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Galileo

Edoardo Bennato
Langue: italien


Edoardo Bennato

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[1998]
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Edoardo Bennato
Album / Albumi: Sbandato

ossarcetri


Ciò che si vede nell'immagine sopra stante, è l'Osservatorio Astrofisico di Arcetri. L'Osservatorio, progettato per ospitare il più grande rifrattore d'Italia, fu inaugurato il 27 ottobre 1872; da centocinquant'anni scruta le stelle e le galassie.

Arcetri è una delle più belle colline che incorniciano la città di Firenze, assieme al suo antichissimo borgo (il nome deriva dal latino Arcis Veteris, “rocca antica”); si trova a breve distanza dal Poggio Imperiale, da dove le truppe di Carlo V d'Asburgo assediarono Firenze dal 1529 al 1530 restaurando la signoria dei Medici, e da via Leonardo Ximenes (via dedicata a un astronomo gesuita), dove per un certo periodo abitò Margherita Hack -nata in un'altra strada fiorentina che si chiama Via delle Cento Stelle. A brevissima distanza dall'Osservatorio di Arcetri si trova, anche e soprattutto, la Villa il Gioiello, che fu l'ultima residenza di Galileo Galilei, e dove morì, confinato e chiuso nella sua amarezza dopo essere stato costretto ad abiurare le sue teorie e le sue scoperte dal maglio di Santa Chiesa Romana, Cattolica e Apostolica. La scelta di posizionare proprio ad Arcetri l'Osservatorio Astronomico italiano non fu dettata soltanto dalla sua posizione ottimale; ebbe anche, e soprattutto, un profondo valore simbolico, nel periodo immediatamente susseguente all'unità d'Italia dopo la Breccia di Porta Pia e la fine del potere temporale papale del 20 settembre 1870.

Arcetri (Firenze): Villa il Gioiello
Arcetri (Firenze): Villa il Gioiello


La cosa singolare è che Galileo Galilei era un uomo profondamente religioso; un uomo di fede. La Villa il Gioiello era stata da lui acquistata fin dal 1632 per stare vicino alla sua figlia prediletta, Virginia, che era monaca fin dall'età di 16 anni nel vicinissimo e poverissimo convento delle Clarisse di San Matteo in Arcetri, con il nome di Suor Maria Celeste. Si dice che le monache avessero a malapena di che sfamarsi. Suor Maria Celeste (in questa pagina, il cielo è veramente dappertutto) nutriva un affetto profondo verso suo padre e lo aiutò con ogni mezzo possibile soprattutto a partire dal 1633, quando Galileo era stato confinato dal Sant'Uffizio dopo il processo di Siena. Proprio a fianco dell'Osservatorio di Arcetri, si diparte una lunga e strettissima via di campagna che discende tutta la collina (nella quale, peraltro, molti anni fa rimasi quasi incastrato con una Fiat 127 decrepita già allora) fino alle prime case del Galluzzo: quella via è dedicata a Suor Maria Celeste. Morì, soltanto trentaquattrenne, il 2 aprile 1634. Era nata a Padova il 13 agosto 1600, figlia illegittima di Galileo e di una donna veneziana, Marina Gamba, con la quale conviveva more uxorio e che lasciò nel 1610. Aveva anche una sorella, Livia Antonia, che pure era monaca nel medesimo convento.

galigale


Un uomo di fede che non metteva nel benché minimo dubbio il “disegno divino”; soltanto che Galileo (il cui nome si riferiva direttamente a Gesù Cristo) era anche un uomo di scienza il quale aveva osservato e descritto che tale disegno era leggermente diverso da quello, ufficiale e intangibile, propugnato dalla Chiesa Cattolica. Come dire: la Chiesa ha sempre voluto insegnare persino al Padreterno stesso come è fatto il suo Creato. Guai a contraddirla; se ti dice che il Sole gira attorno alla Terra, è così e basta. Tu crea; poi non rompere i coglioni, ché al resto ci pensiamo noi. E Galileo lo sapeva bene: senza abiurare, prima o poi sarebbero state accese per lui le fiamme del rogo. Si può senz'altro capire che non fosse una prospettiva molto allettante; e così furono accese su di lui le fiamme del silenzio. Tanto, poi, la Chiesa ti “riabilita” riconoscendo il proprio errore; normalmente, però, devono passare alcuni secoli. Segnalo infatti che le autorità ecclesiastiche hanno ufficialmente riabilitato Galileo e le sue teorie esattamente il 31 ottobre 1992, vale a dire 359 anni, 4 mesi e 9 giorni dopo il 22 giugno 1633, quando era stato condannato a Siena dal Sant'Uffizio retto dal cardinale Bellarmino. La Terra gira intorno al Sole, quindi, soltanto da 31 miseri anni.

