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A que morreu às portas de Madrid

António Pedro Braga
Lingua: Portoghese


Lista delle versioni e commenti


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[ 1976 ]
Poesia di / Poema de / A poem by / Poème de Reinaldo Ferreira /n runo
Musica / Música / Music / Musique / Sävel: António Pedro Braga
Album / Albumi: K7 Rio de Janeiro

Reinaldo Ferreira jr (1922-1959)
Reinaldo Ferreira jr (1922-1959)
Reinaldo Ferreira jr era nato a Barcellona il 20 marzo 1922, figlio dell'omonimo e famoso giornalista portoghese che si firmava “Reporter X”. Il figlio ebbe una vita breve e sfortunata: morì per un cancro ai polmoni all'età di 37 anni, il 30 giugno 1959, a Maputo (allora Lourenço Marques), in Mozambico, dove aveva vissuto gran parte della sua vita, e senza aver messo quasi mai piede in Portogallo; dalla Spagna era venuto via nel 1941. In vita aveva pubblicato pochissime poesie, su giornali locali o riviste artistiche; per sopravvivere, perlopiù adattava radiodrammi. Si fece conoscere come paroliere di canzonette celebri, tra le quali una delle più famose canzoni portoghesi di tutti i tempi, Uma casa portuguesa (scritta assieme a Vasco Matos Sequeira, e musicata da Artur Fonseca), portata al successo da Amália Rodrigues e diventata, forse suo malgrado, una canzone di regime, il biglietto da visita di un Portogallo povero, lindo e idilliaco così come lo voleva il Salazarismo. Soltanto nel 1960, dopo la sua morte, le poesie di Reinaldo Ferreira furono pubblicate (con una seconda edizione nel 1966); ne vennero fuori composizioni simbolistiche e decadentiste, segnate al tempo stesso, da un “ironico nichilismo venato di assurdo”, e da una “forte tendenza umanista, visibile nella critica a certi miti”. L'accostamento più naturale, e ovvio, fu quello a Fernando Pessoa (ma cosa non è stato accostato a Fernando Pessoa, mi chiedo...). Questo leggo in scarne critiche letterarie. Così va a finire che da questo improbabile, nichilista e ironico poeta che componeva di casas portuguesas senza esserci nemmeno mai stato, in Portogallo, si passa a questi pochi versi, folgoranti e duri, su una combattente nella guerra di Spagna. In mancanza di dati certi, procedo per opinabile intuito: Reinaldo Ferreira a Barcellona c'era nato e ci aveva passato l'adolescenza, coincisa con gli anni della guerra civile, con la Barcellona anarchica, con il colpo di stato stalinista del maggio 1937, con l'entrata dei franchisti in città il 1° aprile 1939. Nel 1941 se ne andò in Mozambico, dove rimase fino alla sua morte. Scrisse questo scarno ritratto di una donna combattente, poche parole non fraintendibili e, a mio parere, uno dei più begli omaggi alle donne che, allora, lottarono e morirono armi in pugno, da pari a pari, senza paura e senza rimpianti. António Pedro Braga mise in musica questi versi e li cantò nel 1976, nel secondo dei suoi due album, K7 Rio de Janeiro. Mi stavo dicendo che, leggendo e ascoltando i versi, veniva subito a mente la Marina Ginestà; poi guardo il video e me la ritrovo lì, con la sua famosa foto sul tetto dell'hotel, Barcellona, luglio 1936. E qui mi fermo. [RV]
A que morreu às portas de Madrid,
Com uma praga na boca
E a espingarda na mão,
Teve a sorte que quis,
Teve o fim que escolheu.
E antes de flor, foi, como tantas, pomo.
Ninguém a virgindade lhe roubou
Depois de um saque - antes a deu
A quem lha desejou,
Na lama dum reduto,
Sem náusea mas sem cio,
Sob a manta comum,
A pretexto do frio.
Não quis na retaguarda aligeirar,
Entre «champagne», aos generais senis,
As horas de lazer.
Não quis, activa e boa, tricotar
Agasalhos pueris,
No sossego dum lar.
Não sonhou minorar,
Num heroísmo branco,
De bicho de hospital,
A aflição dos aflitos.

Uma noite, às portas de Madrid,
Com uma praga na boca
E a espingarda na mão,
À hora tal, atacou e morreu.
Teve a sorte que quis.
Teve o fim que escolheu.

inviata da Riccardo Venturi - 4/1/2021 - 18:50



Lingua: Italiano

Versione italiana / Versão italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio:
Riccardo Venturi, 4-1-2021 19:00
Lei, che è morta alle porte di Madrid

Lei, che è morta alle porte di Madrid,
Bestemmiando con un fucile in mano,
Ebbe la sorte che volle,
Ebbe la fine che scelse.
Fu, come tante, prima frutto che fiore.
Nessuno le rubò la verginità
Dopo un saccheggio; la diede, prima,
A chi gliela desiderò.
Nel fango di un rifugio,
Senza nausea, senza foga,
Tutti e due sotto una coperta
Con la scusa del freddo.
Non volle, in retroguardia,
Far divertire, svagare
Anziani generali in mezzo allo champagne.
Non volle, brava e attiva, lavorare
A maglia per fare vestitini ai bimbi,
Nella tranquillità d'una famiglia.
Non sognò di alleviare,
Con candido eroismo da crocerossina,
Il dolore degli afflitti.

Una notte, alle porte di Madrid,
Bestemmiando con un fucile in mano,
Alla tal ora, attaccò e morì.
Ebbe la sorte che volle,
Ebbe la fine che scelse.

4/1/2021 - 19:01




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