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Elegia giudeo-italiana [La ienti de Sïòn]

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OriginalTraduzione in italiano moderno di Giuseppe Bonghi
ELEGIA GIUDEO-ITALIANA [LA IENTI DE SÏÒN][ELEGIA GIUDEO-ITALIANA]
  
La ienti de Sïòn plange e lutta;La gente di Sion piange e geme;
dice: «Taupina, male so' conduttadice: «Tapina, per mia sventura son caduta
em manu de lo nemicu ke m'ao strutta ».nelle mani del nemico che mi ha distrutta».
  
La notti e la die sta plorando,La notte e il giorno sta piangendo,
li soi grandezi remembrando,ricordando le sue grandezze
e mo pe lo mundu vao gattivandu.ed ora per il mondo vive in schiavitù.
  
Sopre onni ienti foi 'nalzataSempre fu innalzata sopra ogni gente
e d'onni emperio adornata,e adornata di ogni impero,
da Deo santo k'era amata.da Dio Santo da cui era amata.
  
E li signori da onni cantoE i potenti da ogni luogo
gìanu ad offeriri a lo templo santo,andavano a portare offerte al tempio santo,
de lo grandi onori k’avea tanto.tanto grandi erano gli onori che aveva.
  
Li figlie de Israel erano adornatiI figli di Israele erano adornati
de sicerdoti e liviti avantati,lodati da sacerdoti e leviti,
e d'onni ienti foro 'mmedïati.e furono invidiati da tutti.
  
Li nostri patri male pinzaru,I nostri padri pensarono male,
ke contra Deo revillaru:perché contro Dio si ribellarono:
lu beni ke li fici no remembraro.il bene che fece loro non ricordarono.
  
Pi quisto Deu li foi adirato,Per questo Dio si adirò contro di loro,
e d'emperiu loro foi caczato,e Israel fu cacciato dal suo regno
ka lo Soo nome àbbero scordatu.perché aveva scordato il Suo nome.
  
Sopre isse mandao sì grandi osti,Contro di lui mandò un così grande nemico
ki foi sì dura e ·ssì fortiche fu così crudele e così forte
ke roppe mura e 'nfranzi porti.che abbattè le mura e scardinò le porte.
  
Guai, quanta ienti foi mecïata,Ahimè, quanta gente fu uccisa,
ke tutta la terra gia ensanguinentata!come era insanguinata tutta la terra!
oi, Sïon, ke si' desfigliata!ahimè, Sion, di quanti figli ti hanno privata!
  
Lo tempio santo àbbero desirtato,Hanno rovinato il santo tempio
ke 'n grandi onori foi 'deficato,che fu edificato con grandi onori
e foco da celo l'abbe afflambato.e un fuoco dal cielo l’ha incendiato.
  
Sprecaro torri e grandi palaza,Abbatterono torri e grandi palazzi
e lo bando gia pe onni plaza:e il bando andava in ogni piazza:
«Fi' a fonnamento si desfacza! ».«Si spiani fin dalle fondamenta!»
  
Vidisi donni là desfareLà si videro uccidere donne
e ientili omeni de grandi affari,e gentiluomini di grande importanza,
ke 'n nulla guisa si no pòi recitare.che in nessun modo si può raccontare.
  
E·ttri navi misero pi mareE tre navi misero in mare
çença rimo (entenda ki s'aiutare!),senza remi (coi quali potersi aiutare)
e tutti a mare se prisero iettare.e tutti cominciarono a gettarsi nel mare.
  
Altri ne vinnéro d'onne canto,Altri giunsero da ogni dove,
tutti çença non dere per quanto:tutti senza poter dire qualcosa:
oi, ke farai, popolo santo?ahimè, che farai, popolo santo?
  
E li leviti e li sacerdotiE i leviti e i sacerdoti
como bestiaglia foro venduticome bestiame furono venduti
e 'nfra l'altra iente poi sperduti.e poi sperduti fra gente straniera.
  
Tanto era dura loro signoria,Tanto era dura la loro schiavitù
la notte prega ·dDio ke forsi dia,che prega Dio che la notte diventasse giorno
la dia la notti, tanto scuria.e il giorno la notte, tanto s’oscurava.
  
Ki bole aodire gran crudeletateChi vuole ascoltare la sorte crudele
ke addevenni de sore e frate,che capitò a un fratello e a una sorella
ki 'n quilla ora foro gattivati?che in quell’ora furono fatti prigionieri?
  
Ne la prisa foro devisati:Nella cattura furono divisi:
ki abbe la soro e·cki lo frate;chi ebbe la sorella e chi ebbe il fratello
e 'n gattivanza foro menati.e in schiavitù furono menati.
  
Lo signore de la soro, mecïaro,Il padrone della sorella, masnadiero,
l'abbe venduta ad uno tavernaro,la vendette a un taverniere,
ké de lo vino là l'embrïaro.in cambio di vino con cui si ubriacò.
  
