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Lingua: Francese


Lista delle versioni e commenti


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(GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG)


Tradizionale / Traditionnel
Arrangiamento / Arrangement: Malicorne
Album: Malicorne 1 (Colin) [1974]

Dietro Landry


mallandry


Le canzoni popolari sono spesso, per così dire, “on the border”. Anzi, stanno su confini talmente numerosi che non è spesso possibile inquadrarle precisamente; ed è la loro caratteristica più importante. A meno che non si tratti di brani descrittivi dedicati a un fatto preciso (cronachistico o storico), quasi sempre trasfigurato dalla trasmissione orale, le canzoni del popolo, e nella fattispecie del popolo rurale, dei contadini, parlano in realtà di tutto un mondo e della sua vita. Ora con leggerezza, ora con tragicità, ora con crudeltà, ora con amore, ora con ironia; ma sono tratti che, quasi sempre, si incrociano. Non è raro, ad esempio, trovare accenti ironici in una cupa ballata di assassinio, oppure una canzone apparentemente leggera dalla quale, con semplici accenni, traspaiono ben altre cose. E' il caso di “Landry”.

Si tratta di una canzone, in realtà, diffusa in tutta la Francia; parla delle ragazze di un paesino che si vogliono maritare. Cosa del tutto normale nella società contadina, e bisogna immaginarci ragazze di quattordici o quindici anni; esistono altre canzoni (anche italiane, come la toscana Il pan pentito) nelle quali una ragazza, a vent'anni, è già “passata” e zitella.



Succedeva in tempi in cui l'aspettativa di vita era molto più bassa, la mortalità infantile altissima, e la miseria totale, assoluta, invincibile. “Maritarsi” era per una ragazza, generalmente, passare dalla galera della famiglia di nascita a quella della famiglia che si andava formando; era scodellare un numero enorme di figli molti dei quali sarebbero morti, mentre quelli che sopravvivevano andavano nei campi e nei pascoli; era ritrovarsi vecchie decrepite a nemmeno quarant'anni. Eppure alternative non ce n'erano.

Così le ragazze di Landry. Landry esiste veramente. È un paesino della Savoia, nei pressi di Albertville; attualmente conta 748 abitanti. Ma non bisogna certo credere che la canzone sia originaria proprio di Landry; è cantata in realtà in tutta la Francia, e chi la canta tende a metterci il nome del proprio paese, o di un paese vicino che stia nella metrica (certo, gli abitanti di Villefranche-sur-Mer, di Saint Amand-Les Eaux o di Trith-St. Léger avrebbero qualche difficoltà). Da Landry viene sicuramente la versione ripresa dai Malicorne nel 1974, nel loro primo album “proprio”, quel “Colin” che seguì al fortunato esperimento, o “album zero”, di Pierre de Grenoble. Nel paesino di Landry, così come in ogni altra campagna, ci son delle ragazze da sposare; ma il possibile idillio termina immediatamente e con sincera brutalità. Da sposare si, ma povere in canna. Condizione generale, la miseria, la quale viene declinata immediatamente; come fare, quindi, a sposarsi se non si porta nemmeno un milligrammo di dote?

Una delle ragazze di Landry si lamenta con la madre che i suoi “beaux jours” se ne stanno andando senza avere un fidanzato; i “beaux jours” sono la gioventù, e rimando per questo a quanto detto prima. Bisogna immaginarsi, per una ragazza, una gioventù che, massimo a diciott'anni, è già finita. La madre, che naturalmente non può fare nulla e non sa che cosa dirle, cerca di tranquillizzarla dicendole che i giovanotti da fidanzamento non mancano di certo nei dintorni; naturalmente, dei contadini poveri. E qui interviene il consueto e brutale realismo della figlia: ma come faranno a arrivare, visto che i sentieri sono “étroits et rebelles”? Non è semplice tradurre questi termini, “stretti e ribelli”. “Stretti” vuol dire “che non offrono via di scampo”; “ribelli” vuol dire “pieni di banditi, di malfattori”. Infatti i giovanotti rischiano di “rompersi il naso e le cervella”. La condizione normale degli spostamenti nelle zone rurali dei tempi passati: il rischio di rimetterci la buccia grazie ad altri poveri che si erano dati alla macchia ed erano diventati fuorilegge. Tutto un mondo in questa canzonetta, e un mondo duro.

