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Edoardo Bennato: Marzo 1821

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Lingua: Italiano


Lista delle versioni e commenti


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L'uomo nero
(Edoardo Bennato)
Canzone della vita quotidiana
(Francesco Guccini)


[2003; composta forse nel 1990]
Testo / Lyrics / Paroles / Sanat:
Marzo 1821 di Alessandro Manzoni [1821 ; 1848]
Con una strofa dalla Prima Romanza delle Fantasie di Giovanni Berchet [1829]
E con la presenza fantasma di Francesco Guccini
Musica / Music / Musique / Sävel: Edoardo Bennato
Album / Albumi: L'uomo occidentale (Traccia fantasma / Ghost Track)

Un giovane Alessandro Manzoni.
Un giovane Alessandro Manzoni.
Edoardo Bennato.
Edoardo Bennato.




Nel 2003, Edoardo Bennato, idolo degli adolescenti degli ultimi anni '70 (tra i quali, lo ammetto, chi scrive), pubblica un album di inediti, intitolato L'uomo occidentale; è l'album che contiene A cosa serve la guerra. Al termine dell'ultima traccia (che è Love Me, un tributo a Elvis Presley) c'è una traccia fantasma; e va a finire che questa semisconosciuta traccia fantasma, che non ha nemmeno un titolo ben preciso, diventa una delle cose più belle, particolari e esilaranti concepite dal cantautore e bluesman napoletano. Si diceva poc'anzi che l'Italia mette poco in musica i suoi grandi poeti (e sì che ne ha): ecco, qui viene messa in musica e cantata nientemeno che l'ode Marzo 1821 di Alessandro Manzoni. E dico poco. Certo, in una versione abbreviata (l'originale manzoniano consta di 104 versi), e con l'ammistione di una strofa dalla prima romanza delle Fantasie di Giovanni Berchet. Un'ammistione peraltro corretta dal punto di vista storico-letterario, poiché deriva direttamente dalla prima stesura dell'ode manzoniana. Il tutto viene cantato da Edoardo Bennato imitando quasi alla perfezione la tecnica compositiva e, soprattutto, la voce di Francesco Guccini.

Giovanni Berchet (1783-1851)
Giovanni Berchet (1783-1851)
Un giovane Francesco Guccini.
Un giovane Francesco Guccini.




“Marzo 1821” ha una storia singolare. L'allora trentaseienne Alessandro Manzoni la scrisse di getto tra il 15 e il 17 marzo 1821. Il 13 marzo, dopo l'esplosione dei Moti Carbonari piemontesi, Vittorio Emanuele I aveva abdicato in favore del fratello Carlo Felice; il giorno dopo, sotto la reggenza provvisoria di Carlo Alberto, fu concesso lo Statuto. L'entusiasmo era alle stelle: il passaggio del Ticino da parte dei Savoia pareva imminente, con la conseguente liberazione del Lombardo-Veneto dal dominio austriaco. Manzoni immagina che l'esercito liberatore abbia già varcato il confine per liberare non solo la Lombardia, ma anche tutta l'Italia oppressa; solo che, pochi giorni dopo la composizione dell'ode, i moti liberali piemontesi furono repressi nel sangue. L'8 aprile 1821, le forze ribelli vennero sconfitte a Novara dagli austriaci, il cui intervento era stato sollecitato proprio da Carlo Felice di Savoia. Il 13 dicembre 1821 fu arrestato Carlo Confalonieri, amico del Manzoni; il quale, preso da una comprensibile fifa blu, ritenne opportuno distruggere il manoscritto dell'ode, che però aveva imparata a memoria. L'ode dovette però circolare oralmente dopo la sua prima stesura; ne fanno fede i già citati versi del Berchet (ripresi, come detto, nella canzone). Dopo le Cinque Giornate di Milano, nel marzo del fatidico 1848, il Manzoni ritirò fuori l'ode dalla sua memoria e la riscrisse, pubblicandola assieme al Proclama di Rimini.

