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King Orfeo [feat. Harpens kraft]

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VILLEMANN OG MAGNHILD: Versione norvegese / Norwegian version...
Villemann e Magnhild

Villemann e la sua fidanzata cosí fine [1]
giocavano su un tric-trac d'oro nella sua dimora.
— Sí dolcemente suonava per la sua bella fanciulla.

Ogni volta che il dado d'oro scorreva girando,
scorreva una lacrima sulla guancia di Magnhild.

“Piangi per il campo, o piangi per il pascolo,
oppure piangi perché hai dormito nel mio letto?”

“Piangi per l'oro, o piangi per la terra,
oppure piangi perché stavi alla mia tavola?”

“Io non piango per il campo, non piango per il pascolo,
io non piango perché ho dormito nel tuo letto.”

“Io non piango per l'oro, non piango per la terra,
e non piango proprio perché stavo alla tua tavola.”

“Piango piuttosto per il mio bianco corpo [2]
ché possa cadere [3] nel nero fango.”

“Piango piuttosto per i miei biondi capelli
ché possano imputridirsi nel fiume Vendel.”

“E piango sí tanto per il ponte Blide,
dove sono affondate le mie due sorelle.”

“Magnhild, Magnhild, non piangere più:
io costruirò un ponte sul fiume Vendel.”

“Costruirò il ponte tanto alto e nuovo
e ci metterò sotto dei pali di piombo.”

“Costruirò il ponte tanto forte e alto
e ci metterò sotto dei pali d'acciaio.”

“E tutti i miei uomini cavalcheranno in fila,
e io pure baderò che tu non faccia quel bagno gelido.”

“Ah, puoi costruirlo, se vuoi, sotto il cielo:
nessuno può sfuggire al proprio fato!

Lo puoi far di piombo, lo puoi far d'acciaio:
nessuno può sfuggire al proprio fato!”

Villemann mise tutti i suoi uomini in fila,
ventiquattro davanti e ventiquattro dietro.

Quando giunsero a metà dell'alto ponte
il suo destriero scivolò sui suoi ferri di rosso oro.

Il destriero inciampò in un chiodo di rosso oro
e la fanciulla precipitò nel fiume impetuoso.

La fiera Magnhild agitò una bianca mano:
“Villemann! Villemann! Aiutami a tornare a terra!”

Villemann disse al suo paggio:
“Porgimi l'arpa nella sua custodia di rosso oro!”

Tirò fuori l'arpa e lei risuonò cosí armoniosamente
Villemann stava lì a piangere dal dolore.

Villemann andò in riva al fiume stando ritto in piedi,
sapeva suonare l'arpa d'oro con maestria.

Suonava con proprietà, suonava con arte :
gli uccelli cadevano in deliquio sui rami selvatici.

Suonava con proprietà, suonava con fragore :
si scuotono le montagne, rimbomba il cielo.

Villemann suonò un brano tanto a lungo:
strappò via la corteccia agli ontani e alle querce.

Suonando svelleva cime, suonando svelleva alberi,
suonando svelleva le corna al bestiame vivo.

Suonava con rabbia, suonava con dolore,
suonando tirò via Magnhild dalle braccia dell'orco.

“Eccotene una, ed eccoti le altre due,
ora lasciami in pace nella mia acqua.”

“Benvenuta alla prima, benvenute alle altre due!
Ma certo non te ne starai in pace nella tua acqua!”

Villemann suonava e l'arpa risplendeva,
schiantò l'orco contro una dura pietra.

La prima parola che Maghild disse:
“Benedetta la madre che abbia un tale figlio!”

“Benedetta la madre che ha un tale figlio,
e ancor più benedetto abbia un figlio lui!”
- Sí dolcemente suonava per la sua bella fanciulla.

Villemann og Magnhild

Villemann gjekk seg te storan å
Hei fagraste lindelauvi alle
Der han ville gullharpa slå
For de runerne de lyster han å vinne

Villemann gjenge for straumen å stå
Mesterleg kunne han gullharpa slå

Han leika med lente, han leika med list
Og fugelen tagna på grønande kvist

Han leika med lente, han leika med gny
Han leika Magnhild av nykkens [1] arm

Men då steig trolli upp or djupaste sjø
Det gjalla i berg og det runga i sky

Då slo han si harpe til bonns i sin harm
Og utvinner krafti av trollens arm
[1] Dal norvegese antico (islandese antico, nordico antico, norreno ecc.) prúðr “fine, bello, venusto”, di origine sconosciuta (forse un antichissimo latinismo, da prosum “giovo”). Mutuato dall'inglese antico in prud, alla base del moderno proud “fiero, orgoglioso”.

[2] Nei dialetti norvegesi occidentali, così come in inglese antico, il termine hold ha di per sé il significato di “corpo morto, cadavere”; in norvegese antico e in islandese moderno può significare “carne viva” (ingl. flesh).

[3] Lett. “entrare dentro”.
[1] Daniele Benedetti traduce nykkens come troll, in effetti nel verso sottostante la creatura fatata viene chiamata troll, Nykkens però è anche la creatura acquatica simile al kelpie scozzese


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