Lingua   

Černej gádžo

Gipsy.cz
Lingua: Ceco


Gipsy.cz

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

Un Sócrates gitano
(Olga Manzano y Manuel Picón)
Gino Parin
(Carolus L. Cergoly)
Keren čhave
(anonimo)


Un paio di settimane fa, praticamente per caso, mi è capitato di leggere sui giornali online i risultati del tradizionale concorso musicale ceco Český slavík (Usignolo ceco). In realtà non si tratta di un concorso ma di una votazione in cui chiunque può eleggere i propri cantanti preferiti, e quindi dovrebbe essere un premio alla popolarità presso il pubblico. Dico dovrebbe essere, perché come si sa, ormai tutti questi concorsi lasciano un po' il tempo che trovano, tra televoti, sponsor, pubblicità, personaggi raccomandati ecc. Oggi si vota praticamente solo su internet, il che esclude una parte di votanti, oltre a limitare la credibilità, per non parlare che alla maggior parte delle persone non interessa più e non lo seguono né votano. Quindi per vincere basta qualche decina di migliaia di voti, che anche per un paese piccolo come la Repubblica Ceca è un campione che non può rispecchiare i gusti musicali reali della gente. Tant'è che nella categoria cantante uomo vince da 40 anni sempre lo stesso personaggio, e anche tra le donne la vincitrice è la stessa da credo quasi 20 anni. Un po' di ricambio c'è solo tra i gruppi.

Insomma, dicevo, l'altro giorno ho aperto parlamentnilisty.cz per vedere qualche notizia dalla Repubblica Ceca, e mi ha colpito un titolo che accennava a una polemica durante la premiazione dei cantanti di Český slavík. Pensa te, “slavík” riesce ancora a scatenare tutte queste emozioni... e siccome c'erano nomi per me sconosciuti, ho pensato che poteva essere il caso di leggerne di più, anche per aggiornarmi un po' su che cosa si ascolta oggi dalle parti dove ho passato i primi quasi vent'anni della mia vita. La notizia era la seguente: Il secondo premio l'ha vinto il gruppo controverso Ortel, e nel momento della consegna del premio, un altro cantante, un certo Radek Banga, l'ha fischiato, si è alzato e ha abbandonato la sala. O che è successo? pensavo. E chi sono questi? Ammetto che le mie conoscenze della scena musicale ceca attuale sono piuttosto carenti.

Be', per capire bastava leggere qualche articolo su vari giornali perché attorno all'accaduto è stato montato un vero caso mediatico: il gruppo Ortel che a quanto pare gode di tanta popolarità, viene etichettato come xenofobo, neonazista, istigatore all'odio, razzista. Ma com'è possibile, un gruppo neonazista sul podio di Český slavík? Ci sono leggi che lo proibiscono! Non può essere! Però qualcosa ci deve essere sotto, se nelle radio ufficiali non lo mandano in onda, e i suoi fan parlano di censura. Neonazista, secondo loro, è un termine sbagliato, il gruppo è patriottico. Eh già, il patriottismo... Ma poi all'improvviso appare in televisione a ritirare un premio in prima serata, in un concorso mainstream, con il conduttore che gli stringe la mano e la sala che applaude. Ma com'è questa storia?

E poi c'è Radoslav Banga, leader del gruppo rap Gipsy.cz e lui stesso appunto di etnia Rom, che al veder premiare questo personaggio non se la sente più di rimanere in sala e per protesta lui e la moglie se ne vanno. E da lì scoppiano le polemiche.

Dopo la cerimonia molti dei personaggi presenti si esprimono e si schierano. E paiono essere in minoranza coloro che si schierano con Banga. Dopo il suo gesto abbandonano la sala altre due persone dal pubblico, e un altro cantante nel discorso di ringraziamento ha il coraggio di dire: “Sì, sono onorato per il premio, ma sarebbe meglio se certe persone oggi non fossero presenti.” Qualcun altro non applaude. Il resto cerca una via diplomatica per uscire dalla questione. “Il gesto di Banga è stato superfluo. Se ho qualcosa contro qualcuno, glielo devo dire a quattro occhi, non così in pubblico.” “L'ha fatto per farsi notare, è geloso perché lui non ha vinto niente.” “Nella pop music è bene avere una scena variopinta. Anche Ortel ha il proprio posto.” “Se gli organizzatori non hanno bandito Ortel dal concorso, vorrà dire che è un gruppo nei limiti della legalità e quindi va rispettato il risultato della votazione.”
La cosa suscita la mia curiosità. Ho bisogno di capire. Devo vedere meglio chi sono entrambi i personaggi coinvolti. Partiamo con Ortel. Intanto il nome Ortel significa “verdetto”, e già lì... Un po' con il cuore in gola apro www.ortel.cz e sprofondo subito in un mondo oscuro, con qualche teschio qua e là, e sulla destra una foto del frontman del gruppo, capelli rasati e la cresta, a torso nudo per far ammirare qualche tatuaggio e una catena massiccia, jeans sbottonati e mutande in bella vista... vabbé, lasciamo perdere. Ognuno si presenta come meglio crede.

