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King Orfeo [feat. Harpens kraft]

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
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VILLEMANN OG MAGNHILD: La versione norvegese / Norwegian version...
Il potere dell'arpa

Vilmund e la sua bella [1] promessa sposa
— La corda dell'arpa è d'oro. —
giocavano a tric-trac [2] nella sua dimora. [3]
Sí dolcemente suonava per la sua donzella. [4]

Giocavano a tric-trac con sí rosso oro, [5]
eppure piangeva la bella fanciulla.

Ogni volta che il dado d'oro scorreva sul tavolo,
la fanciulla si metteva a piangere a dirotto.

” Stai piangendo forse per l'oro?
Oppure per dei bei vestiti?

Piangi per l'oro o per avere terra?
Oppure per quel giovane, cui ti sei promessa?

Piangi per una sella, o piangi per un cavallo?
Oppure per quel giovane, cui ti sei fidanzata?”

”Per l'oro non piango di certo,
e nemmeno per dei bei vestiti.

Non piango per l'oro, non piango per la terra,
Assai volentieri mi ero a Voi promessa.

Non piango per una sella né per un cavallo,
e di mia piena volontà mi sono fidanzata.

Piuttosto piango per i miei biondi capelli,
ché s'imputridiranno nel fiume Vendel. [6]

Piuttosto piango per il ponte Blide [7]
che ci dovrò passare sopra.

E pianger devo per il ponte Blide :
là sono annegate le mie due sorelle.

Là sono annegate le mie due sorelle,
le volte che andavano alle loro nozze.

E mi fu predetto, quand'ero bambina,
che sarei annegata il giorno delle mie nozze.”

”Non dovete piangere per il ponte Blide:
lo farò forgiare tutto quanto in ferro.

Farò costruire quel ponte tanto largo
che mi costerà mille fiorini in bestiame.

Voi non dovete piangere per il ponte Blide :
i miei servi cavalcheranno assieme a Voi.

Dodici a ciascun Vostro fianco,
io stesso terrò il freno [8] e il computo delle miglia.” [9]

Fece ferrare il destriero in rosso oro,
e cosí ella cavalca verso il ponte Blide,

Ma quando giunse a metà del ponte,
il destiero scivolò sui quattro ferri d'oro.

Il suo destriero inciampò sul quinto chiodo d'oro,
e la fanciulla cadde giù nel fiume impetuoso.

La fanciulla sollevò e tese la sua candida mano:
”Vilmund! Vilmund! Aiutami a tornare a terra!”

”Invero, ti aiuti ora lo Spirito Santo,
ché io adesso non ti posso aiutare!”

Messer Vilmund dice al suo paggio:
”Porgimi sùbito la mia arpa d'oro!”

Vilmund prende la sua arpa in mano,
e va in riva al fiume stando ritto in piedi.

Suonò [10] l'arpa tanto forte, [11]
che la si udì per tutte le campagne. [12]

Suonò l'arpa da farla udire in città, [13]
e dagli uccelli su in alto nel cielo. [14]

Suonando fece smuovere le foglie dei tigli
e le corna del bestiame vivo.

Suonando fece smuovere la corteccia delle betulle
e la cima del campanile della chiesa di Santa Maria.

Suonò più forte che poté:
suonando fece smuovere i morti da sottoterra.

Suonò l'arpa con la mano destra :
suonando tirò via la sua sposa dalle braccia del troll.

E allora il troll venne su dal fondo del fiume
con la fidanzata di messer Vilmund tra le mani.

E non soltanto la sua promessa sposa
ma anche tutte e due le sue belle sorelle.

”Vilmund! Vilmund! Smetti di suonare!
Rièccoti qui la tua giovane sposa!

Vilmund! Smetti con la tua musica magica! [15]
e ora tutti convengano che lui ha ragione!

Vilmund! Vilmund! Prenditi la tua fidanzata!
Ma lasciami in pace in acqua sotto il fiume!” [16]

”Di certo ecco qui che ritrovo la mia bella sposa,
però in pace in acqua sotto il fiume non ti ci lascerò mai.”

E Vilmund continuò a suonare a danno del troll,
tanto da spaccare la dura pietra di selce.

Messer Vilmund guadò a cavallo il fiume
— La corda dell'arpa è d'oro. —
e così brindò alle nozze con la sua sposa.
Sí dolcemente suonava per la sua donzella.

Villemann og Magnhild
NMB 26

Villemann og hass møy så prud,
dei leika gulltavl i hennar bur.
— Så liflig leika Villemann for si skjønn jomfru.

Kvòr gong gullterningjen rann omkring,
så rann det ei tår på Magnills kinn.

"Græt'e du åker, ell græt'e du eng,
ell græt'e du det at du sov i mi seng?"

"Græt'e du gull, ell græt'e du jord,
ell græt'e du det at du sat ved mitt bord?"

"Eg græt inkje åker, eg græt inkje eng,
eg græt inkje det at eg sov i di seng."

"Eg græt inkje gull, eg græt inkje jord,
eg græt alli det at eg sat ved ditt bord."

"Eg græt'e meir fyr mitt kvite hold,
at det må kje koma i svartan mold."

"Eg græt'e meir fyr mitt gule hår,
at det må kje rotne i Vendels å."

"Eg græt'e så mykje fyr Blide-bru,
der sokk til bonns mine systrar tvo."

"Magnill, Magnill still din gråt:
eg skò byggje bru ivi Vendels å."

