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LIBeRI

Susanna Parigi
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OriginalMezzo pane e un libro
LIBERI

Prima gli uomini segnarono le rocce...
poi i metalli, poi le lastre d’oro, le lamine di piombo, le lastre d’argilla, i papiri, le pergamene.
Poi vennero gli amanuensi.
In tutto questo tempo l’uomo ha difeso con il sangue la scrittura
perché il pensiero e la bellezza diventassero eterni...
perché il pensiero e la bellezza diventassero eterni...
perché il pensiero e la bellezza diventassero eterni...

Poi molti libri furono bruciati.
Ma questo odio è niente in confronto a quanto sono stati amati.
E alcuni uomini parlano, guardano, mangiano, corrono, ridono, urlano
ma sono morti.
Più morti dei sassi, più morti dei morti;
perché non hanno ansia di liberazione né capacità di appassionarsi...
perché non hanno ansia di liberazione né capacità di appassionarsi...
perché non hanno ansia di liberazione né capacità di appassionarsi...
Tutti gli uomini devono avere accesso al sapere.
Questa è giustizia.

A volte un popolo dorme come l’acqua di uno stagno in un giorno senza vento,
e allora alcuni libri possono scuotere le onde e risvegliare la vita.
Poiché ancora oggi l’ignoranza ha un terribile dominio,
e noi tutti sappiamo che dove c’è ignoranza
è molto facile confondere
il male con il bene e la verità con la menzogna...
il male con il bene e la verità con la menzogna
il male con il bene e la verità con la menzogna

L’uomo non lavora per il proprio tornaconto ma per coloro che verranno.
Questo è il senso ultimo di tutte le rivoluzioni
e in fondo il vero senso della vita.


Quando qualcuno va a teatro, a un concerto o a una festa di qualsiasi tipo, se la festa è di suo gradimento, ricorda immediatamente e si rammarica che le persone cui vuol bene, non si trovino lì in sua compagnia. “Quanto piacerebbe questo a mia sorella, quanto a mio padre”, pensa, e non si gode lo spettacolo se non velato di una lieve malinconia. Questa è la malinconia che io sento, non per i miei cari, che sarebbe piccineria spregevole, ma per tutte le creature che per mancanza di mezzi e per loro disgrazia non godono del sommo bene della bellezza che è vita ed è bontà ed è serenità ed è passione.

Per questo non ho mai un libro, perché regalo tutti quelli che compro, che sono innumerevoli, e per questo sono qui onorato e contento di inaugurare questa biblioteca cittadina, la prima sicuramente di tutta la provincia di Granada.

Non solo di pane vive l’uomo. Io, se avessi fame e fossi senza forze per la strada, non chiederei un pane; ma chiederei mezzo pane e un libro. Ed io attacco da qui violentemente quanti parlano soltanto di rivendicazioni economiche senza nominare mai le rivendicazioni culturali che è poi quel che richiedono gridando i cittadini. È un bene che tutti gli uomini mangino, ma pure che tutti gli uomini sappiano. Che godano di tutti i frutti dello spirito umano, perché il contrario è trasformarli in macchine al servizio dello Stato, è trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale.

Provo molta più pena per un uomo che vuol sapere e non può, che non per un affamato. Perché un affamato può calmare la sua fame facilmente con un pezzo di pane o della frutta, ma un uomo che è ansioso di sapere e non ne ha i mezzi, subisce una terribile agonia, perché è di libri, libri, tanti libri che ha bisogno e dove sono questi libri?

Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire: “amore, amore”, e che la gente dovrebbe chiedere come chiede pane o come brama la pioggia per i propri seminati. Quando l’insigne scrittore russo Fëdor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto più di Lenin, era prigioniero in Siberia, fuori del mondo, tra quattro mura e circondato da desolate pianure di neve senza fine; e chiedeva aiuto per lettera alla sua famiglia lontana, diceva soltanto: “Mandatemi libri, libri, tanti libri affinché la mia anima non muoia!”. Sentiva freddo e non chiedeva fuoco, aveva una sete terribile e non chiedeva acqua: chiedeva libri, cioè orizzonti, cioè scale per risalire le vette dello spirito e del cuore. Perché l’agonia fisica, biologica, naturale, di un corpo per fame, sete o freddo, dura poco, pochissimo, ma l’agonia dell’animo insoddisfatto dura tutta la vita.

Ha già detto il grande Menéndez Pidal, uno dei saggi più veri d’Europa, che la parola d’ordine della Repubblica deve essere: “Cultura”. Cultura perché soltanto per suo tramite si possono risolvere i problemi fra i quali si dibatte il popolo pieno di fede, ma privo di luce.




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