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Alls wo mir id Finger chunnt

Mani Matter
Language: Alemannic (Bärndüüdsch)


Mani Matter

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(Mani Matter)
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(Hanns In der Gand)


[?]
Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat sävel: Hans Peter Matter (Mani Matter)
In album / En album / Albumissa:
1. Berner Chansons (1966)
2. I han es Zündhölzli azündt (1992)

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Mani Matter, lo si è detto oramai parecchie volte (e fin dal lontano inizio di questa rassegna delle sue canzoni), aveva cominciato a comporre canzoni sotto l'influenza di Georges Brassens. La sua prima canzone in assoluto, Dr Rägewurm (“Il lombrico”), è del 1953, cioè quando aveva soltanto diciassette anni: il testo è autonomo, ma la musica è quella della Ballade des dames du temps jadis di Brassens. Ciò significa che Brassens era arrivato a Mani Matter fin dagli inizi di Brassens stesso; e che, mentre il trentenne Brassens mieteva i suoi primi successi, a Berna c'era uno sconosciuto ragazzino che già lo aveva preso a modello per scrivere le sue canzoni in un idioma che Brassens avrebbe forse qualificato di ostrogoto delle montagne. A Berna? Qui bisognerà fare un inciso sulla non comune situazione linguistica di quel ragazzino, Hans Peter Jan Matter. Qualcuno nasce bilingue, ed è una situazione abbastanza comune in ogni paese. Mani Matter era nato quadrilingue; parlava indifferentemente, fin dalla nascita, l'alemannico bernese, il tedesco letterario, l'olandese e il francese. Quest'ultima lingua perché, per decisione genitoriale, in casa Matter si parlava esclusivamente il francese in presenza dei figli. Così il piccolo Mani Matter parlava in francese coi genitori assieme, l'olandese con la mamma, l'alemannico bernese coi suoi amici e con tutta la città di Berna, e il tedesco letterario a scuola. E, allora, si capisce come mai era capace di intendere a fondo le canzoni di Georges Brassens.

Anche questa canzone è, sicuramente, tra le prime scritte da Mani Matter; l'anno è imprecisato, ma fa parte del suo primo album del 1966, intitolato Berner Chansons (e si noti bene il termine, Chansons, che rimanda direttamente alla canzone francese). L'impianto brassensiano è evidente; è una canzone, pur con tutte le differenze, che fa venire a mente la tecnica compositiva di Marinette (una canzone che, magari, prima o poi metterò tra gli Extra). In un'introduzione, mi sembra, avevo parlato di quando e di come una canzone è “brassensiana”; a quelle brevi considerazioni, aggiungo ora che una canzone è “brassensiana” quando mostra altre due cose: la sovrana spietatezza del destino riservato a ogni singolo essere umano, e l'empatia assoluta verso chiunque ne sia stato colpito. Empatia che l'avv, Hans Peter Matter dimostrava, peraltro, non solo a canzonette: come consigliere giuridico della città di Berna, si adoperò sempre e in ogni modo per la difesa dei diritti civili dei tanti immigrati stranieri che erano arrivati in Svizzera. E' una parola sempre da sottolineare, “empatia”; tantopiù in tempi come questi attuali, in cui sembra essere divenuta più o meno una parolaccia.

C'è un mendicante che chiede l'elemosina all'angolo di una strada, ad esempio. Noialtri brava gente lo sappiamo, forse, che cosa lo ha portato a quella condizione? Istintivamente, crediamo tutti che sia nato mendicante, e che non abbia mai fatto nient'altro nella sua vita; ma i motivi per cui si può finire per la strada a chiedere la carità alla famosa brava gente sono migliaia, decine di migliaia, milioni. Più o meno corrispondenti alle nostre vite. Il procedimento matteriano è quello, anch'esso ripreso almeno in parte da Brassens, di proporre una storia apparentemente assurda: il mendicante lo è diventato perché tutto quel che gli è capitato tra le mani -piatti, ragazze, corde per l'impiccagione- si è spezzato. Appunto, spezzato. Il fato, la sfortuna, quel che vi pare. E, a questo punto si potrebbe, che so io, andare a rileggere la storia di Joël Hipeau. Rileggerla, credo, rende bene anche il senso di questa canzone, e che cosa significhi realmente quella parola, “empatia”, che così tante volte ho nominato in questa pur breve introduzione. Forse, chissà che non torni almeno un po' alla sua valenza autentica. Scordavo di dire, infine: è probabile che questa canzone sia stata scritta da Mani Matter quand'era ancora un ragazzino. E quel ragazzino scrisse un capolavoro, facendo il piccolo e sconosciuto Brassens delle montagne in una lingua preistorica. [RV]


Interpretata da Felix Bollinger
Performed by Felix Bollinger
Chantée par Felix Bollinger
Gsunge vo Felix Bollinger
Am tag won i uf d Wält bi cho, si hei mers speter gseit,
Da het my Mueter grad deheim es Suppegschir verheit.
Und sider ischs mys Herte los bis a mys Läbesänd...
Alls wo mir id Finger chunnt verbricht mer i der Händ.

