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Dal ciel venne messo novello

anonimo
Lingua: Italiano (Italiano antico, XIII sec. / Old Italian, 13th Cent.)



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[XIII Secolo / 13th Century]
Da / From: Laudario di Cortona, Cort.7
Riccardo Marasco - I Musici di Acanto:
Pace e non più guerra, 1997

Laudario di Cortona, XIII sec., 7
Laudario di Cortona, XIII sec., 7


Il Santo Natale dell'anno di grazia e disgrazia 2020 mi porta in regalo, finalmente, la rassegnazione. Non si può nulla contro il Natale. Gli “Antinatale”, quelli veri, non esistono; oppure, sono talmente pochi da essere assolutamente trascurabili. Per una volta che, per cause di forza maggiore, il Natale praticamente salta, è una tragedia di proporzioni incalcolabili, e non solo economiche.

Chi scrive è stato, lo riconosco, un Antinatale ferreo e talebano. Uno che, il giorno di Natale, è arrivato a partire di casa alle undici di mattina, e andare alla stazione centrale a mangiare due panini facendosi poi una lunga passeggiata, da solo, per la città semideserta mentre le famiglie sedevano giojose al desco scambiandosi i regali e abbuffandosi come porcelli. Oppure, quando lavoravo in ambulanza, pigliavo volutamente il mostruoso turno natalizio, dodici ore di fila, pronto alla cosiddetta e regolare “Strage dei nonni”; che, in que' tempi felici, non era dovuta al virus. A partire dalle tre e mezzo del pomeriggio, cominciavano a fioccare chiamate per: indigestioni, colpi apoplettici, vomitate monstre, infarti secchi, scivolate rovinose su resti di panettoni; per non contare diversi casi di mazzate in famiglia, durante una delle quali rischiai di prendermi sul viso un piatto che volava, indirizzato dal padre a una figlia che al contempo stava facendo a schiaffi col fidanzato. Sembra la descrizione di un filmaccio, vero? Eppure, vi assicuro, è tutto quanto vero.

Ma non importa. Col tempo, mi sono pure addolcito; l'anno scorso, ad esempio, non nascondo che, dopo una vita, ho ripassato il più classico dei Natali in famiglia, e sono pure stato bene. L'ultimo Natale di mia madre, che continuava a dire che non ce ne sarebbero stati più, per lei; e aveva ragione. E va bene così. Sempre nel corso degli anni, manifestando (forse ingenuamente) il mio “antinatalismo” a tizio o caio, oltre a giuste e severe reprimande ho ricevuto spesso delle autentiche sorprese (ma sorprese fino a un certo punto): infatti, tra i più fervidi sostenitori del Natale e della sua “ritualità” (il presepio, la capannuccia, la stella cometa, i Re Magi, Babbo Natale, i regali, l'attesa alla mezzanotte e pure, ebbene sì, la Messa!) ho trovato: fior d'anarchici (ancora illusi o disillusi, ancora vestiti o con gli abiti dismessi), mangiapreti incalliti, atei incarogniti, ragazzotti punk coi tatuaggi di Syd Vicious, di tutto. E, allora, in questo dumilavénti, giunto che sono oramai ad un'età che se non ancor terza è quantomento seconda e tre quarti, occorre semplicemente arrendersi. Il Natale esiste e esisterà sempre perché ha la forza (detta non di rado “magia”) del Ritorno all'Infanzia. Anche gli anarchici e gli atei mangiapreti sono stati bambini, e in parecchi casi hanno fatto pure i chierichetti (cosa di cui non c'è proprio punto da vergognarsi). Il Natale è la festa dei bambini e dei nonni (sovente rimbambiti, e per questo ancor più deliziosi). Chi, quest'anno, pur con tutte le possibili e gravi ragioni ha impedito lo svolgimento del Rituale, non si faccia illusioni: prima o poi la pagherà salata, e sarà anche dannato a bruciare per l'eternità. E, il prossimo anno, la Messa non solo a mezzanotte, ma anche alle due di mattina con Giuseppi al posto dell'asinello (o del bue, ad libitum).

Devo altresì ammettere che, con squisitissima contraddizione, ho sempre amato smodatamente i canti natalizi. Beh, tranquilli, non Bianconatàl e Gingolbèlz; un fondo di talebanismo è sempre presente in me. Canti sconosciuti occitani, litanie galiziane, antifonali bulgari, filastrocche svedesi. Così, quest'anno, ho pensato di rispolverare, a mo' di regalo, questo antichissimo canto natalizio che vi offro sperando d'allietarvi un po' questo duro Natale di guerra.

