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I Martiri di Via Tibaldi

Paolo Donati
Lingua: Italiano


Paolo Donati

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2020

Ho scritto questa canzone in memoria dei partigiani uccisi il 28 agosto 1944 in Via Tibaldi. I Martiri di Via Tibaldi. Albino Abico, Gianni Alippi, Bruno Clapiz, Maurizio Del Sale.

via tibaldi


Abico, Alippi e Del Sale facevano parte di un gruppo costituitosi nella primavera del 1944 a Baggio. Successivamente i tre presero contatto con i Gap di Ruggero Brambilla (Nello) e trasportarono un carico d’armi in Val d’Ossola dove rimasero qualche giorno presso l’85a brigata d’assalto Garibaldi. Quando ridiscesero, con loro c’era anche Bruno Clapiz. In Milano formavano così il Gap distaccato della 85a brigata, in collegamento e alle dipendenze di Brambilla, con il compito di contribuire ad approvvigionare del necessario la brigata di montagna. Riportiamo, di seguito, la testimonianza, tratta dalle carte ANPI Provinciale di Milano, di un negoziante di Via Tibaldi che assistette a quel tragico episodio. Seviziati dalla Muti i patrioti di Porta Ticinese “Il rione popolare di Porta Ticinese aveva fama di essere un covo di “ribelli” ed i fascisti non osavano tentare pattugliamenti isolati e rastrellamenti se non in forze e con i fucili spianati. Così molti partigiani, anche quelli di altre zone e della periferia, sicuri della solidarietà di tutti gli abitanti che ad essi davano appoggi e trovavano nascondigli, venivano a finire a “Porta Cicca”. Un gruppo di patrioti (che dopo la liberazione seppi appartenevano alla 113° e 114° Garibaldi) usavano nascondere le loro armi in una osteria che allora si trovava in via Tibaldi 26, per riprenderle quando dovevano compiere qualche azione. Il 10 agosto 1944 era avvenuto l’eccidio di piazzale Loreto che provocò sdegno in tutti, ma suscitò anche una certa impressione. Ed ecco che una quindicina di giorni dopo, mentre le camicie nere e complici andavano tronfi di avere compiuto tanto massacro, nelle vie centrali di Milano, Piazza Duomo, Via Orefici, Piazza Cordusio, Via Dante, una macchina ebbe l’ardire di percorrerle lanciando manifestini invitanti alla Resistenza, alla rivolta, additando all’odio e al disprezzo i nazifascisti. Nella mattina del 28 agosto 1944 avevo notato che circolavano certe brutte facce e mi ero ripromesso, appena mangiato, di recarmi all’osteria per passare la voce di stare in guardia. Quando però vi giunsi appresi che alle 13 un forte nerbo di fascisti si era presentato e, sorpresi quattro giovani, li avevano arrestati. Un quinto, al momento dell’arresto, si trovava nel cortile del caseggiato e miracolosamente così fu salvo. Gli arrestati erano proprio i quattro che avevano percorso le vie della città lanciando manifestini. Immaginarsi il gran parlare di tutto il rione, le discussioni e persino si accennò a delazione di una spia. Fatto sta che verso le 18,30 di quel giorno, automezzi carichi di quelli della milizia invasero via Tibaldi e vie adiacenti: mitra imbracciati e rivoltelle in pugno fecero chiudere tutti i negozi, i passanti costretti ad entrare nei portoni subito sprangati; minacce a coloro che erano alle finestre e ordine di chiuderle. Dapprima un po’ di confusione, un fuggi fuggi generale, qualche strillo di donna, poi tutto cadde nel silenzio, un silenzio di morte; il grande viale deserto e i fascisti che scrutavano da ogni parte accennando a sparare. Anch’io avevo dovuto abbassare la saracinesca del negozio, ma da una fessura potei assistere a quanto stava avvenendo e ritengo di essere stato uno dei pochissimi che poterono osservare l’orrendo eccidio. Pochi minuti dopo la milizia era divenuta padrona della strada deserta, vidi giungere un camion, dal quale fecero scendere i quattro arrestati. Dovettero sorreggerli, tanto erano stati seviziati, che non riuscivano a fare un passo. Furono allineati al muro, anzi appoggiati contro il muro dell’osteria, con il viso rivolto verso gli assassini. Non vi fu alcuna lettera di sentenza, una decina di brigatisti neri che avevano in testa un berretto rotondo comandati da uno che aveva dei gradi, imbracciarono i mitra a non più di tre metri di distanza. All’ultimo momento, quando il comandante ebbe ordinato il fuoco, uno degli arrestati trovò la forza di voltare il viso contro il muro e farsi il segno della croce. Bastò una sola scarica, data la breve distanza e caddero. L’ufficiale si avvicinò ai corpi straziati sferrando dei calci, notò che qualcuno respirava ancora. Si fece dare da uno dei carnefici un mitra e nuovamente sparò sui morti. Dopo risalirono sul camion e partirono. Dai cortili, le scariche avevano impaurito gli inquilini, si udivano pianti e grida. Gli altri fascisti che avevano presidiato la strada, permisero che fossero riaperti negozi e portoni, si raggrupparono, armi alla mano, nei pressi del mucchio dei cadaveri, impedendo di avvicinarsi. I martiri furono lasciati sul marciapiede arrossato di sangue che a piccoli rivoli scendeva fin sulla strada. Rimasero al sole di agosto con le mosche che ronzavano, fra lo sbigottimento, l’orrore, l’odio che aumentava sempre più, sino a sera inoltrata.”

A.N.P.I. Lombardia

Si veda anche straginazifasciste.it
via dalla vita dentro nella storia
proprio nell'ora in cui non succede niente
nell'aria ferma nel silenzio della via
in mezzo ai muti i fasci e gli impauriti
erano 4 ed erano amici
la paura rompeva loro il fiato
e le botte gli rompevano la pelle
e intanto all'orizzonte 4 nuove stelle

Io non correrò mai più piegato su una sella
no non ascolterò mai più l'invito di una stella
e no non camminerò più per mano alla mia bella
e non calpesterò più il fondo di una cella
Resterò sdraiato nel mio sangue
sotto il sole e gli occhi della gente
sul marciapiede con l'asfalto che si scioglie
in mezzo ai muti i fasci e gli impauriti

Albino Abico guidava le ambulanze in Russia 23 anni
Gianni Alippi era un giovane operaio di 24 anni,
Bruno Clapiz lui faceva il barbiere e aveva 31 anni,
mentre Maurizio Del Sale era il vecchio del gruppo
un vecchio di 47 anni
Erano partigiani e delle brigate Garibaldi
insieme per l'ultima volta a fine agosto
contro un muro di via Tibaldi

Piange Loreto e allora per Milano
dall'auto in corsa lanciavano parle
la bestia nera di qui non può passare
casa per casa noi resisteremo

erano 4 ed erano amici
la paura rompeva loro il fiato
quelle botte gli rompevano la pelle
e intanto all'orizzonte 4 nuove stelle

inviata da Dq82 - 4/3/2022 - 16:02




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