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Till arbetarne!, eller Arbetets söner

Henrik Menander
Lingua: Svedese


Henrik Menander

Lista delle versioni e commenti


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[1885]
Testo: Henrik Menander / Musica: Nils Peter Möller
Lyrics: Henrik Menander / Music: Nils Peter Möller
Text: Henrik Menander / Musik: Nils Peter Möller

arbsoen


Arbetets söner är en av den svenska arbetarrörelsens äldsta och främsta sånger. Texten skrevs av Henrik Menander, som av den i Köpenhamn verksamma Foreningen for Socialismens Fremme i Sverrig fick uppdraget att skriva en sång, som skulle sjungas vid föreningen utflykt till Malmö. Han skrev då Till arbetarne!, som snart kom att kallas Arbetets söner efter de första raderna. Sångtexten delades ut till medlemmarna och sjöngs på utfärden den 2 augusti 1885, först på Öresundsbåten och senare i Kasinoträdgården i Malmö. Den går på melodin till den då vanliga skolsången Vindarnas kör med text av Atterbom. Kompositör var kantorn vid Lunds domkyrka Nils Peter Möller. Musiken har använts av både nykterhetsrörelsen och olika kristna samfund till andra texter, bland annat finns i en tidigare utgåva av Frälsningsarméns sångböcker en text som börjar ”Brusten är snaran…”. Sången trycktes första gången i Social-Demokratens första provnummer den 25 september 1885 och den spreds även på flygblad som August Palm lät trycka och sålde på sina agitationsresor. Den blev snabbt populär och snart obligatorisk på arbetarmöten och demonstrationer. - sv.wikipedia.


Il caso di Henrik Menander e delle sue due più celebri composizioni è abbastanza curioso. Nel 1902, egli aveva redatto la versione classica svedese dell'Internazionale, che passò immediatamente ad essere il canto della parte massimalista del movimento operaio svedese; la parte più moderata e riformista, invece, si atteneva a questo Arbetets söner, il quale era stato scritto oltre quindici anni prima (nel 1885) dallo stesso Henrik Menander. Come dire: i due principali canti storici del movimento dei lavoratori svedesi riflettono anche l'evoluzione del loro autore dal moderatismo al massimalismo.

Arbetets söner fu scritto, come detto, nel luglio del 1885 dall'allora trentaduenne Menander, ed è senz'altro uno dei primi e più antichi canti del movimento operaio svedese. Henrik Menander ne fu incaricato dal Foreningen for Socialismens Fremme i Sverrig (“Unione per l'Avanzata del Socialismo in Svezia”, che agiva da Copenaghen e aveva il suo nome in danese); il canto sarebbe dovuto essere eseguito durante una “spedizione” dell'Unione nella vicina Malmö. Menander si mise all'opera e scrisse Till arbetarne! (“Ai lavoratori!”), che però, dalle sue parole, praticamente da subito fu noto come Arbetets söner (“Figli del lavoro”). Il testo fu stampato e distribuito ai membri dell'Unione, che lo cantarono il 2 agosto 1885 già sul battello, e poi al parco “Kasino” di Malmö dove si erano riuniti.

Un fatto abbastanza particolare, è che la melodia del canto fu ripresa da Menander da un noto canto studentesco, o scolastico, Vindarnas kör (“Il coro dei vènti”), la cui musica era stata composta da Nils Peter Möller, cantore presso il coro della cattedrale di Lund. La stessa musica era già stata utilizzata per canti religiosi e anche per un canto del movimento degli Astemi e Temperanti. Lo si ritrova persino in un canzoniere dell'Esercito della Salvezza. In seguito, il testo fu pubblicato dal giornale Social-Demokraten il 25 settembre 1885 (secondo altre fonti: il 25 dicembre), venendo poi ristampato su fogli volanti e fatto distribuire da August Palm durante i suoi viaggi di propaganda e agitazione. Divenne in breve popolarissimo e praticamente obbligatorio nelle riunioni di lavoratori e nelle manifestazioni, almeno fino a quando un cinquantacinquenne Menander non tradusse in svedese l'Internazionale.

