronome de la FM
Balance des requiems
Les mots s'écoulent de
la radio
Comme un jus
d'incompréhension
Quatre boums encore
des coups de marteau
Pour démolir les
émotions
A l'horizon une clarté
irradie
Comme une belle
mélodie
O Yawankiz ma bro
Diwan a zo ennout
O Yawankiz ma bro
A skubo ar c'haoc'h
war an douar
O Yawankiz ma bro
An da-zont en da
imbroud
O Yawankiz ma bro
A livo livrin dremm ar
bed goular
On prends le mort pour
le vivant
On n'embrasse que du
vent
La voix qui sort du
magnéto
La mise en scène de la
télé
Et l'encre qui trame
les photos
Sont plus pour la
réalité
A l'horizon une clarté
palpitante
Comme une musique
vibrante
A l'ombre des oiseaux
blessés
Passent des amours
pressés
Sur les murs des culs
et des seins
Soutiennent les
mensonges des marchands
Et l'image des
politiciens
Vendue avec les mêmes
slogans
A l'horizon une clarté
d'déchirure
Comme une rivière
d'eau pure
O Yawankiz ma bro
Diwan a zo ennout
O Yawankiz ma bro
A skubo ar c'haoc'h
war an douar
O Yawankiz ma bro
An da-zont en da
imbroud
O Yawankiz ma bro
A livo livrin dremm ar
bed goular
Sur les ruines et sur
les débris
Des idéaux trahis
Sur les morceaux des
barbelés
Sur le béton brisé des
murs
Blanc jaune rouge noir
ou zébré
L'enfant s'invente le
futur
A l'horizon une clarté
vagabonde
Comme l'espérance du
monde
*
GIOVENTU’
DEL MIO PAESE
Versione italiana di
Riccardo Venturi
Il cielo ha un brutto
colore
da cacata di dittatore
macchie d’olio e di
catrame quadrettate
sul parcheggio del
paradiso
le rotelle di vecchi
carrelli del supermercato arrugginiti
cigolano sotto il peso
del credito
all’orizzonte un
chiarore vagabondo
come la speranza del
mondo
Il metronomo della
radio in MF
sputa fuori dei
requiem
le parole defluiscono
dalla radio
come un succo
d’incomprensione
ancora quattro tonfi,
delle martellate
per demolire le
emozioni
all’orizzione
s’irradia un chiarore
come una bella melodia
O gioventù del mio
paese,
il germe è in te
o gioventù del mio
paese
che spazzerà via la
merda sulla terra
o gioventù del mio
paese
del futuro e del
presente
o gioventù del mio
paese
che colorerà la faccia
del mondo squallido
Si scambia il morto
per il vivo,
non si bacia che il
vento
la voce che sorte
dallo stereo
la messa in scena
della TV
e l’inchiostro che
ordisce le foto
non sono più per la
realtà
all’orizzonte un
chiarore palpitante
come una musica
vibrante
All’ombra degli
uccelli feriti
passano amori
frettolosi
sui muri, culi e tette
sostengono le bugie
dei mercanti
e l’immagine dei
politici
venduta con gli stessi
slogan
all’orizzonte un
chiarore lacerante
come un ruscello
d’acqua pura
O gioventù del mio
paese,
il germe è in te
o gioventù del mio
paese
che spazzerà via la
merda sulla terra
o gioventù del mio
paese
del futuro e del
presente
o gioventù del mio
paese
che colorerà la faccia
del mondo squallido
Sulle rovine e sulle
macerie
degli ideali traditi
sui pezzi di filo
spinato
sul cemento screpolato
dei muri
bianco giallo rosso
nero o a strisce
il bambino s’inventa
il futuro
all’orizzonte un
chiarore vagabondo
come la speranza del
mondo.
527. BALL OF CONFUSION
The Temptations
[ Barrett
Strong/Norman Whitfield ]
People moving out,
People moving in.
why, because of the
color of their skin
run, run, run but you
sho' can't hide
An eye for an
eye,tooth for a tooth,
vote for me and I'll
set you free
rap on, brother, rap
on
The only person
talking about love thy brother is the preacher
and it seems
nobody's interested in
learning
but the teacher
segregation,
determination, demonstration, intergration,
Aggravation,
humiliation, obligation to our nation
Ball of confusion, oh
yeah
That's what the world
is today, hey
The sale of pills are
at an all time high
young folks walking
round with their heads in the sky
the cities ablaze in
the summertime, and oh
the beat goes on
evolution, revolution,
gun control, sound of soul
shooting rockets to
the moon
kids growing up too
soon
politicians say more
taxes, will solve everything
and the band played on
So, round and around
and around we go
where the world's
headed, nobody knows
Oh, Great Googamooga,
can't you hear me talking to you
just a ball of
confusion, oh yeah
that's what the world
is today, hey
Fear in the air,
tension everywhere
unemployment rising
fast, the Beatles new record's a gas
and the only safe
place to live, is on an indian reservation
and the band played on
Eve of destruction,
tax deduction
city inspectors, bill
collectors
mod clothes in demand,
population out of
hand,
suicide, too many
bills
hippies moving to the
hills
people all over the
world are shouting end the war
and the band played on
Oh, Great Googamooga,
can't you hear me talking to you
just a ball of
confusion,
that's what the world
is today, hey
(Adlib and close)
528. MARCH OF DEATH
Zack de la Rocha – DJ
Shadow
Introduzione degli autori:
<< Without just
cause or reason, without legal or moral justification, and
without a thread of
proof that Iraq directly threatens the security of the
United States, the
Bush administration has headed to war. As I am writing
this, bombs are
raining upon the defenseless civilians of Baghdad in a
continuation of a
policy that has already claimed the lives of over 1
million innocent Iraqi
people. People just like us who want democracy but
find themselves
cornered by a dictator on one side, naked U.S. aggression on
another, and the oil
beneath their country; for which it appears they are to
be massacred.
Lies, sanctions, and
cruise missiles have never created a free and
just
society. Only everyday
people can do that. Which is why I'm joining the
millions world wide
who have stood up to oppose the Bush administration's
attempt to expand the
U.S. empire at the expense of human rights at home and
abroad. In this spirit
I'm releasing this song for anyone who is willing to
listen. I hope it not
only makes us think, but also inspires us to act and
raise our voices.
>>
(Zack de la Rocha)
<< Artists, be
they painters, actors, writers or musicians, have a
responsibility to
reflect and interpret the world around them. Our current
administration's
foreign policy strikes me as being reckless, inhumane, and
hopelessly out of step
with the so-called "values" it claims to defend. We,
the word's only
superpower, have immense capacity to ease human suffering
throughout the word,
yet we instead choose to inflict it upon those we deem
a threat to our agenda
of empire. As an American, my government's actions
give me cause for
great concern. I'm proud to support Zack de la Rocha in
giving a musical voice
to that concern. >>
(DJ Shadow)
*
I was born with the
voice of a riot, a storm
lightening the
function, the form, far from the norm
I won't follow like
cattle, I'm more like the catalyst
calm in the mix of
battle
who let the cowboy on
the saddle? He don't know a
missile from a gavel:
para terror troopin
filippin loops of death upon innocent flesh
but I'm back in the
cipher my foes and friends, with a verse and a pen
against a line I won't
toe or defend, instead I curse at murderous men
in suits of
professionals who act like animals
this man child,
ruthless and wild
who gonna chain this
beast back on the leash?
this Texas furor, for
sure a, compassionless con who
serve a, lethal needle
to the poor, the cure for crime is murder?
on the left, left,
right, left
but it's just a march
of death
I read the news today,
oh boy, a snap shot of a midnight ploy
vexed and powerless,
devoured my hours I'm motionless with no rest
'cause a scream now
holds the sky, under another high-tech driveby
a lie is a lie this
God is an eagle or a condor for war nothing more
Islam peace, Islam
stare into my eye brother please off our knees
to beef now we feed
their desease, interlocked our hands across seas
what is a flag but a
shroud out loud, and outside my window is a faceless
[crowd
'cause a cowering
child just took her last breath, one snare in the march of
[death
on the left, left,
right, left
but it's just a march
of death
Here it comes the
sound of terror from above
he flex his Texas
twisted tongue
the poor lined up to
kill in desert slums
for oil that burn
beneath the desert sun
now we spit flame to
flip this fame
we are his targets
taking aim
we're the targets
taking aim
all his targets are
taking aim
529. FALSKIR FRÆÐIMENN
Anonimo islandese
(1937)
Nel maggio del 1937 una “delegazione scientifica” tedesca fu accolta con tutti gli onori in Islanda; lo scopo ufficiale era quello di compiere delle ricerche geologiche nella desolata zona interna dell’ Ódáðahraun. Ben presto, però, alcuni pastori notarono delle cose strane ed avvertirono le autorità, le quali si accorsero che i finti “scienziati” erano in realtà dei militari hitleriani che stavano facendo dei rilievi per tracciare la pista di un aeroporto, futura testa di ponte per un’invasione dell’isola –strategicamente fondamentale per la futura guerra.
Sebbene totalmente
disarmate, le autorità islandesi espulsero immediatamente l’intera delegazione
tedesca, confiscarono tutti i rilievi e gli strumenti e pretesero le scuse
ufficiali del governo nazista (che, incredibile a dirsi, le fece).
Nella tradizione
islandese rientra la composizione immediata di strofe popolari per commentare
qualsiasi episodio; è una pratica che non si è interrotta del tutto neanche ai
nostri giorni. Quelle che seguono, sull’aria di una víkivaki (la danza tradizionale islandese), sono
ispirate a quell’episodio. Sono probabilmente di provenienza cittadina (di
Reykjavík, cioè).
Falskir fræðimenn
þýskir herjamenn
lönduðu einn dag,
einn fagran dag
á landið vort
Velkomnir voru
af öllu hjörtu
lönduðu einn dag,
einn fagran dag
á landið vort
Sögðu þeir gerast
jarðafræðilegar
förskunar einn dag,
einn fagran dag
á landið vort
En sendir voru
til að þeir bygðu
flugvélabönu
einn skálan dag
á landið vort
Voru þeir sendir
út af landi
með stórri skám
einn fagran dag
af landi voru
Settu þeir út,
einn fagran dag,
þeim var sagt nei,
á landið vort
styrjöld aldrei!
*
FALSI
SCIENZIATI
Versione islandese di
Riccardo Venturi
Falsi scienziati,
ufficiali tedeschi
sbarcarono un giorno,
un bel giorno
sulla nostra terra
Fu dato loro
il benvenuto di cuore,
sbarcarono un giorno,
un bel giorno
sulla nostra terra
Dissero che avrebbero
fatto
delle ricerche
geologiche un giorno,
un bel giorno
sulla nostra terra
Ma erano stati mandati
perché costruissero
una pista per
aeroplani,
un brutto giorno
sulla nostra terra
Furono cacciati
via dal paese
con gran vergogna,
un bel giorno
dalla nostra terra
E partitrono
un bel giorno,
fu detto loro “no”,
sulla nostra terra
la guerra mai!
530. Ο ΚEMAΛ
Μ.
Φραγκούλης / M. Frangulis
Ακούστε
τώρα την
ιστορία του
Κεμάλ
ενός
νεαρού
πρίγκιπα της
Ανατολής
απόγονου
του Σεβάχ του
Θαλασσινού
που
νόμιζε ότι
μπορεί να
αλλάξει τον
κόσμο
αλλά
μικρές οι
βουλές του
Αλλάχ
και
σκοτεινές οι
ψυχές των
ανθρώπων
Στης
Ανατολής τα
μέρη μια φορά
και έναν καιρό
ήταν
άδειο το
κεμέρι
μουχλιασμένο
το νερό
Στην
Μοσούλη, στην
Βασόρα
στην
παλιά την
χουρμαδιά
πικραμένα
κλαινε τώρα
της
ερήμου τα
παιδιά
Και
ένας νέος από
σόι
και
γενιά βασιλική
αγρικάει
το μοιρολόι
και
τραβάει κατά
κει
Τον
κοιτάνε οι
Βεδουίνοι
με
ματιά λυπητερή
και
όρκο στον
Αλλάχ τους
δίνουν
πως
θα αλλάξουν οι
καιροί
Σαν
άκουσαν οι
άρχοντες
του
παιδιού την
αφοβιά
ξεκινάνε
με λύκου δόντι
και
με λιονταριού
φοριά
Απ’
την Τίγρη στον
Ευφράτη
και
απ’ την γη στον
ουρανό
κυνηγάν
τον αποστάτη
να
τον πιάσουν
ζωντανό
Πέφτουν
πάνω του τα
στίφη
σαν
ακράτητα
σκυλιά
και
τον πάνε στο
χαλίφη
να
τον βάλει στην
θηλιά
Μαύρο
μέλι, μαύρο
γάλα
ήπιε
εκείνο το πρωί
πριν
να αφήσει στην
κρεμάλα
την
στερνή του την
πνοή
Με
δυο γέροι και
καμήλες
με
ένα κόκκινο
φαρί
στους
παράδεισου τις
πύλες
ο
προφήτης
καρτερεί
Πάνε
τώρα χέρι χέρι
και
είναι γύρο
συννεφιά
μα
τις Δαμάσκου το
αστέρι
τους
κρατούσε
συντροφιά
Σε
ένα μήνα σε ένα
χρόνο
βλέπουν
μπρος τους τον
Αλλάχ
ο
από του ψιλό
του θρόνο
λεει
στον άμυαλο
Σεβαχ
Νικημένου
μου ξεφτέρι
δεν
αλλάζουν οι
καιροί
με
φωτιά και με
μαχαίρι
πάντα
ο κόσμος
προχωρεί
Καληνύχτα
Κεμάλ
αυτός
ο κόσμος δεν θα
αλλάξει ποτέ
Καληνύχτα
*
KEMAL
Versione italiana di
Giuseppina di Lillo
Ascolterete ora la
storia di Kemal
un giovane principe
dell’Oriente
discendente di Simbad
il Marinaio
il quale credeva di
poter cambiare il mondo
ma, piccole sono le
volontà di Allah
e scure le anime degli
uomini.
Nelle terre d’Oriente
tanto tempo fa
era vuota la borsa
e imputridita l’acqua
A Mosul, a Bassora,
vicino alla vecchia
palma
piangono lacrime amare
ora
i figli del deserto
Ed un giovane, di
sangue
e famiglia regale
sente il pianto
e si avvicina
Lo guardano i Beduini
con sguardo triste
e giurano al loro
Allah
che i tempi
cambieranno
Appena sanno gli
arconti
di questo giovane
ardito
partono come lupi
affamati
e come leoni impetuosi
Dal Tigri all’Eufrate
e dalla terra sin su
nel cielo
danno la caccia al
traditore
per catturarlo vivo.
Gli piombano addosso
le orde
come cani arrabbiati
e lo portano dal
califfo
per mettergli il
cappio
Miele nero, latte nero
ha bevuto quella
mattina
prima di lasciare
sulla forca
il suo ultimo respiro
Con due vecchi e
cammelli
con un cavallo rosso
alle porte del
paradiso
il profeta lo attende
E se ne vanno ora
fianco a fianco
e tutt’intorno nuvole
ma la stella di
Damasco
gli fa compagnia
Dopo un mese, dopo un
anno
vedono davanti a loro
Allah
che dall’alto del suo
trono
dice allo sventato
Simbad
Caro sparviero
sconfitto
non cambiano i tempi
a fuoco e a coltelli
procede sempre il
mondo
Buonanotte Kemal,
questo mondo non
cambierà mai
Buonanotte.
531. H MΠAΛANTA TOY NEKPOY ΣTPATIΩTH
από
ένα ποίημα του
Μπέρτολντ
Μπρεχτ
da una poesia di
Bertolt Brecht
Μαρία
Φαραντούρη / Maria Farandouri
Για
πέμπτο Μάη
πολεμάει
για
ειρήνη
κουβέντα καμιά
και
ο φανταράκος
τα βροντάει
πεθαίνει
ηρωικά
Και
ο Αυτοκράτωρ οργίζεται
και
βγάζει διαταγή
ο
θάνατος
αναβάλλεται
η
νίκη όσο αργεί
μα ο
φαντάρος
κείτεται
στον
τάφο του δίχως
ντροπή
και
ξάφνου τον
επισκέπτεται
μια
επιτροπή
Με
φτυάρι και με
αγιασμό
ξεθάβουν
το νεκρό
του
λένε γύρνα στο
μέτωπο
και
βγάλε το
σκασμό
Τον
εξετάζει ένας
γιατρός
τον
βρίσκει λίαν
καλώς
κοπάνα
μονάχα την
κάνει ο νεκρός
γιατί
είναι πολύ
δειλός
Τον
σήκωσαν και
φεύγουνε
στην
νύχτα την
μαγευτική
ενώ
αρμοδίως τους
φώτιζε
σελήνη
ρομαντική
Το
στόμα το σάπιο
του βουτούν
σε
μαύρο κρασί
γλυκό
και
δυο νοσοκόμες
του
κρατούν
μπροστά του
γυμνό
θηλυκό
με
τύμπανα και
ταρατατζούμ
η
μπάντα πάει
εμπρός
για
της πατρίδος
το αλαλούμ
παρέλαση
κάνει ο νεκρός
Μπροστά
του πάει ένας
κύριος
με
φράκο παχουλός
πολύ
του καθήκοντος
κύριος
σαν
κάθε πολίτη
καλός
σκυλιά
ποντίκια και
ασβοί
δακρύζουν
με πατριωτισμό
στο
ύψος των
περιστάσεων
στου
έθνους τον
παλμό
Στο
άλλο χωριό
τους δέχεται
ο
κόσμος με
ουρλιαχτά
χλωμό
το φεγγάρι
κατέρχεται
και
το νεκρό
χαιρετά
Με
ζήτω και με
τσουμπαπά
σημαίες
και παπά
χορεύει
ο νεκρός του
σκοτωμού
σαν
μεθυσμένη
μαϊμού
Μες
το μεγάλο
τραλαλά
εχάθηκε
ο νεκρός
τον
βλέπουν μόνο
από ψιλά
αστέρι
και σταυραϊτός
ξημέρωσε
ο ουρανός
τ’
άστρα έχουν
χαθεί
στην
μάχη πάλι πάει
ο νεκρός
να
ξανασκοτωθεί.
*
[trascrizione
semi-fonetica del testo greco ]
Jia pémpto Mái polemái
gia iríni kouvénda
kamiá
ke o fandarákos ta
vrondái
pethéni iroiká
Ke o Aftokrátor
orjízete
ke vgázi dhiatají
o thánatos anaválete
i níki óso arjí
ma o fandáros kítete
ston-dáfo tou dhíhos
dropí
ke xáfnu ton
episképtete
mia epitropí
Me ftyári ke me
ajiasmó
xethávun to nekró
tu léne jýrna sto
métopo
ke vgále to skasmó
Ton exetázi énas
jiatrós
ton vríski lían-galós
kopána monáha tin-gáni
o nekrós
jiatí íne polý dhilós
Ton síkosan ke févgune
stin nýhta tin
majeftikí
enó armodhíos tus
fótize
selíni romandikí
To stóma to sápio
se mávro krasí glykó
ke dhyo vosokómes
tu kratún brostá tu
jymnó thilykó
me týmbana ke
taratatzúm
i bánda pái embrós
jia tis patrídhos to
alalúm
parélasi káni o nekrós
Brostá tu pái énas
kýrios
me fráko pahulós
polý tu kathíkondos
kýrios
san-gáthe políti kalós
skyliá pondíkia ke
asví
dhakrýzun me
patriotismó
sto ýpsos
tom-beristáseon
stu éthnus tom-balmó
Sto álo horió tus
dhéhete
o kósmos me urliahtá
hlomó to fengári
katérhete
ke to nekró heretá
Me zíto ke me tsumpapá
simées ke papá
horévi o nekrós tu
skotomú
san methysméni maimú
Mes to megálo tralalá
eháthike o nekrós
ton vlépun móno apó
psilá
astéri ke stavraitós
ximérose o uranós
t’astrá éhun hathí
stin máhi páli o
nékrós
na xanaskotothí.
BALLATA DEL
SOLDATO MORTO
Versione italiana
(dall’originale tedesco) di Adriano Lualdi
E quando la guerra
nella quinta primavera
non offriva nessuna
prospettiva di pace,
il soldato trasse la
sua conclusione,
morí la morte
dell'eroe.
Ma la guerra non era
ancora a punto
e perciò dispiacque
all'imperatore
che il suo soldato
fosse morto:
non era ancora tempo.
L'estate passava sopra
i sepolcri
e il soldato già
dormiva
quando venne di notte
la commissione medica
militare.
E il dottore esaminò
accuratamente
il soldato o quel che
rimaneva ancora di lui
e trovò che il soldato
era idoneo a tutti i servizi
e che scansava il
pericolo.
E subito portarono
seco il soldato.
La notte era azzurra e
bella.
Chi non portava l'elmo
poteva vedere le
stelle della patria.
E perché il soldato
puzza di putrefazione,
gli zoppica davanti un
prete
che agita sopra di
esso il turibolo
perché non abbia a
puzzare.
Davanti, la musica col
trullalà
suona spedita una
marcia
e il soldato appena
l'apprende,
lancia le gambe dal
culo.
Sul suo sudario essi
dipinsero
i colori
bianco-rosso-nero
e lo portarono davanti
a lui;
con i colori non si
vedeva più il fango.
Col trullalà e
arrivederci,
con moglie e cane e
prete
e nel bel mezzo il
soldato crepato
come una scimmia
ubriaca.
Tanti gli ballavano e
gli strillavano intorno
che nessuno lo vedeva,
solo dall'alto lo si
poteva scorgere ancora
e là non ci sono che
le stelle.
Le stelle non ci sono
sempre:
un'alba viene.
Ma il soldato, cosí
come ha imparato,
procede nella morte
eroica.
*
LEGENDE VOM
TOTEN SOLDATEN
testo originale
tedesco di Bertolt Brecht
Und als der Krieg im
fünften Lenz
Keinen Ausblick auf
Frieden bot,
Da zog der Soldat
seine Konsequenz
Und starb den
Heldentod.
Der Krieg war aber
noch nicht gar,
Drum tat es dem Kaiser
leid,
Daß sein Soldat
gestorben war:
Es schien ihm noch vor
der Zeit.
Der Sommer zog über
die Gräber her,
Und der Soldat schlief
schon.
Da kam eines Nachts
militär-
ische Ärztliche
Kommission.
Es zog die Ärztliche
Kommission
Zum Gottesacker hinaus.
Und grub mit geweihtem
Spaten den
Gefallnen Soldaten
aus.
Der Doktor besah den
Soldaten genau,
Oder was von ihm noch
da war.
Und der Doktor fand,
der Soldat war k.v.
Und er drückte sich
vor der Gefahr.
Und sie nahmen gleich
den Soldaten mit,
Die Nacht war blau und
schön.
Man konnte, wenn man
keinen Helm aufhatte,
Die Sterne der Heimat
sehn.
Sie schütteten ihm
einen feurigen Schnaps
In den verwesten Leib
Und hängten zwei
Schwestern in seinen Arm
Und ein halbentblößtes
Weib.
Und weil der Soldat
nach Verwesung stinkt,
Drum hinkt der Pfaffe
voran,
Der über ihn ein
Weihrauchfaß schwingt,
Daß er nicht stinken
kann.
Voran die Musik mit
Tschindara
Spielt einen flotten
Marsch.
Und der Soldat, so wie
er's gelernt,
Schmeißt seine Beine
vom Arsch.
Und brüderlich den Arm
um ihn
Zwei Sanitäter gehn.
Sonst flög er noch in
den Dreck ihnen hin,
Und das darf nicht
geschehn.
Sie malten auf sein
Leichenhemd
Die Farben
Schwarz-Weiß-Rot
Und trugen's vor ihm
her; man sah
Vor Farben nicht mehr
den Kot.
Ein Herr im Frack
schritt auch voran
Mit einer gestärkten
Brust,
Der war sich als ein
deutscher Mann
Seiner Pflicht genau
bewußt.
So zogen sie mit
Tschindara
Hinab in die dunkle
Chaussee,
Und der Soldat zog
taumelnd mit,
Wie im Sturm die
Flocke Schnee.
Die Katzen und die
Hunde schrein,
Die Ratzen im Feld
pfeifen wüst:
Sie wollen nicht
französisch sein,
Weil das eine Schande
ist.
Und wenn sie durch die
Dörfer ziehn,
Waren alle Weiber da.
Die Bäume verneigten
sich, der Vollmond schien,
Und alles schrie
hurra.
Mit Tschindara und
Wiedersehn.
Und Weib und Hund und
Pfaff!
Und mittendrin der
tote Soldat
Wie ein besoffner Aff.
Und wenn sie durch die
Dörfer ziehn,
Kommt's, daß ihn
keiner sah,
So viele waren herum
um ihn
Mit Tschindra und
Hurra.
So viele tanzten und
johlten um ihn,
Daß ihn keiner sah.
Man konnte ihn einzig
von oben noch sehn,
Und da sind nur Sterne
da.
Die Sterne sind nicht
immer da,
Es kommt ein
Morgenrot.
Doch der Soldat, wie
er's gelernt,
Zieht in den
Heldentod.
532. Ω ΓEPO NEΓPO TZIM
trad.
Ω
γέρο νέγρο
Τζιμ
σε
ολόκληρο το
Χάρλεμ
ει,
γέρο νέγρο
Τζιμ
Κορνέτα
δεύτερη δεν
είχε σαν εσένα
κορνέτα
δεύτερη δεν
είχε σαν εσένα
Μέσα
στην νύχτα
ούρλιαζε η
κορνέτα
λευκοί
και νέγροι
δίνανε τα
χέρια
ει,
γέρο νέγρο
Τζιμ
Γιατί
να καινε στο
Νότο τη σοδιά
όταν
πεινάν στον
κόσμο τα
παιδιά
ποιοι
και γιατί
σκοτώσανε
τον Τζον
τι
θέλουν τα
παιδιά μας στο
Βιετνάμ
Ω
γέρο νέγρο
Τζιμ
σε
βρώμικο
χαντάκι
ει
γέρο νέγρο
Τζιμ
Τώρα
η κορνέτα πιο
δυνατά
ουρλιάζει
τώρα
η κορνέτα πιο
δυνατά
ουρλιάζει
Μέσα
στην νύχτα
ουρλιάζει η
κορνέτα
λευκοί
και νέγροι
δίνουνε τα
χέρια
ει
γέρο νέγρο
Τζιμ
γέρο
νέγρο Τζιμ
γέρο
νέγρο Τζιμ.
*
OH, VECCHIO
NEGRO JIM
Versione italiana di
Giuseppina di Lillo
Oh, vecchio negro Jim
in tutta Harlem
ehi, vecchio negro Jim
Non esisteva un altro
cornettista come te
non esisteva un altro
cornettista come te
Nella notte si sentiva
la tua cornetta
e bianchi e neri si
davano la mano
ehi, vecchio negro Jim
Perché a Sud bruciano
il raccolto
quando al mondo ci son
bambini affamati
chi e perché
ha ucciso John
che ci fanno i nostri
ragazzi in Vietnam
Oh, vecchio negro Jim
in un lurido fosso
ehi, vecchio negro Jim
Ed ora la cornetta
ancora più forte si fa sentire
ed ora la cornetta
ancora più forte si fa sentire
Nella notte si sente
la tua cornetta
e bianchi e neri si
danno la mano
ehi, vecchio negro Jim
vecchio negro Jim
vecchio negro Jim
533. MOSTRA MOSTAR
Luca Bonaffini
Fa vedere la tua
faccia generale
fa vedere la tua
faccia colonnello
fa vedere le tue gambe
tu maggiore
fa vedere capitano il
tuo dolore
Fa vedere le tue mani
sior tenente
fa vedere le tue dita
mio sergente
fa vedere le tue
unghie caporale
fa vedere il culo eroe
speciale
te le mostra mostar
mostra mostar mostra mostar superstar
Fa vedere il tuo
coraggio madre mia
fa vedere i figli
della malattia
fa vedere i passi dei
superstiti
fa vedere i campi dei
tuoi crimini
Fa vedere i corpi dei
tuoi angeli
fa vedere i corpi dei
tuoi diavoli
fa vedere il sangue
morto della guerra
il raccolto rovinato
della terra
te le mostra mostar
mostra mostar mostra mostar superstar
Fa vedere i tuoi
contatti presidente
fa vedere i documenti
segretario
fa vedere gli
strumenti e il calendario
già deciso dalla
storia onnipotente
Fa vedere la violenza
e la tortura
fa vedere l'impotenza
e la paura
fa vedere le speranze
"telecomandate"
"souvenir
turistici" di un' altra estate.....
te le mostra mostar
mostra mostar mostra mostar superstar
534. A CASA
Luca Bonaffini
Suona suona una
campana ed è tutto quello che ho
dentro queste case
nate sopra il Po
E capire che è finita
dalle lacrime di lei
In un dolce giorno del
'46
Come oggi mai come
oggi ma oggi riderò
Come oggi mai come
oggi le dirò
sei
bellissima.....bellissima
Scusa amore scusa
tanto se non ho pensato a te
Partivamo in cento
tornavamo in tre
Col fucile sulle
spalle sembra un film ma non lo è
Di soldati in carne ed
ossa come me
Come oggi mai come mai
oggi danzerò.....
E divampa in un
tramonto che si posa sui granai
L'allegria di
contadini e di operai
Mentre Chaplin Gandhi
e Einstein lieti sognano con noi
Una storia di
progresso senza eroi
Come oggi mai come mai
oggi canterò...
Una foto di ricordi mi
riporta via da te
Dentro al mare o fino
in fondo alle trincee
Ma l'odore della festa
spinge un sogno in libertà
Ed almeno per stanotte
sboccerà...
Come oggi mai come mai
m'innamorerò
Come oggi mai come
oggi griderò
Sei
bellissima.....bellissima
Sei
bellissima.....bellissima.....bellissima
535. GUNG HO
Patti Smith
On a field of red one
gold star
Raised above his head
Raised above his head
He was not like any
other
He was just like any
other
And the song they bled
Was a hymn to him
Awake my little one
The seed of revolution
Sewn in the sleeve
Of cloth humbly worn
Where others are
adorned
Above the northern
plain
The great birds fly
With great wings
Over the paddy fields
And the people kneel
And the men they toil
Yet not for their own
And the children are
hungry
And the wheel groans
There before a grass
hut
A young boy stood
His mother lay dead
His sisters cried for
bread
And within his young
heart
The seed of revolution
sewn
In cloth humbly worn
While others are
adorned
And he grew into a man
Not like any other
Just like any other
One small man
A beard the color of
rice
A face the color of
tea
Who shared the misery
Of other men in chains
With shackles on his
feet
Escaped the guillotine
Who fought against
Colonialism
imperialism
Who remained awake
While others slept
Who penned like
Jefferson
Let independence ring
And the cart of
justice turns
Slow and bitterly
And the people were
crying
Plant that seed that
seed
And they crawled on
their bellies
Beneath the giant
beast
And filled the carts
with bodies
Where once had been
their crops
And the great birds
swarm
Spread their wings
overhead
And his mother dead
And the typhoons and
the rain
The jungles in flames
And the orange sun
None could be more
beautiful
Than Vietnam
Nothing was more
beautiful
Than Vietnam
And his heart stopped
beating
And the wheel kept
turning
And the words he bled
Were a hymn to them
I have served the
whole people
I have served my whole
country
And as I leave this
world
May you suffer union
And my great affection
Limitless as sky
Filled with golden
stars
The question is raised
Raised above his head
Was he of his word
Was he a good man
For his image fills
the southern heart
With none but
bitterness
And the people keep
crying
And the men keep dying
And it's so beautiful
So beautiful
Give me one more turn
Give me one more turn
One more turn of the
wheel
One more revolution
One more turn of the
wheel
536. UN SORSO IN PIU’
Carmen Consoli
Ricordo il freddo
massacrante i timidi lamenti della mia gente
ammassati stipati
dentro un treno merci
due giorni e due notti
senza dormire
e ben presto avremmo
smesso di parlare, ben presto
ricordo il freddo
massacrante
il giorno che perdemmo
per sempre i nostri figli
affamati assetati
privati dei nostri vestiti
ed era come ingoiare
vetro
e ben presto avremmo
smesso di parlare
ben presto avremmo
smesso di capire
ed ho imparato a bere
sempre un sorso in piu'
ed ho imparato sempre
a bere un sorso in piu'
di quanto ne avessi
realmente bisogno
di quanto ne avessi
realmente bisogno
un giorno potrei avere
sete
ricordo il freddo
massacrante il timore di affondare
in un letto di carboni
ardenti
quale logica o legge
di vita potra' mai spiegare
la diabolica impresa
di quegli uomini eletti.....
e ben presto avremmo
smesso di parlare
ben presto avremmo
smesso di capire
ed ho imparato a bere
sempre un sorso in piu'
ed ho imparato sempre
a bere un sorso in piu'
di quanto ne avessi
realmente bisogno
di quanto ne avessi
realmente bisogno
un giorno potrei avere
sete
ed ho imparato a bere
sempre un sorso in piu'
ed ho imparato a bere
sempre un sorso in piu'
un giorno potrei avere
sete.
