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שלאָף אין זיסער רו

Anonymous
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OriginalTraduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne...
שלאָף אין זיסער רוDormi in dolce riposo
אײַ לי לו לי לו, אײַ לי לו לי לו[1]
אײַ לי לו לי, לו לי לו לי, אײַ לי לו לי לו
Ai li lu li lu, ai li lu li lu
Ai li lu li lu li lu li, ai li lu li lu
שלאָף שוין מײַן טײַער פֿײַגעלע
מאַך שוין צו דײַן כשר אײַגעלעך
שלאָף שוין שלאָף
אין זיסער רו
אײַ אײַ לו לו לו לו לו לו
Su, dormi, mio caro uccellino [1]
Su, chiudi i tuoi puri e preziosi occhietti [2]
Su, dormi, dormi
In dolce riposo
Aaaaai lu lu lu lu lu lu
שלאָף דורך די גאַנצע נאַכט
איבער דײַן קעפעלע מלכלך
מאַך שוין דײַן אײַגעלאַך צו
אײַ לי לו לי לו
Dormi per tutta la notte
Sulla tua testolina, angioletti [3]
Su, chiudi i tuoi occhietti,
Ai li lu li lu
טײַבעלעך, הינדעלאַך, פֿײַגעלאַך
ציגעלאַך, קעלבעלאַך, שאָף און רינדער
שלאפֿען און רוען יעצט אַלע בײַנאַכט
ווי די קלײַנע קינדער
Colombine, gallinelle, uccellini,
Caprette, agnellini, pecore e mucche
Dormono e riposano adesso, di notte,
Come i bambini piccoli
שלאָף שוין מײַן פֿײַגעלע
מאַך שוין צו דײַן אײַגעלע
איך בין שוין מיד אצינד
שלאָף, לו לו
שלאָף
שלאָף שוין
שלאָף האָב איך דיר געזאָגט בערעלע
Su, dormi, uccellino mio
Su, chiudi i tuoi occhietti
Su, che ora sono stanca, [4]
Dormi, lu, lu
Dormi
Ti ho detto, dormi, orsacchiotto
אײַ לי לי לי לו לו
אײַ לי לי לי לו לו לו
אײַײַ לווווווווו
Ai, li li li, lu lu
Ai, li li li, lu lu lu
Aiiiii, Luuuuu
שלאָף מײַן קינד
און רו
Dormi, bambino mio
E riposa
[1] טראַנסקריפּציע / Trascrizione / Transcription

Ay li lu li lu, ay li lu li lu
Ay li lu li lu li lu li, ay li lu li lu

Shlof shoyn mayn tayer faygele
Makh shoyn tsu dayn kosher aygelekh
Shlof shoyn shlof
In ziser ruh
Ay ay lu lu lu lu lu lu

Shlof durkh di gantse nakht
Iber dayn kepele malekhlakh
Makh shoyn dayn aygelekh tsu
Ay li lu li lu

Taybelakh, hindelakh, faygelakh
Tsigelakh, kelbelakh, shof un rinder
Shlofen un ruen yetst ale baynakht
Vi di klayne kinder

Shlof shoyn mayn faygele
Makh shoyn tsu dayn aygele
Ikh bin shoyn mid atsind
Shlof, lu lu
Shlof
Shlof shoyn
Shlof hob ikh dir gezogt berele

Ay, li li li, lu lu
Ay, li li li, lu lu lu
Ay ay luuuuu

Shlof mayn kind
un ru.
[1] L'avverbio shoyn si comporta in yiddish precisamente come il suo omologo tedesco schon: è una delle tante particelle asseverative (“su”, “andiamo”, “gnamo”, “ti decidi a...”), nonostante abbia anche un significato proprio (“già”). Vedo che nelle traduzioni inglesi lo si rende con “now”, ma è un “now” che ha esattamente questo senso (“su, ora dormi”, “ti decidi a fa' la nanna, accidentattumà che poi so' io...?”). Ne promana un fatto fondamentale di tutte le ninne-nanne: c'è tanto amore, ci sono gli uccellini e gli angioletti, ma la povera mamma non ne può più, è tardi, è stanca morta, ha un sonno boja e il dolce ancorché perfido pargoletto non si decide a addormentarsi. La vita delle mamme, di specie umana o animale, è sempre stata dura.

[2] Nonostante i suoi caratteri di ninna-nanna universale, questa è pur sempre una ninna-nanna ebraica, e qui l'ebraismo fa la sua irruzione. Mi sono un po' scervellato per capire bene perché gli occhietti del bambino debbano essere “kosher”, a meno che (v. nota 1) la mamma stanca non desideri mangiarsi il bimbo macellandolo secondo le complesse regole rituali della kasherut (il che costituirebbe un mirabile tocco del più tipico humour nero ebraico). “Kosher” significa alla lettera, come è noto, “adatto, idoneo”. Però, poi, mi sono accorto di essere in una delle mie altrettanto tipiche mattinate di humour nerissimo, e ho provato a dare una diversa spiegazione: “kosher” qui è usato in senso di “puramente ebraico”, come fosse un termine-chiave che stabilisce l'ebraismo del bambino al di là del suo significato proprio. Ci deve avere pensato anche il traduttore in inglese, Abner Silver, che lo ha reso con “precious”: gli occhietti del bambino sono “puri e preziosi” (così ho reso io in italiano) perché vedranno il mondo da ebreo e perpetueranno la stirpe ebraica. Nella traduzione inglese da YouTube, invece, non si sono posti il problema.

[3] In ebraico, e di conseguenza in yiddish, מלך [malakh] significa sia “re” che “angelo” (indi per cui, il מלך־המוות [malakh hamoves], ovvero Satana, è sia l' “angelo della morte” che il “re della morte”). Nell'ebraismo non siamo di fronte agli angeli come “annunciatori”, “araldi” (ἄγγελος) del cristianesimo, bensì a veri e propri re. Qui il termine è usato al diminutivo (malekhlakh): lo yiddish è la lingua che più usa i diminutivi al mondo, e spesso con modalità talmente proprie da renderli intraducibili in qualsiasi altra lingua. In italiano, però, ci si arrangia abbastanza bene; tant'è che, nella traduzione, ho reso tutti quelli che c'erano. In inglese, a parte il “birdie”, è invece pressoché impossibile perché, come ebbe a scrivere quel grullerello di Otto Jespersen col suo fonosimbolismo, è una “lingua maschia” (è “maschia” perché non usa i diminutivi, mentre le lingue che li usano a dismisura -italiano, yiddish, tedesco, olandese, russo...- sarebbero “lingue femmine”; lo Jespersen, a sostegno della sua teoria espressa in Growth and Structure of the English Language, citò addirittura, lodandolo, il proverbio italiano “i fatti son maschi e le parole son femmine”). In yiddish, i diminutivi si formano generalmente con un suffisso -le (di antica derivazione dialettale tedesca, cfr. il moderno -lein) che, al plurale, diventa -lekh, -lakh. Le due varianti sono ugualmente accettabili, tant'è che in questo testo le troviamo allegramente mischiate (“aygelekh”, “faygelakh”; YIVO però raccomanda -lakh). La vocale del suffisso plurale si scrive così com'è (לעך, לאַך); ma quando il suffisso viene aggiunto ad un nome di derivazione ebraica (scritto, cioè, svocalizzato), anch'esso si scrive svocalizzato (לך). Così nel nostro מלכלך “angioletti”.

[4] v. nota 1.


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