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Le Mérinos

Georges Brassens
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OriginalTraduzione italiana / Traduction italienne / Italian translation...
LE MÉRINOSIL MERINO
  
Oh non ! tu n’es pas à la noce,Oh no! Sei davvero nei guai
Ces temps-ci, pauvre vieux mérinos.Di questi tempi, povero vecchio Merino.
Si le Rhône est empoisonné,Se il Rodano è avvelenato
C’est toi qu’on veut incriminer.È a te che si vuol dare la colpa.
Les poissons morts, on te les doit,A te si devon le morìe di pesci,
Bête damnée, à cause de toi,Bestia malnata! A causa tua
Tous les abreuvoirs sont croupisSon putrefatti gli abbeveratoi
Et les poules ont la pépie.E i polli hanno la pipita.
  
C’est moi qui suis l’enfant de salaud,Io sono un gran figliuol di troja,
Celui qui fait des ronds dans l’eau,Un mascalzone, un fannullone,
Mais comme j’ai pas mal de culot,Ma poiché ho grande facciatosta
Je garde la tête bien haute.La testa la tengo bella alta.
Car si l’eau qui coule sous les pontsPerché, se l'acqua sotto i ponti
D’Avignon, Beaucaire et Tarascon,D'Avignone, Beaucaire e Tarascona [1]
N’a pas toujours que du bonNon scorre sempre limpida e pulita,
Mon Dieu ! c’est pas ma faute.Mioddìo!, non è colpa mia.
  
Plus de naïades chevelues,Non più chiomate naiadi,
Et plus de lavandières poilues,Non più pelose lavandaie...
Tu fais sombrer sans t’émouvoirE tu, impassibile, fai affondare
L’armada des bateaux lavoirs.L'armata dei battelli lavatoi. [2]
Et le curé de CucugnanE il curato di Cucugnan [3]
Baptise le monde en se plaignantBattezza la gente lamentandosi
Que les eaux de son bénitierChe l'acqua della sua acquasantiera
Ne protègent plus qu’à moitié.Protegge soltanto a metà.
  
À la fontaine de Vaucluse,Alla sorgente di Valchiusa [4]
Plus moyen de taquiner les musesNon c'è più modo di stuzzicare le Muse,
Vers d’autres bords, elles ont fuiVerso altri lidi son fuggite
Et les Pétrarques ont suivi.Con i Petrarca dietro.
Si la fontaine de JouvenceSe la fonte della Giovinezza
Ne fait plus de miracle en Provence,Non fa più miracoli in Provenza,
Ne lave plus l’injure du temps,Non lava più le ingiurie del tempo,
C’est ton œuvre, gros dégoûtant !È a causa tua, bestione immondo!
  
Oh non ! Tu n’es pas à la noce,Oh no! Sei davvero nei guai
Ces temps-ci, pauvre vieux mérinos,Di questi tempi, povero vecchio Merino,
On veut te mettre le fardeauE ti si vogliono addossare
Des plaies de l’Égypte sur le dos.Le piaghe d'Egitto. [5]
On te dénie le sens civiqueSi nega il tuo senso civico,
Mais calme, fier, serein, magnifique,Ma, calmo, fiero, sereno, magnifico
Tu traites tout ça par-dessousDi tutto ciò te ne freghi, lo prendi
La jambe. Et puis, baste ! Et puis, zou !Sottogamba. E poi basta. E poi, cuccù!
[1] Le due antiche “città gemelle” di Beaucaire e Tarascona (quella di Tartarino) sono, in realtà, la medesima città divisa dal Rodano che la attraversa: solo che l'una (Beaucaire) fa parte del dipartimento del Gard, mentre l'altra (Tarascona) appartiene alle Bocche del Rodano. Hanno più o meno lo stesso numero di abitanti, hanno praticamente la medesima storia, ma cosí hanno voluto le intangibili suddivisioni amministrative rivoluzionarie, coi loro dipartimenti fluviali. Sulla vicina ed assai bella Avignone ritengo ci sia ben poco da dire, anche se, percorrendola tanti e tanti anni fa, non potevo fare a meno di pensare che ancor più bella sarebbe stata se si fosse tenuta la corte papale colà forzatamente trasferita per una settantina d'anni, risparmiando cosí all'Italia la presenza vaticana. Poi arrivò quella senese, la Benincasa Caterina, che rovinò ogni cosa. Naturalmente, si deve far notare la consueta citazione brassensiana da una notissima canzone popolare, ben conosciuta anche in Italia da chi abbia incominciato a imparare il francese fin dalle scuole elementari: Sur le pont d'Avignon... Però debbo dire che, quando ebbi modo di passarvi sopra non c'era nessuno che ballava tout en rond perché tirava un vento diàccio da portare via, peraltro dopo una giornata d'aprile in cui aveva fatto un caldo tremendo fuori stagione. All'improvviso arrivò il Maestrale, e mi ritrovai in maglietta a pelare dal freddo.