I cha mer Müe gäh win i wott, es nützt mer alles nüt,
Was geschter no isch ganz gsy, isch i tuusig Bitze hütt.
Die Schärbehüüfe won i hinderla, die rede Bänd...
Alls wo mir id Finger chunnt verbricht mer i der Händ.

I han emal es Meitschi gchennt, s'isch truurig aber wahr,
Es Meitschi ganz us Porzelan mit rabeschwarze Haar.
Uf einisch isch es zue mer cho, het gseit jitz isch es z Änd...
Alls wo mir id Finger chunnt verbricht mer i der Händ.

Und won i s du zum letschten Abschid a mys Härz ha trückt,
Da han i s z fescht umarmet und vor Liebi grad erstickt.
I has nid äxtra gmacht, dir chöit mer s gloube, sackermänt...
Alls wo mir id Finger chunnt verbricht mer i der Händ.

Si hei mi vor e Richter gstellt und hei mi geschter ghänkt,
Und won i scho bi ghanget, da uf ds mal, wär hätt das tänkt,
Da het dr Strick la gah im allerletschtischte Momänt...
Alls wo mir id Finger chunnt verbricht mer i der Händ.

Und sider blyben i Vagant und mache lieber nüt,
Dir wärdet das begryffe, drum syt güetig, liebi Lüt,
Und gryffet ou i ds Portmonee und gäht e mildi Spänd...
Alls wo mir id Finger chunnt verbricht mer i der Händ.

Contributed by Riccardo Venturi - 2021/8/13 - 11:28




Language: Italian

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 13-8-2021 11:35 (41,2°C)
Tutto quel che mi vien tra le dita

Il giorno che son venuto al mondo, me l'han detto più tardi,
Mia madre, a casa, aveva appena rotto un piatto fondo.
E da allora la mia sorte è segnata fino alla morte...
Tutto quel che mi vien tra le dita, mi si rompe in mano.

Ho voglia a addannarmi...no, non mi serve a niente,
Quel che ieri era intero, oggi è in mille pezzi.
I cocci che mi lascio dietro parlano come un libro...
Tutto quel che mi vien tra le dita, mi si rompe in mano.

Una volta ho conosciuto una ragazza, è triste ma è vero,
Una ragazza tutta di porcellana, dai capelli neri corvini.
Alla fine è venuta da me e ha detto: Tutto è finito...
Tutto quel che mi vien tra le dita, mi si rompe in mano.

E quando, per l'ultimo addio, la ho stretta forte al cuore,
La ho abbracciata troppo stretta, e la ho soffocata d'amore.
Io non l'ho fatto apposta, credetemi, santo cielo...
Tutto quel che mi vien tra le dita, mi si rompe in mano.

Mi hanno processato, e ieri mi hanno impiccato,
E quando già penzolavo, d'un colpo, chi lo avrebbe immaginato,
La corda si è spezzata proprio nel momento estremo...
Tutto quel che mi vien tra le dita, mi si rompe in mano.

E da allora fo l'accattone, e preferisco non far più nulla,
Lo capirete di certo, e allora siate buoni, brava gente,
Pigliate il portamonete e fatemi un'offertina...
Tutto quel che mi vien tra le dita, mi si rompe in mano.

2021/8/13 - 11:36




Language: French

Version française – TOUT CE QUI PASSE ENTRE MES DOIGTS – Marco Valdo M.I. – 2021
d’après la version italienne de Riccardo Venturi – Tutto quel che mi vien tra le dita – 2021
d’une Chanson suisse alémanique (Bärndüüdsch) – Alls wo mir id Finger chunnt – Mani Matter – 1966.
Paroles et musique : Hans Peter Matter (Mani Matter)
In album : Albums : / Albumissa : 1. Berner Chansons (1966) ; 2. I han es Zündhölzli azündt (1992)

La Corde du Pendu sous la lune


Mani Matter, on l’a dit ici plusieurs fois (et depuis le début de cette revue de ses chansons), avait commencé à composer des chansons sous l’influence de Georges Brassens. Sa première chanson, Dr Rägewurm (Le lombric), date de 1953, alors qu’il n’avait que dix-sept ans : Le texte est original, mais la musique est celle de la Ballade des Dames du Temps jadis de Brassens. Cela signifie que Brassens était arrivé à Mani Matter depuis les débuts de Brassens lui-même. Alors que Brassens, âgé de 30 ans, remportait ses premiers succès, il y avait à Berne un jeune homme inconnu qui l’avait déjà pris comme modèle pour écrire ses chansons dans une langue que Brassens aurait peut-être qualifiée d’ostrogoth des montagnes. À Berne ? Ici, il faudra faire une parenthèse sur la situation linguistique peu commune de ce garçon, Hans Peter Jan Matter. Quelqu’un né bilingue, c’est une situation assez commune dans chaque pays. Mani Matter était né quadrilingue ; il parlait indifféremment, dès sa naissance, l’alémanique bernois, l’allemand littéraire, le néerlandais et le français. Cette dernière langue parce que, par décision parentale, chez les Matter, on parlait exclusivement le français en présence des enfants. Ainsi le petit Mani Matter parlait français avec ses parents ensemble, le néerlandais avec sa mère, l’alémanique bernois avec ses amis et avec toute la ville de Berne, et l’allemand littéraire à l’école. On comprend alors pourquoi il était capable de comprendre à fond les chansons de Georges Brassens.

