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La Punitiva, o Nuestro México, febrero veintitrés

Luís Hernández
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Originale1a. Traduzione italiana / Traducción al italiano / Italian translation ...
LA PUNITIVA, O NUESTRO MÉXICO, FEBRERO VEINTITRÉS

La versione originale in due parti / Original version in two parts

Parte 1


Nuestro México, febrero veintitrés,
Dejó Carranza pasar americanos,
Veinte mil hombres, doscientos aeroplanos,
Buscando a Villa por todito el país.

Y Carranza les dice afanoso,
Que si son hombres y saben perseguir:
-Les doy permiso de que busquen a Villa
Y que se enseñen también a morir.-

Cuando entraron los güeros de Texas,
Fatigados de tanto caminar,
Con siete horas que llevaban de camino
Los pobrecitos se querían regresar.

Ya comenzaron las expediciones,
Los aeroplanos comienzan a volar.
Se repartieron por distintas direcciones
Buscando a Villa que lo querían matar

Francisco Villa, al ver las fuerzas punitivas,
Luego al momento también se preparó,
Se vistió de soldado americano
Y a sus tropas también las transformó.

Los aeroplanos, al ver la bandera
Con las estrellas que Villa les pintó,
Se equivocaron y bajaron a la sierra
Y prisioneros Villa los agarró.

Francisco Villa ya no anda a caballo,
Ni su gente tampoco andará,
Francisco Villa ahora es dueño de aeroplanos
Que los consigue con facilidad.

Parte 2


Si porque semos poquitos mexicanos
Dicen lo s güeros que nos van a acabar,
Nada importa que traigan mil cañones
Si en la sierra los vienen a dejar.

Cuando entraron al estado de Chihuahua
Toda la gente azorada se quedó
De ver tanto soldado americano
Que Pancho Villa en los postes les colgó.

Cuando entraron los güeros a Parral,
Buscando harina, galletas, y jam,
Hombres, mujeres y niños les decían:
-Ahi hay pólvora y balines de cañón.-

Porque dicen que en México se muere
Y que de diario se matan por allá,
Con un solo mexicano que nos quede
Nuestra bandera en sus manos flotará.

Francisco Villa era un hombre guerrillero,
Sus artilleros al pie de su cañón,
Quemarían hasta el último cartucho
Pero en defensa de nuestra nación.

?Qué pensaban los americanos,
Que combatir era baile de carquís?
Con la cara cubierta de vergüenza
Se regresaron de nuevo a su país.


Corrido della Spedizione Punitiva

Prima parte


Messico nostro, il ventitré febbraio,
Carranza lasciò passar gli americani,
Ventimila uomini, duecento aeroplani,
Cercando Villa per tutto il paese.

E Carranza dice loro preoccupato:
“Se siete uomini e sapete dar la caccia a qualcuno,
Vi do il permesso di ricercare Villa,
E magari imparate pure a morire.”

Quando entrarono i Bianchicci [1] dal Texas,
Affaticati dal tanto camminar,
Con sette ore di cammino sul groppone
Quei poveracci se ne volevan ritornar.

E cominciarono le spedizioni,
Gli aeroplani incominciano a volar.
Si divisero in diverse direzioni
Per cercar Villa che volevano ammazzar.

Francisco Villa, nel vedere le forze punitive,
Immediatamente anche lui si preparò,
Si vestì da soldato americano,
E le sue truppe pure quelle travestì.

Gli aeroplani, vedendo la bandiera
Con le stelle che Villa ci aveva dipinto sopra,
Si sbagliarono e discesero sui monti,
E prigionieri Villa li pigliò.

Francisco Villa non va più a cavallo,
Né la sua gente più ci andrà,
Francisco Villa ora ci ha gli aeroplani
E riesce ad averli con facilità.

Seconda parte


Se, poiché siamo pochi messicani,
I Biondicci dicono che la faranno finita con noi,
Chissenefrega se portano mille cannoni
Se poi sui monti li vengono a lasciar.

Quando entrarono nello stato di Chihuahua
Tutta la gente rimase esterrefatta
Di veder tanti soldati americani
Che Pancho Villa ai pali impiccò.

Quando i Bianchicci entrarono a Parral,
Cercando farina, gallette e prosciutto,
Uomini, donne e bambini gli dicevano:
“Ahi ahi, ci son solo polvere da sparo e palle di cannone.”

Dato che dicono che in Messico si muore
E che ogni giorno si ammazzano là,
Finché ci sarà anche un solo messicano vivo
La nostra bandiera in mano sua sventolerà.

Francisco Villa era un guerrigliero,
I suoi artiglieri stavan sempre pronti al cannone,
Avrebbero sparato anche l'ultima cartuccia
Per difendere la nostra nazione.

Ma che pensavano gli americani,
Che combattere fosse un giro di ballo al carquís? [2]
Con la faccia ricoperta di vergogna
Se ne tornaron di nuovo al loro paese.
[1] Uno degli appellativi con cui i messicani chiamavano spregiativamente gli yankees anglosassoni. Il termine güero è di uso esclusivamente messicano e, in ultima analisi, deriva dallo sp. huero “vuoto” (di antichissima origine celtica: si risale a uno spagnolo dialettale gorar “incubare, covare le uova”, da confrontare con l'antico irlandese gorid “riscaldare”). L'espressione huevo huero “uovo vuoto” (nel senso di “uovo andato perso durante la cova”) fu associata ad una persona pallida e malaticcia, e quindi col colore bianco smunto.

[2] Carquís (scritto anche karkis; var. calquís; una parola di origine totalmente sconosciuta, anche se si propende per una derivazione da una qualche lingua indigena scomparsa) indicava in origine un giovanotto ostentatamente curato nel suo aspetto e nel vestire, un “damerino”. Proprio durante la rivoluzione messicana, passò a indicare una festa di giovani libertini, e di rimando anche la danza che usualmente si ballava durante tali feste.


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