Das Lied vom Klassenfeind
Bertolt BrechtTrad. Salvo Lo Galbo | |
LA CANZONE DEL NEMICO DI CLASSE 1. Quand’ero piccolo, andavo a scuola e imparai a distinguere il mio e il tuo, e quando tutto avevo imparato non mi pareva che fosse tutto. La mattina ero senza colazione mentre altri avevano da mangiare; e cosi imparai ancora tutto sull’essenza del nemico di classe. E imparai il perché e il percome il mondo è diviso da una fossa! che resta fra noi, perché dall’alto verso il basso cade la pioggia. 2. E mi dicevano: diventerai come noi se farai il bravo! Ma io pensavo: se sono la loro pecora non diverrò mai un macellaio. E vidi più d’uno di noi che per loro batté il marciapiede, e se gli capitò la medesima sorte che a me e a te, si sorprese. Ma io non mi meravigliai, per tempo vidi come stanno le cose con loro: è verso il basso, e non verso l’alto che la pioggia scorre. 3. Allora udii battere il tamburo e tutti dicevano queste parole: adesso dobbiamo fare la guerra per un posticino al sole. E voci rauche ci promisero di tirarci l’azzurro giù dal cielo, e capoccia bene pasciuti gridavano: non siate vigliacchi in questo momento! E noi ci credemmo: è questione di ore, poi avremo questa cosa e quella. Ma la pioggia di nuovo fluì verso il basso e noi per quattro anni divorammo l’erba. 4. E una volta, d’un tratto, si disse: ora facciamo la repubblica! E ognuno sarà uguale all’altro, magro o grasso che sia. E chi era esausto per fame non era mai stato cosi pieno di speranza. Ma chi era sazio di mangiare come loro era pure pieno di speranza. E io dissi: qualcosa non quadra e dal dubbio ero tutto turbato: qualcosa non quadra, se la pioggia deve scorrere verso l’alto. 5. Ci diedero delle schede per votare, noi le armi consegnammo, ci diedero una promessa, noi i fucili che avevamo. Sentimmo dire: loro, che la sanno lunga ci avrebbero aiutato adesso, noi dovevamo andare al lavoro, loro avrebbero fatto il resto. Allora mi lasciai smuovere di nuovo e come volevano, rimasi calmo, e pensai: da parte della pioggia è bello che voglia scorrere verso l’alto. 6. E subito dopo sentii dire che ora tutto era sistemato: se noi sopportiamo il male minore quello più grosso ci era risparmiato. E noi mandammo giù il prete Brüning perché al suo posto non ci fosse Papen. E noi mandammo giù lo junker Papen perché se no era il turno di Schleicher. (*) E il prete passò la consegna allo junker e lo junker la passò al generale. E la pioggia andava verso il basso e fu uno scorrere colossale. 7. Mentre noi giravamo con le schede elettorali loro intanto chiudevano le fabbriche. Che noi dormissimo davanti ad un ufficio di collocamento O che fossimo dietro a farci timbrare i certificati, loro non si preoccupavano di noi. Sentivamo parole d’ordine come queste: State calmi! Aspettate ancora un po’! Quanto è più grande la crisi tanto più grande sarà la ripresa! E io dicevo ai miei compagni: cosi parla il nemico di classe! Quando parla di epoca buona è della sua che intende parlare. La pioggia non scorrerà mai verso l’alto, perché d’un tratto scopre di volerci bene. Tutto quello che può fare, chissà quando, è smettere di piovere, e cioè quando il sole risplende. 8. Un giorno dietro nuove bandiere li vidi marciare, e molti dei nostri dicevano: non c’è più nemico di classe. Allora vidi alla loro testa grugni che già mi erano noti, e udii, nel vecchio tono da sergente, ringhiare le loro voci. E tra feste e bandiere la pioggia notte e giorno scorreva tacita, e la poteva sentire chiunque si fosse trovato per strada 9. Si esercitavano con impegno a sparare, e parlavano di nemico a voce alta, e indicavano fieri al di là del confine ed era a noi che si pensava. Poiché noi e loro siamo nemici in una guerra che se io vinco tu perdi, perché loro vivono di noi e crepano se non siamo più i loro servi. E questo è anche il motivo per il quale la vostra meraviglia è fuori di luogo, se si scagliano su di noi, come la pioggia si scaglia sopra il suolo. 