537. ECO DI SIRENE
Carmen Consoli
(1998)
Sorde e implacabili
sirene
davano il triste
annuncio
mentre il tramonto
inondava
i viali deserti
di oscuri presagi
giochi di potere sulla
nostre pelle
su quegli uomini
armati di romantici ideali
qualunque sia il
compenso
non restituirà mai il
giusto
saremo pronti a
celebrare la vittoria
e brinderemo
lietamente sulle nostre rovine
saranno in pochi a
riscattarsi dalla povertà
a rallegrarsi della
gloria per quanto infinita
L'eco tagliente di
sirene
sulle ferite aperte
aspettavamo impotenti
gli attacchi nemici
forse per l'ultima
volta
giochi di potere sulla
nostra pelle
sulle infanzie
sciupate, violentate irreparabilmente
chi pagherà per questo
chi ne porterà il
segno
saremo pronti a
celebrare la vittoria
e brinderemo
lietamente sulle nostre rovine
saranno in pochi a
riscattarsi dalla povertà
a rallegrarsi della gloria
per quanto infinita
sconfitti e vincenti
ricostruiremo
sconfitti e vincenti
538. NO APOLOGIES
Joni Mitchell (1998)
Non so se sia
pertinente, tuttavia mi piace pensare che visto che nessuna “apology” e' stata
presentata dal “general” neppure quando la “little girl” era una funivia
italiana o un DC9 nei pressi di ustica...
La canzone e' della
ultima Joni Mitchell, ormai in piena fase calante, purtroppo non tutti hanno la
durata qualitativa di un De Andre'. [Marco Sopegno dal ng
it.fan.musica.de-andre]
The general offered
No apologies
He said "The
soldiers erred in judgement
They should have hired
a hooker"
No apologies
to the outraged
Japanese
No "Sorry little
girl"
The pigs just took her
Tireskids and
teethmarks
What happened to this
place?
Lawyers and loan
sharks
Are laying America to
waste
Freddie said that
"Juan thinks, I think
He's the devil"
What a lofty title
For such a petty
little tyrant
Bigger beasts abound
And they kick this
world around
At this crazy speed
With violence and
greed
Tireskids and
teethmarks
What happened to this
place?
Lawyers and loan
sharks
Are laying America to
waste
So what makes a man a
man
In these tough times
As druglords buy up
the banks
And warlords radiate
the oceans
Ecosystems fail
Snakes and snails and
puppy tails
Are wagging in the
womb
Beneath the trampled
moon
Tireskids and
teethmarks
What happened to this
place?
Lawyers and loan
sharks
Are laying America to
waste
The general offered
No apologies
539. GIA TI C5A M#
Trinh Công Son
Canzoni sulla guerra
(o sulle guerre) del Vietnam ne esistono a decine, forse a centinaia. Ma quelle
che conosciamo ci vengono tutte da chi, in Vietnam, ci è andato sicuramente a
rompere i coglioni: Francesi prima, e Americani poi. Credo invece che, per
molti di voi, questa sia la prima occasione di vedere una canzone vietnamita
scritta da un vietnamita.
Trinh Công Son è morto
il 5 aprile 2001 all'età di 62 anni; è stato sicuramente il più noto cantautore
vietnamita.
Nato a Saigon (ora
Città Ho-Chi Minh), ai tempi della guerra le sue canzoni erano sistematicamente
proibite dal regime sudvietnamita filoamericano, ed erano notissime anche al
Nord. Veniva chiamato, forse con poca originalità, il "Bob Dylan
vietnamita".
Finita la guerra,
questo non gli servi'; come quasi tutti i cittadini sudvietnamiti, con il
Vietnam riunificato sotto il regime comunista, dovette passare 4 anni in un
"campo di rieducazione". Negli ultimi anni, pero', la sua produzione
passata e attuale era di libera circolazione e Trinh teneva concerti acclamatissimi
in tutto il paese.
In una delle sue
ultime canzoni, Trinh ha scritto il seguente verso: "Nella mia vita ho
protestato contro tutto e contro tutti; ora protesto contro la morte."
Mçt ngàn
n²m nô lÆ gi²c T¯u,
Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,
Hai mõßi n²m nôi
chiÅn tùng
ngày.
Gia tài
cøa mÁ, »e l¶i cho
con.
Gia tài
cøa me,
là nõßc ViÆt buån!
Mçt ngàn
n²m nô lÆ gi²c T¯u,
Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,
Hai mõßi n²m nôi
chiÅn tùng
ngày.
Gia tài
cøa mÁ, mçt rõng xõßng khô.
Gia tài
cøa mÁ, mçt núi »ay mÁ.
D¶y cho
con tiÅng nói
th²t thà,
MÁ mong
con chÜ quên
màu da,
Con chÜ quên
màu da, nõßc ViÆt xõa.
MÁ mong
trông con mau bõßc vê
nhà.
MÁ mong
con, lô con »õßng xa.
Ôi, lô con
cùng cha, quên h²n thù.
Mçt ngàn
n²m nô lÆ gi²c T¯u,
Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,
Hai mõßi n²m nôi
chiÅn tùng
ngày.
Gia tài
cøa mÁ, ruçng »ông khô
khan.
Gia tài
cøa me,
nhà cháy tùng
hàng.
Mçt ngàn
n²m nô lÆ gi²c T¯u,
Mçt tr²m n²m »ô hç gi²c Tây,
Hai mõßi n²m nôi
chiÅn tùng
ngày.
Gia tài
cøa mÁ, mçt bæn lai c²ng.
Gia tài
cøa me, mçt lô bçi tÒnh.
*
A MOTHER'S
FATE
Versione inglese
dell'autore
A thousand years of
Chinese reign.
A hundred years of
French domain.
Twenty years fighting
brothers each day,
A mother's fate, left
for her child,
A mother's fate, a
land defiled.
A thousand years of
Chinese reign.
A hundred years of
French domain.
Twenty years fighting
brothers each day,
A mother's fate, bones
left to dry,
And graves that full a
mountain high.
Teach your children to
speak their minds.
Don't let them forget
their kind --
Never forget their kind,
from old Viet land.
Mother wait for your
kids to come home,
Kids who now so far
away roam.
Children of one
father, be reconciled.
A thousand years of
Chinese reign.
A hundred years of
French domain.
Twenty years fighting
brothers each day.
A mother's fate, our
fields so dead
And rows of homes in
flames so red.
A thousand years of
Chinese reign.
A hundred years of
French domain.
Twenty years fighting
brothers each day.
A mother's fate, her
kids half-breeds,
Her kids filled with
disloyalty.
*
IL DESTINO
DI UNA MADRE
Versione italiana
(dalla versione inglese) di Riccardo Venturi
Mille anni di regno
cinese,
cento anni di dominio
francese,
vent'anni a farci
guerra ogni giorno tra fratelli.
E' il destino che una
madre ha lasciato ai suoi figli,
il destino di una
madre: una terra sconciata.
Mille anni di regno
cinese,
cento anni di dominio
francese,
vent'anni a farci
guerra ogni giorno tra fratelli.
Il destino di una
madre: ossa lasciate a seccare
e tombe che coprono
un'alta montagna.
Impara ai tuoi figli a
dire quel che pensano.
Non far loro
dimenticare la loro stirpe,
mai dimenticare la
loro stirpe del vecchio Vietnam.
Madre, aspetta che i
tuoi figli tornino a casa,
ragazzi che ora vagano
molto lontano.
Figli di un solo
padre, riconciliatevi.
Mille anni di regno
cinese,
cento anni di dominio
francese,
vent'anni a farci
guerra ogni giorno tra fratelli.
Il destino di una
madre: i nostri campi morti
e file di case in
preda alle rosse fiamme.
Mille anni di regno
cinese,
cento anni di dominio
francese,
vent'anni a farci
guerra ogni giorno tra fratelli.
Il destino di una
madre: i suoi figli denutriti,
i suoi figli pieni di
slealtà.
540. LA STORIA
Africa Unite
(2003)
"La storia" è il primo singolo estratto da "Mentre fuori piove", l'ultimo CD -appena uscito- degli Africa Unite. Un album nel quale, per usare le parole di Madasky, si trova <<una rinnovata e massiccia attenzione e critica al nostro pessimo momento storico>>. [Semmy dalla mailing list “Bielle”].
Colpisci poi conquista vecchia storia
parola di sua globalità
sia resa grazia al peso del potere
fedeltà
Nuova religione nuova guerra, preventiva e
intelligente
vecchia aberrazione nuova scusa per distruggere la
mente
Occhio per occhio
Niente per niente
L'uomo è perdente
Rit: La storia insegna non si cambia mai
Make your rules
un desiderio irrinunciabile
la storia insegna che ogni uomo è
perfettamente corruttibile
La storia insegna e non sbaglia mai
una parola impronunciabile
la storia insegna che ogni vita è
purtroppo merce di scambio
Fuori di qui un luogo assurdo
che può sembrare aperto a tutti ma la chiave non c'è
Fuori di qui ad un bivio scuro sei tu
con il destino appeso ad un filo ma quel filo dov'è
arma incosciente, la Bibbia
La Bibbia tra i denti and your soul.
Sicuro vincente,
aggiornami l'anima.
Rit:La storia insegna non si cambia mai
Make your rules
un desiderio irrinunciabile
la storia insegna che ogni uomo è
perfettamente corruttibile
La storia insegna e non sbaglia mai
una parola impronunciabile
la storia insegna che ogni vita è
purtroppo merce di scambio.
541.
ROCCU U STORTU
Il Parto delle Nuvole Pesanti
[Voltarelli – Voltarelli - De Siena -Sirianni)
Roccu u stortu
Certe volte credo che sei morto
In una piazza giri in tondo assurdo
Cani e bambini che ti fanno il verso
Il buio pesto intorno a te
I soldati si muovono sul serio
Barricati nelle loro notti insonni
Consumati tremila metri di trincea
Roccu u stortu nun è ra morte
Ca ti fa spagnare nun è...
Su ri culuri mai pittati
Su ri parole mai parrate
Mani aperte,granate e moschetti
Per l'assalto
Mentre il nemico, quello vero è falso
Lui non abita più qui
Con Saletta, Michele D'angelo e
Tutto il reparto
Dividersi la gloria è giusto
Ma è giusto ridere di te
Roccu u stortu nun è ra morte
Ca ti fa spagnare nun è...
Su ri culuri mai pittati
Su ri parole mai parrate
Roccu u stortu
Amico folle di matti e balordi
Povero bruttu 'ccu ra faccia lorda
S'è rivotato e dicia no
I soldati si muovono sul serio
Barricati nelle loro notti insonni
Consumati tremila metri di trincea
Roccu u stortu nun è ra morte
Ca ti fa spagnare nun è...
Su ri culuri mai pittati
Su ri parole mai parrate
Roccu u stortu
Roccu u stortu
Roccu u stortu
Roccu u stortu
U stortu...
542.
KIT CARSON
Bruce Cockburn
(1990)
And the president said to Kit Carson
"Take my best four horsemen please
And ride out to the four directions,
Make my great lands barren for me"
KIt Carson said to the President
"You've made your offer sweet
I'll accept this task you've set for me
My fall's not yet complete"
Kit Carson knew he had a job to do
Like others jobs he had before
He'd made the grade
He learned to trade in famine,
pestilence and war
Kit Carson was a hero to some
With his poison and his flame
But somewhere there's a restless ghost
That used to bear his name
*
KIT CARSON
Versione francese di Paolo Sollier
Et le Président dit à Kit Carson:
"Prends mes quatre meilleurs cavaliers
s'il te plaît
Et chevauchez dans le quatre directions
Rendez moi stériles mes grandes terres"
Kit Carson dit au Président:
"Vous avez rendu votre offre attrayante
J'accepterai cette tâche que vous avez
définie pour moi
Ma chûte n'es pas encore complète"
Kit Carson savait qu'il y avait un travail
à faire
Comme les autres travaux qu'on lui
donnait auparavant
Il avait passé son diplôme
Il avait appris à commercer en famine,
en peste en guerre
Kit Carson fut un héros pour certains
Avec son poison et sa torche
Mais quelque part existe un fantôme
agité
Qui a déjà porté son nom
*
KIT CARSON
Versione italiana di Paolo Sollier
E il Presidente disse a Kit Carson:
"Prendi i miei quattro migliori cavalieri
per piacere
E cavalcate nelle quattro direzioni
E ripulite le mie grandi terre"
Kit Carson disse al Presidente:
" Avete reso la vostra offerta invitante
Accetterò questo compito che
mi avete riservato
La mia caduta non è ancora completa"
Kit Carson sapeva di avere un lavoro
da fare
Come gli altri lavori avuti prima
Aveva passato gli esami
Aveva imparato a commerciare in fame,
in peste e in guerra
Kit Carson fu un eroe per alcuni
Col suo veleno e la sua fiaccola
Ma da qualche parte c'è un fantasma
senza pace
Che ha già preso il suo nome
543.
COMPANHEIRO BUSH
Tom Zé
Se você já sabe
Quem vendeu
Aquela bomba pro Iraque,
Desembuche:
Eu desconfio que foi o Bush.
Foi o Bush,
Foi o Bush,
Foi o Bush.
Onde haverá um recurso
Para dar um bom repuxo
No companheiro Bush?
Quem arranja um alicate
Que acerte aquela fase
Ou corrija aquele fuso?
Talvez um parafuso
Que tá faltando nele
Melhore aquele abuso.
Um chip que desligue
Aquele terremoto,
Aquela coqueluche.
*
COMRADE BUSH
Versione inglese di Christopher Dunn
If you know
Who sold
That bomb to Iraq
Say it:
I suspect that it was Bush
It was Bush
It was Bush
It was Bush
I wonder if we can reach
To pull back the leash
Of comrade Bush
Who can get pliers
To adjust that phase
Or correct that difference in time?
Perhaps a screw
That's loose in him
Stop messing around
A chip that disconnects
That earthquake
That craze
544.
OUT OF TIME
Blur
Where's the love song set us free
Too many people down, everything turning the wrong
way round
And I don't know what love will be
But if we stop dreaming now, lord knows we'll never
clear the clouds
And you've been so busy lately
That you haven't found the time
To open up your mind
And watch the world spinning gently out of time
Feel the sunshine on your face
It's in a computer now
Gone are the future, way out in space
And you've been so busy lately
That you haven't found the time
To open up your mind
And watch the world spinning gently out of time
And you've been so busy lately
That you haven't found the time
To open up your mind
And watch the world spinning gently out of time
Tell me I'm not dreaming
But are we out of time
We're out of time
Out of time
Out of time
Out of time
Out of time
Out of time
545.
RATATUIE
Mitili FLK
Butto li' una segnalazione - Mitili Flk, Ratatuje. Un disco e una canzone di
10 anni fa. Contro la guerra, tra l'altro.
Il disco che rappa in friulano stretto (ma non solo rap) è molto bello. Meglio delle ultime cose degli Flk, più "energetico e corroborante". Dieci anni che è in giro un bel disco e non ne sapevo nulla fino a ieri! Dieci anni di musica persa! E chissà quante cose simili. La divulgazione della musica di qualità continua a essere un problema. Beh, se lo trovate, provate ad ascoltarlo.
[Giorgio Maimone dalla ml “Bielle”]
Mi svêe un zisôr ch'al mene de lontan
li' nainis dai Curdos, il svint da l'Iran
une sgarpîe tal côr mi fa insumiâ
la danze dai Sufi,la lune a Sana'a
Pì in dalt, disore i nûi,il svint al zercle Varsavie
i butui di zinîse sui dai lavevêris
e cumò sveât, crevât
i supi dal spieli il miò cuarp sparnissât
Met ch'a tunin i canons disore Mostar
ch'a lustrin in tun amen i curtii di Sarajevo,
no a mi, Signôr no a mi,
sparagnimi la guere almancul fin misdì
Se il rumôr non mi condane il silensi al fâ pôre
met il cjâf tal laip e cjantii disôre;
Cjoimi,cjoimi ninine,che jò ti dai di mangjâ ben
le matine i pussi il flât e la sere i soi complen
Lamie prisinse,la musiche no zove
si scrufe, a laìs, si leche bessole
a ten une rose tal grin, la ten brazzolade
no ' n ' puarte ch'a si sedi passide
Nuie, nuie e cun fa di ruie
si gusse il pêl a la ratatuie
ma met ch'a saltin i luchets da li fontanis
ch'a bevin li striis e dutis li aganis
no jò
sparagnimi i detais ch'i no cognos ancjemò
Vu cumprà la storie in tre volums
e insieme cun chê ducj chi altris vanzums:
I Barbars ch'a tornaran
a insegnami une lenghe a patî la me fan.
Coculis,friguis e i peits ta la bumbuie,
no duarmarà la ratatuie
*
RATATUIE
Versione italiana fornita da Paolo Sollier
Mi sveglia un ronzio che porta lontano
le nenie dei Curdi, i venti dell'Iran
Una ragnatela nel cuore mi fa sognare
le danze dei Sufi,la luna a Sana'a
Più in alto,sopra le nubi, il vento accerchia
Varsavia
i germogli di cenere sulle mani dei lavavetri
Ed ora sveglio, rotto,
succhio dallo specchio il mio corpo frantumato
Metti che tuonino i cannoni sopra Mostar
che lustrino in un "amen" i cortili di
Sarajevo:
Non a me, Signore,non a me
risparmiami la guerra fino a mezzogiorno
Se il rumore non ci condanna, il silenzio fa paura
metti la testa sott'acqua e cantaci sopra
"Prendimi piccina che ti darò da mangiare bene
la mattina mi puzza il fiato e alla sera sono
ubriaco"
Tiepida presenza, la musica non serve
si inginocchia, marcisce,si lecca da sola,
tiene una rosa sul ventre, la coccola dolcemente
non importa che sia già appassita
Nulla,nulla:con l'aspetto di un bruco
si affila il pelo la ratatuie
Metti che saltino i lucchetti alle fontane
che bevano le streghe e tutte le fate:
non io,Signore, non io
risparmiami i dettagli che non conosco ancora
Vu cumprà la Storia in tre volumi
ed insieme con quella, tutti gli altri rifiuti:
i Barbari che torneranno
a insegnarmi una lingua,a patire la mia fame
Briciole,noci e piedi nel pantano,
non dormirà la ratatuie [*]
[*] ratatuie: roba che si scarta, che si getta via perché inutile
546.
THE CAVEMEN
Peggy Seeger
Like splinters the buildings rise
Like spikes on the floor of a cave
Fly over our city in the dark of night
They sparkle like lit-up tombstones, crowded graves.
We know it’s not so
We know it’s not so
Our city breathes
Our city lives
We know it’s not so.
Year after year our bombers fly
Like bats from the mouth of a cave
Streaming forth around the world
Theyve got a way of life to save.
We know it’s so
We know it’s so
We let them go
If its to our advantage
We tell them to go.
Down through history the cavemen march
For power, greed, religion, national pride;
Like locusts they sweep across the earth
Their god is money - and hes is on their side.
We know it’s so
It’s forever been so
Caesar, Napoleon, Hitler and ....
It’s forever been so
Through countless years the cavemen claim
A tooth for a tooth, an eye for an eye
Toothless and blind, denying blame
They seek revenge until the day they die.
We know it’s so
We know it’s so
It’s in our name
It means YES
If we don’t say NO ---
We hold our breath as the tables turn
As the cavemen posture, as we learn to learn
As we cast about for someone to blame
And ponder that terrorists and patriots might behave
the same.
Is it so?
Is it so?
Cry for the dead of Viet Nam
For the starving children in Iraq
Cry for the victims of Uncle Sam
In all the countries that WE’VE attacked.
And cry for the thousands
Who died among the rubble in New York.
We sow
We sow and we sow ---
You reap what you sow.
547.
MY YOUNGEST SON CAME HOME TODAY
Eric Bogle
My youngest son came home today
His friends marched with him all the way
The pipes and drum beat out the time
While in his box of polished pine
Like dead meat on a butcher's tray
My youngest son came home today
My youngest son was a fine young man
With a wife, a daughter and two sons
A man he would have lived and died
Till by aMy Youngest Son Came Home Today
Eric Bogle
bullet sanctified
Now he's a saint or so they say
They brought their young saint home today
Above the narrow Belfast streets
An Irish sky looks down and weeps
At children's blood in gutters spilled
In dreams of freedom unfulfilled
As part of freedom's price to pay
My youngest son came home today
My youngest son came home today
His friends marched with him all the way
The pipe and drum beat out the time
While in his box of polished pine
Like dead meat on a butcher's tray
My youngest son came home today
And this time he'shome to stay.
548.
INTERNATIONAL COWBOY
John Warner
We say No!
We'll not be your nightriders,
We say no!
Whatever you might have planned,
We say no! War is not the answer,
What part of our no don't you understand?
International cowboy,
Rogue state of the hour,
Dictating to us who we shall be,
Deaf to who we are
Raging at the universe,
Listening to none,
Spinning truth around your fingers
Like the sheriff's gun.
Axis of the evil,
Pivot point of war,
Poison, sickness, nuclear death,
From your
rich men's factories pour.
The little men with badges
Might join you in your game,
Our leaders do not speak for us
If they say "kill and maim".
We are the bushland flowers,
The stars in the desert sky,
Why should the men in grey decide
If we should live or die?
Nations will be nations,
However much you rage,
The world is not the USA
So make room on the stage.
549.
IN A WORLD GONE MAD
Beastie Boys
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In a world gone mad it’s hard to think right
So much violence hate and spite
Murder going on all day and night
Due time we fight the non-violent fight
Mirrors, smokescreens and lies
It’s not the politicians but their actions I despise
You and Saddam should kick it like back in the day
With the cocaine and Courvoisier
But you build more bombs as you get more bold
As your mid-life crisis war unfolds
All you want to do is take control
Now put that axis of evil bullshit on hold
Citizen rule number 2080
Politicians are shady
So people watch your back 'cause I think they smoke
crack
I don’t doubt it look at how they act
In a world gone mad it’s hard to think right
So much violence hate and spite
Murder going on all day and night
Due time we fight the non-violent fight
First the ‘War On Terror’ now war on Iraq
We’re reaching a point where we can’t turn back
Let’s lose the guns and let’s lose the bombs
And stop the corporate contributions that they're
built upon
Well I’ll be sleeping on your speeches ‘til I start
to snore
‘Cause I won’t carry guns for an oil war
As-Salamu alaikum, wa alaikum assalam
Peace to the Middle East peace to Islam
Now don’t get us wrong ‘cause we love America
But that’s no reason to get hysterica
They’re layin’ on the syrup thick
We ain’t waffles we ain’t havin’ it
In a world gone mad it’s hard to think right
So much violence hate and spite
Murder going on all day and night
Due time we fight the non-violent fight
Now how many people must get killed?
For oil families pockets to get filled?
How many oil families get killed?
Not a damn one so what’s the deal?
It’s time to lead the way and de-escalate
Lose the weapons of mass destruction and the hate
Say ooh ah what’s the White House doin’?
Oh no! Say, what in tarnation have they got
brewing??!!!!???!!
Well I’m not pro Bush and I’m not pro Saddam
We need these fools to remain calm
George Bush you’re looking like Zoolander
Trying to play tough for the camera
What am I on crazy pills? We’ve got to stop it
Get your hand out my grandma’s pocket
We need health care more than going to war
You think it’s democracy they’re fighting for?
In a world gone mad it’s hard to think right
So much violence hate and spite
Murder going on all day and night
Due time we fight the non-violent fight.
550.
MΠHKAN ΣTHN ΠOΛH OI OXTPOI
Eθνικη
χορωδία / Coro tradizionale
Μπήκαν
στην πόλη οι
οχθροί
τις
πόρτες σπάσανε
οι οχθροί
και
εμείς
γελούσαμε στις
γειτονιές
την
πρώτη μέρα
Στην
πόλη μπήκαν οι
οχθροί
αδέλφια
πήραν οι
οχθροί
και
‘μεις
κοιτούσαμε τις
κοπελιές
την
άλλη μέρα
Μπήκαν
στην πόλη οι
οχθροί
φωτιά
μας ρίξανε οι
οχθροί
και
‘μεις φωνάζαμε
στα σκοτεινά
την
τρίτη μέρα
Στην
πόλη μπήκαν οι
οχθροί
σπαθιά
κρατούσαν οι
οχθροί
και
‘μεις τα πήραμε
για φυλαχτά
την
άλλη μέρα
Μπήκαν
στην πόλη οι
οχθροί
μοιράσανε
δώρα οι οχθροί
και
‘μεις
γελούσαμε σαν
τα παιδιά
την
πέμπτη μέρα
Στην
πόλη μπήκαν οι
οχθροί
τραβούσαν
τοίχο οι
οχθροί
και
‘μεις φωνάζαμε
ζήτω και γεια
και
‘μεις φωνάζαμε
ζήτω και γεια
σαν
κάθε μέρα
*
SONO ENTRATI
NELLA CITTA’ I NEMICI
Versione italiana di
Giuseppina di Lillo
Sono entrati nella
città i nemici
le porte hanno
sfondato i nemici
mentre noi ridevamo
nei vicinati
il primo giorno
Nella città sono
entrati i nemici
dei fratelli hanno
preso i nemici
mentre noi guardavamo
le ragazze
il giorno dopo
Sono entrati nella
città i nemici
ci hanno messo fuoco i
nemici
mentre noi gridavamo
al buio
il terzo giorno
Nella città sono
entrati i nemici
spade tenevano in mano
i nemici
e noi credevamo
fossero talismani
il giorno dopo
Sono entrati nella
città i nemici
distribuivano regali i
nemici
e noi ridevamo come
bambini
il quinto giorno
Nella città sono
entrati i nemici
tracciavano un muro i
nemici
e noi gridavamo evviva
e salve
e noi gridavamo evviva
e salve
come ogni giorno.
551. ΦΙΛOI KAI AΔEΛΦIA
Nίκος
Ξυλούρης / Nikos Xylouris
Φίλοι
και αδέλφια
μανάδες
γέροι και
παιδιά
στα
παραθύρια
βγείτε και
θωρείτε
ποιοι
περπατούν στα
σκοτεινά
και
σεργιανούνε
στα στενά
φίλοι
αδέλφια μάνες
γέροι και
παιδιά
Γράφουν
σημάδια,
μηνύματα στον βασιλιά
σαν
δε φωνάξεις
έβγα να το
γράψεις
να
μην σ’ ακούσουν
τα σκυλιά
βγάλε
φωνή χωρίς
μιλιά
σημάδια
και μηνύματα
στον βασιλιά
Ήταν
στρατιώτες
καπεταναίοι
και λαϊκοί
όρκο
σταυρώσανε
πάνω στο σπαθί
τους
η
λευτεριά να
μην χαθεί
όρκο
σταυρώσανε στο
σπαθί
καπεταναίοι
στρατιώτες
λαϊκοί
Και
όποου φοβάται
φωνή
να ακούει απ’ το
λαό
σε
έρημο τόπο ζει
και βασιλεύει
κάστρο
φυλάει
ειρηνικό
έχει
τον φόβο
φυλαχτό
όπου
φωνή φοβάται
να
ακούσει απ’ το
λαό
552. ΠOTE ΠOTE
Μ.
Φαραντούρη και
Μ. Δημητριάδη /
M. Farandouri – M.
Dimitriadis
Ποτέ
ποτέ ποτέ
δεν
θα μπορέσω να
ξεδιπλώσω
όλες
τις σημαίες
Jamais jamais jamais
je
ne pourrai déployer tous les drapeaux
πράσινες
κόκκινες
κίτρινες μπλε
μοβ
θαλασσινές
verts
rouges jaunes bleus mauves emeraudes
Ποτέ
ποτέ ποτέ
δεν
θα μπορέσω να
μυρίσω όλα τα
αρώματα
Jamais jamais jamais
je ne pourrai respirer
tous les parfums
πράσινα
κόκκινα
κίτρινα μπλε
μοβ
θαλασσινά
verts
rouges jaunes bleus mauves emeraudes
Ποτέ
ποτέ ποτέ
δεν
θα μπορέσω να
αγγίξω όλες
τις καρδιές,
όλες
τις θάλασσες,
τις θάλασσες
να ταξιδέψω
Ni entamer touts
les cœurs
ni sillonner toutes
les mers
Ποτέ
ποτέ ποτέ ποτέ
Jamais jamais jamais
δεν
θα γνωρίσω την
μια σημαία
τη
μοναδική εσένα
Τανια
je ne pourrai
connaître le sol
unique drapeau
δεν
θα γνωρίσω την
μια σημαία
τη
μοναδική εσένα
Τανια
toi o Tania
553. EIMAΣTE ΔYO
Α.
Καλογιάννης / A.
Kaloyannis
Είμαστε
δυο, είμαστε
δυο
και
η ώρα σήμανε
οχτώ
σβήσε
το φως και έμπα
φρουρός
το
βράδυ θα
‘ρθουνε ξανά
έμπα
μπροστά έμπα
μπροστά
και
οι άλλοι πίσω
ακολουθούν
μετά
σιωπή και
ακολουθεί
το
ίδιο τροπάρι
το γνωστό
βαράνε
δυο, βαράνε
τρεις
βαράνε
χίλιους
δεκατρείς
πονάς
εσύ, πονάω κι’
εγώ
Μα
ποιος πονάει
πιο πολύ
θα
‘ρθει καιρός να
μας το πει
Είμαστε
δυο, είμαστε
τρεις
είμαστε
χίλιοι
δεκατρείς
καβάλα
πάμε στον
καιρό
με
τον καιρό με
την βροχή
το
αίμα πήζει
στην πληγή
και
ο πόνος
γίνεται καρφί
Είμαστε
δυο, είμαστε
τρεις
είμαστε
χίλιοι
δεκατρείς
καβάλα
πάμε στον
καιρό
με
τον καιρό με
την βροχή
το
αίμα πήζει
στην πληγή
και
ο πόνος
γίνεται καρφί
Ο
εκδικητής ο
λυτρωτής
είμαστε
δυο, είμαστε
τρεις
είμαστε
χίλιοι
δεκατρείς
*
SIAMO IN
DUE
Versione greca di
Giuseppina di Lillo
Siamo in due, siamo in
due
e l’orologio segna le
otto
spegni la luce e
mettiti di guardia
stasera verranno di
nuovo
mettiti davanti mettiti
davanti
e gli altri seguono da
dietro
dopo il silenzio
ricomincerà
il solito ben noto
ritornello
ne picchiano due, ne
picchiano tre
ne picchiano mille e
ventitré
soffri tu e soffro
anch’io
Ma chi soffre di più
sarà il tempo che ce
lo dirà
Siamo in due, siamo in
tre
siamo in mille
ventitré
andiamo a cavallo del
tempo
e con il tempo e con
la pioggia
il sangue si raggruma
nella ferita
e il dolore diventa un
chiodo
Siamo in due, siamo in
tre
siamo in mille
ventitré
andiamo a cavallo del
tempo
e con il tempo e con
la pioggia
il sangue si raggruma
nella ferita
e il dolore diventa un
chiodo
il vendicatore il
liberatore
siamo in due siamo in
tre
siamo in mille
ventitré
554. VELHA CHICA
Waldemar Bastos
Waldemar Bastos è oggi
il più noto cantautore angolano, qui da noi ha "spopolato" con la sua
ululante "Sofrimento" (dal recente album "Pretaluz");
"Velha Chica" è un ritratto del suo paese prima della liberazione:
Chica non è qualunquista! dice ai bimbi di non parlare di politica perché lei
sa, benché (o forse proprio perché) sia schiava domestica di un colono, che i
funzionari della PIDE (non a caso si chiamava “polícia internacional”!)
potevano colpire anche nel vasto e
sbrindellato impero
portoghese...
