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Η μοναξιά

Katerina Gogou / Κατερίνα Γώγου
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OriginalGian Piero Testa.
Η ΜΟΝΑΞΙΆLA SOLITUDINE
Η μοναξιά...
δεν έχει το θλιμμένο χρώμα στα μάτια
της συννεφένιας γκόμενας.
Δεν περιφέρεται νωχελικά κι αόριστα
κουνώντας τα γοφιά της στις αίθουσες συναυλιών
και στα παγωμένα μουσεία.
Δεν είναι κίτρινα κάδρα παλιών «καλών» καιρών
και ναφθαλίνη στα μπαούλα της γιαγιάς
μενεξελιές κορδέλες και ψάθινα πλατύγυρα.
Δεν ανοίγει τα πόδια της με πνιχτά γελάκια
βοϊδίσιο βλέμμα κοφτούς αναστεναγμούς
κι ασορτί εσώρουχα.
Η μοναξιά.
Έχει το χρώμα των Πακιστανών η μοναξιά
και μετριέται πιάτο πιάτο
μαζί με τα κομμάτια τους
στον πάτο του φωταγωγού.
Στέκεται υπομονετικά όρθια στην ουρά
Μπουρνάζι – Αγ. Βαρβάρα – Κοκκινιά
Τούμπα – Σταυρούπολη – Καλαμαριά
Κάτω απ’ όλους τους καιρούς
με ιδρωμένο κεφάλι.
Εκσπερματώνει ουρλιάζοντας κατεβάζει μ’ αλυσίδες τα τζάμια
κάνει κατάληψη στα μέσα παραγωγής
βάζει μπουρλότο στην ιδιοκτησία
είναι επισκεπτήριο τις Κυριακές στις φυλακές
ίδιο βήμα στο προαύλιο ποινικοί κι επαναστάτες
πουλιέται κι αγοράζεται λεφτό λεφτό ανάσα ανάσα
στα σκλαβοπάζαρα της γης – εδώ κοντά είν’ η Κοτζιά –
ξυπνήστε πρωί.
Ξυπνήστε να τη δείτε.
Είναι πουτάνα στα παλιόσπιτα
το γερμανικό νούμερο στους φαντάρους
και τα τελευταία
ατέλειωτα χιλιόμετρα ΕΘΝΙΚΗ ΟΔΟΣ–ΚΕΝΤΡΟΝ
στα γαντζωμένα κρέατα από τη Βουλγαρία.
Κι όταν σφίγγει το αίμα της και δεν κρατάει άλλο
που ξεπουλάν τη φάρα της
χορεύει στα τραπέζια ξυπόλυτη ζεμπέκικο
κρατώντας στα μπλαβιασμένα χέρια της
ένα καλά ακονισμένο τσεκούρι.
Η μοναξιά
η μοναξιά μας λέω. Για τη δική μας λέω
είναι τσεκούρι στα χέρια μας
που πάνω απ’ τα κεφάλια σας γυρίζει
γυρίζει γυρίζει γυρίζει
La solitudine...
non ha gli occhi colorati d'afflizione
di un'amante rannuvolata.
Non gironzola indolente, indeterminata
ancheggiando nelle sale da concerto
e nei musei gelati.
Non è fatta di gialle cornici dei "buoni" tempi andati
e di naftalina nei bauli della nonna
di nastri viola e cappelli di paglia a larga tesa.
Non allarga le sue gambe con risolini soffocati
sguardo bovino sospiri trattenuti
e biancheria intima assortita.
La solitudine.
Ha il colore dei Pakistani la solitudine
e si misura a piatti
insieme ai loro cocci
sul fondo di un cavedio.
Sta paziente in piedi nella coda
Bournazi - Aghìa Varvàra - Kokkinià -
Toumba - Stavropoli - Kalamarià 1
Con ogni tempo
le suda il capo.
Eiacula cacciando urli cala la saracinesca incatenata
fa un'occupazione nei mezzi di produzione
accende polveri nella proprietà privata
di domenica è una visita parenti ai carcerati
nell'androne hanno lo stesso passo i giudicanti e i rivoluzionari
la si vende e la si compra soldo a soldo respiro a respiro
nei mercati degli schiavi della terra - qui vicino c'è piazza Klotziàs 2 -
svegliati di buon'ora
Svegliati per vedere.
E' una puttana nelle case di malaffare
è il "turno tedesco" 3 per il fante in sentinella
e gli ultimi interminabili chilometri della STRADA NAZIONALE - CENTRO
per le carni appese a un gancio dalla Bulgaria.
E quando il suo sangue è strozzato e non ha altro in mano
perché stanno svendendo la sua gente 4
balla scalza uno zeibekiko sopra il tavolo
reggendo nelle sue mani tumefatte
una scure bene affilata.
La solitudine
la nostra solitudine dico. Della nostra sto parlando
è una scure nelle nostre mani
che rotea sopra le vostre teste
rotea rotea rotea.
NOTE alla traduzione

