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Revolutions-Rückblick (1)

Kurt Tucholsky
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OriginalVersione italiana di Francesco Mazzocchi
REVOLUTIONS-RÜCKBLICK (1)


Ich schau zurück. Die Pressegenerale
ergriff vor einem Jahr der große Schreck.
Die O H L verstummt mit einem Male.
Vorbei. Die Phrase lag im Dreck.
Vorbei die Pläne und die dicken Thesen,
vorbei die plumpen Renommisterein –
Behüt dich Gott, es wär zu schön gewesen,
behüt dich Gott, es hat nicht sollen sein!

Soldaten vor! Der Kaiser hat verzichtet.
Nun wolltet ihr alleine weiter sehn.
Das ist im Leben häßlich eingerichtet,
dass bei den Eberts gleich die Noskes stehn.
Kaum ist das Land von einer Pest genesen,
fällt es mit Grazie in die nächste rein –
Behüt dich Gott, es wär zu schön gewesen,
behüt dich Gott, es hat nicht sollen sein!

Wir dachten schon: Jetzt gilts den Offizieren!
Wir dachten schon: Hier wird nun Ernst gemacht.
Wir dachten schon: Man wird sich nicht genieren,
das Feuer brennt einmal ... es ist entfacht ...
Wir dachten schon: Nun kommt der Eisenbesen ...
Doch weicht der Deutsche sich die Hosen ein –
Behüt dich Gott, es wär zu schön gewesen,
behüt dich Gott, es hat nicht sollen sein!

Kommt diesem Lande niemals denn ein Retter?
Die graue Regenluft weht naß und fahl.
Zum Abschiednehmen just das rechte Wetter:
Fahr wohl, fahr wohl, November-Ideal!
Denn erstens kostest du zu hohe Spesen,
und zweitens singt ihr noch die Wacht am Rhein –
Tatü-tata – es wär zu schön gewesen,
behüt dich Gott, es hat nicht sollen sein!
SGUARDO INDIETRO ALLA RIVOLUZIONE (1919)

Io guardo indietro. La generalità della stampa
un anno fa la prese la grande paura.
La O H L ammutolisce ad un tratto. [1]
Finito. Le parole sono finite nella merda.
Finiti i piani e le corpose tesi,
finite le grossolane vanterie –
Dio ti protegga, sarebbe stato troppo bello,
Dio ti protegga, non è dovuto succedere!

Soldati avanti! Il Kaiser ha abdicato.
Ora solo voi avete voluto provvedere.
Questo nella vita è odioso,
che con gli Ebert ci stiano pure i Noske.
Il paese è appena guarito da una peste,
che con destrezza piomba nella prossima –
Dio ti protegga, sarebbe stato troppo bello,
Dio ti protegga, non è dovuto succedere!

Noi pensavamo già: Ora tocca agli ufficiali!
Noi pensavamo già: Qui ora si farà sul serio.
Noi pensavamo già: Non ci si farà soggezione,
il fuoco brucia una volta... è scatenato...
Noi pensavamo già: Ora arriva la scopa di ferro...
Ma il tedesco s’è bagnato le braghe –
Dio ti protegga, sarebbe stato troppo bello,
Dio ti protegga, non è dovuto succedere!

Arriva una buona volta un salvatore a questo paese?
La grigia aria di pioggia spia umida e cupa.
Proprio il tempo giusto per prendere commiato:
E vai pure, vai pure, ideale di novembre!
Perché primo, costi troppo,
e secondo, voi cantate ancora la Wacht am Rhein [2]
Tatü-tata – sarebbe stato troppo bello,
Dio ti protegga, non è dovuto succedere!


SGUARDO INDIETRO ALLA RIVOLUZIONE (1920)

Questa era una rivoluzione tedesca:
una con organizzazione,
una con timbri e competenze –
per carità, senza selvagge danze
intorno a ghigliottine –
no, sopra di loro
nemmeno! Questo non è l’uso del paese!
Perché «a tutti i Rossi rizzare simili macchine
su pubbliche piazze è vietato e punito!
(firmato) Piesecke. Commissario.» [3]

Tutto così, com’era una volta.
O meglio: ancora molto peggio.
Ufficiali col vecchio baluginio delle armi.
Ognuno: 1 cavallo. Quelli alti: 2.
Questo fa la repubblica – dideldumdei!

Tutto così, com’è sempre stato.
In galera senza tante cerimonie
con tutto il popolo, lo scomodo.
Corte costituzionale? Non se ne parla.
Le nostre guide ammazzate. Botte ... Grida ...
Helfferich si augura qui il Kaiser. [4]
Sopra tutto questo vola il campione Ludendorff.
Liebknecht è morto.
E qualcosa di lui rimane.
[1] Oberste Heeresleitung, direzione suprema dell’esercito
[2] «Die Wacht am Rhein», la guardia al Reno, poema patriottico composto nel 1840 da Max Schneckenburger, venne dallo stesso accompagnato dapprima con una melodia dell’organista svizzero Johann Jakob Mendel. La canzone divenne però popolare quando nel 1854 Karl Wilhelm scrisse una nuova melodia; divenne anzi quasi un inno nazionale, paragonabile per certi aspetti all’italiana «Leggenda del Piave».
[3] Nome che compare nel marzo 1915 in Ulk, supplemento satirico settimanale al Berliner Tageblatt, del quale Tucholsky fu direttore tra il 1918 e il 1920; rappresenta un tipo disgustosamente pessimista, che ricompare poi in una serie di articoli a tema giustizia pubblicati su Die Weltbühne (il palcoscenico del mondo, settimanale di politica, arte ed economia della sinistra radicaldemocratica), tra gennaio e giugno del 1921, a firma di Hugo Grotius, per qualche tempo ritenuto un altro pseudonimo di Tucholsky, poi attribuito ad un altro dei collaboratori della Weltbühne, il giurista Ferdinand Nübell.
[4] Karl Theodor Helfferich, economista, banchiere e politico, rappresentante del partito della destra nazionalista ed antisemita Deutschnationale Volkspartei.


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