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דער הױפֿזינגער פֿון װאַרשעװער געטאָ

Reuven Lifshutz [Ruben Lifschutz] / ראובן ליפֿשוץ
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Versione italiana di Leoncarlo Settimelli
IL CANTORE DI STRADA DEL GHETTO DI VARSAVIA

Ho avuto un padre, una madre e tre belle sorelle,
se ne sono andati tra il fumo e le fiamme, e ora sono solo.

Giro l'organetto, ed oggi suono per voi con coraggio
poiché di noi, domani, potrebbe restare un mucchio di cenere a Treblinka.

La fame è una sofferenza, il ponte è disseminato di morti,
oh, Ebrei, figli della pietà, vivremo di nuovo un giorno.

La mia voce fracassa l'aria, da mattina fino a tarda sera,
maledetto sia il ghetto e coloro che l'hanno costruito.

Ci trattano come bestie, la vita è come in un incubo.
Pendono morti alle forche; al diavolo, il sole splende ancora.

Nel nostro cuore arde un fuoco, basta macellarci come pecore.
Oh, Ebrei, prendete le armi e venite! Mettiamoci fine.

Giro l'organetto, suono delle nostre pene e del nostro dolore,
piuttosto che andare a Treblinka, meglio cadere morti lottando.
CANZONE DEL GHETTO DI VARSAVIA

Il buongiorno brava gente
questo organetto vi da
se in cambio un tozzo di pane
mi date allora Iddio
di certo vi benedirà

Io che avevo padre e madre
e sorelline ben tre
sono rimasto da solo
e dove son finiti
inutile chiederlo a me

Io canto sull'organetto
quello che ognuno ben sa
non serve fingere ancora
perché tra poco tutti
in cenere si finirà

E la fama ci tormenta
i morti sono tra noi
presto di tutti gli ebrei
vivrà solo il ricordo
ormai lo sapete anche voi

Mentre suono l'organetto
in cenere sono di già
finiti di noi altri mille
Treblinka è là che aspetta
e tutti a morirvi si andrà

Che sprofondi questo ghetto
la spada occorre impugnar
meglio morir per la strada
piuttosto che a Treblinka
andar come stracci a bruciar


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