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Les Nouveaux Partisans

Dominique Grange
Page de la chanson avec toutes les versions


OriginaleTraduzione italiana e note di Riccardo Venturi
LES NOUVEAUX PARTISANSI NUOVI PARTIGIANI
  
Ecoutez-les nos voix qui montent des usinesAscoltatele, le nostre voci che salgono dalle fabbriche
Nos voix de prolétaires qui disent y en a marreLe nostre voci di proletari che dicono: Non se ne può più
Marre de se lever tous les jours à cinq heuresNon se ne può più di alzarsi ogni giorno alle cinque
Pour prendre un car, un train, parqués comme du bétailPer prendere un bus o un treno, rinchiusi come bestiame
Marre de la machine qui nous saoule la têteNon se ne può più del macchinario che ci ubriaca la testa
Marre du chefaillon, du chrono qui nous crèveNon se ne può più del capetto, del cronometro che ci ammazza
Marre de la vie d'esclave, de la vie de misèreNon se ne può più della vita da schiavi e di miseria
Ecoutez-les nos voix, elles annoncent la guerre!Ascoltatele, le nostre voci, annunciano la guerra!
  
Nous sommes les Nouveaux PartisansNoi siamo i Nuovi Partigiani,
Francs-tireurs de la guerre de classesFranchi tiratori [1] della guerra di classe
Le camp du peuple est notre campLo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Nous sommes les Nouveaux Partisans!Noi siamo i Nuovi Partigiani!
  
Regardez l'exploité quand il rentre le soirGuardate lo sfruttato quando rientra a casa la sera
Et regardez les femmes qui triment toute la nuitE guardate le donne sfacchinare tutta la notte
Vous qui bavez sur nous, qui dites qu'on s'embourgeoiseVoi che ci sbavate addosso dicendo che ci s'imborghesisce
Descendez dans la mine, à six cents mètres de fondScendete in miniera a seicento metri di profondità
C'est pas sur vos tapis qu'on meurt de silicoseNon è sui vostri tappeti che si muore di silicosi
Vous comptez vos profits, on compte nos mutilésVoi contate i vostri profitti, noi i nostri mutilati
Regardez-nous vieillir au rythme des cadencesGuardateci come invecchiamo a ritmo cadenzato [2]
Patrons, regardez-nous, c'est la guerre qui commence!Padroni, guardateci, è la guerra che comincia!
  
Nous sommes les Nouveaux PartisansNoi siamo i Nuovi Partigiani,
Francs-tireurs de la guerre de classesFranchi tiratori della guerra di classe
Le camp du peuple est notre campLo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Nous sommes les Nouveaux Partisans!Noi siamo i Nuovi Partigiani!
  
Et vous, les garde-chiourmes de la classe ouvrièreE voi, gli aguzzini della classe operaia,
Vous sucrer sur not'dos, ça ne vous gêne pasArricchirvi addosso a noi, no, non vi dà fastidio
Nos permanents larbins nous conseillent la beloteQuei leccaculo a pieno servizio ci consigliano sempre di giocare a carte
Et parlent en notre nom au bureau du patronE parlano in nostro nome nell'ufficio del padrone [3]
Votez, manipulez, recommencez GrenelleVotate, imbrogliate, ricominciate con Grenelle [4]
Vous ne nous tromperez pas, maint'nant ça marche plusNon ci ingannerete, ora non funziona più
Il n'y a que deux camps, vous n'êtes plus du nôtreCi son solo due campi, voi non state più nel nostro,
A tous les kollabos, nous on fera la guerre!A tutti i collaborazionisti [5] faremo la guerra!
  
Nous sommes les Nouveaux PartisansNoi siamo i Nuovi Partigiani,
Francs-tireurs de la guerre de classesFranchi tiratori della guerra di classe
Le camp du peuple est notre campLo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Nous sommes les Nouveaux Partisans!Noi siamo i Nuovi Partigiani!
  
Baladez-vous un peu dans les foyers putridesAndate un po' a fare un giro in quei dormitori di merda [6]
Où on dort par roulements quand on fait les 3/8Dove si dorme a turno quando si fanno i turni avvicendati [7]
La révolte qui gronde au foyer noir d'IvryLa rivolta che incombe al dormitorio per i neri di Ivry [8]
Annonce la vengeance des morts d'AubervilliersAnnuncia la vendetta per i morti di Aubervilliers [9]
C'est la révolte aussi au coeur des bidonvillesÈ la rivolta anche in mezzo alle bidonvilles
Où la misère s'entasse avec la maladieDove la miseria si accumula alla malattia
Mais tous les travailleurs immigrés sont nos frèresMa tutti questi lavoratori immigrati sono nostri fratelli
Tous unis avec eux, on vous déclare la guerre!Tutti uniti assieme a loro, vi dichiariamo guerra!
  