Cosa resta da fare alle povere ragazze di Landry? E' una tipica strofa da canzone popolare, quella che la chiude (prima dell'usuale ripetizione della prima strofa), quasi irreale. Le ragazze si riuniscono, magari dopo una specie di colletta, e vanno in città a comprare qualcosa per agghindarsi o farsi il corredo (nastri, pizzi, fazzoletti all'ultima moda). Sembra non avere quasi senso, anche perché si tratta di merci che erano costose. Alcuni esperti hanno però suggerito che si tratti addirittura di un accenno alla prostituzione occasionale (la “città”, nella società rurale, è di per sé il luogo del peccato e della perdizione, ed anche dello scambio di merci).

Ed ecco quindi tutto ciò che presiede alla società contadina vista dal côté femminile. Senza naturalmente scordare che si tratta comunque di una canzone considerata giocosa, da cantarsi alle feste. I Malicorne se la sbrigarono abbastanza presto con la sua parte cantata, pur magistralmente; l'intera seconda parte della loro versione è occupata dalla ripresa del motivo principale, eseguito (e ritmato dalla bombarda) sia in modo da essere ballato, sia da suggerire un cammino. Quello dei giovanotti per i pericolosi sentieri boschivi? Quello delle ragazze che vanno in città? Quello della vita che passa in una condizione di miseria immutabile? Chissà. Siamo sui confini, i confini di un mondo trascorso che si raccontava concedendosi l'unico lusso di lasciare tutto in sospeso e di dar campo libero ad un'immaginazione che, però, doveva prima aver ben presente la realtà. [RV]
À Landry petit village, y a des filles à marier
À Landry petit village, y a des filles à marier
Y a des filles à marier dans la misère
Qui voudraient s´y marier mais comment faire?

Ô ma mère ma bonne mère, mes beaux jours s´en vont courant
Ô ma mère ma bonne mère, mes beaux jours s´en vont courant
Mes beaux jours s´en vont courant c´est bien dommage
Sans avoir aucun amant dans le village

Ô ma fille prends patience, les amants ne manquent pas
Ô ma fille prends patience, les amants ne manquent pas
Les amants ne manquent pas dans le village
Qui viendront te demander en mariage

Ô ma mère ma bonne mère, par quel chemin passeront-ils?
Ô ma mère ma bonne mère, par quel chemin passeront-ils?
Les chemins sont si étroits et si rebelles
Qu´ils se casseront le nez et la cervelle

Les filles se sont rassemblées, à la ville elles sont allées
Les filles se sont rassemblées, à la ville elles sont allées
Elles ont acheté des rubans et des dentelles
Aussi des mouchoirs à la mode nouvelle

À Landry petit village, y a des filles à marier
À Landry petit village, y a des filles à marier
Y a des filles à marier dans la misère
Qui voudraient s´y marier mais comment faire?

inviata da Riccardo Venturi - 27/5/2014 - 20:24



Lingua: Italiano

Traduzione italiana (ritmica) di Riccardo Venturi
27 maggio 2014



Due parole del traduttore. Ogni tanto, e ribadisco ogni tanto, mi piglia l'ùzzolo di fare traduzioni ritmiche o roba del genere. In questo caso specifico, però, era abbastanza facile data la struttura della canzone. Ciò cui ho tentato di resistere eroicamente, è di mettermi a fare il cantore popolare; il linguaggio è sì un po' popolaresco, ma senza esagerare (la cosa più dura da digerire sarà magari l'uso, toscano assai, del “c'è” al posto di “ci sono”; qui da noi è comunissimo, e in questo caso salvifico per tenere il ritmo). Dovrei dire che è cantabile, ma so di rischiare di vedermi comparire Gabriel Yacoub alla porta con un machete; comunque, cosa fatta, capo ha. [RV]
LANDRY

Nel paesino di Landry c'è ragazze da sposar,
Nel paesino di Landry c'è ragazze da sposar,
Da sposar ma c'è miseria da tagliare,
Si vorrebbero sposar, ma come fare?

