Il tessitore damerino
Quelli di AnarresOriginale | La versione su disco |
IL TESSITORE DAMERINO Tu provenivi da una terra assai lontana, un mare immenso come il cielo dalla casa madre ti separava. In bagaglio una pistola e un fazzoletto rosso e nero, la legge del taglione era allora il solo tuo pensiero. Era il tempo della fame e le sommosse che a spari di cannone un milite represse: ventinove agosto millenovecento… quel giorno in terra più di cento. Monza, la tua meta, un monarca il tuo obiettivo, poco più che a vent’anni dettavi allora il tuo destino. Tre, o forse quattro colpi, diverse son le storie, ma quell’uomo cadde al suolo colpito in pieno al cuore. Era il tempo di Merlino e Malatesta, delle gesta della banda del Matese, l’epoca del cantico internazionalista, in quei giorni nessuno mai si arrese. Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli col fare elegante, da modi nobili e belli. Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino passo cadenzato, perfetto damerino Un mese esatto appena dopo nella Piazza Beccaria dovesti fronteggiare un’avversa a te giuria. Scritta era la sorte, di te e degli ideali, il mondo ti era avverso tranne che pochi intellettuali. Era il tempo quando poi nelle città, si articolava sotto voce: libertà; quando chi isolato in una fredda cella cantava: “Addio Lugano Bella”. “Lei, sovversivo, è imputato di regicidio, nulla a sua discolpa, nemmeno appare poi pentito”. “Io, sua eccellenza, non ho ucciso un individuo, ma null’altro che un monarca, quindi un barbaro principio”. Era il tempo di quando poi ai condannati, a vita li attendevano lavori forzati, ma a quel giovane toccò però la sorte del primo “datosi” alla morte. Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli col fare elegante, da modi nobili e belli. Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino, passo cadenzato, perfetto damerino | IL TESSITORE DAMERINO Tu provenivi da una terra assai lontana, un mare immenso come il cielo dalla casa madre ti separava. In bagaglio una pistola e un fazzoletto rosso e nero, la legge del taglione era allora il solo tuo pensiero. Era il tempo della fame e le sommosse che a spari di cannone un milite represse: si era quasi a fine ormai dell'ottocento in quei giorni i morti furon cento. Monza, la tua meta, un monarca il tuo obiettivo, poco più che a vent’anni dettavi allora il tuo destino. Tre, o forse quattro colpi, diverse son le storie, ma quell’uomo cadde al suolo colpito in pieno al cuore. Era il tempo di Merlino e Malatesta, quello poi del cantico internazionalista, delle gesta della banda del Matese, di guerre tra lui e il borghese Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli col fare elegante, da modi nobili e belli. Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino passo cadenzato, perfetto damerino Un mese esatto appena dopo nella Piazza Beccaria dovesti fronteggiare un’avversa a te giuria. Ma scritta era la sorte, di te e degli ideali, il mondo ti era avverso tranne che pochi intellettuali. Era il tempo quando poi nelle città, si articolava sotto voce: libertà; quando chi isolato in una fredda cella cantava: “Addio Lugano Bella”. “Lei, sovversivo, è imputato di regicidio, nulla a sua discolpa, nemmeno appare poi pentito”. “Io, sua eccellenza, non ho ucciso un individuo, ma null’altro che un monarca, quindi un barbaro principio”. Era il tempo di quando poi ai condannati, a vita li attendevano lavori forzati, ma a quel giovane toccò però la sorte del primo “datosi” alla morte. Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli col fare elegante, da modi nobili e belli. Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino, passo cadenzato, perfetto damerino |