Cette chanson est certainement parmi les premières écrites par Mani Matter. L’année est indéterminée, mais elle fait partie de son premier album de 1966, intitulé Berner Chansons (et l’on remarque bien le terme, Chansons, qui renvoie directement à la chanson française). L’implantation brassensienne est évidente ; c’est une chanson, avec toutes les différences, qui rappelle la technique de composition de Marinette. Dans une introduction, il me semble, j’avais parlé de quand et comment une chanson est “brassensienne” ; à ces brèves remarques, j’ajoute maintenant qu’une chanson est “brassensienne” quand elle montre deux autres choses : la cruauté souveraine du destin réservé à chaque être humain, et l’empathie absolue envers tous ceux qui en ont été affectés. L’empathie de l’avocat, Hans Peter Matter, démontrait, par ailleurs, pas seulement dans la chanson : en tant que conseiller juridique de la ville de Berne, il a toujours œuvré pour la défense des droits civils des nombreux immigrés étrangers qui étaient arrivés en Suisse. C’est un mot qui mérite d’être souligné, “empathie” ; encore plus dans des temps comme ceux-ci, où elle semble être devenue un gros mot.

Par exemple, il y a un mendiant qui mendie au coin d’une rue. D’autres braves gens savent peut-être ce qui l’a amené à cette condition ? Instinctivement, nous croyons tous qu’il est né mendiant, et qu’il n’a jamais rien fait d’autre dans sa vie ; mais les raisons pour lesquelles vous pouvez aller dans la rue et demander la charité aux gens célèbres sont des milliers, des dizaines de milliers, des millions. Ça correspond à nos vies. Le procédé matterien est celui, également repris au moins en partie par Brassens, de proposer une histoire apparemment absurde : le mendiant l’est devenu parce que tout ce qui lui est arrivé entre les mains – assiettes, filles, cordes de pendaison – s’est cassé. Exactement, cassé. Le destin, la malchance, ce que vous voulez. Et à ce moment-là, vous pourriez, je sais, aller relire l’histoire de Joël Hipeau. La relire, je crois, rend aussi bien le sens de cette chanson, et ce que ce mot, “empathie”, signifie vraiment, que j’ai tant de fois mentionné dans cette très courte introduction. Peut-être, qui sait si vous ne retrouverez pas au moins un peu de sa vraie valeur. J’oubliais de dire, enfin : Il est probable que cette chanson a été écrite par Mani Matter quand il était encore un adolescent. Et cet adolescent a écrit un chef-d’œuvre, en faisant le petit Brassens des montagnes, inconnu, dans une langue préhistorique. [RV]
TOUT CE QUI PASSE ENTRE MES DOIGTS

Le jour où je suis venu au monde, on me l’a dit hier,
Ma mère, à la maison, venait de casser une soupière.
Depuis, jusqu’à ma mort est tracé mon destin :
Tout ce qui passe entre mes doigts se casse dans ma main.

Je voudrais me corriger, mais ça ne sert à rien.
Ce qui était entier est en mille morceaux,
Les débris que je laisse me dénoncent aussitôt.
Tout ce qui passe entre mes doigts se casse dans ma main.

J’avais rencontré une fille – épisode triste, mais vrai –
Une fille en porcelaine aux cheveux noir de jais.
L’autre soir, elle me dit : tout finira demain.
Tout ce qui passe entre mes doigts se casse dans ma main.

On s’est quittés pour toujours.
En l’embrassant, je l’ai étouffée d’amour.
Je ne l’ai pas fait exprès, croyez-moi, nom d’un chien !
Tout ce qui passe entre mes doigts se casse dans ma main.

On m’a jugé et pendu hier, court et bien.
Je pendais déjà, quand à mon grand étonnement,
La corde s’est cassée à l’ultime moment.
Tout ce qui passe entre mes doigts se casse dans ma main.

Depuis, je suis mendiant, je ne fais plus rien.
Vous comprenez, alors soyez bons, braves gens,
Ouvrez votre porte-monnaie et faites-moi un petit présent.
Tout ce qui passe entre mes doigts se casse dans ma main.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2021/8/16 - 19:46




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