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Une vie de moins

Zebda
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Versione inglese dal blog Refrain Playing Israel
UNA VITA IN MENOONE LIFE LESS
Sono nato in un paese che non esiste
Sono nato su una terra che non è più mia,
Una terra occupata, una terra calpestata
una terra autonoma solo sulla carta,
sono nato tra gli zaghroutah (1) e le urla di gioia
sono nato dopo molti altri in un campo troppo stretto
Il mare era la mia frontiera, il mio santuario,
per dimenticare i coloni e il blocco navale e la miseria
sono cresciuto cullato dal suono dei racconti dell'esilio,
sono cresciuto all'ombra di vite sospese a un filo,
il filo di una speranza tenace anche in un vicolo cieco,
Un giorno sì a testa alta avremo il nostro posto
avremo il nostro posto, avremo il nostro posto.
I was born in a country that does not exist
I was born on a land that is no longer mine
A land that's autonomous only on paper
A land occupied, a land trampled upon
I was born to the walls and cries of joy
I was born after so many in the crowded camp
The sea was my boundary, my sanctuary
To forget settlers, blockade and misery
I grew up humming the melodies of exile
The thread of a tenacious hope even in this impasse
One day we will stand straight and have our place
We will have our place
We will have our place
Sono cresciuto troppo, troppo in fretta tra lutto e oblio
Sono cresciuto dando del tu all'orizzonte infinito,
la sabbia calda sotto i miei passi mi portava al di là
Sarò così grande così forte, non si vedrà che me,
ho vissuto a Gaza senza mai uscirne,
Ho vissuto giorno dopo giorno senza rimorsi né sospiri,
malgrado il filo spinato il coprifuoco i blindati,
ho portato in fondo al cuore il sogno di scappare via,
il sogno di scappare via, di scappare via.
I grew up too fast, torn between mourning and forgetting
I grew up spending my days with the infinite horizon
Hot sand below my feet carried me beyond
I will be so big so strong, so everyone can see me
I lived in Gaza without ever stepping out of it
I lived day by day without remorse or complaint
Despite barbed wires, curfews and tanks
I nurtured deep inside the dream to break away
The dream to break away
The dream to break away
Ho vissuto le onde umane dell'intifada
ho vissuto cortei e scioperi e bandiere sventolate,
cantavamo a pieni polmoni la nostra passione
mentre sopra di noi sfrecciavano i loro aerei
Sono morto - o hanno mentito? - di una pallottola vagante
sono morto assassinato da un uomo sconosciuto
che credeva di fare il suo dovere sparando nella nebbia
a delle ombre nemiche con armi ridicole,
sono morto come mille altri, mille dopo e mille prima,
sono morto una sera d'autunno, una sera di ramadan,
Ma non volevo altro che vivere, vivere libero
non volevo che essere libero, non volevo che essere libero,
non volevo che essere libero!
I lived the human waves of the intifada
I lived marches and strikes rising flags
We sung our passion at the top of our voices
While they paraded their planes over us
I died, went the lie, from a stray bullet
I died, murdered by an unknown man
Who thought his duty to shoot through the fog
At enemy shadows with dwarfed weapons
I died like thousands others
Thousands before thousands after
I died an autumn evening during Ramadan
But I only wanted to live and be free
live free
I only wanted to be free
only wanted to be free
I only wanted to be free
(1) La zaghroutah è una forma di suono vocale, tra il canto e l’ululato, che viene praticata dalle donne in tutto il Medio Oriente ed in vari paesi del sub-continente africano. La zaghroutah è il suono che per eccellenza rappresenta l’immensa gioia, e viene di solito eseguita in occasione di matrimoni, la sera del henna, per celebrare una nascita, durante le feste folkloristiche, la dabka ed altre celebrazioni. E’ un suono che rappresenta la felicità e la gioia.


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