Soffermiamoci però un po' sulla carriera di questo personaggio: all'anagrafe Tomáš Hnídek, s'è fatto cambiare il cognome e si fa chiamare Tomáš Ortel, appunto. Leggendo un po' la sua storia, si scopre subito che ai suoi esordi in musica è stato batterista del gruppo Conflict 88, una band apertamente neonazista, come suggerisce già il nome. Ortel stesso in un intervista ha confermato questa sua esperienza, spiegando che questo è stato vent'anni fa, poi una persona si evolve durante la vita, e lui da quei tempi s'è un po' spostato. Cioè non ha nemmeno ufficialmente rinnegato quelle idee, ha semplicemente “col tempo spostato un po'” la sua visione. Su internet circolano filmati che dimostrano che il pubblico ai concerti di Ortel ogni tanto alza la mano in saluto nazista.

Senza perdere tempo, vado subito alla discografia per leggere qualche testo. Vediamo qua, dall'ultimo disco: “Ai porci: Voglio spostare l'orologio e terminare il vostro tempo, inforcarvi con il tridente e che il diavolo vi porti.” “Lo straniero: Da dove vengono? Dove va a finire la mia terra? Io in Boemia sono nato ma sono straniero qui. Cari amici, vi domando curioso: ma quanti colori della pelle ho ancora da incontrare?” Mi sento come un brivido freddo salire lungo la schiena. Vediamone un'altra: “Defenestrazione: Ognuno di voi è costruttore della propria fortuna, abbiamo ricevuto un dono speciale di seguire il duce […] non vogliamo più con onta raschiare la terra con il muso, parlo a voi con umiltà e vi esorto all'azione. Buttiamoli fuori, il futuro io lo vedo buio, buttiamoli fuori, chi deruba la terra ceca […], buttiamoli fuori, è la nostra ultima possibilità.” Via, basta, basta, chiudiamo subito questa pagina. Ma siamo sicuri che tutto ciò è ancora legale?

Radek Banga è un giovane rom ceco che attraverso la musica, rap in particolare, è riuscito a sfuggire alla marginalità. Ha pubblicato sul suo profilo facebook un articolo in cui ha spiegato il suo gesto e fatto appello alla gente. L'articolo è stato ripreso e ripubblicato anche dal server www.romea.cz. Sarà bene lasciare spazio sue parole:

“[...] secondo questo gruppo, il nostro paese sarebbe meglio senza tutti quei vietnamiti, neri, rom, ebrei, ma soprattutto... senza i rifugiati musulmani. Ovvio. Il problema di tutta la gente che proclama violenza è però la violenza stessa. Quella non si sazia con nulla. Quindi dopo che l'avessimo subita noi, verrebbe il vostro turno. Intellettuali, gay, obesi, disabili, studiosi, proprietari di caffetterie eccetera eccetera.
E alla fine questi messaggeri dell'odio si ammazzerebbero tra di loro. Tempo fa ce ne stato un altro che predicava le stesse cose, si chiamava Heinrich Himmler, il Reichführer delle Schutzstaffeln […]. Uno dei simboli principali delle SS erano le cosiddette “teste di morto” […] Perché dunque ieri mi sono arrabbiato da matti? Perché mi sono alzato e ho fischiato? Perché ho deciso di abbandonare per protesta la sala del teatro di Karlín durante la trasmissione in diretta?

