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Lemmings

Van Der Graaf Generator
Lingua: Inglese


Van Der Graaf Generator

Lista delle versioni e commenti


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[1971]
Scritta da Peter Hammill (testo e musica)
Composed by Peter Hammill (Lyrics and music)
Album: Pawn Hearts
Charisma Records, Ottobre / October 1971

lemming


La storia del suicidio di massa dei lemmings (in italiano: lemmini, o anche lemmi [singolare: lemmo]) è, come si sa, un'invenzione bella e buona: i piccoli roditori arvicoli artici, che d'inverno non vanno in letargo, sono prevalentemente solitari ma hanno comunque tassi di riproduzione molto alti e, a volte, la loro popolazione “esplode” facendoli disperdere (non di rado caoticamente) in ogni direzione in cerca di cibo e sostentamento (sono erbivori). Durante queste dispersioni è facile che molti di questi topi della tundra precipitino in dirupi, corsi d'acqua ecc.; in generale, però, la loro popolazione è regolata dai predatori, come avviene in natura. Certo è che le leggende sui lemmings sono parecchie; un tempo, ad esempio, si credeva che fossero generati spontaneamente dalle condizioni dell'aria. La storia del “suicidio di massa” dei lemmings che si buttano in mare da alte scogliere ha invece un'origine assai recente e ben precisa: un documentario Disney, Artico Selvaggio (White Wilderness), diretto nel 1958 da James Algar, e che riportò addirittura un premio Oscar. In tale documentario, vi sono varie scene di lemmings che sembrano buttarsi giù da un'alta scogliera; in realtà, tali scene furono costruite ad arte in Manitoba. La storia sembra addirittura essere stata “anticipata” dal famoso disegnatore Carl Barks, l'inventore di Zio Paperone, che nel 1955 aveva imperniato Zio Paperone e il ratto del ratto (il cui titolo originale è The Lemming with the Locket) proprio sul “suicidio di massa” del Dicrostonyx; segno, probabilmente, che la leggenda comunque “girava” da un po', e forse anche da un bel po'.



E' comunque dal 1958 e dal documentario Disney che tale leggenda si è generalizzata, al pari di una qualsiasi delle tante leggende metropolitane che tutti abbiamo sentito (gli amanti incastrati, la Coca Cola che scioglie le monete e viene usata per sgrassare i motori, la vedova nera nel tronchetto della felicità ecc.): ad esempio, pure Primo Levi si basò sul presupposto suicidio di massa dei lemmings per un suo racconto, Verso occidente, contenuto nella raccolta Vizio di forma (1971). Comunque la si consideri, i lemmings sono divenuti protagonisti di una leggenda, e le leggende -comunque abbiano avuto origine- hanno una loro ben precisa funzione espressiva e simbolica, da quelle più antiche ai tronchetti della felicità. Non nascono mai a caso: in particolare, quella dei lemmings prefigura la “massa cieca” che si spinge volontariamente all'autodistruzione. Proprio da qui, a mio parere, deve partire il discorso sul brano dei Van der Graaf Generator, o meglio, di Peter Hammill.

pawnhearts1971, Pawn Hearts, tradotto di solito in italiano con “Cuori di pedina”, o “di pedine”, o roba del genere, ovvero cuori di esseri insignificanti, o della massa informe (senza scordare, però, che si potrebbe intendere anche “Cuori messi al monte dei pegni”, “Cuori dati in pegno”, pawn shop). Considerato, e a ragione, uno dei capolavori del Progressive, specialmente in Italia dove ebbe un successo stratosferico. Erano i tempi, e mi li ricordo in prima persona grazie al mio famoso fratello maggiore che mi tirava su a De André e progressive invece che con lo Zecchino d'Oro, in cui legioni di adolescenti (e, nel mio caso, addirittura di mocciosi) si addannavano sui testi in epoche in cui al massimo, per capirci qualche cosa, c'era il vecchio Hazon Garzanti in edizione ridotta per le scuole medie. Ne venivan fuori delle cose meravigliosamente surreali, figurarsi coi testi di un Peter Gabriel, o di un Peter Hammill. E' uno dei motivi per cui, arrivato pressoché alla vecchiaia, a volte mi dedico a traduzioni da roba “di quell'epoca”; ora che ci penso bene, proprio nel 1971, alla verdissima età di anni otto, avevo cominciato a imparare un po' l'inglese per conto mio, sull'Inglese per l'italiano autodidatta, anno 1944, di Lucia Krasnik, edizioni “Le lingue estere”. This is a red apple; this is a black cat, eccetera. Ce l'ho ancora.