10. E chi di noi crepava di fame è caduto in una battaglia, e chi di noi è morto l’hanno ammazzato e basta. Lo hanno preso con i loro soldati chi non gli piaceva la fame, gli hanno sfondato la mascella a chi ha chiesto pane. Adesso gli danno la caccia a chi pane promisero, e chi ha detto la verità lo portano nella cassa di zinco. E quello che ha creduto a quel che dicevano, che fossero suoi amici Quello lì era quello che aspettava che l’acqua scorresse verso l’alto. 11. Perché, qualunque cosa ci dicano noi siamo nemici di classe: chi di noi non ha osato lottare, si è condannato a morire di fame. Tamburino, noi siamo nemici di classe! Questo non lo copre il rullo del tuo tamburo! Industriale, generale e junker il nostro nemico, sei tu! È un problema che non si rimanda, non si sistema un bel niente! Verso l’alto non scorre l’acqua e neppure lo si pretende! 12. L’imbianchino imbianchi se crede, non ci nasconderà le fessure! Uno resta e uno deve cedere il passo o io o te, uno dei due. E qualsiasi cosa io impari, l’ABC non deve cambiare: non avrò mai niente in comune con il nemico di classe. La parola che ci unisce, non la si potrà mai trovare: dall’alto al basso la pioggia fluisce e tu sei il mio nemico di classe. | 1. Quand’ero un bimbo e andavo - a imparare a lezione, io v’imparai a distinguere- il mio ed il tuo, però continuavo a svegliarmi - senza una colazione… E d’imparare tutto, - non mi sembrava, no. Soltanto imparai tutto - quando cosciente fui che il nemico di classe - c’era e sempre ci fu. E che il mondo è diviso - da una fossa fra lui e noi, com’è dall’alto - che l’acqua cade giù. 2. “Sarai uno di noi” – mi hanno spiegato in coro – “se saprai fare il bravo - e pazientare un po’.” Ma io pensai “Se sono - la pecora per loro, domani macellaio, - non lo diventerò.” Finché la stessa sorte - di battere l’asfalto a me, a te capitava, - e ad altri, sempre più. E non mi sorprendevo - perché mai verso l’alto s’è vista andar la pioggia - che scorre sempre giù. 3. Udii un tamburo e, ancora, - bellissime parole alle quali credemmo, - sperando chissà che! “C’è da partire in guerra - per un bel posto al sole e chi si farà onore - sarà al ritorno un re! Non siate vili adesso!”. - Quella voce superba promise di tirarci - giù dal cielo anche il blu. Ma noi divoravamo - per quattro anni l’erba e un’altra volta ancora - la pioggia cadde giù. 4. E una volta, d’un tratto, - si disse: “Ora facciamo La Repubblica: l’ugua-glianza e la libertà!” E, per antica fame, - chi era esausto e gramo non si sentì mai in cuore - tanta felicità. Ma io dissi: “Qualcosa - non quadra”. Un dubbio greve mi tormentava il sonno, - come in un dejavu. “Qualcosa non mi quadra - se ora la pioggia deve scorrere verso l’alto, - e non cadere giù.” 5. Ci diedero una scheda. - Noi in cambio demmo loro fucili, dinamiti - e un voto a chissà chi. Adesso dovevamo - tornarcene al lavoro; non c’era che fidarsi, - a questo punto qui. A frasi rilucenti - in tale nuova foggia, come volevan loro, - una volta di più, restai calmo e pensai: - “Da parte della pioggia è bello che non voglia - scorrere verso giù.” 6. “State col minor male - ché tutto torna a posto!” Perciò eleggemmo Caio, - il parroco, perché non ci toccasse Tizio, - lo junker al suo posto. Ed eleggemmo Tizio, - od altrimenti è il turno di Sempronio, - il maresciallo bruno. E il turno di Sempronio - il maresciallo fu. Il minor male, in breve, - passò al maggiore, e in uno scorrere colossale,- la pioggia venne giù. 7. E ci chiusero fuori - da ogni stabilimento; noi, coi certificati, - che dormissimo lì o davanti un uffi-cio di collocamento non poteva fregarglie-ne meno di così. “Quanto più grande questa - crisi si mostra ora…” quei giorni leggevamo - ovunque “…tanto più è grande la ripresa!”; - provando a dirci ancora che la