Lingua   

Fenario

Richard Shindell
Lingua: Inglese


Richard Shindell

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Carry It On
(Joan Baez)
The Ballad of Mary Magdalene
(Richard Shindell)
Fishing
(Richard Shindell)


[2005]
Lyrics and music by Richard Shindell
Testo e musica di Richard Shindell
Album: Vuelta

vuelta


Con Fenario, Richard Shindell ha scritto una vera e propria aubade nel solco di una tradizione antichissima. Il canto di congedo dell’amante sul far del giorno, pur di origine ancora anteriore, ha il suo grande sviluppo con la poesia cortese provenziale (dalla quale proviene il “nome del genere”: aubade, o aubado, contiene il nome stesso dell’alba) e attraversa tutta la poesia europea fino al Romanticismo; il fatto che Shindell abbia voluto qui riprendere una strofa intera dal Break of Day di John Donne (v. nota) ne è un’ulteriore testimonianza.

Ma la capacità di Shindell di legarsi a tradizioni antiche è presente non solo in questo. Anche nel titolo stesso della canzone, che ne è l’ “ambientazione”, vi sono echi precisi della tradizione popolare della balladry britannica. “Fenario” è infatti un “luogo immaginario” presente fin da antica data nelle composizioni popolari.

La ballata popolare “classica” è sicuramente la scozzese The Bonnie Lass Of Fenario, che ci è nota con molti titoli (Peggy-O, Fennario (sotto questo titolo ne ha dato un’interpretazione Joan Baez nel suo “Ballad Book”), The Bonnie Lass Of Fyvie-O, Pretty Peggy-O, Pretty Peggy of Derby ecc. Tutte le versioni, sotto qualsiasi titolo, presentano però lo stesso verso iniziale di massima: As we marched down to Fenario…, nome che presenta una grande varietà ortografica (Fernario, Finario, Fennario, Finerio ecc.)

Molti si sono chiesti se questo luogo esista veramente, ma nessuna proposta plausibile è mai stata formulata. Sicuramente, però, ci riporta ad un’origine scozzese: il primo elemento è infatti, con tutta probabilità, il termine fen “palude, acquitrino, pantano”, di origine scandinava (islandese fen, visibile anche in Feneyjar, lett. “isole della palude” = Venezia).

Si tratta quindi di un tipico “luogo dell’immaginazione”, paludoso o acquitrinoso, che non ha nessuna relazione precisa con luoghi reali, ma che li riassume tutti. Da dire ancora che Francis James Child ritiene tutte le “ballate di Peggy” (e le sue varianti “Fen(n)ario”) come facenti parte del ramo di Trooper And Maid (Child #299); così Cecil Sharp nelle sue English Folk Songs From The Southern Appalachians.
Richard Shindell ha quindi attinto a piene mani sia dalla tradizione popolare che dalla poesia colta. Ma non è l’unico: anche i Grateful Dead menzionano “Fenario” nella canzone Dire Wolf.[RV]
True my love, but cold the wind
That howls against the cabin door
Sweet the night, but cruel the day
That comes to take my love away

The fire-light now flickering down
Across the room, the sickle moon
Casting slim and faint reprieve
Upon my love, still fast asleep

Darkness, darkness bind him to me
Hide him in your velvet cloak
Come the dawn he’ll rise and go
A-marching to Fenario

Brave my love, but false the King
False his wars, and false his dawn
Damn the gray that gains the sky
Damn the sun, the King’s cold eye

Darkness, darkness bind him to me
Hide him in your velvet cloak
Come the dawn he’ll rise and go
A-marching to Fenario

Stay, O sweet, and do not rise*
The light that shines comes from thine eyes
The day breaks not, it is my heart
Because that you and I must part

Darkness, darkness bind him to me
Hide him in your velvet cloak
Come the dawn he’ll rise and go
A-marching to Fenario
NOTE/Nota

* Verse from Break of Day by John Donne
* Strofa proveniente da Break of Day ("Al far del giorno") di John Donne.

inviata da Riccardo Venturi - 17/5/2007 - 15:54



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
17 maggio 2007
FENARIO

Vero è il mio amore, ma freddo il vento
Che ulula contro la porta della capanna
Dolce è la notte, ma crudele il giorno
Che arriva a portarmi via il mio amore

Il focolare che or si spegne baluginando
Per la stanza, la falce di luna che getta
Una tenue e evenescente sospensione del tempo
Sul mio amore, che ancora dorme profondamente

Tenebre, tenebre, legatelo a me,
Nascondetelo nel vostro manto di velluto,
Ché, giunta l’alba, s’alzerà e andrà
A marciare per Fenario

Coraggioso è il mio amore, ma falso il Re
False le sue guerre, e falsa la sua alba
Sia maledetto il grigiore che s’impadronisce del cielo,
Maledetto il sole e il freddo occhio del Re

Tenebre, tenebre, legatelo a me,
Nascondetelo nel vostro manto di velluto,
Ché, giunta l’alba, s’alzerà e andrà
A marciare per Fenario

Rimani, amore mio, e non ti alzare,
La luce che splende viene dai tuoi occhi
Il giorno non si leva, ma si spezza il mio cuore*
Perché tu ed io dobbiamo separarci

Tenebre, tenebre, legatelo a me,
Nascondetelo nel vostro manto di velluto,
Ché, giunta l’alba, s’alzerà e andrà
A marciare per Fenario.
NOTA alla traduzione

* Nel testo di John Donne, un gioco di parole intraducibile (e di grande effetto poetico) tra The day breaks not "il giorno non si leva, non fa giorno" (cfr. break of day, daybreak, e il tedesco Tages-anbruch) e il senso proprio di break ("spezzare, -si, rompere, -si"), qui del cuore.

17/5/2007 - 16:32


in realtà nella tradizione scandinava esiste una figura mitologica raffigurata come un terribile lupo mannaro gigantesco noto col nome Fenrir...da cui forse il nome Fenario...il che si collegherebbe con il magnifico brano dei Grateful Dead "Dire Wolf"

Enrico - 29/11/2015 - 15:34




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org