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Ciganska je tuga pregolema

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OriginalTraduzione italiana rifatta da Riccardo Venturi
CIGANSKA JE TUGA PREGOLEMAGRANDE È L'ANGOSCIA DEGLI ZINGARI
  
Ciganska je tuga pregolemaGrande è l’angoscia degli zingari,
Niko nezna šta se njima spremaNessuno sa cosa si prepara per loro.
Ili logor ili šuma gusta,Il lager o la foresta fitta, 1
Ostaće nam cigana mala pusta.Il quartiere degli zingari 2 rimarrà deserto.
  
U aprilu a sedmoga danaIl sette di aprile
Pošlo Hitler mnogo aeroplanaHitler ha mandato molti aerei
Da razruši Beograd na SaviPer distruggere Belgrado sulla Sava 3
Jer tog dana i rat nam objavi.E lo stesso giorno ci dichiara guerra.
  
A u jutro oko 4 sataIl mattino verso le quattro
Svakom cigi lupaju na vrataBussano alla porta di ogni zingaro,
Sve ih redom jadne potovariLi portano via tutti, quei disgraziati,
Otera ih Marinkovoj Bari.E li scaricano a Marinkova Bara. 4
  
A iz Bari na Banjicu u stuE da Bara a Banjica 5 a centinaia,
Ostaviše cigonji pustuGli accampamenti zingari restarono vuoti.
Streljaše ih sve po desetinuLi fucilavano tutti dieci alla volta,
A svu malu deću u vruću mašinu.Tutti i bambini nel forno crematorio. 6
  
Ko je hteo glavu da izvučeChi voleva alzare la testa
Mora ga je karabin da stučeLo colpivano con il fucile,
Sve se tako potiše ciganiGli zingari soffrirono di tutto
Dok stigoše mladi partizani.Finché non giunsero i giovani partigiani.
  
Kad stigoše mladi partizaniQuando arrivarono i giovani partigiani
I cigane u borbu su zvaliAnche gli zingari furono chiamati a lottare,
Da u borbi zajedno ratujuA combattere insieme nella lotta,
Da slobodu kao braća skuju.A forgiare la libertà come fratelli.
  
Tad je bilo a sada se pevaCosì fu e ora lo si canta,
Ostaće nam u sećanju za cela vremena.Ci resterà nella memoria per sempre.
NOTE alla traduzione

[1] Si tratta della foresta di Banjica (v. nota 5), dove avvenivano le fucilazioni dei rastrellati.

[2] Nel testo originale, mala sta per mahala, termine di origine turca diffuso in tutti i Balcani e dal significato di “quartiere, rione” (anche, ad esempio, nella lingua rumena). Non si tratta di un “accampamento” ma di un vero e proprio quartiere: tutte le città balcaniche avevano quartieri zingari dotate di strutture abitative vere e proprie e di infrastrutture; questo perlomeno fino alle guerre jugoslave degli anni '90.

[3] Mi preme sottolineare che “a distruggere Belgrado sulla Sava”, dopo Hitler, si è cimentata con ottimo successo anche la “democratica” aviazione della NATO nel 1999, con l'avallo -ad esempio- dell'allora primo ministro italiano, Massimo D'Alema e con gli aerei che partivano dalle basi italiane come Aviano

[4] Marinkova Bara (nel testo originale al caso dativo della declinazione serba: Marinkovoj Bari “a Marinkova Bara”) è un sobborgo di Belgrado nella municipalità di Voždovac. Alla lettera significa “Palude (o “Stagno”) di Marinko”. Nacque negli anni '20 del XX secolo come quartiere popolare abitato in prevalenza da zingari. Che gli zingari rastrellati dai nazisti venissero portati all'inizio in un quartiere zingaro appare come la classica “ottimizzazione del massacro” di stampo hitleriano; Marinkova Bara ebbe funzione di ghetto.

[5] Banjica (alla lettera: “Vasca da bagno”, probabilmente per qualche sorgente termale) è un altro sobborgo di Belgrado, non lontano da Marinkova Bara (attualmente è diviso tra le municipalità di Voždovac e Savski Venac, a circa 6 km dal centro della capitale serba. Situato su una collina e presso una foresta (la Banjička šuma), sembra essere uno dei luoghi abitati più antichi dell'intera Serbia (vi sono stati trovati reperti archeologici risalenti a circa 7000 anni fa). Abitato in prevalenza da serbi del sud che vi si stabilirono dopo la II Rivolta Serba del 1815. Durante la II Guerra Mondiale, nel 1941, vi fu costruito un campo di concentramento dai tedeschi e dai collaborazionisti nazisti serbi; fu considerato il più terribili dei quattro installati nel territorio serbo direttamente sotto occupazione nazista. Nella foresta di Banjica, nominata nella prima strofa, avveniva la maggior parte delle esecuzioni.

16 luglio 1941: fucilazioni di prigionieri nella foresta di Banjica.
16 luglio 1941: fucilazioni di prigionieri nella foresta di Banjica.


[6] Da notare il modo in cui, nel testo originale, è indicato il forno crematorio: vruća mašina, ovvero “macchina calda”.


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