Il maschio di Volterra
Anonymous
Una versione tramandata oralmente nel contado fiorentino, che... | |
IL MASTIO DI VORTERRA [STORIA DEL PROCESSO BATACCHI] Io me ne stavo mesto a lavorare rinchiuso dentro a i' mastio di Vorterra, un secondin mi venne a salutare con lieto volto mano mi serra. «Allegro - disse - grazia faranno a te, tutti i giornali parlano, combattano per te». Grazia l'accetterò, se mi daranno, e i mie' diritti come a un cittadino, 'nnocente i' gli ho fatti ventun anno, non vo' morì co i' marchio dell'assassino. Sette 'nnocenti ci vollero condannà, ma i nostri patimenti chi li compenserà! Non ebbi l'amicizia d'un Labuori e i' mi processo non lo vide Zola. Dovrò subirne ancora, pene e rancori, dalla rabbia ne mordo coperte e lenzuola. E nel pensaro quanto dovrò soffrì, mi sento stiantà l'anima, lo stesso che morì. In queste quattro mura, o malidette, la meglio gioventù l'è già svanita. Ricordo dell'offese a me dirette nel condannammi alla galera a vita. Mondo crudele, che désti luce a me, son vittima d'agenti di rinnegata fé. Vola i' pensiero mio sera e mattina, vola in su que i'rione di Santa Croce, via de' Pilastri e via o Ghibellina, via Borg'Allegri e Borgo Santa Croce. E addio compagni! Evviva la libertà! E questo gli è i' Batacchi, saluta e se ne va. E addio compagni! Evviva la libertà! E questo gli è i' Batacchi, saluta e se ne va. | IL MASTIO DI VOLTERRA [IL BATACCHI] Addio Firenze, addio anche alle mura, non so quando vi potrò rivedere. Io lascio babbo e mamma alla sventura e andrò a morir nelle terre straniere. Ma se il coraggio io non lo perderò e voglio veder la fine e questa è la ragion. E mesto me ne stavo a lavorare e rinchiuso qui nel Mastio di Volterra, da un secondino mi sentii o chiamare, con lieto volto la mano mi serra. Mi disse: Allegro, grazia faranno a te, e tutti i giornali ne parlano, combattono per te. Grazia l'accetterò se me la danno coi miei diritti da buon cittadino, sono in galera qui, gli è ventun anno, e non vo' morì col marchio dell'assassino. Sette innocenti ci vollero serrà, e i nostri patimenti chi li compenserà. Cavallo dove vai, porti la sella, fontana che dai bere agli amatori o sole che riscaldi l'universo perché non vieni a farmi compagnia. È tanto tempo che la tua luce ho perso rinchiuso in questa tetra prigionia; ma se un dì esco e la tua luce avrò e coi tuoi raggi angelici io mi scalderò. L'avevo un'amicizia co' il Valori, e il mio processo non lo vide Zola, non posso sopportar pene e rancori, coi denti mordo coperte e lenzuola. Mondo brutale che vita désti a me, e' son vittima innocente di rinnegata fe'. Vola pensiero mio sera e mattina, via dei Lungarni e piazza Santa Croce, io vi passavo sempre sera e mattina, ora son qui a patire pena atroce. Se ci ripenso a quanto dovrò soffrì e' mi sento strazio all'animo più forte che morir. Io son rinchiuso in queste quattro mura in queste quattro mura maledette; e la mia vità andò alla sventura e maledetto chi pena mi dette. Se ci ripenso a quanto dovrò soffrì e' mi sento strazio all'animo più forte che morir. Hanno riconosciuto la mia innocenza, or che vedete il mio capello è grigio riconosciuta prova a onor di scienza e di chi ha cambiato il bianco con il grigio. E addio compagni, il Batacchi se ne va, e addio compagni, addio, viva la libertà. E addio compagni, il Batacchi se ne va, e addio compagni, addio, viva la libertà. |