Sinceramente, non saprei (e non potrei) dire che cosa sia passato esattamente per la testa di Edoardo Bennato. Un coltissimo pastiche "demenziale" sottolineato dall'imitazione della solenne e risorgimentale voce di Francesco Guccini? Forse. Anche una sorta di accenno all'allora in auge “Padania” della vecchia Lega di Umberto Bossi, ora soppiantata dal Partito Nazionale Fascista di Salvini e Giorgia Meloni. Ma chissà, in fondo, che non si tratti soltanto di un semplice divertissement; che, come tutti i divertissements fatti bene, inducono a pensare, a riscoprire la Storia e mettere in moto i suoi meccanismi nella mente di ognuno di noi. In fondo, qui si sta parlando di una guerra che non è mai stata combattuta. Così, almeno, mi piace pensare. [RV]

O compagni sul letto di morte,
O fratelli sul libero suol...!


L'han giurato: li ho visti in Pontida
Convenuti dal monte e dal piano,
L'han giurato, e si strinser la mano
Cittadini di venti città.

L’han giurato: altri forti a quel giuro
Rispondean da fraterne contrade,
Affilando nell’ombra le spade
Che or levate scintillano al sol.

Già le destre hanno stretto le destre;
Già le sacre parole son porte:
O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol.

Soffermati sull’arida sponda,
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell’antica virtù.

Han giurato: Non fia che quest’onda
Scorra più tra due rive straniere:
Non fia loco ove sorgan barriere
Tra l’Italia e l’Italia, mai più!

O stranieri, nel proprio retaggio
Torna Italia, e il suo suolo riprende;
O stranieri, strappate le tende
Da una terra che madre non v’è.

Non vedete che tutta si scote,
Dal Cenisio alla balza di Scilla?
Non sentite che infida vacilla
Sotto il peso de’ barbari piè?

Cara Italia! dovunque il dolente
Grido uscì del tuo lungo servaggio;
Dove ancor dell’umano lignaggio
Ogni speme deserta non è.

Dove già libertade è fiorita,
Dove ancor nel segreto matura,
Dove ha lacrime un’alta sventura,
Non c’è cor che non batta per te.

Quante volte sull’Alpe spiasti
L’apparir d’un amico stendardo!
Quante volte intendesti lo sguardo
Ne’ deserti del duplice mar!

Ecco alfin dal tuo seno sbocciati,
Stretti intorno a’ tuoi santi colori,
Forti, armati de’ propri dolori,
I tuoi figli son sorti a pugnar.

Oh giornate del nostro riscatto!
Il furor delle menti segrete:
Per l’Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.

Già le destre hanno stretto le destre;
Già le sacre parole son porte:
O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol.

L'han giurato: li ho visti in Pontida
Convenuti dal monte e dal piano,
L'han giurato, e si strinser la mano
Cittadini di venti città.

Già le destre hanno stretto le destre;
Già le sacre parole son porte:
O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol.

O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol.
O compagni sul letto di morte,
O fratelli su libero suol.

inviata da Riccardo Venturi - 10/12/2019 - 03:56


Col PNF di Matteo Salvini -che è divorziato, sovrappeso e non è stato capace di laurearsi neppure in sedici anni- e della ragazza madre Giorgia Meloni -una destra minimamente coerente un elemento del genere lo auspica come minimo chiuso in casa a meditare sulla propria vergogna, altro che girare di qua e di là a insegnare alle persone serie come dovrebbero pensarla- il signor Bennato pare intendersela discretamente, come attestano certe foto facilissime da trovare in rete.

In un certo mondo le tracce mnestiche sono evidentemente scolpite nel mascarpone, e anche questo non stupisce; si deve pur campare e alla "libertà" di certe arti i primi a non credere sono quelli che ne ricavano di che vivere più che agiatamente.

Non stupisce neppure la sostanziale assenza di reazioni davanti a episodi del genere, che sono diventati una grandinata continua.

I sudditi del "paese" dove mangiano spaghetti, se qualcuno avesse la costruttiva idea di rastrellarli casa per casa e portarli a calci in qualche stazione di periferia in attesa del merci per Buna Monowitz, avrebbero solo due preoccupazioni.
La prima sarebbe quella di denunciare chi è sfuggito alla retata.
La seconda, di farsi una foto con le SS di servizio.

Io non sto con Oriana - 10/12/2019 - 08:28


Eugenio Bennato sostiene che il fratello sia un po' ingenuo.

