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Himzo Polovina: Dunjaluče, golem ti si

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OriginalTraduzione italiana di Riccardo Venturi
HIMZO POLOVINA: DUNJALUČE, GOLEM TI SIRICCHEZZA DEL MONDO, SEI ENORME
  
Dunjaluče, golem ti siRicchezza del mondo [1], sei enorme [2]
Sarajevo, seir ti siSarajevo, sei una grande città [3]
Baščaršijo, gani ti si (1)Baščaršija, sei ricca [4]
Ahahaj, a Vratniče, gazil ti si (2)Ah, ah, ah! E tu, Vratnik, sei eroica [5]
Ahahaj, a Vratniče, gazil ti si.Ah, ah, ah! E tu, Vratnik, sei eroica.
  
Oj Bistriče, strmen ti si (3)Oh, Bistrik, sei ripida
Čemalušo, duga ti si (4)Čemaluša, sei lunga
Latinluče, ravan ti si (5)Latinluk [6], sei piana
Ahahaj, Bezistane, mračan ti si (6)Ah, ah, ah! Bezistan, sei buio
Ahahaj, Bezistane, mračan ti si.Ah, ah, ah! Bezistan, sei buio
  
Tašlihanu, širok ti si (7)Tašlihan, sei alto
Ljepa Maro, ljepa ti si (8)Bella Mara, sei bella
Dosta si me napojilaMi hai dato abbastanza da bere
Ahahaj, od dušmana zaklonilaAh, ah, ah! Mi hai protetto dai nemici [7]
Ahahaj, od dušmana zaklonila.Ah, ah, ah! Mi hai protetto dai nemici.
Note faticosamente messe insieme da Bernart Bartleby, che a Sarajevo non c’è mai stato e non spiccica una parola di bosniaco, sicchè potrebbero esserci anche errori ed imprecisioni... Benvenute le correzioni.

(1) Baščaršija è l’antico bazar di Sarajevo, risalente al XV° secolo. Si trova sulla sponda nord del fiume Miljacka, amministrativamente nella municipalità di Stari Grad. I fratelli Morić, eroi anti-turchi o semplici banditi, a seconda delle narrazioni, erano originari di Baščaršija, dove infatti sopravvive ancora oggi il Morića Han, l’ultimo antico caravanserraglio di Sarajevo, che prende il nome da quella famiglia.

Aggiungiamo che il nome "Baščaršija" è, naturalmente, turco: deriva da baş çarşı "mercato principale". In turco è un'espressione generica che si è però cristallizzata a Sarajevo come toponimo. [RV]



(2) Vratnik è un quartiere di Sarajevo, quello dove sorge la Stari grad Vratnik, la città fortificata risalente al XVIII° secolo.

Vratnik è un toponimo puramente slavo: deriva da vrata, un "plurale tantum" che significa "porta" (nome abbastanza ovvio per una città fortificata). In serbocroato, e in tutte le lingue slave, -nik è un comunissimo suffisso di agente: "Vratnik" si potrebbe rendere come "Colui che ha porte". Passato in yiddish dalle lingue slave (polacco e russo), è entrato pure nello slang americano (da cui ad esempio beatnik) e neo-ebraico (da cui, ad esempio, refusenik) [RV]

(3) Bistrik è uno dei quartieri più antichi di Sarajevo, sulla riva sinistra del fiume Miljacka, nel comune di Stari Grad. E’ li che sorge la Chiesa cattolica dedicata a Sant’Antonio da Padova, con l’annesso convento francescano.

Anche il nome Bistrik è slavo, ed è chiarmente dovuto alla vicinanza del fiume: deriva dall'aggettivo bistar, che significa "limpido, chiaro". [RV]

Latinluk, Bistrik, con la cattedrale di S.Antonio
Latinluk, Bistrik, con la cattedrale di S.Antonio


(4) Čemaluša, nome storico di una delle strade principali di Sarajevo, rinominata molte volte a seconda degli accadimenti storici, prima a Francesco Ferdinando, dopo il suo assassinio nel 1914, poi ad Alessandro Karađorđević, re di Jugoslavia, poi a Josip Broz Tito.



