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King Orfeo [feat. Harpens kraft]

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OriginaleHARPENS KRAFT: Traduzione italiana
KING ORFEO [FEAT. HARPENS KRAFT]

KING ORFEO

Der lived a king inta da aste
Scowan ürla grün
Der lived a lady in da wast
Whar giorten han grün oarlac

Dis king he has a huntin’ gaen
Scowan ürla grün
He's left his Lady Isabel alane.
Whar giorten han grün oarlac

"Oh I wis ye'd nair gaen away,
Scowan ürla grün
For at your hame is döl an’ wae.
Whar giorten han grün oarlac

For da King o' Ferrie we his daert
Scowan ürla grün
Har pierced your lady to da hert."
Whar giorten han grün oarlac

An aifter dem da king has gaen
Scowan ürla grün
Bit whan he cam it was a grey stane.
Whar giorten han grün oarlac

Dan he took oot his pipes ta play,
Scowan ürla grün
Bit sair his hert wi’ döl an’ wae.
Whar giorten han grün oarlac

An first he played da notes o' noy,
Scowan ürla grün
An dan he played da notes o' joy.
Whar giorten han grün oarlac

An dan he played da göd gabber reel,
Scowan ürla grün
Dat meicht ha’ made a sick hert hale.
Whar giorten han grün oarlac

"Noo come ye in inta wir ha’,
Scowan ürla grün
An’ come ye in amang wir a’.
Whar giorten han grün oarlac

" Noo he's gaen in inta der ha’,
Scowan ürla grün
An’ he's gaen in amang dem a’.
Whar giorten han grün oarlac

Dan he took oot his pipes ta play,
Scowan ürla grün
Bit sair his hert wi’ döl an’ wae.
Whar giorten han grün oarlac

An’ first he played da notes o’ noy,
Scowan ürla grün
An’ dan he played da notes o’ joy.
Whar giorten han grün oarlac

An’ dan he played da göd gabber reel
Scowan ürla grün
Dat meicht ha’ made a sick hert hale.
Whar giorten han grün oarlac

"Noo tell to us what will ye hae:
Scowan ürla grün
What sall we gie you for your play?"
Whar giorten han grün oarlac

"What I will hae I will you tell,
Scowan ürla grün
An’ dat’s me Lady Isabell."
Whar giorten han grün oarlac

"Yees tak your Lady, an’ yees gaeng hame,
Scowan ürla grün
An’ yees be king ower a' your ain."
Whar giorten han grün oarlac

He’s taen his Lady, an he’s gaen hame,
Scowan ürla grün
An noo he’s king ower a’ his ain
Whar giorten han grün oarlac.

Il potere dell'arpa

Vilmund e la sua bella [1] promessa sposa
— La corda dell'arpa è d'oro. —
giocavano a tric-trac [2] nella sua dimora. [3]
Sí dolcemente suonava per la sua donzella. [4]

Giocavano a tric-trac con sí rosso oro, [5]
eppure piangeva la bella fanciulla.

Ogni volta che il dado d'oro scorreva sul tavolo,
la fanciulla si metteva a piangere a dirotto.

” Stai piangendo forse per l'oro?
Oppure per dei bei vestiti?

Piangi per l'oro o per avere terra?
Oppure per quel giovane, cui ti sei promessa?

Piangi per una sella, o piangi per un cavallo?
Oppure per quel giovane, cui ti sei fidanzata?”

”Per l'oro non piango di certo,
e nemmeno per dei bei vestiti.

Non piango per l'oro, non piango per la terra,
Assai volentieri mi ero a Voi promessa.

Non piango per una sella né per un cavallo,
e di mia piena volontà mi sono fidanzata.

Piuttosto piango per i miei biondi capelli,
ché s'imputridiranno nel fiume Vendel. [6]

Piuttosto piango per il ponte Blide [7]
che ci dovrò passare sopra.

E pianger devo per il ponte Blide :
là sono annegate le mie due sorelle.

Là sono annegate le mie due sorelle,
le volte che andavano alle loro nozze.

E mi fu predetto, quand'ero bambina,
che sarei annegata il giorno delle mie nozze.”

”Non dovete piangere per il ponte Blide:
lo farò forgiare tutto quanto in ferro.

Farò costruire quel ponte tanto largo
che mi costerà mille fiorini in bestiame.

Voi non dovete piangere per il ponte Blide :
i miei servi cavalcheranno assieme a Voi.

Dodici a ciascun Vostro fianco,
io stesso terrò il freno [8] e il computo delle miglia.” [9]

Fece ferrare il destriero in rosso oro,
e cosí ella cavalca verso il ponte Blide,

Ma quando giunse a metà del ponte,
il destiero scivolò sui quattro ferri d'oro.

Il suo destriero inciampò sul quinto chiodo d'oro,
e la fanciulla cadde giù nel fiume impetuoso.

La fanciulla sollevò e tese la sua candida mano:
”Vilmund! Vilmund! Aiutami a tornare a terra!”

”Invero, ti aiuti ora lo Spirito Santo,
ché io adesso non ti posso aiutare!”

Messer Vilmund dice al suo paggio:
”Porgimi sùbito la mia arpa d'oro!”

