Helebçe
Şivan PerwerSvensk översättning / Wergera swêdî / Traduzione svedese / T... | |
HELEBÇE [voce narrante] Oh mondo giovane, mondo di sofferenze e di angherie pensi di non bastare al genere umano? Hai creato un’umanità diletta [1] e gradevole Perché la loro vista tanto piena [2] non è sazia? Ora sono benevoli con te Ora ti ricoprono con fumi e tenebre [3] Bruciano vivi [4] l’uno con l’altro Oh mondo giovane, perché i tuoi occhi non sono sazi? L’altro ieri furono Nagasaki and Hiroshima, ieri il Vietnam, oggi il Kurdistan. Helebçe non è significativa? Correva il 1988, il mese di marzo, i fiori del Newroz [5] stavano sbocciando un’altra volta Nuvole nere invasero il tuo Newroz Senza spensieratezza né gioia. Di nuovo per il tuo Newroz le teste si sono piegate E le ginocchia si sono genuflesse a terra Forse un tempo la vita ritornerà Oh, lo lo... Oh, lo lo Sono sceso da fortezze e cittadelle Sono sceso da torri e palazzi Ho ascoltato il grido del mio cuore Ancora feriti [6] per terra da dolore, sofferenze, strazi [7] Oh, soffro, oh, oh... ahi, oh, oh... Piovono ancora bombe [8] Ogni cosa è serrata [9] da foschia e fumo [10] Ancora si levano gemiti [11] dei feriti Le mamme urlano sopra le culle [12] dei loro piccoli I padri si gettano sopra i corpi dei figli Ma i bambini non respirano più, fiacchi ed esanimi Oh, soffro, oh, oh... ahi, oh, oh... Oh, Oh, ... È un ordine [13], aiuto aiuto aiuto aiuto Ancora una volta è un ordine sopra di noi Sotto il boato degli aerei e il fragore [14] delle bombe Dappertutto vengono giù [15] fiamme [16], foschia e fumo Lì sotto il grido persistente [17] dei bambini Padri e madri ad implorare aiuto [18] La storia si ripete ancora una volta Una volta come nel tempo passato Come a Diyarbakir, come a Palu e Gênc [19] e Agirî [20], Dêrsim [21] Come a Mehabad e come per Barzani [22] Oggi ancora sull’altopiano di Silêmaniyê [23], vicino al monte Hendren Sulla città di Helebçe C’ è un ordine su noi Curdi È un ordine, è un ordine È un ordine, è un ordine È un ordine Tornano ancora per sterminare [24] le nostre famiglie [25], madri e padri Aiuto aiuto Aiuto aiuto Aiuto aiuto È un ordine su di noi è un ordine su di noi Sono ferito, oh Oh,oh Sì, ma …. Sì,ma Aiuto, Curdi, fate presto Prendete carta e penna Scriviamo insieme Facciamo uscire il mondo dall’apatia Leaders e messaggeri dei Curdi Vi prego, riunitevi, mettetevi d’accordo, illustrate al mondo la situazione Che gli altri popoli ascoltino Vengano a vedere per una volta [26] la situazione di noi Curdi Liberateci dal giogo [27] Aiuto Aiuto aiuto Aiuto Il Kurdistan che brucia oggi grida vendetta [28] Piovono [29] fiamme ancora su noi Curdi Oh oh Le tue ferite sono le mie ferite | HELEBÇE [talande röst] O, värld full av lidande och förtryck Må människan bli god Må hon formas lycklig och fager Vad är orsaken till människans omätliga begär? Först välvilja, sedan mörker och kolsvart dimma över henne faller Tillsammans i lågor O, människa varför mättas inte ditt begär? Varför är du inte tillfreds? Förrgår Nagasaki och Hiroshima I går Vietnamn I dag Kurdistan Är angreppet i Halabja oansenlig? Året är 1988, i mars Vårens blommor blomstrar på nytt Men Newroz möts av svarta moln och mörker Utan fröjd och fest, utan nyårets lust Med huvudet nedböjt, faller på knä För att en dag ånyo leva Å, lo lo... Å, lo lo ... Jag gick ner för fästningar och citadell Jag gick ner från torn och slott Jag lyssnade till mitt hjärtas rop Återigen sårad av vemod, sorg och lidande Å, jag lider, lo lo... Ve, lo lo... Återigen regnar bomberna Överallt dimma och rök Ånyo, gråter skadade Mödrar skriker invid sina barns vaggor Fäder skyddar sina barn med sina kroppar Men barnen är andfådda, själlösa och livlösa Jag är sårad... Å, lo lo... Å, lo lo... Å, le le... Å, le le... Order om utrotning... Å, å, å... Skri, rop... Än en gång ordern på oss verkställs Under