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Солдатская

Vladimir Semënovič Vysotskij / Владимир Семёнович Высоцкий
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Versione italiana da Venditor di sassi, il blog di Alessio Lega
LA CANZONE DI UN SOLDATO

Per tante battaglie, per mezzo mondo
ho faticato e strisciato dietro al mio reparto.
Poi m’han portato a casa, malato e sbattuto
su un treno speciale della Sanità.

Su un camion m’hanno scaricato alla porta
di casa mia, proprio sulla soglia.
Guardandola fisso, rimasi basito alla vista :
il fumo dal camino sembrava un po’ strano.

Alle finestre si cercava di evitare il mio sguardo
e la donna di casa non mi salutò come uno di famiglia,
non mi abbracciò certamente piangendo,
appena alzò le braccia e tornò dentro in fretta.

E i cani presero a latrare e a tirar la catena,
mentre passavo tra la calca che c’era in casa ;
inciampando in qualcosa che manco era mia,
sentii la porta ed entrai, debole, ginocchioni.

Sedeva a tavola, al mio posto di sempre,
il nuovo uomo di casa, dall’aspetto torvo.
Accanto a lui c’era una donna, ed è per questo,
è per questo che i cani abbaiavano.

E dunque –pensavo- mentre facevo il mio dovere
sotto il fuoco, negando ogni pietà e saggezza,
quello aveva spostato ogni cosa, a casa mia
e a modo suo, cambiando tutto come gli pareva.

Mentre, prima d’ogni attacco, pregavamo Dio
che il suo fuoco di copertura non facesse cilecca…
Ma questo colpo, più mortale, era sferrato alle spalle
e mi si conficcò nel cuore come un tradimento.

Mi profusi, come un servo, in un profondo inchino,
feci appello a tutta la mia volontà e mormorai :
« Bene, scusate il mio errore, ora me ne vado,
è la casa sbagliata, amici, dev’esser così. »

Questo volevo dire : Possiate aver pace e amore
nella vostra casa, e pane a cuocer nel forno…
Quanto a lui, beh, manco alzò lo sguardo,
come se tutto l’accaduto fosse normale.

Traballò, sverniciato, il piancito di legno,
ma non sbattei la porta come facevo un tempo.
Le finestre s’aprirono appena me ne fui andato
e da lontano mi lanciarono uno sguardo colpevole.
LA CANZONE DI VANJA

Per metà della Terra col mio battaglione
Attraverso la terra scoscesa
E per premio alla fine m’han messo in furgone
E buttato alla soglia di casa

Ho passato la vita a marciare
E mi fermo davanti al portone
A guardare il camino fumare
Che mi ha fatto una strana impressione

La finestra sta trasecolando
La signora ha dischiuso l’imposta
Non mi ha mica abbracciato piangendo
Ma è rientrata e s’è quasi nascosta...

C’è un signore che mi guarda ottuso
Sprofondato nella mia poltrona
E mia moglie al suo fianco in attesa
Ed il cane che si strattona.

Mentre stretta la vita tra i denti
Io scappavo fra le fucilate
Un qualcuno scaldava i mie guanti
E mangiava con le mie posate

Ho marciato sotto gli stivali
Di quel dio della guerra contorto
Che m’ha inflitto ferite mortali
Ed io manco me n’ero accorto.

Col coraggio stretto nei pugni
Ho costretto il dolore in risata
E gli ho detto “Scusate compagni
Ho bussato alla porta sbagliata

Io via auguro un bene infinito
E l’amore e la pace per casa”
Quello lì mi fissava stupito
E chissà se ha capito qualcosa

Poi gemendo la porta è sbattuta
Mentre io ripartivo al mio niente
Solo quella finestra accostata
Mi guardava un po’ colpevolmente.


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