Personalmente, non mi sembra il caso di giudicare così severamente uno dei tanti selfie fatti dopo un concerto, anche se le numerose critiche hanno comunque prodotto, di reazione, una canzone:

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«Ho fatto un selfie», il nuovo singolo di Edoardo Bennato

Il nuovo singolo di Edoardo Bennato. Il cantautore di Napoli ha scelto la location della sua città, raccontando il rapporto con i fan. E non solo. Nella clip appaiono tanti personaggi famoci,...


A riguardo MARZO 1821: è bellissima! Tutto intendo, compresa l'azzeccatissima imitazione gucciniana, anzi dirò di più: magari Francesco l'avesse davvero incisa proprio così come l'ha proposta Bennato, nel 1990 e inserita in "Quello che non..." al posto di quella serie di pezzi che (a parte i primi due del disco), personalmente, non mi piacquero proprio per niente.

Sono molto d'accordo con Riccardo (tanto per cambiare!) che l'Italia mette poco in musica i suoi grandi poeti ed è una vera vergogna. Infatti, spesso sono costretto a rivolgermi alla poesia francese, per consolarmi.

Flavio Poltronieri - 10/12/2019 - 11:04


Il selfie di Edo



Ho fatto un selfie con diavoli e santi
Ho fatto un selfie con belli e con brutti
Ho fatto un selfie che non sa nessuno
Ho fatto un selfie che lo sanno tutti
Ho fatto un selfie con un tipo strano
In una folla con migliaia di persone
La situazione mi è sfuggita di mano
Mi son scordato di chiedergli il nome

Ho fatto un selfie con un vigile urbano
Che me l'ha chiesto dopo avermi multato
Bene in quel caso è proprio il caso di dire
Che ho fatto un selfie cornuto e mazziato
Ho fatto un selfie col sorriso finto
Di chi sorride in quell'istante soltanto
Convinto che per risparmiare tempo
Quel selfie è meglio farlo che non farlo

Con il selfie c'è da stare attenti
Perché non sempre lo si può accordare
Senza richiedere i documenti
Voce del verbo discriminare
Ma se finora non ho mai sopportato
Nessuna forma di discriminazione
Col selfie forse mi sono sbagliato
E allora inizia la mia confessione

Ho fatto un selfie con Robert De Niro
Ho fatto un selfie con Martin Scorsese
Con Lino Banfi, Ficarra e Picone
All'aeroporto di Grazzanise
Ho fatto un selfie senza controllo
Ho fatto un selfie con un controllore
Ho fatto un selfie con un inquisito
E con il coro dell'inquisitore

Ho fatto un selfie con Bertinotti
Con Lilly Gruber, Graziano del Rio
Ho fatto un selfie con Marco Travaglio
Ho fatto un selfie con Johnny Stecchino
Ho fatto un selfie con Barbara D'Urso
Fuori l'ingresso di un supermercato
Ho fatto un selfie con un certo Salvini
Ad un concerto di Edoardo Bennato

Con il selfie c'è da stare attenti
Perché non sempre lo si può accordare
Senza richiedere i documenti
Voce del verbo discriminare
Io prendo atto della discriminazione
A questo punto penso di aver capito
Con i miei selfie ho commesso un reato
Ma non sono certo di essermi pentito

Ho fatto un selfie coi tre moschettieri
Con quattro gatti e cinque grillini
Coi sette nani di Biancaneve
E con i Guelfi e i Ghibellini
Ho fatto un selfie con diavoli e santi
Ho fatto un selfie con belli e con brutti
Ho fatto un selfie che non sa nessuno
Ho fatto un selfie che lo sanno tutti

10/12/2019 - 13:51


Quel suo stringere la mano a Salvini non mi sembra consono. E per niente coerente col personaggio che si è creato.
Sull’ipocrisia del genere umano esiste una vasta letteratura...

sergio falcone - 10/12/2019 - 14:07


Io non lo so se Edoardo Bennato sia o meno "ingenuo", come dice il fratello (che, senz'altro, lo conosce molto meglio di me e di tutti noi). Certo che Edoardo Bennato è del '46, ha quindi 73 anni (portati benissimo, tra l'altro), ha una laurea in architettura (dico questo per soddisfare la famosa "laureomania" di INSCO) e l'età dell'ingenuità la ha passata da un bel pezzo. E, secondo me, non è qui il problema -se così lo si vuole chiamare. Il problema è che tutti noi siamo pronti a dichiararci del tutto estranei alle varie "culture" di questi tempi -tipo la cultura del Selfie, un tempo si chiamava "autoscatto", per poi invece ritrovarcisi dentro fino al collo, peggio di poveri piccoli talebani de' noàntri. Il "selfie" di Bennato con Salvini è stato pubblicato da qualche parte anche qua dentro, se ricordo bene; e tutti -io per primo!- giù a sparare giudizi très tranchants e quant'altro.

