| Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen... |
La nostra classe | LA NOSTRA CLASSE |
| |
Che ne è stato della nostra classe?, chiede Adam a Tel Aviv, | “Dove sta la nostra classe?”, dice Adam da Israele, |
Duro affrontare il tempo oggi, duro vivere onestamente. | Tempo gramo, pioggia e tosse piegheranno ogni ideale. |
Che ne è stato della nostra classe? Wojtek, in un pornoclub in Svezia | Della classe che ne è stato? Wojtek in Svezia è un pornodivo, |
Ci scrive: Mi pagano bene per quel che comunque mi piace fare, | Dice “Sono ben pagato, faccio quello cui più ambivo, |
per quel che comunque mi piace fare. | Faccio quello cui già ambivo”. |
| |
Kaśka e Piotrek stanno in Canada, laggiù hanno prospettive, | Kaśka e Piotr vivono in Ontario, hanno spazio e prospettive, |
Staszek sta bene negli States, Paweŀ si è sistemato a Parigi. | Staszek sbarca il suo lunario, a New York si sopravvive. |
Gośka e Przemek se la cavano a malapena, a maggio avranno il terzo marmocchio, | Pawel gira tutto il mondo, Gośka e Przemek fan la fame, |
Si lamentano invano con le autorità, anche loro vorrebbero emigrare in occidente, | Lei col terzo figlio in grembo vuol fuggire, ma rimane, |
anche loro vorrebbero emigrare in occidente. | Vuol fuggire ma rimane. |
| |
Invece Magda è a Madrid, sta per sposare uno spagnolo, | Magda si sta risposando, è a Madrid da qualche mese, |
Maciek è morto in dicembre quando perquisivano gli appartamenti. | Matek lo hanno ucciso quando perquisivano le case. |
Maciek, quello che stava sull'anima a tutti perché ogni onda lo porta, | Janusz, il più indisponente, il secchione, il fortunato |
È diventato un chirurgo, guarisce la gente, ma suo fratello si è impiccato, | È chirurgo, salva gente, ma il fratello si è impiccato, |
suo fratello si è impiccato. | Ma il fratello si è impiccato. |
| |
Marek è in galera perché non ha voluto sparare addosso a Michał, | Marek se ne sta in prigione, non sparò sui dimostranti, |
E io, io scrivo la loro storia, è tutta la nostra classe. | E io scrivo una canzone a lui solo e a tutti quanti, |
No, c'è ancora Filip, fa il fisico a Mosca e raccatta premi su premi | Mi scordavo Filip a Mosca che è scienziato nucleare, |
Quando vuole torna in Polonia, è stato ricevuto dal Primo Ministro, | Pare possa, prenda ed esca, va in Polonia se gli pare, |
ricevuto dal Primo Ministro. | Va in Polonia se gli pare. |
| |
Ho trovato tutta quanta la classe, in esilio, in patria, al cimitero | C'è la classe tutta intera in esilio, al camposanto, |
Ma qualcosa è cambiato, ognuno ha la propria vita. | La vita è una cosa vera, ma qualcosa lì s'è infranto, |
Ho trovato tutta quanta la classe, cresciuta e maturata, | Non sono troppo invecchiati per la strada faticosa |
Ho lacerato la nostra giovinezza, e non ha fatto nemmeno male, | Forse appena maturati, ma non è una bella cosa, |
non ha fatto nemmeno male. | Ma non è una bella cosa. |
| |
Non più ragazzi, ma uomini. Già donne, non più ragazze. | Tutti imparano la vita dal burrone o dalla vetta |
La giovinezza si cicatrizza alla svelta, e non è colpa di nessuno: | E l'infanzia è una ferita che si cicatrizza in fretta, |
Sono tutti molto responsabili, tutti hanno scopi nella vita; | La mia classe e i suoi destini, non ragazze ma signore, |
Sono tutti piuttosto normali, ma non vuol dire granché, | Uomini e non ragazzini sotto il velo del pudore, |
non vuol dire granché. | Sotto il velo del pudore. |
| |
Io non so manco cosa sogno, quale sia la mia stella | E io cosa mai ho cercato fra quei volti familiari, |
Quando tra facce tanto familiari cerco sempre facce di bimbi. | Quali tracce del passato, quali giochi un tempo cari, |
E perché mi volto sempre anche se nessuno mi urla: Amico mio! | Dove trovo un nascondino, dove mi rimpiatto e dico |
Nessuno vuole giocare a rincorrersi con me, e nemmeno a nascondino, | Tana è dove c'è un bambino che mi chiamerà suo amico, |
e nemmeno a nascondino. | Che mi chiamerà suo amico. |
| |
I nostri gambi, le nostre foglie ce le facciamo crescere ognun per sé, | Quali nomi, quali voci ci diranno ciò che è vero, |
E anche le radici, va da sé, in esilio, in patria, al cimitero | Se serbiamo le radici in esilio o al cimitero, |
E laggiù, sui lati, su verso il sole fino a perderci a destra, a sinistra... | Siamo rovi e siamo gigli della vita rotta e affranta, |
E chi si ricorda che, alla fine, è uno solo e lo stesso albero, | E scordiamo di esser figli, foglie della stessa pianta, |
solo uno e lo stesso albero. | Foglia della stessa pianta. |