[1] Municipalità e quartieri dell'area Atene-Pireo e di Salonicco (Kalamarià)

[2] In una zona non certo periferica di Atene esiste un piazza intitolata a Konstandinos Klotziàs (1892 - 1951), personaggio di spicco della vita politica greca della prima metà del secolo scorso, le cui note biografiche reperibili in Wikipedia descrivono il ritratto di un emerito ma riverito farabutto. Dopo gli studi giuridici compiuti ad Atene e a Roma fu per un decennio corrispondente dall'Italia di diversi giornali greci. Durante la prima guerra mondiale, quando il Regno si scisse (Διχασμός del 1914-1917) di fronte all'alternativa tra l'Intesa o gli Imperi Centrali, Klotziàs sostenne il re Costantino contro Venizelos. Dopo le elezioni del 1920, che grazie alla legge elettorale maggioritaria tolsero il potere a Venizelos e avviarono il paese al disastro anatolico, fondò il giornale nazionalista Τα Χρονικά e contemporaneamente si accreditava con intenso attivismo negli ambienti economici e sportivi. Nel 1934 fu designato sindaco di Atene, carica che tenne fino al 1936, vale a dire fino all'avvento della dittatura fascistica di Metaxàs, di cui divenne Ministro della Amministrazione di Atene Capitale. Klotziàs era, del resto, sfegatato ammiratore di Benito Mussolini, e collaborò fattivamente con Metaxas nella sua politica imitatrice dell'esperienza italiana, sia nel campo delle opere pubbliche, sia delle organizzazioni giovanili di massa, sia dell'imbavagliamento della libera espressione. Nell'imminenza dell'Occupazione italo-bulgaro-tedesca, dopo la morte di Metaxas e il suicidio del suo successore A. Koryzis, il re Giorgio gli offrì la carica di primo ministro, ricevendone un rifiuto. Klotziàs, infatti, stava preparandosi ad abbandonare il campo minato greco e a trasferirsi negli Stati Uniti, dove risiedette fino al 1945. Rientrato in patria, riprese l'attività politica pur continuando quella di avvocato, di pubblicista e di storico e fu eletto di nuovo sindaco di Atene nel 1951: ma una fatale crisi cardiaca lo tolse nello stesso anno dalla scena. Per quali meriti gli sia intitolata una piazza di Atene, è arduo dire. Forse perché in gioventù era stato un valente spadaccino, vincitore di alcune gare internazionali ?
In piazza K. Klotziàs c'è la sede della Banca Nazionale Greca (Εθνική Τράπεζα της Ελλάδος).

3) Il turno "tedesco" è detto, nel gergo delle caserme greche, la frazione di guardia più penosa per la sentinella, quella che va dalle 4 alle 6 del mattino.

