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Cayo Rosso: Mio caro padre

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Lingua: Italiano



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"Mio caro padre", scritta probabilmente attorno alla metà degli anni Novanta, risulta a tutt'oggi inedita.
Dopo il cambiamento di rotta dei Cayo, che hanno lasciato le ambientazioni e gli arrangiamenti combat folk in favore di altre strade, al brano è toccata una scomparsa dalle scalette assolutamente immeritata. Recuperato dall'oblio a furor di popolo, viene riproposto oggi dai Cayo Rosso e, ancora più spesso, dai concerti tenuti da componenti dei Cayo insieme ai Malasuerte Fi*sud.
Il brano è ambientato in un imprecisato medio evo in cui impera la disuguaglianza sociale e lo ius primae noctis; è la storia di un tentativo, violentissimo, di riscatto dalla povertà e dalla subordinazione.
"Mio caro padre" è stata trascritta a memoria, dopo molti ascolti dal vivo.
Mio caro padre mi allieta vedere che vieni a cercar proprio me;
io pecora nera, bandito in galera, eppure assai fiero perché
gioisco pensando ai miei stessi delitti e so che delitto non è.

Ho avuto i natali da voi servi terrieri dai bruni capelli però
con le bionde chiome del nostro sovrano il ventre poi mi genero;
con le bionde chiome del nostro sovrano, e il motivo di certo lo so.

Conosco la legge, mio caro padre; la legge ha colpito anche te:
concede la moglie del servo terriero nella prima notte al suo re,
concede la moglie del servo terriero nella prima notte al suo re.

Ho visto la fame rubarmi un fratello e il campo rubarmi l'età;
la legge difendere questo macello e togliere a chi già non ha.
Andai al mercato, comprai un coltello vendendovi la mia pietà.

Mio caro padre, buon figlio non sono: non chiedo grazia, non chiedo perdono.
Ladro non è chi per fame ha rubato, ma chi deruba con leggi di stato.
Ma chi deruba con leggi di stato.

Chi leggi coniava chi leggi applicava sentendosi quasi un messia,
conobbe a condanna le lame severe, io giudice, boia, giuria;
conobbe a condanna le lame severe, io giudice, boia, giuria.

Non vissi di stracci, le vesti ci sono, né di pane solo perché
andando alla corte del nostro signore di panni per tutti ce n'è,
andando alla corte del nostro signore di carne per tutti ce n'è.

Mio caro padre, buon figlio non sono: non chiedo grazia, non chiedo perdono.
Ladro non è chi per fame ha rubato, ma chi deruba con leggi di stato.
Ma chi deruba con leggi di stato.

inviata da Io non sto con Oriana - 15/10/2009 - 11:17


Leopardi ?

Lello - 16/10/2009 - 02:13




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