Il nome storico della strada è riportato anche come Ćemaluša, con una lieve variazione fonetica. E' sicuramente di origine turca, ma non sono riuscito a stabilirne bene l'origine. La denominazione ufficiale attuale è Ulica Maršala Tita "via Maresciallo Tito", ma è detta comunemente Titova Ulica [RV]

(5) Latinluk è il nome dell’antico quartiere cristiano, compreso in Bistrik, e del Ponte Latino che attraversa il fiume Miljacka congiungendo la cattedrale cattolica al centro di Sarajevo.



(6) Il Bezistan Gazi-Husrev Beg, il mercato coperto in Baščaršija, Sarajevo.

Bezistan Gazi-Husrev Beg. Accanto si intravedono le rovine del Tašlihan.
Bezistan Gazi-Husrev Beg. Accanto si intravedono le rovine del Tašlihan.


Il termine Bezistan deriva dal verbo turco bezemek "adornare, ricoprire", con il comunissimo suffisso -stan, che indica un luogo ed è di origine persiana. Interesserà magari sapere che tale suffisso ha a che fare con la radice indoeuropea dello "stare" (il persiano è lingua indoeuropea). [RV]

(7) Tašlihan, un antico caravanserraglio di Sarajevo, risalente al 500. Completamente distrutto da un incendio nell’800, fu abbandonato ed oggi ne restano le rovine.

Il termine deriva dal turco taşlı "in pietra, di pietra" (derivato da taş "pietra"), unito al suffisso persiano -han(e), propriamente "casa". [RV]

(8) Ho pensato - ma non ne sono affatto sicuro - che con "Ljepa Maro" s'intenda la stessa Sarajevo, vista come una bella donna che ha dato da vivere e ha protetto i suoi abitanti...

Qui non saprei dire; però L(j)epa Maro è una nota sevdalinka. [RV]
[1] Il termine dunjaluk (dunjaluče è il caso vocativo) è il turco dünyalık “ricchezza del mondo, ricchezza terrena, beni materiali” (e non capisco la traduzione inglese “world and its people”). In turco, il termine è un derivato di dünya “mondo”, a sua volta derivato dall'arabo دُنْيَا [dunyā] attraverso il persiano دنیا [donya]. Come il suo significato, dall'arabo la parola è trasmigrata davvero in mezzo mondo: la si ritrova dall'Indonesia e dalla Malesia (dunya) alla Grecia (ντουνιάς) e, appunto, alla Bosnia. In turco, il derivato è un astratto e non indica affatto la “gente”.

[2] La parola è slava ma non è comune in serbocroato per “grande” (si usa comunemente velik). Golem significa piuttosto “enorme, gigantesco”. E' invece il termine comune per “grande” in bulgaro (голям). PS - Qualcuno ci avrà forse pensato, ma la parola non ha nulla a che fare col "golem" ebraico.

[3] Il termine seir sembra derivare dal turco şehir “grande città”, ma potrebbe anche essere da şehîr “celebrato, rinomato”. A loro volta, sono termini di origine araba.

[4] Si tratta qui del turco gani “abbondante; indipendente; libero” (sempre di derivazione araba).

[5] Il termine turco gazi (derivato dall'arabo غازى [ghāzi] “combattente per l'Islam, eroe, veterano di guerra”) è qui usato con un suffisso -l probabilmente di valore aggettivale.

[6] Il nome del quartiere è turco: Lâtin, in turco, significa “appartenente alla chiesa cattolica (latina, romana)”, e Lâtinlık significa tout court “cattolicesimo”. Il nome indica quindi il “quartiere cattolico” visto dal punto di vista dei turchi.

[7] Anche questo è un termine di origine turca (düşman “nemico” è propriamente un agentivo dal verbo düşmek “cadere (nel male, ecc.”) ma non è locale: è parola (anche nella forma dušmanin) comune in serbocroato e in molte altre lingue balcaniche (nel rumeno duşman ad esempio).


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