4) La Gogou usa qui la parola "fara", che esiste anche nel lessico e nella toponomastica italiane come lascito dei Longobardi. "Fara" designava i clan in cui si articolava la file longobarda. Nell'accezione della Gogou indica quelle fasce sociali marginali, che non si possono chiamare classe, ma che le classi dominanti cercano di ignorare, tenendole a debita distanza, e reprimendole quando costituiscono un fastidio o, talora, un pericolo: sono gli amici della poetessa, quelli che descrive in un altro componimento, che metto qui di seguito, perché mi sembra assai esplicativo e meritevole di essere conosciuto, per quanto di non diretto interesse per il nostro sito:

ΕΜΕΝΑ ΟΙ ΦΙΛΟΙ ΜΟΥ

Eμένα οι φίλοι μου
είναι μαύρα πουλιά
που κάνουν τραμπάλα στις ταράτσες ετοιμόρροπων σπιτιών
Εξάρχεια, Πατήσια, Μεταξουργείο, Μετς
Κάνουν ό,τι λάχει
Πλασιέ τσελεμεντέδων κι εγκυκλοπαιδειών
Φτιάχνουν δρόμους κι ενώνουν ερήμους
Διερμηνείς σε καμπαρέ της Ζήνωνος
Επαγγελματίες επαναστάτες
Παλιά τους στρίμωξαν και τα κατέβασαν
Τώρα παίρνουν χάπια και οινόπνευμα να κοιμηθούν
αλλά βλέπουν όνειρα και δεν κοιμούνται

Εμένα οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά
Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα

Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα
στις ταράτσες παλιών σπιτιών
Εξάρχεια, Βικτώρια, Κουκάκι, Γκύζη
Πάνω τους έχετε καρφώσει εκατομμύρια σιδερένια μανταλάκια
τις ενοχές σας,
αποφάσεις συνεδρίων,
δανεικά κοστούμια,
σημάδια από κάφτρες
περίεργες ημικρανίες,
απειλητικές σιωπές
κολπίτιδες
ερωτεύονται ομοφυλόφιλους
τριχομονάδες
καθυστέρηση
Το τηλέφωνο
σπασμένα γυαλιά
Το ασθενοφόρο
Κανείς...

Εμένα οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά
Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα

Κάνουν ό,τι λάχει
Όλο ταξιδεύουν οι φίλοι μου
γιατί δεν τους αφήσατε σπιθαμή για σπιθαμή
Όλοι οι φίλοι μου ζωγραφίζουν με μαύρο χρώμα
γιατί τους ρημάξατε το κόκκινο
Γράφουν σε συνθηματική γλώσσα
γιατί η δική σας μόνο για γλύψιμο κάνει
Οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά και σύρματα
στο λαιμό σας, στα χέρια σας
Οι φίλοι μου...

Εμένα οι φίλοι μου είναι μαύρα πουλιά
Εμένα οι φίλες μου είναι σύρματα τεντωμένα

GLI AMICI PER QUANTO MI RIGUARDA

Gli amici per quanto mi riguarda sono neri uccelli
che fanno l'altalena sulle terrazze
di case sgarrupate
Exarchìa via Patissia Metaxourghìo Mets.
Fanno quello che gli capita.
Rappresentanti di libri di cucina
e di enciclopedie
aprono strade e collegano deserti
interpreti nel cabaret di via Zenone
rivoluzionari professionali
li stiparono e li riposero giù giù
ora prendono pasticche e alcol per
addormentarsi
ma fanno sogni e stanno svegli.
Le mie amiche per quanto mi riguarda sono fili di ferro
tesi
sulle terrazze di vecchie case
Exarchìa Victoria Concaki Grizi.
Su di loro avete confitto milioni
di mollette di ferro
le vostre colpevoli decisioni congressuali
sottane in prestito
bruciature di cicche
strane emicranie
silenzi minacciosi leucorree
s'innamorano di omosessuali
trichomonas ritardo mestruale
il telefono il telefono il telefono
gli occhiali rotti l'ambulanza nessuno.
Fanno quello che gli capita.

Sono sempre in giro i miei amici
perché non gli avete lasciato una spanna
che sia una spanna.
Tutti i miei amici dipingono con un colore
nero
perché gli avete distrutto il rosso
scrivono in una lingua nota solo a loro
perché la vostra è buona solo per leccare.

I miei amici sono uccelli neri
e fili di ferro
sulle vostre mani e sul vostro collo.
I miei amici.

(Musica di Nikos Maindàs)





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