"Eg skò byggje brui så håg og så ny
og setje derunde stolpar av bly."

"Eg sko byggje brui så sterk og så håg
og setje derunde stolpar av stål."

"Og alle mine sveinar skò ride i rad
— eg vaktar deg nok for det kalde bad."

"Å, du må byggje om du vil, unde sky:
det kan ingjen ifrå si folloga fly!

Du må byggje av bly, du må byggje av stål:
det kan ingjen si folloga fly ifrå!"

Villemann let si ferd i rekkje,
fir' og tjuge fyre og fir' og tjuge etter.

Då dei kom midtepå håge bru,
då snåva hennar gangar i raude gullsko.

Gangaren snåva i raude gullsaum,
og jomfruva raut åt stride straum.

Stolt Magnill slo opp med kvite hand:
"Å Villemann, Villemann! hjelp meg i land!"

Villemann tala til smådrengjen sin:
"Du hentar meg horpa i raude gullskrin!"

Fram kom horpa så vent ho let
alt sat Villemann, sårt han gret.

Villemann gjeng'e for straumen å stå,
meistarleg kunne han gullhorpa slå.

Han leika med lempe, han leika med list:
fuglen dåna på ville kvist.

Han leika med lempe han leika med gny:
det gjallar i berg, og det rungar i sky.

Villemann leika så lang ein leik:
då rivna borkjen av or og eik.

Han leika av topp, han leika av tre,
han leika honni av kvike fe.

Han leika med vreide og leika med harm,
han leika Magnill av nykkjens arm.

"Der hev du den eine, der hev du dei tvo,
lat meg no hava mitt vatn i ro."

"Velkomi den fysste, velkomne dei tvo!
men alli skò du hava ditt vatn i ro! "

Villemann leika og horpa skein,
nykkjen han sprakk i hardan stein.

Dei fysste ordi som Magnill tala:
"Sæl er den mo'er slik son må hava!"

"Sæl er den mo'er slik son'e å,
endå sælar den honom må få!"
— Så liflig leika Villemann for si skjønn jomfru.
[1] Væn ”bello” è aggettivo di uso raro e arcaico in danese (conservato piuttosto nell'arcaizzante nynorsk vænn).

[2] Cfr. lo sved.tavla. Si tratta del gioco del backgammon (e del ”trich-trach” nominato da Niccolò Machiavelli nella sua celeberrima lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513).

[3] In danese moderno il termine bur significa solo “gabbia”. Qui è chiaramente omologo dell'ingl. bower “dimora, appartamento”, termine onnipresente nelle ballate. Si tratta di uno dei tanti derivati della radice del verbo presente in norreno e islandese come búa “abitare”, ted. bauen “costruire; coltivare la terra” ecc.

[4] Jomfru, propr. “vergine; fanciulla, pulzella” (ted. Jungfrau).

[5] Nelle balladries di qualunque area linguistica, i colori vengono assegnati “per decreto” e rimangono sempre gli stessi. Curiosamente, l'oro è sempre rosso (mai giallo).

[6] Interessante notare che il fiume Vendel si trova in Svezia, nella regione dell'Uppland. Ma la ballata, come detto (v. introduzione) è pan-scandinava.

[7] (Sostituisce vecchia nota errata) Si tratta del nome del ponte, che ha una connotazione quasi di humour nero: "Ponte Blide" significa qualcosa come "Ponte Allegro, Ponte Gioioso".

[8] Vale a dire il “morso”, la “mordacchia” (dan. bidsel da bide “mordere”).

[9] Il tradizionale miglio danese corrisponde a circa 10 km.

[10] L'arpa nordica (e celtica) non si “suona”, né tantomeno si “pizzica”, ma si “batte”, si “percuote” (slå, corr. al tedesco schlagen). Chiunque abbia preso in mano una volta un'arpa nordica, anche senza saperla suonare, e abbia provato a far vibrare una sua corda, si sarà accorto quanto è dura, e che occorrono tutt'altro che dita delicate per suonarla. - Nota 10bis di Cattia Salto

[11] Cioè, la suonò in modo talmente forte da provare dolore (dan. saare “molto, assai”, ted. sehr; ma anche “ferita”, ingl. sore “doloroso”).

[12] O “fattorie, terreni, tenute di campagna”.

[13] By è una città, un centro abitato di piccole dimensioni; il suo significato sconfina in ciò che in italiano sarebbe un “paese”. Ancora una volta la radice è quella di isl. búa ecc.

[14] Sky, in danese, significa propriamente “nube, nuvola”. Ma si può capire come mai, ai tempi del Danelaw, il termine sia passato in inglese col significato di “cielo”, che qui adotto nella traduzione.

[15] In Runeslæt, slæt è sostantivo corrispondente allo slå inteso come “suonare percuotendo”; rune è “magia; mistero”, ma se a qualcuno va di collegarlo con le rune ne ha qualche motivo (“runa” è, propriamente, “segno misterioso”). - Nota 15bis di Cattia Salto

[16] Il verbo volde in danese moderno significa solo “causare, arrecare, produrre”. Qui ha ancora il significato primitivo di “regnare, dominare”: lad mig volde mit vand “fammi dominare la mia acqua”. Ø in danese moderno significa “isola”, ma occorre tornare qui all'etimologia profonda (protogermanico *ahwa, imparentato direttamente con il latino aqua): “corso d'acqua”. Tale significato è rimasto soltanto nei nomi di alcuni corsi d'acqua, specialmente in Norvegia.


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