Mamma mia, o mamma mia, bella età mi sta a passar,
Mamma mia, o mamma mia, bella età mi sta a passar,
Bella età mi sta a passar ed è un peccato
Non averci qui in paese un fidanzato.

Figlia mia porta pazienza, giovanotti qua ce n'è
Figlia mia porta pazienza, giovanotti qua ce n'è
Giovanotti qua in paese ce n'è a iosa
Che verranno a chiederti in isposa.

Mamma mia, o mamma mia, ma che strade prenderan?
Mamma mia, o mamma mia, ma che strade prenderan?
Son rischiose e non c'è certo gente bella,
Si romperanno il naso e le cervella.

Le ragazze tutte assieme sono andate in città
Le ragazze tutte assieme sono andate in città
A comprare nastri, pizzi e roba bella
Fazzoletti e pezze alla moda novella

Nel paesino di Landry c'è ragazze da sposar,
Nel paesino di Landry c'è ragazze da sposar,
Da sposar ma c'è miseria da tagliare,
Si vorrebbero sposar, ma come fare?

27/5/2014 - 22:17


Ne approfitto, qua, per rispondere un attimo al “tema” di Flavio Poltronieri apposto in calce a L'auberge sanglante. Per natura, io sarei stato uno da faro sull'isoletta o da casaccia di pietra in cima alla Valsusa, in compagnia di tonnellate di libri; cosa che mi si è manifestata fin dalla prima adolescenza, non sono mai stato un modello di socialità. Probabilmente, senza Internet avrei preferito farmi il mio cammino da solo; poi, lo ammetto, è arrivata Internet e ci ho letteralmente buttato dentro conoscenze matte e disperatissime. Poi, naturalmente, andrà a finire che non lasceranno traccia alcuna, esattamente come se me ne fossi stato a scrivere di locande sanguinose e di paesini con le ragazze da sposare su quadernacci bisunti (cosa che ho fatto per anni). Quindi tutto quel che faccio deve essere considerato né più e né meno come il famoso baule. Avere con te tante cose in comune, credo sia bello proprio per questo: si sono sviluppate nella più perfetta insaputa, ognuno a cavallo della propria solitudine. E vo avanti, di storie che mi girano intorno ne avrei ancora un bel po' da raccontare; e sapere che qualcuno, da qualche parte, se le fa pure girare e rigirare, rappresenta per me tutto quel che desidero. Grazie ancora, davvero. Anche per avermi girato la missiva di Adélard Rousseau contenente la confessione di un bell'amore eterno durato un'oretta dopo essere scampato a crudelissima morte per mano di que' tristi locandieri. [RV]

27/5/2014 - 22:57


visto che è stato inserito il video de “il pan pentito“ vi prego di andare ad ascoltarla dalla voce della nostra cara compianta Dodi Moscati, i suoi dischi a meta' degli anni 70 sono capolavori.
La miseria l'è un gran malanno 1974
Filastrocche / La miseria / La differenza fra possidente e contadino / Lettera del brigante Tiburzi dal Paradiso / Non vi meravigliate / Un contadino che ammazza il padrone / E anco ar mi marito / La mamma 'un vole / Non posso più cantar / Voglio marito / Il fornacione / Stornelli lucchesi / Senti mio caro Adolfo

Ti converrà mangiare i' pan pentito 1975
Leone, c'è una signora che ti vole / Tramonta o sole / Pane e cacio / I contadini e gli sfruttatori /Ecco la sposa / Stornelli senesi / Canta galletto / Ninna nanna / Stella stellina / La Santa Caterina / Acqua corrente /Gismonda / Trucci trucci cavallino / E maledico chi vorse la guerra / Le raccolte in Casentino / Cetica e Raggiolo / O montagnol ch'io mi confessai / Stoccafisso e baccalà / Il povero merlo / Un'ottava alla rovescia / Maggio