dånande plan och vrålande bomber Allt täckt av dimma och rök Barnen gråter, mödrar och fäder våndas Såsom fasan i det förlidna Som i Diyarbakir, i Palu och Genj, Liksom folkmordet i Dersim Som i Mehabad, såsom i Barzan I dag är det slätten i Silemani, intill berget Hendren En order om staden Halabja, förintelse av kurder Det är en order, det är en order... Ånyo de kommer, bränner våra barn, mödrar och fäder Å, skri, rop... förintelsens order, ack, ack, ve... Å, jag är sårad... Å... Å, å, le le... Ä, lo lo... Skri, visa barmhärtighet, undsätt oss, vi är i nöd Ta ett papper och en penna, Låt oss tillsammans skriva dem Låt oss väcka världen ur håglöshet Kurdiska ledare och överhuvuden vänligen, samla eder Bli ense, upplys världen om vår situation De är apatiska Låt dem se och höra om vår tillstånd Befria oss från dessa bojor Skri, skri, rop, rop... Det är en skam att Kurdistan brinner ånyo Lågor faller åter på kurder Å, ack... Ååå, lo, lo... Mot mig... Jag lider för er... Jag är bedrövad...Ack.. |
[1] delal: beneamato, incantevole. Lo si è reso con diletto.
[2] bar : carico (sostantivo)
[3] Nel testo originale ewren reş : nubi nere; tarî : scuro
[4] dû ha molti significati. In questo contesto sta per fumo. Bruciare in kurmancji è reso dal verbo sotin , il sostantivo è şewat. Probabilmente l’autore ha voluto darci l’immagine della dissoluzione dei corpi in fiamme come se evaporassero
[5] Il Newroz è l’inizio dell’anno, coincidente con l’equinozio di primavera. Per i Curdi è l’occasione principale per affermare l’identità nazionale.
[6] birîn è tipicamente la ferita da armi, da esplosione
[7] xem, kul , derd esprimono stati di dolore, ansia, sofferenza, preoccupazione
[8] bombe û baran: letteralmente bomba e pioggia
[9] girtî: aggettivo che sta per chiuso, recluso, con un senso di prigionia
[10] mij û dûman: foschia e fumo
[11] nalenala: gemiti
[12] lorikên: letteralmente cagliate, per antonomasia fuscelle e quindi culle
[13] ferman: ordine, comando, dal persiano فرمان[farmân]
[14] giregir: tuono
[15] xistin: lasciar cadere, precipitare
[16] agir : fuoco
[17] qîreqîr: grido continuato
[18] hawar : implorazione di aiuto
[19] Palu: Teatro della ribellione dello sceicco Sahid, nota anche come incidente di Gênc, contro le forze governative turche nel 1925. Soffocata nel sangue, furono giustiziati 600 insorti. Le sentenze furono emesse da una sezione apposita del tribunale di Diyarbakir. Alcune fonti parlano di 200.000 curdi deportati
[20] Agirî: era la provincia turca [in turco Ağrı] che vide gli indipendentisti curdi e armeni dare vita alla Repubblica di Ararat nel 1927. Diedero filo da torcere all’esercito turco. Gran Bretagna e Francia ritirarono gli aiuti dietro la pressione della Turchia. La repubblica di Ararat fu annientata nel 1931.
[21] Dersim: Luogo della ribellione del 1936 dallo sceicco Seyyid Rıza. Furono migliaia i giustiziati nel 1938.
[22] La repubblica di Mahabad fu fondata nel 1946 nel lembo nordoccidentale dell’Iran. Anche se ebbe una breve durata, appena 11 mesi, fu un luminoso esempio di autonomia e autogestione. L’Iran represse duramente la repubblica, impiccò il presidente Qazi Mohammad e i ministri. Nonostante gli accordi della resa, dopo averli tratti con l’inganno, giustiziò gran parte dei combattenti. Mustafa Barzani e il suo seguito riuscirono a riparare in Unione Sovietica.
[23] Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, dista 60 km da Halabja
[24] qelandin: verbo con due significati: 1) arrostire, 2) annientare, sradicare
[25] zarok: prole, bambini; Zêç: moglie. La locuzione zarok û zêç sta per famiglia
[26] Nel testo figura çarekê che significa un quarto, la quarta parte. Abbiamo perciò ipotizzato che la parola corretta sia carekê , che vuol dire "una sola volta"
[27] bindesti : subordinazione, sottomissione.
[28] ħeyf : vendetta
[29] dibarînin, da barîn: piovere