Cioè: basta un "selfie" del cazzo. L'ingenuità consiste proprio in questo; senz'altro può averla Bennato, perché almeno avrebbe potuto prevedere cosa può scatenare fotografarsi insieme a quel losco figuro, ma la abbiamo anche noi, e parecchia. La "sindrome del rinnegato" è frequente e antichissima; in alcuni casi può essere senz'altro reale (ad esempio, in questi giorni si è parlato qua di un tenore anarchico autore di versioni del "Pinelli" che ora fa il propagandista nazista, "comunitarista", pro-Assad assieme a una pletora di fascisti, di casapoundiani e di rossobruni vari), in altri è una barzelletta basata, appunto, nient'altro che su un "selfie". Ora, che ne so, magari il Bennato Edoardo è diventato davvero leghista -come diversi suoi concittadini e meridionali in genere-, sbava per Alain De Benoist e per Ernst Jünger, ama una ragazzotta di Casapound e fa sogni erotici con la Meloni; però non mi sembra traspaia né dalle sue canzoni, né da sue dichiarazioni. La maggior parte delle sue canzoni attuali possono anche essere caàte sovrumane, ma in quanto tali e non perché veicolano propaganda leghista, chiusure di porti e decreti-sicurezza.

Parliamo dell'ingenuità nostra, che pigliamo per il culo scandalizzati i turisti che si fanno i selfie con l'asta alla stazione o davanti alla torre di Pisa, e poi da un selfie di un cantante con un fascista tiriamo fuori tutta una serie di teoremi e di piagnistei. Al Bennato Edoardo, napoletano, si poteva rispondere in livornese: "Dé, fava di lesso, ma 'n ci potevi penzà 'mpoìno...?" Però, debbo dire, ha risposto molto bene con la sua ultima canzone, che non è male. Ha risposto con ironia graffiante, che è sempre stata una sua arma. E gli dico "bravo". Poi, magari, domani scrive l'inno di Forza Nuova e si fa un selfie con Heinrich Himmler; mañana es otro día. Come ha testè detto Sergio Falcone, "sull'ipocrisia del genere umano esiste una vasta letteratura", ma è una letteratura che riguarda esclusivamente l'ipocrisia altrui. Secondo me, ogni tanto sarebbe bene pensare anche alla propria, di ipocrisia. E' un esercizio molto utile.

Il talebanismo non mi piace. E ancor meno mi piace quando anch'io, a volte, ci casco. Non mi piacciono nemmeno le commistioni, le confusioni e le giravolte; ma, prima di formulare giudizi, attualmente cerco di pensarci una, due, tre, venti volte, e di documentarmi. E, se possibile, di tenermi alla larga dalla "cultura" dell'immagine e dell'esteriorità. Salud!

Riccardo Venturi - 10/12/2019 - 14:36


Mi associo: tutto quello che hai scritto è quello che penso anch'io al riguardo. Il giudizio è un fin troppo facile esercizio.

