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Ivan Della Mea: A quel omm

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Lingua: Italiano (Lombardo Milanese)


Lista delle versioni e commenti


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[1965]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Omicron - Della Mea
(Omicron = Ernesto Esposito)
Album / Albumi: Io so che un giorno [1966]

Elio Vittorini (1908-1966) sui Navigli.
Elio Vittorini (1908-1966) sui Navigli.


Un ragazzo proletario nella Milano degli anni '50, e un uomo solo che cammina nella notte pallido e stranito. Quel ragazzo si chiamava Ivan Della Mea, e quel omm, che lui non sapeva chi fosse, era Elio Vittorini. Abitava in Viale Gorizia, a poca distanza dal ragazzo. Una semplice storia e un ricordo di quel ragazzo che, nel 1966, scriveva già canzoni come questa, in quel suo milanese in cui, lui toscano di origine, si era immerso fino al midollo. Camminava da solo assorto nei suoi pensieri, si può o meno immaginare la classica nebbia sui Navigli (ma fossero state anche chiare notti d'estate, sarebbe stato lo stesso), e il ragazzo si chiedeva chi fosse, a che cosa pensasse, che cosa fosse la sua vita, a quell'ora “quando i vivi sognano e dormono tranquilli, e per le strade girano i morti”. Un ricordo che Ivan Della Mea trascrisse in questo capolavoro dei suoi venticinque anni, quando aveva saputo oramai chi era quel omm che si preparava a morire (Elio Vittorini, malato di cancro, scomparve nella sua casa di Viale Gorizia il 12 febbraio 1966). Così Ivan Della Mea volle ricordare quegli incontri di fantasmi nella notte; la canzone è del 1965, ma fu pubblicata nell'album Io so che un giorno l'anno successivo. Cosicché assume il valore di un omaggio postumo al grande scrittore e intellettuale siracusano, trapiantato a Milano. Una storia di trapiantati nella notte, il ragazzo toscano e l'uomo siciliano, senza parole, senza sguardi, senza un cenno; una storia di solitudine e di interrogativi. Il comunista Della Mea che sfiora nell'oscurità il tormentato e solitario intellettuale dalla storia e dalla vita complesse, il giovane “fascista di sinistra”, marito della sorella di Salvatore Quasimodo, che nel 1936 incita i fascisti italiani a schierarsi dalla parte dei Repubblicani contro Franco (cosa per cui fu immediatamente espulso dal Partito Fascista), il successivo libertario spontaneista che appoggiava Camillo Berneri (a sua volta anarchico del tutto particolare, e probabilmente unico), il partecipante (nel 1942) al convegno delle intellettuali nazisti a Weimar promosso da Joseph Goebbels, e che nello stesso anno entra però nel Partito Comunista Italiano clandestino partecipando attivamente alla Resistenza antifascista. Il comunista libertario deluso che s'incontra con le posizioni di Jean-Paul Sartre, dichiarando fallite le culture antifasciste che non avevano saputo prevenire i disastri della Seconda guerra mondiale; la rottura con Palmiro Togliatti, il distacco dal PCI dopo la Rivoluzione Ungherese del 1956, l'approdo alla Einaudi con la condirezione del Menabò assieme a Italo Calvino e, infine, la presidenza del Partito Radicale. Un Della Mea, la cui casa fu, per tutta la vita, il PCI (ma una casa difficile, una casa di fughe e di odi et amo, una casa di rifiuti e incomprensioni, una casa che Ivan abitò comunque fino alla fine anche se con diverso nome), volle con questa canzone estrema interrogarsi su una figura come quella di Elio Vittorini innestandovi sopra il ricordo personale di notti sole, di notti di erranza, e proprio quando Elio Vittorini si apprestava a divenire un fantasma sul serio. Al tempo stesso, un testo di straniamento e, al tempo stesso, di identificazione. Sebbene oramai sapesse chi incontrava quelle notti sui Navigli, Ivan Della Mea diceva di non conoscerne il nome neppure al momento. A quel “pezzo di silenzio” diceva di esserci lui, ora, da solo, su quei Navigli nella notte, e di non sapere che senso avesse quel che stava scrivendo. Ce lo aveva eccome, però, un senso altissimo: lo sfioro di due ombre e di due vite, e le domande che ne conseguono. E chissà che, alla fine, non si siano incontrati, Ivan e Elio, su qualche Naviglio insondabile nel Vastissimo Nulla. [RV]
A quel omm, che incuntravi de nott
in vial Gorizia, là sul Navili,
quand i viv dormen, sognen tranquili
e per i strad giren quei ch'inn mort.

A quel omm, ma te seret 'na magia
che vegniva su l'asfalt de la strada
cont la facia on po' gialda e stranida,
cont i œucc on po' stracc, un po' smort.

A quel omm, ma te seret on omm,
quater strasc, on po' d'ombra, nient'alter,
no Giusepp, no Gioann, gnanca Walter
e gnanca adess mi cognossi el to nom.

