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אפן הויכן באַרג

Veli Shargorodskii [Veli Šargorodskij] / Вели Шаргородский / װעלי שאַרגאָראָדסקי
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Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne...
ON THE HIGH MOUNTAINSull'alta montagna
  
On the high mountains, and on the green fieldsSull'alta montagna [1] e sul verde campo [2]
The Germans are shuffling around with their faces fallen.si agitano i tedeschi assai delusi. [3]
“How have you been greeted, dearest Germans, so esteemed?”- Che è successo, caro il mio famoso crucchetto? [4]
“Akh, [the Russians] showed us the way out from Crimea.” - Oh, ci hanno cacciati via dalla Crimea. [5]
“Stop with your sulking, don’t be so upset, - Non arrabbiatevi [6], non fatevi prendere dall'ira, [7]
What happened in Kavkaz, and what’s with Donbas?” Che ne è del Caucaso, che ne è del Donbass? [8]
“Nu, Hitler had plans for businesses there:- Eh, laggiù Hitler [9] ci ha progettato affari:
Dig out the coal, pump out the oil,Estrarre il carbone, pompare il petrolio: [10]
Nu, but the Russians -- they blocked our route, Beh, i Russi [11] ci hanno sbarrato la strada, [12]
And so we were forced to run away.” e quindi abbiamo dovuto scappare via.
“Tell us about Ukraine, what sent you away [from there]?”- Di' un po', dall'Ucraina chi vi ha cacciati via?
“We didn’t get a lick of honey [in Ukraine] either.”- Pure laggiù non c'è stata trippa per gatti. [13]
“Look at what bumbling soldiers you are now!”- Ma che razza di guerrieri siete, allora? [14]
“Ah, misery and woe are upon us from all sides!- Eh, la sventura ci accompagna dappertutto! [15]
We’re out of options -- it’s not looking goodNon abbiamo scelta [16], è non è bene;
Germany is in trouble, Hitler is kaput!” La Germania è in difficoltà [17], Hitler kaputt!
[1] Nella grafia del testo, rigorosamente fonetica (si veda l'introduzione a Yoshke fun Odes), si scrive qui secondo l'effettiva pronuncia generale, אפֿן (afn). Normalmente, si scrive אױפֿן (oyfn) nella grafia standardizzata.

[2] Propr. “erba” (groz, ted. Gras)

[3] Idiotismo yiddish, lett. “col naso rivolto all'ingiù”.

[4] Dell'uso smodato e particolarissimo dei diminutivi in yiddish si è già parlato a lungo. Qui si è scelto proprio di tradurre quasi alla lettera, rendendo il daytshele dell'originale (“tedescuccio”) con “crucchetto”, per accentuare il senso chiaramente spregiativo.

[5] Anche qui, l'uso inatteso del diminutivo (vegele, “straduccia”, “viuccia”) dà alla frase un senso particolare: lett. “ci hanno dato la straduccia (via) dalla Crimea”.

[6] Il termine broygez “arrabbiato, in collera” è di origine ebraica e si scrive normalmente ברוגז . Qui viene invece strettamente osservata la grafia fonetica sovietica.

[7] Come sopra: kas “ira, collera” è di origine ebraica e si scrive normalmente כּעס . Nella grafia fonetica sovietica, tutte le consonanti proprie esclusivamente dell'ebraico sono eliminate (per cui si scrive קאַס).

[8] Vista la stringente attualità di quest'area, sarà bene ricordare che Donbass (da pronunciarsi Dambàss) è, in realtà, l'acronimo di DONeckij BASSejn, “Bacino del Donec”. Il fiume Donec (o Donets), da cui anche la città di Donec'k (o Donetsk, in russo Донецьк, è affluente del Don ed è detto anche “Tanai Minore” (il Tanai Maggiore è il Don stesso).

[9] Nell'originale scritto e pronunciato, curiosamente, Hitlir, prob. sia per una scorretta pronuncia locale, sia per una voluta storpiatura.

[10] Neft per “petrolio” non è termine normale in yiddish (il termine generale è פּעטראָל [petrol]). Qui si riprende pari pari il termine russo нефть [nefť], corrispondente all'italiano nafta e, in ultima analisi, derivato dal persiano نفت‎ [naft], in origine “alcool di trementina”, poi “petrolio”. La storia di questo termine si perde nella notte dei tempi, se si accetta che derivi dall'accadico (assiro-babilonese) naptu “petrolio”, a sua volta dal verbo nabata “incendiarsi, scoppiare, infiammarsi”.

[11] Lett. “Il Russo” (singolare collettivo).

[12] Da un comunissimo verbo (di origine ebraica) come ganvenen “rubare” si è formata tutta una categoria di verbi derivati in -(e)ven, di cui in questo testo abbiamo un altro esempio con planeven “pianificare”. Qui il suffisso sembra essere ridondante: esiste già un normale verbo farmakhn “chiudere, serrare, sbarrare” e farmakhteven non sembra aggiugere una particolare connotazione. Il suffisso viene aggiunto qui al participio passato del verbo originale.

[13] Qui si è scelto di tradurre con un modo di dire italiano che rendesse il senso dello yiddish: “pure qui non abbiamo leccato miele”.

[14] Voyak (pl. voyakes) è dal polacco wojak “soldato, guerriero” ed ha qui un senso spregiativo, tipo “soldati inetti”.

[15] L'espressione vi [vey] un vind significa “sventura, disgrazia”, lett. “pena, miseria e disgrazia”.

[16] Espr. idiomatica, lett.: “non si sta e non si va”.

[17] Tsore (pl. tsores) è di origine ebraica e si scrive normalmente צרות.


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