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איך פֿור אין קעלצער קאַנט

Yankele Hershkovits [Yankele Hershkowitz] / יאַנקעלע הערשקאָװיץ
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Traduzione italiana di Riccardo Venturi
IKH FUR IN KELTSER KANTME NE VADO DALLE PARTI DI KIELCE
  
Ikh fur in keltser kant,Me ne vado dalle parti di Kielce [1]
Dort est men retekhlekh mit shmant,Dove si mangiano rafani [2] con la crema fresca [3],
Mayrn, burkes far a drayer,Carote e patate per tre soldi [4]
Khutsi khinem krigt men ayer.E le uova si hanno quasi a gratis. [5]
Dortn 's leybn iz nisht tayer,Laggiù la vita non è cara,
Fur avek zay nisht kayn frayer.Vacci, non fare lo scemo.
Ikh fur in keltser kant,Io me ne vado dalle parti di Kielce
Dort est men retekhlekh mit shmant.Dove si mangiano rafani con la crema fresca.
  
Dort boyet zikh a naye medineLà si costruisce una nuova nazione
In dem zayen mir kayn grine,In cui non saremo al verde.
Rumkovski Khayim vet zayn indzer frayntChaim Rumkowski sarà nostro amico,
Servus yidn servusAddio, Ebrei, addio!
Ikh fur nokh haynt!Io oggi ci vado!
  
Ikh fur in keltser kant,Me ne vado dalle parti di Kielce
Dort est men retekhlekh mit shmant,Dove si mangiano rafani con la crema fresca,
Mayrn, burkes far a drayer,Carote e patate per tre soldi
Khutsi khinem krigt men ayer.E le uova si hanno a metà prezzo.
Dortn 's leybn iz nisht tayer,Laggiù la vita non è cara,
Fur avek zay nisht kayn frayer.Vacci, non fare lo scemo.
Ikh fur in keltser kant,Io me ne vado dalle parti di Kielce
Dort est men retekhlekh mit shmant.Dove si mangiano rafani con la crema fresca.
[1] "Kielce è una grande città polacca di 201.815 abitanti[1], capoluogo del voivodato della Santacroce (Województwo świętokrzyskie). È un importante centro commerciale ed è sede della Fiera Kielce, che occupa il secondo posto nella classifica delle mostre e dei mercati più frequentati in Polonia." [...] "L'esercito tedesco invase Kielce nel settembre del 1939, uccidendo Stefan Artwiski, l'allora presidente della città. Gli anni del conflitto videro la città trasformarsi in un importante centro di resistenza attraverso la formazione di diversi gruppi attivi su tale fronte. Boschi, colline e montagne di Santacroce divennero lo scenario della lotta partigiana. L'Armia Krajowa principale movimento di resistenza polacca contro la Germania nazista, prese parte all'Operazione Tempesta (in polacco Akcja „Burza”), una serie di rivolte armate che miravano ad ottenere il controllo delle città e delle aree occupate dai tedeschi, impegnati nella difesa contro l'armata sovietica. Nel gennaio del 1945 Kielce venne liberata dall'occupazione nazista." [...] "Fino alla Seconda Guerra Mondiale, Kielce registrava una consistente presenza ebraica.Si stima che alla vigilia del secondo conflitto mondiale quasi un terzo degli abitanti fosse composto da ebrei. Subito dopo l'occupazione tedesca, nel settembre del 1939, provvedimenti e crimini vennero perpetrati contro gli ebrei. Iniziò così una vera e propria persecuzione fatta di multe, confisca dei beni, segregazione nei ghetti e lavoro forzato, che ben presto portò alla deportazione nei campi di concentramento e al genocidio. Nell'aprile del 1941 venne costruito il ghetto ebraico e, dopo poco più di un anno, nell'agosto del 1942, iniziò lo sterminio. Coloro che sopravvissero al massacro vennero mandati nei campi di concentramento, per poi essere destinati al campo di sterminio di Treblinka, secondo solo ad Auschwitz per il numero di vittime." [...] "Nella storia di Kielce resta la memoria dell'ultimo pogrom della Polonia, il pogrom di Kielce. In quell'occasione 50 ebrei della comunità (che contava 163 persone uniche sopravvissute alla shoah di una comunità che ne contava circa 25.000) furono uccisi il 4 luglio 1946 dalla folla nel palazzo di Ul. Planty 7, in risposta alla storia poi risultata falsa ed inventata di sana pianta con la polizia segreta e grazie anche al comportamento non omogeneo dei rappresentanti della chiesa, di un ragazzo di 8 anni, Henryk Błaszczyk, che fu detto essere stato sequestrato per tre giorni da un ebreo abitante in quella casa, casa che era già stata colpita con una bomba a mano nel dicembre 1945. A seguito di quei fatti, 50.000 ebrei sui 245.000 sopravvissuti al nazismo (su 3.500.000 prima del 1939) emigrarono da tutta la Polonia verso altri Paesi, seguiti da quasi tutti gli altri negli anni successivi. Solo nel 1996, a 50 anni di distanza, il sindaco chiese pubblicamente perdono per i fatti di Ul. Planty." (it.wikipedia)

[2] Si tratta non dei rafani piccanti, che sarebbero immangiabili, ma dei ramolacci, radici commestibili della medesima famiglia. Si è comunque preferito tradurre con "rafani" in quanto il termine "ramolaccio" non è comune in italiano.

[3] Si tratta, naturalmente, della smetana presente in tutte le cucine dell'Europa dell'est (e anche prodotto pienamente kosher). La denominazione yiddish, shmant, presenta una nasalizzazione che è antichissima e originaria, e riflette il tedesco Schmand che sopravvive altrove solo in rumeno (come prestito slavo: smântână). Il termine deriva dal protoslavo sъmętana, participio passato del verbo sъmětati "buttare, gettare; liberare".

[4] Questo verso non sembra essere stato compreso pienamente dal traduttore inglese: far a drayer significa "per tre soldi" (drayer, da dray "3"). La denominazione di burkes (o mandiburkes) per le patate è locale e dialettale: sembra derivare, per metafora, da burke, propriamente "cappotto col cappuccio imbottito di pelliccia", "eskimo".

[5] L'espressione ebraica khotsi [חצי], o bekhotsi [בחצי] significa "a metà"; ma bekhotsi khinem [בחצי חימום] vuol dire proprio "pressoché a gratis".



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