A quel omm, a quel tocc de silenzi
a la nott e anca a lu vœuri dii:
in vial Gorizia ghe sont mi de per mi
e so no se 'sti robb g'hann on sens.

inviata da Riccardo Venturi - 19/6/2019 - 21:59




Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 19-06-2019 22:29



Interpretata da Isabella Cagnardi (la compagna di Paolo Ciarchi), Silvia Malagugini e Alessio Lega
Sesto Fiorentino, Istituto Ernesto De Martino, 16 giugno 2019
Concerto collettivo a dieci anni dalla scomparsa di Ivan Della Mea,
e a un mese da quella di Paolo Ciarchi
(L'indegna voce che canta all'inizio dell'indegno video che sta riprendendo è quella dell'Anonimo Toscano del XXI Secolo)
A QUELL'UOMO

A quell'uomo, che incontravo di notte
in viale Gorizia, là sul Naviglio
quando i vivi dormono, sognano tranquilli
e per le strade girano quelli che sono morti.

A quell'uomo, ma eri forse una macchia
che veniva sull'asfalto della strada
con la faccia un po' gialla e stranita,
con gli occhi un po' stanchi, un po' smorti.

A quell'uomo, ma eri poi un uomo,
quattro stracci, un po' d'ombra, nient'altro
non Giuseppe, né Giovanni o Walter,
e neanche adesso io conosco il tuo nome.

A quell'uomo, a quel pezzo di silenzio,
alla notte, e anche a lui vorrei dire :
in viale Gorizia ci sono io da solo
e non so se 'ste cose hanno un senso.

19/6/2019 - 22:29




Lingua: Inglese

English translation / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Riccardo Venturi, 19-06-2019 23:08


Performed by Milly: "A song by a young author, Ivan Della Mea"
TO THAT MAN

To that man, whom I would meet at night
In Viale Gorizia, there by the Naviglio
When the living sleep and dream in peace
And the dead wander in the streets.

To that man, but you were maybe a stain
Walking on the street pavement
With your pale face, your bewildered look,
With your eyes somewhat tired and dull.

To that man, but were you really a man?
Shabbily dressed, a vague shadow, nothing else,
No Joseph, no John or no Walter,
And, still now, I ignore your name.

To that man, to that piece of silence,
To the night, and to him, too, I would say:
Now I am all alone in Viale Gorizia
And don't know what this could possibly mean.

19/6/2019 - 23:11




Lingua: Svedese

Svensk version / Versione svedese / Swedish versio / Ruotsinkielinen versio:
Riccardo Venturi, 21-06-2019 14:42

solman
TILL DEN MAN

Till den man, jag mitt i natten mötte
i Viale Gorizia, där vid Naviglio
när de levande sover och drömmer i fred
och på gatorna strövar bara de döda.

Till den man, men du var kanske en fläck
som gick på gatans asfaltläggning,
med ditt lite bleka, färglösa ansikte,
med dina lite trötta, glåmiga ögon.

Till den man, men var du verkligen en man?
Vårdslös, en vag skugga och ingenting annat,
ingen Josef, ingen Jan, ingen Walter,
och ännu är ditt namn mig okänt.

Till den man, till det stycke tystnad,
till natten, till honom också ville jag säga :
nu är det jag, som på gatan går ensam
och vet ej, vad allt det kan betyda.

21/6/2019 - 14:43




Lingua: Francese

Version française – À CET HOMME – Marco Valdo M.I. – 2019
d’après la traduction italienne de Riccardo Venturi, 19-06-2019 22:29
Chanson italienne (Lombardo Milanese) – A quel omm – Ivan Della Mea – 1965
Paroles et musique : Omicron (Ernesto Esposito) – Della Mea