Dulce Pontes, une
delle poche persone al mondo che può permettersi di non invidiare la voce a
Joëlle, ha avuto il genio di riproporre questa canzone, in un duo strepitoso
con lo stesso Waldemar, nel suo disco "O primeiro canto" (1999),
dedicato a José Afonso; cercatelo, questa
canzone e la
successiva "Ai solidom", l'esordio più da brividi che abbia mai
sentito ("Se passeares no adro, ai solidom solidom, no dia do meu enterro,
ai ai ai ai ai, diz à terra que não coma...") da
sole regalano splendore... e ora proviamo a mettere insieme le
tre lingue a cui voglio bene.
[Alex Agus dal ng. it.fan.musica.de-andre]
Antigamente a velha
chica
vendia cola e gengibre
e lá pela tarde ela
lavava a roupa
do patrão importante;
e nós os miúdos lá da
escola
perguntávamos à vóvó
Chica
qual era a razão
daquela pobreza,
daquele nosso
sofrimento.
Xé menino, não fala
política,
não fala política, não
fala política.
Mas a velha Chica
embrulhada nos pensamentos,
ela sabia, mas não
dizia a razão daquele sofrimento.
Xé menino, não fala
política,
não fala política, não
fala política.
E o tempo passou e a
velha Chica, só mais velha ficou.
Ela somente fez uma
kubata com teto de zinco,
com teto de zinco.
Xé menino, não fala
política, não fala política.
Mas quem vê agora
o rosto daquela
senhora, daquela senhora,
só vê as rugas do
sofrimento, do sofrimento,
do sofrimento!
E ela agora só diz:
"- Xé menino,
quando eu morrer, quero ver Angola
viver em paz!
Xé menino, quando
morrer, quero ver Angola
e o Mundo em Paz!"
LA VECCHIA
CHICA
Versione italiana di
Alex Agus
Un tempo la vecchia
Chica
vendeva cola e zenzero
e poi, di pomeriggio,
lavava i vestiti
per un padrone
importante;
e noi i bimbi della
scuola
chiedevamo a nonna
Chica
qual era la ragione di
quella povertà,
di quella nostra
sofferenza.
"Zitto, bimbo,
non parlare di politica,
non parlare di
politica, non parlare di politica".
Eppure la vecchia
Chica, avvolta nei pensieri,
lei la sapeva, ma non
la diceva, la ragione di quella sofferenza.
"Zitto, bimbo,
non parlare di politica,
non parlare di
politica, non parlare di politica".
Il tempo passò e la
vecchia Chica divenne solo più vecchia,
tutto ciò che riuscì a
costruire era una capanna, col tetto di zinco,
col tetto di zinco.
"Zitto, bimbo,
non parlare di politica, non parlare di politica".
Ma chi vede adesso
il volto di quella
signora, di quella signora,
vede solo rughe di
dolore, di dolore, di dolore!
E tutto ciò che lei
dice, ora è:
"Sai bimbo,
quando morirò, voglio vedere l'Angola vivere in pace!
Sai bimbo, quando
morirò voglio vedere l'Angola e il Mondo in Pace!".
*
LA VIEILLE
CHICA
Versione francese di
Alex Agus
Autrefois la vieille
Chica
vendait kola et
gingembre
puis, en fin de
journée, elle faisait la lessive
chez un patron
important;
et nous, le gosses qui
venions de l'école,
nous, nous demandions
à mémé Chica
la raison de cette
misère,
la raison de notre
douleur.
"Arrêtez, les
enfants, ne parlez pas de politique,
ne parlez pas de
politique, ne parlez pas de politique".
Cependant, la vielle
Chica, plongée dans ses pensées,
elle savait, mais elle
ne pouvait pas la dire, la raison d'une telle
misère.
"Arrêtez, les
enfants, ne parlez pas de politique,
ne parlez pas de
politique, ne parlez pas de politique".
Le temps passa et tout
ce qu'elle fit, fut vieillir,
tout ce qu'elle
construit, fut une cabane au toit de zinc, au toit de
zinc.
"Arrêtez, les
enfants, ne parlez pas de politique, ne parlez pas de
politique".
Mais, maintenant,
quand on regarde
le visage de cette
dame, de cette dame,
on ne voit que les
malheurs, les malheurs, les malheurs
qui lui ont ridé le
front!
Elle dit simplement,
désormais:
"Écoutez, les
enfants, quand j'vais mourir, je veux voir l'Angola vivre
en paix!
Écoutez, les enfants,
quand j'vais mourir, je veux voir l'Angola et le
Monde en paix!"
555.
HEY PRESIDENT DON’T YOU KILL FOR ME
The Anti-Idiot-President Coalition Band
(Ron Piechota – Tom Piechota)
Most catchy antiwar song ever! Listen to it twice and
you are hooked. Most antiwar songs are depressing. People won't listen to that
shit. They will listen to this. Over and over. Please, download and pass
around. Send it to every person you've ever met. That would make me happy.
Story Behind the Song
The motivation for this song was patriotism. The
motivation for this song was security.
The motivation for this song was leadership.
The motivation for this song was the future.
The motivation for this song was a genuine concern
for innocent civilians.
The motivation for this song was a concern for the
aftermath of this ill conceived war.
Lyrics
Hey, Mr. President, Don't You Kill for Me!
(By Ron and Tom Piechota)
Hey, Mr. President, don't you kill for me!
(Don't use my taxes for your insanity)
I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!
(This fixation needs psychiatry)
You've got the whole world hating us
From sea to shining sea
The economy's in the toilet so what do you do?
You make Ritchie Rich richer while we get the screw
And banging them war drums won't drown out that tune
Your legacy's soon to be pissed away too
I said, hey, Mr. President, don't you kill for me!
(Don't ruin my country and say you did it for me)
I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!
(After Iraq what will we see?)
Cause in your New World Order
They hate us from sea to sea
You say you're "sick and tired" but who
gives a damn?
Our boys will soon be dying, just like down in
Vietnam
And collateral damage will be hard to ignore
When it's a monument of corpses bigger than Hoover
dam!
I said, hey, Mr. President, don't you kill for me!
(They're not toy soldiers, they have family)
I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!
(Cruise missiles are WMD)
You've got the whole world hating us
Burning more flags you'll see
100,000 dead was your dad's legacy
How many more Osamas will come from your lunacy?
Sharon's "a man of peace"? I'm in "shock
and awe"
The stem cells are all safe but the humans want mercy
I said, hey, Mr. President, don't you kill for me!
(Kill Osama not civilians for me)
I said, hey, Mr. President, don't you maim for me!
(Little children aren't able to flee)
Cause in your New World Order
They hate us from sea to sea.
556.
L’ABITO DELLA SPOSA
Ivano Fossati
(1996)
Ha lo stomaco magro
questa giovane sposa
dovreste farla mangiare
di più
Ha un brutto sogno da donna
che non dice a parole
ma sposta metro per metro
nell'erba fredda
Un soldato miserabile
sui binari bruciati
in un italiano teatrale grida:
"viva la follia"
e lei: "ho paura delle buone notizie
perché è peggio di come si dice
anche l'inferno di Babilonia
fu dimenticato così"
Cosa volete che sia, signori
è tutto tempo che passa
cosa volete che sia
è un abito che si indossa
cosa vuoi mai che sia
è il tuo tempo che passa
lei alzò un poco la gonna
l'uomo le disse: "vieni, ora"
Quando anche l'ultimo soldato
ebbe fatto scorta di lei
in quel freddo carnale
lei si sentì ancora bella
col suo profumo volgare
come la sete di vittoria
da consumare per giorni
e così sia
Cosa volete che dica, signori
è tutto tempo che passa
cosa volete che dica
è un abito che si indossa
cosa vuoi mai che sia, bella
è il tuo tempo che passa
il soldato le disse: "ho paura"
e lei rispose: "dormi, ora".
557.
UN SOLDATIN
Mitili FLK
[ Giorgio Ferigo – Alessandro Montello ]
(1995)
I ài fat qualchhi pastjel par lâ soldât
i no ' vevi l'etât da mê divisa
gno pâri a mi à molât un manledrôs
mê mâri tal cjôt à fat una vaìda
majò i vevi indimênt il cjavelon
vistît dut di ros,Gjesù Crist
sigûr encje lui interventist,il prin socialist
picjât in seziòn
Però la guera a vierc' subit i vôi
il pantan,i pedoi,la pôra soradùt
la pôra incugujada in' t ' una grusa
un muart denti una bûsa,un berli da un murùt,
la pôra c'a ti sgarfa sot la piel
la pôra c'a si nèa tal butilion
c'al sêti asèt,c'al sêti trist o bon,par murî da
cojòn
al juda ancje chel
la luna e jò érin a Nedâl
di guardia a chel fossâl c'a clamin trincéa
al spiava chê luna,ma da un âti pruc
un caporalùt muc encje lui di vèa
-Taliano,ài tu paura di parlare?
-Jò no,ma vosâ massa a no 'l convèn.
-Ti faccio il mio augurio per Nedale
e po' di jessi in pâs chest Nedâl cu ven.
La patria è chel amic cjatât 'tal scûr
cencja mûsa,bon cûr,il sô pac di trinciato,
la patria a è il lavôr,la dignitât
a è la libertât dal proletariato
e jò par guadagnâmi un carantàn
i ài scuignût fâ mês e mês su pa Gjermània
e cumò i varès di murî in bataglia
par chesta porca Itaglia
ca no dà nencje il pan
A è question di termins e cunfìns
copà un di cà:tu sês sassìn;copà un di là: tu sês
eroe
ma i paron nestris e lôr son simpri chei
'tal sigûr dai cjastei a decìdin pâs e gueras
e alora bisugnarès voltâ sui tacs
sbarâ ai paron di chesta becjarìa
a di chei che di chesta coparìa a àn il monopoli....
como il sâl e i tabacs.
A sarà " Conversazione cul nemîc"
al sarà il
vizi antîc c'a àn i omps di pensà
ma si rivi a rivâ sù pa Tresemàna
in' t ' una setemana jù ài taconâz
o:"Diserzione in faccia allo straniero"
prin di muardi il paltàn i ài cjalât
c'a i trimava la man a di chel sacramentàt
di un
carabinîr.
*
UN SOLDATINO
Versione
italiana fornita da Paolo Sollier
Ho fatto qualche imbroglio per fare il soldato
non avevo l'età della mia divisa.
Mio padre mi ha mollato un manrovescio:
mia madre,di nascosto, ha pianto.
Ma io avevo in mente quel capellone
vestito di rosso,Gesù Cristo,
sicuramente interventista,il primo socialista
appeso in sezione.
Però la guerra apre subito gli occhi:
il pantano,i pidocchi,la paura soprattutto.
La paura accoccolata in una ferita,
un morto dentro una buca,un grido dietro un muro,
la paura che ti graffia sotto la pelle;
la paura che si annega nella bottiglia,
che sia aceto,che sia cattivo o buono,
per morire da coglione
aiuta anche quello.
La luna ed io eravamo a Natale
di guardia a quel fosso che chiamano trincea.
Spiava quella luna, ma da un altro colle,
un piccolo caporale austriaco,anche lui di guardia
-Taliano,hai tu paura di parlare?
-Io no,ma gridare troppo non conviene;
-Ti faccio il mio augurio per Natale
e poi di essere in pace per il Natale che verrà.
La patria è quell'amico trovato nel buio,
senza faccia,buon cuore,il suo pacchetto di
trinciato,
la patria è il lavoro,la dignità,è la libertà del
proletariato
ed io che per guadagnarmi un soldo
ho dovuto fare mesi e mesi su in Germania
adesso dovrei morire in battaglia
per questa porca Italia
che non ci dà neppure il pane.
E' questione solo di termini e di confini.
Ammazzare uno qui:sei assassino;ammazzarlo di là:sei
eroe.
Ma i padroni nostri e loro sono sempre quelli
nel sicuro dei castelli decidono la pace e la guerra
e allora bisognerebbe girarsi
e sparare ai padroni di questo macello,
a quelli che di questa carneficina hanno il monopolio....
come il sale e i tabacchi.
Sarà "Conversazione col nemico",
sarà il vizio antico che hanno gli uomini di pensare.
Ma se ce la faccio ad arrivare sulla statale
in una settimana li ho fregati
o sarà:"Diserzione in faccia allo
straniero".
Prima di mordere il pantano ho visto
che gli tremava la mano a quel maledetto carabiniere.
558.
SAMBADIO’
Pippo Pollina
(2003)
Dal disco “Racconti Brevi”.
Riteniamo opportuno inserire un’intera breve biografia di Pippo Pollina che Andrea Tramonte ha inviato, assieme alla canzone, alla mailing list “Bielle”.
La storia artistica di Pippo Pollina inizia nel 1979 a Palermo, città dove nasce e si forma, frequentando l'ateneo in facoltà di giurisprudenza e l'accademia musicale "Amici della musica" con studi di chitarra classica e teoria musicale. A quel tempo risale la fondazione di una realtà culturale e musicale che andrà sotto il nome di "Agricantus", gruppo di ricerca popolare in primo luogo legata alle tradizioni dell'America latina e conseguentemente a quelle siciliane e più in generale del sud-italia. Con gli Agricantus Pippo Pollina muoverà le sue prime esperienze concertistiche in Italia e all'estero in sei anni intensi di viaggi, conoscenze, ed esperienze seminaristiche nelle scuole medie e superiori. Formativa e importante per il personaggio è anche la breve ma profonda esperienza giornalistica in seno al mensile "I siciliani", dissacratorio e innovativo periodico diretto dallo scrittore Giuseppe Fava che per le sue coraggiose indagini su mafia e politica viene assassinato a Catania nel 1984. Il clima fortemente repressivo e corrotto degli anni 80 e la mancanza di orizzonti più rosei nel panorama politico nazionale, uniti ad una profonda curiosità per tutto ciò che è nuovo e avventuroso, inducono improvvisamente Pippo Pollina a interrompere i suoi studi e a lasciare l'Italia alla fine del 1985. Comincia così una fase libera e transitoria dell'artista che soggiorna per circa due anni, in un viaggio senza una meta precisa, in quasi tutti i paesi Europei: dall'Ungheria e la ex DDR all'Inghilterra e la Francia, dall'Austria all'Olanda passando per la Germania e la Svizzera fino alla Scandinavia. Tutto ciò suonando in strada, nei metrò, nei ristoranti. Ovunque sia possibile raccontare delle storie e raccoglierne altre. La musica è il grande ponte comunicativo che rompe barriere, distrugge i pregiudizi e costruisce nuovi linguaggi inesplorati. Notato per caso da Linard Bardill, celebre cantautore svizzero tedesco, durante una delle sue esibizioni di strada a Lucerna, Pollina viene invitato dallo stesso a partecipare ad un progetto discografico e concertistico nel 1987 in lingua ladina. La tournée promozionale toccherà in circa 60 concerti la Svizzera e saltuariamente il Belgio e la Germania. Il CD si intitolerà "I nu passaran". A questo punto Pollina incide il suo primo album personale dal titolo "Aspettando che sia mattino" e con l'etichetta svizzera Zytglogge inaugura una stagione artistica che lo vede presente ininterrottamente nel panorama elvetico dall'inizio del 1988, data in cui va in tournée con il primo programma da solo in Svizzera e in Austria. Nel 1989 riceve un premio dalla Radiotelevisione svizzera DRS 1 e con la stessa produce il suo secondo CD dal titolo "Sulle orme del re Minosse" . Va in tournée fino alla fine del 1990 in quartetto azzardando le pime date anche in Germania oltre che in Austria e la Svizzera.
E' dal 1991 l'uscita del suo terzo album "Nuovi giorni di settembre" che presenterà fino alla fine del 1992 oltre che nei tradizionali paesi di madrelingua tedesca anche in Svezia in diversi teatri e all'università di Stoccolma. In quell'anno Pollina si esibirà in importanti festival Svizzeri quali l'Open air di St. Gallen e quello di Lugano al fianco di personaggi internazionali come Van Morrison e Tracy Chapman. A quel periodo risale la conoscenza con Konstantin Wecker, storico cantautore tedesco. Il lavoro è fruttuoso e nell'album del 1993 "Le pietre di Montsegur " Wecker canta "Terra" mentre Pollina ricambia nell'album "Uferlos" del bavarese con "Questa nuova realtà". E' un grande successo discografico. Wecker convince Pollina a cambiare i suoi piani e a partecipare al suo show "Uferlos" in 100 grandi città tedesche e austriache. Il grande pubblico tedesco impara a conoscere quindi Pollina durante l'intero 1993 e adotterà negli anni a venire il siciliano, come un referente di una autentica e moderna italianità. Il 1994 è un anno di intenso lavoro concertistico in duo con il violinista Salvo Costumati in Austria, Belgio, Svizzera e Germania e di innumerevoli festivals in cui fioriscono nuove amicizie e collaborazioni. Nel 1995 Pollina incide e pubblica "Dodici lettere d'amore" con la collaborazione straordinaria di Georges Moustaki nella stesura del brano "Leo" dedicata al grande cantautore scomparso Leo Ferré, dal sassofonista americano Charlie Mariano, una delle ultime leggende viventi del Jazz, e del gruppo Berlinese d'avanguardia L'art du passage. Ne segue una lunga tournée fino a metà del 1996 lungo Austria, Svizzera, Germania e per la prima volta Francia e Egitto, culminata con la partecipazione ai Troubadur festival, una rassegna itinerante con Moustaki, Wecker, José Feliciano e Angelo Branduardi. Nel 1996 riceve a Ravensburg, in Germania, il premio "Kupferle Kleikunsreis" come miglior artista della stagione e quello "Forderpreis" a Zurigo. Nel 1997 incide e pubblica "Il giorno del falco" album dedicato al cantautore cileno Victor Jara scomparso durante il golpe militare del 1973. Assieme alla partecipazione dei Migliori sessionman elvetici è da ricordare la rinnovata presenza del suo amico wecker in una moderna versione di "Questa nuova realtà". Il tour si snoda lungo un centinaio di date con un quartetto consolidato.
Alla fine del 1997 viene pubblicato in Germania e in Svizzera dalla casa editrice facteon di Stoccarda il volume "Camminando camminando", una lunga introspezione in forma di intervista dal critico musicale del Tages Anzeiger di Zurigo Benedetto Vigne, sulla parabola umana e artistica di Pollina. Dal fatto viene a conoscenza durante un soggiorno a Bruxelles, in qualità di europarlamentare, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, politico celebre per la sua opera rinnovatrice e per il suo impegno contro la criminalità organizzata. Perché Pollina è sconosciuto in patria? Perché nessuno in Italia e a Palermo conosce la sua strana vicenda artistica? Perché Pollina dal 1985 ha fatto perdere le sue tracce artistiche nel suo paese d'origine? Di questo i due parleranno in quella notte di Bruxelles nell'autunno del 1997, data in cui Pollina decide che è il momento di ritornare a suonare in Italia, o meglio di ricominciare da capo.
Orlando presiede una conferenza stampa a Palermo nella prestigiosa Villa Niscemi in Presenza di Bardill (primo scopritore di Pollina), dell'assessore alla cultura di Zurigo, Nicolas Barlocher; degli editori tedeschi della Facteon, del giornalista autore di "Camminando camminando" Vigne e di uno stuolo di giornalisti della carta stampata e della TV della Germania, della Svizzera e stavolta dell'Italia. "La repubblica" prestigioso quotidiano e la radiotelevisione RAI 1 riprendono l'evento con interesse. Segue una minitournée quasi improvvisata con tappe a Roma, Napoli, Caserta e naturalmente Palermo.
Nel 1998 il CD "Il giorno del falco" esce finalmente anche in Italia distribuito dalla SONY international.
In quell'anno Pollina si divide fra due progetti. Uno invernale nei teatri in Austria, Svizzera e Germania con la lettura di "Camminando camminando" in duo con il chitarrista argentino Pablo Miguez, e l'altro estivo in Italia con la presenza in importanti Festival insieme a un quartetto e al sassofonista americano Charlie Mariano in veste di ospite d'onore. Nei primi mesi del 1999 viene pubblicato in Italia (Einaudi editore) un volume dal titolo "Storie eretiche di cittadini per bene" scritto dal sociologo e parlamentare Nando Dalla Chiesa in cui un intero capitolo è dedicato alla vicenda umana e artistica di Pollina. Nel gennaio del 1999 pubblica in italia il singolo "Ken" con la splendida copertina realizzata dal disegnatore di fumetti Ivo Milazzo. E' un lavoro esclusivamente promozionale per recuperare il tempo perduto. Ken viene suonato nelle radio italiane per due mesi accompagnando la prima vera tournée teatrale di Pollina nel gennaio-febbraio 1999 in quindici prestigiose piazze d'Italia. Con una finale d'eccezione: la magica platea del teatro Biondo a Palermo.
A fine estate del 1999 Pollina pubblica "Rossocuore" settimo album del siciliano che esce in contemporanea in Austria, Svizzera, Germania e Italia. La partecipazione di oltre 35 musicisti, di alcuni elementi dell'orchestra filarmonica di Zurigo, dell'Organo Hammond di Matt Clifford (Rolling Stones), della ritmica di Saturnino e Pier Foschi (Jovanotti), di quella di Walter Keiser (Vollenweider) e soprattutto delle voci di Jose Saves (Intillimani) e di Franco Battiato e Nada, fanno di Rossocuore una delle produzioni più interessanti registrate in Svizzera nel 1999. La tournée in sestetto toccherà le principali città nei paesi dove esce il CD in 100 concerti. Il videoclip "Finnegan's wake" interpretato insieme al celebre Franco Battiato guadagna l'alta rotazione in tutti i Network video in Italia e in Svizzera. Nella metà del 2000 incide e pubblica "Elementare Watson" ottavo album con due brani d'eccezione registrati a Londra nei leggendari Abby Road Studios con la celebre London Sinphony Orchestra. Il singolo "Weg vo Zuri" diventa un clip trasmesso con frequenza dei canali specializzati. Nel settembre del 2000 inizia la gigantesca tournée dal titolo "20 anni di musica senza frontiere" che lo porterà in concerto da solo per oltre 200 date in giro per Germania, Austria e Svizzera. In Italia Pippo Pollina tonra nel febbraio 2001 per una nuova, ma breve tournèe in quintetto. Rimarchevoli le presenze di pubblico che raggiungono livelli eccelsi a Roma e a Verona. Durant l'estate del 2001 Pippo Pollina incide una nuova versione del suo brano "Il giorno del falco" con degli ospiti d'eccezione: gli Inti Illimani. Questi ultimi invitano Pollina a partecipare ad appuntamenti concertistici di rilievo in Itlia. Frattanto il cantauotre siciliano incide la celebre "amesterdam" di Jaques Brel adattando il testo maledetto del poeta belga con una versione struggente e graffiante in lingua italiana. Per far ciò si avvale della collaborazione musicale di Ambrogio Sparagna agli organetti. Quinai a dicembre 2001 pubblica il suo non album, stavolta solo per l'Italia, dal titpolo "Versi per la libertà". L'album viene salutato dalla critica italiana con grande entusiasmo e sia le riviste specializzate (Rockstar, Mucchio Selvaggio, Rockerilla) che le pagine della cultura di prestigiosi quotidiani (Corriere della Sera, Il Messaggero) segnalano Pollina come erede della grande canzone d'autore italiana. La tournèe del 2002 con la sua nuova "Palermo Acoustic Band" suggella qaunto di buono sia stato seminato negli anni precedenti. Ma qualcosa di inaspettato avviene ancora nel 2002. Pippo Pollina e Linard Bardill decidono di festeggiare per una breve serie di concerti la loro amicizia sul palco. La tournèe "insieme" si rivela un successo inaspettato. Le repliche si raddoppiano e i due incidono un CD live per regalare al pubblico i più bei momenti dello spettacolo. Le poche migliaia di copie stampate volutamente a tiratura limitata vengono esaurite in 3 settimane. L'album "Insieme" di Pollina eBardill sarà destinato a rimanere quindi un piccolo oggetto di culto per gli affezionati ascoltatori che seguono i due amici cantautori dall'inizio della loro storia artistica.
E siamo alle ultime notizie di questa bella avventura artistica. Esce a gennaio il nuovo album "RACCONTI BREVI", album che verrà distribuito in Italia da Storie di Note da giugno 2003. E' un album molto intenso, con musiche ancora più evocative (se possibile) rispetto ai dischi precedenti. Un lavoro molto maturo che spazia da orchestrazioni classiche mescolate a strumenti etnici, da ballate voce chitara o voce pianoforte ad altre in robusto rock. I testi sono sempre intensi, con una sapiente miscela di poesia e impegno civile.
Segue una tournèe (tutt'ora in corso) di Pippo Pollina insieme al Palermo Acoustic Quartet in giro per Svizzera, Germania, Austria, Benelux e brevemente in Italia dal 20 al 29 marzo (Faenza, Roma, Orvieto, Ancona, Abano Terme, Asti) in cui è palpabile il grande calore ed entusiasmo da parte del pubblico. La tournèe procederà sicuramente fino a giugno, ma sono già previste altre date, compresa l'Italia, anche per l'estate.
Ultima notizia, sta uscendo nelle edicole in questi giorni la rivista musicale Independent Music con una lunga monografia dedicata a Pollina e con in allegato l'album antologico "Camminando" (edizioni Storie di Note) che raccoglie alcune delle più belle canzoni degli ultimi dischi.
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DISCOGRAFIA
1987 Collabora al disco "I Nu Passaran di Linard Bardill "
1987 Cd ASPETTANDO CHE SIA MATTINO
1988 Compilation Viva Natira con "La casa di Armon"
1989 Cd SULLE ORME DEL RE MINOSSE
1991 Cd NUOVI GIORNI DI SETTEMBRE
1993 Cd LE PIETRE DI MONTSEGUR con Konstantin Wecker
1995 Cd DODICI LETTERE D'AMORE con Charlie Mariano e Georges Moùstaki
1997 Cd IL GIORNO DEL FALCO
1998 Cd IL GIORNO DEL FALCO in edizione italiana (Sony)
1999 Cd Maxi single KEN (Concertopoli)
1999 Cd singolo "Finnegan's Wake" + cd rom
2000 Cd ROSSOCUORE (Storie di Note) con Franco Battiato e Nada
2000 Cd ELEMENTARE WATSON (non distribuito in Italia)
2001 Cd VERSI PER LA LIBERTÀ (Storie di Note) con Inti Illimani, Rita Marcotulli e Ambrogio Sparagna
2001 Cd INSIEME (live) con Linard Bardill
2003 CD RACCONTI BREVI (in edizione standard ed edizione limitata che contiene due bonus tracks)
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Per ulteriori informazioni si consigliano i seguenti siti:
www.pippopollina.com
www.storiedinote.com/new/artisti/pollina/pippo_discografia/discopippo_pg.htm
http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/zaratan/ppoll.htm
www.sallon.net/independentmusic/numedicola.asp
www.palermoinmusica.it/pippopollina/
www.bielle.org/Pages/pollina.htm
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Dormi figlio che presto verrà mattina
sambadi sambadiò
ed il sole sarà forte più di prima
sambadi sambadiò
E un bel giorno questa guerra finirà
e sui muri della città
cresceranno i fiori che ti darò
sambadi sambadiò
Dormi figlio che presto la notte è fonda
sambadi sambadiò
e la luna in cielo non è ancora rotonda
sambadi sambadiò
Non aver paura se ti sveglierai
più vicino ti starò
fino all'ultimo respiro tu mi vedrai
sambadi sambadiò
Dormi figlio che domani ce ne andremo
sambadi sambadiò
con la nave il mondo attraverseremo
sambadi sambadiò
C'è una nuova terra che ci aspetta già
all'orizzonte si vedrà
fra le onde del mare e i vetri dell'oblò
sambadi sambadiò
559.
INDIAN WARS
Bruce Cockburn
(1990)
Out in the desert where the wind never
stops
A few simple people try to grow a few
crops
Trying to mantain a life and a home
On land that was theirs before
the Romans thought Rome
A few dozen survivors,ragged but
proud
With a few woolly sheep,under
gathering cloud
It's never been easy,or free from strife
But the pulse of the land is the pulse
of their life
You thought it was over but it's just like
before
Will there never be an end to the Indian
wars?
It' not breech-loading rifles and
wholesale slaughter
It's kickbacks and thugs and diverted
water
Treaties get signed and the papers
change hands
But they migth as well draft these
agreements in sand
Noble Savage on the cinema screen
An Indian's good when he cannot
be seen
And the so-called whiteso-called race
Digs for itself a pit of disgrace
You thought it was over but it's just like
before
Will there never be an end to the Indian
wars?
*
GUERRES INDIENNES
Versione francese fornita da Paolo Sollier
Loin dans le désert où le vent ne
s'arrête jamais
Il y a des gens simples quiessaient de faire
pousser des
produits
et qui cherchent à garder une vie et un
foyer
Sur une terre qui était la leur avant que
les
Romains aient eu l'idée de bâtir Rome
Quelques douzaines de survivants, en
haillons mais fiers
Avec quelques moutons laineux, sous
un orage en formation
Ça n'a jamais etait été facile,ou sans
querelles
Mais le pouls de la terre est le pouls
de leur vie
Tu pensais que c'était fini mais c'est
juste comme avant
N'y aura-t-il jamais une fin aux guerres
indiennes?
Ce ne sont pas les carabines à culasse
et le massacre en masse
Ce sont les pots-de-vin et le fiers-à-bras
et l'eau détournée
Les traités sont signés et les documents
changent de mains
Mais il pourraient aussi bien tracer ces
ententes sur la sable
Noble Sauvage,sur l'écran du cinéma
Un Indien est bon quand il ne peut pas
être vu
Et la soi-disant race soi-disant
blanche
Creuse pour elle-même une fosse de
disgrâce
Tu pensais que c'était fini mais c'est
juste comme avant
N'y aura-t-il jamais une fin aux guerres
Indiennes?
*
GUERRE INDIANE
Versione
italiana di Paolo Sollier
Lontano nel deserto,dove il vento non
si ferma mai
Alcuni popoli semplici provano a far
crescere qualche raccolto
Cercando di conservare una vita e un
focolare
Su una terra che era loro prima che i Romani
avessero avuto l'idea di Roma
Qualche dozzina di sopravvissuti,straccioni
ma fieri
Con poche pecore spelacchiate sotto *
un uragano in formazione
Non è mai stato facile o senza contese
Ma il ritmo della terra è il ritmo della loro vita
Pensavi fosse finita,ma è proprio come prima
Non ci sarà mai fine alle guerre indiane?
Non sono i fucili a retrocarica e i massacri
in massa
Sono le bustarelle e i furbacchioni e l'acqua
deviata
I trattati sono firmati e i documenti cambiano
di mano
Ma potrebbero altrettanto bene scrivere questi
accordi sulla sabbia
Nobile Selvaggio sullo schermo del cinema,
Un Indiano è buono quando non può essere visto
E la cosiddetta razza cosiddetta bianca
Si scava da sola una fossa di vergogna
Pensavi fosse finita ma è proprio come prima
Non ci sarà mai fine alle guerre indiane?
560.