Nous sommes les Nouveaux PartisansNoi siamo i Nuovi Partigiani,
Francs-tireurs de la guerre de classesFranchi tiratori della guerra di classe
Le camp du peuple est notre campLo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Nous sommes les Nouveaux Partisans!Noi siamo i Nuovi Partigiani!
  
La violence est partout, vous nous l'avez appriseLa violenza è dappertutto, ce l'avete insegnata voi,
Patrons qui exploitez et flics qui matraquezPadroni sfruttatori e sbirri manganellatori
Mais à votre oppression, nous crions résistanceMa alla vostra oppressione noi gridiamo: resistenza!
Vous expulsez Khader, Mohamed se dresseEspellete Khader e Mohamed si ribella [10]
Car on n'expulse pas la révolte du peuplePerché non si espelle la rivolta popolare,
Peuple qui se prépare à reprendre les armesDi un popolo che si appresta a riprendere le armi
Que des traîtres lui ont volé en quarante-cinqChe dei traditori gli ha rubato nel '45
Oui, bourgeois, contre vous, le peuple veut la guerre!Sì, borghesi, contro di voi il popolo vuole la guerra!
  
Nous sommes les Nouveaux PartisansNoi siamo i Nuovi Partigiani,
Francs-tireurs de la guerre de classesFranchi tiratori della guerra di classe
Le camp du peuple est notre campLo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Nous sommes les Nouveaux Partisans!Noi siamo i Nuovi Partigiani!
[1] Il termine, in francese, non ha necessariamente il valore negativo che ha in italiano (dove sconfina volentieri nei “cecchini”). I francs-tireurs sono semplicemente un corpo di fucilieri scelti; e qui, particolarmente, riportano ai tiratori partigiani.

[2] Il ritmo dato ai lavoratori in fabbrica per “ottimizzare” e standardizzare la produzione; rimanda ovviamente alla catena di montaggio.

[3] Nel testo originale si fa riferimento alla Belote, popolare gioco di carte francese ma derivato dal klavierjassen olandese; si tratta di una sorta di bridge semplificato, diffuso anche in Val d'Aosta con il nome di belot. Nella traduzione si è preferito generalizzare (“giocare a carte”); i due versi fanno evidente riferimento ai sindacati ufficiali che consigliano ai lavoratori di starsene buoni e tranquilli mentre loro “trattano in loro nome” assieme ai padroni.

[4] “Gli accordi di Grenelle furono negoziati il 25 e il 26 maggio, nel pieno della crisi del Maggio '68, dai rappresentanti del governo Pompidou, dai sindacati e dai rappresentanti del padronato. Tra i negoziatori figuravano Jacques Chirac, allora giovane segretario di Stato agli Affari locali, e Georges Séguy, in rappresentanza della CGT.
L'accordo, concluso il 27 maggio 1968 ma mai firmato, consisteva essenzialmente in un aumento del 35% dello SMIG (Salario Minimo Interprofessionale Garantito) e del 10% in media dei salari reali. Prevedeva anche la creazione della "sezione sindacale d'impresa" (organismo analogo ai Consigli di fabbrica che dagli anni settanta ai novanta costituirono la rappresentanza sindacale unitaria di base in Italia), attuata poi con legge il 27 dicembre 1968. Respinti dalla base, gli accordi non risolsero nell'immediato la crisi sociale, e lo sciopero continuò. Tuttavia tre giorni dopo, il 30 maggio, il generale de Gaulle di ritorno a Parigi da un incontro con il generale Massu a Baden-Baden, confortato dalla enorme manifestazione della destra agli Champs-Élysées, decise lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale e indisse le elezioni legislative che videro il 30 giugno 1968 il trionfo dei gollisti dell'UDR con 293 seggi su 378 e misero fine, per il momento, alla crisi politica. Il nome di “Grenelle” deriva dal luogo in cui l'accordo fu negoziato, il Ministero del Lavoro sito appunto in rue de Grenelle, a Parigi, nell'antico Hôtel du Châtelet. L'edificio, costruito alla fine del XVIII secolo e un tempo sede arcivescovile, fu destinato al Ministero del Lavoro nel 1905." (it.wikipedia)

[5] Si noti che nella canzone si usa il termine di kollabos, abbreviazione di collaborationniste “collaborazionista”, che in questa canzone di “Nouveaux Partisans” rimanda direttamente ai collaborazionisti francesi con il governo fascista di Pétain sotto l'occupazione tedesca. L'uso della “k” è qui antico, probabilmente originato per assonanza tedesca (“Kollaborationist”); l' “Amerikano” di Costa-Gavras è del 1972, e nel frattempo l'uso della “k” si sviluppa anche a causa di Kissinger. Per arrivare a “Kossiga” e quant'altro.

