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שלאָף מײַן קינד, שלאָף כסדר

Paul Robeson
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SLEEP MY CHILD, SLEEPING PEACEFULLY

Sleep, my child, sleep peacefully,
I'll sing you a lullaby.
When my little baby's grown,
You'll know the difference--and why.

When my little baby's grown
You'll soon see which is which:
Like the rest of us, you'll know
The difference between poor and rich.

The largest mansions, the finest homes,
The poor man builds them on the hill.
But do you know who'll live in them?
Why, of course, the rich man will!

The poor man lives in a cellar:
The walls are wet with damp
That bring pain to his arms and legs
And a rheumatic cramp.
Dormi, bambino mio, continua a dormire

Dormi bambino mio, continua a dormire, [1]
Ti voglio cantare una canzone.
Quando, bambino mio, sarai più grande,
Capirai una differenza. [2]
Quando, bambino mio, sarai più grande,
Capirai una differenza.

Quando, bambino mio, sarai più grande
Sarai uguale alla gente.
Allora ti renderai conto
Che vuol dire povero [3] e che vuol dire ricco.
Allora ti renderai conto
Che vuol dire povero e che vuol dire ricco.

Dormi bambino mio, continua a dormire,
Ti voglio cantare una canzone.
Quando, bambino mio, sarai più grande,
Capirai una differenza.
Quando, bambino mio, sarai più grande,
Capirai una differenza.

I palazzi più costosi, le case più costose,
Tutto ciò lo costruisce il povero. [4]
Solo, che lo sai chi ci abita? [5]
Lui no di certo [6], soltanto il ricco.

Il povero, lui, sta in un sotterraneo [7]
L'umidità sgocciola dalle pareti
E quindi si becca i reumatismi
Ai piedi e alle mani.
[1] keseyder [כסדר] è, propriamente, il fondamentale sostantivo ebraico סדר [sèder] “ordine, ciclo”, che indica, tra le altre cose, il pranzo rituale pasquale composto da elementi rituali fissi presentati in un dato ordine (il seder di Pesakh). Qui è munito della particella preposizionale ebraica ke- “come”; ma l'espressione ha valore avverbiale nel senso di “continuamente” (si noti anche che, in ebraico moderno, l'espressione בסדר [besèder, bsèder] “in ordine” corrisponde in tutto e per tutto a “ok”).

[2] Visn è, propriamente, “sapere” (ted. wissen).

[3] Lo yiddish orem “povero” corrisponde al tedesco arm, ma ne preserva una forma dialettale medievale, con rispondenze nell'alto tedesco medio. E' un caso frequente nello yiddish, che da dialetti altotedeschi medi ha preso origine.

[4] “Costruisce” ce lo ho messo io, ma lo yiddish qui dice semplicemente “fa” (makht).

[5] Da buon dialetto medievale tedesco, lo yiddish preserva la comunissima costruzione verbale con tun e l'infinito del verbo principale (tut voynen). Interi dialetti tedeschi moderni la hanno conservata, e non è certo raro sentirla anche nel tedesco standard popolare (e persino nella lingua letteraria). Propriamente ha valore rafforzativo (come la corrispondente costruzione inglese: does live), ma in pratica è un'alternativa libera alla normale coniugazione verbale.

[6] Cioè il povero. L'avverbio gornisht in yiddish si scrive sempre in una sola parola, ma è il tedesco gar nicht.

[7] O “in una cantina”. Come nel tedesco Keller, nell'inglese cellar e in tutte le altre lingue germaniche, si tratta di un antichissimo prestito dal latino cellarium.



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