Lemmings, including Cog, è il brano di apertura. Dura undici minuti e trentasette secondi, con tutta la formazione al completo (Hugh Banton, Guy Evans, David Jackson e lo stesso Peter Hammill). Nell'album, ma non in questo brano, suona anche Robert Fripp (e dico poco). Per il sontuoso brano di apertura, insomma, Peter Hammill si serve della leggenda dei lemmings, e se ne serve da par suo, per enunciare due o tre cose su chi, in realtà, è votato all'autodistruzione. E non si tratta di piccoli roditori della tundra oggetto di leggende, bensì di ciò che, generalmente, va sotto il nome di “Umanità”. Che sia vera o meno, la metafora dei lemmings che si gettano in mare a capofitto dall'alto di una scogliera si attaglia tremendamente a ciò che tutti noi siamo, e che siamo stati nella Storia con il richiamo costante della morte nell'annullamento della massa cieca.

Pur nella generale oscurità dei testi di Peter Hammill, questo mi sembra al contrario piuttosto chiaro: i lemmings siamo noialtri. Terminata l'illusione di un dio o degli dèi, terminata la ricerca di eroi più che latitanti (ma che, in realtà, si nascondono, non si fanno trovare e si trasformano, quindi, in perfetti vili), chiusa ogni altra strada, non rimane che darsi una morte di massa, magari travestita da “giusta legge, nuova e giovane”. Sembra di sentire il richiamo di tutti i totalitarismi, che spingono la massa ad immolarsi; sembra di risentire gli appelli “futuristi” alla “guerra come igiene del mondo”. La morte è l'unica strada che rimane. Alla massa si oppone il singolo, chi non ci sta, chi non vuole giocare al quel gioco distruttivo; in definitiva, l'unica salvezza di fronte alla massa manipolata per l'autodistruzione è l'opposizione di chi ne sta, coscientemente, fuori. Lemmings è un appello a non intrupparsi mai, ad un'osservazione, a una coscienza vigile. Mai ricercare dèi, eroi o nuove leggi: rifuggirne, pena il salto mortale nel buio, pena ritrovarsi come ingranaggi di macchine ben oliate che scivolano su rotaie al termine delle quali c'è il precipizio nel vuoto della morte. A pensarci bene, nel XX secolo almeno un paio di volte l'Umanità ci si è gettata precisamente, e la strada che porta di nuovo da quelle parti è stata già ampiamente imboccata. I lemmings “non possono insegnare niente” perché il loro insegnamento è fatto solo di morte: solo chi ne sta fuori può ancora sperare che l'unica reale scelta sia invece la vita.

La vita di chi se ne sta a osservare le persone amate, quelle con le quali avrebbe voluto condividere affetto, lanciarsi a torme verso il precipizio; e, allora, la vera e unica battaglia, quella da combattere veramente, diventa quella per la vita, quella per non lasciarla spegnere nelle illusioni collettive il cui unico risultato è la distruzione e l'autodistruzione nell'odio. Tutto sembra essere inutile, e il meccanismo di cui siamo soltanto ingranaggi è troppo ben oliato (viene in mente la “Guerra dei 100.000 anni...); di fronte a chi dice che l'unica strada rimasta è la morte, occorre contrapporre l'unica scelta possibile, la vita. Una vita fatta di opposizione, di non accettazione del gioco di morte affidato alla metafora di poveri roditori che non c'entrano nulla. Non loro, mai noialtri siamo votati al suicidio di massa, con tutte le nostre belle uniformi, con tutte le nostre splendenti “gioventù” che si schiantano nel baratro della morte, della guerra, della truppa, della disperazione del branco informe. [RV]
I stood alone upon the highest cliff-top,
looked down, around, and all that I could see
were those that I would dearly love to share with
crashing on quite blindly to the sea...
I tried to ask what game this was,
but knew I would not play it:
the voice, as one, as no-one, came to me...

"We have looked upon the heroes
and they are found wanting;
we have looked hard across the land,
but we can see no dawn;
we have now dared to sear the sky,
but we are still bleeding;
we are drawing near to the cliffs,
now we can hear the call.
The clouds are piled in mountain-shapes,
there is no escape except to go forward.
Don't ask us for an answer now,
it's far too late to bow to that convention.
What course is there left but to die?

We have looked up on the High Kings,
found them less than mortals:
their names are dust before the just
march of our young, new law.
Minds stumbling strong, we hurtle on
into the dark portal;
No-one can halt our final vault
into the unknown maw.
And as the Elders beat their brows
they know that it's really far too late now to stop us.
For if the sky is seeded death
what is the point in catching breath? - Expel it.
What cause is there left but to die
in search of something we're not quite sure of?"