Flavio Poltronieri - 27/5/2014 - 23:14


Chiedo venia se mi intrometto in quel bellissimo consesso internautico, ma non riesco a trattenermi dal citare una frase memorabile che ho scoperto oggi casualmente sott'un video di Lech Janerka. In polacco è così: "Kłótnia w internecie ma tyle sensu co robienie balonów z ołowiu." Tradotta, fa quel lavoro: "Un battibecco in Internet ha lo stesso senso che la fabbricazione dei palloncini in piombo". Sperando che valga soltanto per i bisticci, vi saluto in vece di krzyś (che è sbagliato scrivere con la maiuscola), un personaggio nato su queste pagine come il mio "alter ego" di, come minimo, 30 anni fa. E per questo che di solito faccia i commentini a sproposito, per non dire "del cazzo". Ma voglio difendere anche io il mio eroe, la mia solitudine e il mio diritto di strafregarsene del cosidetta "normalità". Mi congedo (a sproposito, come di regola) con un brano sucitato.
Salud!

krzyś - 27/5/2014 - 23:41


Cazzo, un po' spronato fai le scintille però, gran Ryszardo!
Propriapo beja!
Krzysioa

krzyś - 28/5/2014 - 04:47


Carissimi Krzysztof e krzyś (con la minuscola), sono del tutto convinto anch'io che ognuno ha il diritto di stra-catafregarsene della "normalità" e di difendere la propria solitudine: figuriamoci se proprio il qui presente, che a suo tempo di "personaggi" se ne era creati ben più di uno prima che "esplodessero" in massa una ventina d'anni fa, negherebbe a chicchessia questo diritto. Tra le altre cose, questo sito sembra fatto apposta per gli "alter ego"; io stesso ne ho almeno due (Riccardo Scocciante e Ahmed il Lavavetri), senza contare Marco Valdo e Lucien Lane nonché tutti gli eteronimi di Alessandro/Bartleby eccetera...la "normalità" abita pochino da queste parti. Ci sono streghe dichiarate, islandesi evanescenti, ci abbiamo avuto in passato uno che aveva scambiato il Guestbook per il suo sito personale dove raccontare la sua vita, e forse non immaginate nemmeno quante ne abbiamo viste. Viste e anche "gestite", devo dire. Mi devo scusare per questo termine parecchio antipatico, ma riuscire a contemperare la libertà di tutto e di tutti con la necessità di non rendere questo sito uno sfogatoio di tutte le proprie personalità non è semplicissimo (poi ho sempre detto: se qualcuno ci riesce meglio di noi, si faccia avanti ché prima o poi s'andrà in pensione! :-P)

Con questo vorrei cogliere l'occasione per dirti una cosa: a me krzyś sta più che simpatico. Dev'essere un bell'"anarcolico" (incrocio tra anarchico e alcolico) di quelli che ho conosciuto a frotte nella mia vita per nulla normale, ve lo garantisco. Dovresti dire a krzyś, caro Krzysztof, di non pigliarsela se a volte i suoi commentini "of the cock" non vengono passati; assicuro e garantisco che vengono letti tutti quanti, dato che sono sovente impareggiabili. Alcuni me li conservo persino in un file intitolato "krzysieide", specificando che quanto a alcool anch'io ho un passato di tutto rispetto (un certo infartino che ho avuto qualche tempo fa mi ha imposto, purtroppo, moderazione; sostengo che, tutto sommato, un Venturi vivo è meglio di un Venturi morto). Però bevacchio ancora, fumo sigari e si starà a vedere. Ribadisco che krzyś è un compagno di viaggio, dato che dietro i suoi "commentini del cazzo" si nasconde spesso parecchia verità. Spero di vederlo prima o poi in volo dalle mie parti, magari per pisciarmi addosso (ce lo vedo a perfezione!). Un abbraccio a tutti e due!