Vilmund prende la sua arpa in mano,
e va in riva al fiume stando ritto in piedi.

Suonò [10] l'arpa tanto forte, [11]
che la si udì per tutte le campagne. [12]

Suonò l'arpa da farla udire in città, [13]
e dagli uccelli su in alto nel cielo. [14]

Suonando fece smuovere le foglie dei tigli
e le corna del bestiame vivo.

Suonando fece smuovere la corteccia delle betulle
e la cima del campanile della chiesa di Santa Maria.

Suonò più forte che poté:
suonando fece smuovere i morti da sottoterra.

Suonò l'arpa con la mano destra :
suonando tirò via la sua sposa dalle braccia del troll.

E allora il troll venne su dal fondo del fiume
con la fidanzata di messer Vilmund tra le mani.

E non soltanto la sua promessa sposa
ma anche tutte e due le sue belle sorelle.

”Vilmund! Vilmund! Smetti di suonare!
Rièccoti qui la tua giovane sposa!

Vilmund! Smetti con la tua musica magica! [15]
e ora tutti convengano che lui ha ragione!

Vilmund! Vilmund! Prenditi la tua fidanzata!
Ma lasciami in pace in acqua sotto il fiume!” [16]

”Di certo ecco qui che ritrovo la mia bella sposa,
però in pace in acqua sotto il fiume non ti ci lascerò mai.”

E Vilmund continuò a suonare a danno del troll,
tanto da spaccare la dura pietra di selce.

Messer Vilmund guadò a cavallo il fiume
— La corda dell'arpa è d'oro. —
e così brindò alle nozze con la sua sposa.
Sí dolcemente suonava per la sua donzella.

[1] Væn ”bello” è aggettivo di uso raro e arcaico in danese (conservato piuttosto nell'arcaizzante nynorsk vænn).

[2] Cfr. lo sved.tavla. Si tratta del gioco del backgammon (e del ”trich-trach” nominato da Niccolò Machiavelli nella sua celeberrima lettera a Francesco Vettori del 10 dicembre 1513).

[3] In danese moderno il termine bur significa solo “gabbia”. Qui è chiaramente omologo dell'ingl. bower “dimora, appartamento”, termine onnipresente nelle ballate. Si tratta di uno dei tanti derivati della radice del verbo presente in norreno e islandese come búa “abitare”, ted. bauen “costruire; coltivare la terra” ecc.

[4] Jomfru, propr. “vergine; fanciulla, pulzella” (ted. Jungfrau).

[5] Nelle balladries di qualunque area linguistica, i colori vengono assegnati “per decreto” e rimangono sempre gli stessi. Curiosamente, l'oro è sempre rosso (mai giallo).

[6] Interessante notare che il fiume Vendel si trova in Svezia, nella regione dell'Uppland. Ma la ballata, come detto (v. introduzione) è pan-scandinava.

[7] (Sostituisce vecchia nota errata) Si tratta del nome del ponte, che ha una connotazione quasi di humour nero: "Ponte Blide" significa qualcosa come "Ponte Allegro, Ponte Gioioso".

[8] Vale a dire il “morso”, la “mordacchia” (dan. bidsel da bide “mordere”).

[9] Il tradizionale miglio danese corrisponde a circa 10 km.

[10] L'arpa nordica (e celtica) non si “suona”, né tantomeno si “pizzica”, ma si “batte”, si “percuote” (slå, corr. al tedesco schlagen). Chiunque abbia preso in mano una volta un'arpa nordica, anche senza saperla suonare, e abbia provato a far vibrare una sua corda, si sarà accorto quanto è dura, e che occorrono tutt'altro che dita delicate per suonarla. - Nota 10bis di Cattia Salto

[11] Cioè, la suonò in modo talmente forte da provare dolore (dan. saare “molto, assai”, ted. sehr; ma anche “ferita”, ingl. sore “doloroso”).

[12] O “fattorie, terreni, tenute di campagna”.

[13] By è una città, un centro abitato di piccole dimensioni; il suo significato sconfina in ciò che in italiano sarebbe un “paese”. Ancora una volta la radice è quella di isl. búa ecc.

[14] Sky, in danese, significa propriamente “nube, nuvola”. Ma si può capire come mai, ai tempi del Danelaw, il termine sia passato in inglese col significato di “cielo”, che qui adotto nella traduzione.

[15] In Runeslæt, slæt è sostantivo corrispondente allo slå inteso come “suonare percuotendo”; rune è “magia; mistero”, ma se a qualcuno va di collegarlo con le rune ne ha qualche motivo (“runa” è, propriamente, “segno misterioso”). - Nota 15bis di Cattia Salto

[16] Il verbo volde in danese moderno significa solo “causare, arrecare, produrre”. Qui ha ancora il significato primitivo di “regnare, dominare”: lad mig volde mit vand “fammi dominare la mia acqua”. Ø in danese moderno significa “isola”, ma occorre tornare qui all'etimologia profonda (protogermanico *ahwa, imparentato direttamente con il latino aqua): “corso d'acqua”. Tale significato è rimasto soltanto nei nomi di alcuni corsi d'acqua, specialmente in Norvegia.


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