What cause is there left but to die?
What cause is there left but to die?
What cause is there left but to die?
... I really don't know why ...

I know our ends may be soon
but why do you make them sooner?
Time may finally prove
only the living move her and
no life lies in the quicksand.

Yes, I know it's
Out of control, out of control:
Greasy machinery slides on the rails,
Young minds and bodies on steel pikes impaled...
Cogs tearing bones, cogs tearing bones;
Iron-throated monsters are forcing the screams,
Mind and machinery box-press the dreams...

... but there still is time ...

Cowards are they who run today,
the fight is beginning...
no war with knives, fight with our lives,
lemmings can teach nothing;
death offers no hope, we must grope
for the unknown answer:
unite our blood, abate the flood,
avert the disaster...
There's other ways than screaming in the mob:
that makes us merely cogs of hatred.
Look to the why and where we are,
look to yourselves and the stars and in the end
What chance is there left but to live
in the hope of saving
our children's children's little ones?

What choice is there left but to live?
What choice is there left but to live?
What choice is there left but to live?
to save the little ones?

What choice is there left but to try?

inviata da Riccardo Venturi - 22/1/2018 - 13:19



Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
22 gennaio 2018 13:20

Due parole del traduttore. La traduzione che segue, come è ovvio che sia, può essere in alcuni punti controversa e frutto di interpretazioni personali (di cui ho comunque dato conto in delle note). Invito chiunque abbia delle soluzioni alternative (non solo per i punti segnalati in nota) a farsi avanti, come ad esempio nel caso di Aqualung: di fronte a testi del genere la “traduzione collettiva” è sicuramente raccomandabile.
LEMMINGS
Comprende: INGRANAGGIO

Stavo da solo in cima alla scogliera più alta,
guardavo giù intorno, e tutto quel che vedevo
erano quelli con cui amerei condividere affetto
che si gettavano ciecamente in mare a capofitto... [1]
Provai a chiedere di che gioco si trattava,
ma sapevo che non ci avrei giocato:
mi giunse la voce, come di qualcuno o di nessuno...

“Siamo andati cercando gli eroi,
ma non si sono fatti trovare;
ci siamo dannati per cercare dappertutto [2]
ma non ne veniamo a capo; [3]
ora abbiamo osato incendiare il cielo come lampi, [4]
ma stiamo ancora sanguinando;
ci stiamo avvicinando alle scogliere,
ora sentiamo il richiamo.
Nubi ammassate in forma di montagne,
non c'è scampo se non andare avanti.
Non ci chiedete, ora, una risposta,
è troppo, troppo tardi per obbedire a quell'usanza.
Quale altra strada, a parte morire?

Ci siamo rivolti ai Re di lassù,
li abbiam trovati meno che mortali:
i loro nomi sono polvere, di fronte al giusto
avanzare della nostra legge, nuova e giovane.
Con le menti sconvolte [5], continuiamo a lanciarci
giù in quell'oscuro imbocco; [6]
Nessuno può trattenere il nostro estremo
salto mortale [7] nella fauce ignota. [8]
E mentre gli Anziani sbattono le ciglia
sanno che è davvero troppo tardi per fermarci.
Perché, se il cielo è seminato di morte,
che senso ha prendere fiato? Buttalo fuori.
Quale altra ragione, a parte morire
cercando qualcosa di cui non siamo affatto certi?”

Quale altra ragione, a parte morire?
Quale altra ragione, a parte morire?
Quale altra ragione, a parte morire?
Davvero non lo so.

So che la nostra fine potrebbe essere presto,
ma perché farla arrivare prima?
Il tempo potrebbe infine dimostrare
che solo i vivi lo fanno salpare, [9]
e che non c'è vita nelle sabbie mobili.

Sì, lo so,
è fuori controllo, fuori controllo:
macchine oliate scivolano sulle rotaie,
giovani menti e corpi impalati su picche d'acciaio...
Ingranaggi che spezzano le ossa, che spezzano le ossa;
Mostri con gorge di ferro costringono a urlare,
la mente e le macchine pigiano i sogni come in scatoloni...

Ma c'è ancora tempo...

Vigliacco è chi scappa, oggi,
comincia la battaglia...
Nessuna guerra al coltello, si combatte con le nostre vite,
i lemmings non possono insegnare niente;
la morte non dà speranza, dobbiamo cercare
brancolando la risposta sconosciuta:
unire il nostro sangue, metter fine all'alluvione,
sviare il disastro...
Ci son mezzi diversi dal gridare tra la folla:
questo ci rende soltanto ingranaggi di odio.
Guardate perché, guardate dove siamo,
guardate voi stessi, e le stelle, e alla fine
quale altra possibilità, se non vivere
sperando di salvare
i figli dei figli dei nostri figli?