Perché quelli dell'Ortel sono saliti sul palco e sulle camicie avevano quei teschi. Erano lì sul palco soprattutto perché li ha votati la “gente comune”, che ha perfino la faccia tosta di dire che il loro Ortel non è razzista e non promuove per niente il nazismo. […] Mi rattrista il fatto che a questa aperta propagazione di nazismo non solo ha assistito tutta la sala, ma la maggioranza addirittura applaudiva. Perché? Magari i vostri nonni hanno combattuto nella resistenza e molti hanno pagato con la propria vita. Anche mio nonno è stato nel campo di concentramento dove sono morti tre suoi fratelli. Tutti erano nella resistenza, come il bisnonno di mia moglie.
Avete dimenticato la storia??!
Come è possibile che un'evidente espressione di nazismo è stata non soltanto tollerata ma è completamente sfuggita ai più? Dove sono ora idnes.cz, novinky.cz e tutti quei .cz? Ortel si è pulito il didietro con tutto il popolo ceco. E io sto lì in piedi, fischio, e sono testimone che il 99% della sala applaude. Domando ai miei colleghi cantanti, conduttori, attori, atleti: chi avete applaudito? Ve lo dico io: avete applaudito dei nazisti. Spero che dormirete ugualmente come ieri. Signore e signori, avete taciuto. E tacere vuol dire acconsentire in silenzio. Avete preso la decisione sbagliata, come molti nel 1938. E tutti sappiamo com'è andata a finire. Non lo dovremmo dimenticare perché la storia ci dimostra fin dove può arrivare l'odio. Se ieri sera fosse stato seduto lì vostro nonno, vi avrebbe spiegato volentieri cosa avevano quei signori sulle camicie. Vostra nonna vi direbbe chi erano Himmler o Heydrich... anche questi signori ai tempi erano famosi, come Gestapo, le SS.. Non li conoscete? Sarebbe ora di leggersi qualcosa su di loro..”

Alla faccia di quelli che dicevano che il suo gesto era “del tutto superfluo”. Parole semplici, incisive, ma senza ipocrisia, uno direbbe che non ci può essere nulla da questionare. Eppure non è stato così. Sul profilo facebook di Banga sono apparsi nel giro di poco tempo 5000 commenti, e che commenti. Insulti, minacce, offese, tra cui anche cose molto pesanti, minacce di morte, gente che si riagganciava al discorso della seconda guerra mondiale, dei campi di concentramento e il suo essere rom... insomma, meglio non dire. Tanto è facile offendere su facebook.

Ora, come ho scritto nella premessa, il concorso Český slavík, per fortuna direi, non può essere considerato il vero specchio dell'opinione pubblica del paese per via della poca considerazione della gente. Ma non è nemmeno vero ciò che dicono alcuni per svalutarlo ancora di più: che se i frequentatori di un bar del paesino decidono di votare il vicino di casa, questo rischia di vincere. Così ancora no. Quindi se Ortel è arrivato secondo (e non solo secondo tra i gruppi, in più il leader Tomáš Ortel ha vinto il secondo posto tra cantanti uomini) vorrà dire che comunque piace a un po' di gente. Comunque troppa.

È da quando s'è cominciato in Europa a parlare di più della crisi dei rifugiati, osservo in quelle terre una radicalizzazione di pensiero. Anche da parte di persone, o gruppi di persone, di cui non me lo sarei aspettata. La cosa dispiace, mette tristezza e fa preoccupare. Più delle offese gratuite da facebook e simili, fanno preoccupare le prese di posizione più “razionali”. In altre parole, con il mondo della grande rete siamo abituati ai vari troll di dubbia identità e intelligenza, e ci si passa sopra a tanti commenti stupidi pieni di insulti e parolacce. In qualche modo questi non fanno paura, rivelano da soli il proprio basso livello. Ma quando uno legge dei messaggi nelle discussioni o degli articoli di blog, ben strutturati, scritti in un linguaggio colto e con un'argomentazione pseudoscientifica, scritti quindi a mente fredda, ma pieni di odio diffuso, resta solo l'amaro in bocca. E perfettamente si nota che la radice di quest'odio è la paura dell'ignoto, non dico nulla di nuovo con questo, ma è più che chiaro. Anche se, guarda caso, nessuno di questi predicatori ammette mai una possibile lacuna di conoscenza, tutti sanno tutto, tutti ora sono diventati esperti dell'islam e conoscono a puntino il Corano, ad esempio. La difesa collettiva della legittimità dei testi di Ortel è stata soltanto uno degli esempi. Si chiama in causa quell'Europa che quando fa comodo siamo tutti europei, e quando invece no, bisogna rivendicare i “nostri diritti”. E si tirano in ballo i valori, e le tradizioni, e la cultura, e l'amore per la patria e tutti quei paroloni che sanno tanto di premessa al fascismo, e chi più ne ha più ne metta. E non ci si fa caso che ci si schiera proprio contro quei valori che tanto si proclamano. E quando poi senti la vecchietta del paesino boemo di duemila abitanti, a passeggio col cane, che ripete le cose che ha sentito in televisione, a metà tra il panico e la goduria di poter diffondere il panico, ti prende male. Certo, non tutti la pensano così. Però dispiace vedere quel popolo che ho sempre ritenuto pacifico, diviso e trasformato così da un'ombra di paura. E non perché è il “mio” popolo – per quanto mi riguarda, da tempo ho rivelato dentro di me una totale mancanza del senso di appartenenza a una qualsiasi “nazione”. Straniera ovunque, sto bene in tanti posti, e il temine “nazione” l'ho di fatto limato dal mio vocabolario. Ma restano legami, persone, luoghi, lingue... Dispiace veder crescere la chiusura mentale in persone che si sanno buone. Dispiace rivedere le pagine di storia in fotocopia a colori.
Bene, pensiamo a quelli che, almeno con un gesto, si ribellano a quest'atmosfera di odio. Ho guardato un po' la produzione musicale di Radoslav Banga alias Gipsy.cz per trovare qualche cosa da poter inserire tra le CCG. Non sono proprio amante di musica rap, ma ho trovato questa simpatica canzoncina contro il razzismo tra cechi e rom, un tema collegato comunque al precedente discorso, e oggigiorno ugualmente molto discusso.
Il testo è stato ripreso dal sito ufficiale www.gipsy.cz. [Stanislava]
V černýho gádža se proměníš
zak, že ho v sobě objevíš.
Bom tiky tiky, už se chytáš,
do rytmu beatů ruce zvedáš.
Roma roma roma si popěvuješ,
černýho gádža objevuješ.
Pohyby svý už neovládáš,
nohy sami tancujou na čardáš.
Říkáš si Gádžo anebo Rom,
ale když hudba zní jak zvon,
záhy je to jedno, ty anebo já,
oba nás hudba ovládá..