SOUVENEZ-VOUS
Pierre Bachelet
[ Pierre Bachelet – Jean-Pierre Lang ]
(1982)
Y'avait des arbres et y'avait des oiseaux
Le blé devait se moissonner bientôt
C'est tellement beau l'été qu'on peut pas croire
Que c'est la guerre qui fait marcher l'histoire
Souvenez -vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
Les hommes sont arrivés par les labours
Ils ont pris position dans les faubourgs
C'est drôle d'être éveillé en pleine nuit
Et de se dir que la paix est finie
Souvenez-vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
C'est drôle d'être éveillé en pleine nuit
Et de s'enfuir avec un vieux fusil
Souvenez-vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
Puis ils ont occupé la préfecture
Tué quelques outages le long d'un mur
C'etaient des paysans,un charpentier
Et la femme du petit vieux d'à côté
Souvenez-vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
E t pour ceux qui n'ont pas été d'accord
Y'a eu les barbelés,les miradors
Ça s'passe toujours de la même manière
De tous les côtés du rideau de guerre
Souvenez-vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
Bien malin qui peut dire honnêtement
Où se sont passés ces événements
Mais méfions -nous qu'en y mettant des noms
On se trompe de lieux où d'opinions
Souvenez-vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
Aujourd'hui y'a des arbres et des oiseaux
Et le blé doit se moissonner bientôt
C'est tellement beau l'été qu'on peut pas croire
Qu'une guerre pourrait faire basculer l'histoire
Souvenez- vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
C'est tellement beau l'été qu'on a l'envie
De défendre la paille avec l'épi
Souvenez-vous
Je n'aimait que vous
Je n'aimait que vous
*
RICORDATEVI
Versione italiana di Paolo Sollier
C'erano degli alberi e c'erano degli uccelli
Tra breve si doveva mietere il grano
E' talmente bella l'estate che non si può credere
Che sia la guerra a far marciare la storia
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
Gli uomini sono arrivati attraverso i campi
Hanno preso posizione nelle periferie
E' strano essere svegliati in piena notte
E dirsi che la pace è finita
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
E' strano essere svegliati in piena notte
E scappare con un vecchio fucile
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
Poi hanno occupato la prefettura
Ucciso qualche ostaggio lungo un muro
Erano contadini,un falegname
E la moglie del vecchietto di fianco
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
E per quelli che non erano d'accordo
Ci sono stati il filo spinato e le torrette
Funziona sempre allo stesso modo
Da tutte le parti dello scenario di guerra
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
Davvero malizioso chi può dire onestamente
Dove sono accaduti questi fatti
Ma attenzione che mettendoci dei nomi
Ci si sbaglia di luoghi od opinioni
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
Oggi ci sono degli alberi e degli uccelli
E a breve si deve mietere il grano
E' talmente bella l'estate che non si può credere
Che una guerra potrebbe ribaltare la storia
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
E' talmente bella l'estate che si ha voglia
di difendere la paglia insieme alla spiga
Ricordatevi
Volevo bene solo a voi
Volevo bene solo a voi
561.
TREMORI ANTICHI
Delirium
[ Mag Meg – La Luce ]
(1972)
Turbini di neve
han cancellato
il sangue
di chi è morto a Maratona,
e l'uomo
ha già scordato
il pianto
ed il dolore
delle donne
che invano hanno aspettato
per mille primavere
qualcuno che non torna
Sotto una nebbia
di tremori antichi
l'urto delle spade
m'ha svegliato
come un bambino
mi sono messo a urlare
e qualcuno
m'ha gridato pazzo,
le labbra dei sapienti
m'han gridato
in faccia
che amavano
vedere il sole
levarsi rosso sangue.
562.
GRIDALO NEL BUIO
Milly
[ Mario de Luigi – Sinandro ]
(1972)
Hai un'anima, ragazzo usala
Per imbiancare ogni tua azione
Quando raffiche di frasi ipocrite
Decideranno la tua situazione.
Sei colpevole d'esser diverso, ma
Chi ha una divisa ha sempre ragione
Per sorridere non basta fingere
Che il paradiso sia questa prigione.
E gridalo nel buio
Il tuo credo nell'umanità
Gridalo nel buio
Il tuo amore per la libertà
Non è facile farsi comprendere
Da chi calpesta i tuoi ideali
Tu non cedere, ragazzo pensaci
Un giorno ai giusti cadranno le ali.
Devi attendere che crolli l'idolo
Che in te riscatta i suoi cronici mali
Prendi ciò che hai e poi dividilo
Con chi ti accetta per quello che vali.
E gridalo nel buio
Il tuo credo nell'umanità
Gridalo nel buio
Il tuo amore per la libertà.
563.
STORIA DI GUERRA
Emilio Insolvibile
[ Emilio Insolvibile – A.Rossi ]
(1971)
Eri felice e correvi nei campi
sentivi storie alla luce dei lampi
te ne hanno letta una di guerra
ama la patria ama la tua terra.
Eri bambino quando sei partito
a fare l'eroe saresti servito
avevi nel petto un orgoglio malato
sono un gigante sono un soldato.
Questa è la storia di tutte le guerre
che han seminato di morti le terre
ed anche se l'uomo è portato ad amare
per falsi miti è costretto ad odiare.
Scoppian le bombe ed ora sei al fronte
accanto a te c'è un uomo morente
la patria non c'è però a confortarti
cerca altri bimbi per rimpiazzarti
erano gli occhi di un uomo che muore
l'hai ucciso perchè era di un altro colore
non hai pensato sparando tra i tanti
che anche lui un giorno correva nei campi.
Questa è la storia di tutte le guerre
che han seminato di morti le terre
ed anche se l'uomo è portato ad amare
per falsi miti è costretto ad odiare
Ora sei a casa e si parla di pace
ma in tanta gioia c'è anche chi tace
ci son tante spose che per fare l'amore
in un cimitero portano un fiore.
Ti credono vivo perchè sei tornato
ma tu sei più morto di chi se n'è andato
non sai più correre felice nei campi
ma vedi quegli occhi alla luce dei lampi.
Questa è la storia di tutte le guerre
che han seminato di morti le terre
ed anche se l'uomo è portato ad amare
per falsi miti è costretto ad odiare.
564.
THE BALLAD OF SISTER SNAKE
Not Moving
[Jeanetta Calhoun-Not Moving and Maurizio Curadi ]
(1989)
That it's only tomorrow
rising blood red in the east
and yesterday
it was the same.
Don't ask why (you know why)
Every day the big man makes war;
kills my brothers and my sisters
then poison Mother Earth.
That it's only yesterday
dying blood red in the west.
Tomorrow it will be the same
so I cry ( you know why)
Today is tomorrow on
the far side of the world
and anything is possible
if you only see the blood.
That it's only yesterday
dying blood red in the west.
Tomorrow does'nt have to be the same.
You know why ( we have to try)
*
LA BALLATA DI SORELLA SERPENTE
Versione italiana di Paolo Sollier
E' soltanto domani
Il sangue nascente rosso nell'est
E ieri era lo stesso
Non chiedere perchè (lo sai)
Ogni giorno l'uomo potente fa la guerra
Uccide i miei fratelli e le mie sorelle
Poi avvelena la Madre Terra
E' soltanto ieri
Il sangue morente
rosso nell'ovest
Domani sarà lo stesso
E piango (sai perchè)
Oggi è il domani
Nel lato remoto del mondo
E tutto è possibile
Se soltanto vedi il sangue
E' soltanto ieri
Il sangue morente rosso nell'ovest
Domani non deve essere lo stesso
Sai perchè (dobbiamo provarci).
565.
SERIAL KILLER
Franco Battiato
(1996)
Dall’album L’imboscata.
Mentre al riparo di un faggio
anelo alla felicità delle foglie,
sfilano lontane carovane
e il mio sogno è perfetto.
Ma l'esistenza mi attira
mi vedo riflesso sulle acque del lago,
sogno pomeridiano di un fauno che si sveglia.
No non voglio farti del male,
fratello mio, non credere
perché ho un coltello in mano
e tu mi vedi quest'arma a tracolla
e le bombe che pendono dal mio vestito
come bizzarri ornamenti,
collane di scomparse tribù.
Non avere paura,
perché porto il coltello tra i denti
e agito il fucile come emblema virile.
Non avere paura della mia trentotto
che porto qui sul petto.
Di questo invece devi avere paura:
io sono un uomo come te.
566.
TOUT LE MONDE Y PENSE
Francis Cabrel
Tout le monde y pense,
les hommes, les anges, les vautours,
Y' a plus de distances,
personne qu'y ait les bras trop courts,
tout le monde espère,
même à l'arrière des arrière-cours,
toute le monde veut son billet retour,
d'amour, d'amour, d'amour, d'amour.
Son éclat de chance,
celui qui vous brûle, vous inonde,
mais le ciel s'en balance,
puisqu'il y en a pas pour tout le monde,
Y'a des gens plein les urgences,
sous les lumières des abat-jour,
qui attendent leur billet retour,
d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...
Ces anges qui dansent,
sur ces pistes trempées d'alcools,
dans ces caves immenses,
les cheveux collés aux épaules,
s'envolent en silence,
et s'éparpillent au petit jour,
en cherchant des billets retour,
d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...
Ces femmes qui s'avancent,
en tenant au bout de leurs bras,
ces enfants qui lancent,
des pierres vers les soldats,
c'est perdu d'avance,
les cailloux sur des casques lourds,
tout ça pour des billets retour,
d'amour, d'amour, d'amour, d'amour...
les hommes, les anges, les vautours,
personne qu'y ait les bras trop courts...
Tout le monde y pense...
567.
VILLE DE LUMIÈRE
Gold
Un gruppo che negli anni ottanta non aveva fatto un granché, ma questa canzone è molto bella, ed è rimasta troppo sconosciuta.
[Joëlle dal NG it.fan.musica.de-andre e dalla mailing list “Fabrizio”]
Comme un diamant qui se pose
Aux branches de mes doigts
Tu brillais chaque nuit devant moi
Ville de lumière... j'ai besoin de toi .
Mais tes murs de sable rose
Ont perdu leur éclat
Sous les ombres noires des soldats
Ville de lumière qu'ont-ils fait de toi .
Refrain :
Ne plus pleurer
Rester là
A se demander pourquoi .
N 'exister
Que pour toi
T'aimer jusqu'au dernier combat .
Sur tes pavés de poussière
Et tes chemins de croix
Tes enfants ne jouent plus comme autrefois
Ville de lumière j'ai besoin de toi .
Et dans ma prison de pierre
Où je tremble et j'ai froid
Je sais. je ne te reverrai pas
Ville de lumière... qu'ont-ils fait de moi .
*
CITTA’ DI LUCE
Versione italiana di Riccardo Venturi
568.
L’OISEAU ET L’ENFANT
Marie Myriam
[ J.Gracy, JP Cara F]
Comme un enfant aux yeux de lumière
Qui voit passer au loin les oiseaux
Comme l'oiseau bleu survolant la terre
Vois comme le monde, le monde est beau
Beau le bateau, dansant sur les vagues
Ivre de vie, d'amour et de vent
Belle la chanson naissante des vagues
Abandonnée au sable blanc
Blanc l'innocent, le sang du poète
Qui en chantant, invente l'amour
Pour que la vie s'habille de fête
Et que la nuit se change en jour
Jour d'une vie où l'aube se lève
Pour réveiller la ville aux yeux lourds
Où les matins effeuillent les rêves
Pour nous donner un monde d'amour
L'amour c'est toi, l'amour c'est moi
L'oiseau c'est toi, l'enfant c'est moi
Moi qui ne suis qu'une fille de l'ombre
Qui voit briller l'étoile du soir
Toi mon étoile qui tisse ma ronde
Viens allumer mon soleil noir
Noire la misère, les hommes et la guerre
Qui croient tenir les rênes du temps
Pays d'amour n'a pas de frontière
Pour ceux qui ont un cour d'enfant
Comme un enfant aux yeux de lumière
Qui voit passer au loin les oiseaux
Comme l'oiseau bleu survolant la terre
Nous trouverons ce monde d'amour
L'amour c'est toi, l'enfant c'est moi
L'oiseau c'est toi, l'enfant c'est moi.
569.
IL BOMBAROLO
Fabrizio de André
[ Fabrizio de André – Giuseppe Bentivoglio – Nicola
Piovani ]
(1973)
Anche Il bombarolo può essere considerata una canzone contro la guerra. Spesso si dichiara guerra in risposta a un disagio che, fondato o meno che sia, si ha difficoltà ad accettare. Nella “Storia di un impegato” di De André e Bentivoglio, un mite trentenne conformista avverte un profondo disagio tra la sua vita e lo Stato, tra un sistema di potere che gli ha imposto un sistema di vita e la sua naturale, in quanto essere umano, vocazione alla libertà. Il disagio che trasformerà un mite impegato nel più convinto terrorista non è tanto lontano da quello che prova la "gente divisa" in Disamistade, così come la vocazione alla libertà dell'impiegato è la stessa di tutti i
miserabili faberiani, la cui natura fantastica e libertaria è ben illustra in Se ti tagliassero a pezzetti. Ne Il bombarolo v'è il "trentenne disperato" che ha capito che lo Stato è un "Pinocchio
fragile", per cui attaccabile con una bomba al tritolo, metodo non dissimile da quelli che legalmente usa il Potere ("parente artigianale"), un Potere "sganciato e restituitoci/dai tuoi aeroplani" con le bombe. Perché allora non rispondere alle guerre, psicologiche e dinamitarde, del Potere dichiarando una propria guerra al tritolo? Ma il terrorismo non è la risposta corretta, perché sottindende una volontà propria di potere. Ma il "capire che non ci sono poteri buoni", avverrà dopo il processo, in carcere ne Nella mia ora di libertà, nell'immediato dell'attentato fallito non gli resta che il ridicolo.” [Giovanni Bronzino dalla mailing list “Fabrizio”]
“Calmo; prima se ne discute, anche perché una discussione sul "Bombarolo" fa sempre bene. Di prim'acchito posso dirti che considero il "Bombarolo", tra le altre cose, più una canzone contro una certa "pace" che contro la guerra. E' pur vero che, diverse volte, ho considerato questo un "criterio" (vabbé, uso ancora questa parola per me detestabile, ma tant'é) sufficiente (anzi, più che sufficiente) per trascrivere una canzone nel suo file col suo bel numeretto progressivo, beccandomi per questo con disprezzo di "archivista" da certe auto-cosiddette "menti semplici" che bivaccano in rete; ma le tematiche poste da una canzone densa come questa meritano perlomeno un po' di analisi prima di procedere oltre.
Ho parlato di una "certa pace", e va da sé che si tratta della "pace terrificante" espressa nella "Domenica delle salme"; l'impiegato viene a restituire a tutto ciò "un po' del suo terrore, del suo
disordine, del suo rumore".
Ovviamente non sono in disaccordo con la tua analisi; mi sembra, anzi, condivisibile e non ho nessun problema a dirlo anche se non avrei parlato mai di "risposta corretta" o meno a proposito del "terrorismo" come fenomeno organizzato o come semplice gesto isolato. L'impiegato non si pone il problema della "correttezza" del suo gesto; ne fornisce le motivazioni profonde (giustappunto nella canzone), fabbrica il suo ordigno e va davanti al parlamento. Quanto alla volontà di potere sottintesa in tale gesto ("la decisione è mia sulla condanna a morte o
l'amnistia"), la vedrei anche come una forma di difesa ribelle non certo dissimile dal cannone nel cortile della "Domenica delle salme" (e ancora una volta torno a sottolineare il legame enorme tra l' "Impiegato" e quella canzone, che ne è quasi una specie di seguito –ma questo devo averlo già detto diverse volte qui dentro o altrove).
Una dichiarazione di guerra "artigianale" ed isolata (ma quanto isolata? Sai, ogni volta che sento o uso questo aggettivo mi viene a mente un certo frasario del potere affidato alle grancasse mediatiche, tipo "il gesto isolato di un folle" -o di uno "squilibrato") alla guerra vera condotta dal potere coi suoi aeroplani è una "canzone contro la guerra"? Probabilmente si', cosi' -grosso modo- come avviene nella "Locomotiva" di Guccini il cui inserimento nelle "CCG" (assieme a quello di "Contessa", che però è una dichiarazione di guerra collettiva, di classe) tanti sturbi ha provocato a qualcuno; e andrà sicuramente a finire nel file numerata e magari tradotta (la traduzione in francese esiste già, e la metto in calce a questa mail); ma sarà sicuramente preceduta dal tuo intervento, dalle mie considerazioni e da quelle eventuali di tutti gli altri. Perché vorrei essere chiaro: non ho mai inteso le "CCG" come una semplice raccolta di testi, ma come un'occasione (creata dall'uomo ladro, come dice il Senia) per pensare, parlare, commentare, analizzare, spezzare e ricomporre. Magari avvenisse questo per ogni canzone postata, visto che sarebbe un antidoto notevole all'atrofizzazione delle facoltà mentali che, sotto il sibilare delle bombe "sganciate dagli aeroplani", si fa ancora più galoppante. “ [Riccardo Venturi dalla mailing list “Fabrizio”, in risposta a Giovanni Bronzino]
“E continuiamo ad occuparci di guerra. Vale la pena spendere un paio di parole su come la guerra, così come altri fenomeni totali, costringa, di fatto, a parlarne.
Paradossalmente, anche questo thread senza fine a proposito di canzoni contro la guerra, subisce e riproduce la costrizione a parlare della guerra. Anche questa ossessione con cui ci troviamo ad iscrivere qualsiasi testo, che non si limiti alle rime fra amore e cuore, dentro il catalogo sconfinato delle cosiddette "ccg", dovrebbe fare riflettere sulla "totalità" della guerra stessa, al momento in cui viene scatenata.
Si arriva a misurare qualsiasi canzone con il problema della guerra, meglio
ancora con il problema di "questa guerra".
E così tutti, non-violenti e non, ci accomodiamo rassegnati a subire la più grande delle violenze: quella che ti costringe a dire. Compresa quella che ti costringe a dire di essere contro la guerra, nei modi dovuti. Le menate sul "bombarolo" che nella sua piccola logica artigianale riprodurrebbe, di fatto, gli stessi procedimenti del potere è roba vecchia, trita e consunta; e sebbene basterebbe ripetere quanto dichiarato da Camus a proposito dei populisti russi i quali accettevano di uccidere e pagavano, con la vita, la loro disposizione, a fronte di un potere che commetteva (e commette) i crimini più nefandi e accetta di ricevere onori, per i crimini
commessi, non tutti sono disposti ad accettare di posare lo sguardo su questa semplice differenza etica. Nemmeno può servire a molto, aggiungere che la cosiddetta "vocazione alla
libertà dei miserabili faberiani" (che orribile definizione!) è una favola bell'e buona, cui risulta difficile immaginare che qualcuno possa seriamente credere.
Il bombarolo (che sembra appartenga all'esiguo numero di canzoni che Fabrizio ha scritto tutte da solo) è solo una canzone che utilizza la categoria della guerra per definire lo stato, dichiarando che la guerra è insita nel dna stesso dello stato.
Rimane la "mitezza" del trentenne disperato, copiata pari pari dal Sante Caserio che "si scagliò sì buono e mite,a scuoter l'alme schiave ed avvilite". E anche qui, come si può vedere c'è ben poca fiducia nella vocazione libertaria dei miserabili.
Confondere il "potere" con la libertà dell'individuo a ribellarsi somiglia, e parecchio, alla confusione fra proprietà e possesso.
E, per finire, non credo che ci sia proprio niente di ridicolo nel carcere di "nella mia ora di libertà". [Franco Senia dalla mailing list “Fabrizio”]
Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
è quasi indipendente
ancora poche ore
poi gli darò la voce
il detonatore.
Il mio Pinocchio fragile
parente artigianale
di ordigni costruiti
su scala industriale
di me non fara mai
un cavaliere del lavoro,
io son d'un'altra razza,
son bombarolo.
Nel scendere le scale
ci metto più attenzione,
sarebbe imperdonabile
giustiziarmi sul portone
proprio nel giorno in cui
la decisione è mia
sulla condanna a morte
o l'amnistia.
Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore,
c'è chi aspetta la pioggia
per non piangere da solo,
io son d'un altro avviso,
son bombarolo.
Intellettuali d'oggi
idioti di domani
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani,
profeti molto acrobati
della rivoluzione
oggi farò da me
senza lezione.
Vi scoverò i nemici
per voi così distanti
e dopo averli uccisi
sarò fra i latitanti
ma finché li cerco io
i latitanti sono loro,
ho scelto un'altra scuola,
son bombarolo.
Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aeroplani,
io vengo a restituirti
un po' del tuo terrore
del tuo disordine
del tuo rumore.
Così pensava forte
un trentenne disperato,
se non del tutto giusto
quasi niente sbagliato,
cercando il luogo idoneo
adatto al suo tritolo,
insomma il posto degno
d'un bombarolo.
C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali.
Ma ciò che lo ferì
profondamente nell'orgoglio
fu l'immagine di lei
che si sporgeva da ogni foglio
lontana dal ridicolo
in cui lo lasciò solo,
ma in prima pagina
col bombarolo.
*
LE DYNAMITEUR
Versione di Riccardo Venturi e Joëlle
Ceux qui dis’nt à la ronde que j’ déteste mon boulot
Sav’nt pas l’amour que j’y mets, en maniant mon
explosif.
C’est presque indépendant, encore quelques heures,
Je vais lui donner sa voix, le détonateur.
Ma fragile p’tite boule, parent artisanal
D’ engins faits en série industrielle
Ne f’ra jamais de moi un chevalier du travail,
Moi, je suis d’autres souches, j’suis dynamiteur.
Il me faut être bien plus attentif par les escaliers,
Je ne veux pas
me condamner à mort à l’entrée
Juste le jour où la décision m’est réservée
Sur la sentence de mort ou l’amnistie.
Dans la rue, tant de gens n’ont pas bonne mine,
Ici on terrorise, ou on attrape la terreur
Il y a ceux qui attendent la pluie pour ne pas
pleurer tous seuls,
Moi, j’suis pas du même avis, j’suis dynamiteur.
Vous, les intellos d’aujourd’hui, les idiots de
demain,
Rendez-moi la raison qui suffit à mes mains,
Prophètes très acrobates de la révolution,
J’ fais tout tout seul aujourd’hui, sans leçons.
J’ vais débusquer vos ennemis, pour vous si distants,
Et lorsque je les aurai tués j’vais prendre la fuite
Mais tant que c’est moi qui les cherche, les fuyards,
ce sont eux,
J’ai choisi une autre école, j’suis dynamiteur.
Pouvoir, qui es délégué trop de fois à d’autres
mains,
Qu’on lâche et qu’on nous rend par tes avions,
Je viens te rendre un morceau de ta terreur,
De ton bruit, de ton désordre.
Ainsi pensait à voix haute un trentenaire sans
espoir,
(Et si tout n’était pas juste, presque rien n’était
faux),
En cherchant l’endroit le plus approprié pour sa
bombe,
C’est à dire l’endroit digne pour un dynamiteur.
Il y a ceux qui l’ont vu rire devant l’Assemblée
Nationale
En attendant l’explosion qui témoigne de son talent,
Il y a ceux qui l’ont vu crier des torrrents de
voyelles,
En voyant sauter un kiosque à journaux.
Mais ce qui a frappé rudement son orgueil
C’est bien son image à Elle qui perçait de chaque
feuille,
Loin du ridicule où elle l’a laissé seul,
Mais sur la première page avec le dynamiteur.
570.
LES LOUPS SONT ENTRÉS DANS PARIS
Serge Reggiani
[Albert Vidalie – Louis Bessières]
Grazie ancora a Paolo Sollier per aver spedito “in extremis” questa canzone.
Les hommes avaient perdu le goût
de vivre et se foutaient de tout
Leurs mèr's, leurs frangins, leur nanas
Poue eux c'était qu' du cinéma.
Le ciel redevenait sauvage,
le béton bouffait l'paysage
d'alors.
Les loups
ou! ouh! ououououh!
Les loups étaient loin de Paris,
en Croatie,
en Germanie.
Les loups étaient loin de Paris.
-J'aimais ton rire
charmante Elvire
Les loups étaient loin de Paris
Mais ça fait cinquante lieues
dans une nuit à queue-leu-leu,
dès que ça flaire une ripaille
de morts sur un champ de bataille,
dès que la peur hante les rues,
les loups s'en viennent la nuit venue:
Alors....
Les loups
ou! ouh! ououououh!
les loups ont r'gardé vers Paris,
de Croatie,
de Germanie,
les loups ont r'gardé vers Paris.
-Cessez de rire
charmante Elvire
les loups regardent vers Paris.
Et v'là qu'il fit un rude hiver,
cent congestions en fait-divers
Volets clos, on claquait des dents,
mêm' dans les beaux arrondiss'ments
et personn' n'osait plus,le soir
affronter la neig' des boul'vards!
Alors....
Deux loups
ouh! ouh! ououououh!
deux loups sont entrés dans Paris,
l'un par Issy,
l'aut' par Ivry
deux loups sont entrés sans Paris.
-Cessez de rire
charmante Elvire
Deux loups sont entrès dans Paris
Le premier n'avait plus qu'un œil,
c'eatait un vieux mâle de Krivoï,
il installa ses dix femelles
dans le maigre squar' de Grenelle
et nourrit ces deux cents petits
avec les enfants de Passy.
Alors.....
Cent loups
ouh! ouh! ououououh!
cent loups sont entrés dans Paris,
soit par Issy,
soit par Ivry,
cent loups sont entrès dans Paris.
-Cessez de rire
charmante Elvire
Cent loups sont entrès dans Paris.
Le deuxième n'avait que trois pattes,
c'etait un loup gris des Carpathes
qu'on appelait Carêm'-Prenant.
Il fit fair' gras à ses enfants
et leur offrir six ministères
et tous les gardiens des fourrières.
Alors.....
Les loups
ouh! ouh! ououououh!
Les loups ont envahi Paris
soit par Issy,
soit par Ivry,
les loups ont envahi Paris.
-Cessez de rire
charmante Elvire
Les loups ont envahi Paris.
Attirés par l'odeur du sang,
il en vint des milles et des cents
faire carouss' liesse et bombance
dans ce foutu pays de France,
jusqu'à c'que les homm's aient r'trouvé
l'amour et la fraternité.
Alors.....
Les loups
ouh! ouh! ououououh!
les loups sont sortis de Paris,
soit par Issy,
soit par Ivry,
les loups sont sortis de Paris.
J'aime ton rire
charmante Elvire.
Les loups sont sortis de Paris.
*
I LUPI SONO ENTRATI A PARIGI
Versione italiana di Paolo Sollier
Gli uomini avevano perduto il gusto
di vivere e se ne fregavano di tutto
Le loro madri,i loro fratelli,le loro ragazze
per loro non era che del cinema.
Il cielo ritornava selvaggio
il cemento ingoiava il paesaggio
di allora.
I lupi
ou! ouh! ououououh!
I lupi erano lontani da Parigi
in Croazia,
in Germania.
I lupi erano lontani da Parigi.
-Amavo il tuo ridere
deliziosa Elvira.
I lupi erano lontano da Parigi.
Ma fanno cinquanta leghe
in una notte in fila indiana
appena si fiuta un'abbuffata
di morti su un campo di battaglia,
appena la paura frequenta le strade
i lupi arrivano venuta la notte.
Allora.....
I lupi
ou! ouh! ououououh!
i lupi hanno guardato verso Parigi,
dalla Croazia,
dalla Germania,
i lupi hanno guardato verso Parigi.
-Smettete di ridere
deliziosa Elvira.
I lupi guardano verso Parigi.
Ed ecco che fece un aspro inverno,
cento congestioni in cronaca cittadina,
imposte sbarrate,si battevano i denti,
anche nei quartieri bene
e nessuno osava più,la sera
affrontare la neve dei viali!
Allora....
Due lupi
ouh! ouh! ououououh!
Due lupi sono entrati in Parigi,
uno per Issy,
l'altro per Ivry,
due lupi sono entrati in Parigi.
-Smettete di ridere
deliziosa Elvira.
Due lupi sono entrati in Parigi.
Il primo aveva solo più un occhio,
era un vecchio maschio di Krivoï,
e piazzò le sue dieci femmine
nel misero giardinetto di Grenelle
e nutrì i suoi duecento piccoli
coi bambini di Passy.
Allora....
Cento lupi
ouh! ouh! ououououh!
Cento lupi sono entrati in Parigi
sia per Issy,
sia per Ivry,
cento lupi sono entrati a Parigi.
-Smettete di ridere
deliziosa Elvira.
Cento lupi sono entrati a Parigi.
Il secondo aveva solo tre zampe,
era un lupo grigio dei Carpazi
che si chiamava Crepa-di-Fame.
Fece mangiare in abbondanza i suoi figli
e offrì loro sei ministeri
e tutti i guardiani dei canili.
Allora...
I lupi
ouh! ouh! ououououh!
I lupi hanno invaso Parigi
sia per Issy,
sia per Ivry,
i lupi hanno invaso Parigi.
-Smettete di ridere
deliziosa Elvira.
I lupi hanno invaso Parigi.
Attirati dall'odore del sangue
ne vennero un'infinità
a far bisboccia, a darsi alla pazza gioia e a
abbuffarsi
in questo fottuto paese di Francia,
fino a quando gli uomini non hanno ritrovato
l'amore e la fraternità.
Allora.....
I lupi
ouh! ouh! ououououh!
I lupi sono usciti da Parigi,
sia per Issy,
sia per Ivry,
i lupi sono usciti da Parigi.
Amo il tuo ridere
deliziosa Elvira.
I lupi sono usciti da Parigi.
571.
EL DERECHO DE VIVIR EN PAZ
Víctor Jara
(1971)
El derecho de vivir,
poeta Ho Chi Min,
que golpea de Vietnam
a toda la humanitad,
ningún canón borrará.
El surco de tu arrozal,
el derecho de vivir en paz.
Indochina es el lugar
más allá del ancho mar
donde revientan la flor
con genocidio y napalm.
La luna es una explosión
que fonde todo el clamor,
el derecho de vivir en paz.
Tío Ho,nuestra canción
es fuego de puro amor,
es palomo e palomar,
olivo del olivar,
es el canto universal,
cadena que hará triunfar
el derecho de vivir en paz.
*
IL DIRITTO DI VIVERE IN PACE
Versione italiana di Paolo Sollier
Il diritto di vivere,
poeta Ho Chi Min,
che si fa sentire dal Vietnam
a tutta l'umanità
non sarà cancellato dal cannone.
Il solco delle tue risaie,
il diritto di vivere in pace.
L'Indocina è quel luogo
al di là del vasto mare
dove fanno scoppiare i fiori
col genocidio e il napalm.
La luna è un'esplosione
che fonde tutto il clamore,
il diritto di vivere in pace.
Zio Ho, la nostra canzone
è fuoco d'amore puro,
è colomba e colombaia,
è ulivo nell'uliveto,
è il canto universale,
la catena che farà trionfare
il diritto di vivere in pace.
572.
IL SOLDATO DEL RE
Radiofiera
[ Ricky Bizzarro – Radiofiera ]
(1997)
Prendi questa spada disse il soldato al Re
prendi questa spada e portala con te.
Portala lontano, dall'altra parte del cielo
sul tuo cavallo bianco scivolando sull'arcobaleno.
E segui sempre il sole, attraversando il mare,
arriva sulla spiaggia, lì incontrerai mio padre.
Dalla a lui la spada, il vecchio capirà,
e dì che sono stato un buon soldato,questo basterà...
Adesso sento freddo,coprimi col tuo mantello di
velluto e oro...
Adesso sento freddo,coprimi col tuo mantello di
velluto e oro....
Stringimi la mano grande condottiero,
tienimi la mano e dì che è tutto vero,
io che sto morendo qui vicino al mio Re,
e dì che questo non è un sogno, che stai pregando per
me.
E quando torni a corte cogli il più bel fiore,
mettilo tra i capelli del mio giovane amore;
e digli che il suo soldato, il soldato del Re,
è morto in battaglia senza sapere il perchè.....
...Adesso non ti vedo ma sento il tuo mantello di
velluto e oro...
Adesso sto morendo,grazie del tuo mantello di velluto
e oro....
573.
FINI’ LA GUERRA
Dodi Moscati
(1997)
Trucci trucci cavallino
mena l'asino al mulino
il mulin s'è rovinato
e il mugnaio s'è impiccato
s'è impiccato alla catena
la sua moglie la fa da cena
la fa per piccirillo
piccirillo l'è andato in Francia
con la scure e con la lancia
con un cortellino in mano
a ammazzare i' capitano
capitano l'andò per terra
e così finì la guerra.
E maledico chi vorse la guerra
i primi son stati gli studentini
e quanta gioventù caduta 'n terra
e quanto sangue sparso pe' confini.
