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Il fumo degli anni '70

Franco Fosca
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IL FUMO DEGLI ANNI '70

Il fumo degli anni 70 aveva lo stesso colore del mare
da solo nella mia stanza pensavo vorrei navigare
mi tormentavo i capelli che mio padre mi costringeva a tagliare
credevo in Jimi Hendrix e in un vecchio giradischi che funzionava male.

L’Italia a ferro e fuoco sull’orlo della guerra civile
le bombe di Savona le grandi manifestazioni
mio padre mi regalò una chitarra una sera d’aprile
io la presi in mano come se fosse un fucile.

In un giorno di primavera scappai da casa di mio padre
ingoiai una piramide dove vivevano le fate
insieme ad un amico con le braccia rovinate
mentre la grande madre luna schiudeva le porte della nostra estate.

E poi giù negli anni 70 l’autostop sulle strade,
piazze colorate, odore di donna
lunghe notti d’estate nudi quasi senza vergogna
notti d’inverno incantate sognando l’India e la California.

Centomila corpi magri sotto masse di capelli
umili come rettili audaci come uccelli
dalle bianche sabbie del sud alle bianche nebbie del nord
tra Marx e Castaneda e i fumetti di Alan Ford.

Però poi ti guardavi intorno e mancava sempre qualcuno
cadevano tutti quanti si ritiravano ad uno ad uno
sotto i colpi dell’eroina sotto i colpi della polizia
e chi risucchiato indietro nell’esofago enorme della borghesia.

Venne il ’77 che ne sapevamo noi del punk
c’era ancora Carter presidente la mitica Persia dello Shaa
e noi eravamo in Italia la dolce Italia delle vacanze
noi sporchi buttati per terra con le nostre chitarre e le nostre speranze.

Passarono dieci anni, dieci anni in un momento
come un castello di carte spazzato via dal vento
e c’è chi ha seppellito i sogni in fondo alla memoria
e c’è chi ha strappato quelle pagine dal libro della storia.
IL FUMO DEGLI ANNI '70

Il fumo degli anni settanta era color azzurro mare
seduto nella mia stanza mi ripetevo devo scappare
mi tormentavo i capelli che mio padre mi costringeva a tagliare
avevo una foto di Jimi Hendrix e un vecchio giradischi
che funzionava male

l’Italia era a ferro e fuoco, era sull’orlo di una guerra civile
le bombe di Savona le grandi manifestazioni
mio padre mi regalò una chitarra una sera di aprile
ricordo che la presi in mano come se fosse un fucile

scappai da casa di mio padre ed era un giorno di primavera
presi il mio primo acido, conobbi le sirene della sera
insieme ad un ragazzo, un giovane corsaro
coi denti rovinati, un grande cuore dolce, dietro un sorriso amaro

Non avevo nessun biglietto da timbrare
solo un timido raggio di luna da scalare
e poi giù negli anni settanta l'autostop sulle autostrade piazze colorate, odore di donna
lunghe notte d'estate nudi quasi senza vergogna
notti di inverno incantate sognando l'India e la California

Centomila corpi magri sotto masse di capelli
umili come rettili audaci come uccelli
dalle bianche steppe del sud alle bianche nebbie del nord
tra Marx e Castaneda tra Tex Willer e Alan Ford.

Però poi ti guardavi intorno e cadeva sempre qualcuno
mancavano all'appello si ritiravano ad uno ad uno
chi ucciso dell’eroina chi ucciso della polizia
e chi risucchiato indietro nell’esofago enorme della borghesia.

Oggi Attilio non ha una buona cera
pare che l'altra sera abbia colto la prima pera
Venne il ’77 molto lontano il punk
Jimi Carter presidente la mitica Persia dello Shaa
e noi eravamo in Italia la dolce Italia delle vacanze
noi sporchi buttati per terra con le nostre chitarre e le nostre speranze.

Passarono dieci anni, dieci anni in un momento
come un castello di carte spazzato via dal vento
qualcuno ha seppellito i sogni in fondo alla memoria
qualcun altro ha strappato quelle pagine dal libro della storia.

E a tutti i fratelli caduti sul sentiero
io dedico questo pensiero
I wish you were here


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