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 10/12/2019 - 14:55


Fermo restando che l’animo umano rimane insondabile , e perciò sarebbe opportuno lasciare in sospeso il giudizio morale, ciò che dice Riccardo Venturi non fa una piega. Non si può escludere che Bennato abbia voluto ancora non prendersi sul serio. Una sola precisazione: trovo graffiante la provocazione estrema di Quello-che-ha-lasciatOriana piuttosto che l’ultimo prodotto di Edoardo Bennato.
Probabilmente ciò che aggiungo potrà configurarsi come una ca..ata (ove <..> sarebbe una frazione di morfema di lunghezza variabile 0,1 o 2, a libera scelta). In tal caso lasciatemi esercitare il diritto all'oblio.
Essendo il cantautore un personaggio pubblico, i suoi comportamenti e le sue espressioni sono di fatto un “atto sociale” . Come tali sono soggetti a giudizio e concorrono anche alle valutazioni di cui si occupano le metodologie sociologiche. Poi, in seconda battuta, sono anche oggetto di valutazione politica. Intersecare i vari piani , a mio avviso, potrebbe condurci ai margini della pista.
Bennato sta ottenendo quello che si era prefisso : una riuscita operazione di marketing , un occhio al restyling e l’altro al target achievement, in un mondo in cui MacLuhan e Vance Packard impallidirebbero. Gli strumenti e le strategie di oggi sono assai più sofisticati , impensabili prima del digitale, sempre più esenti da regole (che non vuol dire affatto libertari). Questo stesso nostro confronto, seppure in minima parte, ne è conferma, al di fuori e al di là delle intenzioni. Insomma : afflati lirici, anzi eurici.

Riccardo Gullotta - 10/12/2019 - 19:38


Bene. Lo sapete che c’è’? C’è che, con tutto l’affetto e il rispetto, rimango della mia opinione. L’ipocrisia non mi appartiene. A casa mia, la coerenza è virtù. Io, la mano, a Salvini, non la stringerò mai.

sergio falcone - 11/12/2019 - 18:01


D'accordo, Sergio. Però, come dire: noialtri siamo abbastanza "facilitati", da questo punto di vista. Non siamo mica artisti "pop"; magari mi sbaglio, ma non ho mai avuto notizia di un concertone di Sergio Falcone al Palarock, e nemmeno tu -credo- di un megaconcerto di Riccardo Venturi allo stadio di Gallarate. Non ci si presentano mai cani e porci alla fine del concerto per fare il "selfie", specialmente quel tale Salvini a cui "piace De André" e che "ha frequentato il Leoncavallo", almeno a suo dire. Ci è molto facile non essere ipocriti. Certo, sicuramente è improbabile che Salvini si presenti per un selfie a un concerto della Banda Bassotti; ce lo vedo poco anche a farsi un autoscatto, che so io, con Ivan Della Mea -a prescindere che è morto oltre dieci anni fa. Va a fare presenza ai concerti di un Edoardo Bennato. Il quale è stato incoerente, d'accordo. Non è stato virtuoso. Lo attenderanno le fiamme dell'inferno, mentre per noialtri ci sarà il paradiso -assieme a Guccini che si è fatto fotografare in piazza S. Pietro con il Papa. Saluti cari.

Riccardo Venturi - 11/12/2019 - 20:28


E' sempre che la vecchiaia è una brutta cosa, per tutti, si perde cognizione e controllo... sarà successo anche al già ingenuo, naif, Edoardo Bennato...

"La vecchiaia viene con 19 mancamenti, più la goccia al naso, che so' 20", diceva la mi' nonna...

Comunque, alla fin fine, senza nemmeno potermi professare duro & puro, son d'accordo con sergio falcone... 'affanculo a Salvini!

B.B. - 11/12/2019 - 21:18


Ma, infatti, mica è questione di Salvini. Per Salvini il vaffanculo è automatico. E vaffanculo automatico anche per i "selfie". Ultimamente, specie quando passo per la stazione (molto spesso, visto che ci scendo sempre dal tram, fermata Alamanni-Stazione), appena vedo qualcuno che si fa un selfie -specie con l'asta- mi diverto sempre a passare davanti proprio al momento dello scatto. Sono alto 1,94, copro tutto benissimo! Salvd!

Riccardo Venturi - 11/12/2019 - 21:33


Non so se faccio bene a ritornare sull’argomento; ero già riluttante a inoltrare il mio precedente post. Purtroppo la mia mania per l’investigazione e una certa propensione alla correttezza mi impongono di rendere noto quanto segue.

Sembra che la via di Damasco, oggi rinominata via della Conciliazione, non sia stata eletta come meta soltanto da Guccini. Date un’occhiata qua :Bennato e il rock contro i muri. Una piccola, marginale osservazione: forse Guccini è stato beccato, non credo che sia andato a cercare il paparazzo per farsi immortalare. Se così fosse sarebbe un episodio della sua vita privata e non una scelta come quella di Bennato.

