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Il maschio di Volterra

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Una versione tramandata oralmente nel contado fiorentino, che...
IL MASTIO DI VORTERRA
[STORIA DEL PROCESSO BATACCHI]

Io me ne stavo mesto a lavorare
rinchiuso dentro a i' mastio di Vorterra,
un secondin mi venne a salutare
con lieto volto mano mi serra.

«Allegro - disse -
grazia faranno a te,
tutti i giornali parlano,
combattano per te».

Grazia l'accetterò, se mi daranno,
e i mie' diritti come a un cittadino,
'nnocente i' gli ho fatti ventun anno,
non vo' morì co i' marchio dell'assassino.

Sette 'nnocenti
ci vollero condannà,
ma i nostri patimenti
chi li compenserà!

Non ebbi l'amicizia d'un Labuori
e i' mi processo non lo vide Zola.
Dovrò subirne ancora, pene e rancori,
dalla rabbia ne mordo coperte e lenzuola.

E nel pensaro
quanto dovrò soffrì,
mi sento stiantà l'anima,
lo stesso che morì.

In queste quattro mura, o malidette,
la meglio gioventù l'è già svanita.
Ricordo dell'offese a me dirette
nel condannammi alla galera a vita.

Mondo crudele,
che désti luce a me,
son vittima d'agenti
di rinnegata fé.

Vola i' pensiero mio sera e mattina,
vola in su que i'rione di Santa Croce,
via de' Pilastri e via o Ghibellina,
via Borg'Allegri e Borgo Santa Croce.

E addio compagni!
Evviva la libertà!
E questo gli è i' Batacchi,
saluta e se ne va.

E addio compagni!
Evviva la libertà!
E questo gli è i' Batacchi,
saluta e se ne va.


IL MASTIO DI VOLTERRA
[IL BATACCHI]

Realdo Tonti.
Realdo Tonti.
Addio Firenze, addio anche alle mura,
non so quando vi potrò rivedere.
Io lascio babbo e mamma alla sventura
e andrò a morir nelle terre straniere.

Ma se il coraggio io non lo perderò
e voglio veder la fine
e questa è la ragion.


E mesto me ne stavo a lavorare
e rinchiuso qui nel Mastio di Volterra,
da un secondino mi sentii o chiamare,
con lieto volto la mano mi serra.

Mi disse: Allegro, grazia faranno a te,
e tutti i giornali ne parlano,
combattono per te.

Grazia l'accetterò se me la danno
coi miei diritti da buon cittadino,
sono in galera qui, gli è ventun anno,
e non vo' morì col marchio dell'assassino.

Sette innocenti ci vollero serrà,
e i nostri patimenti
chi li compenserà.

Cavallo dove vai, porti la sella,
fontana che dai bere agli amatori
o sole che riscaldi l'universo
perché non vieni a farmi compagnia.

È tanto tempo che la tua luce ho perso
rinchiuso in questa tetra prigionia;
ma se un dì esco e la tua luce avrò
e coi tuoi raggi angelici io mi scalderò.

L'avevo un'amicizia co' il Valori,
e il mio processo non lo vide Zola,
non posso sopportar pene e rancori,
coi denti mordo coperte e lenzuola.

Mondo brutale
che vita désti a me,
e' son vittima innocente di rinnegata fe'.

Vola pensiero mio sera e mattina,
via dei Lungarni e piazza Santa Croce,
io vi passavo sempre sera e mattina,
ora son qui a patire pena atroce.

Se ci ripenso a quanto dovrò soffrì
e' mi sento strazio all'animo
più forte che morir.

Io son rinchiuso in queste quattro mura
in queste quattro mura maledette;
e la mia vità andò alla sventura
e maledetto chi pena mi dette.

Se ci ripenso a quanto dovrò soffrì
e' mi sento strazio all'animo
più forte che morir.

Hanno riconosciuto la mia innocenza,
or che vedete il mio capello è grigio
riconosciuta prova a onor di scienza
e di chi ha cambiato il bianco con il grigio.

E addio compagni, il Batacchi se ne va,
e addio compagni,
addio, viva la libertà.

E addio compagni, il Batacchi se ne va,
e addio compagni,
addio, viva la libertà.









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