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Die Gefangenen

Kurt Tucholsky
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OriginalVersione italiana di Francesco Mazzocchi
DIE GEFANGENEN


Hörst du sie schlucken, Herrgott?
Sie sitzen muffig riechend und essen ein muffiges Essen,
holen es mit dem Blechlöffel aus den amtlichen Gefäßen
und führen es in ihren privaten Mund.
Der Körper verdaut es,
und es ist ganz sinnlos, was sie da tun.
Hörst du sie schlucken, Herrgott?
 
Siehst du sie im Hof trotten, Herrgott?
Man bewegt sie wie die Pferde, damit sie nicht frühzeitig
sterben –
sie sollen leidensfähig erhalten werden,
und im Schubkasten des Gefängnispastors liegt eine Bibel.
Daraus liest er ihnen von Zeit zu Zeit etwas vor und glaubt
wirklich,
er sei besser als sie.
Siehst du sie in ihrer Kirche sitzen, Herrgott?
Fühlst du sie leiden?
Nachts bedrängen sie wüste Träume;
ihre innere Sekretion ist nicht in Ordnung,
sie sehen riesige Geschlechtsteile auf Beinen
und zupfen an sich herum ...
Fühlst du sie leiden?
 
Ja, sie haben gefehlt – das ist wahr.
Doch kann kein Mensch den andern bestrafen, er kann ihn nur
quälen.
Denn Schuld und Strafe kommen niemals zusammen.
Ja, sie haben gefehlt, das ist wahr.
Da sitzen sie und leiden:
   Weil sie gestohlen haben;
      weil ihre Eltern nur einen verwüsteten Körper zeugen
konnten;
      weil sie in Spanien eine Republik haben wollten;
weil sie Stalins Politik nicht billigen;
   weil sie den Duce nicht lieben;
      weil sie in Amerika Gewerkschaften gründen
wollten ...
Sie sind Späne des irdischen Sägewerks.
Die Gerechten können nicht sein, wenn die Ungerechten nicht
wären.
Ja, sie haben gefehlt – das ist wahr.
 
Und so ist es eingeteilt:
Sie haben gesündigt.
Andre haben sie verurteilt.
Wieder andre vollstrecken das Urteil.
Was haben diese drei Dinge miteinander zu tun?
 
Gott, du siehst es –!
Erbarme, erbarme dich der Gefangenen!
Der Mensch, der da richtet, erbarmt sich nicht.
Man müßte ihn quälen, wiederum,
und wiederum wäre nichts damit getan.
Hörst du sie, siehst du sie, fühlst du sie,
die Gefangenen –? 
I PRIGIONIERI

Li senti inghiottire, Signore?
Siedono puzzando di muffa e mangiano cibo ammuffito,
lo prendono col cucchiaio di latta dalle gavette d’ufficio
e lo portano nelle loro bocche private.
Il corpo lo digerisce,
ed è tutto senza senso, quel che fanno lì.
Li senti inghiottire, Signore?

Li vedi trottare nel cortile, Signore?
Li si muove come i cavalli, in modo che non muoiano prematuramente–
devono essere mantenuti in grado di soffrire,
e nel cassetto del pastore del carcere c’è una Bibbia.
Da quella di tempo in tempo legge loro qualcosa e crede veramente,
di essere meglio di loro.
Li vedi seduti nella loro chiesa, Signore?
Li senti soffrire?
La notte li opprimono brutti sogni;
il loro sistema endocrino non è in ordine,
vedono giganteschi organi sessuali con le gambe
e si contraggono...
Li senti soffrire?

Sì, loro hanno sbagliato – questo è vero.
Ma nessuna persona può punire un’altra, la può soltanto tormentare.
Perché colpa e punizione non coincidono mai.
Sì, loro hanno sbagliato – questo è vero.
Lì siedono e soffrono:
Perché hanno rubato;
perché i loro genitori potevano creare solo un corpo devastato;
perché in Spagna volevano avere una repubblica;
perché non gradiscono la politica di Stalin;
perché non amano il Duce;
perché in America volevano fondare sindacati...
Loro sono la segatura della segheria terrena.
I giusti non potrebbero esserci, se non ci fossero gli ingiusti.
Sì, loro hanno sbagliato – questo è vero.

E così è stato assegnato:
Loro hanno peccato.
Altri li hanno condannati.
Di nuovo altri eseguono il giudizio.
Che hanno da fare insieme queste tre cose?

Dio, tu lo vedi –!
Abbi pietà, abbi pietà dei prigionieri!
La persona che qui giudica non ha pietà.
Si dovrebbe tormentare quella, invece,
e anche così non si concluderebbe niente.
Li ascolti, li vedi, li senti,
i prigionieri –?


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