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Il suonatore Jones

Fabrizio De André
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OriginaleIn Latinum sermonem vertit Richardus Venturi
IL SUONATORE JONESIONAS CANTOR
  
In un vortice di polvereIn pulvirulento vortice
gli altri vedevan siccità,videbant alli siccitatem,
a me ricordavain eo ego videbam
la gonna di JennyIohannulae limum
in un ballo di tanti anni fa.in antiquis festivis choreis.
  
Sentivo la mia terraMeae terrae audiebam
vibrare di suoni,sonitus vibrationesque:
era il mio cuore,meum cor erat.
e allora perché coltivarla ancora,Cur ergo eam colam rursus?
come pensarla migliore.Melius mī non apparebat.
  
Libertà l’ho vista dormireLibertatem vidi
nei campi coltivatidormientem in agris cultis
a cielo e denaro,caelō pecuniisque,
a cielo ed amore,caelō amorēque,
protetta da un filo spinato.filō spinis instructō protectis
  
Libertà l’ho vista svegliarsiLibertatem surgentem vidi
ogni volta che ho suonato,quotiescumque sonarem
per un fruscìo di ragazzepuellis in choreā
a un ballo,fremitantibus,
per un compagno ubriaco.alicui ebrio sodali.
  
E poi se la gente sa,Item, cum homines sciant,
e la gente lo sa che sai suonare,et bene omnes sciunt te ad cantum peritum,
suonare ti toccatibi erit canendum
per tutta la vitatotum vitae cursum,
e ti piace lasciarti ascoltare.te delectat hominum auditio,
  
Finì con i campi alle orticheAd finem pervēni in incultis agris,
finì con un flauto spezzatoad finem cum meā tibiā fractā,
e un ridere raucoridens raucā vocē
e ricordi tantiquanta commemoravi!
e nemmeno un rimpianto.Et nihil desideravi.


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