Vittorio Emanuele re del regno
o quanta gente hai fatto macellare
se vuoi i sordati fatteli di legno
ma i' mi morino lasciamelo stare
Vittorio Emanuele cosa fai
la meglio gioventù tutta la vòi
la meglio gioventù tutta la vòi
e l'amor mio quando me lo ridai?
Trucci trucci cavallino
mena l'asino al mulino
il mulin s'è rovinato
e il mugnaio s'è impiccato
s'è impiccato alla catena
la sua moglie la fa da cena
la fa per piccirillo
piccirillo l'è andato in Francia
con la scure e con la lancia
con un cortellino in mano
a ammazzare i' capitano
capitano l'andò per terra
e così finì la guerra.
574.
CHANT DES PARTISANS
Yves Montand
[ Anna Marly – Maurice Druon – Joseph Kessel ]
(1944)
Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur la
plaine?
Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on
enchaîne?
Ohé partisans, ouvriers, paysans, c'est l'alarme!
Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et des
larmes.
Montez de la mine, descendez des collines, camarades,
Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les
grenades;
Ohé les tueurs, à la balle ou au couteau tuez vite!
Ohé saboteur, attention à ton fardeau dynamite!
C'est nous qui brisons les barreaux des prisons, pour
nos frères,
La haine à nos trousses, et la faim qui nous pousse,
la misère.
Il y a des pays où les gens aux creux des lits font
des rêves
Ici, nous, vois-tu, nous on marche et nous on tue
nous on crève
Oui on crève
Ici chacun sait ce qu'il veut, ce qu'il fait quand il
passe;
Ami, si tu tombes, un ami sort de l'ombre à ta place.
Demain du sang noir séchera au grand soleil sur les
routes
Chantez, compagnons, dans la nuit la liberté nous
écoute
Chantez, allez chantez, chantez compagnons.
*
CANTO DEI PARTIGIANI
Versione italiana di Riccardo Venturi (2002)
Amico, senti il nero volo dei corvi sulla pianura?
Amico, senti le grida sorde del paese incatenato?
Su, partigiani, operai, contadini, suona l'allarme!
Stasera il nemico saprà il prezzo del sangue e delle
lacrime.
Salite su dalla miniera, Compagni, scendete dalle
colline,
Fuori i fucili dai pagliai, fuori granate e
mitraglie;
Su, gappisti, fateli fuori a coltellate o a
revolverate!
Su, sabotatore, attento al tuo fardello di dinamite!
Siamo noi che spezziamo le sbarre delle prigioni per
i nostri fratelli,
Con l'odio che ci insegue, e la fame e la miseria che
ci spingono.
Ci sono dei paesi dove la gente sogna dentro al
letto,
Qui, vedi, si marcia, si ammazza, si crepa,
Si', si crepa.
Qui ognuno sa cosa vuole, cosa deve fare quando
passa;
Amico, se cadi, un amico esce dall'ombra al tuo
posto.
Domani, nero sangue seccherà in pieno sole, sulle
strade.
Cantate, Compagni, nella notte la libertà ci ascolta
Cantate, su, cantate, cantate, Compagni.
575.
PIETÀ L’È MORTA
Nuto Revelli
(1944)
Cantata sulla musica di Sul ponte di Perati bandiera nera (CCG n° 10, I volume), di cui Revelli riprese volutamente anche alcuni versi. Assieme a Bella ciao è il più noto canto partigiano italiano, e forse il più terribile.
Lassù sulle montagne bandiera nera:
è morto un partigiano nel far la guerra.
E’ morto un partigiano nel far la guerra,
un altro italiano va sotto terra.
Laggiù sotto terra trova un alpino,
caduto nella Russia con il Cervino.
Ma prima di morire ha ancor pregato:
che Dio maledica quell’alleato!
Che Dio maledica chi ci ha tradito
lasciandoci sul Don e poi è fuggito.
Tedeschi traditori, l’alpino è morto
ma un altro combattente oggi è risorto.
Combatte il partigiano la sua battaglia:
Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia!
Tedeschi e fascisti, fuori d’Italia!
Gridiamo a tutta forza: Pietà l’è morta!
576. GWERZ VICTOR
JARA
Gilles Servat
(1974)
La canzone è tratta da un articolo dello
scrittore cileno Miguel Cabezas,testimone oculare dell'accaduto.
Grazie ancora a Paolo Sollier per aver
postato questa canzone su “Bielle” e per le traduzioni.
Ar brizionidi e sportva Chile
N'o deus ket debret abaoe tri deiz
Abaoe tri deiz n'o deus ket evet
Ar c'hwec'h mil den e barzh sportva Chile
Soudarded a zo e kichen ar nor
Victor c'hara o vale en tu mañ
'Nem stekîn a ra ouzh ar c'homandant
Anavezout a ra hemañ Victor
An den a ra van da c'hoari gitar
Victor a lavr ya o wennc'hoarziñ
An ofiser iver o c'hlash'hoarziñ
Hag eñ gevel raktal pevar soudard
Urzh a ra da zegas un daol dioutzhtu
Victor zo dalc'het gant ar soudarded
Hag e zaouarn war an daol lakaet
Bargediñ a ra ar gasoni zu
Ar c'homandant a gemer ur vouc'hal
Rak an den se en deus eur c'halon bleiz
Tooc'hañ a ra bizied an dorn kleiz
Ha d'an eil taol bizied an dorn all
Klevet vez ar bizied o kouezañ
Hag int o taskren c'hoaz war al leur goat
Gant ar boan spontus Victor a fat
Ha c'wech'h mil genou a yud a unan
Gwellout a reont daouzek mil lagad
Ar c'homandant en e zorn ar vouc'hal
Mac'hañ Victor gourvezet o jouc'hal
Kan breman 'ta kan evit da vamm gast!
Ha Victor a sav krenus e zent
Gwan e zaulin e zremm limestra
War du an dereziou yudal a ra
Ni zo vont d'ober plijadur dezhañ
Kregiñ a ra da ganañ goude se
Da ganañ son ver unanvez ar bobl
Barzh ar sportva 'vel nerzh an avel foll
An holl dud a grog da ganñ ivez
'Pad m'emañ o mouezhou 'nijal en aer
Victor gas en dro so an dishualded
En e sav gant e zaouarn mac'haigned
Daouarn troc'het goloet a wad sklaer
Ar soudarded 'vit serriñ e c'henou
O deus tennet warnañ -Victor a gouezh
E benn a raok -salud an diwezh
C'hara a ra stouadenn an ankou
*
BALLADE POUR VICTOR JARA
Versione francese fornita da Paolo Sollier
Les prisonniers dans le stade du Chili
N'ont pas mangé depuis trois jours
Depuis trois jours n'ont pas bu
Les six milles personnes dans le stade
"Chile"
Des soldats sont prés de la porte
Victor Jara en marchant de ce côté -là
Se heurte contre le commandant
Celui-ci reconnait Victor
L'homme fait semblant de jouer de la guitare
Victor dit oui d'un sourir blanc
L'officier aussi a un sourire vert
Et il appelle aussitôt quatre soldats
Il ordonne d'apporter une table immédiatement
Victor est saisi par les soldats
Et ses mains sur la table posées
Plane la haine noire
Le commandant prend une hache
Car cet homme a un cœur de loup
Il coupe les doigts de la main gauche
Et au deuxième coup les doigts de l'autre
main
On entend les doigts qui tombent
Vibrant encore sur le sol de bois
Sous la douleur terrible Victor s'évanouit
Et six milles bouches hurlent ensemble
Douze milles yeux voient
le commandant dans sa main la hache
Piétiner Victor étendu en criant
Chante maintenant donc pour ta putain de
mère!
Et Victor se lève tremblantes ses dents
Faibles se genoux,son visage violet
Vers les gradins il crie
Nous allons lui faire un plaisir
Il commence à chanter ensuite
A chanter l'hymne à l'unité populaire
Dans le stade comme la force d'un vent fou
Tout le monde commence a chanter aussi
Pendant quel leur voix volent dans l'air
Victor fait tourner la chanson de liberté
Debout avec ses mains mutilées
Ses mains coupées couvertes de sang clair
Les soldats pour fermer sa bouche
ont tiré sur lui -Victor tombe
La tête en avant - salut de la fin
Jara fait la réverénce de la mort
*
BALLATA PER VICTOR JARA
Versione italiana (dalla versione francese)
di Paolo Sollier
I prigionieri nello stadio del Cile
Non hanno mangiato da tre giorni
Dopo tre giorni non hanno bevuto
Le seimila persone nello stadio
"Cile"
Dei soldati sono vicino alla porta
Victor Jara camminando da quella parte
Si urta contro il comandante
Costui riconosce Victor
L'uomo fa finta di suonare la chitarra
Victor dice si con un sorriso ingenuo
Anche l'ufficiale ha un sorriso, sinistro
E chiama subito quattro soldati
Ordina di portare immediatamente un tavolo
Victor è afferrato dai soldati
E le sue mani bloccate sul tavolo
Scende l'odio assoluto
Il comandante prende un'ascia
Perchè quest'uomo ha un cuore di lupo
Taglia le dita della mano sinistra
E col secondo colpo le dita dell'altra mano
Si sentono le dita cadere
Vibrando ancora sulla superficie di legno
Sotto il dolore terribile Victor sviene
E seimila bocche urlano insieme
Dodicimila occhi vedono
Il comandante con l'ascia in mano
Calpestare Victor disteso,gridando
Canta dunque ora per la tua puttana di madre!
E Victor si alza battendo i denti
Con le ginocchia deboli ed il viso violaceo
Verso le gradinate grida
Adesso lo accontenteremo
Quindi comincia a cantare
A cantare l'inno all'unità popolare
Nello stadio come la forza di un vento
inarrestabile
Anche tutti gli altri cominciano a cantare
Mentre le loro voci volano nell'aria
Victor intona la canzone della libertà
In piedi con le sue mani mutilate
Le sue mani mozzate coperte di sangue chiaro
I soldati per chiudergli la bocca
Gli hanno sparato -Victor cade
La testa in avanti -l'estremo saluto
Jara fa l'inchino della morte
577. VENIM DEL
NORD, VENIM DEL SUD
Lluís Llach
(1978)
Venim del nord
venim del sud
de terra endins
de mar enllà
i no creiem en les fronteres
si darrera hi ha un company
amb le seves mans esteses
a un pervindre alliberat.
I caminem per poder ser
i volem ser per caminar.
Venim del nord
venim del sud
de terra endins
de mar enllà
i no ens mena cap bandera
qui no es digui libertat,
la llibertad de vida plena
que és llibertat del meus companys.
I volem ser per caminar
i caminar per poder ser.
Venim del nord
venim del sud
de terra endins
de mar enllà
i no saben himnes triomfals
ni marcar el pas del vencedor
que si la lluita és sagnant
serà amb vergonya de la sang.
I volem ser per caminar
i caminar per poder ser.
Venim del nord
venim del sud
de terra endins
de mar enllà
seran inùtils les cadenes
d'un poder sempre asclavitzant
quan és la vida mateixa
que ens obliga a cada pas.
I caminem per poder ser
i volem ser per caminar.
*
VENIAMO DAL NORD, VENIAMO DAL SUD
Versione italiana fornita da Paolo Sollier
Veniamo dal nord
veniamo dal sud
di qua della terra
di là dal mare
e non crediamo nelle frontiere
se dietro ci sarà un compagno
con le sue due mani tese
ad un mattino liberato.
E camminiamo per poter sapere
e vogliamo sapere per camminare.
Veniamo dal nord
veniamo dal sud
di qua della terra
di là dal mare
non ci conduce nessuna bandiera
che non si chiami libertà
la libertà di vita piena
che è libertà dei miei compagni.
E vogliamo sapere per camminare
e camminare per poter sapere.
Veniamo dal nord
veniamo dal sud
di qua della terra
di là del mare
e non conosciamo inni trionfali
né sappiamo marcare il passo del vincitore
che se la lotta si fa sanguinosa
avremo vergogna di quel sangue.
E vogliamo sapere per camminare
e camminare per poter sapere.
Veniamo dal nord
veniamo dal sud
di qua della terra
di là del mare
saranno inutili le catene
di un potere sempre schiavizzante
quando è la stessa vita
che ce le impone ad ogni passo.
E camminiamo per poter sapere
e vogliamo sapere per camminare.
578.
CAPORETTO
Andrea Maffei Spritz Band
[Andrea Maffei-Claudio Astronio-Sergio Farina]
(1995)
Ma anche se sono partito
sono mica un brigante di leva
ho le spezze cucite sul culo eh! Mica no!
E se pure ho disobbedito,ce l'ho nella schiena
questa canna d'acciaio pulito retaggio
"sciasspò"
A mia madre hanno detto che sono ben poco italiano
io che avevo i colori d'Italia tra il campo e il
granaio
ma adesso di questi colori che cosa farò?
Per questa sindrome di fattoria,in questa terra
d'Albania
su questo nido d'aquila c'è poco da cantare
In queste zolle di nostalgia tra le lenzuola
d'Albania
mentre il cuore ci vendica tutto il nostro obbedire
Sparaci agli occhi fratello che gli occhi hanno
troppo da dire
sparaci agli occhi fratello che tanto sono i primi a
morire
La tradotta traduce i tradotti
in uno scampolo di brughiera
lascia uomini,ferri e fucili e se ne va
la tradotta traduce i tradotti in pasto alla notte
nera
spaccia culi di cento bottiglie di animosità
E così quando han detto si va io ho detto si va
e ho imboccato la strada di casa che torna al confine
ma la loro strada d'amore non è questa qua
Per questo cantico d'eucaristia,sul letto sfatto
dell'Albania
lesto fante d'Italia c'hai poco da cantare
in questo vomito di nostalgia addosso a un muro
dell'Albania
con il cuore che è un urlo che è sincope e non vuole
capire
Sparaci agli occhi fratello che gli occhi hanno
troppo da dire
sparaci agli occhi fratello che tanto sono i primi a
morire.
579.
CANTICO DEI CANTICI
Milly
[ Kampanelis – Mikis Theodorakis]
Versione italiana di Sandro Tuminelli
Era bello e dolce il mio amore
Con il suo vestito bianco della festa
E un fiore rosso tra i capelli
Nessuno può sapere quanto fosse bello
Ragazze di Auschwitz
Ragazze di Dachau
Avete visto il mio amore?
L'abbiamo visto in quel lungo viaggio
Ma senza il suo vestito bianco
Nè il fiore rosso tra i capelli
Ragazze di Mathausen
Ragazze di Belsen
Avete visto il mio amore?
L'abbiamo visto in uno spiazzo nudo
Un numero marchiato sulla mano
Ed una stella gialla sopra il cuore
Era bello e dolce il mio amore
Con i suoi capelli neri e ricci
Cresciuti alle mie carezze
Nessuno può sapere quanto fosse bello.
580.
STELLA DI GUERRA
Aldo Giavitto
(1997)
Per noi,non c'è un crepuscolo degli dei
per noi, cresciuti in faccia a queste montagne
per noi non c'è la gloria riservata agli eroi:
perfino la pietra,spregiata dal vento
rifiuta di conservare un ricordo.
Camminavan nella neve migliaia d'uomini in silenzio
solo l'eco dei mortai frastagliava a tratti il vento;
non c'erano i girasoli che s'inchinavano al tramonto,
la steppa ucraina ora subiva gl'imperativi
dll'inverno.
"Non è vero,sior tenente,e'l diga lu' che'l gà
studià
che semo fora de la morsa e che l'armata si
riunirà....
No ìse vere siôr tenente,che dibot si scuèn rivâ
che la tradote 'e jè za pronte e duc' a cjase nus
menarà..."
amare;amare:il resto di un sentimento
o un sogno breve come la nostra estate?
Il tenente non rispondeva, il passo incerto
incespicava
ma in fondo agli occhi e alla bufera una scintilla
s'accendeva
il tenente ricordava perchè non gelassero i pensieri
un paese ed una chiesa e giochi ingenui di bambini:
il sole quando nasceva svelava i fianchi alle
montagne
le riandava col rimpianto con cui si ricorda il primo
cane
poca gente,tante stelle,si conoscevano per nome
pastori e contadini:le mani bruciate dal sudore....
Amare;amare:il resto di un sentimento
o il sapore delle nostre vite?
"Ma lo vedi il sior tenente,che 'l pare quasi
che no 'l sia qua
tutto assorto nei suoi misteri e chissà cosa
ricorderà.....
la mame o la morose o il pâis ch'al à lassât
par vignî a murî dibant,te criùre dal
unfiâr...."
Ma un portaordini arranca con gli occhi accesi lungo
la fila
e grida nel ghiaccio della barba che l'agonia è ormai
finita
"Ha sentito sior tenente!" un unico grido
d'entusiasmo
ma il tenente non si vede:in fondo a un sogno si è
già perso....
Amare; amare: quel che resta di un sentimento
e una speranza per le nostre case.
581.
CADORNA
Anonimo
(1917)
Maledetto sia Cadorna,
prepotente come d'un cane,
vuoI tenere la terra degli altri
che i tedeschi sono i padron.
E i vigliacchi di quei ignori,
che la credevano una passeggiata,
quando sentirono la loro chiamata
corse a Roma e s'imhosco,
E quei pochi che ci resteranno,
quando poi verranno a casa,
impugneranno la loro spada
contro i vigliacchi di quei padron.
O vile Italia, come la pensi
del tuo popolo così innocente,
che non ti ha mai fatto niente
e tu, vigliacca, lo vuoi tradir?
Dagli ufficiali siamo mal trattati
e dal governo siamo mal nutriti;
in quattro stati si sono riuniti
per distruggere la povertà.
582.
COME FINIRA’
Anonimo (1849)
Comunicata da Pardo Fornaciari.
Un esempio forse unico di canzone di protesta di epoca “risorgimentale’, proveniente dalla Lucchesia.
Viva la libertà, l'indipendenza,
che bella cosa, tutti siam fratelli,
Pare un sogno, ma è fatto di evidenza
se tali siam chiamati fin da quelli
che appena ci guardavano, anni fa,
ma sta a vedere come finirà.
Giacché siamo fratelli e tutti amici
liberi ed è finito il dispotismo,
mi pare che per essere felici
deva pur esser morto l'egoismo.
Ma di morire non ha volontà,
e se non muore come finirà?
lo ci vedo del buio, parliam chiari,
son soltanto
fratelli i disperati,
intendo quelli che non han denari,
ma i quattrini, i signori, i titolari
da fratelli non fan, qui il male sta.
Dunque domando: come finirà?
Qui colla fratellanza si digiuna,
qui colla fratellanza si va a spasso
senza trovare occupazione alcuna
per poter guadagnare, e passo passo
la miseria crescendo sempre va.
E se prosegue, come finirà?
Se tu vai da un sìgnor (come fratello )
e gli dici: " Non ho da desinare,
non ho lavoro ", o suona il campanello
per farti dai domestici scacciare,
o dice: " Andate, il ciel vi aiuterà “.
Che bei fratelli, oh come finirà?
Se vai da un negoziante e gli domandi
da lavorare, ti sorride in faccia;
per lavorare a lui ti raccomandi:
o da sé colle brutte ti discaccia
o ti risponde: " L'arte la non va.”
Ditemi un poco, come finirà?
"Aspettate e le cose cambieranno
dicon quelli però ch'han dei quattrini,
fra poco a tutti ben provvederanno,
pazienza ancora un poco "; e noi meschini,
che la pazienza e la speranza si ha,
nel reclusorio poi si finirà.
Qualchedun vi risponde bruscamente:
" Or pensare bisogna per la guerra
e denaro ci vuol continuamente
per non si ritrovar a un serra serra “.
Ma di guerra si parla e non si fa
e se si dorme male finirà.
O con guerra o con pace, a quel che veggio,
la mi par la medesima minestra
e sempre qui si va di male in peggio,
si cambiò fino a qui tutta l'orchestra
ma la musica è eguale, ognun lo sa.
Ma al fin del salmo, come finirà?
" Ma si può dar di peggio ", ognor gridate,
" Fratelli, all'armi, scacciate il nemico!
";
ma voiaitri a sedere ve ne state
e di chi muor non ve ne importa un fico,
Questo è egoismo, non fraternità,
Ma per mio hacco, come finirà?
Fratellanza, concordia, grande unione,
belle parole che empiono la bocca,
ma non la pancia, e senza conclusione
fratellanza, uh, sarà bazza a chi tocca.
Una bella canzone ci sarà,
ma il ritornello come finirà?
Libera stampa, libero parlare,
che bella cosa che mi corbellate,
ma colla libertà di chiacchierare
pagan perché ci faccian le fischiate.
O bel parlare, ov'è la libertà?
O che pasticci, oh come finirà?
Ma già, siamo una massa di zucconi,
e siamo appunto come l'uova sode:
più bollono, piu induran; le ragioni
anche che sieno buone nissun l'ode.
Chi lice ben fra noi via, via di qua,
tenebre sempre, oh come finirà?
Che razza di fratellanza è questa,
signori miei? Così non la va bene;
a partito mettete ben la testa,
fate le cose come si conviene,
che voi soli mangiate la non sta,
se no vedrete come finirà.
Si vuoi mangiar, per mio, ma non a scrocco,
fateci lavorar, si vuoi lavoro,
non vogliam carità d'un sol bajocco,
non vogliamo le tasche piene d'oro.
Si vuole viver, ci basta e bene andrà;
se no sapete come finirà?
Lo dichiaro in itala favella,
a monte vedo
andar la fratellanza,
e finir come suol di Pulcinella
la festa terminare, e l'alleanza
che abbiam fatta con voi terminerà:
ed ecco come poi la finirà.
Il popol si lamenta ed ha ragione,
non siate del denaro tanto avari, l
avorar fate, o il fin della canzone
udrete allor
e non serviran ripari;
senza inquietarmi dico lemme lemme
che poi alla fine, L.F.M:
(grido)
La Finirà Male!
583.
CONTRASTO TRA L’ARISTOCRATICA E LA PLEBEA
SULLA
GUERRA DI TRIPOLI
Anonimo
(1912)
Un’altra canzoncina scritta appena ieri. Dal repertorio di Pardo Fornaciari.
Plebea:
Da piccola bambina io ave' 'mparato
che c'era un solo Dio che ci comanda,
ora si vede il mondo s'è cambiato
perché si trova un Dio per ogni landa.
Così rimane il popolo ingannato
dalla vostra fallace propaganda:
mentre Dio ci prescriveva: " Non ammazzare”,
oggi vediam le gente macellare.
Aristocratica:
È sempre costumato guerreggiare
e l’ oggi ce lo impone più che mai,
chi per voler le terre conquistare
e chi per dar lavoro agli operai.
Intanto quei malvagi, piano piano,
un po' di educazion la impareranno;
tralasceranno i rei costumi suoi,
diverranno educati come noi.
Plebea:
Dici che civilizzare tu li vòi,
pagherei a saper come farai:
fammi i' piacere e dimmi come fai
agli altri regali ciò che non hai.
Prima di tutto civilizza i tuoi,
perché se una statistica tu fai
troverai tra gli italici abitanti
il settanta per cento d'ignoranti.
Aristocratica:
Questo tu l'avrai letto sull'Avanti,
giornale socialista e temerario;
essere nun ci pol che lui fra tanti
all'impresa di Tripoli contrario.
Mentre gli altri giornali, tutti quanti,
rammentano d'un caso straordinario:
giornali fatti da' nazionalisti,
e l'Avanti lo fanno i socialisti.
Plebea:
Chi ama la guerra sono òmini tristi,
privi di scienza e di cuore cattivo;
fossero stati invece i socialisti,
il mio figlio sarebbe ancora vivo.
La guerra è bella pe' capitalisti,
perché ritrovan sempre il loro attivo:
dalle imposte che tengono impiegate
dicono sempre: Armiamoci ed andate.
584.
МEДCAHБAT
Bладимиp
Bыcоцкий / Vladimir Vysotskij
*
L’OSPEDALE MILITARE (MEDSANBAT)
Versione italiana di Ylli Spahiu
Con il padre e la madre sull’Arbàt
Ma adesso giaccio bendato
In un letto del Medsanbat
Tra la gloria e sorella Klava
Solo il mondo bianco c’è
E’ morto quello a destra
Quello a sinistra ancora non c’è
Come in un incubo ricordo
Quello che mi sta a destra ;
Mi ha
detto: ”Ascolta, ragazzo
La tua gamba piu non c’è”
Com’è possibile, fratelli?
Lui mi sta prendendo in giro :
“Amputeremo solo le dita”
Questo mi ha detto il medico
Il vicino a sinistra
Sempre rideva e scherzava
Anche nel sonno
Della mia gamba parlava
“Rimarrai per sempre in carozzina,
Tua moglie non la vedrai più
Datti un’occhiata, Compagno
Dalla vita in giù
Se non fossi mutilato
Giù dal letto scenderei
Ed a quello a sinistra
Io la gola taglierei
Ho chiesto a Sorella Klava :
« La mia gamba dove sta ? »
Se fosse vivo quello a destra
Mi avrebbe detto la verità.
585.
VEUSA METGE
Frédéric
[Victor Gelu, 1875]
(1977)
“Ho ritrovato la versione francese allegata al disco di questa canzone occitana che ti avevo mandato e che tu avevi inviato a un tuo amico di Tolosa,se ricordo bene.Il testo francese mi sembra zoppicare un po',la mia traduzione ha come sempre qualche incertezza,il che non mi impedisce di ammirare questo scrittore di tanto tempo fa,mai sentito e così tragicamente esplicito.”
[Paolo Sollier dalla ML “Bielle”]
Aiè as passat la refòrma
Aviam degun per n'ajudar
cadet sias bastit dins lei fòrmas
As tirat tretze e sias sordat
Lei cochabuòus sus nòstrei tèrras
Fan sonrablh per la tuarià
li vas garnir sa bocharià
Mon bel anhèu vas a la guèrra
Pagar l'impòst de ma misera.
Quand leis avesque après la messa
Au nom d'un Dieu enverinat
Vènon benesir la joinessa
que parte per s'entresagnar
Quand no cantan sei meravilhas
S'a ben gafolhat son sadol
Coma un chin de l'adobador
Dins lo sang jusqu'a la cavilha
Suson que plora es une impia!
Dieu qu'es la lèi afrosa lèi
Que cresta mai tant de familhas
L'abolissèt nòstre bòn rèi
Si suivià plus dedins Marselha
Es pas la lèi es un orròr
Es un decret de l'Emperòr
Es lo cotèu de la tripièra
Au còr dei mèras!
Metem que derques escape
A nòu cènts legas dau pais
Cadet fau que la mòrt t'arrape
Tombes en plen dedins lo tris
Pas pus lèu t'an nosat l'amarra
Prenes lei massacres a prètz-fach
Sus de mesquins que t'an ren fach
Corres de suita donar barra
Dau tèmps ti juegan de fanfarras!...
Esconde-ti fau pas que partes
vanta tot deves escapar
Lei mestres diràn que desartes
la lèi dau Senhòr va ditz pas
Qu'es que reclama la Patria,
Boai de sei drechs tacats de sang
Per ieu la França es mon enfant
Sei drechs!....Suson ni la paurilha
N'an pas manco leis escorilhas
*
LA VEUVE METGE
Versione francese fornita da Paolo Sollier
Hier tu
a passè le conseil de réforme*
Nous n'avions personne pour nous aider
Cadet tu es bâti dans les normes
Tu as tiré le mauvais numero et tu es soldat
Les "cocha-buòus" sur nos terres**
Ramassent les jeunes pour la tuerie
Tu y vas garnir leur boucherie
Mon bel agneau tu vas à la guerre
Payer l'impôt de ma misère
Quand les évêques après la messe
Au nom d'un Dieu envenimé
Viennent bénir la jeunesse
qui part pour s'entretuer
Quand ils nous chantent ses merveilles
Si elle a bien pataugé tout son saoul
Comme un chien d'abattoir
Dans le sang jusqu'à la cheville
Suson qui pleure est un'impie!
Ils disent que c'est la loi affreuse loi
Qui châtre à nouveau tant de familles
Notre bon roi l'abolit
on ne l'appliquait plus dans Marseille
C'est pas la loic'est un horreur
C'est un decrêt de l'Empereur
C'est le couteau de la tripière
Au cœur des mères
Admettons que tu débarque sain et sauf
A neuf cents lieues du pays
Cadet il faut che la mort t'accroche
Tu tombes en plein dans le hâchis
Pas plus tôt on t'a noué l'amarre
Tu prends les massacres à la tâche
Sur les pauvres gens qui ne t'ont rien fait
Tu te dépêches d'aller taper
au son de la fanfarre
Cache-toi,il ne faut pas que tu partes
Avant tout tu dois te sauver
Tes mâitres diront que tu désertes
La loi du Seigneur ne le dit pas
Que réclame donc leur Patrie
Pouah! Ses droits sont maculés de sang
Pour moi la France c'est mon enfant.
Ses droits!Ni Suson ni les pauvres
N'en ont seulement les effondrilles.
*
LA VEDOVA METGE
Versione italiana (dalla versione francese) di Paolo
Sollier
Ieri hai passato il consiglio di riforma *
Noi non avevamo nessuno che ci aiutasse
Cadetto,sei costruito nelle regole
Hai tirato il numero sbagliato e sei soldato.
I "cocha-buòus" sulle nostre terre **
Raccolgono i giovani per il massacro
Tu vai a rifornire la loro macelleria
Mio bell'agnello tu vai alla guerra
A pagare la tassa della mia miseria
Quando i vescovi dopo la messa
In nome di un Dio avvelenato
Vengono a benedire la gioventù
Che parte per ammazzarsi
Quando ci cantano le sue meraviglie
Se lei ha sguazzato fino all'ebbrezza ?
Come un cane di mattatoio
Nel sangue fino alle caviglie
Suson che piange è una peccatrice
Dicono che è la legge,terribile legge
che castra di nuovo tante famiglie
Il nostro buon re l'aveva abolita
Non si applicava più dentro Marsiglia
Non è la legge è un orrore
E' un decreto dell'imperatore
E' il coltello dello strippatore
Nel cuore delle madri
Ammettiammo che sbarchi sano e salvo
A novecento leghe dal paese
Cadetto bisogna che la morte ti agganci
Tu cadi in pieno nel carnaio
Non appena hai attraccato
Prendi i massacri come un lavoro
Sulla povera gente che non ti ha fatto niente
ti affretti ad andare a picchiare
al suono della fanfara
Nasconditi,non devi partire
Prima di tutto devi salvarti
I tuoi padroni diranno che diserti
La legge del Signore non lo dice
Cosa reclama dunque la loro patria
Pouah!I suoi diritti sono macchiati di sangue
Per me la Francia è il mio ragazzo
I suoi diritti!Suson ed i poveri
Ne hanno solamente gli scarti.
* Dovrebbe essere una specie di visita di leva
**Cocha-Buòus:quelli
che portano il bestiame al mattatoio
586.
WHY?
Pippo Pollina
(2003)
Un'altra canzone di Pippo Pollina, dal disco “Racconti brevi”.
Non so se si può dire che sia una Canzone Contro la Guerra.
Io la posto perchè comunque ritengo faccia meditare su quello che sta succedendo inquesto mondo.
[Andrea Tramonte dalla ML “Bielle”]
Nei supermercati del villaggio globale
la bibbia e il dentifricio sullo stesso scaffale.
Il fegato, il cervello e un po' dell'intestino
dalla Moldavia e dissidenti di Pechino.
E' solo una questione di quanto mi dai.
Tell me why, tell me why?
E non c'è ragione di chiedersi mai.
tell me why, tell me why?
La soia macrobiotica e la nicotina
da prendere a digiuno di prima mattina.
Marmitte catalitiche e seni di silicone
in offerta speciale con un chilo di pane.
E' solo una questione di quanto mi dai.
Tell me why, tell me why?
E non c'è ragione di capire mai.
tell me why, tell me why?
The sun burns down violently this morning.
Would you give me
the sun cream my darling?
And tell me why...
Il buco dell'ozono e quello della ciambella
la crisi in medio oriente e della famiglia.
A metà prezzo un bambino giallo o nero
per quello bainco invece paghi per intero.
E' solo una questione di soldi, lo sai.
Tell me why, tell me why?
E non c'è ragione di stupirsi mai.
tell me why, tell me why?
I diamanti del Sua Africa e della Sierra Leone
per le collane avvelenate delle nostre signore.
