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Helebçe

Şivan Perwer
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OriginalTraduzione italiana / Wergera Italiantalî / Italian translation ...
HELEBÇE

[axaftin]

Hey gidî dunyayê! Dunya bi xweşi û bi zilm.
Ma qey tu têra însana na ke?
Te însanê xweş û delal çê kirî û bi afrandî,
bû çi çavê însanan bar û têr na be?
Geh ser te xweş di kin û geh dûman û ewren reş û tarî li ser te di barînin.
Hev dû di qalînin…
Hey gidî însan bû çi çavê te bar û ter na be?
Ma rû kê dunyayê tera te na ke?
Pêr li Nagasaki û Hiroshima, dûh li Vietnam e, îro li Kurdistan e.
Ma Helebçe hindik e?
Sal 1988 meha adarê, gulê Newrozê disa di bişkivîn.
Ewre reş û tarî bi ser Newroza te hatin, bê kef û şahî, bê xweşî.
Newroz e dîsa serê xwe bar kirin u tovê xwe li bera erdê dan.
Ji bû carek din di jîn werin.


wey lo lo wey lo lo lo lo ...
Ez ê daketim kel kas, xanan
Ez ê daketim serê birc û van diyaran
Ez ê bi ser kela dilê xwe de mijûl bûm
Dîsa ji xeman û kulan û derdan birîn in
Ax de wey lo lo lo lo lo lo…
Dîsa bombe û baran e, her derê girtî mij û dûman e
Dîsa nalenala birîndaran e
Dengê dayika tê li ser lorikên wan e
Bavik bi keder xwe diavêje ser zarokan e
Lê zarok mane bênefes, bêruh û bêcan e
Ax birîndar im wey lo lo lo...

Hey lê lê, wey lê lê
ferman e
hawar hawar
hawar hawar
Dîsa li me ferman e
Li jor tête giregir û hume-huma ba virok û teyaran e
Her der xistiye nava agir û mij û dûman e
Li jêr tête qireqîra zarokan, hawara dayîk û bavan e
Dîsa dîrok xwe nû ve dike, weke carek dinê ji caran e
Weke Diyarbakir, weke Palo û Gênc û Agirî, Dêrsim
Wehe Mehabad û weke Berzan e
Îro dîsa li Deşta[1] Silêmaniyê, li kêleka Hendirê
Li bajarê Helebçebomb fermana me Kurdan e
ferman e, ferman e
ferman e, ferman e
ferman e, ferman e
ferman e

Dîsa hatin qelandin zarok û zêç, tev dayik û bavan e,
Ax hawar hawar
hawar hawar
hawar hawar
li me ferman e ferman e li min ay...
Ax birîndarê we me, li min oy...

Erê hey lê lê lê lê... ere hey lo lo...
hey lo lo hey lo lo
hey lo lo
Hawar Kurdino hûn ê bikin bilezînin
Hûnê kaxez û pênûsekê bibînin, binivisînin
Dinya alemê pê bihisînin
Serok û rêberên Kurdan li hev bînin
Bira bi yek bin ji halê me re tistekî ji dinyayê re binivisînin
Bira xelk û aleman pê bihisînin
Da ku çarekê ji hatê me Kurdan re bibînim
Me ji bin ve bindestiyê derînin hawar hawar...
hawar hawar...
hawar...
Heyfa Kurdistan ku îro disewitînin[2]
Agir li serê me Kurdan dibarînin
Ax de ay... lo ax de li min birîndarê we me.
HELEBÇE



HELEBÇE

[voce narrante]

Oh mondo giovane, mondo di sofferenze e di angherie
pensi di non bastare al genere umano?
Hai creato un’umanità diletta [1] e gradevole
Perché la loro vista tanto piena [2] non è sazia?
Ora sono benevoli con te
Ora ti ricoprono con fumi e tenebre [3]
Bruciano vivi [4] l’uno con l’altro
Oh mondo giovane, perché i tuoi occhi non sono sazi?

L’altro ieri furono Nagasaki and Hiroshima,
ieri il Vietnam,
oggi il Kurdistan.
Helebçe non è significativa?
Correva il 1988, il mese di marzo,
i fiori del Newroz [5] stavano sbocciando un’altra volta
Nuvole nere invasero il tuo Newroz
Senza spensieratezza né gioia.
Di nuovo per il tuo Newroz le teste si sono piegate
E le ginocchia si sono genuflesse a terra
Forse un tempo la vita ritornerà


Oh, lo lo... Oh, lo lo
Sono sceso da fortezze e cittadelle
Sono sceso da torri e palazzi
Ho ascoltato il grido del mio cuore
Ancora feriti [6] per terra da dolore, sofferenze, strazi [7]
Oh, soffro, oh, oh... ahi, oh, oh...

Piovono ancora bombe [8]
Ogni cosa è serrata [9] da foschia e fumo [10]
Ancora si levano gemiti [11] dei feriti
Le mamme urlano sopra le culle [12] dei loro piccoli
I padri si gettano sopra i corpi dei figli
Ma i bambini non respirano più, fiacchi ed esanimi
Oh, soffro, oh, oh... ahi, oh, oh...