Quale altra scelta, a parte vivere?
Quale altra scelta, a parte vivere?
Quale altra scelta, a parte vivere
per salvare i nostri figli?

Quale altra scelta, a parte provarci?
[1] La traduzione non rende conto perfettamente del verbo crash on: “continuare (on) a buttarsi a capofitto sbattendo, continuare a schiantarsi di sotto”.

[2] C'è il problema dell'indeterminatezza di “across the land”, risolto qui con “dappertutto” tenendo conto (appunto) dell'indeterminatezza intrinseca di “land”, che è termine vago, nebbioso. “Terra” come “campagna”, “dintorno” come “ogni dove”, “paese” come “quel che è fuori”. Di quei termini semplicissimi in apparenza, e che rendono invece assai difficile la lingua inglese.

[3] “Non vediamo l'alba” nel testo originale ha chiaramente valenza metaforica (come in italiano “non si vede la luce” per indicare una situazione senza via d'uscita).

[4] Ho constatato che l'espressione sear the sky è quasi sempre utilizzata nel caso di fulmini che paiono “incendiare il cielo”, e ho ampliato la traduzione di conseguenza.

[5] La traduzione qui mi ha fatto decisamente dannare, con le “menti che inciampano forte”; attraverso le “menti barcollanti”, mi sono alla fine deciso per le “menti sconvolte” in modo da rendere il concetto ampliato da “strong”. Si tratta ovviamente di una resa del tutto personale.

[6] Portal è si il “portale”, ma è anche l' “imbocco di una miniera” o comunque di un luogo sotterraneo. “Portale” in italiano rimanda un po' al portale di una chiesa; mi è sembrato più corretto (e anche suggestivo) associarvi l'oscurità dell'ingresso nel mare.

[7] Vault è “giravolta, volteggio”, e non propriamente “salto mortale”. Però di questo si tratta, anche associando il termine ad uno degli altri significati di vault “cripta, tomba, sepolcro”.

[8] Si veda la nota [6]: la “fauce” come bocca di una sorta di mostro che divora, e che digerisce (maw, anche “stomaco dei ruminanti, abomaso”).

[9] Il testo originale presenta “...only the living move her”, con il pronome personale al femminile laddove l'antecedente è time. La stretta aderenza che l'inglese ha con il genere naturale ha qualche rara eccezione: una delle più note è il genere femminile a volte usato in riferimento a navi, imbarcazioni, ecc (sicuramente una personificazione). Ho quindi inteso la cosa proprio in questo senso: il “tempo” come una nave. L'ho quindi, di conseguenza, fatta “salpare”.

22/1/2018 - 13:20


The Marching Morons

Beh ovviamente in tema di lemming corre l'obbligo di ricordare il non proprio politicamente corretto finale de Gli idioti in marcia di Kornbluth.
Suicidio inconsapevole, (e vai di spoiler ;) ) o forse no...

daniela -k.d.- - 22/1/2018 - 15:52


a me invece ricorda il bellissimo videogioco per l'Amiga. Ne esistono anche delle versioni online...

Lorenzo - 22/1/2018 - 22:45


La traduzione è stata ampliata e meglio specificata con delle note, sia pure abbastanza sommarie. Vorrei segnalare anche la sorta di "telepatia" con l'osservazione di Daniela -k.d.- a proposito dei "Marching Morons", gli "Idioti in marcia" di Cyril Kornbluth: ci stavo esattamente pensando anche io mentre traducevo. O, forse, più che una telepatia è un paragone che viene spontaneo a chi conosce quel terrificante racconto di fantascienza...

Riccardo Venturi - 23/1/2018 - 08:13


Seguo Peter Hammill e i VDGG dal 1972. L'8 febbraio erano al teatro Massimo di Milano per due concerti: pomeridiano e serale, dove eseguirono tra gli altri brani anche "Lemmings".
Per anni ho cercato il testo originale, tuttavia possedevo solo la traduzione(di Fiorella Gentile credo) da ciao 2001 e, riascoltandola continuamente, cercavo i termini inglesi per seguire quella splendida voce.
Scusa la lunga premessa, volevo complimentarmi e ringraziarti per la traduzione e le ottime note che contestualizzano il contenuto del brano.

Maximo - 31/1/2018 - 17:17


Bellissima analisi e traduzione. Complimenti!

21/8/2019 - 19:30




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