Pallottole di sangue in fiumi di religioni
per i venti di guerra di tutti i generali.
E' sempre una questione di soldi, lo sai.
Tell me why, tell me why?
E bene non capire non accorgersi mai.
tell me why, tell me why...
The suns burns...
587.
HÉROS
Bandabardò
[testo di Enrico “Erriquez” Greppi]
Extraordinaire, on se guérit des guerres
nouvelles croisades dans le désert
pour la paix militaire
Et nous les vauriens, on vous demande rien
on n'aime pas les Rambos
Schwarzkopf et Schwarznegger
Héros pourquoi t'as toujours du sang
dans les mains?
Extraordinaire, il n'y a plus rien à faire
on vend des armes aux rebelles
pour le massacrer, c'est démentiel
Et nous les italiens, on ne rêve plus de rien
on s'en fout des présidents
et de leur soif de fric puant
Héros, pourquoi t'as toujours du sang
dans les mains?
*
EROE
Versione italiana di Riccardo Venturi
Straordinario, ci si sbarazza delle guerre
nuove crociate nel deserto
per la pace militare
e noi i buoni a nulla, non vi chiediamo nulla
non amiamo i Rambo
Schwarzkopf e Schwarzenegger
Eroe, perché hai sempre sangue
sulle mani?
Straordinario, non c'è più niente da fare
si vendono armi ai ribelli
per massacrarli, è demenziale
E noi italiani, non sogniamo più niente
ce ne sbattiamo dei presidenti
e della loro sete di denaro puzzolente
Eroe, perché hai sempre sangue
sulle mani?
588.
BOMBA BOOMERANG
Piero Pelù
[Testo di Piero Pelù e Alessandro Bergonzoni]
L'unica bomba intelligente è quella che... torna al
mittente!
Sono io, son qua son la bomba boomerang
guarda, guarda me
di più strane non ce n'è
chi mi ha fatto non lo sa della mia diversità
solo io lo so che alla base tornerò.
Bomba innamorata, bomba boomerang
torni dal tuo dio che non e' di certo il mio.
Brutta storia questa storia,
di chi e' stata la vittoria
Il destino che ho forse vi sorprenderà
bombaroli non sarete mai più soli
la mia mano dò solo a chi mi lancerà
ed insieme andremo bomba a mano nella mano.
Bomba innamorata bomba, boomerang
torni dal tuo dio che non è di certo il mio.
Bomba imbambolata, bomba boomerang
abbracciata ad un dio che non è di certo il mio.
Brutta storia questa storia
per chi canta la vittoria
Bomba bimba bimba bomba
bomba boomeranga
bomeranga boomera ranga ranga bomba
ringa ranga boomeranga bimba bomba romba
bomba bimba boomeranga bomba boomeranga
589.
TRENTA MIGLIA DI MARE
Assalti Frontali
(1999)
Scritta durante i bombardamenti NATO sulla Serbia.
E' radio Assalti che parla
su tutte le bande
sul cielo rovesciato della Serbia
la terra urla
ferma la guerra
mi sento una belva lottare
arriva dal cielo il potere
a trenta miglia di mare
e io non ho nazione
nell'ora della verità se verrà per me
sarò un disertore un sabotatore
quale strada mi risparmia dalla scelta infame
di votarmi all'assassino migliore?
E' radio Assalti che parla
sotto questo tono cupo un pensiero bandito
un ribelle al dovere
se ora il dovere è solo arte di obbedire
come il "bene"a volte è solo un altro modo
in cui si fa chiamare chi è
più forte
nella guerra umanitaria l'invenzione è buona
l'occasione per regnare sulla polveriera della storia
è un inganno da morire
aprile da non dimenticare
guerra da manuale
quando più nessuno ha più un'alternativa
all'alternativa all'Europa
bianca che finalmente mette ordine in cantina
peccato per le vittime di mezzo
ma che facevano lì sotto al centro di tante bombe in
cerca di bersaglio?
E' radio Assalti che parla
fai la ninna bimbo finchè ti credi in salvo
tutto il benessere da qualche parte qualcuno doveva
pur pagarlo
a distanza di gommone però
a trenta miglia di mare
puoi anche andare in gita lì a guardare che effetto
fa morire
riempi le collette collettive
i capi spendono miliardi
per tutte le bombe e le rovine
è già tardi
dormi tranquillo
la propaganda di guerra culla il tuo cervello
fai ciao con la mano all'aereo che parte
ogni notte nel vento della morte
forse domani non ricorderai neppure il nome
di quella regione
mentre la guerra rimane
nel buco di un millennio
speso con impegno a riparare ogni frontiera
artificiale
nell'odio sceso dentro le coscienze umane
la guerra chiede sempre il conto a chi rimane
ogni strada ha la sua porta da violare
oggi faccio il mio dovere:sabotatore
perché non ho nazione.
590.
LA BOMBA INTELLIGENTE
Bisca 99 Posse
Tre anni fa ero come molti di voi, davanti al
televisore a
vedere quelle immagini di morte che provenivano dal
Golfo,
Nonostante la drammaticità del momento ero molto
annoiato.
Ebbi un sobbalzo: sentii parlare per la prima volta
di bombe intelligenti
L’IDEA DI UNA BOMBA INTELLIGENTE
Ho sempre creduto che la bomba fosse per sua stessa
natura
ottusa, idiota, cieca. Se tu le
dici : vai la! Lei con geometrica idiozia ci si
catapulta
- Poi ho
capito qual'era la differenza tra
una bomba normale ed una bomba intellisonte.
una bomba norma I e."Guarda, li
c'è um carroarmato" lei.......
grrrrrrrrr.......... metro più metro
meno: BAM' Se tu dici la stessa
cosa ad una bomba intelligente
lei......grrrrrr......BAM' Un
asilo nido con tremila bambini.
Era evidente che le bombe di cui si parlava in quel
conflitto erano
ottuse ed idiote come tutte
Le altre , ma l’idea m’è rimasta, ed ho immaginato il
giorno in
cui uno scienziato pazzo inventi
una bella bomba intelligente. Il suo nome è
CARMELA!
CARMELA, LA BOMBA INTELLlGENTE.................
Carmela vive in un hangar sotto II pentagono. Il suo paparino,
lo scienzato pazzo le ha fornito un’intelligenza
sovraumana; ma come
tutti gli scienziati pazzi americani, e realmente
pazzo
e per non venire meno al luogo comune che vuole
intelligente
ma brutta ha dato a Carmela un
aspetto orribile, con un retrorazzo mostruoso, un
naso a becco
tipo Concorde, le aIucce storte.
L'unico a prestarle attenzione In tutto il pentagono
è
Ciruzzo,
un obice residuato bellico della seconda guerra
mondiale:" Carmela, oh
Carmela, un 'nci'a 'dari cuntu all'autri!
Si troppo bedda'".
II quarto personaggio di questa storia e iI generale
Swarzkopfszchhh:"Allora? Questa
bomba?......milioni di dollari il nostro
presidente ha bisogno di una bella
ecatombe.....la campagna elettorale
langue......."
UNO, DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI ..........
Carmela odia il generale, lo guarda fisso negli
occhi, trova
lo scopo della missione realmente stupido.
VIE VIE VIE VIE VIETNAM....... GHE GHE GHE GHE GHE GHE
GHE GHE GHE GHEDDAFI.......
Lo scienziato Si avvicina a Carmela. "Ti prego
non mi fare
fare brutte figure senno qui mi tagliano i fondi Ti
prego faglieli.......
(rit.)UNO. DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI..........
Carmela ha imparato a mettere i sentimenti davanti
alla
razionalità, e ancora prima di decidere si rivolge a
Ciruzzo."
Cosa devo fare?" "Carmela a chi si foddi? A
fallu pi mia. A
Sicilia no!"
Carmela sale....... Uno.........Duo.........Tre
chilometri.......ha
già deciso. Inquadra l'ombelico di Swankopfsichhh e
punta
il suo monitor su quella casa pentagonale che l'ha
vista nascere
fa una rotazione di 180 gradi:GRRRRRR.........
BUSH"
GRRRR.........-.CLIN-TON"! (questa è
esattamente la differenza tra un
presidente repubblicano ed uno democratico!)
CARMELA NON FARÀ' MAI ..........
UNO, DUE, TRÉ MILIONI DI MORTI................
L’ IDEA DI UNA BOMBA INTELLIGENTE
591.
MONTESOLE
PGR
testo di Giovanni Lindo Ferretti
“Non è propriamente una canzone sulla guerra. è una canzone sulla vita, che nasce e prende nome dal Parco di Montesole, dove avvenne la strage di Marzabotto.”
[“Il Bah” dal ng it.fan.musica.guccini]
Voglio cantare l'uso della forza che nasce dalla
comprensione
La forza che contiene la distruzione
Una forza cosciente serena che sa sostenerne la pena
Capace di pietà, tenera di compassione
Capace di far fronte, avanzare, capace di vittoria,
di pacificazione
Canto la morte che muore per la vita di necessità
Che rifugge il martirio, l'autodafè
Non succube di ciò che si dice di qua sull'aldilà
Potrà guardarlo in faccia per quello che è, quando
arriverà
L'amore non cantarlo, che si canta da sé
più lo si invoca meno ce n'è
canto la vita che, quando è il suo tempo, sa morire e
muore
canto la vita che piange sa attraversare il dolore
canto la vita che ride, felice
di un giorno di nebbia, di sole, se cade la neve
canto la sorpresa nei gesti dell'amore
canto chi mi ha preceduto, chi nascerà, chi è qui con
me
sono in questo spazio essenziale, un valore aggiunto
L'amore non cantarlo, che si canta da sé
più lo si invoca meno ce n'è
canto la guerra e so, non sono in buona compagnia
canto la pace che non è un mestiere, né una ideologia
canto la libertà, difficile, mai data, che va sempre
difesa
sempre riconquistata
L'amore non lo canto, è un canto di per sé
più lo si invoca meno ce n'è.
592.
SPAURÀZ
Nosisà
[Paolo Mattotti-Janna Carioli-Gianluca Zanier]
(1997)
Ti aj dite di no sta là cun la mari de la uère
l'arme ca ti an dat e va plantade ta la tière
l'é di len tant bon cal podarà cressi un ulîf
quanc'al sflorirà si tu saras ancjmo vif
Ti aj dite di butale la divise ca ti an dât
e val di pui tal cjamp co vin cumò tan ben arât
parsòre a un pal a viesti cun tal cjapel in man
scjàmparan i ucei e'l forment no mangjaran
El spauràz al val di plui d'un general
al pararà il to pan e il to cjamp di ogni mal
el general al sa piantà nome dolôr
parsore al nestri cjamp ne cres plui
nancje un flor
*
LO SPAVENTAPASSERI
Versione italiana fornita da Paolo Sollier
Ti ho detto di non andare coi signori della guerra
l'arma che ti han dato puoi piantarla nella terra
è di legno buono potrà crescere un ulivo
quando fiorirà sarai di certo ancora vivo
Ti ho detto di gettare la divisa che ti han dato
servirà di più nel campo appena arato
sopra ad un palo metterla con un cappello in mano
scaccerà gli uccelli che non mangeranno il grano
Lo spaventapasseri val più di un generale
difenderà il tuo pane e il tuo campo da ogni male
il generale invece sa piantare solo dolore
e sopra i nostri campi non ci nasce
neanche un fiore
593.
US AND THEM
Pink Floyd
testo di Roger Waters
Us and Them
And after all we're
only ordinary men
Me, and you
God only knows it's
not what we would choose to do
Forward he cried from
the rear
and the front rank
died
And the General sat,
as the lines on the map
moved from side to
side
Black and Blue
And who knows which is
which and who is who
Up and Down
And in the end it's
only round and round and round
Haven't you heard it's
a battle of words
the poster bearer
cried
Listen son, said the
man with the gun
There's room for you
inside
Down and Out
It can't be helped but
there's a lot of it about
With, without
And who'll deny that's
what the fightings all about
Get out of the way,
it's a busy day
And I've got things on
my mind
For want of the price
of tea and a slice
The old man died
*
NOARTRI E
QUELLARTRI
Versione in elbano
occidentale (Campese) di Riccardo Venturi
Noartri e quellàrtri
penzàcci ‘n pogo s’è
tutta gente ‘ome tutti
io e téne
lo sa ‘r Zignore che
nun è quer che si vorèbbe fà
e urlava “Avanti”
dalle líne’ ‘ndrèto
e la prima línia
grepava
e ‘r Generale stava a
séde ner tempo che
le líne’ ‘nzulla mappa
si movéveno di gui e di là
neri e blé
e chissà chi d’è
quello e chi d’è quellartro
su e giù
e ‘n fondo è sempre ‘n
cerchio tondo ‘ome ‘r mondo
unn’à’ ‘apito è ‘na
battaglia fatta a parole
à gridato ‘r
portabandiera
‘scórta bambolo à
detto l’omo ‘olla pistola
drento c’è ‘na stanza
pe’ téne
drento e fora
e ‘n ci si pole fà
nulla, ce n’è ‘n zacco e ‘na sporta
co’ e senza
e chi pole di’ che ‘un
zo’ cosi’ tutte le guère
lèveti dar boccino, ‘n
vedi cio’ da fà
e ciò ‘n po di ‘ose ‘n
capo
e perché ‘n zapeva
‘vanto ‘ostava ‘r tè e ‘na fetta
ir vecchio se ne
mórse.
594.
FRATELLI?
Roberto Vecchioni
(1973)
Partire insieme ed esser tanti
la luce è quella là davanti
per settimane e settimane
dividi il vino, spezza il pane
e dove andiamo cosa importa
più siamo e più la strada è corta
per settimane e settimane
amarci e bere alle fontane.
Amore, il mondo è solo amore
siamo diversi di colore
ma cosa importa se non è diverso il cuore.
Ma il viaggio è lungo e il giorno viene
e c'è chi si chiede: "mi conviene?"
Jahvè lo guida dal passato
e fissa i prezzi del mercato;
quegli altri nascon perdenti
sarà che i labbri li han pendenti
il bianco sfrutta e fa il padrone
per un rimorso a colazione.
L'amore muore e dove muore
non è che nasca sempre un fiore.
L'amore muore e dove muore c'è dolore.
E mentre volano i coltelli
che bello dirsi "Siam fratelli!
Avanti, su, ricominciamo,
siam tutti uguali e poi ci amiamo".
Amiamoci che poi vuol dire:
"Amate voi per cominciare"
ognuno pensa a sè soltanto
e se va male giù col pianto.
Ragazzo, passami da bere
li metto tutti nel bicchiere
le loro facce, i loro dei e le bandiere.
E cantavamo una canzone
la cantavamo tutti insieme
ma passa il tempo, brucia il sole
chi le ricorda più le parole?
595.
MOSTAR
Bassapadana
[Massimo De Matteis-Marzia Cari]
1997
Solo case diroccate
segnan vie senza nome,
primavere,estati, inverni
di un colore sono ora.
Piange il bimbo di una madre
che mai più saprà toccare,
bimbo sì ma ormai comprato
per la voglia di un soldato.
Che per colpa dell'onore lascia
figli senza nome.
Che per colpa della patria
li ucciderà.
Sento nascere dal cuore,sento l'aria
il respiro di una quercia presto
nascerà.
Neve bianca su quei fiumi,
cala il freddo sulla gente,
dignità chiamata uomo
ma tanti resti nella mente.
Gente libera si sa
ma con la voglia di rifare
fare case,strade e scuole
ma ormai tutto è da cambiare.
Difficile pensare ai nostri avi
come simboli divini della vita
però credo alle cose che hanno
detto
alle cose che hanno fatto e che non
sento più.
E noi musici,che ancora san di
niente
malati di canzoni
canteremo per voi,
cantautori senza fine.
State urlando al vento e al mare
l'amore che portate
per l'arcobaleno in cielo
che vedrete salirà.
La paura che mi assale quando vedo
quella porta un po' socchiusa,presto
s'aprirà.
Sento nascere dal cuore,sento l'aria
il respiro di una quercia presto
nascerà.
596. QUAND VIÊT-NAM S’APPELAIT INDOCHINE
Anne Vanderlove
Quand Viêt-Nam s'appelait Indochine
Ecoutez-moi,
Il y avait déjà la guerre,
Ecoutez-moi,
Et de enfants,le cul par terre,
Tous nus,en larme, dans la poussière,
Pleuraient sur toutes les photos,
Dans les journaux.
Y-a-t-il vingt,trente ou cent ans,
Ecoutez-moi,
Peut-être aussi bien dix-mille ans,
Ecoutez-moi,
Il y a toujours eu la guerre,
Et des enfants dans la poussière,
On n'a pas écrit leur sanglots
Dans les journaux.
J'ai entendu une maman,
Ecoutez-moi,
chanter en berçant son petit,
Ecoutez-moi,
Il y a toujours eu la guerre,
ton héritage est une terre
d'ossemments et de trous pleins d'eau,
Voilà ton lot.
Elle chantait au bord d'une route,
Ecoutez-moi,
Hanoï, Saïgon, la déroute,
Ecoutez-moi,
Son enfant mort serré contre elle,
Des avions déchirent le ciel,
Le soleil se couche,il fait beau,
Dit la radio.
La radio dit, chaque matin,
Ecoutez moi,
Je pense pour vous, tout va bien,
Ecoutez-moi,
Pendant ce temps là, c'est l'enfer,
Pour du pétrole, l'or,les frontières,
Des pointillés sur un tableau,
Des numeros.
Du Nord au Sud,et de l'Est en Ouest,
Ecoutez-moi
La mort, l'absurde font la loi,
Ecoutez moi,
Si l'on posait les armes à terre,
Si tous les hommes étaient frères,
Les enfants de toutes les couleurs
Feraient comme un bouquet de fleurs,
Jaunes et blancs,rouges et noirs,
Les enfants de toutes les couleurs
Feraient comme un bouquet de fleurs
Et ça s'appellerait....l'Espoir.
*
QUANDO IL VIETNAM SI CHIAMAVA INDOCINA
Versione italiana di Paolo Sollier
Quando il Vietnam si chiamava Indocina,
Ascoltatemi,
C'era già la guerra,
Ascoltatemi,
E dei bambini col culo per terra,
tutti nudi,in lacrime nella polvere,
Piangevano in tutte le foto
Sui giornali.
Son venti,trenta o cento anni,
Ascoltatemi,
Forse addirittura diecimila anni,
Ascoltatemi,
C'è sempre stata la guerra,
E dei bambini nella polvere,
Non si sono scritti i loro sighiozzi
Sui giornali
Ho sentito una mamma,
Ascoltatemi,
Cantare cullando il suo piccolo,
Ascoltatemi,
C'è sempre stata la guerra,
La tua eredità è una terra
di ossa e di buchi pieni d'acqua,
Ecco la tua parte.
Lei cantava lungo una strada,
Ascoltatemi
Hanoi,Saigon,la disfatta,
Ascoltatemi,
Il bambino morto stretto a sé,
Gli aereoplani lacerano il cielo,
Il sole tramonta,fa bello
Dice la radio.
La radio dice ogni mattina,
Ascoltatemi,
Io penso per voi,tutto va bene,
Ascoltatemi,
In quel momento è l'inferno
Per il petrolio,l'oro,le frontiere,
Dei grafici su una tabella,
Dei numeri.
Dal Nord al Sud,dall'Est all'Ovest,
Ascoltatemi,
La morte,l'assurdo fanno la legge,
Ascoltatemi,
Se posassimo le armi a terra,
Se tutti gli uomini fossero fratelli,
I bambini di tutti i colori
farebbero come un mazzo di fiori,
Gialli e bianchi,rossi e neri,
I bambini di tutti i colori
Farebbero come un mazzo di fiori
E questo si chiamerebbe...
Speranza.
597.
CORVI
Massimo Bubola
(1997)
Chilometri,chilometri
di chiodi,croci,crimini
ecco quello che tu lasci dietro di te.
Chilometri,chilometri
di crani,cristi,crepiti
ecco la guerra che tu fai,piccolo re.
Vedo dei corvi volare sulla tua testa
i denti gialli del lupo nella tempesta
vedo dei corvi volare sulla tua testa
vedo le mosche coprire la tua finestra.
Chilometri,chilometri
di vedove e di orfani
ecco quello che tu lasci dietro di te.
Chilometri,chilometri
di cocaina e brindisi
ecco la guerra che tu fai,piccolo re.
Vedo dei corvi volare sulla tua testa
i denti gialli del lupo nella tempesta
vedo dei corvi volare sulla tua testa
vedo le mosche coprire la tua finestra.
E se s'è un Dio
se c'è mai un Dio
peggio per te
sì,peggio per te.
Centimetri,centimetri
cecchini,centri,cimici
ecco la guerra che tu fai,piccolo re.
Centimetri,centimetri
solo cinque centimetri
perchè tu vada all'inferno,piccolo re.
Vedo dei corvi volare sulla tua testa
i denti gialli del lupo nella tempesta
vedo dei corvi volare sulla tua testa
vedo le mosche coprire la tua finestra.
598.
COMPANYS, NO ÉS AIXÒ
Lluís Llach
(1978)
In anticipo di qualche ora sull' "ultimatum" di Riccardo mando l'ultima canzone che mi è rimasta.L'ho lasciata in fondo perchè invita a non mollare,a ripartire sempre,a stare svegli. Scrivere e leggere i testi che si sono accumulati mi ha aiutato a riflettere,oltre che a riscoprire il comune sentire di tanti autori così diversi tra loro e distanti di geografia e di storia.
Ma il punto diventa subito un'altro. Le canzoni contro la guerra,tranne alcune,come la splendida "Self Evident" di Ani Di Franco, sono piuttosto "generaliste", contro potenti e prepotenti, contro militari ed armamenti,ma, con la piega che sta prendendo il mondo, bisogna trovare,inventare, vivere comportamenti più espliciti, scomodi,esposti. Rimettersi totalmente in gioco,se non si vuole correre il rischio di stare a guardare una massa di stronzi,compresi certi riformisti imblairiti, toglierci futuro e passato,prendendo in ostaggio il presente.E' un discorso che riguarda soprattutto quelli un po' attempati,estenuati dalle abitudini,troppo corazzati da scelte storiche e con nessuna primavera ad aspettare fuori.E' un percorso personale da rendere più duro, negandosi sconti e cercando scontri.Avremo bisogno di canzoni contro la pace,credo,quella personale, che addormenta e si accontenta.Va be'.
No era això companys,no és això
per que varen morir tantes flors,
pel que vàrem plorar tants anhels.
Potser cal ser valents,altra cop
i dir no,amics meus,no és això.
No és això companys,no és això,
ni paraules de pau amb barrots
ni el comerç que es fa amb els nostres drets,
drets que son,que no fan ni desfan
nous barrots sota forma de lleis.
No és això companys,no és això;
ens diran que ara cal esperar.
I esperem,ben segur que esperem.
Es l'espera dels que no ens aturarem
fins que no calgui dir,no és això.
*
COMPAGNI NON E' QUESTO
Versione italiana di Sergio Secondiano Sacchi
No era questo compagni,non per questo
sono morti tanti fiori,
abbiamo pianto tante speranze.
Forse bisogna essere forti un'altra volta
e dire no,amici miei,non per questo.
Non per questo,compagni,non per questo,
non parole di pace dietro le sbarre
non il commercio che si fa con i nostri diritti
diritti che esistono,che non fanno o disfano
nuove sbarre sotto forma di leggi.
Non per questo ,compagni,non per questo,
ci diranno che dobbiamo sperare
e speriamo,sicuro che speriamo.
E' la speranza di tutto ciò che noi otterremo
finchè non dovremo più dire non è questo.
599.
NEW WORLD HAWDAH
Linton Kwesi Johnson
Di killaz a Kigale
mus be sanitary workaz
di butchaz a Butare
mus be sanitary workaz
di savagiz a Shatila
mus be sanitary workaz
di beasts a Boznia
mus be sanitary workaz
pra-pram-pram
inna di new word
hawdah
like a ditty ole
bandige
pan di festahrin face
a umanity
ole hawdah anravel an
reveal
ole scar jus a bruk
out inna new sore
primeval woun dat time
wone heal
an in di hainshent
currency of blood
tribal tyrants a
seckle de score
Di killaz a Kigale
mus be sanitary workaz
di butchaz a Butare
mus be sanitary workaz
di savagiz a Shatila
mus be sanitary workaz
di beasts a Boznia
mus be sanitary workaz
pra-pram-pram
inna di new word
hawdah
an is di same ole cain
an able sindrome
far more hainshent dan
di fall of Rome
but in di new word
hawdah a atrocity
is brand new langwidge
a barbarity
mass murdah
narmalize
pogram
rationalize
genocide
sanitize
an di hainshent clan
sin
now name etnick
cleanzin
an so
Di killaz a Kigale
mus be sanitary workaz
di butchaz a Butare
mus be sanitary workaz
di savagiz a Shatila
mus be sanitary workaz
di beasts a Boznia
mus be sanitary workaz
pra-pram-pram
inna di new word
hawdah
*
NUOVO ORDINE MONDIALE
Versione italiana di Riccardo Venturi
Gli assassini di Kigali
devono essere operatori sanitari
i macellai di Butare
devono essere operatori sanitari
i selvaggi di Chatila
devono essere operatori sanitari
le bestie in Bosnia
devono essere
operatori sanitari
paraponzi ponzipo’
giù dentro il nuovo
ordine mondiale
come una vecchia garza
sporca
sulla faccia festosa
dell’umanità
il vecchi ordine svela
e rivela
la vecchia cicatrice
che si riapre e dà nuovo male
la ferita primitiva
stavolta non guarirà
e nell’antico scorrer
di sangue
i tiranni tribali
intingono il rancore
Gli assassini di Kigali
devono essere operatori sanitari
i macellai di Butare
devono essere operatori sanitari
i selvaggi di Chatila
devono essere operatori sanitari
le bestie in Bosnia
devono essere
operatori sanitari
paraponzi ponzipo’
giù nel nuovo ordine
mondiale
ed è lo stesso vecchio
Caino, un’abile sindrome
ancora più antica
della caduta di Roma
ma nel nuovo ordine
mondiale un’atrocità
è il linguaggio nuovo
di zecca della barbarie
normalizzare
i massacri
razionalizzare
i pogrom
sanitizzare
il genocidio
e l’antico peccato
tribale
ora lo chiamano
pulizia etnica
già
Gli assassini di Kigali
devono essere operatori sanitari
i macellai di Butare
devono essere operatori sanitari
i selvaggi di Chatila
devono essere operatori sanitari
le bestie in Bosnia
devono essere
operatori sanitari
paraponzi ponzipo’
giù nel nuovo ordine
mondiale
600. LA VIE S’ÉCOULE, LA VIE S’ENFUIT
Gilles Servat
testo di Raoul Vaneigem
(1961)
No, questa non è una “CCG”.
Ma non me ne frega
nulla.
Con essa voglio
chiudere la raccolta.
Dedicata a Franco, a
Paolo "Vaccaloca", a Paolo Sollier, a Daniela, a Enrica, a Fil, a
Mauro, a Alex, a Roberto, a Ada, a Joëlle, a Silvia, a Giorgio, a Marco e
Silvia, a tutti quelli che non hanno mollato.
E una dedica speciale
a Ivan della Mea, la cui "Rosso un fiore" sto ascoltando in questo
momento.
La vie s'écoule, la
vie s'enfuit
Les jours défilent au
pas de l'ennui.
Parti des rouges,
parti des gris
Nos révolutions sont
trahies.
Le travail tue, le
travail paie,
Le temps s'achète au
supermarché.
Le temps payé ne
revient plus
La jeunesse meurt de
temps perdu.
Les yeux faits pour
l'amour d'aimer
Sont le reflet d'un
monde d'objet.
Sans le rêve et sans
realité
Aux images nous sommes
condamnés.
Les fusillés, les
affamés
Viennent vers nous du
fond du passé.
Rien n'a changé mais
tout commence
Et va mûrir dans la
violence.
Tremblez repères de
curés
Nids de marchands, de
policiers,
Au vent qui sème la
tempête
Se récoltent les jours
de fête.
Les fusils vers nous
dirigés
Contre les chefs vont
se retourner.
Plus de dirigeants,
plus d'état
Pour profiter de nos
combats.
La vie s'écoule, la
vie s'enfuit
Les jours défilent au
pas de l'ennui.
Parti des rouges, parti
des gris
Nos révolutions sont
trahies.
*
LA VITA
SCORRE E FUGGE VIA
Versione italiana di
Riccardo Venturi
(2002)
La vita scorre e fugge
via,
I giorni sfilano a
passo di noia.
Partito dei rossi,
partito dei grigi,
Le nostre rivoluzioni
sono tradite.
Il lavoro ammazza, il
lavoro paga,
Il tempo si compra al
supermercato.
Il tempo pagato non
torna piu',
La giovinezza muore di
tempo perso.
Gli occhi fatti per
l'amore d'amare
Riflettono solo un
mondo di cose.
Senza sogni e senza
realtà
Alle immagini siamo
condannati.
I fucilati, gli
affamati
Vengono a noi dal
fondo del passato.
Niente è cambiato, ma
tutto comincia
E maturerà nella
violenza.
Tremate, tane di
preti,
Nidi di mercanti e di
sbirri,
Al vento che semina
tempesta
Si raccolgono i giorni
di festa.
I fucili verso di noi
puntati
Verso i capi saranno
rivolti.
Niente piu' dirigenti,
niente piu' stato
A profittare delle
nostre lotte.
La vita scorre e fugge
via,
I giorni sfilano a
passo di noia.
Partito dei Rossi,
partito dei Grigi,
Le nostre rivoluzioni
sono tradite.
A song against frightful peace
Une chanson contre la paix terrifiante
Ein Lied gegen den entsetzlichen Frieden
Una canción contra la paz terrificante
Uma canção contra a paz terrificadora
Un cântec împotrivă păcii
terificante
΄Ενα
τραγούδι κατά
της ειρήνης
της δεινής
Een lied tegen de verschrikkelijke vrede
Ur son a-enep d’ar peoc’h spontus
LA DOMENICA DELLE SALME
Fabrizio de André
(1990)
Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di
orzata dove galleggia Milano;
non fu difficile
seguirlo il poeta della Baggina,
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina;
gli incendiarono il
letto sulla strada di Trento,
riuscì a salvarsi
dalla sua barba
un pettirosso da
combattimento.
I polacchi non
morirono subito
e inginocchiati agli
ultimi semafori
rifacevano il trucco
alle troie di regime,
lanciate verso il
mare.
I trafficanti di
saponette mettevano pancia verso est;
chi si convertiva nel
novanta ne era dispensato nel novantuno;
la scimmia del quarto
Reich ballava la polca sopra il muro
e mentre si
arrampicava le abbiamo visto tutto il culo;
la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di
festa,
masso per masso,
schiavo per schiavo,
comunista per comunista.
La domenica delle
salme non si udirono fucilate,
il gas esilarante
presidiava le strade,
la domenica delle
salme si portò via tutti i pensieri
e le regine del
"tua culpa" affollarono i parrucchieri.
Nell'assolata galera
patria, il secondo secondino
disse a "Baffi di
sego", che era il primo:
"si può fare
domani, sul far del mattino";
e furono inviati
messi,
fanti, cavalli, cani
ed un somaro
ad annunciare
l'amputazione della gamba
di Renato Curcio il
carbonaro;
ministro dei
temporali, in un tripudio di tromboni,
auspicava democrazia,
con la tovaglia sulle mani
e le mani sui
coglioni.
"Voglio vivere in
una città dove all'ora dell'aperitivo
non ci siano
spargimenti di sangue o di detersivo";
a tarda sera io e il
mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi
cittadini liberi di questa famosa città civile
perché avevamo un
cannone nel cortile.
La domenica delle
salme nessuno si fece male;
tutti a seguire il
feretro del defunto ideale;
la domenica delle
salme si sentiva cantare
"quant'è bella
giovinezza, non vogliamo più invecchiare".
Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe,
accesero la
televisione e ci guardarono cantare
per una mezz'oretta,
poi ci mandarono a cagare:
"voi che avete
cantato sui trampoli e in ginocchio,
coi pianoforti a
tracolla, vestiti da Pinocchio,
voi che avete cantato
per i longobardi e per i centralisti,
per l'Amazzonia e per
la pecunia,
nei palastilisti e dai
padri Maristi;
voi avevate voci
potenti, lingue allenate a battere il tamburo,
voi avevate voci
potenti, adatte per il vaffanculo".
