Radio Manisco/0516490872
AK47Originale | Solo qualche lieve modifica al testo proposto da Alessandro,... |
RADIO MANISCO/0516490872 Silvia Baraldini, detenuta n.0516490872, carcere femminile di massima sicurezza, Marianna, Florida, Stati Uniti d'America... Condannata nel 1983 a 43 anni di carcere per concorso nell'evasione della rivoluzionaria afroamericana Assata Shakur e per reati associativi di presunta matrice terroristica... Non le sono stati mai imputati fatti di sangue, detenzione di armi, di esplosivi... Ha trascorso due anni di reclusione in un'unità speciale di deprivazione sensoria, senza luce solare, in totale isolamento, a Lexington, nel Kentucky... Operata due volte di cancro squamoso uterino... Silvia Baraldini è una prigioniera politica, una comunista, una combattente per la libertà. C’è uno strano silenzio dopo cena sullo schermo l’immagine ferma Silvia le catene alle caviglie e in una gabbia c’è una luce azzurra un rettangolo fermo lo spioncino che impasta musiche e voci monotone dal televisore… e pensiamo a quel compagno fuori per tanti anni dentro e ora non più al nostro fianco ai domiciliari perché anche i dottori dell’apocalisse riconoscono il suo stato di più niente. Zero assolutamente niente! ora a casa da solo rinchiuso in una camera che è il suo e il nostro tormento un segnale indelebile di un tempo la cui potenza del continuo è maggiore di quella comune il cui scandire TAC TIC è alla rovescia. E pensiamo a quella sua camera come a una cella e lui peggio di prima che l’arreda come dentro fuori tutti i mobili e dentro una branda perché sappiamo che per lui non c’è più un senso o forse solo il simulare una evasione per anni agognata. E pensiamo dove siete dove siamo quand’eravamo 1000 10000 100000 è impossibile che fuori non c’è più nessuno è impossibile che non si sente più una voce un rumore un respiro dove siete ci sentite non vi sento non sento più nessuno fuori le sbarre un muro è impossibile che fuori non c’è più un respiro non c’è più nessuno C’è un silenzio strano dopo cena e la grande paura è passata chissà i padroni sono di nuovo sicuri di sé tornano a sfoggiare i gioielli alla scala le pellicce i loro soldi le Bmw fra tanta gente indifferente e poi le cariche i pestaggi la polizia a proteggerli blindati come sempre i teppisti in divisa, caschi azzurri e manganelli e li vedi sempre presenti fare di fabbriche e scuole cimiteri viventi e così ti trasformi trasformando il contorno liberando la tua mente segue a ruota il corpo che le è intorno sale dentro poi il senso delle cose e non ce la fai più a stare affacciato ad un balcone e così nella mischia ti ritrovi non per gioco ma perché sale solo la voglia di apparire al mondo per non morire come neve al sole trasformati in bravi automi dalla televisione ma c’è chi dice no c’è chi sfonda il silenzio c’è chi cerca nella notte di fare un rumore tremendo assordante dietro quel fumo nero le guardie e noi a girare tra le fiamme continuando a lottare dentro da dentro quelle gabbie infrangendo il silenzio con tutto quanto sulle sbarre allora decidiamo di fare fiaccolate anche se era complicato pensavamo ad uno spettacolo da fuori tutti quei fuochi tremanti sul muro nero accanto ai nostri pugni sul muro nero accanto ai nostri sguardi da dentro tutti quei fuochi tremanti sul muro nero accanto ad una bandiera sul muro nero di questa galera. Ma gli unici che potevano vedere erano solo piccolissimi fari sfreccianti sull’autostrada lontana indifferenti o forse un aeroplano su in alto fra i tanti distinguendo solo il buio fra le rotte di volo dei venti volando avanti verso cieli immensamente distanti sopra quei fuochi tremanti E pensiamo dove siete dove siamo quand’eravamo 1000 10000 100000 è impossibile che fuori non c’è più nessuno è impossibile che non si sente più una voce un rumore un respiro dove siete ci sentite non vi sento non sento più nessuno fuori le sbarre un muro è impossibile che fuori non c’è più un respiro è impossibile che fuori non c’è più nessuno L’immagine di Silvia sui giornali s’è affacciata di sfuggita ancora un partigiano in catene i criminali liberi i razzisti in divisa e sappiamo che non c’è peggior crimine che un essere umano che ne sottomette un altro pensiamo che domani sarà come ieri di nuovo un altro strano silenzio dopo cena ragionando su come apparire per sentirsi vivi e pensiamo a chi sta peggio e ai suoi lontani