Ci sarebbe forse da far notare che, nella Svezia del 1885, il lavoro non poteva avere che dei “figli maschi” (söner significa solo questo in svedese). Nessuna questione che potesse avere anche delle figlie femmine, che pure si spezzavano abbondantemente la schiena come i maschi, oltre naturalmente a doverli fare, i figli maschi. E' una “cosetta” che è stata fatta sempre notare in Svezia a chi ha cantato, e continua magari a cantare, questo storico canto. Ad una cosa, pur nella sua evoluzione massimalista, Henrik Menander rimase sempre fedele: il linguaggio “elevato” e arcaizzante delle sue composizioni. Da questo punto di vista, Arbetets söner e la versione dell'Internazionale sono identici. Una parola come fylka “schierarsi in formazione di battaglia” non si trova più nemmeno nei dizionari svedesi moderni. Ma questa è una caratteristica di tutti i canti operai dell'epoca, e anche di quasi tutte le versioni dell'Internazionale nelle varie lingue (l' “opra” e la “speme” della versione italiana classica sono gli esempi tipici). Qui però abbiamo mantenuto il testo nella sua versione (anche ortografica) originale. [RV]
Arbetets söner, sluten er alla
Till våra bröder i Syd och i Nord!
Hören I ej huru mäktigt de skalla
Ut öfver verlden, befrielsens ord?
Ur den förnedrande
Träldomens grift,
Upp till en hedrande
Ädel bedrift!
Oket, med påskriften: “bed och försaka!“,
Länge oss nedtryckt i mörker och nöd;
Menniskovärdet vi fordra tillbaka.
Kämpa för rättvisa, frihet och bröd!
Menniskovärdet vi fordra tillbaka.
Kämpa för rättvisa, frihet och bröd!

Icke naturen hårdhändt har dragit
Gränser, som skiljer fattig och rik:
Hjertlöst har makten under sig slagit
Alla dess gåfvor, rofdjuret lik.
Mot den förödande
Guldkalfvens stod
Kämpen med glödande
Känslor och mod!
Käckt mot förtrycket ett värn vi oss dana
Stridsropet genom nationerna går:
Fylken Er under vår enighets fana,
Fällen ej modet, och segren är vår!
Fylken Er under vår enighets fana,
Fällen ej modet, och segren är vår!

inviata da Riccardo Venturi - 8/11/2017 - 06:45




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
8 novembre 2017 07:18

Henrik Menander (1853-1917)
Henrik Menander (1853-1917)


Due parole del traduttore. Pur non essendo stato in grado di rispettare il tono di marcia dell'originale, una qualche parvenza di ritmicità è stata ricercata. Il linguaggio è moderatamente "ottocentesco", senza esagerazioni.
AI LAVORATORI!, o FIGLI DEL LAVORO

Figli del lavoro, unitevi tutti
A' nostri fratelli del Sud e del Nord!
Non udite quanto forte essi fan risonare
Pel mondo intero la parola di liberazion?
Dall'umiliante
Tomba di schiavitù
A un'onorata e nobile
Impresa, su!
Il giogo con iscritto: “Mendica e rinuncia!”
A lungo ci ha oppressi in tenebre e povertà;
La dignità umana noi rivogliamo,
Lottar per la giustizia, il pane e la libertà!
La dignità umana noi rivogliamo,
Lottar per la giustizia, il pane e la libertà!

Non la natura severa ha tracciato
Confini che dividon il ricco dal povero:
Spietato il potere ha assoggettato
Tutti i suoi doni, come una bestia feroce.
Contro il vitello
d'oro devastator
s'è érta la lotta colle sue ardenti
pulsioni e col suo ardor!
Difesa ardita contro l'oppression,
Il grido di lotta va per le nazion:
Alla battaglia sotto lo stendardo della nostra union,
Non perdete il coraggio, e la vittoria nostra sarà!
Alla battaglia sotto lo stendardo della nostra union,
Non perdete il coraggio, e la vittoria nostra sarà!

8/11/2017 - 07:21




Lingua: Finlandese

Versione finlandese / Finnish version / Version finnoise / Finsk version / Suomenkielinen versio
Fonte / Source / Källa / Lähde: Työläisnuorison laulukirja, 1935
TYÖN POJAT

Työn pojat Pohjan, Etelän mailla,
veljiksi kaikki jo liittyä voi.
Kuulkaatte kuinka myrskyn lailla
maailman vapauslaulu nyt soi!
Päättyköön alhainen orjuuden yö!
Kutsuvi kunnian toiminta, työ!
Ies häpeällinen näännytti meitä,
kauan jo hoipuimme kahleissa yön.
Tahdomme ihmisen kulkea teitä,
ihmisen arvoa palkaksi työn!

Ei ole luonto kuilua luonut
rajaksi köyhälle, rikkahalle.
Kaikille kaikk’ on se antimens’ suonut,
vaan väkivalta on rosvonnut ne.
Kultaisen vasikan murskaava on
sankari hehkuva, horjumaton.
Rohkeina käymme me taistohon suureen,
kansasta kansahan viestimme vie:
Liittykää veljeyslippumme juureen!
Silloinpa varma on voittohon tie!

inviata da Juha Rämö - 14/11/2017 - 10:05




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