La domenica delle
salme, gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i
flauti il cadavere di Utopia;
la domenica delle
salme fu una domenica come tante,
il giorno dopo c'erano
i segni di una pace terrificante,
mentre il cuore
d'Italia, da Palermo ad Aosta,
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta.
*
LE DIMANCHE
DES RAMEAUX MORTS
Versione francese di
Riccardo Venturi [*]
Il prit un bus et
s’enfuit,
Vers six heures du
matin,
De la bouteille de
pastis
Où Milan flotte, il ne
fut
Pas difficile de le
suivre,
Le poète de l’hospice,
Son âme allumée
donnait
De la lumière
d’ampoule
On a brûlé son lit
Sur la route de
Trente,
Il s’est sauvé de sa
barbe,
Ce rouge-gorge de
combat...
Les polonais ne sont
pas morts illico,
Et, à genoux devant
les derniers feux rouges,
Retouchaient le
maquillage aux putains de régime
Qui couraient à la mer
Les fabricants de
savonnettes
Mettaient son ventre
sur l’est,
Si l’on se
convertissait en quat’-vingt dix
Fallait pas le fair’
en quat’-vingt onze,
Le singe du quatrième
Reich
Dansait une polka sur
le Mur,
Et, pendant qu’il
s’hissait,
Tout l’ monde a vu son
cul,
La pyramide de Khéops
A été rebâtie ce
jour-là, un jour de fête,
Bloc par bloc
Esclave par esclave
Communiste par
communiste.
Le Dimanche des
Rameaux morts
Pas un coup de fusil,
silence...
Et le gaz hilarant
Se repandait dans les
rues,
Le Dimanche des
Rameaux morts
A emporté toutes les
pensées
Et les reines des
"tua culpa"
Se ruaient chez les
coiffeurs...
Dans la prison
nationale
Le deuxième geôlier
Dit à
"Moustaches-de-Suif", le premier,
"On va le faire
demain, au petit matin",
Et on a envoyé des
chevaux,
Des messagers, des
chiens et un âne
Rendre l’arrêt
d’amputation d’ une jambe
À Renato Curcio,
Le carbonaro.
Le ministre des
Orages,
Dans une orgie de
trombones
Glorifiait la
démocratie
Avec la nappe sur ses
mains, et ses mains sur ses couilles,
"Je veux vivre
dans une ville
Où, à l’heure de
l’apéro,
Y a pas de sang qui
coule
Ou bien, de
détersif"
Le soir, moi et mon
illustre cousin De Andrade
Nous étions les
derniers citoyens libres
De cette fameuse ville
civilisée,
Parce qu’on avait un
canon dans l’ arrièr’-cour
Un canon dans
l’arrièr’-cour...
Le Dimanche des
Rameaux Morts
Personne ne s’est fait
mal,
Tout l’ monde était
aux obsèques
Du défunt idéal,
Le Dimanche des
Rameaux Mort
On entendait chanter
"Ce qu’ell’est
belle, la jeunesse,
Nous ne voulons pas
vieillir".
Et les derniers
passants
Rentraient dans leurs
catacombes,
‘Z’ont allumé la télé,
nous ont regardés chanter
Pendante une
demi-heure,
Puis nous ont envoyés
balader
"Vous qui avez
chanté sur des échasses et à genoux,
Avec des pianos en
écharpe, déguisés en Pinocchio,
Voius qui avez chanté
pour le Roi et pour la Ligue,
Pour l’argent et pour
l’Amazonie
Pour Armani et Ferré,
L’Abbé Pierre et
Taizé,
Vous, avec vos voix
puissantes,
Vos langues qui
batt’nt fort le tambour,
Vous, avec vos voix
puissantes,
Faites pour envoyer
promener."
Le Dimanche des
Rameaux Morts
Les croque-nostalgie
suivaient
Avec un chœur de
flûtes
Le cercueil de
l’Utopie,
Le Dimanche des
Rameaux Morts
A éte une journée
insignifiante
Le jour après on
voyait les signes
D’une paix
terrifiante.
Et le cœur d’Italie,
De Palerme au Simplon
Se gonflait en un
chœur
"De vive
protestation".
[*] rivista in alcuni punti da Catherine Mas
A song for
Une chanson pour
Ein Lied für
Una canción para
Uma canção para
Un cântec pour
΄Ενα
τραγούδι για
Een lied voor
Ur son evit
IL PESCATORE
Fabrizio de André
All’ombra dell’ultimo
sole
s’era assopito un
pescatore
e aveva un solco lungo
il viso
come una specie di
sorriso.
Venne alla spiaggia un
assassino,
due occhi grandi da
bambino,
due occhi enormi di
paura,
eran gli specchi
d’un’avventura.
E chiese al vecchio,
Dammi il pane,
ho poco tempo e troppa
fame,
e chiese al vecchio,
Dammi il vino,
ho sete e sono un
assassino.
Gli occhi dischiuse il
vecchio al giorno,
non si guardò neppure
intorno
ma versò il vino e
spezzò il pane
per chi diceva, Ho
sete, ho fame.
E fu il calore di un
momento,
poi via di nuovo verso
il vento,
davanti agli occhi
ancora il sole,
dietro alle spalle un
pescatore.
Dietro alle spalle un
pescatore,
e la memoria è già
dolore,
è già il rimpianto di
un aprile
giocato all’ombra d’un
cortile.
Venno in spiaggia due
gendarmi,
vennero in sella con
le armi
e chiesero al vecchio
se, li’ vicino,
fosse passato un
assassino.
Ma all’ombra
dell’ultimo sole
s’era assopito un
pescatore
e aveva un solco lungo
il viso
come una specie di
sorriso
e aveva un solco lungo
il viso
come una specie di
sorriso.
*
THE
FISHERMAN
Versione inglese di
Riccardo Venturi
(1999)
In the uncertain
shadow of sunset
A Fisherman was dozing
off,
His face was streak’d
all along
With something just
like a smile.
A man came running to
the shore,
His eyes so big, just
like a child’s,
His eyes were fill’d
with pain and fear
As if reflecting some
adventure.
He ask’d the old man
for some bread,
"I am in haste
and am so hungry";
He ask’d the old man
for some wine,
"I am so thirsty
and am an outlaw."
The old man he did
open his eyes
Without e’en looking
‘round himself;
He simply gave his
bread and wine
To a man who was so
thirsty and hungry.
No longer than one
instant’s warmth,
Then he fled away in
the wind;
Before his eyes the
sun was shining,
Behind his back, an
old man sleeping.
Behind his back, an
old man sleeping
And memories of pains
endur’d,
Memories of a past
springtime
In a yard, playing in
the shadow.
Two gendarmes came
dressed in arms,
Well mounted on their
horses’ back;
They ask’d the old man
if he’d seen
Someone pass by him on
the shore.
In the uncertain
shadow of sunset
A Fisherman was dozing
off,
His face was streak’d
all along
With something just
like a smile
His face was streak’d
all along
With something just
like a smile.
*
‘R
PESCATORE
Versione in Elbano
occidentale (campese) di Riccardo Venturi
Che ggiàë
s’artramontava ‘r sole
Stava di mèuse un
pescatore
Con un ciriffo sopra
’r viso
Come quarcosa d’un
sorìso.
Vien’alla spiaggia ’n
assassino,
Du’ occhi come ‘m
bambolino
Du’ occhi grossi di
paura,
Come lo specchio
d’un’avventura.
Che ‘ni dimmanda,
Dammi ’r pane,
Ciò pógo tempo e tanta
fame,
Che ‘ni dimmanda,
Dammi ’r vino,
Ciò sete e so’ un
assassino.
L’occhi li spipa ‘r
vecchio ar giorno,
Senza vortàssi manco
‘ntorno,
Che mèscia ‘r vino e
incigna ‘r pane
A chi ‘ni dice, ò
sete, ò fame.
Che fùe ’m momento di
cardagna,
E scappòë nella
bogolagna,
Davant’all’occhi sempre
‘r sole,
Drèt’alle spalle ‘n
pescatore.
Drèt’alle spalle ‘n
pescatore,
Che aricordàssi dàë
dolore,
‘N aprile che
s’aramentava,
Che’n una corte ci
giogava.
Che ggiàë
s’artramontava ‘r sole
Stava di mèuse un
pescatore
Con un ciriffo sopra
’r viso
Come quarcosa d’un
sorìso
Con un ciriffo sopra
’r viso
Come quarcosa d’un
soriso.
[1] "Stà di mèuse" significa alla
lettera "essere appisolato". Il termine, con metafora
del tutto
inspiegabile, sembra derivato dal troncamento del nome latino
"Bartholomeus".
[2]
"Ciriffo" è propriamente una smorfia fatta col viso.
[3] "Spipà
ll’occhi" indica propriamente meraviglia, ma si usa comunemente anche per
"aprire gli
occhi".
[4] La
"bogolagna" è propriamente lo spostamento d’aria provocato dalla
risacca forte.
AL PEHCATÜR
Versione in Camuno di
Redshadow (Antonio Teresano)
Hota l'ombra del ültim
Hol
L'era dre a durmì el
peHcatür
E g'aia an sguaro Hura
'l müs
Chel parïa dre a
grignà [1]
'Rïa a la spiaggia
n'assassino
Doi groHi oc’ com an
pì
Doi grandi oc’ de pora
Cüma i spec' de'n
avventüra
E disïa al vec’, PaHa
al pà,
Go mïa tep e go de
mangià [2]
E disïa al vec’,
PaH’em l'i, [3]
Go Het e Ho'
n'assassino.
I oc’ dervïa al vec’
al dè
El He ardàe gnac an
giro
Ma'l paHò'l pà e'n
guHì de i [4]
A chel che disïa go Het
go fam
E fu chel'àtim de
calür [5]
Poi amò via contra al
vet
De nac’ ai oc' amò al
Hül
De dre dale Hpale al
peHcatür
De dre dale Hpale 'n
peHcatür
E la memoria l'è già
dülür
E già'l penHèr de'n
April
Bütat vïa a l'umbra
de'n cortil
'Riarono Hol ca’aal
[6] doi sbiri
'Riarono Hol
caaal coi fucili [7]
Disïan al vec’ he
le’an banda
L'era paHat an
assassino
Ma all'ombra del ültim
Hol
L'era dre a durmì el
peHcatür
E g'aia an sguaro
Hura'l müs
Chel parïa dre a
grignà.
E g'aia an sguaro
Hura'l müs
Chel parïa dre a
grignà.
[1] Ho tradotto come "sembrava stesse
ridendo" per la metrica
[2] Non ho tradotto il "troppo"
perche' il doppio verbo avere e' gia' inteso
come rafforzativo (
"ho da mangiare" invece che "ho fame")
[3] "Vino" si dice proprio così (caduta
della [v] iniziale e della [n] finale)
[4] Molto libera, ho tradotto (ma diede il pane e un goccio di vino)
[5] Traduco
letteralemente, anche se il calore non e' inteso in senso meteorologico
[6] In sella ho tradotto "sul
cavallo"...
[7] ...e armi con
fucili
*
LE PÊCHEUR
Versione francese di
Riccardo Venturi
A l’ombre du dernier
soleil
un pêcheur s’était
assoupi,
son visage était
sillonné
par un espèce de
sourire.
Un assassin vint à la
plage,
avec ses grands yeux
d’enfant,
avec ses yeux pleins de
terreur,
c’étaient le miroir
d’une aventure.
Et il lui dit,
Donne-moi du pain,
j’ai peu de temps et
j’ai très faim,
et il lui dit,
Donne-moi du vin,
j’ai soif et je suis
un assassin.
Le pêcheur entrouvrit
ses yeux,
il ne se retourna même
pas
mais il donna du vin
et du pain
à quelqu’un qui avait
soif et faim.
Ce fut la chaleur d’un
moment,
puis il repartit vers
le vent
devant lui il n’y a
que le soleil,
derrière il n’y a
qu’un vieux pêcheur.
Derrière il n’y a
qu’un vieux pêcheur,
et les souvenirs deviennent
douleur,
c’est le regret d’un
mois d’avril
où l’on jouait à
l’ombre d’une cour.
Deux gendarmes sont
arrivés là,
montés en ses chevaux,
bien armés,
ils ont demandé au
pêcheur
s’il avait vu un
assassin.
Mais à l’ombre du
dernier soleil
un pêcheur s’était
assoupi,
son visage était
sillonné
par un espèce de
sourire
son visage était
sillonné
par une espèce de
sourire.
*
U PISCATURI
Versione in Siracusano
di Franco Senia
All'ùmmira ro’ suli ca
mureva
D'addummiscìu u
piscaturi
Cu na piega sùpira a facci
Ca pareva ca
rrireva [1]
Arrivò a pilaia
unu [2]
Ru occhi ranni i
piccirinnu
Ru occhi i fuora ‘ro
scandu
Ierano i specchi ‘i
na’ risgrazia
Ci rissi o vecchju,
Rammi u pani
Nunn'aiu tempu ie iaiu
fami
Ci rissi o vecchju,
Rammi u vinu
Iaiu siti ie nn'aiu
ammazzatu unu [3]
Rapìu l'occhi u
vecchju e taliò u ionnu
Sinni futtìu i cu
c'era attonnu
Ma abbuccò u vinu ie
tagghjò u pani
Pi cù riceva iaiu siti
ie fami.
Ie ffù u caluri ’r’in
mumentu
Ie nn'autra vota su
pigghjò u ventu
Ravanti all'occhi
sempri u suli
Rarreri e spanni nu
piscaturi
Rarreri e spanni nu
piscaturi
Ie tutti i riuoddi
fanu mali
Ie si riuodda quanno
n'aprili
Iucava all'ùmmira r'in
cuttigghju
A cavannu arrivàrunu
ru sbirri
Arrivàrunu a cavannu
co fucili
Ie ci spiàrunu u
vecchju si i'nnà vicinu
Iera passatu nu
delinquenti.
Ma all'ùmmira ro suli
ca mureva
D'era addummisciutu u
piscaturi
Cu na piega sùpira a
facci
Ca pareva ca rrireva
Cu na piega sùpira a
facci
Ca pareva ca rrireva.
[1] In siracusano non si sorride. O si ride
o niente.
[2] Non esiste un vocabolo siracusano per
assassino.
[3] Ipotizzo che l'assassino ne abbia
ucciso uno solo!
‘L PËSCADOR
Versione in Piemontese
di Marco Sopegno (Slowdog) e Silvia “Slowessa”
A l'ombra d'l sol c'a
meuir [1]
A l'era 'ndurmise 'n pëscador
E l'avia 'na rùpia 'n
facia
Come a fusa 'n fat 'd
rije. [2]
Rivaije a la riva
'n'assasin
L'avia doi oeij gros
come 'na masnà
Doi oeij sgranà 'd'la
pour
A l'ero 'l specc
'd'n'aventura.
L'ha ciamaije al veij
dame 'l pan
L'hai pa 'd tèmp e
tròpa fam
L'ha ciamaije al veij
dame 'l vin
L'hai sèij e son 'n
assassin.
'L veij a l'ha duertà
ij oeij al dì
Sensa gnanca vardesse
ëntorn
A l'ha vërsà 'l vin e
sciancà 'l pan [3]
Pèr chi a'i disija
l'hei sèij e fam.
L'è stait 'l calor
'd'n momènt
Poei torna 'n presa
contra 'l vènt
Con 'nt ij oeij ancora
'l sol
Daré 'd le spale 'n
pëscador.
Daré 'd le spale 'n
pëscador
E 'l ricòrd a l'é già
dolòr [4]
A l'è già l'argrèt
'd'n'avrìl
Giugà a l'ombra d'n
cortìl. [5]
Son ruvà due guardie
'n sij cavaij
Ruvà 'n sij cavaij con
l'armamènt
L'han ciamaije al veij
se li daosìn
L'era pasaije
'n'assassin.
Ma a l'ombra d'l sol
c'a meuir
A l'era 'ndurmise 'n
pëscador
E l'avia 'na rupia 'n
facia
Come a fusa 'n fat 'd
rije.
E l'avia 'na rupia 'n
facia
Come a fusa 'n fat 'd
rije.
[1] Anche noi abbiamo fatto morire il sole.
[2] Anche i piemontesi sorridono poco.
[3] "Scianchè 'l pan" è orribile, ma
tant'è
[4] Ci sarebbe stato bene "'n sagrìn"
(con la [n] velare), ma con "dolòr"
(pron. dulùr)
sopravvive una rima
[5] "Cortìl" è orrendo, ci vorrebbe
"cort", ma almeno si salva un po' di
rima e di metrica
*
O PESCADOR
Versione portoghese di
Riccardo Venturi
Na sombra do último
sol
adormecera-se um
pescador,
no rosto ele tinha um
sulco
como uma espécie de
sorriso.
Chegou à praia um
assassino
com grandes olhos de
menino,
grandes e cheios de
seu medo,
eram espelho duma
aventura.
E disse ao homem,
Dá-me pão,
não tenho tempo e
tenho fome,
e disse ao homem,
Dá-me vinho,
tenho sete e sou um
assassino.
O pescador abriu os olhos,
nem sequer olhou à sua
volta
mais ele deu seu pau e
seu vinho
a alguém que tinha
sete e fome.
Só foi o calor de um
momento,
pois ele partiu rumo
ao vento,
à sua frente, ainda o
sol,
atrás de si, um
pescador.
Atrás de si, um
pescador
e já a lembrança é
sofrimento,
já é a saudade dum
abril
de jogos na sombra dum
pátio.
E dois gendarmes bem
armados
chegaram à praia,
armados
pedindo-lhe ao
pescador
se tinha visto um
assassino.
Mas na sombra do
último sol
adormecera-se um
pescador,
e no rosto ele tinha
um sulco
como uma espécie de
sorriso
e no rosto ele tinha
um sulco
como uma espécie de
sorriso.
*
I’PPESCATORE
Versione in Senese
rustico (colligiano) di Paola Romagnoli
N’i’mmentre he’ndava
giù’ i’ssole
S’era messo a ddormì’n
pescathore [1]
Ciavèa quarcosa
su’i’vviso
Che parèa thutt’ un
sorriso.
Venn’alla spiaggia’n
delinquente
Du’ occhi grandi
hom’un cittino,
Du’ occhi pieni di
spavento,
Ci si specchia’a
l’avventura.
Gni diss’
a’i’vvecchio, Damm’i’ppane
Che ce l’ho furia [2]
e ttanta fame,
Gni diss’
a’i’vvecchio, Damm’i’vvino,
Ciò ssethe e ò morto
[3] ‘na phersona.
Ll’occhi ll’aphèrse
i’vvecchio a’i’ggiorno,
E ‘un si guardòe
manc’all’intorno
Mescétte i’vvino e
tagliòe ‘i’ppane
A quell’òmo he ciavèa
sethe e ffame.
‘Un po’ di hardo [4],
dh’un sehondo
E ppoi n’i’vvento se
n’andiède
Davant’all’occhi
sempr’i’ssole,
Dreh’a’i’ggroppone ’n
pescathore
Dreh’a’i’ggroppone’n
pescathore
E qui’rrihordo gni fa
mmale,
E gni venìa a’mmente
unguanno [5]
Huando ‘e giohava
‘n’un giardino [6]
N’i’mmentre he’ndava giù’
i’ssole
S’era messo a ddormì’n
pescathore
Ciavèa ‘na hosa sopra
i’vviso
Che parèa thutt’ un
sorriso
Gli avèa ‘na hosa
sopra i’vviso
He gli avèa thutto
d’un sorriso.
"Il criterio è
stato: come avrei raccontato questa storia a mia nonna Mafalda, nata nel
1907?"
[1] In campagna o si sta svegli o si dorme di
brutto. Non ci si "assopisce".
[2] Il concetto di "poco tempo" è
cittadino. Di solito dalle mie parti "s’ha ffuria".
[3] Il verbo
"morire" è usato comunemente come verbo transitivo per
"uccidere":
"I’ccacciatore glià morto du’
huaglie". "Mòrilo" vuol dire "ammazzalo".
[4] Nella vita di
campagna o fa caldo o fa freddo. Non c’è né "calore", né
"frescura".
[5] Antichissima
parola dantesca ancora usata dalle mie parti. Vuol dire alla lettera
"l’anno scorso" (dal
latino "hunc annum") oppure genericamente "tempo fa".
I nomi dei mesi si usano pochissimo;
ad esempio, per dicembre si preferisce dire
"pe’ Nnatale" o "pe’
i’ Cceppo", per ottobre si preferisce dire " ‘n tempo di
Vendemmia" e così via. Le stagioni
sono solo "estate" e "inverno".
[6] Le
"corti" sono solo in paese e "cortile" non esiste come
parola.
*
EL
PESCADORE
Versione in Rovigotto
(o rodigino) di Marco "Che" Randolo
Al ombra del'ultimo
sole
Se jera assopio un
pescadore
Chel'g'aveva un solco
lungo el viso
Come na specie de
soriso.
Venne ala spigia un
assasin
Dü oci grandi da
putìn,
Dü oci enormi de paura
I'jera i speci
de'n'aventura.
Ghe disse al vecio
"Dame pan,
G'ho poco tempo e
troppa fame"
Ghe disse al vecio
"Dame vin,
G'ho sè e so' un
assasin"
I oci verzè el vecio
al dì,
Nel se vardò nianca
intorno,
Ma versò el vin e tajò
el pan
Par chi diseva
"G'ho sè, g'ho fame".
E fu el calor d'un
momento
Po' via ancora verso
el vento,
Po' via ancora verso
el sole,
Dedrio le spale un pescadore.
Dedrio le spale un
pescadore,
E la memoria l'è za
dolore,
L'è za el rimpianto
d'un Aprile
Zugà all'ombra d'un
cortile.
Vennero in sela do
gendarmi,
Vennero in sela
co'e'armi
E i'domandaron al
vecio se lì vizin
Fose passà un assasin.
Ma all'ombra
dell'ultimo sole
Se jera assopio un
pescadore
Chel'g'aveva un solco
lungo el viso
Come na specie de
soriso.
Chel'g'aveva un solco
lungo el viso
Come na specie de
soriso.
*
LU
PESCATOR'
Versione Abruzzese
(teatino) di Domenico (Nico) Chillemi
Sott' a' lu sOl ch'ha
finIt
Lu pescatOr s'ha
'ddurmIt
'ngh na rIg sopr' a'
lu mUss
Sembr ca rId mentr
rUss (1)
Ha minUt a lu mAr
cullu' c'ha 'ccIs
Ave' na frec dH guaj
n'ta lu vIs
Tene' 'ddu occhj gne'
nu uagliOn
'ngh na fifa gross
gne' nu burrOn (2)
Ha dett a lu vecchj
"mi di lu pAn
N'n teng temp ma teng
fAm
E se pUr lu vIn m'
vulEss da'
La sEt d' nu pazz
putEss placa'" (3)
S'ha sviAt senza vede'
nisciUn
Pe' dda' a magna' e
bEv a chi stev' a diggiUn,
Ha piAt lu vIn e ha
tajAt lu pAn
E l'ha dat' a cullu'
ca tene' fAm (2)
'ngh lu mumEnt sentEv
cAll
Mentr lu vEnt s'n'jEv
a 'bbAll
StEv a 'gguarda' lu
sOl ancOr
A 'rrEt a l spAll nu
pescatOr
A 'rrEt a l spAll nu
pescatOr
S'aricurdEv e je dolEv
lu cOr
StEv a pHnsa' a nu
vecchj aprIl
Quann giuchEv sott'a
lu curtIl
Ha minUt la pulizIj
'ngh li cavAll
E 'ngh li fucIL 'ngopp
a lH spAll (4)
E a lu vecchj
hann'addummannAt
Se cullu' c'ha 'ccIs
ave' passAt
Ma sott' a' lu sOl
ch'ha finIt
Lu pescatOr s'ha
'ddurmIt
'ngh na rIg sopr' a'
lu mUss
Sembr ca rId mentr
rUss
'ngh na rIg sopr' a'
lu mUss
Sembr ca rId mentr
rUss .
(1) non e' detto che il vecchio russi, ma era
per fare la rima
(2) sempre per fare
rima ho invertito le strofe
(3) in abruzzese
congiuntivo e condizionale sono in genere la stessa cosa
(4) non e' detto che
siano fucili, ma pensate faccia differenza?
*
E PSCADOR
Versione in Romagnolo
(imolese) di Jacopo Beltrandi
A l’o(a)ra d’ l’ultum
so(u)l
U s’era indurmintè un
pscador
Ch’ l’aveva un so(u)lc
in t’là faza
Cumpegna un surìs.
L’avgnet a la spiagia
un asasè
Du òci grend cumpegna
un babè
Du òci grend ed pora
I era i spec
d’un’aventura.
L’admandè a e vec(i)
dam e pè
Ai ho poc tèmp e tròpa
fèm
L’admandè a e vec(i)
dam e vè
Ai ho sed e a so un
asasè
E vec l’avrì i oc a e
dè
Un s’ guardè gnèca
atoren
Ma e svarsè e vè e
ciapè un pèz ed pè
Per quel che geva ai
ho sed e fèm.
E fòt e cheld d’un
mumènt
E pù veja nèca vers e
vènt
Davèti ai oc ancora e
so(u)l
Drè al spall un
pscador.
Drè al spall un
pscador
E la memoria l’è
bèlache dulor
L’è bèlache e rimpièt
d’un abril
Zughèd a l’òra d’un
curtìl.
I avgnet a la spiagia
du zindèrm
I avgnet in sèla cun
agli èrum
I admandè a e vec se a
lè avsè
E foss pasè un asasè.
Ma a l’òra d’ l’ultum
so(u)l
U s’era indurmintè un
pscador
Ch’ l’aveva un so(u)lc
in t’là faza
Cumpegna un surìs
Ch' l'aveva un so(u)lc
in t'là faza
Cumpegna un surìs.
*
U PESCAÙ
Versione in Ligure (di
Alassio) di Mauro Perrotta
All'umbra de l'urtimu sü
u s'èa assupìu 'n
pescaù
e u l'axeva 'n sorcu
lungu u muru
cumme na specie de
surìsu.
U l'èa vegnìu a maìna
'n asciascìn
Dui euggi grandi da
ninin
Dui euggi enormi de e
na gran pùia
i l'èan i speggi de na
ventûra.
U l'à dumandàu au
veggiu "Damme u pan,
gh'ò pocu tempu e
troppa famme
U l'à dumandàu au
veggiu damme u vin
gh'ò sei sun 'n asciascìn".
I euggi u l'à avèrtu u
veggiu au giurnu
nun se miràu mancu
'nturnu
ma u l'à versàu u vin
e u l'à ruttu u pan
pe chi u dixeva ho sei
ho famme.
U l'è stàitu u calù de
'n mumæntu
àua u l'è tûrna versu
u væntu
de frunte ai euggi
ancùa u sü
derè a e spalle 'n
pescaù.
Derè a e spalle 'n
pescaù
e a memôia a l'è sä
dulù
u l'è sä 'n rinciàntu
de 'n arvì
zigàu a l'umbra d'en
curtille.
E i sun vegnûi in
sella dui guòrdie
i sun vegnûi in sella
cun e òrmi
e i l'àn dumandàu au
veggiu se lì vixìn
u fusse passàu 'n
asciascìn.
Ma all'umbra de
l'urtimu sü
u s'èa assupìu 'n
pescaù
e u l'axeva 'n surcu
lungu u muru
cumme na specie de
surìsu
E u l'axeva 'n surcu
lungu u muru
cumme na specie de
surìsu.
a) un alassino direbbe
piu' volentieri "mattettu" invece di un generico "ninin" ma
spero che comprenda le
esigenze della metrica...
b) la
"maìna" è la spiaggia ovvero il luogo dove l'intera comunità
trascorreva la
maggior parte della
giornata. Alassio è infatti priva di un vasto
retroterra e la
cultura marinaresca ha da sempre prevalso su quella contadina...
c) ...quindi un
bambino difficilmente "zigòva" (giocava) in un "curtille",
al limite in
una "ciassa"
(piazza) o, meglio, alla "maìna" ma la prima
soluzione è più
musicale.
d) "tûrna"
vuol dire "di nuovo" ed è un intercalare tipico del luogo.
*
EL
PES-CIADOR
Versione nel dialetto
Alto-anauniense (Alta val di Non, Trentino),
o "Noneso"
di Stef
A l'ombrìa de l'ultim
sol
el s'era empisolà en
pes-ciador
el geva en solc su par
el vis
come che 'l fusa en soris.
E' pasà da iu en sasin
doi ocli grandi da
popin
doi ocli grandi de
paura
l'era i speg-li de
n'aventura.
El g'ià dit al veciel
"Dame el pan
giai puec temp e masa
fam"
El g'ià dit al veciel
"Dame el vin
giai sè e sen en
sasin"
El veciel l'ha daverzu
i ocli al dì
no 'l s'è vardà nancia
en ziro
Ma l'ha dat fuer el
vin, l'ha spezà el pan
par che ch'el diva
"giai sè, giai fam"
L'è stà el cialor d'en
moment
po' via da nueu vers
al vent,
davanti ai ocli ancora
el sol,
dedrìa ale spale en
pes-ciador.
Dedrìa ale spale en
pes-ciador
e la memoria l'è en
dolor
l'è za el rimpianto de
n'auril
zugià en te l'ombrìa
d'en cortil.
Po' è nu en sela doi
zendarmi
i è nudi en sela cole
armi
i già domandà al
veciel se iu d'ausin
fusa pasà en calche
sasin.
Ma a l'ombrìa de
l'ultim sol
el s'era enmpisolà en
pes-ciador
el geva en solc su par
el vis
come che 'l fusa en
soris
El geva en solc su par
el viso
come che 'l fusa en
soris.
Come un tempo si
dibattè sulla lista, molti dialetti italiani non contemplano
il verbo "sorridere"
o il vocabolo "sorriso". Il mio dialetto non fa eccezione:
"grignar" è
ridere, ma per sorridere o sorriso, niente. Così ho trovato la
rima con
"vis", viso. (Ma in dialetto si usa di più "mus", muso, o
"faza",
faccia.
"Vis" si usa ora, ma è un'italianismo.
Così non ho trovato
corrispondenze per "rimpianto", "memoria",
"dolore": ho
trascritto
direttamente dall'italiano.( E' stato questo uno dei motivi per cui
ho lasciato la
traduzione a lungo nel "cassetto" del disco rigido...)
*
AL PÈSCADÖR
Versione in Reggiano
montanaro (con mescolanza di Parmigiano
precollinare) di
Alessandro
A l'ombasèn ed l'ùltom
söl
'l s'era pislé un
pèscadör
e 'l gh' äva 'n sòrc
int'al mùs
quasi ch'al fùss’ un
sorìs
Vèna a la spiàgia 'n
asasèn
dù oc' grànd da pùtèn
dù oc' sbraghé in't la
paura
j'erèn i spec' ed 'n
aventùra
E 'l dìs al vec' : dàm
dal pan
a gh'ò pòc tèmp e
tròpa fàma
E 'l dìs al vec' : dàm
dal vèn
gh'o sèi, a sòn un
asasèn
Al rèva j oc' al vec'
al giorèn
sènsa guardères gnàn
d'intòrèn
ma 'l vùda al vèn e 'l
sc'ianca 'l pàn
par chi gh'e dzäva
"gh'o sèi, gh'o fàma"
L'e sté 'l càlör d'un
momènt
e dòpa ancòra in fàcia
al vènt,
de d'nàns a j oc'
ancora 'l söl
d'dardè il spàli un
pèscador
D'dardè il spàli un
pèscador
e la memoria l'è za 'n
dòlor
l'è za 'l rìmpiant ed
'n avrìl
zughè a l'ombazèn in't
un cortil
Vènen in sèla i
càrabàn
Vènen in sèla, pistòli
in màn
e i 'dmandèn al vec'
se li z'vèn
's fussa fat véder 'n
asasèn
Ma a l'ombasèn ed
l'ùltom söl
'l s'era pislé un
pèscador
e 'l gh'äva 'n sòrc
int'al mùs
quasi ch'al fùss un
sorìs.
