Mon enfance
Jacques BrelVersione italiana di Mattié Crisantoi | |
LA MIA INFANZIA La mia infanzia è passata Piena di chiaroscuri in silenzio Di false riverenze In mancanza di battaglie L’inverno ero nel grembo Della grande casa Che aveva gettato l’ancora Al nord tra i giunchi L’estate mezzo nudo Ma per niente mite Diventavo indiano Tuttavia già sicuro Che i miei zii pasciuti M’avevano rubato il Far West La mia infanzia è passata Con le donne in cucina Dove io sognavo la Cina Invecchianti durante il pasto Gli uomini al formaggio Si avvolgevano di tabacco Taciti fiamminghi e saggi E non mi conoscevano Io che tutte le notti Inginocchiato per niente Arpeggiavo la mia tristezza Ai piedi d’un letto troppo grande Volevo prendere un treno Che non ho mai preso La mia infanzia è passata Di serva in serva Già mi stupivo Che non fossero piante Mi stupivo ancora Di queste riunioni di famiglia Che perdono tempo tra una morte e l’altra E che il lutto veste Soprattutto mi stupivo D’essere di questo gregge Che m’insegnava a piangere Che sapessi troppo Avevo l’occhio da pastore Ma il cuore d’agnello E la mia infanzia è scoppiata Quando arrivò l’adolescenza E il muro di silenzio Un mattino si spezzò Fu il primo fiore E la prima ragazza La prima graziosa E la prima paura Io volavo lo giuro Giuro che volavo Il mio cuore apriva le braccia Io non ero più un barbaro E poi arrivò la guerra Ed eccoci qui stasera. | LA MIA INFANZIA La mia infanzia passò di chiaroscuri in silenzi di false riverenze in mancanza di battaglie d'inverno stavo nel ventre della grande casa che aveva gettato l'ancora a nord tra i giunchi d'estate mezzo nudo ma completamente modesto diventavo indiano eppure già sicuro che i miei zii sazi mi avevano rubato il Far West La mia infanzia passò le donne nelle cucine dove sognavo la Cina invecchiavano a pranzo gli uomini al formaggio si giravano del tabacco Fiamminghi taciturni e saggi E non mi conoscevano io che tutte le notti m'inginocchiavo per niente arpeggiavo il mio dolore ai piedi di un letto troppo grande volevo prendere un treno che non ho mai preso La mia infanzia passò di cameriera in cameriera mi stupivo già del perché non fossero proprio delle piante mi stupivo ancora di questi girotondi di famiglia che cincischiavano di morto in morto e che il lutto agghindava mi stupivo soprattutto d'essere di quel gregge che mi ha insegnato a piangere e che conoscevo troppo avevo l'occhio del pastore ma il cuore dell'agnello E la mia infanzia sbocciò questa fu l'adolescenza ed il muro di silenzio un mattino si spaccò questo fu il primo fiore e la prima ragazza la prima gentile e la prima paura io volavo lo giuro giuro che volavo il mio cuore aprì le braccia non ero più barbaro E la guerra arrivò ed eccoci stasera. |