Il barone Fanfulla da Lodi
anonimo
Originale | Una versione ancor più moderna (e adattata a' tempi nuovi) ad... |
IL BARONE FANFULLA DA LODI Il barone Fanfulla da Lodi condottiero di gran rinomanza fu condotto una sera in istanza da una donna di facile amor. Era nuova ai certami d'amore di Fanfulla la casta alabarda ma alla vista di tanta bernarda prese il brando e si mise a pugnar E cavalca, cavalca, cavalca alla fine Fanfulla si accascia al risveglio la turpe bagascia "Cento scudi mi devi tu dar" Vaffancul, vaffancul, vaffanculo le risponde Fanfulla incazzato venti scudi già ieri ti ho dato ed il resto lo prendi nel cul Passa un giorno, due giorni, tre giorni e a Fanfulla gli prude l'uccello cos'è mai questo male novello che natura ci vuole donar? Fu chiamato un famoso dottore quello venne e poi disse: "Fanfulla qui bisogna amputare una palla se di scolo non vuoi tu morir" Di Fanfulla l'uccello reciso fu deposto in un'orrida bara mille vergin facevano a gara per cantargli codesta canzon: «Facesti il fol, facesti il fol chiavasti senza guanto, il guanto, il guanto facesti il fol, facesti il fol, chiavasti senza guanto e beccasti lo scol!» La morale di questa vicenda si riduce alla legge del menga: chi l'ha preso nel cul se lo tenga ed impari ad usare il goldon! Però oltre alla legge del menga ci sta pure la legge del Volga: chi l'ha preso nel cul se lo tolga e lo metta nel cul del vicin! | IL DVCETTO SILVIUCCIO D'ARCORE Il dvcetto Silviuccio d'Arcòre gabbamondo di gran rinomanza si trovò a una festa in istanza la Noemi dai grandi bollor. Era nuova ai certami d'amore, la graziosa lo chiamava “papi”; Silvio n'ebbe dei gran grattacapi nonostante la sua tarda età. E cavalca, cavalca, cavalca alla fine Silviuccio s'arrende, dà il regalo e poi leva le tende, se ne torna l'Itaglia a guidar! Ma la cosa fu tosto cognìta dalla moglie donna Veronìca: “Questa qui non gliela passo mica”, e s'appresta a mandarlo nel cul. Vaffancul, vaffancul, vaffanculo, incazzata, donna Veronìca scrive subito a “Repubblìca” poi il divorzio ella va a preparar. Passa un giorno, due giorni, tre giorni, Silvio enuncia la solita lagna, gli risponde madonna Carfagna: “Or ti dico come devi far!” E succhiando un bel lecca-lecca lei gli dice: “Non ci sono cristi, devi dar colpa ai comunisti, funge sempre, e tu lo sai ben!” Fu chiamato il Vittorio Feltri, direttore del diario Libèro: “O Vittorio, il Silvio gli è nero, la Veronica vuol divorziar.” Ed allora di denigrazione della moglie partì la campagna, mentre il Silvio con monna Carfagna si diletta di legislaziòn. Risultato di questa vicenda è che il negro ed il marocchino pagan pure per qualche pompino ed in mare li vanno a buttar! La morale di questa vicenda si riduce alla legge del menga: chi l'ha preso nel cul se lo tenga e rivoti sia pur Berluscon! Però oltre alla legge del menga ci sta pure la legge di Lega: se al potente gli fanno una sega e gli è colpa dell'immigraziòn! |