E 'l gh'äva 'n sòrc
int'al mùs
quasi ch'al fùss un
sorìs
*
EL PESCADOR
Versione in Triestino
di città di Fulvia Hercog e Antonella “Cippecioppe”
Al'ombra de l'ultimo
sol
se gavva indormenzà un
pescador
che el gaveva un segno
largo come el viso
che pareva un soriso.
Riva sula rena un
sassìn
do oci grandi de putèl
do oci grandi de fifìu
iera i speci de
un'aventura.
El ghe domanda al
vecio: "Dame el pan.
Go poco tempo e 'sai
fame."
El ghe domanda al
vecio: "Dame el vin.
Go sede, son un
sassìn."
I oci el verzi el
vecio al giorno
no 'l se varda gnanca
'torno
ma el svoda el vin, el
rompi el pan
per chi ghe diseva:
"Go sede, go fame."
Xe stà la vampa de un
momento
e po' via de novo
verso el vento
in fronte ai oci
ancora el sol
dedrio de le spale un
pescador.
Dedrio de le spale un
pescador
e la memoria xe zà un
dolor
xe zà el rimpianto de
un april
zogà al'ombra de una
corte.
Vien in sela do
gindarmi
i vien in sela co' le
armi
i ghe domanda al vecio
se là vizin
iera passà un sassin.
Al'ombra de l'ultimo
sol
se gaveva indormenzà
un pescador
che el gaveva un segno
largo come el viso
che pareva un soriso.
*
ECH PEKÈUS
Versione in Chtimi
(piccardo) di Marjorie Levallois
Au lombe dech darain
solau
un pekèus s’étot
endourmi
i avot chle bronne
siyonnée
d’unne espèche de
soérire.
Unn assasinèus i est
rivé à chl’ plache
avec sis grands ius
d’éfant,
avec sis ius pleins d’
pieur,
c’étotte ‘ch miroir
d’unne aventure.
I a dit, bale’m dech
paing,
je n’a pon tans mi j’a
trè faim,
i a dit, bale’m dech
vyin,
mi j’a so mi ej su unn
assasinèus.
Ech pekèus i euve echs
ius ach jour
i ene s’inrale même
pon
mais bale dech vyin et
dech paing
à un qui i avot soé et
faim.
Et c’est chle caleur
d’unn momint
pos i arpart chle
bronne achl vint
fach àlle i n’a qu’ech
solau,
époule àlle qu’unn
viux pekèus.
Epoule àlle qu’un viux
pekèus,
et ches esvnirs se
fott’ douleur,
c’est chl’argret d’unn
moés d’avril
où l’in juot au lomb’
d’unn coron.
Deux jindarmes i sont
rivés
mintés à kvau et byin
armés
is ont dmindé achl
pekèus
s’i avot vu unn
assasinèus.
Mès au lombe dech
darain solau
un pekèus s’étot
endourmi
i avot chle bronne
siyonnée
d’unne espèche de
soérire
i avot chle bronne
siyonnée
d’unne espèche de
soérire.
*
LU
PESCATORE
Versione in Còrso settentrionale
(pomontinco) di Jean-Pascal Ghiglioni
All’ombra di l’ùltimu
sole
s’iera addurmitu un
pescatore
cu unu ciriffu in su
lu visu
come una sorta di
sorrisu.
Vien’alla spiagghja un
assassinu
du occhi come un
bambolinu
du occhi grossi di
pavura
ièranu ‘u specchju
d’una avventura.
Chi li dimanda dammi
lu pane
i ò pogu tempu e
troppa fame
chi li dimanda dammi
lu vinu
i ò sete e so’ un
assassinu.
Li occhi li rapre lu
vecchju a lu ghjornu
nu si vardò nimancu a
l’intornu
chi mescia lu vinu e
corta lu pane
a chi li dice i ò sete
i ò fame.
Fu lu calore di unu
momentu
po scappò encora ni lu
ventu
davanti l’occhi encora
lu sole
posta li spalli un
pescatore.
Posta li spalli un
pescatore
e ghjà lu ricordu iè
dolore,
iè lu rimpjantu d’un
avrile
ghjucatu all’ombra
d’un curtile.
Vínneru in seglia du
giandarmi
vínnero un seglia cu
li armi
e dimandornu si là
vicinu
fusse passatu ‘n
assassinu
Ma all’ombra di
l’ùltimu sole
s’iera addurmitu un
pescatore
cu unu ciriffu in su
lu visu
come una sorta di
sorrisu
cu unu ciriffu in su
lu visu
come una sorta di
sorrisu.
*
O ΨAPAΣ
Versione greca di Giuseppina di Lillo
Στην
γλυκιά ώρα του
σούρουπου
κοιμόταν
ένας ψαράς
και
ένα λακκάκι
είχε στο
πρόσωπό του
που
έμοιαζε με
χαμόγελο.
Απ’
τη παραλία
ξαφνικά ένας
δολοφόνος
με
μάτια
ολάνοιχτα σαν
τα μωρά,
δυο
μάτια
ολάνοιχτα με
φόβο
σαν
αντανάκλαση
όλης μιας
περιπέτειας.
Και
ζήτησε απ’ τον
γέρο Δώσμου
ψωμί
δεν
έχω χρόνο και
πεινάω πολύ
και
ζήτησε απ’ τον
γέρο Δώσμου
κρασί
διψάω
και είμαι
φονιάς.
Τα
μάτια άνοιξε ο
γέρος και την
ήμερα είδε
δεν
γύρισε να
κοιτάξει γύρω
του
μα
κρασί έβαλε
και ψωμί έδωσε
σε
όποιον έλεγε
ότι πεινούσε
και διψούσε.
Αυτή
η ζεστασιά
ήταν για μια
μόνο στιγμή
μετά
πάλι η τρελή
κούρσα προς
τον άνεμο
μπροστά
στα μάτια το
τελευταίο φως
του ηλίου
πίσω
στις πλάτες
ένας ψαράς.
Πίσω
στις πλάτες
είναι ένας
ψαράς
στην
μνήμη ένας
πόνος
η
ανάμνηση ένας
Απριλίου
που
χάνεται στην
σκιά σε μια
αυλή.
Ήρθαν
δυο
αστυνομικούς
στην παραλία
ήρθαν
πάνω στα άλογά
τους και με
όπλα
και
ρώτησαν τον
γέρο εάν, από
κει,
πέρασε
ένας φονιάς.
Μα
στην γλυκιά
ώρα του
σούρουπου
κοιμόταν
ένας ψαράς
και
ένα λακκάκι
είχε στο
πρόσωπό του
που
έμοιαζε με
χαμόγελο
και
ένα λακκάκι
είχε στο
πρόσωπό του
που
έμοιαζε με
χαμόγελο
A song
Une chanson
Ein Lied
Una canción
Uma canção
Un cântec
΄Ενα
τραγούδι
Een lied
Ur son
I MOSTRI CHE ABBIAMO DENTRO
Giorgio Gaber
(2002)
“Approfitto
dell'opportunità delle "appendici" perchè da un po' pensavo di
postare questa canzone, ma non volevo risultare troppo OT. Secondo me può
rientrare nell'ambito di questa raccolta
perchè come suo solito Gaber riesce a sbatterci in faccia certe
caratteristiche di noi stessi che francamente penso preferiremmo ignorare, e la
battaglia contro "i mostri che abbiamo dentro" è una di quelle che
vale la pena di combattere, al contrario di tante altre.
Fa un certo effetto non
capire bene
da dove nasce ogni tua reazione.
E tu stai vivendo senza sapere mai
nel tuo profondo quello che sei
quello che sei.
I mostri che abbiamo dentro
che vivono in ogni uomo
nascosti nell'inconscio
sono un atavico richiamo.
I mostri che abbiamo dentro
che vagano in ogni mente
sono i nostri oscuri istinti
e inevitabilmente
dobbiamo farci i conti.
I mostri che abbiamo dentro
silenziosi e insinuanti
sono il gene egoista
che senza complimenti
domina e conquista.
I
mostri che abbiamo dentro
ci spingono alla violenza
che quasi per simbiosi
si è incollata
alla nostra esistenza.
La nostra vita civile
la nostra idea di giustizia e uguaglianza
la convivenza sociale
è minacciata
dai mostri che sono la nostra sostanza.
I mostri che abbiamo dentro
i mostri che abbiamo dentro.
I mostri che abbiamo dentro
ci fanno illanguidire
di fronte a quella cosa
che spudoratamente
noi chiamiamo amore.
I mostri che abbiamo dentro
sono insaziabili e funesti
sono il potere a tutti i costi
ma anche chi lo odia
soltanto per invidia.
I mostri che abbiamo dentro
ci ispirano il grande sogno
di un Dio severo e giusto
col mitico bisogno
di Allah e di Gesù Cristo.
I mostri che abbiamo dentro
ci inculcano idee contorte
e il gusto sadico e morboso
di fronte a immagini di morte.
La nostra vita cosciente
la nostra fede nel giusto e nel bello
è un equilibrio apparente
che è minacciato
dai mostri che abbiamo nel nostro
cervello.
I mostri che abbiamo dentro
crescono in tutto il mondo
i mostri che abbiamo dentro
ci stanno devastando.
I mostri che abbiamo dentro
che vivono in ogni mente
che nascono in ogni terra
inevitabilmente.
POSTRIBOLO
di Riccardo Venturi
Come preannunciato, inserisco questo scritto al termine della mia raccolta
delle “Canzoni contro la guerra”. L’aggettivo possessivo non significa
naturalmente che questa “iniziativa” debba essere considerata come di esclusiva
realizzazione del sottoscritto, tutt’altro, vuol solo dire che mi sono occupato
finora di rimettere insieme dei testi di canzoni via via spediti a due
newsgroup e a due mailing list, di tradurne alcuni e di metterli a disposizione
di tutti in una forma graficamente presentabile e fruibile.
Dapprima un po’ di “storia”, o un piccolo riassunto della cosa, di com’è
nata e di come si è sviluppata. Le “Canzoni contro la guerra” sono scaturite, o
meglio sono emerse, da questo periodo che stiamo vivendo; è una cosa
assolutamente semplice, quasi banale, e non c’è in fondo troppo da
meravigliarsene, dato che sono stati in ballo quattro “gruppi virtuali” che si
occupano per definizione di canzoni, e di canzoni d’autore.
Come detto più volte durante la raccolta, la “scintilla” (e una scintilla,
di solito, dà fuoco a qualcosa che è già nell’aria) e stata scoccata da Paolo
“Vaccaloca” Rusconi, che scrive sulla mailing list “Bielle” (Brigate Lolli); il
quale, ad un certo punto (cioè poco prima della manifestazione “planetaria” del
15 febbraio scorso) ha pensato bene di aprire un sito dedicato alle “Parole di
pace”: articoli di giornae, links, poesie e, per l’appunto, canzoni. In una
mail ha chiesto a tutti di contribuire liberamente al suo sito (http://paroledipace.altervista.org); ed è qui, poiché sono uno
che prende decisioni rapide (usualmente sbagliate, ma mi sia concessa qualche
eccezione), sono “sceso in campo” (wow, l’ho detto). Raccogliendo, reperendo,
traducendo e ordinando; è una mia caratteristica naturale che devo spiegare un
po’ meglio.
Io sono nato dal disordine, ho sempre vissuto in un disordine implacabile e
tutto lascia presagire che vi morirò; ma, in tutto questo, ho bizzarramente
mantenuto, e sviluppato quasi all’inverosimile, tre o quattro cose in cui sono
di un rigore teutonico. Schedare e
archiviare è una di queste cose; e vorrei specificare a qualche allegro
buontempone stanziato da queste parti della Gran Rete che, per me, la
definizione di “archivista” non è né una vergogna, né un’offesa. Lo invito anzi
ad approfondire le figure e le vicende umane di certi meravigliosi archivisti
del passato, come quell’Antonio Magliabechi iniziatore della Biblioteca
Granducale Fiorentina (il nucleo iniziale di quella che, poi, sarebbe divenuta la
Biblioteca Nazionale Centrale): brutto, sporco, trasandato, passava le sue
giornate rinchiuso tra i suoi libri che leggeva, giustappunto, ordinando,
archiviando ed infilandoci dentro, come segnalibri, delle fette di salame
smangiucchiate dei suoi pasti mal consumati. Soleva dire: “La vità è breve e i
libri son tanti”.
Tornando a noi (ma, siccome questo è un “postribolo”, faccio tutti gli
excursus che mi par di fare), pochi giorni dopo è iniziata la raccolta vera e
propria, coinvolgendo non solo “Bielle”, ma anche la mailing list “Fabrizio” ed
i newsgroup it.fan.musica.de-andre (IFMDA) e it.fan.musica.guccini (IFMG);
giunto all’atto conclusivo, posso “confessare” che, seppur indirettamente, alla
cosa ha partecipato anche un altro newsgroup, it.cultura.linguistica.francese
(ICLF). A base, certo, di “passaggi” per i quali non ho neppure chiesto il
permesso, e soprattutto di crosspost selvaggi; in questi ultimi tempi devo
quasi aver battuto il record del famoso Federico Degni. Sono iniziati i
“volumi” (con i relativi e biechi “elenchi parziali delle canzoni”) ed ho
chiesto a qualcuno di ospitare la raccolta sul proprio sito; si sono fatti
avanti Fil, coi suoi http://www.obiezione.it e http://www.avvelenata.it ,
Matteo Santagata (“Matte”) con http://matteo.ge.it , poi, Lorenzo
Masetti, con il quale la raccolta è divenuta veramente “attiva” ed il cui sito
mirrorato (http://canzonicontrolaguerra.cjb.net)
permetterà a chiunque di continuare ad inserire autonomamente canzoni fin
quando lo voglia e che rappresenta quindi la possibile continuità di tutta
questa cosa.
Dopo una fase iniziale di “confusione numerica”, all’inizio del II volume è
nato il “tag”, quel “CCG” che voleva avere un valore esclusivamente pratico e
che, invece, è diventato un’ “etichetta” guadagnandosi persino qualche
sarcastica storpiatura (assieme a molte virgolette e ad altrettanti
“cosiddette”). E poiché, appunto, le “CCG” sono “cosiddette”, andiamo un
po’ a vedere per qual motivo lo siano state.
Se questa è stata una raccolta, occorreva che avesse un titolo; e la
ragione per cui ho pensato di scegliere “canzoni contro la guerra” l’ho
spiegato più volte in questi due mesi e rotti. Esso riflette, naturalmente,
un’opinione del tutto mia personale, che mi ha portato a preferirlo, in primis,
a “canzoni per la pace”. Vorrei a questo punto chiarire definitivamente, se mai
ce ne fosse ancora bisogno, che non mi ritengo affatto un “pacifista”, né per
il mio carattere fondamentalmente rissaiolo (sebbene sia raro che porti a lungo
rancore verso qualcuno), né per convinzioni profonde e ideali radicati. Tra le
“CCG”, quelle che meglio rispecchiano il mio pensiero sono casomai certe
canzoni “nella” guerra; ma questo l’ho già detto non poche volte ed è superfluo
che ancora mi ci dilunghi.
D’altronde, dato che ho coscientemente fatto assumere alla raccolta un
carattere, diciamo, “pubblico” (o “collettivo”), non potevo assolutamente
intervenire sui testi che venivano via via proposti (alcuni dei quali, come ad
esempio quelli di Franco Battiato, francamente detesto); altrimenti mi sarei
fatto la mia raccolta personale, me la sarei mandata avanti da solo, e
bonanotte a’ sonatori. Se qualche poca volta, invece, non ho inserito dei
testi, è perché, in una cosa del genere, un minimo di coerenza interna è
comunque necessario; e tali testi (cinque in tutto, su quasi seicento) non
avevano palesemente niente a che vedere con la guerra, né “contro”, né “per”,
né “dentro”.
In questo modo, le “CCG” hanno assunto il loro aspetto estremamente
composito, e non poteva essere altrimenti. Sono veramente divenute il riflesso
dei modi più svariati di intendere quella che, in senso assai lato, può
comunque essere definita un’opposizione. Ed è un’opposizione che perdura
intatta, anche se qualche poveraccio si beerà magari nel pensare che stiamo
“smobilitando”. Paradossalmente (ma non troppo) sarebbe stato interessante che
qualcuno che non si oppone né a questa, né ad altre guerre, avesse fatto
un’analoga raccolta di “canzoni per la guerra”; il materiale non gli sarebbe
certo mancato, tra canti bellici, militari, “patriottici” eccetera. Ma, forse,
questa eventuale raccolta di “CPG” avrebbe rischiato di essere ancor più contro
la guerra di quella propriamente detta. Non é detto che, quando Bush andrà a
“liberare” la Siria, il Sudan, la Corea del Nord o qualche altra parte dell’
“Asse del Male”, non mi ci metta io stesso a farla.
Per quanto sopra, va da sé che un titolo veramente appropriato per le “CCG”
avrebbe dovuto essere lungo un chilometro; ma tant’è. C’è di tutto, “Stelutis
alpinis” convive con “Contessa”, le canzoni simil-cattoliche con Alfredo
Bandelli, De André coi canti partigiani o della guerra di Spagna, Phil Ochs con
le ballate bretoni, le canzoni note a tutte e quelle più sconosciute, Bob Dylan
con i listaroli e niusgruppari che hanno voluto scrivere delle canzoni
originali; e il titolo può anche essere piacevolmente ingannevole, un po’ come
“Papà Goriot” che è invece la storia di Vautrin e di Rastignac, o “I tre
moschettieri” che sono in realtà la storia del quarto.
Durante la raccolta delle “CCG” si sono, naturalmente, sviluppate alcune
discussioni. Ed anch’esse sono state
ben composite: su questo o quel testo, sulla natura e sulle motivazioni della
cosa e, chiaramente, sulla guerra in sé e su questa guerra in particolare. Ce
ne sono state di meno di quelle che, personalmente, avrei sperato; ma va bene
lo stesso, e per le discussioni c’è sempre tempo.
Della guerra e di questa guerra si sarebbe comunque discusso a prescindere
dalle “CCG”; e, infatti, a tale riguardo la cosa più interessante è stata la
considerazione su come la guerra, per cosi' dire, si nutra da sola, anche nel
parlarne, e di come essa, specialmente in un periodo in cui è in atto,
costringa tutti a confrontarvisi in una sorta di "dittatura" che
eserciterebbe su ogni
altra cosa. E' quella che è stata chiamata la "guerra fascista"
che obbliga a dire, insomma; e, in un certo senso, anche le "CCG" vi
rientrano perfettamente. Consciamente o meno, anch'esse avrebbero contribuito
ad alimentare il "mangiatutto" della guerra.
La cosa è vera, negarlo sarebbe solo arrampicarsi sugli specchi. Tanto più
che le "CCG", come tante altre cose, sono venute fuori in occasione
di una certa guerra, quando invece,
di guerre altrettanto se non più sanguinose, terribili, inutili e stupide ce
n'erano in quantità sufficiente già belle in corso. Perché se ne parla tanto
quando la guerra la fanno gli USA e la Gran Bretagna, e non, che so io, quando
la fa l'India nel Kashmir, la Russia in Cecenia (e la Russia, ultimamente, è
nel campo "pacifista"!) eccetera? Il 19 settembre scorso è scoppiata
una guerra civile in Costa d'Avorio: qualcuno se n'è accorto ed ha pensato, tra
le altre cose, di raccogliere canzoni? Ci sono dunque guerre di serie A, di
serie B e addirittura di serie Z?
Quante domande, tante risposte, per dirla con zio Bertoldo.
In realtà, si', è cosi'. Ci sono guerre di serie A, di serie B e anche di
serie Z. Ci son guerre che fanno notizia, guerre che non la fanno e guerre del
tutto dimenticate, o che non si sa neppure che sono scoppiate. Il tutto, pero',
si inserisce in quello stato di guerra continua, "a episodi" solo
apparentemente scollegati l'uno dall'altro, che qualcuno potrebbe
tranquillamente definire -ed io sono fra questi- "Terza guerra
mondiale". La quale è la guerra, veramente mondiale, tra i ricchi e i
poveri, tra dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri. Una
guerra fatta con tutte le armi possibili, compresi un paio d'aeroplani di linea
dirottati e mandati a schiantarsi su dei grattacieli.
Mi chiedo: è veramente possibile che tutto ciò non penetri a fondo nelle
nostre coscienze anche se, per emergere, ha purtroppo bisogno degli atti della
Grande Potenza Planetaria e dei suoi fedeli cagnolini? La guerra si auto-nutre,
ma non è possibile sfuggirle; ciononostante ci tentiamo in tutti i modi
possibili e immaginabili. Non tentarci sarebbe abdicare definitivamente alla
nostra
autodistruzione, fisica e mentale; ed è contro di essa che mi sento, in
definitiva, "mobilitato permanentemente".
Tutto il resto è aria: a volte fresca, a volte fritta.
Raccogliendo e ordinando le "CCG", come sono solito fare, non ho
mai cessato di osservarmi. Nella mia stanza, al PC o chino su un foglio o su un
quaderno (i miei "strumenti tecnologici" preferiti). Che cosa stavo
facendo? "Mobilitato" in una camera? E "mobilitato" come,
traducendo una canzone dal catalano? Come bisognerebbe "mobilitarsi",
veramente? Come essere davvero attivi, perché niente, finora, è riuscito a
convincermi che il silenzio non sia uguale a morte, almeno
nei casi in cui fa un bel po' di rumore? Come essere quel che si vuole, ma
senza mai perdere la propria capacità critica verso se stessi, verso gli altri
e verso tutto ciò che accade?
Il "pericolo" di mettere a disposizione di tutti, con le
"CCG", un comodo strumento per tacitarsi un pochino la coscienza e
l'"impegno" l'ho avvertito da subito, non crediate. Ma, poi, esso è
stato
stemperato dal pensiero che stavo forse dando un'importanza eccessiva a
questa ipotesi. Vivo attualmente in un angolo di mondo quasi dimenticato, ma
sul quale la guerra, la distruzione e la morte sono passate a ripetizione; il
mio "essere mobilitato" equivale in modo più profondo ad aprire la
finestra e a guardare. Equivale a cercare di nutrire forse l'unico, vero ed
efficace antidoto contro la guerra: la memoria. Che sia a base di canzoni o di
qualsiasi altra cosa. Non per
niente è proprio la memoria che subisce, ogni giorno, attentati continui.
Sono contro il disarmo della memoria. Per quello che posso, la voglio riarmare.
E tutti dovrebbero farlo, nel modo che
preferiscono.
Arrivo quindi alla conclusione. Mi ero detto che avrei sicuramente scritto
qualcosa al "termine": una postfazione, insomma. Da
"postfazione", giocando di parole su "preambolo", sono
passato a
"postambolo" e da qui, un po' scherzando e un po' no, a
"postribolo". Perché sono ben consciente, ed anche lieto, che le
"CCG" siano state fondamentalmente un puttanaio, un Far West di
parole e musica, il pianeta Marte di "Total recall" (toh, il Venturi
"contro la guerra" adora Clint Eastwood e, a volte, anche Arnold Schwarzenegger,
lo avreste mai pensato?). Un puttanaio, spero, di vita; e hasta la vista.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, ed anche a coloro che non lo
hanno fatto.
Bruay sur l'Escaut (Francia, dipartimento del Nord), 12 aprile 2003.
FINE DEL QUINTO VOLUME
E DELLE “CANZONI CONTRO LA GUERRA”
ELENCO DELLE CANZONI CONTENUTE NEL QUINTO VOLUME
List of
Songs included in the fifth Volume
Liste des
chansons du cinquième volume
*
Le canzoni seguite da un asterisco sono
provviste di traduzione
The songs
marked with an asterisk are provided with a translation
Les
chansons marquées d’une asterisque ont une traduction
*
452. Andrea
(Fabrizio de André)
453. Tom
Traubert’s Blues (Tom Waits)*
454.
Spirits Past (Gil Scott Heron)*
455. Il
siluramento dello “Sgarallino” (“Mago Chiò”)
456.
L’eccidio di Ancona (Anonimo)
457.
Napoleone (Stornelli popolari toscani)
458.
Regazzine vi prego ascoltare (Canzone popolare romana)
459. Son
maritata giovane (Anonimo)
460. La
Badoglieide (Nuto Revelli)
461. Non ti
ricordi il 31 dicembre (Canto partigiano)
462. Se il
cielo bianco fosse di carta (Ivan della Mea)
463. Para
todos todo (por el subcomandante Marcos)*
464. Sinàn
Capudàn Pascià (Fabrizio de André)*
465. They
dance alone (Sting)*
466. Shed a
little Light (James Taylor)*
467. Sul
confine (Cristiano de André)
468. Aida
(Rino Gaetano)
469. Die
Gedanken sind frei (Trad.)*
470. What’s
going on (Marvin Gaye)*
471. Billy
don’t be a Hero (Paper Lace)*
472. Can’t
find Osama, bomb Iraq ( - )*
473.
Bambino (Banco del Mutuo Soccorso)
474. Resist
War (Chris Brown – Kate Fenner)*
475. Bla,
bla, bla (Banco del Mutuo Soccorso)
476. Buona
notte, sogni d’oro (Banco del Mutuo Soccorso)
477. Buone
notizie (Banco del Mutuo Soccorso)
478. La
bomba (I Nomadi)
479. Taxi
(Banco del Mutuo Soccorso)
480. Noi
parte due (Max Pezzali)
481. Le
grand chambardement (Guy Béart)*
482.
Thousands of Feet below you (Alice Walker)*
483.
Wallflower (Peter Gabriel)*
484.
Scolpisci guerra (Marco Parente)
485.
Planedenn (Gilles Servat)*
486. Cambia
il vento (Gang)
487. Se non
ci ammazza i crucchi (I Gufi)
488. La
vera storia di Jan di Leida (Max Manfredi)
489.
Triviale poursuite (Renaud)*
490. Ohio
(Crosby, Still, Nash & Young)*
491. Draft
Dodger Rag (Phil Ochs)*
492. Sky
Pilot (The Animals)*
493. Still
in Saigon (Dan Daley – Charlie Daniels Band)*
494.
Goodnight Saigon (Billy Joel)*
495. Guerra
mundial (Joaquín Sabina)*
496. Así en
la guerra como en los celos (Joan Manuel Serrat)*
497. To
ακορντεόν (Manos Loïzos)*
498. O
δρόμος (Manos Loïzos)*
499.
Στον πόλεμο ο
Τζο (Lavrendis Maheritsas)*
500.
Piastrelle (Antonio Teresano)
501. Els
trens de Kosovo (Lluís Llach)
502.
Marlene (Noir Désir)*
503. Utopia
(Alanis Morrissette)*
504. The Call
(Country Joe McDonald)*
505. The
Butcher’s Tale (The Zombies)*
506. The
Sun is burning (Christy Moore)*
507. Why?
(Tracy Chapman)*
508. Stop
War (Isola Posse All Star)
509. Infant
de Beirut (Lluís Llach)*
510. Fills
d’Hiroshima (Lluís Llach)*
511. Les charognards
(Renaud)*
512. La
ballata dell’Ardizzone (Ivan della Mea)*
513. Il
figlio del poliziotto (Paolo Pietrangeli)
514. Kimiad
ar soudard yaouank (Tradizionale bretone)*
515. E
parrez Langonned (Alan Stivell – trad.)*
516.
Soldier of Plenty (Jackson Browne)*
517.
Rumours of War (Billy Bragg)*
518.
Oliver’s Army (Elvis Costello)
519.
Rockets (Cat Power)
520. No
Blood for Oil (Jim Lesses)
521. Like
Soldiers do (Billy Bragg)
522. Money
is your Blood (Torben Franck)
523.
Khorakhané (Fabrizio de André)*
524. Itaca
(Lucio Dalla)
525. Per
due innamorati (Lucio Dalla)
526.
Yawankiz ma bro (Gilles Servat)*
527. Ball
of Confusion (The Temptations)
528. March
of Death (Zack de la Rocha – DJ Shadow)
529.
Falskir fræðimenn (Anonimo)*
530. O
Κεμάλ (M.Frangulis)*
531. H
μπαλάντα του
νεκρού
στρατιώτη / Legende vom toten
Soldaten
(Maria
Farandouri / Bertolt Brecht)*
532. Ω
γέρο νέγρο Tζιμ
(Trad.)*
533. Mostra
Mostar (Luca Bonaffini)
534. A casa
(Luca Bonaffini)
535. Gung
Ho (Patti Smith)
536. Un
sorso in più (Carmen Consoli)
537. Eco di
sirene (Carmen Consoli)
538. No
Apologies (Joni Mitchell)
539. Gia tài cøa mÁ (Tring Công Son)*
540. La
storia (Africa Unite)
541. Roccu
u stortu (Il parto delle nuvole pesanti)
542. Kit
Carson (Bruce Cockburn)*
543.
Companheiro Bush (Tom Zé)*
544. Out of
Time (Blur)
545.
Ratatuie (Mitili FLK)*
546. The
Cavemen (Peggy Seeger)
547. My
youngest Son came home today (Eric Bogle)
548.
International Cowboy (John Warner)
549. In a
World gone mad (Beastie Boys)
550.
Μπήκαν στην
πόλη οι οχτροί
(Coro tradizionale greco)*
551.
Φίλοι και
αδέλφια (Nikos Xylouris)
552.
Ποτέ ποτέ (M.Farandouri –
M.Dimitriadis)*
553.
Eίμαστε δύο (A. Kaloyannis)*
554. Velha
chica (Waldemar Bastos)*
555. Hey
President don’t you kill for me (The Anti-Idiot-President Coalition Band)
556.
L’abito della sposa (Ivano Fossati)
557. Un
soldatin (Mitili FLK)*
558.
Sambadiò (Pippo Pollina)
559. Indian
Wars (Bruce Cockburn)*
560.
Souvenez-vous (Pierre Bachelet)*
561.
Tremori antichi (Delirium)
562. Gridalo
nel buio (Milly)
563. Storia
di guerra (Emilio Insolvibile)
564. The
Ballad of Sister Snake (Not Moving)
565. Serial
killer (Franco Battiato)
566. Tout
le monde y pense (Francis Cabrel)
567. Ville
de lumière (Gold)*
568.
L’oiseau et l’enfant (Marie Myriam)
569. Il
bombarolo (Fabrizio de André)*
570. Les
loups sont entrés dans Paris (Serge Reggiani)*
571. El
derecho de vivir en paz (Víctor Jara)*
572. Il
soldato del re (Radiofiera)
573. Fini’
la guerra (Dodi Moscati)
574. Chant
des partisans (Yves Montand)*
575. Pietà
l’è morta (Nuto Revelli)
576. Gwerz
Victor Jara (Gilles Servat)*
577. Venim
del nord, venim del sud (Lluís Llach)*
578.
Caporetto (Andrea Maffei Spritz Band)
579.
Cantico dei cantici (Milly)
580. Stella
di guerra (Aldo Giavitto)
581.
Cadorna (Anonimo)
582. Come
finirà (Anonimo)
583.
Contrasto tra l’aristocratica e la plebea sulla guerra di Tripoli (Anonimo)
584.
Медсанбат (Vladimir
Vysotskij)*
585. Veusa
Metge (Frédéric)*
586. Why?
(Pippo Pollina)
587. Héros
(Bandabardò)*
588. Bomba
boomerang (Piero Pelù)
589. Trenta
miglia di mare (Assalti Frontali)
590. La
bomba intelligente (Bisca 99 Posse)
591.
Montesole (PGR)
592.
Spauràz (Nosisà)*
593. Us and
them (Pink Floyd)*
594.
Fratelli? (Roberto Vecchioni)
595. Mostar
(Bassapadana)
596. Quand
Viêt-Nam s’appelait Indochine (Anne Vanderlove)*
597. Corvi
(Massimo Bubola)
598.
Companys, no és això (Lluís Llach)*
599. New
World Hawdah (Linton Kwesi Johnson)*
600. La vie
s’écoule, la vie s’enfuit (Gilles Servat)*
Una canzone contro la
pace terrificante:
La domenica
delle Salme (Fabrizio de André)*
Una canzone per:
Il pescatore
(Fabrizio de André)*
Una canzone:
I mostri che
abbiamo dentro (Giorgio Gaber)
Postribolo, di
Riccardo Venturi
*****