Čavale, nechte se unést
Do světa bez jakejkoliv limitů
Magií rytmů a tónů hudba ožívá
Zahoď všechny zábrany a zkus bejt

Černej gádžo
buď černej gádžo,
zkus bejt černej gádžo
buď černej gádžo.

V černýho gádža se proměníš
tak, že ho v sobě objevíš.
(Aj da da da da da daj daj)
(Dokonale jako samuraj)
Bíla nebo černá, no kdo ví,
nejlíp asi dohromady obojí.
Možná tápáš more dám ti tip:
Ne a ne a ne hlavně stereotyp.
To by byla nuda kdyby ten
svět byl černej nebo bílej jen.
Tak na to kašli, nech to more bejt,
jen se do toho prostě dej..

inviata da Stanislava - 23/12/2016 - 17:58



Lingua: Italiano

Versione italiana di Stanislava.
IL GADJO NERO [1]

Ti trasformerai in un gadjo nero
scoprendolo dentro di te.
Bom tiky tiky, già ti stai coinvolgendo,
alzi le mani nel ritmo del beat.
Stai canticchiando roma roma roma
e si rivela il gadjo nero in te.
Non controlli più i tuoi movimenti,
le gambe da sole ballano csárdás.
Chiami te stesso gadjo o rom,
ma quando la musica risuona come una campana
all'improvviso è uguale, io o te,
la musica ci domina tutti e due.

Čavale [2], fatevi trasportare
in un mondo privo di qualunque limite,
la musica si rende viva con la magia di toni e ritmi.
Getta tutte le inibizioni e prova ad essere
il gadjo nero
sii il gadjo nero
prova ad essere il gadjo nero
sii il gadjo nero.

Ti trasformerai in un gadjo nero
scoprendolo dentro di te.
(Aj da da da da da daj daj,
perfetto come un samurai)
Bianco o nero, beh chi lo sa,
al meglio forse i due colori insieme.
Forse stai brancolando, more [3], ti do una dritta:
evita più che altro la monotonia.
Sarebbe una noia se
il mondo fosse solo nero o solo bianco.
Allora fregatene, lascia stare, more,
e semplicemente dacci dentro.
[1] Gadjo è un termine rom per “uomo non appartenente all'etnia rom”. Gadjo nero qui non va inteso come un uomo di pelle nera che non sia rom, ma come un voluto controsenso nel titolo: I rom in Repubblica Ceca vengono a volte chiamati “neri” (ovviamente a sfondo razzista), qui è una rivendicazione di una possibile fusione, di superamento della differenza.