Sei anni dopo, nel 1998, Edoardo Bennato scrive questa canzone (nell'album “Sbandato”), dedicata per l'appunto proprio a Galileo e alla sua abiura forzata. Edoardo Bennato ha scritto e cantato, specialmente negli anni '70 quando era un idolo degli adolescenti (tra i quali il qui presente, lo riconosco), molte canzoni rimaste famose; non questa, che è di parecchi anni dopo quel periodo e che è rimasta pressoché sconosciuta. Si può anche capire che il cantautore delle rivolte condite dall'acne giovanile, l'autore di “Un giorno credi”, di “Venderò”, di “In fila per tre”, di “Arrivano i buoni”, di “E' stata tua la colpa” e dell'”Isola che non c'è” (solo per dirne alcune), non potesse proporre ai suoi fan sedici o diciassettenni una canzone sull'abiura di Galileo Galilei. Eppure, questo rocchettaro napoletano oramai quasi ottantenne (è nato nel 1946), ci ha nel repertorio anche questa, al pari dell'ode manzoniana cantata imitando la voce di Francesco Guccini e dell'inno dei mondiali di calcio del 1990 (“notti magiche inseguendo un goal...”). Eccola qua, nel posto dove deve stare; vale a dire, tra l'imbecillità dei signori delle "verità rivelate" e lo spazio profondo che uomo scrutava attentatamente proprio per rendere un estremo omaggio a quel Dio in cui credeva senza remore. Mal gliene incolse. [RV]
Dichiaro la terra immota
Proprio lì al centro dell'Universo,
E il sole rotarle intorno
Inseguendola per il suo verso
Se vi va bene, va bene così.

Abiuro la mia teoria,
Maledico il mio grande errore,
Mi hanno salvato in tempo
Quelli della Santa inquisizione
Se vi va bene, va bene così.

A dire la verità, ci sono due verità:
Quella che ci fa stare bene
Oppure quella che nessuno dirà,
La verità che non conviene.

Se è una bugia
Che riesce a renderci felici,
Se sai la verità
Forse è meglio che tu non la dici
Se vi va bene, va bene così.

Dopo avere sognato ed afferrato le stelle,
Quella legge che le fa viaggiare,
Io, Galileo, davanti al mondo intero
Sono costretto ad abiurare.

Due verità, ci sono due verità
Quella che ci fa stare bene
Oppure quella che nessuno dirà
La verità che non conviene.

Io, Galileo, per potermi salvare
Sono costretto ad abiurare,
Quanto è vero che son professore
Io non mi pento di quel mio errore.

Quanto è vero che son Galileo
Voi non mi avrete nel vostro corteo,
Ma quanto è vero che son Galileo
Voi non mi avrete.

envoyé par Riccardo Venturi - 8/3/2023 - 18:07



Langue: français

Version française — GALILÉE — Marco Valdo M.I. — 2023
Chanson italienne — Galileo — Edoardo Bennato — 1998

Petit Dialogue Maïeutique
GALILÉE FACE À L’INQUISITION  <br />
Joseph-Nicolas Robert-Fleury — 1847
GALILÉE FACE À L’INQUISITION
Joseph-Nicolas Robert-Fleury — 1847


Lucien l’âne mon ami, j’espère que tu sais qui était Galilée.

Oh, dit Lucien l’âne, pour moi, si je me souviens bien de ce que j’en ai entendu à l’époque déjà, ce fut un grand savant et aussi, le bruit courait qu’il eut de solides démêlés avec l’Inquisition qui n’appréciait pas trop ses explications du monde dont on racontait qu’elles étaient fondées sur l’observation de la réalité et non sur les affirmations de la Bible et des théologiens.