E lo frate fue tradatoIl fratello fu ceduto
ad una puttana pi peccato:a una puttana come pagamento:
oi, popolo santo, male si' guidato!o popolo santo, come sei sciagurato.
  
Venni una ora ke s'adunaroArrivò un momento in cui si riunirono
quilla puttana e lo tavernaro,la puttana e il taverniere
e l'una e l'altro lo recitaro.e l’uno e l’altro raccontarono il fatto.
  
«Una donna aiu, bella quanto rosa,«Ho una donna, bella come una rosa
bene crido k'è ienti cosa,che credo ben che sia di stirpe nobile,
de la ienti trista e dolorosa».appartenente alla gente triste e dolorosa».
  
Quilla respundi k' «Io aio uno 'nfanti,Quella rispose «Io ho un fanciullo
ked è sì ienti ed avenanti,che è molto gentile e avvenente
plo ki la stilla da livanti ».più della stella del mattino».
  
In quisto pinzaro parentezeIntanto pensarono a legarli in matrimonio
a fari e li loro figli asserventarie tenere schiavi i loro figli
e bennerelli pe guadagnare.e venderli per guadagnare.
  
Foro coniunti ad una caminata:furono messi insieme in una camera:
la donna da canto è svïata;La donna s’è isolata in un angolo;
dece: «Trista, male foi nata!dice: «Povera me, son nata sventurata!
  
De secerdoti io foi figliola,Io fui figlia di sacerdoti,
signuri de lie e·dde scola:signori di legge e di scuola:
e ·mmo cu uno servo stao sola ».e adesso sto sola con un servo».
  
Così lo 'nfanti stava da canto:Anche il ragazzo stava in un canto:
facia lamento e grandi planto,si lamentava e piangeva molto,
ka «Foi figlio d'uno omo santo.e diceva «Fui figlio d’un sant’uomo.
  
Mo so' adunato c'una sergente,Ora sto in compagnia d’una serva,
né ·dde mia lie né-dde mia iente:che non è della mia religione
como faraio, tristo dolente?»né della mia gente, come farò, povero me?»
  
En quillo planto s'àbbero aoduti,In quel pianto si udirono
e l'uno e l'altro conosciuti:e l’un l’altro si riconobbero:
«Soro e frati, ovi simo venuti?».«Sorella e fratello, dove siamo arrivati?».
  
E l'uno e l'altro se abbraczaro,E l’un l’altro si abbracciarono,
e con grandi planto lamentaro,e si lamentarono con un lungo pianto,
fi' ke moriro e pasmaro.finché morirono e persero i sensi.
  
Quista crudeli ki aodisse,Chi ascolta questo racconto
ki grandi cordoglio no li prindisseè preso da grande cordoglio
e grande lamento no ne facisse.e prorompe in un lungo lamento.
  
Ki pòi contare l'altri tormenti,Chi potrebbe raccontare gli altri tormenti,
ke spisso spisso so' convenenti,che molto spesso accadono
plo dori ke flambi ardenti?più dolorosi di fiamme ardenti?
  
Santo Dio nostro Signore,Santo Dio nostro Signore,
retorn' a reto lo Too forore,distogli da noi il tuo furore,
e no guardari a noi piccadori.e non guardare noi peccatori.
  
Pe lo Too nome santo e binditto,Per il tuo nome santo e benedetto,
lo nostro core aiusta a·dderitto,riporta il nostro cuore sulla retta via
ke Te sirvamo in fatto e 'n ditto.perché ti serviremo coi fatti e le parole.
  
E remembra la prima amanza,E ricorda Gerusalemme il tuo primo amore
e trai noi de quista gattivanza,e trai noi fuori da questa schiavitù,
de quista tenebri e scuranza.da questa tenebra e oscurità.
  
E lo nemico k'è tanto avantato,E il nemico che è tanto lodato,
ne lo Too furori sia deiettato,nel Tuo furore sia abbassato
da canto en canto desertato.dovunque sia distrutto.
  
E cetto facza como ao fatto,E presto gli si faccia quel ch’ha fatto agli altri,
e sia strutto e·ddesfatto,e sia distrutto e disfatto,
ka fao rumpere la lie e lo patto.perché ha fatto rompere la legge e il patto.
  
E deriza stradi 'n onni canto,e fai accorrere da ogni luogo
ad adunare en quillo santoa radunarsi nel santo tempio
quillo popolo k'amasti tanto.quel popolo che tanto hai amato.
  
E lo santo templo k'è deguastato,E il santo tempio che è distrutto
de la Toa mano sia 'defecato,sia edificato dalla Tua mano
lo Too prufeta come ao profetïato.come ha profetizzato il tuo profeta.
  
Leviti e secerdoti e tutta ientiLeviti, sacerdoti e tutta la gente
entro Sïòn stare gaoiente,possano stare felici in Sion
lo santo Too nome bendicenti.benedicendo il Tuo santo nome.


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