Segue l’opinione di Alessandro Agostinelli , ricercatore in Storia delle Arti visive e dello Spettacolo, critico musicale:

….Del resto in Italia ci meritiamo Vasco Rossi, come ci siamo meritati Alberto Sordi (per dirla con Nanni Moretti). Mentre dimentichiamo che l’autentico rocker italiano è stato ed è Edoardo Bennato. È un provocatore e un giullare nato: dell’Italia ha detto che ha un “problema latitudinale cioè il sud, e che Renzi avrebbe fatto meglio a presentarsi in Europa con il leader della camorra e quello della ‘ndrangheta al fianco, perché sarebbe stato più rappresentativo dell’Italia che presentarsi con Boschi e Del Rio”. È pazzo come un cavallo perché può incazzarsi seriamente se gli domandi soltanto della sua fama del passato. È contorto nelle sue analisi e simpatie politiche: quando Grillo scelse di candidare alle elezioni il suo movimento fece una specie di “instant song” contro di lui, intitolata Al diavolo il grillo parlante, salvo poi andare a suonare con Grillo alla manifestazione nazionale dei 5Stelle, e affermando subito dopo che sventolare la bandiera del rock significa andare contro le fazioni politiche…
Capite che l’uomo non ha la dote della coerenza ed è oscenamente interessato esclusivamente al rock. Al suo cospetto Vasco Rossi, tutto ripiegato sulla sua storia personale di ex-peccatore e prodigo di consigli verso i giovani, sembra Sant’Agostino, vale a dire un intellettuale da invitare ai talk-show, altro che un rocker….

Invece il noto Foglio fondato da Giuliano Ferrara così si esprime attraverso l’opinione di Camillo Langone:

“Si vada a lezione di scetticismo, si vada a lezione da Edoardo Bennato. Il cantautore napoletano anzi di Bagnoli (c’è differenza, Bagnoli era il lavoro ossia il contrario dello scippo, l’industria ossia il contrario della camorra) irride il manicheismo da quasi mezzo secolo. Almeno da “Arrivano i buoni” che è del 1974. Con “Feste di piazza” e “Sono solo canzonette” attaccò “i capi in testa” e “gli impresari di partito”, insomma quei settari dei comunisti. E nel ’93 in “Tu chi sei?” osò spernacchiare l’allora potentissimo Antonio Di Pietro, uno degli spacciatori di palingenesi a cui gli italiani periodicamente abboccano. Adesso canta “Ho fatto un selfie” per dirsi non pentito di essersi fatto fotografare con Salvini e così a 73 anni suonati e suonanti offre ancora una potente lezione di rock, quasi di punk (molto meglio del pressoché coetaneo Iggy Pop che insiste a presentarsi seminudo ma ormai si è arreso all’intimismo). Bennato è la libertà, l’immoralismo, il vitale menefreghismo, la colonna sonora della Società degli Apoti di prezzoliniana memoria. La renitenza alla leva della politica. Lo schifo per il tifo. Il rifiuto di scegliere tra guelfi e ghibellini. Quarantacinque anni di variazioni musicali intorno al “Nessuno è buono” di Luca 18,19.”

Tutto può essere, ma già il riferimento a Prezzolini a me fa venire l’orticaria. Per non aggiungere che il Langone è quel signore che pubblicava sullo stesso giornale il 7/3/2013 l’articolo “Dovevano bruciarla prima” in merito all’incendio doloso della Città della scienza a Napoli . Motivo : lì si propagandava l’evoluzionismo di Darwin ! E se tanto mi da tanto…
Dimenticavo: Langone cura sul Foglio la rubrica Preghiera. Fa parte di quella schiera di atei devoti, capitanati da Ferrara, ma di cui Frank farebbe molto volentieri a meno. A questo punto c’è solo da sperare che Gesù Cristo alla parusia ci raccomandi l’ateismo.

Non posso dilungarmi oltre misura. La confusione è davvero tanta, ma ho l’illusione che a forza di parlarne qualche chiarimento reciproco ce lo stiamo dando nel rispetto del pluralismo e, ciò che più conta, con onestà intellettuale da parte di tutti. E questo è un altro tra i lati più apprezzabili di AWS.

Riccardo Gullotta - 11/12/2019 - 22:52




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