Navile brume


Un garçon prolétaire dans le Milan des années 50, et un homme solitaire qui marche dans la nuit pâle et étrange. Ce garçon s’appelait Ivan Della Mea, et cet homme, dont il ne savait pas qui il était, était Elio Vittorini. Il vivait Viale Gorizia, pas loin du garçon. Une histoire simple et un souvenir de ce garçon qui, en 1966, écrivait déjà des chansons comme celle-ci, dans son milanais, dans lequel lui, un Toscan de naissance, s’était immergé jusqu’à la moelle. Il marchait seul absorbé dans ses pensées, on peut s’imaginer dans la brume classique sur les naviles (mais ce fut aussi les nuits d’été claires, c’eût été pareil), et le garçon se demandait qui c’était, ce qu’il pensait, quelle était sa vie, à cette époque « Quand les vivants dorment, rêvent tranquilles et ceux qui sont morts par les rues rôdent. » Un souvenir qu’Ivan Della Mea a transcrit dans ce chef-d’œuvre de ses vingt-cinq ans, alors qu’il savait désormais qui était cet homme qui s’apprêtait à mourir (Elio Vittorini, malade du cancer, disparut dans sa maison du Viale Gorizia le 12 février 1966). Ivan Della Mea a donc voulu se souvenir de ces rencontres de fantômes dans la nuit ; la chanson est de 1965, mais elle fut publiée dans l’album « Io so che un giorno", l'année suivante. Il prend ainsi la valeur d’un hommage posthume au grand écrivain et intellectuel syracusain, transplanté à Milan. Une histoire de transplantés dans la nuit, le garçon toscan et l’homme sicilien, sans paroles, sans regards, sans un signe de tête ; une histoire de solitude et de questions. Le communiste Della Mea, qui dans l’obscurité, évoque l’intellectuel tourmenté et solitaire à l’histoire et la vie complexes, le jeune Elio , « fasciste de gauche », mari de la sœur de Salvatore Quasimodo, qui en 1936 a encouragé les fascistes italiens à se ranger du côté des Républicains contre Franco (ce pourquoi il fut immédiatement exclu du parti fasciste), le libertaire spontanéiste ultérieur qui a soutenu Camillo Berneri (à son tour un anarchiste très particulier, et probablement le seul du genre), le participant (en 1942) à la conférence des intellectuels nazis à Weimar, promue par Joseph Goebbels, et qui la même année, cependant, a rejoint le Parti communiste italien (PCI) clandestin participant activement dans la résistance anti-fasciste. Le communiste libertaire déçu qui rejoignit les positions de Jean-Paul Sartre, déclarant échouées les cultures antifascistes qui n’ont pas su prévenir les catastrophes de la Seconde Guerre mondiale ; la rupture avec Palmiro Togliatti, le détachement du PCI après la révolution hongroise de 1956, l’arrivée chez Einaudi avec la codirection du Menabò avec Italo Calvino et enfin, la présidence du parti radical. Un Della Mea, dont la maison fut toute sa vie le PCI – Parti Communiste Italien – (mais une maison difficile, une maison de fuites, de haine et d’amour, une maison de refus et de malentendus, une maison qu’Ivan habita jusqu’à la fin, même si ce fut sous un nom différent), voulait avec cette chanson extrême se questionner sur un personnage comme Elio Vittorini en s’attachant au souvenir personnel des nuits solitaires et d’errance et au moment même où Elio Vittorini se prépare à devenir un fantôme pour de vrai. C’est en même temps, un texte d’éloignement et, en même temps, d’identification. Bien qu’il savait désormais qui il rencontrait ces nuits sur les naviles, Ivan Della Mea a dit qu’il ne connaissait même pas leur nom pour l’instant. À ce « morceau de silence », il dit qu’il était là maintenant, seul, sur ces naviles dans la nuit, et qu’il ne savait pas ce que signifiait ce qu’il écrivait. Mais il y avait un sens très élevé à cela : la rencontre de deux ombres et de deux vies, et les questions qui s’ensuivent. Et qui sait si, à la fin, ils ne se sont pas rencontrés, Ivan et Elio, sur un navile insondable dans le Vaste Rien. [RV]
À CET HOMME

À cet homme que je rencontrais la nuit.
Dans le viale Gorizia, là, sur le navile
Quand les vivants dorment, rêvent tranquilles
Et ceux qui sont morts par les rues rôdent .

À cet homme, mais c’était peut-être une tache
Qui se formait sur l’asphalte de la rue
Avec une face un peu jaune et bizarre,
Avec les yeux un peu fatigués, un peu mornes.

À cet homme, mais étais-tu un homme,
Quatre chiffons, un peu d’ombre, rien d’autre.
Pas Walter, ni Giovanni ou Gaston
Et même à présent, je ne connais pas ton nom.

À cet homme, à ce morceau de silence,
À la nuit, et à lui aussi, je voudrais dire :
Je suis seul dans ce viale
Et je ne sais pas si ces choses ont un sens.

inviata da Marco Valdo M.I. - 22/6/2019 - 17:46




Lingua: Tedesco

Deutsche Übersetzung / Traduzione tedesca / German translation / Traduction allemande / Saksankielinen käännös: Moritz Marquardt
Jenem Mann

Jenem Mann, den ich nachts traf
in der Viale Gorizia, beim Naviglio
wenn die Lebenden schlafen, ruhig träumen
und auf den Straßen jene gehen, die bereits tot sind

Jenem Mann, aber vielleicht warst du nur ein Fleck,
der auf dem Asphalt der Straße mir entgegenkam
mit deinem etwas gelben und verstörten Gesicht
und deinen etwas müden Augen ohne Glanz

Jenem Mann, aber warst du tatsächlich ein Mann
in Lumpen gekleidet, ein Schatten, nichts weiter
nicht Giovanni, nicht Giuseppe und nicht Walter
und nicht einmal jetzt kenne ich deinen Namen

Jenem Mann, jenem Stück der Stille,
jener Nacht, und auch ihm möchte ich sagen:
in der Viale Gorizia bin ich allein
und ich weiß nicht, ob dies einen Sinn ergibt

inviata da Moritz - 19/5/2020 - 14:36




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