Oh, Oh, ...
È un ordine [13], aiuto aiuto
aiuto aiuto
Ancora una volta è un ordine sopra di noi
Sotto il boato degli aerei e il fragore [14] delle bombe
Dappertutto vengono giù [15] fiamme [16], foschia e fumo
Lì sotto il grido persistente [17] dei bambini
Padri e madri ad implorare aiuto [18]

La storia si ripete ancora una volta
Una volta come nel tempo passato
Come a Diyarbakir, come a Palu e Gênc [19] e Agirî [20], Dêrsim [21]
Come a Mehabad e come per Barzani [22]
Oggi ancora sull’altopiano di Silêmaniyê [23], vicino al monte Hendren
Sulla città di Helebçe
C’ è un ordine su noi Curdi
È un ordine, è un ordine
È un ordine, è un ordine
È un ordine

Tornano ancora per sterminare [24] le nostre famiglie [25], madri e padri
Aiuto aiuto
Aiuto aiuto
Aiuto aiuto
È un ordine su di noi è un ordine su di noi
Sono ferito, oh
Oh,oh
Sì, ma …. Sì,ma

Aiuto, Curdi, fate presto
Prendete carta e penna
Scriviamo insieme
Facciamo uscire il mondo dall’apatia
Leaders e messaggeri dei Curdi
Vi prego, riunitevi,
mettetevi d’accordo, illustrate al mondo la situazione

Che gli altri popoli ascoltino
Vengano a vedere per una volta [26] la situazione di noi Curdi
Liberateci dal giogo [27]
Aiuto
Aiuto aiuto
Aiuto
Il Kurdistan che brucia oggi grida vendetta [28]
Piovono [29] fiamme ancora su noi Curdi
Oh oh
Le tue ferite sono le mie ferite


[1] Instead of Des, ta , as per the web text transcriptions

[2] Instead of dis, ewitînin, as per the web text transcriptions

[1] delal: beneamato, incantevole. Lo si è reso con diletto.

[2] bar : carico (sostantivo)

[3] Nel testo originale ewren reş : nubi nere; tarî : scuro

[4] ha molti significati. In questo contesto sta per fumo. Bruciare in kurmancji è reso dal verbo sotin , il sostantivo è şewat. Probabilmente l’autore ha voluto darci l’immagine della dissoluzione dei corpi in fiamme come se evaporassero

[5] Il Newroz è l’inizio dell’anno, coincidente con l’equinozio di primavera. Per i Curdi è l’occasione principale per affermare l’identità nazionale.

[6] birîn è tipicamente la ferita da armi, da esplosione

[7] xem, kul , derd esprimono stati di dolore, ansia, sofferenza, preoccupazione

[8] bombe û baran: letteralmente bomba e pioggia

[9] girtî: aggettivo che sta per chiuso, recluso, con un senso di prigionia

[10] mij û dûman: foschia e fumo

[11] nalenala: gemiti

[12] lorikên: letteralmente cagliate, per antonomasia fuscelle e quindi culle

[13] ferman: ordine, comando, dal persiano فرمان[farmân]

[14] giregir: tuono

[15] xistin: lasciar cadere, precipitare

[16] agir : fuoco

[17] qîreqîr: grido continuato

[18] hawar : implorazione di aiuto

[19] Palu: Teatro della ribellione dello sceicco Sahid, nota anche come incidente di Gênc, contro le forze governative turche nel 1925. Soffocata nel sangue, furono giustiziati 600 insorti. Le sentenze furono emesse da una sezione apposita del tribunale di Diyarbakir. Alcune fonti parlano di 200.000 curdi deportati

[20] Agirî: era la provincia turca [in turco Ağrı] che vide gli indipendentisti curdi e armeni dare vita alla Repubblica di Ararat nel 1927. Diedero filo da torcere all’esercito turco. Gran Bretagna e Francia ritirarono gli aiuti dietro la pressione della Turchia. La repubblica di Ararat fu annientata nel 1931.

[21] Dersim: Luogo della ribellione del 1936 dallo sceicco Seyyid Rıza. Furono migliaia i giustiziati nel 1938.

[22] La repubblica di Mahabad fu fondata nel 1946 nel lembo nordoccidentale dell’Iran. Anche se ebbe una breve durata, appena 11 mesi, fu un luminoso esempio di autonomia e autogestione. L’Iran represse duramente la repubblica, impiccò il presidente Qazi Mohammad e i ministri. Nonostante gli accordi della resa, dopo averli tratti con l’inganno, giustiziò gran parte dei combattenti. Mustafa Barzani e il suo seguito riuscirono a riparare in Unione Sovietica.

[23] Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, dista 60 km da Halabja

[24] qelandin: verbo con due significati: 1) arrostire, 2) annientare, sradicare

[25] zarok: prole, bambini; Zêç: moglie. La locuzione zarok û zêç sta per famiglia

[26] Nel testo figura çarekê che significa un quarto, la quarta parte. Abbiamo perciò ipotizzato che la parola corretta sia carekê , che vuol dire "una sola volta"

[27] bindesti : subordinazione, sottomissione.

[28] ħeyf : vendetta

[29] dibarînin, da barîn: piovere


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