[2] Si dice che, sulla Senna a Parigi e su altri grandi fiumi francesi prestassero servizio speciali battelli, i cosiddetti bateaux-lavoirs per l'appunto, che lavoravano esattamente come lavanderie sfruttando le acque del fiume di competenza. In altri casi, si trattava di un chiattone ancorato sulle rive del fiume, e munito di tettoia, pianciti e assi, dove le donne di casa e le lavandaie di professione si recavano a mondare i panni. A Parigi veniva chiamato Bateau-Lavoir, per la sua forma che lo ricordava, anche un edificio sito al n° 13 di piazza Émile Goudeau, nel quartiere del Monte-de'-Martiri, che durante il XX secolo ospitò le abitazioni e gli studi di sommi artisti nonostante fosse una specie di tugurio labirintico e privo di ogni cosa (non c'era corrente elettrica, non c'era il gas, l'acqua corrente arrivava solo al primo piano, era una ghiacciaia d'inverno e un forno d'estate). Nonostante questo, ci vissero e lavorarono: Picasso (che vi dipinse Les demoiselles d'Avignon, tanto per stabilire un legame con questa canzone ovina), Braque, Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Picabia, Léger, Delaunay e Gauguin di ritorno dal suo primo soggiorno a Tahiti. Vi passò anche Amedeo Modigliani, boia dé. Il Bateau-Lavoir è andato completamente a fuoco nel 1970; non ne rimane niente.

[3] Cucugnan è un villaggio del dipartimento dell'Aude che, attualmente, conta 129 abitanti. Non molti di più o di meno doveva contarne nel 1858, quando tale Auguste Blanchot de Brenas, che era di passaggio nella regione delle Corbières per motivi suoi, ebbe modo di ascoltare un incredibile sermone pronunciato dal pulpito dal curato di un paese della zona (Blanchot dichiarò di aver preso il nome di Cucugnan a casaccio, specificando che il sermone non vi era stato affatto udito, per non offendere la suscettibilità di nessuno). Il curato doveva avere parecchio da ridire sulla moralità del suo gregge: nel suo famoso sermone, dichiarava, novello Dante, d'aver sognato di essere andato in Paradiso e poi in Purgatorio, e di non avervi trovato alcun abitante di Cucugnan. Questo perché i cucugnanesi stavano, in realtà, tutti bruciando tra le fiamme dell'Inferno. Il curato si riprometteva quindi di confessare tutti i paesani per ridar loro la splendente luce della fede. Il racconto di Blanchot de Brenas fu captato da un grande scrittore: Alphonse Daudet, che si dà il caso sia proprio il narratore delle immortali avventure di Tartarin di Tarascona (v. nota 1), nonché del Capitan Fracassa. Daudet si era in realtà imbattuto in una resa in versi provenzali del famoso félibre Joseph Roumanille, intitolata Lou curat de Cucugnan e pubblicata nel 1866: la aveva quindi tradotta in francese e pubblicata a suo nome, rendendo celeberrimo il sermone e il curato di Cucugnan. La cosa non fu presa bene da Auguste Blanchot de Brenas, che accusò sia Roumanille che Daudet di plagio e reclamò legalmente la paternità del testo. A Roumanille fu intentato un regolare processo, ma il letterato riuscì a far tirare la cosa per le lunghe finché il povero Blanchot non morì nel 1877.

[4] La Sorgente di Valchiusa sta da secoli nella letteratura universale. La sorgente, che si trova presso la piazza centrale dell'antica cittadina di Valchiusa in Provenza (detta attualmente proprio Fontaine-de-Vaucluse, e che ha dato nome all'intero dipartimento), è quella da cui sgorga il torrente Sorga; dovrebbe essere oltremodo noto che a Valchiusa ebbe a soggiornare a lungo tale Francesco Petrarca, un giovane cantautore dell'epoca perdutamente innamorato di una non meglio precisata Laura (ma dai più non è ritenuto l'autore di Dite a Laura che l'amo, opra di un certo Michele tratta da un componimento latino di Elvius Aronius Preslēius). Bagnandosi nella sorgente, e bevendone le acque, il Petrarca ebbe modo di scrivere uno dei suoi più grandi hit, la celeberrima Chiare, fresche et dolci acque, canzonetta in rima in cui l'autore rimembra i suoi incontri con la Laura amata implorando per questo d'essere un dì sepolto presso la sorgente.

[5] Si veda a tale riguardo la Nota di Flavio Poltronieri.


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