[6] Non è semplice rendere bene il francese foyer. Propriamente, in origine, “focolare” (dal latino popolare *focarium); sarebbe forse stato opportuno tenere il termine in francese, se non fosse per la presenza stabile, in italiano, di “foyer” nel senso specializzato di “ridotto del teatro”. In Francia, un foyer è invece un pensionato, un ostello, un dormitorio o un centro accoglienza a basso costo (tenuto da enti pubblici, religiosi, organizzazioni politiche e sociali, privati ecc.) generalmente per studenti, lavoratori, studenti-lavoratori, immigrati, disagiati, senza fissa dimora ecc. Nella traduzione si è scelto qui “dormitorio”, termine che ne indica l'effettiva natura quali che siano le organizzazioni che lo gestiscono, e le sue dimensioni.

[7] Nel testo originale, “les 3/8”. Si tratta del “turno 3 x 8, in italiano “turno avvicendato di otto ore”: è un sistema di organizzazione degli orari di lavoro di postazione in fabbrica consistente nella turnazione per otto ore consecutive di tre squadre in uno stesso reparto, in modo da garantire il funzionamento continuativo degli impianti per 24 ore salvo il fine settimana (contrariamente al “4 x 8” e al “5 x 8”). E' un sistema utilizzato attualmente anche nel settore dei trasporti.

[8] A Ivry-sur-Seine, grosso centro della cintura parigina e feudo storico del Partito Comunista Francese (è uno degli ultimi comuni in Francia ad avere ancora un sindaco comunista, eletto nel 2015), esiste tuttora un grande centro d'accoglienza per lavoratori immigrati. Attorno agli anni in questione si verificarono effettivamente mobilitazioni e rivolte nel Foyer Travailleurs Migrants di Ivry, attualmente gestito dalla Saem-Adoma, organizzazione di accoglienza e reinserimento sociale; ma si veda meglio la seguente (e complessa) nota (9).

[9] - L'Incendio di Aubervilliers. Aubervilliers è un altro grosso centro della cintura parigina, da sempre segnato dall'attività industriale. Come Ivry-sur-Seine, anche Aubervilliers ha tuttora una sindaca del Partita Comunista Francese, e di origine algerina: Meriem Derkaoui. I “morti di Aubervilliers” ricordati nel testo della canzone riportano direttamente all'episodio avvenuto tra la notte fra il 1° e il 2 gennaio 1970: l' Incendio di Aubervilliers. In un villino della Rue des Postes n° 27 si trova un foyer semiclandestino (il "Foyer des Postes"), dove vivono ammassati circa cinquanta lavoratori immigrati. Dal 1961 il villino appartiene a tale Ghazi Messaoud, che nel 1968 lo dà in gestione a Abdoulaye Ndao, che lo trasforma in "foyer" di residenza per lavoratori immigrati senza ottenere i necessari permessi. L'immobile, al cui ingresso si trovava l'insegna "Solidarité franco-africaine", era formato da cinque stanze trasformate in dormitori; il costo di un posto letto ammontava a 70 franchi mensili, ma ogni lavoratore immigrato doveva versare anche 100 franchi come diritto d'ingresso sebbene il luogo fosse completamente sprovvisto sia di energia elettrica che di riscaldamento. Nell'anno appena trascorso, il 1969, il Comune di Aubervilliers aveva rifiutato la costruzione di altri locali da aggiungere a quelli già esistenti, per accogliere altri migranti.

La notte tra il 1° e il 2 gennaio 1970 è gelida: in una delle stanze, dove dormono sette lavoratori, vengono sigillate le finestre e viene improvvisata una stufa di fortuna ammassando foglie, rami secchi, cartone ed altro materiale in una grossa "lessiveuse" manuale (un pentolone munito di coperchio che serve a far bollire il bucato); al mattino, i sette lavoratori immigrati sono tutti intossicati dalle esalazioni di monossido di carbonio. Cinque di loro, quattro senegalesi e un mauritano (Sow Bocar Thialei, Konte Allouli, Kamara Amara Sidi, Kamara Semba Amadi e il quasi omonimo Kamara Amadi) sono già morti, mentre gli altri due sono in gravissime condizioni.