[2] Dovrebbe significare “ragazzi” in lingua rom

[3] Appellativo familiare a un individuo di sesso maschile
Per le traduzioni dalla lingua rom mi sono servita di fonti su internet, ad esempio questa.
Ovviamente sono benaccette tutte le osservazioni.
Qualcosa mi dice che forse l'anonimo toscano del nostro secolo potrebbe avere qualche dizionario un po' meglio... :)

inviata da Stanislava - 23/12/2016 - 18:02


Grandissima Stanislava. L'Anonimo Toscano del XXI secolo è rimasto, letteralmente, senza parole; per la canzone, ma ancora di più per la tua introduzione.

L'Anonimo è poi andato a prendere il suo famoso dizionario rom-ceco e ti conferma tutto quello che hai scritto su more, e ti riporta l'intero lemma:

more! člověče! (fam. Oslovení vrstevníka nebo mladšího muže)


Ti aggiunge, l'Anonimo di sua propria iniziativa e canoscenza, che il termine è di origine greca: μωρέ [moré] è comunissimo in greco, ed è propriamente il caso vocativo di μωρóς [morós], che già in greco classico voleva dire: "stupido, scemo, imbecille". Da qui si sono sviluppate le forme abbreviate ρε [re], βρε [vre], μπρε [bre] che in greco vogliono dire praticamente tutto: "ehi! accidenti! cazzo! perdincibacco! toh! ma non mi dire! vieni un po qua tu! demente!": έλα δω συ μαλάκα ρε! [éla dho sy maláka re] "vieni un po' qua, cazzo, brutto stronzo imbecille [propriamente: "segaiolo"]!." Il passaggio da "imbecille, stupido" a "giovanotto, ragazzo" è pressoché automatico semanticamente.

(Del resto, anche la parola più famosa della lingua rom, drom "strada; viaggio", è di origine greca (δρόμος).)

Poi all'Anonimo è venuta voglia di continuare, ha preso per un suo sospetto il ponderoso Oxford Dictionary of English Etymology di C.P. Onions e ha visto i suoi sospetti confermati: vale a dire che anche l'inglese moron "idiota, scemo, imbecille" ha esattamente la stessa origine greca, anche se si è diffuso solo come termine slang universitario a partire dal 1910 (gli studenti inglesi hanno ripreso l'accusativo maschile singolare, μωρóν [morón]). Così dice il sig. Cipolle.

Alla fine, l'Anonimo è voluto andare fino in fondo, ha alzato il culo dalla sedia e è andato a prendere il McDonell, che è un dizionario sanscrito. Dove ha constatato che, in detta antichissima lingua, esiste l'omologo del greco, vale a dire mūráḥ, dal medesimo significato di "scemo, imbecille".

Ora, però, l'Anonimo si domanda: visto che la lingua rom è proprio, e anticamente, di origine indiana...non sarà mica che in Grecia sarà stato portato dall'India, quel termine...?

Si parla di un paio di millenni fa circa.

Oppure saranno le comuni origini indoeuropee, e in questo caso si parlerebbe di circa, boh, facciamo 5000 anni prima di Cristo, vale a dire 7000 anni fa.

E noi ci abbiamo, 7000 anni dopo, a preoccuparci dei nazisti cechi, italiani e di mezz'Europa, quelli degli Ariani che perlopiù ignorano che il termine "Ariano" si è mantenuto solo in due nomi: quello dell' Iran, e quello dell'Eire (iranico antico aryān). Tutti posti che hanno molto a che fare molto più coi rom che coi figliocci di Himmler, ai quali peraltro si applica perfettamente l'arianissimo appellativo di μωροί. Stupidi come galline, senza offesa alcuna per le galline.

Pensa un po'.

Salud carissima!

L'Anonimo Toscano del XXI Secolo - 23/12/2016 - 20:01


E io invece sono rimasta senza parole per la spiegazione esauriente dell'Anonimo Toscano, e approfitto così per ringraziarlo. Sinceramente, qualche possibile collegamento con il greco μωρέ lo stavo sospettando, ma nel mio ragionamento mi sono fermata lì. Ecco cosa vuol dire andare in profondità!

Χαιρετισμούς!

Stanislava - 23/12/2016 - 21:41


Χαιρετισμούς a te carissima! Ne approfitto anch'io per confermarti anche il significato di Čavale, Čhavale che vuol dire proprio "ragazzi, figli"; ma credo che, tutto sommato, tu abbia fatto bene a lasciare nella traduzione le parole in lingua romanes. Ti segnalo anche che tra i rom italiani si dice comunemente gagio o gagiò. Salud!

L'Anonimo Toscano del XXI secolo - 24/12/2016 - 08:29




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org