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Ballada o Bieli

Jacek Kaczmarski
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Versione italiana di Salvo Lo Galbo
LA BALLATA DEL BIANCO

Ci sono le nazioni, che conoscono
Ogni ciottolo della loro storia patria,
E per questo che manco ci tengono più di tanto –
E noi invece ce l’abbiamo – le Chiazze Bianche.

Il bianco di queste chiazze – la nostra storia
Converga in se stessa, come nello specchio;
Le visioni dei tempi che mettono spavento,
Le apparizioni – che sono inevitabili.

Attraverso la Chiazza Bianca della Siberia
Va a piedi un nugolo dei deportati
E si imprime nella memoria colletiva
Il tipo in “papacha” e con “pepesza”.(1)

Nella Chiazza Bianca dei macelli ben giustificati
Splende la Bianca stella nuova,
Sopra la disperazione bianca delle madri
Alle quali hanno portato via i loro bambini.

In una fossa bianca con la bianca calce
I teschi bianchi hanno interrato,
In bianco i patti erano firmati,
La fiamma bianca avvolge Varsavia.

Nel bianco delle chiazze, come nel chiaro della luce
Ci è apparso quel’altro mondo;
Non ci stupisce che abbiano deciso
Di cancellare queste chiazze.

Tutte le tinte dei torti nella nazione
Vivono nel chiarore delle Chiazze Bianche,
Che cosa servirà per avvertimento,
Quando ce le cancelleranno?

Amicizia eterna, eterno accordo,
L’eterna riparazione dell’ingiustizia
L’eterna gratitudine al “narod”,(2)
Che ci ha assegnato la sofferenza.

E così che finisca a noi il storico dramma
Con una sceneggiata aggiunta all’ultimo:
Invece di una battuta finale che conosciamo –
La chiazza bianca cancellata.
BALLATA DEL BIANCO

Pare esistano Paesi
che conoscono ogni pietra
della loro storia al punto
che non gliene importa neanche.
Ma da noi la storia, se si
specchia, da se stessa arretra
per l’orrore e lo spavento…
Perciò è tutta Macchie Bianche.

Un’enorme macchia bianca,
la Lubjanka sotto Berjia,
nugoli d’esuli in marcia
su di un conto alla rovescia.
Ma nella memoria sbianca
lo zek verso la Siberia
con in testa la papachia
e alla schiena la pepesza.

Sulla Macchia Bianca delle
ben giustificate scanne
c’è la bianca stella nuova
che risplende come un nimbo
e sui pianti, sulla pelle
bianca di tutte le donne,
madri dalla quale cova
han portato via un bimbo.

Neve bianca che si sciolse;
teschi bianchi in bianche fosse
sotto un po’ di bianca calce
da Katyn in Jugoslavia.
E una bianca fiamma avvolse
le bandiere bianche e rosse,
mentre si firmava in calce
bianca i patti di Varsavia.

Ce n’è di tutti i colori
nella enciclopedia
delle Macchie Bianche, in ordine
tutti i crimini del Narod.
Quando le faranno fuori,
come non stupisce sia,
come si è già dato ordine,
cosa più ci sarà chiaro?

Amicizia eterna, fiamma
sempiterna del polacco
popolo che si ringrazia
sempre, sempre al nostro fianco.
Si conclude così il dramma,
non con una farsa, ma con
un paradosso: la Macchia
Bianca cancellata in bianco.


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