Dal ciel venne messo novello, così si chiama, proviene, con puntatura musicale originale, dal famoso Laudario di Cortona. In realtà, va detto, più che del Natale in sé parla dell'Annunciazione; ma insomma vabbè, consideriamolo un po' come il test di gravidanza per il Natale che sarebbe arrivato. La laude segue fedelmente la narrazione evangelica (Luca, 1, 26-37); quindi, che non vi prenda di aspettarvi qualcosa di insolito -come talvolta invece avviene nei documenti e nelle testimonianze medievali. E qui è proprio un bel medievaccio di quelli sodi: il Laudario di Cortona, luogo francescano assai, appartiene infatti al tardo Dugento della Confraternita di Santa Maria delle Laude, presso la chiesa ivi dedicata a un santo a caso (San Francesco). Contiene 65 laude, 46 delle quali musicate con partitura, tutte di area senese e aretina.

Il regalo è accompagnato da tre esecuzioni moderne, ma filologicamente esattissime. La prima potrà stupire, almeno i fiorentini o i toscani in genere. Chi conosce Riccardo Marasco, infatti, e conosce soprattutto le sue “canzoni sboccate”, l'Alluvione, l'Ammucchiata e quant'altre, potrà trovare singolare che, nel 1997, assieme ai Musici di Acanto, abbia sortito e inciso un intero album di laude medievali, dal titolo (adatto assai a questo sito!) di Pace e non più guerra. La rielaborazione dei testi e delle musiche è dovuta allo stesso Riccardo Marasco e a Silvio Trotta. Qui l'intero album (il brano di questa pagina è la prima traccia):



La seconda...beh la seconda non si sa, o almeno non la so io. E' un video presente su YouTube, girato evidentemente in una chiesa, e senza nessuna indicazione; la lauda è cantata da una donna con una voce da far venire i bordoni. Naturalmente, se qualcuno ne sapesse qualcosa, è vivamente pregato di farcelo sapere.



La terza è una registrazione dal concerto di Simone Sorini (voce e bass rebec) e Claudia Violette Viviani (voce, symphonia) tenuto al Dvigrad Festival 2016 nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Sveti Petar u Šumi (in italiano: San Pietro in Selve), in Istria.



Quindi, naturalmente, Buon Natale a tutte e tutti, e anche buon Antinatale. Con una dedica speciale a: José Saramago, velho irmão. [RV]
Dal ciel venne messo novello,
ciò fo l’ angel Gabriello.


Nella città di Galilea
- là v'era la gente iudea;
favellavano in lengua ebrea
in cità et in castello -

Ch’è chiamata Naçarèth,
là u’ la vergene nacque et stette.
Sponsata era a Iosephe
secondo la legge, coll'anello.

L’angel fo messo da Dio,
ben començò et ben finio:
saviamente, sença rio,
annuntiò lo suo libello:

”Ave Maria, gratia plena
Dio ti salvi, stella serena!
Dio è con teco che ti mena
enn-el paradiso bello.

Fra le femene se’ benedecta
più ke null’altra ke sia decta:
Spirtu sancto sì t’ à electa
per la melior, senza ribello.

Del tuo ventre uscirà tal fructo,
ke salvirà lo mondo tutto,
unde ‘l diavolo avirà corocto,
sì parrà grande ‘l flagello.”

La donna fo tutta turbata
la raina incoronata
et dieisi gran mirata
di quel ke disse Gabriello.

“Come fie quel che tu ài decto?
Nol credo a torto né a dritto,
e ben ne posso far disdetto:
non cognosco hom, vecchio né fancello.”

L’angel disse “Non temere,
tu se’ a Dio sì a piacere,
altra madre non vole avere
se non voi, con k’io favello.

Filiol di l’Altissimo fie chiamato,
Iesù Cristo in oni lato:
per lui fi’ ‘l mondo salvato
et tracto de le man del fello.

Tu se’ regina et elli è reie;
virgo Maria, credi a meie:
non avrà fine, il dico a teie
lo so regno altissimo e bello.

Elysabèth tua cognata
in sua vekieça è ‘ngravidata:
non è impossibile cosa nata
fare al re Manuello.”

Respose la kiara stella:
“Io son qui ke so’ su’ ancella,
sia secundo la sua favella:
cusì mi chiamo et apello!”

Questa donna intercedente
agia merçé de la gente!
Pregi ‘l padre omnipotente
ke possamo essare con ello.

inviata da Riccardo Venturi - 17/12/2020 - 13:35




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