pioggia non scorre - per forza verso giù. 8. Se il nemico di classe - ci parla dallo spalto di un domani radioso,- è al suo che pensa già. Oggi né mai la pioggia -scorrerà verso l’alto poiché ad un tratto scopre - la solidarietà. Perciò dissi: “Compagni, - son queste le parole del nemico di classe! - Non ascoltiamo più! Soltanto quando spiove, - quando risplende il sole non si vedrà più un goccio - di pioggia venir giù.” 9. Ci addestravate bene - tra raffiche e granate parlando di “nemico” - e indicando al di là del confine. Ma era - a noi che pensavate! Perché nemici siamo - soltanto noi in realtà. Per questo è fuori luogo - il pavido che sfoggia ancora il suo stupore - quando, coi caschi blu, si scaglian su di noi, - proprio come la pioggia si scaglia sopra il suolo, - quando si versa giù. 10. In questa guerra o muori - di fame, e sei un caduto, oppure a chi la fame - non piace, se ne va a far parte dei loro. - E allora sei un venduto che muore poi, se insegue - un fil di verità. Ma quello che ha creduto - a quanto gli hanno detto, che fossero suoi amici, - quello lì ancora fu un altro che aspettava - che l’acqua – poveretto! – scorresse verso l’alto, - e non cadesse giù. 11. Perché qualunque cosa - ormai ci stiano a dire, siam nemici di classe! - E’ questo il punto, e chi, chi non osò lottare - si condannò a morire, di fame da se stesso. - Tamburino, è così: siam nemici di classe! – Qui porta ogni problema. E non lo copri al rullo - del tuo tamburo, tu! E non sistemi niente - perché non si sistema che piova verso l’alto! - La pioggia viene giù. 12. E l’imbianchino imbianchi, - se crede, ché le sue fessure non ce le - nasconderà così! Chi sta e chi cede il passo; - io o te, uno dei due. E ogni cosa che imparo, - non cambia l’abc: io non avrò in comune - mai niente, ti ridico, col nemico di classe! - E, come cade giù la pioggia, così è vero - che se sei il mio nemico di classe, il mio nemico - sei tu! Sei tu! Sei tu! |
(*) “il prete Brüning”: Heinrich Brüning (1885-1970) fu cancelliere della Repubblica di Weimar dal 1930 al 1932. Politico di centro, cattolico, sostenuto senza convinzione dai socialdemocratici, nel pieno della Grande Depressione Brüning fu il fautore di una politica di estremo rigore che provocò un grave aumento della disoccupazione e del disagio sociale, con il conseguente spostamento dei ceti medio-bassi, i più colpiti dalla sua politica economica, verso il populismo nazionalsocialista.
“junker”: da “jung herr”, “giovin signore”, ad indicare l’aristocrazia terriera prussiana.
“junker Papen”: Franz von Papen (1879-1969), il cui nome per esteso era Franz Joseph Hermann Michael Maria von Papen, Erbsälzer zu Werl und Neuwerk, più junker di così!?! Anche lui cattolico di centro, fu il successore di Brüning al cancellierato della Repubblica ma durò poco, da giugno a novembre del 1932. Von Papen, conservatore, reazionario e profondamente antidemocratico, diede vita ad una pseudo dittatura che non disprezzò l’alleanza coi nazisti. I quali lo ricompensarono: anche von Papen fu inserito da Himmler nella lista delle persone da eliminare nel corso della “notte dei lunghi coltelli”, ma Göring preferì che fosse risparmiato mettendolo sotto protezione delle SS. Durante gli anni del regime hitleriano e della guerra von Papen fu ambasciatore in Austria e in Turchia.
“Schleicher”: Kurt Ferdinand Friedrich Herman von Schleicher (1882-1934) è stato l’ultimo cancelliere del Reich prima di Hitler. Generale, intimo di Von Hindenburg (di cui fu successore al cancellierato), von Schleicher cercò di contenere il partito nazista ormai dilagante ma non riuscì nell’intento, anche perché tradito da von Papen e dagli junker che invece Hitler lo avevano ormai scelto. Infatti mentre von Papen ebbe salva la vita, von Schleicher fu ucciso sulla porta di casa, insieme alla moglie, il 30 giugno 1934 da un gruppo di SS in borghese.