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Il Pescatore

Fabrizio De André
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OriginaleLa versione annotata in islandese di Ríkarður V. Albertsson. Villaggio d...
IL PESCATOREFISKIMAÐURINN
  
All'ombra dell'ultimo soleÍ fölnandi ljósi sólarlagsins [1]
s'era assopito un pescatorevar fiskimaður búinn að sofna, [2]
e aveva un solco lungo il visohafði hann rispu á andliti
come una specie di sorriso.einsog eins konar bros.
  
Venne alla spiaggia un assassino,Þar kom að strönd einn morðingi
due occhi grandi da bambino,með stórum barnalegum augum,
due occhi enormi di paura,með stórum óttafullum augum [3]
eran lo specchio d'un'avventura.einsog væru spegill ævintýris.
  
E chiese al vecchio, Dammi il pane,Bað hann karlinum um saltfisk: [4]
ho poco tempo e troppa fame,"Tíma hef ég ekki og er hungraður."
e chiese al vecchio, Dammi il vino,Bað hann karlinum um brennivín: [5]
ho sete e sono un assassino."Ég er þyrstur og drap einn mann." [6]
  
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno,Opnaði karlinn augu að degi, [7]
non si guardò neppure intornoskoðaði hann ekki heldur um,
ma versò il vino e spezzò il paneen gaf hann saltfisk og brennivín
per chi diceva, Ho sete, ho fame.einum, er var hungraður og þyrstur. [8]
  
E fu il calore di un momento,Var það eitt augnablik með hlýju,
poi via di nuovo verso il vento,þá fór hann sína leið með vindinn,
davanti agli occhi ancora il sole,fyrir augum ennþá sólin,
dietro alle spalle un pescatore.á bak þarvið einn fiskimaður.
  
Dietro alle spalle un pescatore,Á bak þarvið einn fiskimaður,
e la memoria è già dolore,og minningin verður um til sorgar,
è già il ricordo di un apriletil minningar um einn júlímánuð [9]
giocato all'ombra d'un cortile.þegar lekið var í húsagarðs skugga. [10]
  
Vennero in spiaggia due gendarmi,Þar komu að strönd lögreglumenn, [11]
vennero in sella con le armiríðandi á hestbaki óvopnaðir [12]
e chiesero al vecchio se, li' vicino,spurðu þeir karlinum, gamli góði,
fosse passato un assassino.hefurðu séð mann á flótta? [13]
  
Ma all'ombra dell'ultimo soleEn í fölnandi ljósi sólarlagsins
s'era assopito un pescatorevar fiskimaður búinn að sofna,
e aveva un solco lungo il visohafði hann rispu á andliti
come una specie di sorrisoeinsog eins konar bros.
  
e aveva un solco lungo il visoHafði hann rispu á andliti
come una specie di sorriso.einsog eins konar bros.
[1] Alla lettera: "nella luce declinante del tramonto".

[2] In islandese non esiste un verbo per "assopirsi". Si è risolto con la cosiddetta "coniugazione risultativa" (con vera búinn), quindi, alla lettera: "si era appena addormentato".

[3] "Con grandi occhi pieni di paura". Sono stati qui ripetuti gli "occhi grandi" per un minimo di adattamento metrico. L'islandese è lingua contadina e molto concisa, inutile dire "due occhi". Gli occhi sono soltanto due. La parola islandese per "occhi" è inoltre di per sé un antico duale.

[4] Sarebbe ben difficile che un assassino in fuga in Islanda chieda ad un vecchio di dargli del pane, cibo costosissimo e poco diffuso (nell'Islanda tradizionale il pane arrivava dalla Francia, anzi dalla Bretagna: si chiama ancora spesso pampólabrauð, ovvero "pane di Paimpol"!). Un pescatore islandese sulla spiaggia ha con sé il pesce salato (saltfiskur). Questo viene dato.

[5] Lo stesso vale ovviamente per il vino, sebbene fosse conosciuto. Ma il vero "vino" islandese è il "vino che brucia" (brenni-vín), ovvero l'acquavite.

[6] Sebbene nella seconda strofa sia stato usato il termine proprio per "assassino" (morðingi, ovviamente imparentato con l'inglese "murderer"), un assassino non chiamerebbe mai così se stesso. Come nella versione in siracusano di Francesco Senia, direbbe "ho sete e ho ammazzato uno". Einn mann non significa necessariamente che ha ammazzato un uomo: l'espressione ha valore del tutto impersonale e copre anche l'eventuale ammazzamento di una donna.

[7] Karlinn è propriamente "un uomo qualsiasi, un tizio (di una certa età)"; il femminile è "kerling". In scozzese, "carline (wife)" vuol dire esclusivamente "vecchia"; il corrispondente tedesco, "Kerl", vuol dire invece solo "un tizio".

[8] "Ma diede pesce salato e acquavite a uno che era affamato e assetato". In islandese, come in inglese, si usano solo gli aggettivi predicativi per dire "ho sete, ho fame" (ricordo che la strane lettere "þ" e "ð" si leggono come il "th" inglese, rispettivamente quello sordo in "thing" e quello sonoro in "that"). Si è scelto qui di semplificare, perché la traduzione letterale ("…einum, er sagðist vera hungraðr og þyrstur") sarebbe risultata troppo lunga per il verso.

[9] L'aprile è diventato luglio. In Islanda, in aprile fa un freddo da pelare e non si gioca all'aperto da nessuna parte. Fa freddo anche di luglio, ma un po' meno.

[10] "Quando era giocato…"; in islandese si fa spesso il passivo impersonale con delle regole complicatissime.

[11] I "gendarmi" sono qui i tipici poliziotti rurali islandesi, quelli della Lögregla ("Regola della Legge"). I quali si spostavano davvero a cavallo quando non esistevano le jeep. Il tipico cavallo islandese, il "folald" (plurale: "fölöld"), è una specie di robustissimo e tozzo pony capace di andare dovunque e dalla resistenza straordinaria ad ogni tipo di terreno.

[12] Ma quelli della Lögregla non potevano di certo arrivare armati, perché tradizionalmente, come i "bobbies" inglesi, erano totalmente disarmati. In Islanda non è esistito un corpo di polizia fino al 1909. I poliziotti furono dotati di armi solo con l'indipendenza piena dell'Islanda (17 giugno 1944). Ebbero però ad usarle il 1° ottobre 1949, nella brutale repressione della manifestazione contro l'ingresso dell'Islanda nella NATO.

[13] "…chiesero al tizio: "buon (vecchio) uomo, hai visto uno in fuga?". Discorso diretto.


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