PS. Ma krzyś va a vodka? Io andavo a tequila...

Riccardo Venturi - 31/5/2014 - 10:49


Per Flavio: La versione del "Pan pentito" di Dodi Moscati la conosco bene, e tanto che ci siamo mettiamocela:



Forse, diciamo, non la avevo proposta perché ha un arrangiamento un po' particolare. A dire la verità, la mia intenzione primitiva era quella di metterci la versione cantata dalle amiche e amici dei Suonatori Terra Terra di Pontassieve; ma purtroppo sul Tubo non ve n'è traccia. Magari la prossima volta che li sento suonare, fo un videino io e lo metto sul Tubo...

Tra l'altro, mi sa che il "Pan pentito" tornerà sulla mia prossima "malicornata", che riguarderà "Tristes noces". L'altra faccia degli idilli d'amore...

Riccardo Venturi - 31/5/2014 - 10:56


krzysio semplicemente va (se ne)

31/5/2014 - 11:07


Caro Riccardo, grazie del contributo, avevo visto che "Pan pentito" era presente in rete, ma il mio consiglio del 27 maggio era di riascoltare Dodi nelle versioni originali presenti nei dischi degli anni 70, dettagliatamente citati, appunto senza l'arrangiamento dei Mazapegul, perchè non c'è paragone.
A scanso di equivoci, preciso che i Mazapegul sono stati un gruppo straordinario da tutti i punti di vista e che considero il loro "Controdanza" uno dei migliori dischi italiani di fine millennio, tra l'altro omaggia impareggiabilmente Piero Ciampi ("Cancro alla gola").

Flavio Poltronieri - 31/5/2014 - 11:33


krzysio se ne va? E dove? Non si sarà mica offeso e se ne va sul sito delle marce militari...?!? :-PPP
un-due-un-due papparapà zum zum!
gnamo krzysio 'un fa' i' bischero, dove se ne trova un altro come te...??

Riccardo Venturi - 31/5/2014 - 11:45


....ancora a proposito di "Pan pentito" non vorrei ci si dimenticasse della toccante interpretazione di Gastone Pietrucci e la Macina nell'Aedo Malinconico ed Ardente - Fuoco ed Acque di canto volume 2, oltretutto accompagnato dalla voce di Moni Ovadia.

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 1/6/2014 - 09:41


Caro Riccardo, ritornando a Landry da cui parte questa pagina, quella proposta dai Malicorne è una variante di "Mère marie-moi cet an", io conosco una canzone intitolata "Les rochers sont de pierre" che sulla stessa melodia, solo più trasognata e molto meno ritmata, nell'interpretazione del Mireille Ben Ensemble (ti ricordi i Lyonesse?), riprende la medesima tematica, ma il dialogo e il finale sono differenti.....

LE ROCCE SONO DI PIETRA

a Parigi la grande città
vorrei proprio andarci
si, vorrei proprio andarmene da questo villaggio
oh, madre mia, datemi in sposa, ne ho l'età

oh, figlia mia, resta saggia
i corteggiatori dei paesi bassi
si, i corteggiatori verranno a vederti nel nostro villaggio
verranno a domandarti in sposa

oh, madre mia, mia buona madre
i corteggiatori non verranno
no, i corteggiatori non verranno nel nostro villaggio
perchè ci sono troppe rocce nelle nostre montagne

le rocce sono di pietra
il sole non le fonde
non il sole le fonde, neanche la luna
ogni ragazzo da sposare cerca fortuna

io non ho tante esigenze
sono un ragazzo da sposare
sono un ragazzo nobile da sposare
no, non cercherò una fidanzata ricca

la fortuna che io cerco
è una ragazza che avrà buon cuore
è una ragazza che avrà buon cuore, biondina
preferirei i suoi piaceri a tutto il mondo

Flavio Poltronieri - 21/6/2014 - 12:49




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