pensieri forse come i nostri o forse anche diversi al coraggio che ci da il suo sguardo invisibile a chi non vuol vedere perché solo sussurri pronunciano il nome di Silvia Baraldini Fuori! Fuori! Fuori! Forse solo un aeroplano su in alto oltrepassando l’oceano fra le nuvole leggendo un pentagramma di note d’assalto ancora un’altra volta cavalcando un sogno. | RADIO MANISCO/0516490872 C’è uno strano silenzio dopo cena sullo schermo l’immagine ferma Silvia le catene alle caviglie e in una gabbia c’è una luce azzurra un rettangolo fermo lo spioncino che impasta musiche e voci monotone dal televisore… e pensiamo a quel compagno fuori per tanti anni dentro e ora non più al nostro fianco ai domiciliari perché anche i dottori dell’apocalisse riconoscono il suo stato di più niente. Zero assolutamente niente! ora a casa da solo rinchiuso in una camera che è il suo e il nostro tormento un segnale indelebile di un tempo la cui potenza del continuo è maggiore di quella comune il cui scandire TAC TIC è alla rovescia. E pensiamo a quella sua camera come a una cella e lui peggio di prima che l’arreda come dentro fuori tutti i mobili e dentro una branda perché sappiamo che per lui non c’è più un senso o forse solo il simulare una evasione per anni agognata. E pensiamo dove siete dove siamo quand’eravamo 1000 10000 100000 è impossibile che fuori non c’è più nessuno è impossibile che non si sente più una voce un rumore un respiro dove siete ci sentite non vi sento non sento più nessuno fuori le sbarre un muro è impossibile che fuori non c’è più un respiro è impossibile che fuori non c’è più nessuno C’è un silenzio strano dopo cena e pensiamo che la grande paura è passata chissà i padroni sono di nuovo sicuri di sé tornano a sfoggiare i gioielli alla scala le pellicce i loro soldi le Bmw fra tanta gente indifferente e poi le cariche i pestaggi la polizia a proteggerli blindati come sempre i teppisti in divisa, caschi azzurri e manganelli e li vedi sempre presenti fare di fabbriche e scuole cimiteri viventi e così ti trasformi trasformando il contorno liberando la tua mente segue a ruota il corpo che le è intorno sale dentro dopo sale il senso delle cose e non ce la fai più a stare affacciato ad un balcone e così nella mischia ti ritrovi non per gioco ma perché sale solo la voglia di apparire al mondo per non morire come neve al sole trasformati in bravi automi dalla televisione ma c’è chi dice no c’è chi sfonda il silenzio c’è chi cerca nella notte di fare un rumore tremendo assordante dietro quel fumo nero le guardie e noi a girare tra le fiamme continuando a lottare dentro da dentro quelle gabbie infrangendo il silenzio con tutto quanto sulle sbarre allora decidiamo di fare fiaccolate anche se era complicato pensavamo ad uno spettacolo da fuori tutti quei fuochi tremanti sul muro nero accanto ai nostri pugni sul muro nero accanto ai nostri sguardi da fuori tutti quei fuochi tremanti sul muro nero accanto ad una bandiera sul muro nero di questa galera. Ma gli unici che potevano vedere erano solo piccolissimi fari sfreccianti sull’autostrada lontana indifferenti o forse un aeroplano su in alto fra i tanti distinguendo solo il buio fra le rotte di volo dei venti volando avanti verso cieli immensamente distanti sopra quei fuochi tremanti E pensiamo dove siete dove siamo quand’eravamo 1000 10000 100000 è impossibile che fuori non c’è più nessuno è impossibile che non si sente più una voce un rumore un respiro dove siete ci sentite non vi sento non sento più nessuno fuori le sbarre un muro è impossibile che fuori non c’è più un respiro è impossibile che fuori non c’è più nessuno L’immagine di Silvia sui giornali s’è affacciata di sfuggita ancora un partigiano in catene i criminali liberi i razzisti in divisa e sappiamo che non c’è peggior crimine che un essere umano che ne sottomette un altro pensiamo che domani sarà come ieri di nuovo un altro strano silenzio dopo cena ragionando su come apparire per sentirsi vivi e pensiamo a chi sta peggio e ai suoi lontani pensieri forse come i nostri o forse anche diversi al coraggio che ci da il suo sguardo invisibile a chi non vuol vedere perché solo sussurri pronunciano il nome di Silvia Baraldini Fuori! Fuori! Fuori! Fuori! Fuori! Forse solo un aeroplano su in alto oltrepassando l’oceano fra le nuvole leggendo un pentagramma di note d’assalto ancora un’altra volta cavalcando un sogno. |