Lingua   

Castiadas

Piero Marras
Lingua: Sardo


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Album : Storie liberate
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Storie liberate è un progetto artistico-letterario di ampio respiro che trae origine ed ispirazione da un importante recupero di documenti inediti rinvenuti recentemente negli archivi delle Amministrazioni penitenziarie della Sardegna.
Il lavoro comprende due Cd con 17 mie canzoni inedite e due Volumi che ne raccontano la genesi firmati da Vittorio Gazale
Nel Cd e nel Volume Storie liberate sono comprese le canzoni in lingua italiana, mentre nel Cd e nel Volume Istorias quelle in lingua sarda.
Il percorso di ricerca abbraccia un lungo arco di tempo, dal 1860 ad oggi, all’interno del quale la figura del detenuto riveste sempre la massima centralità e rilevanza. Grazie a questo particolare viaggio a ritroso nella memoria si è potuto così avere un inedito spaccato diacronico della vita carceraria in Sardegna.
“Liberare” queste carte, ingiallite dal tempo con dentro le lettere dei detenuti, censurate e mai arrivate ai propri cari, liberare le testimonianze e i documenti piu rari ed inediti, è stata senza dubbio un‘impresa gratificante sul piano culturale, ma soprattutto molto coinvolgente sul piano emotivo
Alla musica e alle parole di questo lavoro il compito di condividere con tutti queste emozioni. Piero Marras
Cando in Austu ‘nde sun isbarcados
pariat su mare una tàula lada
e luego cun s’àncora ghetada
mannu est s’ispantu de sos cundennados.

Abbaidende su sartu totu a inghìriu
S’asprore ’e sa natura, su martìriu
fit “badde ‘e su diàulu” nomenadu
su logu solianu ’e disisperu.

E fadigosu a bi campare abberu
e malu puru pro cuss’inserradu
chi depiat iscontare cun dolore
totu sa pena in “Caienna Minore”.

Ispuntat su sole in Castiadas
a bellu a bellu de su monte a palas
sos mortos non sun mortos indebbadas
ca sanadu an sas terras impestadas.

Nàschida es’ cun s’intentu printzipale
de luire mortores arestados
cun su laore in sos sartos lantados
sa prus manna colónia nazionale.

Ma non sun mortos totus de malària
inoghe tra paúle e arenària
amus intesu de sos presoneris
mortos umpare in sa tzella iscurosa.

Connota menzus “de sos bios sa losa”,
non b’intraian mancu sos basseris
in s’abba mala che sutzu ’e latórighe
balla a su pê, annegados che sórighes

Ispuntat su sole in Castiadas
a bellu a bellu de su monte a palas
sos mortos non sun mortos indebbadas
ca sanadu an sas terras impestadas.

6/6/2019 - 08:34



Lingua: Italiano

Versione italiana dal sito dell'autore
CASTIADAS

Il giorno di agosto in cui sono arrivati
il mare sembrava una tavola piatta
e come fu gettata l’ancora
grande fu lo spavento dei condannati.

Nell’osservare il territorio tutt’intorno
l’asprezza della natura, il martirio.
“La valle del diavolo”, così venne chiamato
questo luogo solitario di disperazione.

Un luogo pericoloso e in cui è difficile vivere
e soprattutto per quel recluso
che doveva scontare con dolore
tutta la pena in quella “piccola caienna”.

Spunta il sole a Castiadas,
piano piano alle spalle del monte.
I morti non sono morti invano
poiché a loro si deve la bonifica del territorio.

È nata col principale intento di redimere
gli assassini più crudeli
con il lavoro nei campi feriti
la più grande colonia della nazione.

Ma non son morti tutti di malaria
qui fra paludi e arenaria
abbiamo sentito di galeotti
morti tutti insieme nella “cella nera”.

Meglio conosciuta come “sepolcro dei vivi”
non voleva entrarci nemmeno il pulitore di cessi,
annegati come topi, palla al piede,
nell’acqua tossica come lattice di euforbia.

Spunta il sole a Castiadas,
piano piano alle spalle del monte.
I morti non sono morti invano
poiché a loro si deve la bonifica del territorio.

6/6/2019 - 08:47




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