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عاشق من فلسطين

Mahmud Darwish / محمود درويش
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Traduzione italiana #2 / الترجمة الإيطالية / Italian transla...
INNAMORATO DELLA PALESTINA

I tuoi occhi sono una spina nel cuore,
lacerano, ma li adoro.
La proteggo dalla tempesta
e la conficco, profonda, nella notte e nel dolore,
la ferita illumina migliaia di stelle,
trasforma il presente in un futuro
più caro del mio stesso essere.
Dimentico, quando i nostri occhi si incontrano,
che un tempo eravamo gemelli dietro il cancello.

Le tue parole erano la mia canzone:
ho tentato di cantare ancora
ma l'inverno si era posato sulle rosse labbra.

La rondine è volata via.
Le mie porte e la soglia invernale l'hanno seguita,
i nostri specchi si sono infranti, i dolori uniti,
abbiamo raccolto schegge di suoni
e abbiamo appreso a piangere la patria.

Lo pianteremo insieme,
sul petto di una chitarra;
lo suoneremo su tetti piangenti
alla luna distorta ed ai sassi,
ho dimenticato, mia solitaria, b stata la tua partenza
o la mia voce rotta ad arrugginire la chitarra?

Ti ho vista per l'ultima volta sulla banchina,
viaggiatore solitario senza bagaglio,
sono corso da te come un orfano che cerchi
una risposta nella saggezza ancestrale:
come può un frutteto relegato su una banchina
rimanere ancora verde?

Ho scritto:
stavo sulla banchina,
il vento soffiava,
avevamo solo la buccia di un arancio,
dietro di noi la sabbia infinita.

Ti ho vista su aguzze cime,
pastore senza pecore che correvi
e sulle rovine dove un tempo eri il ramo verde
io ero lo straniero che bussava al cancello,
i cancelli, le finestre e le pietre
riecheggianti.
Ti ho vista nei profondi pozzi,
ti ho vista nei granai, un volto infranto,
ti ho vista lavare i piatti nei caffè,
ti ho vista sull'ingresso di una grotta
appendere i tuoi stracci d'orfana,
ti ho vista sui comignoli, nelle strade,
ti ho vista fra le greggi, nel sangue che sgorga
dal sole,
riel sale del mare,
in ogni granello di sabbia
ed eri bella come la Terra.

Giuro,
tesserò per te un fazzoletto di ciglia
con parole più dolci del miele,
sei Palestinese
e lo rimarrai.

Ho spalancato le porte alla tempesta
e ho visto la luna di bronzo.
Ho camminato nei vicoli dove muore la luce
.
Vergine compagna, frumento fedele,
le nostre canzoni attraverseranno I’ aria
e pianteremo la fertilità nei semi intorpiditi.
Tu sarai sempre
la palma intrecciata del cuore
che non si piega sotto la tempesta e non sente i colpi del taglialegna
oltre le zanne dei lupi.

Palestinesi sono i tuoi occhi, il tuo tatuaggio,
Palestinesi i tuoi pensieri, i tuoi abiti,
i tuoi piedi, la tua forma,
Palestinesi le parole,
Palestinese la voce,
Palestinese tu vivi
Palestinese morrai.

Ti ho nei miei libri
fuoco delle mie canzoni,
il mio grido echeggia nel tuo nome:
un tempo ho incontrato i cavalli romani
un tempo ho distrutto gli alti idoli:
zoccoli e pietre, attenti:
ii fulmine ha abbattuto la selce.
Che i vermi mangino il mio corpo:
le formiche non generano le aquile
e i serpenti generano altri serpenti.
INNAMORATO DELLA PALESTINA

I tuoi occhi sono una spina nel cuore
lacerano, ma li adoro.
Li proteggo dal vento
e li conficco nella notte e nel dolore
cosi la sua ferita illumina le stelle,
trasforma il presente in futuro
più caro della mia anima.
Dimentico qualche tempo dopo
quando i nostri occhi si incontrano
che una volta eravamo
insieme, dietro il cancello.


Le tue parole erano una canzone
che io tentavo di cantare ancora,
ma la tribolazione si era posata
sulle fiorenti labbra.
Le tue parole come la rondine
volarono via da casa mia
volarono anche la nostra porta
e la soglia autunnale
inseguendo te,
dove si dirigono le passioni ….
I nostri specchi si sono infranti
la tristezza ha compiuto 2000 anni,
abbiamo raccolto le schegge del suono
e abbiamo imparato a piangere la patria.
La pianteremo insieme,
nel petto di una chitarra;
la suoneremo sui tetti della diaspora
alla luna sfigurata ed ai sassi.
Ma ho dimenticato,
oh tu dalla voce sconosciuta !
Ho dimenticato,
è stata la tua partenza
ad arrugginire la chitarra,
o è stato il mio silenzio ?

Ti ho vista ieri al porto
viaggiatore senza provviste … senza famiglia.
Sono corso da te come un orfano
chiedendo alla saggezza degli antenati:
perché trascinare il giardino verde
in prigione, in esilio, verso il porto
se rimane, malgrado il viaggio,
l’odore del sale e dello struggimento,
sempre verde?
Ho scritto sulla mia agenda:
amo l’arancio e odio il porto,
ho aggiunto sulla mia agenda:
al porto mi fermai
la vita aveva occhi d’inverno,
avevamo le bucce dell’arancio
e dietro di me la sabbia era infinita!


Ti ho vista su aguzze cime,
pastore senza pecore che correvi
e sulle rovine dove un tempo eri il ramo verde
io ero lo straniero che bussava al cancello,
i cancelli, le finestre e le Pietre
riecheggianti.

Ti ho vista nei profondi pozzi,
ti ho vista nei granai, un volto infranto,
ti ho vista lavare i piatti nei caffè,


ti ho vista sull'ingresso di una grotta
appendere i tuoi stracci d'orfana,
ti ho vista sui comignoli, nelle strade,
ti ho vista fra le greggi, nel sangue che sgorga
dal sole,
riel sale del mare,
in ogni granello di sabbia
ed eri bella come la Terra.



Giuro, tesserò per te
un fazzoletto di ciglia
scolpirò poesie per i tuoi occhi
con parole più dolce del miele
scriverò “sei palestinese e lo rimarrai”

Ho spalancato le porte alla tempesta
e ho visto la luna di bronzo
….
Ho camminato nei vicoli dove muore la luce.

Vergine compagna,

frumento fedele,
le nostre canzoni attraverseranno I’ aria
e pianteremo la fertilità nei semi intorpiditi.
Tu sarai sempre
la palma intrecciata del cuore
che non si piega sotto la tempesta e non sente
oltre le zanne dei lupi.


[…]

Palestinesi sono i tuoi occhi, il tuo tatuaggio,
Palestinesi i tuoi pensieri, i tuoi abiti,
i tuoi piedi, la tua forma,
Palestinesi le parole,
Palestinese la voce,
Palestinese tu vivi
Palestinese morrai.

Ti ho nei miei libri
fuoco delle mie canzoni,
il mio grido echeggia nel tuo nome:
un tempo ho incontrato i cavalli romani
un tempo ho distrutto gli alti idoli:
zoccoli e pietre, attenti:

il fulmine ha abbattuto la selce.

Che i vermi mangino il mio corpo:
le formiche non generano le aquile
e i serpenti generano altri serpenti.




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