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Podivná ruleta

Karel Kryl
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Strana roulette russa

Nel freddo splendore di poltrone in pelle
Poltrone in pelle, poltrone in pelle
Si sedevano a discutere i fabbricanti di slogan,
I fabbricanti di slogan, i fabbricanti di slogan

Molte minacce avevan perso di significato,
Alle finestre gelava il sole di agosto
E gridava alla gente: "Ricorda…"
E gridava alla gente: "Ricorda!"

Sotto travi bruciate color terra di Siena [1],
Travi bruciate, travi bruciate
Le iene scrutavan la torre del tempio,
La torre del tempio, la torre del tempio


Nelle strade soffrivano i ceppi degli alberi
Guardando le facciate delle case crivellate dai colpi,
E gridavano alla gente: "Ricorda…"
E gridavano alla gente: "Ricorda!"

Recitato:
La camera in affitto era coperta di polvere,
Solo ragni sulle ragnatele e un aspro odore di colla,
Embrioni di pensieri tremavano di paura,
Vorrei non dovessero, non dovessero darsi all'alcool!

Nel verde giardino ho ascoltato l’erba,
Ho ascoltato l’erba, ho ascoltato l’erba
Parlava di tradimento e di prepotenza, [2]
Di prepotenza, di prepotenza


Parlava di uomini con facce bestiali,
Parlava di rose in fronte alle ragazze
Che gridavano alla gente: "Ricorda…"
Che gridavano alla gente: "Ricorda!"

Con davanti una muleta [3], i potenti [4] ridacchiavano
I potenti ridacchiavano, i potenti ridacchiavano,
A una strana roulette russa con la pistola giocavano,
Con la pistola giocavano, con la pistola giocavano

Recitato:
Settembre è passato, e passeggiano per strada
Milioni di facce - tutte barche abbandonate.
E nessuna di loro sente: "Ricorda…"
E nessuna di loro sente: "Ricorda! Ricorda!"

Strana roulette russa

Su poltrone in pelle splendide e fredde
Poltrone in pelle, poltrone in pelle,
Seduti a discutere i fabbrica-slogan,
I fabbrica-slogan, i fabbrica-slogan

Tante minacce non eran più rischi,
Alle finestre, un gelido sole d'agosto
Gridava alla gente: “Non ti scordare...”
Gridava alla gente: “Non ti scordare...”

Sotto travi arse, color terra di Siena,
Sotto travi arse, sotto travi arse,
Le iene scrutavan la torre del tempio,
Le iene scrutavan la torre del tempio

Soffrivano, in strada, ceppi di alberi
Nel guardar le case trafitte dai colpi,
Con un grido alla gente: “Non ti scordare...”
Con un grido alla gente: “Non ti scordare...”

Quel bugigattolo in affitto, tutto impolverato,
Solo ragnatele e un puzzo aspro di colla,
Germi di pensieri tremanti di paura...
Solo non dovessero smetter di bere!


Nel verde giardino ho sentito l'erba,
Ho sentito l'erba, ho sentito l'erba
Parlar di tradimento e sopraffazione,
Di sopraffazione, di sopraffazione,

Parlare di uomini con facce bestiali,
Parlare di rose in fronte alle ragazze
Che alla gente gridavano: “Non ti scordare...”
Che alla gente gridavano: “Non ti scordare”.

Davanti a una muleta, i potenti sogghignavano,
I potenti sogghignavano, i potenti sogghignavano;
A una strana roulette russa con la pistola giocavano,
Con la pistola giocavano, con la pistola giocavano.

Settembre è passato, e per strada passeggiano
Milioni di facce – tutte barche abbandonate.
E nessuna di loro sente: “Non ti scordare...”
Nessuna di loro sente: “Non ti scordare.”
Note RV:

[1] Qui il testo originale (hnědí sieny) dice alla lettera: “marrone di Siena”. E' il color terra di Siena. A mo' di curiosità, il nome gli deriva da un tipo di terra estratta da una cava in località Bagnoli di Arcidosso, sul Monte Amiata, che in epoca medievale faceva parte della Repubblica di Siena ma che oggi è in provincia di Grosseto.

[2] Nel testo originale o pěstním právu “[parlava di] legge -o diritto- del pugno”. Ho tradotto con “prepotenza” per rendere meglio l'idea (ma potrebbe essere anche “sopraffazione”, “arbitrarietà” ecc.).

[3] La muleta è il drappo rosso, sostenuto da un bastoncello, con cui il matador provoca il toro per stancarlo durante la corrida, fino a fargli abbassare la testa e abbatterlo con la stoccata finale. Qui i “potenti” sono quindi visti come tori che ridacchiano mentre stanno per essere abbattuti.

[4] Ho reso vládci con “potenti”, ma il termine è vasto (potrebbe essere anche “governanti” o “despoti”).


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