Ah, je vois que tu t’en souviens bien, répond Marco Valdo M.I. et que tu as en quelques mots réglé cette affaire que d’aucuns ont tendance à embrouiller pour préserver la place centrale de la divinité et les intérêts de leur Église. La seule chose à en dire est que Galilée à l’instar de bien des chercheurs et savants de ces temps anciens, et d’ailleurs, il se fait que pareil sort attend de tous les gens — hommes, femmes et enfants — qui ont (eu) le malheur de vivre dans un monde religieux. On lui mit un bâillon sur ses découvertes comme on mettait une feuille de vigne sur les statues. Les feuilles de vigne finissent par se faner et s’envoler tout comme les bâillons glissent sur les mentons avant d’être jetés aux poubelles.

Je sais, dit Lucien l’âne, on le força à abjurer et particulièrement, à rejeter publiquement son héliocentrisme, à nier sa conviction que la Terre tourne autour du Soleil et à affirmer l’inverse de la réalité. C’est ainsi qu’on l’obligea à faire tourner le Soleil autour de la Terre conformément à l’idéologie en place. On raconte cependant qu’il aurait déclaré « E pur si muove ! » — « Et pourtant elle tourne ! ».

C’est sans doute une déclaration vengeresse, dit Marco Valdo M.I., et s’il ne l’a pas dite vocalement — par prudence face à la prison et au bûcher, il l’a pensée tellement fort qu’on l’entend encore.

Oui, dit Lucien l’âne, dans ces lieux de chez nous ou d’ailleurs et ces temps de ce temps-là ou d’aujourd’hui, il s’agit de feindre la croyance et l’observance et de pratiquer férocement l’obéissance et la soumission ; il en va de même dans les pays où l’on édifie des villages Potemkine, en Zinovie par exemple, mais la réalité finit toujours par ressortir de l’ombre. Quelle horreur cependant de passer sa vie à étouffer sa conscience ou museler son intelligence ; la peste soit des religieux — de tous les genres, de tous les temps et de tous les lieux ; ainsi soit-il. Quant à nous deux, qui pour devise avons « Ne jamais se soumettre », tissons le linceul de ce vieux monde religieux, croyant, crédule et cacochyme.

Heureusement !

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
GALILÉE

Je déclare la Terre immobile
Juste là au centre
De l’Univers et que
Le Soleil tourne autour d’elle
La poursuivant sur son chemin.
Si cela vous convient
C’est très bien.

J’abjure ma théorie,
Je maudis la grande erreur de ma vie,
Et remercie la Sainte Inquisition
Qui m’a sauvé de l’excommunication.
Si cela vous convient
C’est très bien.

À dire la vérité, il y a deux vérités :
Celle qu’il nous faut répéter
Ou celle que personne ne dira :
La vérité qui ne convient pas.

Si un mensonge éhonté
Peut nous rendre heureux,
Même si vous connaissez la vérité,
Ne pas la dire vaut mieux.
Si cela vous convient
C’est très bien.

Après avoir compris les étoiles et en avoir rêvé,
Et découvert cette loi qui les fait voyager,
Moi, Galilée, devant le monde entier,
Je suis contraint d’abjurer

À dire la vérité, il y a deux vérités :
Celle qu’il nous faut répéter
Ou celle que personne ne dira,
La vérité qui ne convient pas.

Moi, Galilée, pour me sauver
Je suis contraint d’abjurer,
En tant que vrai professeur,
Je ne renie pas mon erreur.

Aussi vrai qu’il est vrai que je suis Galilée
Dans votre procession, vous ne m’aurez pas
Mais aussi vrai qu’il est vrai que je suis Galilée,
Vous ne m’aurez pas.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 9/3/2023 - 18:39


Molto prima di Bennato lo stesso tema veniva trattato in una ben più toccante canzone dei Quilapayun che avevo inviato ed è presente sul sito da tempo: Oficio de tinieblas por Galileo Galilei

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Canzoni contro la guerra: Quilapayún - Oficio de tinieblas por Galileo Galilei

Flavio Poltronieri - 10/3/2023 - 07:14




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