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L'episodio provoca enorme impressione, anche per la particolare situazione di Aubervilliers e degli altri comuni della cintura nord parigina, che fin dal 1945 avevano conosciuto un'enorme aumento demografico soprattutto grazie all'immigrazione di manodopera coloniale. La situazione degli alloggi a Aubervilliers è disastrosa: si formano bidonvilles, e si comincia a chiamare la città "ville-taudis" ("baraccopoli"). Non esiste alcun piano alloggi, e la situazione resta tale e quale fino agli anni '70; poco prima del dramma, nell'ottobre del 1969, diversi sindaci della Seine-Saint-Denis avevano scritto una lettera aperta al governo, reclamando attenzione sulle questioni dell'alloggio e sulla messa in atto di una reale politica migratoria. Invano.

Il dramma del 1° gennaio 1970 ha risonanza nazionale: se, da un lato, la destra con i suoi media ne fa -naturalmente- una questione di "ordine pubblico" e si permette anche sarcasmi e ironie, dall'altro suscita la rabbia e la mobilitazione dei lavoratori immigrati alloggiati nei "foyers" della cintura parigina, e di intellettuali e personalità della sinistra francese che mettono in evidenza la situazione dei migranti e lo sfruttamento inumano di cui sono vittime, tenendo peraltro conto che la tragedia di Aubervilliers non era certamente la prima del genere sebbene altri episodi del genere fossero passati pressoché sotto silenzio. L'Incendio di Aubervilliers conduce, nel clima politico e sociale del periodo, ad una presa di coscienza da parte dell'opinione pubblica ed anche dei politici.

A livello locale, gli abitanti lanciano una petizione per la chiusura del "Foyer des Postes" e per la rilocazione dei lavoratori immigrati. Su iniziativa della CGT viene organizzato un incontro, il 16 gennaio 1970, alla Camera del Lavoro di Aubervilliers, dove si condannano i "mercanti di sonno", l'ipocrisia del padronato e il disinteresse degli enti pubblici. Il 10 gennaio 1970, presso il cimitero di Thais, si erano svolti i funerali dei cinque lavoratori africani: nonostante fossero stati voluti in forma "strettamente privata" nella sezione del cimitero riservata agli stranieri senza famiglia, già all'uscita dalla camera ardente (nel Quai de la Râpée a Parigi) si era radunata una grande folla per manifestare. Al cimitero di Thiais sono presenti lo scrittore algerino Kateb Yacine, Jean-Paul Sartre e il futuro primo ministro mitterrandiano Michel Rocard. Contemporaneamente, la sede della Confindustria francese, la CNPF (Conseil National du Patronat Français) sono occupati, su iniziativa della Gauche Prolétarienne, da circa 150 manifestanti, tra i quali lo storico Pierre Vidal-Naquet e la scrittrice Marguerite Duras. Il giorno successivo, l'11 gennaio, 700 lavoratori immigrati africani, con la presenza dello scrittore Michel Leiris, occupano il "foyer" di Ivry-sur-Seine (v. nota 8).

Un mese dopo la tragedia arriva a Aubervilliers il primo ministro gollista dell'epoca, Jacques Chaban-Delmas: la questione assume una dimensione nazionale. Nel luglio del 1970 viene votata la "Legge Vivien" che prevede lo smantellamento delle bidonvilles e di ogni altra forma di abitazione insalubre, con la costruzione di abitazioni e di "foyers" degni di questo nome; sono organizzati censimenti e si sviluppa una riflessione sociale sull'alloggio delle popolazioni e dei lavoratori immigrati. Nel clima dell'epoca e del "dopo-Maggio", i movimenti di estrema sinistra considerano l'episodio come tipico delle conseguenze dello sfruttamento capitalista.

Rue des Postes 27, Aubervilliers, 1° gennaio 2010.
Rue des Postes 27, Aubervilliers, 1° gennaio 2010.


L'immobile della rue des Postes 27 esiste ancora; è adesso un'abitazione privata. Nessuna lapide o altra cosa vi è stata apposta che ricordi il dramma del 1° gennaio 1970; quarant'anni dopo, il 1° gennaio 2010, l'episodio è stato però ricordato, e qualcuno ha voluto deporre dei fiori. Dal dramma della Rue des Postes, il regista militante Michel Trillat ha tratto un film, intitolato Étranges étrangers.

[10] Qui “Khader” e “Mohamed” sono generici nomi arabi.


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